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Tratto da SaluteInternazionale.info Minimun price per gli alcolici 2014-04- 09 09:04:33 Redaz ione SI Allaman Allamani A proposit o di polit iche di prevenzione del bere. Il governo inglese si sarebbe piegat o agli int eressi dell indust ria rinunciando a porre un prezzo minimo sulle bevande alcoliche. Le misure di polit ica alcologica propost e per cont rast are i danni correlat i al bere e all abuso del bere sono condizionat e dalla cult ura del bere in cui i ricercatori e i decisori politici sono immersi. L articolo del giornalista Jonathan Gornall sulla rivista British Medical Journal, uscito nel gennaio di quest anno, è di particolare interesse perché porta l attenzione dei lettori sui problemi connessi al bere, sulle relative politiche di prevenz ione, sulla loro evidenz a scientif ica, e sul conf litto tra gli interessi dell industria e quelli della collettività, rappresentati dal governo e dalle sue capacità decisionali riguardo la salute della popolaz ione (Gornall, 2014). Sono t emi sensibili per l opinione non solo dei medici brit annici, ma cert ament e anche di quelli it aliani, nonché dell opinione pubblica del nost ro paese. Secondo Gornall l impegno di introdurre la strategia di un prezzo minimo per le bevande alcoliche, che il governo brit annico aveva preso nel marzo 2012 quale st rat egia di prevenzione dei danni alcol-correlat i, e in seguit o disat t eso almeno per quanto riguarda l Inghilterra, sarebbe dovuto a una scelta governat iva che avrebbe ignorat o i bisogni di salut e della cit t adinanza per f avorire gli int eressi dell indust ria della produzione e dist ribuzione delle bevande alcoliche. La strategia del prez z o minimo ( minimum price ) è una misura alternativa a quella dell incremento delle tasse, e avrebbe il vant aggio di eliminare le incertezze insite nel passaggio tra aumento della tassazione e conseguent e aument o del prezzo. Nella propost a inglese segnalat a da Gornall, verrebbe f issat o un prezzo minimo per ogni unit à di alcol pari a 40 pence, cioè 0,48, per ogni 10 grammi di alcol. Un litro di birra, se a 4 gradi, non pot rebbe essere vendut a a meno dell equivalent e di 1, 5 ; se a 8 gradi, a

meno di 3 ; una bot t iglia bordolese (750 cl) di vino a 12, avrebbe un prezzo minimo di circa 3,6 e una bot t iglia da 75 cl di whisky sarebbe pagat a al minimo 12. Il prezzo minimo cost it uirebbe un det errent e per chi acquist a bevande a basso prezzo e cioè i soggetti e le comunità meno abbienti, in cui è presumibile che siano maggiorment e dif f usi i danni alcol-correlat i, il che qualif icherebbe però quest a azione prevent iva come discriminat oria per reddit o. Secondo i suoi promotori tale strategia otterrebbe comunque una notevole riduzione del bere nella popolazione. Est rapolando per l Inghilt erra i risult at i di un analisi teorica effettuata dagli economisti sanitari di Sheffield (Meier e coll., 2010), e di una recente sperimentazione effettuata in Canada (Stockwell e coll., 2012), si poteva prevedere una riduzione di 900 decessi alcol-correlati per anno e 50.000 crimini ent ro la f ine del decennio. L idea è promet t ent e, ma come spesso succede nel campo della prevenzione alcologica, sorgono problemi di met odo e di applicabilit à, nonché di int erpret azione dei risult at i, che ci devono f ar soppesare la applicabilit à delle strategie. Anz itutto, al di là della novità e interesse che possono stimolare tali misure, quale è l ef f icacia dimostrata delle politiche del prez z o minimo? Gli stessi ricercatori di Sheffield sostengono che anche se esse hanno effetto sui bevitori con danni alcol-correlati più che sui bevitori senza danni, non è not o quant o inf luiscano su gruppi di reddit o e condizioni socio-economiche dif f erent i. Inolt re, in