Brescia, via Monti 9 Sepoltura intenzionale di un cavallo altomedievale
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- Adriana Buono
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1 PIANURA - Scienze e storia dell ambiente padano - N. 33/2014 p Brescia, via Monti 9 Sepoltura intenzionale di un cavallo altomedievale Fabio Bona * Riassunto Durante i lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo in via Monti 9 a Brescia sono venuti alla luce i resti un area cimiteriale romana. Al termine della frequentazione romana, in epoca altomedievale è stato sepolto un cavallo. Lo stato di conservazione della porzione anteriore, in parte intercettata da probabili scavi rinascimentali, non permette di verificare se il cavallo rientri in quei riti sepolcrali che prevedevano la sepoltura dello scheletro senza la testa. Il cavallo era un esemplare di medio-alta statura, morto o ucciso in età senile. Fu sottoposto a pesante attività lavorativa che ha lasciato importanti tracce sugli ossi dell animale. Summary In the city of Brescia, via Monti 9, during the work for the realisation of a parking has been identified a roman cemetery area. At the top of the roman sequence, probably during the Early medieval, has been found a horse burial. The anterior portion of the horse skeleton, partially destroyed during the Renaissance time, is very poor preserved instead the back is in good condition. Horse burial without skull are common in ritual Longobards burials but the bad condition of the anterior portion of the via Monti 9 horse skeleton don t allow to attribute this burial to a some kind of ritual procedure. The horse was an old individual of medium-high height with severe trace of work diseases. Introduzione Il materiale analizzato consiste nello scheletro parziale di un cavallo, datato all alto medioevo, sepolto intenzionalmente in un area che durante il periodo romano fu adibita a cimitero. L area ex cimiteriale si trova ora al civico 9 di via Monti, in centro UNIMI, Dipartimento di Scienze della Terra A. Desio. fabgeo@libero.it 111
2 a Brescia. Il contesto funerario è stato individuato durante lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo nel giardino di quello che fu un antico monastero. Le sepolture intenzionali di cavalli sono segnalate in tutta Italia, almeno a partire dal VIII-VII secolo a.c. (es.: Facciolo & Tagliacozzo 2006; Rizzi Zorzi & Reggiani 2010), arrivando fino all alto medioevo (es.: Reggiani & Rizzi Zorzi 2005; Farello 2011; Bedini 2004). Svariate sono le modalità di deposizione, i più antichi, in genere, venivano seppelliti interi associati a tombe di personaggi di alto rango sociale all interno del gruppo. Successivamente in età augustea sono segnalate inumazioni di cavalli completi associate a necropoli (ad incinerazione a Padova; Rizzi Zorzi & Reggiani 2010). Con la caduta dell impero romano le nuove genti che arrivarono dall Est portarono nuove tradizioni, tra queste nuove modalità rituali di sepoltura dei cavalli. Sono comuni in questo periodo sepolture di cavalli con la testa staccata volontariamente (a volte seppellita a parte non lontana dal corpo, spesso in pozzetti rituali) (Bedini 2004; Riedel 1995; Farello 2011). Nel cavallo di Brescia, via Monti 9, oggetto della presente nota, la testa manca, assieme a buona parte della porzione anteriore, così da rendere impossibile ogni interpretazione riguardo alla possibile inumazione completa o meno dell equino. Sicuramente interessante è l adagiamento di questo animale. Per far entrare la carcassa nella fossa già scavata sono state spezzate intenzionalmente entrambe le tibie, pochi centimetri sotto all epifisi prossimale, con uno strumento da taglio (tipo ascia). Il cavallo era un animale adulto con diverse patologie ossee dovute a carichi di lavoro molto elevati. Interessante è da far notare la presenza, poco distante della sepoltura equina, di una vacca (in studio) anche lei sepolta nello stesso contesto sepolcrale. Il seppellimento di bovini anche se molto raro non è un caso unico (Reggiani & Rizzi Zorzi 2010) e solo lo studio dei resti potrà dare maggiori informazioni. Metodi Lo studio è stato svolto analizzando singolarmente ogni osso. Per definire le età di ossificazione delle epifisi degli ossi lunghi sono stati utilizzati i dati proposti da Barone (1995). Ovviamente, dove possibile, i reperti osteologici sono stati misurati seguendo principalmente le norme di Von den Driesch (1976). Per stimare l altezza al garrese sono stati utilizzati i parametri di Kiesewalter e May (De Grossi Mazzorin 2008). Note stratigrafiche (dott.ssa I. Venturini) La sequenza deposizionale rinvenuta è uniforme su tutta l area ed è caratterizzata da una stratificazione abbastanza semplice. Sotto il livello humotico del giardino (US 1) compare uno strato macerioso US 2 (40-60 cm) con materiale rimescolato di tipo edi- 112
