La Relazione di aiuto. Dott. Dario Tufano - Psicologo
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- Silvestro Pisani
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1 La Relazione di aiuto Dott. Dario Tufano - Psicologo
2 Topic della lezione La cura educativa e la relazione di aiuto I soggetti, i luoghi, i metodi della relazione di aiuto Le prospettive nella scuola
3 ... Una panoramica sulla pedagogia... La pedagogia oggi assume il carattere della complessità che la spinge ad aprirsi alle diverse età della vita e ai diversi ambienti di vita, formali e non formali, alla ricerca di nuovi contenuti educativi. Le sue aree di intervento dalla scuola come istituzione sociale, alle varie agenzie formative, all associazionismo al volontariato si affacciano sempre più al mondo sociale. Orientamenti pedagogico-educativi attuali sono atti a formare l uomo come cittadino, coniuge, genitore, lavoratore, ecc.
4 Cosa intendiamo per cura? Cura (concetto polisemico) Corpo Sociale Educativa Religiosa... Igiene Essere umano nel mondo Scolarizzazione Guida spirituale Attenzione alla propria salute Deboli Autonomia ed efficacia personale Direzione di anime Benessere psicofisico Persone con Handicap Autodirezione Minoranze etniche Atteggiamento proattivo
5 In sintesi... Crea, potenzia e mantiene uno stato di benessere Promuove la dignità della persona in tutte le situazioni, anche quelle critiche Pedagogia della Cura Promuove lo sviluppo di responsabili tà e coscienza individuale e sociale Il prendersi cura si rivolge a tutte le età della vita
6 Educazione come relazione di aiuto una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato... per competenza d'aiuto si intende la capacità di dare vita ad una relazione umana in modo consapevole, controllato ed intenzionale, padroneggiando razionalmente abilità "che sono un tutt'uno con ciò che si è". (Carl Rogers) Metacognizione
7 Educazione come relazione di aiuto E un incontro tra due persone: Chi si trova in condizioni di sofferenza, confusione, conflitto e/o disabilita dinanzi ad un problema che deve gestire Una persona di un grado superiore di adattamento, competenza e abilita rispetto lo stesso problema.
8 Relazione educativa come cura La scuola come sistema di aiuto: Non è E Un analisi oggettiva degli elementi educativi Un incontro interpersonale xxx Assoggettata a regole universali Un sistema di critica e giudizio xxx Tiene conto dei condizionamenti: biologici, sociali e culturali dei singoli Dinamica e promuove la relazione dell individuo con il mondo Centrata sulla persona Riconosce la diversità ed accoglie l identità individuale e la differenza
9 Educazione come relazione di aiuto Il compito dell educatore e/o di chi aiuta è quello di: Individuare Problema Ostacoli presenti Risorse disponibili Promuovere Soluzioni alternative L attivazione di risporse interne ed esterne Sviluppare le potenzialità Affettive Cognitive Relazionali
10 I requisiti per una relazione di aiuto Relazione di aiuto La volontà da parte di due persone a relazionarsi Una minima volontà di entrambi di ricevere informazioni dall altro Un rapporto che esiste da un certo tempo
11 Clima per una relazione di aiuto Centralità della relazione Assenza di giudizio Stile personale curioso e autentico Ridotta manipolazione Riconoscimento di risorse, limiti e barriere Rispetto Dare valore alle potenzialità personali
12 Le capacità di gestire l incontro con l altro in tutto il suo divenire e di gestire la fatica (o la sofferenza) emotiva (propria e dell altro) che ci accompagna. Capacità di sentire, di essere presenti nella relazione. Di saper entrare in contatto con l altro, comprendendone richieste, bisogni e il punto di vista. Si tratta di SENTIRE e non di capire razionalmente. Essere in contatto con l altro Capacità relazionale è dunque la capacità di gestire la complessità interpersonale.
13 Esercizio Immaginate di essere in classe, avete appena finito di tenere la lezione e i vostri alunni sono impegnati a svolgere un esercitazione. Improvvisamente uno S. si alza si avvicina alla cattedra e comincia a piangere, non riuscite a capire quale sia il suo problema. Intanto il resto dei bambini in classe cominciano ad agitarsi a chiacchierare tra loro, scappa qualche risatina, altri bambini sembrano disinteressati, hanno finito l attività e si avvicinano alla cattedra in attesa del voto. Cosa facciamo?
