TUMORI: COGNETTI, SI MUORE SEMPRE MENO, VINTI DA 1 MLN 285 MILA ITALIANI

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LETTORI 450.000 TUMORI: COGNETTI, SI MUORE SEMPRE MENO, VINTI DA 1 MLN 285 MILA ITALIANI Roma, 16 mag. (Adnkronos Salute) - "La parola 'cancro' è stata per lungo tempo quasi impronunciabile, sostituita spesso con 'male incurabile' per indicare una malattia che non lasciava scampo. Ma la scienza medica negli ultimi anni ha compiuto progressi incredibili, rendendo cronica una patologia complessa, dall'importante peso sociale. E' ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione". Lo ricorda Francesco Cognetti dell'oncologia medica del Regina Elena di Roma, in occasione della presentazione, oggi al Senato, del V Rapporto Favo sulla condizione assistenziale dei malati oncologici. I dati, infatti, indicano una riduzione significativa della mortalità complessiva per cancro, in entrambi i sessi. "Il calo - dice Cognetti - è del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. E' anche vero, però, che il numero di casi continua ad aumentare. E' evidente quindi come l'assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori. La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto poi altre questioni, ad esempio il reinserimento nella società dell'ex paziente". Nel nostro Paese vivono circa 1 milione e 285 mila persone che hanno superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi di tumore senza ricadute e tornano alla vita di tutti i giorni. Riprendono cioè il lavoro, praticano sport, fanno figli. "Il numero dei guariti - sottolinea Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia - aumenta in modo costante. All'esito positivo relativo alla fase acuta della malattia, si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre più estese, della lungosopravvivenza". "L'attività del volontariato, l'integrazione dei servizi socio-assistenziali degli enti locali e le provvidenze economiche dell'inps riescono solo in parte a supplire alle carenti risposte del Servizio sanitario nazionale. "Comprendiamo - aggiunge De Lorenzo - che il momento è difficile e che dobbiamo collaborare tutti ad eliminare gli sprechi e ad ottimizzare il sistema secondo principi di appropriatezza. Tuttavia, penalizzare i malati oncologici attraverso una riduzione orizzontale ed indiscriminata di servizi e prestazioni, non rappresenta una scelta etica, né foriera di reali risparmi. Già ora le famiglie devono sostenere oneri, anche economici, rilevanti e ulteriori penalizzazioni rappresenterebbero davvero una forte limitazione al diritto di cura dei cittadini. Per tutte le grandi malattie, a cominciare dal cancro, deve essere garantito l'accesso, senza partecipazione di spesa da parte del malato, a diagnosi, terapie e riabilitazione".

LETTORI 450.000 TUMORI: ASSOCIAZIONI A LORENZIN, RIABILITAZIONE IN LEA E ATTUARE PIANO NAZIONALE Roma, 16 mag. (Adnkronos Salute) - Inserire la riabilitazione post tumore nei Livelli essenziali di assistenza; sorvegliare che i tagli di posti letto non penalizzino le eccellenze oncologiche; accelerare sull'applicazione del Piano nazionale tumori, confrontarsi con l'inps per la semplificazione omogenea a livello nazionale delle certificazioni di invalidità. Sono i punti dell'agenda che le associazioni di oncologia indicano al ministro, Beatrice Lorenzin, alla quale chiedono un incontro per "illustrarle i risultati del V Rapporto sulla condizione assistenziali dei malati oncologici", spiega Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia (Favo) che insieme ad altre associazioni mediche del settore - come Aiom, Sico, Sipo - chiede ascolto al ministro. "I nostri dati - dice De Lorenzo al margine della presentazione del Rapporto oggi a Roma - indicano chiaramente la situazione dell'assistenza ai pazienti e i punti critici su cui intervenire". A partire dalla necessità di puntare sulle cure domiciliari. "Il 30% dei malati muore in ospedale, lontano dalla propria casa e con costi più elevati rispetto alle forme alternative di assistenza ai terminali", precisa il presidente che richiama l'attenzione sulla necessità di una riorganizzazione ragionata dell'assistenza ospedaliera. "Il taglio dei posti letto, richiesto per la riduzione della spesa, non può essere lineare. Vanno tagliati quelli che non servono senza penalizzare le eccellenze, in particolare nelle chirurgie oncologiche e nei reparti ad alta specializzazione", dice De Lorenzo sottolineando che "al ministro chiederemo sorveglianza sui criteri che saranno utilizzati per i tagli". C'è poi la questione dei Lea. "Chiederemo al ministro Lorenzin di fare in fretta sull'approvazione. E di inserire nei livelli essenziali di assistenza la riabilitazione oncologica. Oggi, infatti, molti pazienti convivono a lungo con la malattia. La riabilitazione, per migliorare la qualità della vita, è ormai irrinunciabile". Importante poi "accelerare sull'applicazione del Piano nazionale oncologico, "approvato insieme al Piano per la riabilitazione, dalla Stato-Regioni nel 2011 e rimasto nel cassetto. Serve renderlo applicabile, si devono riunire le Commissioni, che ad oggi si sono viste una sola volta e vanno realizzate le reti oncologiche, altrimenti la continuità assistenziale dei pazienti non ci sarà mai concretamente", conclude De Lorenzo.

