LA CAPPELLA PAOLINA. Ing. Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato



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LA CAPPELLA PAOLINA Ing. Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato L avventura dei restauri interni alla Cappella Paolina, voluta dal Pontefice Paolo III Farnese e denominata Cappella Parva, è iniziata, per la Direzione dei Servizi Tecnici, assai prima di ogni altro soggetto coinvolto nel restauro. La Direzione venne infatti incaricata negli anni 70 dal Pontefice Paolo VI, per un riordino liturgico e funzionale in linea con le indicazioni emerse dal Concilio Vaticano II. Il progetto architettonico, affidato al Prof. Luigi Carbonara ed al figlio Giovanni, unitamente, per la parte finale, all arch. Minissi, fu realizzato da questa Direzione, fino al suo completamento, richiesto ed avvenuto, per l Anno Santo 1975. L elemento principale delle scelte architettoniche di quel progetto, oltre alla nuova posizione dell Altare rivolto verso i fedeli ed il riassetto della zona absidale, fu di ricostituire una nuova unità formale della Cappella, senza modifiche sostanziali del precedente assetto, prevedendo: tessuto alle pareti della zoccolatura perimetrale e della parete di controfacciata; moquette al pavimento della navata e del rialzo nella zona absidale. Tutto ciò ha reso oggi possibile il recupero promosso dai Musei Vaticani dopo il grande Giubileo del 2000, senza dover effettuare rilevanti interventi strutturali. Anche per il restauro globale che oggi viene inaugurato da Sua Santità Benedetto XVI ed iniziato da Venerato Predecessore Giovanni Paolo II, questa Direzione è intervenuta prima di ogni altra struttura operativa del Governatorato, per rendere possibile l inizio organico dei lavori. Sono stati pertanto rimossi tutti gli arredi sacri e liturgici, per rendere disponibile la Cappella ad ospitare in nuovo cantiere. Il primo problema affrontato da questa Direzione è consistito nel realizzare adeguati ponteggi metallici di servizio di tipo provvisionale, inizialmente nel 1

Presbiterio e lungo uno dei due lati della navata, per una verifica diretta della situazione statica, monumentale e decorativa, al fine di valutare i più idonei interventi e le tecniche consolidative compreso il restauro decorativo e pittorico. In sequenza era previsto di estendere le indagini ai due lati contigui, l altra parete laterale e quella di controfacciata. Questa scelta sul modo di procedere per fasi successive derivava cautelativamente dall evitare eccessivi sovraccarichi, che inevitabilmente avrebbero interessato il grande arco di sostegno della Cappella Paolina, sovrastante la zona retrostante la facciata della Basilica Vaticana realizzata dal Maderno, denominata del Cortilone, che oggi è dedicato a S. Gregorio l Illuminatore. Nel rispetto delle stesse cautele operative, di ordine statico, si era inizialmente ritenuto di allestire con le stesse modalità e sequenza, non solo le opere provvisionali per le indagini preliminari, ma anche quelle definitive di restauro. Al riguardo i Musei Vaticani ritennero, come era per altro prevedibile, non affrontabile separatamente ed in tempi diversi il restauro di zone decorative omogenee. Venne pertanto deciso di progettare e realizzare un ponteggio speciale, sia per la necessaria caratteristica leggerezza dei materiali costituiti, sia per a- dattare nel migliore dei modi i condizionamenti dimensionali di altezza, larghezza e configurazione curvilinea delle volte. La struttura il cui peso complessivo è risultato pari al 30% di quello di tipo tradizionale, aveva le seguenti caratteristiche: cubatura di volume interessato mc. 3.000; estensione superficie mq. 1.200; altezza di lavoro dal piano del pavimento m. 16; Oltre alla specificità della realizzazione provvisionale, è stato necessario tenere in conto molti altri fattori quali: facilità di raggiungere le quote di lavoro alle varie zone, con scale appositamente eseguite per consentire gli accessi a studiosi ed a persone anziane; 2