14 La Relazione di aiuto nel contesto scolastico
15 Perché alcuni bambini non funzionano come gli altri? Che vuol dire funzionare Andare bene e raggiungere obiettivi prestabiliti Essere contenti e curiosi Impegnarsi, divertirsi e migliorarsi
16 Se non si funziona come gli altri si è: Pigri Poco impegnati Poco motivati Disattenti
17 Queste attribuzioni conducono a: Aumento delle lacune scolastiche Aumento della sfiducia in se stessi Difficoltà nell acquisizione di strategie metacognitive e nella regolazione emotiva
18 Perché non sempre si funziona bene Storia familiare e personale [fattore sociale] Problemi temperamentali e di sviluppo [ fattore biologico] Strutturazione dell ambiente. Che domande farsi? Quale è la storia familiare e personale del ragazzo STORIA Come sono e come vengono utilizzate le sue competenze? COGNIZIONE Come gestisce le sue emozioni e come è strutturato l ambiente? AFFETTIVITA
19 Fattori determinanti per un adeguato sviluppo e adattamento sociale Avere una relazione di attaccamento con un adulto significativo Attivare le capacità mentali per la conoscenza del mondo circostante Lo sviluppo è un processo omogeneo in cui gli ambiti affettivo, cognitivo e sociale sono integrati ed interagiscono tra di loro.
20 Fonte di disagio nell alunno a scuola Difficoltà generiche e/o particolari Difficoltà scolastiche legate a situazioni specifiche (BES) Problemi psicopatologici (ansia, depressione ecc) Difficoltà relazionali e di socializzazione Conflitti familiari e personali Bullismo Situazioni di conflitto con insegnanti e coetanei Trasferimento e cambio di scuola
21 Come vengono espresse queste difficoltà Scarso rendimento scolastico Manifestazioni ansiose eccessive (ansia generalizzata, fobie specifiche, manifestazioni psicosomatiche) Disregolazione emotiva Difficoltà a stare in classe Ritiro e dispersione scolastica Atteggiamento a scuola passivo Comportamenti violenti ed aggressivi Aspetti esternalizzanti Aspetti internalizzanti
22 Bisogni Educativi Speciali Il Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need) è qualsiasi difficoltà evolutiva, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, espressa in un funzionamento problematico, che risulta tale anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata. Oltre ai bisogni educativi normali presentano dei bisogni educativi speciali. Presentano una difficoltà evolutiva più o meno stabile o transitoria Necessitano di educazione speciale individualizzata
23 3 Macrocategorie (OCSE - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) Alunni disabili: hanno difficoltà educative causate da basi organiche. Possono usufruire della legge 104/92. Alunni disturbi evolutivi specifici: presentano problemi emotivi e comportamentali o disturbi specifici dell apprendimento (DSA). I problemi principali nascono dall interazione fra lo studente ed il contesto educativo. Non vengono certificate ai sensi della legge 104/92 ma della 170/210. Alunni svantaggiati: hanno un background socio-economico problematico o semplicemente differente sotto l aspetto linguistico e/o culturale da quello delle classi di accoglienza (ad esempio i bambini stranieri).
24 ICF: dal modello Biomedico a quello Bio- Psico-Sociale. Modello biomedico: basato sulla visione della malattia come una deviazione rispetto alla norma biologica. Considerazione categoriale del disturbo favorendo etichette diagnostiche e criteri di inclusione/esclusione. Modello bio-psico-sociale: Lo stato di salute o di malattia sono la conseguenza dell interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali (Engels, 1977, 1980; Scwartz, 1982).
25 ICF Il modello bio-psico-sociale La Difficoltà del soggetto è data non solo dalle funzioni e strutture corporee ma anche dalla limitazione della partecipazione e restrizione delle attività. Psicopatologia come disfunzione tra il sistema bambino (corredo neurobiologico) e il sistema adulto con cui cresce.
26 Il ruolo dell insegnante Contenitore del disagio Lente Facilitatore della comunicazione Ponte La modalità di relazione risentono del contesto classe; dell età della presenza di altri docenti, degli stati psicopatologici e/o disagi del bambino. La consapevolezza del docente deve essere continua, l attenzione costante, pur mantenendo leggerezza ed elasticità indispensabili in qualsiasi relazione umana.
27 Contenitore del disagio Nell ottica di una difficoltà persistente/o transitoria del bambino vissuta come un carico e con molte difficoltà l insegnante deve offrire supporto e capacità empatica verso il bambino, cogliendone le necessità per poterlo aiutare. W. Bion La reverie materna consiste nella capacità della madre di trasformare gli elementi beta della vita del bambino in elementi alfa. Skinner le risposte emotive non sono altro che risposte operanti apprese nel corso della nostra esperienza.
28 Contenitore del disagio Requisiti dell insegnante: Ascolto empatico Capacità di regolazione emotiva Stare nella relazione con il bambino cogliendone gli aspetti di conflitto interiore, emotivo e le problematiche che presenta. Quando? (alcuni esempi) Situazioni problematiche improvvise Accertamento diagnostico Bullismo Situazioni di disagio emotivo Difficoltà scolastiche Condizioni patologiche accertate
29 Lente prospettica In qualità di lente, l insegnante cerca di aiutare il bambino ad approfondire la sua difficoltà, a non generalizzarla e a coglierne aspetti ed elementi diversi. L insegnante offre al bambino una lente con la quale osservare da un angolatura diversa il problema. L insegnante stesso è invitato a guardare in un ottica diversa la situazione di problematicità individuale in modo da non incorrere in atteggiamenti rigidi, di pregiudizio o scarsa valutazione del problema.