LETTORI 450.00 TUMORI: COGNETTI, SI MUORE SEMPRE MENO, VINTI DA 1 MLN 285 MILA ITALIANI Roma, 16 mag. (Adnkronos Salute) - "La parola 'cancro' è stata per lungo tempo quasi impronunciabile, sostituita spesso con 'male incurabile' per indicare una malattia che non lasciava scampo. Ma la scienza medica negli ultimi anni ha compiuto progressi incredibili, rendendo cronica una patologia complessa, dall'importante peso sociale. E' ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione". Lo ricorda Francesco Cognetti dell'oncologia medica del Regina Elena di Roma, in occasione della presentazione, oggi al Senato, del V Rapporto Favo sulla condizione assistenziale dei malati oncologici. I dati, infatti, indicano una riduzione significativa della mortalità complessiva per cancro, in entrambi i sessi. "Il calo - dice Cognetti - è del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. E' anche vero, però, che il numero di casi continua ad aumentare. E' evidente quindi come l'assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori. La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto poi altre questioni, ad esempio il reinserimento nella società dell'ex paziente". Nel nostro Paese vivono circa 1 milione e 285 mila persone che hanno superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi di tumore senza ricadute e tornano alla vita di tutti i giorni. Riprendono cioè il lavoro, praticano sport, fanno figli. "Il numero dei guariti - sottolinea Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia - aumenta in modo costante. All'esito positivo relativo alla fase acuta della malattia, si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre più estese, della lungosopravvivenza". "L'attività del volontariato, l'integrazione dei servizi socio-assistenziali degli enti locali e le provvidenze economiche dell'inps riescono solo in parte a supplire alle carenti risposte del Servizio sanitario nazionale. "Comprendiamo - aggiunge De Lorenzo - che il momento è difficile e che dobbiamo collaborare

tutti ad eliminare gli sprechi e ad ottimizzare il sistema secondo principi di appropriatezza. Tuttavia, penalizzare i malati oncologici attraverso una riduzione orizzontale ed indiscriminata di servizi e prestazioni, non rappresenta una scelta etica, né foriera di reali risparmi. Già ora le famiglie devono sostenere oneri, anche economici, rilevanti e ulteriori penalizzazioni rappresenterebbero davvero una forte limitazione al diritto di cura dei cittadini. Per tutte le grandi malattie, a cominciare dal cancro, deve essere garantito l'accesso, senza partecipazione di spesa da parte del malato, a diagnosi, terapie e riabilitazione".

