LE POLITICHE DI WELFARE

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1 LE POLITICHE DI WELFARE Perché: Come operatori nei servizi Conoscenza del contesto in cui si opera Promozione e critica dei servizi esistenti (attivazione di risorse utili) STORIA E SVILUPPO DEL WELFARE Tutela dei bisognosi (Filantropismo Illuminista) Forme di beneficenza laica fino a Beneficenza pubblica del sovrano illuminato Dopo la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: Bisogni maggiori Mutue private Prussia 800: Bismarck: Previdenza Sociale per evitare tensioni e disordini sociali 1

2 Rapporto Beveridge (1942): soglie di sussistenza Minimo di benessere = Dal concetto di Rischio a quello di Bisogno: ELEMENTI DI REDISTRIBUZIONE FRA CLASSI SOCIALI DIVERSE E NON SOLO TRA LE GENERAZIONI Tradizione Liberale: correzione di grandi differenze di reddito per evitare crisi economiche. Politiche keynesiane: Sostegno della domanda per il raggiungimento di una piena occupazione = Incremento di reddito = Domanda di beni = Aumento Produzione e Profitto Classificazione e tipologizzazione del welfare di Titmuss: Modello Residuale: interventi temporanei in risposta a bisogni individuali Rendimento Remunerativo: Livelli di protezione che riflettono i meriti e i redditi lavorativi Modello Istituzionale-Redistributivo: Principi del bisogno 2

3 Definizione del welfare di FERRERA basata sui destinatari: MODELLI OCCUPAZIONALI (Francia, Belgio): Categorie coperte in quanto lavoratore e in relazione ai contributi. MODELLI UNIVERSALISTICI (Finlandia, Danimarca, Norvegia) comunità diventa un labirinto di redistribuzione. SISTEMA OCCUPAZIONALE MISTO: (ITALIA) Ispirazione universalistica (Sanitàticket) Sistema pensionistico occupazionale Assegni familiari e indennità di occupazione molto bassi) Dahrendorf: Provvisions Procacciarsi fortune Estensione ricchezza interna e Automatismo di soddisfazione di bisogni attraverso la diffusione di ricchezza (modello liberista) Entitlement: Disponibilità di un diritto, sistema di garanzie 3

4 Crisi del Modello Occupazionale misto (Caso Italiano) Espansione della classe media e crescente domanda di interventi del welfare = Sovraccarico della domanda Politiche di Riduzione del debito pubblico e riduzione della spesa sociale Veri Emarginati (Immigrati, Zingari e malati di aids) fuori dalla rete del servizio sociale perché non rappresentano fattore di sviluppo del consumo WELFARE MIX (Principio di sussidiarietà di Altiero Spinelli): Compresenza e complementarietà di PUBBLICO- PRIVATO- TERZO SETTORE (Erogazione dei servizi non a scopo di lucro) Intersezione di Efficienza (Risparmio e miglior utilizzo delle risorse) ed Efficacia (Servizi offerti corrispondenti al bisogno) 4

5 SISTEMA ITALIANO Sistema universalistico garantito dalla Costituzione (corrispondenti a diritti di cittadinanza) Opere Pie (legate ai lasciti) Assistenza come ricovero (Ospizi, Asili e Istituzioni Totali) Da ricoveri temporanei diventano istituzioni a plurima utenza a strutture di eccellenza per bisogni specifici (benefattori) arcipelago assistenziale Modello Settoriale e Centralistico 1890: Legge Crispi = Vengono Istituzionalizzate per le nuove esigenze dello stato laico e centralizzato IPAB (Enti Pubblici di assistenza e beneficenza) Assistenza Pubblica è strumento per mantenere l ordine pubblico Norme Omogenee e Controllo delle prefetture Primo Dopoguerra: Concezione Interventista dello Stato e Regolazione in materia di Maternità, Infanzia e Orfani Handicappati e orfani di guerra 5

6 1931: Leggi sulla Pubblica Sicurezza: Ricovero coatto di tutti i soggetti senza fissa dimora e disdicevoli al pubblico decoro (legge fascista) Anni 50: Tentativo fallito di riorganizzazione del sistema sociale 1977: Trasferimento di Competenza dello Stato agli Enti Locali ( con potere legislativo e programmatico) 1978: Legge di riforma sanitaria Servizio Sanitario Nazionale: uguali prestazioni a tutti i cittadini : 1. Priorità della persona (esigenze precise e deistituzionalizzazione_ legge basaglia) 2. Territorio Decentramento e trasferimento dell organizzazione e della regolamentazione a ENTI SUBREGIONALI (Distretti di Base: Conoscenza e valutazione della situazione sociale, Programmazione partecipata, Coordinamento e promozione di servizi, prevenzione e rimozione delle cause di emarginazione) 3. Lavoro di gruppo interprofessionale: con programmazione e valutazione degli interventi (Piano di zona e relazione tra distretti) 6

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