3 le contenente pietre, calcinacci, intonaci, materiali ceramici vari tra cui ceramica graffita, formatosi a partire dall età rinascimentale a seguito di interventi di livellamento dell area a fini costruttivi e di ristrutturazione di fabbricati esistenti. Questo deposito si sovrappone a un consistente strato di colore marrone scuro US 3 ( cm), a tessitura omogenea con inclusi centimetrici, che si forma a partire dall alto medioevo sopra i livelli tardo antichi (US 4) prodotti dall abbandono e dalla distruzione delle fasi tardo-imperiali della necropoli romana (US 5). Lo scavato è stato svolto fino alle quote dei livelli tardo-antichi e la vacca e il cavallo erano appunto deposti in questo strato (US 4), coperti dal deposito nero altomedievale (US 3). Dal livello rinascimentale US 2 partivano però varie buche che certamente andavano a intaccare e inquinare gli strati sottostanti, tuttavia questi interventi si sono visti soprattutto in parete, a meno che non fossero riempiti con materiale molto diverso rispetto allo strato in cui le buche erano tagliate, in quanto i livelli 2 e 3 sono stati asportati a ruspa e in corrispondenza del cavallo non risultava in modo evidente un intervento di taglio che comunque resta assolutamente plausibile. La sepoltura Lo scheletro presenta diverse gravi lacune non legate ad attività o modalità sepolcrali, prodotte dall intervento con pala meccanica, ma soprattutto da quello che sembra essere un taglio antico, forse rinascimentale, che parte dalla XI-XII vertebra dorsale e diagonalmente raggiunge gli arti anteriori, portando via buona parte del torso, il collo, il cranio, le scapole e gran parte degli arti anteriori (FIG. 1-2). Per questo motivo risulta impossibile stabilire se il cavallo fu sepolto con o senza testa. Spesso durante l alto medioevo, soprattutto in riti longobardi, i cavalli furono sepolti decollati (Bedini 2004; Farello 2011, Riedel 1996). Fig. 1 - Disegno di scheletro completo di cavallo, in grigio sono evidenziati gli ossi presenti al momento del recupero. Le frecce indicano i punti in cui sono state spezzate volontariamente le tibie. Fig. 2 - Vista dello scheletro di cavallo inumato. 113
4 Il cavallo è stato sepolto adagiato sul fianco destro con la parte posteriore molto raccolta e dove, probabilmente per ragioni riguardanti le dimensioni della buca già scavata e per riuscire a far entrare la carcassa, sono state spezzate volontariamente entrambe le tibie, circa 7-8 centimetri distalmente al piatto tibiale, durante la deposizione (FIG. 3). Questo si può affermare con sicurezza essendo ancora presenti le schegge di frattura dell osso di forma tipica da impatto con osso verde, cioè ancora elastico non caratterizzato dalla perdita di sostanza organica, tipica a distanza di tempo dalla morte dell animale. Un oggetto in bronzo è stato rinvenuto appoggiato al femore destro lasciando una traccia di colore verde sull osso: segno dell impregnazione dell osso da parte degli ossidi di rame. Fig. 3 Particolare del taglio della tibia destra. Lo scheletro Lo scheletro si presenta sostanzialmente conservato per la metà posteriore. Della parte anteriore sono conservate le porzioni distali degli arti. Il meglio conservato è l arto destro che presenta frammenti di omero, radio-ulna e tutta la porzione più distale fino alla terza falange. L arto sinistro anteriore presenta il terzo metacarpo frammentario, parte degli ossi carpali e la prima e la seconda falange, manca la terza. Completamente assenti le scapole. Gli arti posteriori sono entrambi presenti e completi, ad eccezione del femore sinistro posto superiormente e quindi più esposto del quale si è conservata solo la porzione distale. Lo scheletro assile evidenzia le maggiori lacune. La gabbia 114