sicurezza del lavoro non solo per gli addetti alla costruzione, ma soprattutto per i restauratori, non sempre abituati ai lavori in quota; flessibilità nel posizionamento dei piani di lavoro, per adattarli a differenti configurazioni legate al restauro; dotazione di impianti elettrici per l alimentazione di attrezzature varie e per illuminazioni sia concentrata, che diffusa, connesse alle esigenze del restauro; punti di adduzione e scarico delle acque; impianto di aspirazione fumi (sia per realizzare idonee condizioni igieniche, che per il risultato del restauro); impianto di climatizzazione per gli addetti al restauro; utenze e spazi per riprese filmate, rilievi grafici, etc. Un vero e proprio cantiere laboratorio. Il ponteggio nella sua interezza è rimasto collocato per oltre sei anni, questo non vuol dire che i dipendenti della Direzione dei Servizi Tecnici siano rimasti inoperosi per un così lungo periodo, in quanto sono stati tenuti in continuo esercizio dai restauratori dei Musei Vaticani, che quotidianamente rappresentavano le loro comprensibili esigenze: modifiche piani di lavoro per una visione dell effetto da lontano; spostamenti per necessità impiantistiche (sino alla fine, quando i ponteggi occorrevano contemporaneamente per esigenze dei restauratori e degli installatori illuminotecnica ed audio, mentre gli impianti di climatizzazione sono stati eliminati). In ogni caso la struttura provvisionale, realizzata per il restauro della Cappella Paolina, è risultata facilmente adattate ai vincoli più semplici di altri affrontati da questa Direzione in altri casi, come ad esempio per la Cappella Sistina, ove la presenza continua del pubblico dei visitatori comportò scelte assai più complesse, quali la realizzazione di una struttura tipo carro ponte, che scorrendo lungo l asse longitudinale della Cappella, consentisse il restauro di un settore della Volta e contemporaneamente la visibilità al pubblico di tutte le altre superfici non interessate al restauro. 3

Oltre alle citate opere provvisionali ed a tutte le assistenze connesse al restauro, la Direzione dei Servizi Tecnici si è occupata di tutti gli aspetti murari, impiantistici e di finitura pittorica della Cappella. Primo fra tutti nella zona absidale è stato realizzato un riadeguamento liturgico, funzionale ed artistico degli arredi sacri marmorei (Ditta Medici), riproducendo, secondo le indicazioni che Sua Santità ha inteso impartire, le caratteristiche della configurazione precedente al 1975. Restituzione del pavimento marmoreo con le insegne pontificali di Gregorio XVI, (Ditta Medici) che per una provvidenziale lungimiranza furono protette quando venne modificata la zona del presbiterio; restituzione della zoccolatura della Sala e dell Abside con le riproduzioni finto marmoree dell epoca di Pio IX (operai SCV); restauro ligneo del portone di accesso alla Cappella, similmente a quanto realizzato anni addietro nella Cappella Sistina (Ditta Picalarga); restauro della porta lignea e dell infisso verso la Sagrestia (Ditta Picalarga); restauro delle finiture edili ed impiantistiche della zona della Sagrestia (operai SCV); nuovo impianto di illuminazione della Cappella, impianto particolarmente complesso, innovativo e multifunzionale (arch. Lupo). Sono stati infatti utilizzati corpi illuminanti di tipo LED, con luce bianca, priva di qualsiasi viraggio di colore, diversamente orientati per puntare le zone prescelte, evitando il più possibile ombre di radenza. Tutti i corpi illuminanti non sono visibili dal piano della Cappella ad esclusione di quelli portati dagli otto tedofori posti ai quattro angoli della navata. Sono state realizzate accensioni parziali multiple in modo da ottenere diversi tipi e livelli di illuminazione, da quelle di tipo architettonico, di lettura degli affreschi, più tenue, oppure quelli più intensi, adatti per celebrazioni liturgiche. Sono stati in definitiva sei lunghi anni di lavoro intenso e congiunto tra le diverse professionalità espresse dal personale delle due Direzioni, l una dei Musei Vaticani e l altra dei Servizi Tecnici ed il personale si è abituato ad una convivenza sinergica di stili ed abitudini professionali e di vita, assai diversi tra loro, (quali per i restauratori abituati ad un lavoro accurato, minuzioso che ri- 4

chiede tempo, concentrazione e silenzio mentre, gli operai dei Servizi Tecnici sono abituati a ritmi più serrati, intensi, rumorosi e che inevitabilmente producono polvere). Pur sembrando inconciliabili si è invece creato un equilibrio che ha dovuto superare anche momenti di tensione, con la capacità reciproca di porre l altra guancia. A questo proposito vorrei richiamare un brano del cap. 38 del Siracide del Vecchio Testamento che in merito ai mestieri manuali cita: tutte queste genti (intese come i costruttori o i committenti) hanno posto la loro fiducia in quelle mani (degli operai) ed ognuno è abile nel proprio mestiere. Senza di loro niente si potrebbe realizzare ed alla fine sono loro a sostenere la creazione. 5