Lettori 179.000 TUMORI: COGNETTI, SI MUORE SEMPRE MENO; AUMENTA NUMERO GUARITI (AGI) Roma, 16 mag. "E' ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione. Il calo e' del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. E' anche vero, pero', che il numero di casi continua ad aumentare, quindi resta evidente come l'assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori". In occasione della presentazione al Senato del V Rapporto Favo sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, il professor Francesco Cognetti dell'oncologia medica del Regina Elena di Roma, traccia un resoconto della situazione italiana sottolineando i numeri, che indicano una riduzione significativa della mortalita' complessiva per cancro, in entrambi i sessi. In Italia vivono circa un milione e 285mila persone che hanno superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi di tumore senza ricadute e che tornano alla vita di tutti i giorni, riprendono il lavoro, praticano sport e mettono al mondo figli. "La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto altre questioni, ad esempio il reinserimento nella societa' dell'ex paziente. Il numero dei guariti sottolinea Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia Favo aumenta in modo costante. All'esito positivo relativo alla fase acuta della malattia si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre piu' estese, della lungosopravvivenza".

Tumori: Cognetti, si muore sempre meno; aumenta il numero dei guariti "E' ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione. Il calo è del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. E' anche vero, però, che il numero di casi continua ad aumentare, quindi resta evidente come l'assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori". In occasione della presentazione al Senato del V Rapporto Favo sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, il professor Francesco Cognetti dell'oncologia medica del Regina Elena di Roma, traccia un resoconto della situazione italiana sottolineando i numeri, che indicano una riduzione significativa della mortalità complessiva per cancro, in entrambi i sessi. In Italia vivono circa un milione e 285mila persone che hanno superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi di tumore senza ricadute e che tornano alla vita di tutti i giorni, riprendono il lavoro, praticano sport e mettono al mondo figli. "La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto altre questioni, ad esempio il reinserimento nella società dell'ex paziente. Il numero dei guariti - sottolinea Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia - Favo- aumenta in modo costante. All'esito positivo relativo alla fase acuta della malattia si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre più estese, della lungosopravvivenza". http://news.paginemediche.it/it/230/ultime notizie/oncologia/detail_194288_tumori cognetti si muoresempre meno aumenta il numero dei guariti.aspx?c1=72

Tumori: mortalità in calo Sanihelp.it - In occasione della presentazione del 5 Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici della Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in oncologia) il professore Francesco Cognetti dell'oncologia medica del Regina Elena di Roma, traccia un bilancio della situazione nel nostro Paese. «È ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione. Il calo è del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. È anche vero, però, che il numero di casi continua ad aumentare, quindi resta evidente come l'assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori». Sono circa un milione e 285.000 le persone in Italia che hanno superato la soglia dei cinque anni dalla diagnosi di tumore senza ricadute. «La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto altre questioni, ad esempio il reinserimento nella società dell'ex paziente. Il numero dei guariti aumenta in modo costante. All'esito positivo relativo alla fase acuta della malattia si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre più estese, della lungosopravvivenza», aggiunge Francesco De Lorenzo, presidente della Favo. http://www.sanihelp.it/news/17355/tumori mortalit calo/1.html