30 Lente prospettica Requisiti dell insegnante: Capacità di mettersi nei panni di Teoria della mente Osservare con atteggiamento acritico e fornire ipotesi alternative Quando? Stato generale di malessere Situazioni di conflitto Disregolazione emotiva DSA e disordini del neurosviluppo
31 Facilitatore della comunicazione Promozione di un atteggiamento aperto alla comunicazione, libero da stereotipi e pregiudizi e predisposto al confronto e al dialogo. Laddove possibile, invita il bambino a prendere fiducia comunicando agli altri significativi la propria difficoltà o a cercare strategie comunicative adeguate. Secondo Bandura, i primati apprendono attraverso l apprendimento osservativo/imitativo. L osservazione dell altro offre al soggetto uno schema che verrà appreso e riprodotto in situazioni simili. Un atteggiamento propositivo verso l altro facilita la relazione.
32 Facilitatore della comunicazione Requisiti dell insegnante: Capacità di mettersi nei panni di Teoria della mente Capacità di ascolto Creare un clima favorevole al confronto Quando? Stato generale di malessere Situazioni di conflitto in classe Disregolazione emotiva e ansia Bullismo e scontro tra gruppi
33 Ponte Offrire all alunno una base sicura dalla quale investire le proprie risorse per la gestione e il superamento delle difficoltà. L insegnante ha una funzione di mediatore, offrendo supporto e risorse necessarie per un corretto sviluppo del bambino. Vygotskij Zona di sviluppo prossimale. La ZSP è definita come la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale, che può essere raggiunto con l'aiuto di altre persone, che siano adulti o dei pari con un livello di competenza maggiore.
34 Ponte Requisiti dell insegnante: Creare un ambiente idoneo e adeguato Fornire risorse e strumenti seguendo il principio della ZSP Funzione di mediazione Cogliere i tempi e le capacità reali e prossimali del bambino Quando? In tutte le situazioni di disagio
35 Il setting della relazione Situazione in cui si esercita la relazione di aiuto ed include: Ambiente fisico Organizzazione Risorse Modalità
36 Setting e avvio dell intervento di aiuto Costruzione del gruppo/rete di riferimento Descrizione del problema Decisione di reale problematicità Strategie di intervento positivo e sostitutivo Analisi dei risultati
37 Costruzione del gruppo di riferimento Quali difficoltà? Specialisti Gruppo classe e scuola Singolo Famiglia Collaborazione della famiglia Mediazione con il gruppo di specialisti coinvolti Tempi scolastici incalzanti Tempi di attivazione del gruppo lenti Collaborazione della classe Difficoltà soggettive ed interpersonali del singolo
38 Descrizione del problema Osservazioni: Gruppo classe e scuola Singolo Il problema deve essere descritto in maniera operazionale Valutare quanto compromette il normale funzionamento del bambino (non solo il piano didattico) La percezione di gravità soggettiva e familiare Specialisti Famiglia Strategie di intervento
39 Strategie di intervento Le strategie di intervento adottate saranno individualizzate e personalizzate tenendo conto di: -Caratteristiche del singolo -Risorse scolastiche -Risorse contestuali -Gravità del problema -Collaborazione con le altre figure Valutare sempre l efficacia del proprio intervento nella relazione di aiuto. -Riduzione del livello di stress correlato -Aumento stato del benessere individuale e collettivo -Idee chiare circa la continuazione dell intervento.
40 La Relazione di aiuto nel contesto scolastico: Situazioni critiche
41 Disordini del neurosviluppo Disturbi che insorgono nella prima infanzia e che permangono nel corso della vita. Dipendono da una alterazione nella gestazione del cervello (causa genetica e ambientale). Alterano alcuni funzionamenti ma molte parti sono integre. Disturbi dello spettro autistico Deficit di attenzione e iperattività Disturbi specifici dell apprendimento Disturbi della comunicazione Disabilità intellettiva Disturbi del movimento
42 Disordini del neurosviluppo La relazione di aiuto deve tener conto del deficit biologico e di risorse e ostacoli che facilitano l adattamento generale del bambino nel contesto di riferimento. Autismo DSA DSL Disabilità
43 DSA Esercitazione Problema Cognitivo Apprendimento Socializzazione Adattamento Contesto Emotivo Straniero Ritardo lieve Autismo basso funz. Bullismo Separazione Conflitti Aut. alto fun. Paralisi cereb Ansia Depressione Funz. Int. limite
44 Esercitazione Problema Strategie di aiuto DSA Ritardo lieve Autismo basso funz. Bullismo Separazione Conflitti Autismo alto f. Paralisi cereb Ansia Depressione Fnz. Int. limite
45 Un po di materiale
46 Un po di materiale
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