5 toracica composta delle coste e dalle sternebre è presente anche se i componenti sono estremamente frammentati. La colonna vertebrale è presente a partire dalla XII vertebra dorsale, molto frammentata e costituita da un solo piccolo frammento con l articolazione distale. Evidente, soprattutto sulle prime vertebre, l azione della pala meccanica. A partire dalla XII dorsale le successive sono via via più complete portandoci verso il retro dell animale. Sempre assenti i processi spinosi mentre parzialmente conservati sono quelli traversi. La colonna vertebrale prosegue completa fino alle vertebre sacrali, totalmente assenti le vertebre caudali. I due ossi innominati sono presenti ma molto frammentari, soprattutto il sinistro per le stesse ragioni del femore; il destro è abbastanza completo mancando di una sola porzione di osso iliaco. Il grado di ossificazione delle varie porzione ossee permette di stimare per l animale un età superiore ai 5-6 anni. L assenza della dentatura non consente di valutare lo stato di usura, ma lo sviluppo di importanti tracce di iperostosi, dovute al perdurare di lavori gravosi, su diversi porzioni scheletriche fanno pensare ad una età piuttosto avanzata del cavallo. Le dimensioni degli ossi permettono di stimare un altezza al garrese di: 1472 mm (Kiesewalter 1888 su GL); 1458 mm (Kiesewalter 1888 su LI); 1451 mm (May 1985), (Tab. 1). Kiesewalter 1888 May 1985 GL LI Mc 1426,8 1415, Femore 1429,6 1429,6 1425, Tibia 1499,8 1500,6 1439,7 1446,7 1443,8 1444, Mt 1487,6 1489,7 1487,1 1489,2 1487,3 1489,4 Kiesewalter (media) GL: 1472,35 LI: 1458,46 May (media) 1451,12 Tab. 1 Altezza al garrese stimata per il cavallo di Brescia via Monti 9 utilizzando i parametri di Kiesewalter and May e successivamente facendo la media dei risultati per i vari elementi ossei. Patologie Gli elementi ossei conservatisi consentono di mettere in evidenza pesanti tracce patologiche. Tutte le vertebre dorsali e lombari conservate presentano, sul lato ventrale, proliferazioni ossee e iperostosi che hanno portano a totale fusione di più corpi ver- 115
6 tebrali tra la XIII dorsale e la VI lombare. Queste deformazioni hanno comportato un irrigidimento della colonna vertebrale (Spondylosis chronica deformans), (Fig. 4). Fig. 4 - Due vertebre lombari fuse soggette da Spondylosis chronica deformans. Fig. 5 Particolare dell esostosi e fusione della porzione prossimale dei metacarpali destri. Tra i residui degli arti anteriori sono presenti proliferazioni ossee con conseguente fusione del II, III e IV metacarpale destro (Fig. 5). Anche due grandi sesamoidi anteriori presentano leggere tracce di iperostosi. Gli arti posteriori, meglio conservati, permettono una migliore l analisi delle patologie. L arto sinistro è sano, non evidenzia alcuna deformazione e iperostosi. Al contrario l arto destro è pesantemente colpito da proliferazione ossea in vari distretti so- 116
7 prattutto i più distali. Vi sono piccoli becchi osteofitici sotto il piatto tibiale, il grosso lo si nota negli ossi tarsali e nella porzione prossimale dei metapodiali dove tutti e tre presentano becchi osteofitici e calli ossei. Considerate nel loro insieme, le deformazioni riscontrate sembrano tutte riconducibili a stress lavorativi intensi a cui il cavallo dovette essere sottoposto. Nel complesso il cavallo doveva essere abituato a forti carichi di lavoro che gravavo principalmente sul lato destro del corpo e sulla groppa. Per quanto riguarda gli arti, le deformazioni maggiori sono a carico dei metapodi e delle falangi: quindi sull appoggio al suolo. Il prolungarsi nel tempo di queste mansioni doveva aver reso il cavallo praticamente inadatto al lavoro ed è per tale motivo, probabilmente, che sarà stato usato per questo rito di inumazione, non essendo più utile al lavoro. Considerazioni Confrontando l esemplare di via Monti di Brescia con i cavalli più prossimi cronologicamente (estendere i confronti con animali dell età del Ferro, tenendo conto delle varie tipologie di allevamento che si sono susseguite in oltre un millennio, potrebbe portare a confrontare animali strutturalmente diversi) si osserva come, dal punto di vista dell altezza al garrese, rientri tra le forme che vanno dalla tarda romanità (Rizzi Zorzi & Reggiani 2010) fino al VI-VII secolo d.c. d Italia e parte dell Europa (Farello 2011; De Grossi Mazzorin et al. 1998). Infatti, si osservano altezze che possono variare tra i 1200 mm e i 1490 mm (es.: 25 cavalli tardo-romani di Padova presentano un range dimensionale simile; Rizzi Zorzi & Reggiani 2010a, si veda anche Riedel 1996) ed oltre, con medie prossime ai 1400 mm (Tab. 2). Le proporzioni degli arti non si discostano di molto da quelle dei cavalli coevi presi in considerazione (Tab. 3). Tab. 2 Confronto delle altezze al garrese di cavalli provenienti da siti di età diverse (dalla tarda romanità al VI VII sec. d.c.) d Italia e d Europa. Altezza al garrese (Kiesewalter 1888) Misure in cm Brescia - Via Monti 145,8 Spilamberto 135,6 Collegno 145,2 Povegliano 140,8 Vicenne 135,7 Vienna (Longobardi) 140 Germania est (V-VI sec. d. C.) 135 Vienna (Avari) 140 Rep. Ceca (Avaro-Slavi) 138 Moravia (Slavi) 136 Padova - Via Belzoni 145 Roma Meta sudans 139,5 117