Lettori 27.000 CANCRO: IL 50% DEI CENTRI NON HA LA RIABILITAZIONE MA 8 SU 10 GARANTISCONO LA TERAPIA DEL DOLORE Roma, 16 maggio 2013 - Il prof. Francesco De Lorenzo (presidente FAVO): Migliorano i servizi. Manca ancora una presa in carico globale del paziente, come richiesta dal Piano Oncologico Nazionale Nella metà degli ospedali italiani mancano i servizi di riabilitazione, fondamentali per la qualità di vita dei pazienti colpiti da tumore. E, se presenti, risultano quasi esclusivamente disponibili per la sola riabilitazione fisica delle donne operate per carcinoma mammario. Drammatica la situazione dell assistenza domiciliare con marcate differenze regionali (si va dai 153 casi per 100mila abitanti in Toscana ai 91 nel Lazio fino ai 34,6 in Emilia Romagna). Preoccupante anche la disomogeneità territoriale nella distribuzione dei centri di Radioterapia oncologica: dei 184 totali, 83 si trovano al Nord, 51 al Centro e 50 al Sud. E i LINAC (acceleratori lineari), apparecchiature fondamentali per i trattamenti radioterapici, sono ben al di sotto degli standard europei: ve ne sono 361, con una media nazionale di 6.1 per 1 milione di abitanti (quella attesa dalla UE è compresa fra 7 e 8). Migliorano invece, rispetto al passato, i servizi di terapia del dolore, presenti nell 85% delle realtà sanitarie (89% al Nord, 81% al Centro, 80% al Sud-Isole). Maggiore attenzione anche al benessere mentale dei pazienti. È la fotografia scattata nel V Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi al Senato, che contiene un focus dedicato a cure simultanee, continuità assistenziale e cure palliative, i cui dati sono ricavati dal Libro Bianco dell Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). I dati contenuti nel Rapporto rappresentano il cardine per cementare l alleanza fra pazienti, società scientifiche e Istituzioni. La maggior disponibilità dei servizi rispetto al passato, che emerge dall analisi sottolinea il prof. Francesco De Lorenzo (presidente FAVO, Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) -, è però ancora lontana dal garantire a tutti i pazienti oncologici una vera presa in carico globale e un percorso coordinato che integri le terapie antitumorali e le cure riabilitative e palliative nell intero percorso assistenziale, raggiungendo l obiettivo di ottimizzare la qualità della vita. Ancora scarsa l attenzione agli aspetti della comunicazione. Infatti nel 33% delle oncologie non sono presenti spazi informativi dedicati all orientamento sull accesso ai servizi, all informazione sulla malattia oncologica e sui diritti legati alla vita lavorativa e alle indennità assistenziali. L estensione dei servizi di terapia del dolore afferma il prof. Stefano Cascinu, presidente AIOM è sicuramente frutto dell applicazione della legge 38 del 2010 e dell impegno del Ministero della Salute. Sono infatti aumentati negli ultimi anni, passando dal 72% nel 2006 all 85% nel 2012. In crescita anche le cure palliative, erogate dal 65% delle strutture ospedaliere. Sappiamo che molti sintomi correlati al cancro, il dolore in particolare, si possono manifestare in tutte le fasi della malattia. Associati ai disagi psicologici, sociali e familiari, hanno un impatto determinante sul peggioramento della qualità della vita. Negli ultimi anni un numero consistente di studi ha dimostrato l utilità di associare in modo sistematico alle terapie antitumorali il trattamento dei sintomi causati dal cancro, ottenendo non solo un beneficio su tutti i parametri di qualità della vita, ma anche, in alcuni casi, un allungamento della sopravvivenza. Non si tratta solo di garantire, in fase avanzata di malattia, la continuità delle cure, ma di inserire le terapie per il

controllo dei sintomi in contemporanea ai trattamenti antitumorali. In Italia siamo ancora lontani dalla completa applicazione del modello di cure simultanee, previsto come obiettivo prioritario nel Piano Oncologico Nazionale 2010-12. I molteplici bisogni delle persone colpite dal cancro conclude l avv. Elisabetta Iannelli, segretario FAVO - non sempre trovano adeguate risposte nei modelli organizzativi assistenziali attuali. I servizi di riabilitazione sono garantiti solo nella metà delle strutture di oncologia medica. Anche la presenza di uno psicologo non implica che tutti i pazienti e loro familiari possano usufruire di un supporto che, soprattutto negli snodi critici della malattia, costituisce un valore aggiunto fondamentale. Si pensi, ad esempio, al sostegno necessario per informare i giovani figli di pazienti che affrontano il cancro. Anche la presenza di punti di informazione e supporto, nati dalla sensibilità dell equipe e solo grazie al volontariato, supportati da risorse dedicate ma spesso saltuarie, costituisce un elemento critico per dare continuità a servizi essenziali per aiutare e indirizzare i malati. Riteniamo sia essenziale che ogni struttura preveda, oltre a punti informativi e al supporto psicooncologico, servizi di riabilitazione dedicati e che sia anticipata l integrazione della terapia del dolore e delle cure palliative nel corso del trattamento, evitando la frammentazione degli interventi ed il ritardo nella presa in carico del paziente a domicilio. Solo così si raggiungerà una reale applicazione del Piano Oncologico Nazionale 2010-12. http://www.medinews.it/news,15434