generale, il rapport o t ra prezzo e consumo delle bevande non è un coef f icient e cost ant e, cioè il consumo di alcune bevande solit ament e di quelle t radizionali in un dat o paese si modif ica in modo meno elastico rispetto ad altre (Österberg, 2012). Un ulteriore prudenza viene incoraggiat a se consideriamo l insieme delle ricerche di quest i anni, che in qualche caso non conf ermano l ef f icacia delle polit iche alcologiche dei prezzi (vedi la ricerca AMPHORA-3, promossa dall Unione Europea, Allamani e coll., 2014). In genere le misure di politica alcologica introdotte nei paesi per contrastare i danni correlati al bere e all abuso del bere sono colorate da molta ideologia, che a sua volta è condiz ionata dalla cultura del bere in cui i ricercatori e i decisori politici sono immersi. Così, da tempo è stata rilevata la fondamentale differenza tra il bere dei paesi dell Europa medit erranea e quelli dell alt ra Europa: nei primi la bevanda alcolica principalment e vino, ma anche birra- è st at a da sempre consumat a, secondo t radizione, in quant it à limit at a e quasi ogni giorno, come part e del past o, ment re in molt i alt ri paesi del Nord e dell Est la bevanda -spirit i e birra è stata considerata come sostanza inebriante, di regola consumata fuori pasto in quant it à not evoli, il f ine set t imana e nel t empo libero (Lolli, 1959 ; Sulkunen, 1989). Gli st udi degli ult imi anni hanno conf ermat o che quest e dif f erenze tendono a persistere nonostante l attuale globalizzazione della società, e

hanno inolt re chiarit o che la socializzazione al bere nel sud in genere consist e nell assaggio di piccole quant it à di vino in epoca pre-adolescenziale e in un contesto familiare, e nel nord tipicamente da una intossicazione durante l adolescenza e in un cont est o t ra pari (Beccaria, 2010; St runin, 2010; Kunt sche, 2013). Questi diversi modi di bere, che soddisfano bisogni e piaceri diversi, port ano anche a diverse conseguenze dannose, consist ent i f requent ement e a danni biologici nel sud, e a problemi sociali nel nord (AMPHORA, 2013). Negli ultimi 50 anni alcuni fattori socio-demografici ed economici che si associano signif icat ivament e ai cambiament i del bere, quali urbanizzazione, reddito, e cambiamento del ruolo femminile nella società, e che sono cresciuti in modo simile in tutta Europa, hanno però indotto effetti opposti sulla quantità di consumo di bevande alcoliche e sulle morti per malattie del f egat o, correlat e al consumo, secondo le aree geograf iche: aument o al Nord e al Cent ro, diminuzione nel Mezzogiorno. Allo st esso t empo, le misure restrittive di politica alcologica sono state introdotte nei paesi del sud solo t ardivament e e quando già l andament o dei consumi era in decrescit a (a part ire dagli anni 70-80), ment re negli alt ri paesi le misure prevent ive sono state generalmente attuate fin dagli anni 60 con un modello oscillante tra il permissivo e il restrittivo, e con risultati non omogenei in termini di riduzione del consumo di bevande alcoliche e di mort i alcol-correlat e ( Allamani e coll., 2014 ). Ciò deve renderci attenti al f atto che anche quando appaiono ef f icaci, i programmi preventivi di un paese e di una cultura non si possono applicare ad un altra, se non tenendo conto delle rispettive specif icità. In ogni caso, l evidenz a che dal punto di bere esistono due o più Europe, e non una sola, chiede la rivisitaz ione delle linee guida di prevenz ione alcologica europea, f inora costruite su una prospettiva nord centrica, in f avore di linee guida diversif icate e sensibili alle culture e necessità dei vari paesi e regioni. Specif iche polit iche sull alcol dovrebbero essere adattate ai diversi sottogruppi di popolazione, come i giovani, gli anziani, gli immigrat i. Nat uralment e, ciò non esclude che