Introduzione. Per aiutare a farsi un idea di come viene organizzata la trattazione diciamo che essa comprende:

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Transcript:

Introduzione La meccanica razionale è una disciplina che tradizionalmente si è collocata, fin dalla sua origine, nel quadro della fisica matematica: ciò significa che i suoi contenuti provengono interamente dalla fisica, mentre i suoi metodi non sono di natura sperimentale, ma sono completamente deduttivi come nella matematica. La meccanica razionale non ha perciò il compito di preoccuparsi della parte sperimentale con la quale la fisica raggiunge le sue leggi fondamentali: viceversa presuppone come assiomi i principi della meccanica e parte da questi per costruire, facendo uso dell analisi matematica e della geometria, una teoria dimostrativa e completamente deduttiva. Usualmente un corso di meccanica razionale sviluppa la trattazione basandosi sui principi della meccanica newtoniana, escludendo dalla propria considerazione sia la teoria della relatività che la meccanica quantica. Per aiutare a farsi un idea di come viene organizzata la trattazione diciamo che essa comprende: 1 - una prima sezione, piuttosto ampia, che potremmo caratterizzare con il titolo un po generico di preliminari, nel senso che ci fornisce tutti gli strumenti, le definizioni e i teoremi che si possono sviluppare senza far ricorso alla meccanica newtoniana vera e propria. In questa sezione includiamo: la teoria dei vettori applicati la cinematica la geometria delle masse, cioè quel capitolo che riguarda i concetti di baricentro e di momento d inerzia la cinematica delle masse, cioè il capitolo relativo alla quantità di moto, al momento della quantità di moto e all energia cinetica.

2 A. Strumia, Meccanica razionale l introduzione del concetto di forza, di lavoro e di potenziale 2 - La seconda sezione introduce i principi della dinamica newtoniana, il concetto di equilibrio e sviluppa la statica dei sistemi. 3 - La terza parte, infine, è dedicata alla dinamica. Ogni sezione viene poi sviluppata in relazione ai vari tipi di corpi dei quali considereremo rispettivamente l equilibrio o il moto. In particolare ci occuperemo dei seguenti sistemi: il punto, il corpo rigido, il sistema olonomo, il continuo deformabile. Per ragioni didattiche, data la sua maggiore complessità, la meccanica del continuo sarà svolta alla fine, in un capitolo a parte, mentre il punto, il corpo rigido, il sistema olonomo vengono trattati in parallelo. Il capitolo della cinematica comprenderà così la cinematica del punto, del corpo rigido, del sistema olonomo; allo stesso modo saranno strutturati il capitolo della statica e quello della dinamica. Sono previste poi diverse appendici al testo base, per consentire richiami ed approfondimenti abbastanza ampi, senza intralciare il filo conduttore dell esposizione corrente. Possiamo riassumere questo schema introduttivo nel seguente quadro. Vettori applicati I - Cinematica punto corpo rigido sist. olonomo continuo Geometria delle masse Cinematica delle masse punto corpo rigido sist. olonomo continuo Lavoro e potenziale punto corpo rigido sist. olonomo continuo II - Statica punto corpo rigido sist. olonomo continuo III - Dinamica punto corpo rigido sist. olonomo continuo Stabilità e oscillazioni Piano delle fasi

PRELIMINARI

4 A. Strumia, Meccanica razionale OG. Osservatori e grandezze Per partire nella trattazione abbiamo bisogno di assumere, come acquisiti dalla fisica, il concetto di osservatore e le nozioni di grandezza scalare e vettoriale. Un osservatore viene comunemente identificato, in meccanica classica, con un sistema di riferimento, generalmente cartesiano ortogonale levogiro ma si possono usare anche altri tipi di sistemi di coordinate, a seconda delle necessità, come le coordinate polari ad esempio che consente di riferire ad un origine e agli assi le misure di spazio, e un sistema di orologi sincronizzati, posti in ogni punto dello spazio, per misurare il tempo. x 3 metro orologio O x 2 x 1 Figura OG. 1: un osservatore Scalari La fisica ci dice che esistono delle grandezze la cui misura si può identificare con un semplice numero: ad esempio il tempo, la massa, l energia, ecc. Queste quantità vengono dette scalari. Va sottolineato,

osservatori e grandezze 5 però che non tutte le quantità caratterizzabili con un solo numero sono, propriamente parlando, degli scalari. Una grandezza si dice scalare quando il valore della sua misura non dipende dall orientamento degli assi del sistema di riferimento. Perciò due o più osservatori che effettuano, nello stesso istante e nello stesso punto dello spazio, la misura di quella quantità, pur avendo scelto sistemi di assi diversamente orientati, otterranno lo stesso risultato. Vettori Altre grandezze necessitano, invece, di ulteriori specificazioni oltre al numero che misura la loro intensità, in quanto sono caratterizzate anche da una direzione e da un verso nello spazio. Queste quantità come lo spostamento, la velocità, la forza, ecc. si possono descrivere geometricamente mediante dei segmenti orientati e vengono dette vettori. Figura OG. 2: composizione di vettori Non tutte le grandezze dotate di intensità o modulo, direzione e verso però sono vettori, ma solo quelle per le quali si può dare come regola di somma (composizione ) la cosiddetta regola del parallelogrammo. Per cui

6 A. Strumia, Meccanica razionale l effetto complessivo di due grandezze vettoriali risulta avere direzione, verso e modulo dati dal vettore posto lungo la diagonale del parallelogrammo i cui lati sono i vettori relativi alle grandezze da comporre. Una grandezza dotata di modulo, direzione e verso si dice vettore se obbedisce alla regola di somma del parallelogrammo. Useremo le seguenti notazioni: scriveremo AB per indicare il vettore di estremi A e B orientato da A verso B oppure useremo una lettera sola in carattere grassetto, come, per esempio v. Nei testi scritti a mano useremo la sottolineatura al posto del grassetto: v. Il modulo di un vettore sarà indicato con AB oppure con v o anche semplicemente con una lettera non sottolineata, come v. v B A Figura OG. 3: notazioni per un vettore Nell esempio di figura (??) si ha che v = AB Operatori lineari Esistono, poi in fisica, altri tipi di grandezze che non sono nè scalari nè vettori, ma compaiono in relazioni matematiche che legano tra loro due

osservatori e grandezze 7 vettori. Per esempio, consideriamo l azione di un oggetto che denotiamo con la scrittura A che agisce su un vettore trasformandolo in un nuovo vettore. L azione di A trasforma il vettore v nel nuovo vettore w. La grandezza A prende il nome di operatore lineare. La sua azione tra vettori si scrive allora nella forma: w = A v Notiamo che le proprietà di A sono determinate dal fatto che se il vettore di partenza obbedisce alla regola di somma del parallelogrammo, anche il vettore trasformato deve obbedire alla stessa regola. Un operatore descrive matematicamente l effetto di un agente che prende un vettore, lo ruota e lo deforma allungandolo o accorciandolo. Una grandezza si dice operatore lineare se trasforma la somma di due vettori nella somma dei loro trasformati. v A w Figura OG. 4: azione di un operatore lineare su un vettore Richiami di calcolo vettoriale e matriciale si possono trovare nell appendice AL - Algebra vettoriale e matriciale.