Lettori 27.000 MENO OSPEDALE E PIÙ TERRITORIO PER CURARE I PAZIENTI MA IL TAGLIO DEI POSTI LETTO NON DANNEGGI I CENTRI MIGLIORI Roma, 16 maggio 2013 - Il prof. De Lorenzo (presidente FAVO): La spending review è un occasione per delineare un nuovo approccio, che privilegi i servizi domiciliari e gli hospice. Attenzione a non trascurare l eccellenza Serve un nuovo modello di assistenza per i pazienti colpiti dal cancro, meno centrato sull ospedale e più orientato a forme alternative. Con ricoveri diurni, maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia nelle fasi successive ai trattamenti nosocomiali e servizi ambulatoriali, domiciliari e residenziali. Ogni anno nel nostro Paese si registrano 364mila nuovi casi di tumore: 202.500 (56%) negli uomini e 162.000 (44%) nelle donne. La spending review può rappresentare un occasione, purché la norma venga interpretata correttamente. Il taglio dei posti letto richiesto dal provvedimento non può essere realizzato senza considerare le esigenze dei malati oncologici. È concreto il rischio che, in assenza di verifiche, le Regioni operino, in modo uniforme e indiscriminato, riduzioni lineari, per rientrare nei valori previsti dalla legge. L allarme arriva dalla FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) nella VIII Giornata nazionale del malato oncologico ed è contenuto nel V Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici presentato oggi al Senato. Il 30% dei pazienti con cancro muore in strutture ospedaliere destinate al contrasto di patologie acute, generando gravi sofferenze umane e familiari afferma il prof. Francesco De Lorenzo, presidente FAVO -. È chiara l inappropriatezza di questi ricoveri. Vanno poi considerati gli alti costi pro-die delle degenze in centri complessi e ad alto tasso tecnologico, con il rischio aggiuntivo di sottrarre posti letto a malati oncologici in fase acuta, sicuramente recuperabili con interventi tempestivi ed appropriati, rispetto a quelli, notevolmente minori, dell assistenza domiciliare e dell accoglienza negli hospice. Il Rapporto, predisposto dall Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, denuncia anche gravi carenze. Ad esempio, a fronte di 598 posti letto in hospice in Lombardia e 241 in Emilia Romagna, se ne registrano solo 20 in Campania e 7 in Calabria, mentre vi sono 27 strutture con servizio di radioterapia in Lombardia, 7 in Puglia e 3 in Calabria. E il fascicolo sanitario elettronico è utilizzato solo in 5 Regioni. Un gruppo di lavoro formato da esperti della Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO), dell Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), della FAVO e da rappresentanti della Direzione Generale Sistema Informativo e statistico sanitario del Ministero della Salute ha individuato i parametri (con riferimento a quelli internazionali) per stabilire i volumi minimi di attività per singola neoplasia, al di sotto dei quali le strutture chirurgiche non dovrebbero essere abilitate ad affrontare le varie patologie. Rispetto ai 1.015 centri che si occupano di cancro del colon retto, solo 196 risultano adeguati; dei 906 del tumore della mammella, solo 193; dei 702 del polmone solo 96 e dei 624 della prostata solo 118. Esistono criticità spiega il prof. Stefano Cascinu, presidente AIOM - anche per alcune oncologie mediche, presenti in piccoli ospedali, prive degli indispensabili servizi di supporto e con casistiche assistenziali inferiori al minimo necessario per garantire esperienza sufficiente e trattamenti adeguati. Evidenze scientifiche dimostrano che strutture con bassi volumi di attività presentano statisticamente maggiori rischi per i malati con incrementi significativi della morbilità e mortalità specifiche. Queste criticità possono essere superate dalla costituzione delle reti oncologiche, unica modalità per fornire un adeguato supporto ai malati. Purtroppo, dopo