non debbano essere prese alcune azioni specif iche per l int era Europa. Inf ine, l articolo di Gornall si spende nell af f ermare l interesse precipuo che dobbiamo tenere verso la salute della popolaz ione, rispetto agli interessi di altri settori, quali quelli dei produttori di bevande alcoliche. Nella descrizione che Gornall f a dell int erazione t riangolare di un governo a cui si rivolgono gli esponent i della salut e pubblica, e gli indust riali, quest i ult imi most rano sia grandi mezzi economici sia valori bassi e ut ilit arist ici. In t ale int erazione il governo cede agli at t ori port at ori dei valori imperant i dell economia, e ciò spiega perché la misura preventiva ritenuta utile per i cittadini non sia stata introdotta in Inghilterra. Se tuttavia un appunto si può port are a quest a descrizione, dove diversament e che nella st oria biblica il piccolo Davide della salute è visto soccombere al potente Golia del guadagno, è sulla sua semplif icazione. Da un lat o si pot rebbe inf at t i asserire che anche i ricercat ori, e coloro che si occupano di prevenzione, possono

essere nat uralment e condizionat i da propri aspet t i ut ilit arist ici, quali il perseguiment o di risult at i pagant i in t ermini di carriera e di prest igio. Dall altro è f orse tempo che il settore della salute pubblica persegua con sempre maggior costanza la ricerca e la dimostrazione dell ef f icacia e utilità delle sue raccomandazioni, con le quali può presentarsi più armato a sostenere un conf ronto sui dubbi e le argomentaz ioni della controparte. Allaman Allamani, psichiat ra, già coordinat ore del Cent ro Alcologico dell Azienda Sanit aria di Firenze Bibliograf ia 1. Allamani A, Voller F, Baccini M, Massini G, Pepe P. Europe. An analysis of changes in t he consumpt ion of alcoholic beverages: t he int eract ion bet ween consumpt ion, relat ed harms, cont ext ual f act ors and alcoholic beverage cont rol policies. Subst ance Use & Misuse 2014; f ort hcoming. 2. AMPHORA Workpackage3 (2013). Report of an analysis of European alcohol-relat ed cult ural, social and policy int eract ions and t heir impact on alcohol consumpt ion and alcohol-relat ed harm [PDF: 10 Mb] 3. Beccaria F. Drinking styles of the young generations: twenty years qualit at ive research. Salut e e Societ à 2010; suppl. IX (3):58-78. (English version). DOI: 10.3280/SES2010-SU3005-ing, 1: 21. 4. Gornall J. Under t he Inf luence. BMJ 2014; 348:f 7646 doi:10.1136/bmj.f 7646 5. Kuntsche E, Rossow I, Simons-Morton B, Bogt T, Kokkevi A, Godeau E. Not early drinking but early drunkenness is a risk factor for problem behaviors among adolescent s f rom 38 European and nort h American count ries. Alcoholism: Clinical and Experiment al Research 2013;37(2): 308-314. 6. Lolli G, Serianni E, Golder GM, Luzzatto-Fegiz P. Alcohol in Italian culture: food and wine in relation to sobriety among Italians and Italian Americans. Glencoe, ILL: Free Press, 1959 7. Öst erberg E. Pricing of alcohol. In: Anderson P, Møller L, Galea G. Alcohol in t he European Union. Consumpt ion, harm and policy approaches. Copenhagen: WHO (Regional Of f ice f or Europe), 2012 (96-102). 8. Meier PS, Purshouse R, Brennan A. Policy opt ions f or alcohol price regulat ion: t he import ance of modelling populat ion het erogeneit y. Addiction 2010;105(3):383-393 9. St ockwell T, Auld MC, Zhao J, Mart in G. Does minimum pricing reduce alcohol consumpt ion? T he experience of a 10. Canadian province. Addict ion 2012; 107(5): 912-920. 11. Strunin L, Lindeman K, T empesta E, Ascani P, Anav S, Parisi L. Familial drinking in It aly: Harmf ul or prot ect ive f act ors? Addict ion Research and T heory 2010; 18(3): 344 358. 12. Sulkunen P. Drinking in France 1965-1979. An analysis of household consumpt ion dat a. Brit ish Journal of Addict ion 1989; 84:61-72.