8 L indice di snellezza evidenzia come tutti i cavalli presi ad esempio, e così anche quello di via Monti, rientrino, per la classificazione di Brauner (De Grossi Mazzorin et al. 1998), nella classe dei definiti: slightly slender legged (animale con le zampe piuttosto slanciate), (Tab. 4). Solo l esemplare di Spilamberto è leggermente più robusto, anche se un solo individuo non può essere preso come indicativo per definire caratteri assoluti sui cavalli dell epoca, essendo documentata una certa variabilità anche in popolazioni omogenee (Riedel 1996). Complessivamente il cavallo di Brescia, via Monti, era un individuo di medio-alta statura, piuttosto snello, ed aveva superato i sei anni d età. Durante la vita aveva svolto attività lavorative molto pesanti che ne avevano compromesso la mobilità e quindi l utilità. Le patologie, concentrate sul solo lato destro e sulla spina dorsale, portano a pensare allo sfruttamento dell animale come animale da tiro in una pariglia. Proporzioni ossi lunghi arti (in %) Brescia Via Monti Dep. 66 Spilamberto Povegliano Germania est V-VI sec. d.c (valori medi) Vicenne t. 16 Vicenne t. 33 Femore 38,5 38, ,4 38,2 38,5 Tibia 34,6 34,9 34,3 35,1 35,5 35,1 Metatarso 26,9 26,7 26,7 26,5 26,3 26,4 Tab. 3 Proporzioni degli ossi lunghi dell arto posteriore nei diversi siti circa coevi d Italia e d Europa. Indice di snellezza Brescia Via Monti Dep. 66 Spilamberto Collegno Povegliano Germania est V-VI sec. d.c Ex Cecoslovacchia Slavi-Avari Mikulcice Moravia Slavi Germania orientale Slavi Metacarpo 15,5 15,7 14,6 15,5 15, ,8 Femore 9,9 10,1 9,7 9,7 10,3 Tibia 12,5 11,7 11,6 11,5 Metatarso 11, ,7 11,7 11,7 11,7 11,1 Tab. 4 Indici di snellezza di cavalli provenienti da siti di età diverse (dalla tarda romanità al VI VII sec. d.c.) d Italia e d Europa. Ringraziamenti Ringrazio il dott. Breda della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia per avermi messo a disposizione il materiale oggetto del presente lavoro e la dott.ssa I. Venturini, per le note stratigrafiche. Ringrazio la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia per aver concesso il permesso alla pubblicazione del lavoro. 118
9 Bibliografia Barone R., Anatomia comparata dei mammiferi domestici, vol I, Osteologia, Edagricole, Bologna. Bedini E., Il cavallo, in Baricco P. (a cura di), Presenze longobarde, Collegno nell Alto Medioevo, Torino, pp De Grossi Mazzorin J., Riedel A. & Tagliacozzo A., Horse remains in Italy from Eneolithic to the roman period, in: Atti del XIII congresso UISSP, Forlì, pp De Grossi Mazzorin J., Archeozoologia, lo studio dei resti animali in archeologia, Laterza, Bari. Facciolo A & Tagliacozzo A., Animal burials from via S. Eufemia in the Paleovenetian contexts - Padova (Italia), in Tecchiati U. & Sala B. (eds.), Archaeozoological Studies in Honour of Alfredo Riedel, Bolzano, pp Farello P., I cavalli longobardi di Spilamberto, in Breda A. (a cura di), Il tesoro di Spilamberto, signori longobardi alla frontiera, Modena, pp Reggiani P. & Rizzi Zorzi J., I cavalli della tomba della biga conservata al Museo archeologico nazionale di Adria (RO), in Atti del IV convegno nazionale di Archeozoologia, (Pordenone, novembre 2003), a cura di Malerba G & Visentini P., Quad. Mus. Archeol. del Friuli Occidentale, 6: Riedel A, Le inumazioni di animali della necropoli Longobarda di Povegliano (VR), Ann. Mus. Civ. Rovereto, 11: Rizzi Zorzi J. & Reggiani P., I cavalli della necropoli di Padova, via Belzoni. Indagini preliminari sul terzo metacarpo di cavallo, in A. Tagliacozzo, Fiore I., Marconi S. & Tecchiati U. (a cura di), Atti del 5 Convegno nazionale di Archeozoologia, Rovereto, pp Von den Driesh A., A guide to the measurement of animal bones from archaeological sites, Peabody Museum of Archaeology and Ethnology, Bulletin 1, Harvard University, Cambridge, Massachusetts. Consegnato il 5/11/
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