tanti anni, solo poche Regioni si sono dotate di questi strumenti. Nel riesame delle dotazioni ospedaliere, le Regioni dovranno evitare di operare tagli lineari, che incidano contestualmente su strutture inadeguate e su centri oncologici di eccellenza. La parola cancro continua il prof. Francesco Cognetti dell Oncologia Medica del Regina Elena di Roma - è stata per lungo tempo quasi impronunciabile, sostituita spesso con male incurabile, per indicare una malattia che non lasciava scampo. Ma la scienza medica negli ultimi anni ha compiuto progressi incredibili, rendendo cronica una patologia complessa, dall importante peso sociale. È ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione. Emerge infatti una riduzione significativa della mortalità complessiva per cancro, in entrambi i sessi. Il calo è del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. È anche vero, però, che il numero di casi continua ad aumentare. È evidente quindi come l assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori. La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto poi altre questioni, ad esempio il reinserimento nella società dell ex-paziente. Nel nostro Paese, infatti, vivono circa 1 milione e 285mila persone che hanno superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi senza ricadute e tornano alla vita di tutti i giorni. Riprendono cioè il lavoro, praticano sport, fanno figli. Il numero dei guariti sottolinea il prof. De Lorenzo - aumenta in modo costante. All esito positivo relativo alla fase acuta della malattia, si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre più estese, della lungosopravvivenza. L attività del volontariato, l integrazione dei servizi socio-assistenziali degli enti locali e le provvidenze economiche dell INPS riescono solo in parte a supplire alle carenti risposte del Servizio sanitario nazionale. Comprendiamo che il momento è difficile e che dobbiamo collaborare tutti ad eliminare gli sprechi e ad ottimizzare il sistema secondo principi di appropriatezza. Tuttavia, penalizzare i malati oncologici attraverso una riduzione orizzontale ed indiscriminata di servizi e prestazioni, non rappresenta una scelta etica, né foriera di reali risparmi. Già ora le famiglie devono sostenere oneri, anche economici, rilevanti e ulteriori penalizzazioni rappresenterebbero davvero una forte limitazione al diritto di cura dei cittadini. Per tutte le grandi malattie, a cominciare dal cancro, deve essere garantito l accesso, senza partecipazione di spesa da parte del malato, a diagnosi, terapie e riabilitazione. Un capitolo del Rapporto è legato all assistenza farmaceutica. Il 18 novembre 2010 è stato siglato, nell ambito della Conferenza Stato-Regioni, l accordo sull accesso ai farmaci innovativi, pubblicato poi nella Gazzetta Ufficiale del 10 gennaio 2011. Tale accordo aveva l obiettivo di eliminare le disparità di accesso nelle varie Regioni: da novembre 2010 in poi tutti i medicinali autorizzati e considerati da Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dotati del requisito della innovatività terapeutica importante avrebbero dovuto essere disponibili, immediatamente, su tutto il territorio nazionale, anche senza il formale inserimento dei prodotti nei Prontuari Terapeutici Regionali (PTR) ospedalieri. Ma conclude il prof. Cascinu - continuano a persistere ad oggi problematiche legate ai criteri con i quali l AIFA considera innovativo un nuovo farmaco, al recepimento o meno di tale accordo da parte di tutte le Regioni dotate di PTR, al non uniforme inserimento in tutti i PTR dei farmaci antitumorali ad alto costo autorizzati da AIFA senza il requisito dell innovatività. Già nell analisi condotta da AIOM nel marzo 2011 era stato evidenziata una non uniformità nell inserimento nei PTR di 18 farmaci antitumorali ad alto costo autorizzati da AIFA prima del novembre 2010. I risultati dell analisi, aggiornata da AIOM a febbraio 2012, hanno fatto emergere miglioramenti. L aggiornamento al 31 dicembre 2012 evidenzia ancora alcune criticità: dalla mancanza di disponibilità costante e facilitata, ad esempio sui siti web regionali, dei PTR, nella loro versione aggiornata, alla mancanza di un aggiornamento periodico, a cadenza predefinita, dei PTR, fino alle tempistiche, a volte molto lunghe, tra le discussioni in Commissione regionale e le effettive pubblicazioni delle delibere, fondamentali per la concreta messa a disposizione del farmaco per i pazienti. http://www.medinews.it/news,15433