BOX 2.1. La diffusione territoriale del lavoro atipico La diffusione delle forme di occupazione atipica e le loro caratteristiche sono piuttosto diversificate a livello territoriale, riflettendo il divario di sviluppo tra Nord e Sud del paese. Nelle regioni del Centro-Nord il lavoro part-time riguarda soprattutto l occupazione femminile nelle classi centrali di età ed è in larga misura volontario, mentre il lavoro temporaneo si concentra tra i giovani e rappresenta una forma di primo ingresso nel lavoro, con tassi di passaggio al lavoro permanente relativamente elevati. Nel Mezzogiorno, invece, il ricorso al lavoro temporaneo è molto più elevato che al Centro-Nord (incidendo per il 14 per cento sull occupazione dipendente rispetto all 8 per cento del Centro-Nord), è molto meno motivato da esigenze di formazione o di prova e presenta tassi di passaggio al lavoro permanente molto inferiori di quelli del Centro-Nord 1. Anche il lavoro part-time è meno volontario, più spesso associato alla temporaneità dell occupazione e più diffuso tra gli uomini di quanto succeda al Centro-Nord. Nord 160 150 140 130 120 110 100 90 80 lug-93 gen-94 lug-94 gen-95 lug-95 gen-96 lug-96 gen-97 lug-97 gen-98 lug-98 gen-99 lug-99 Part-time Tempo determinato Totale 1 Secondo recenti stime (Istat 2000), per le persone il cui primo impiego è stato a tempo determinato, il tasso di passaggio verso occupazioni a tempo indeterminato a distanza di 5 anni va dal 50% del Nord-Ovest al 14.9% del Sud. Figura B2.1. Occupazione, part-time e tempo determinato per area geografica, 1993-99 (Luglio 1993=100; medie mobili trimestrali)
Centro 160 150 140 130 120 110 100 90 80 lug-93 gen-94 lug-94 gen-95 lug-95 gen-96 lug-96 gen-97 lug-97 gen-98 lug-98 gen-99 lug-99 Part-time Tempo determinato Totale Sud 160 150 140 130 120 110 100 90 80 lug-93 gen-94 lug-94 gen-95 lug-95 gen-96 lug-96 gen-97 lug-97 gen-98 lug-98 gen-99 lug-99 Part-time Tempo determinato Totale BOX 2.2. I flussi in entrata ed in uscita dall occupazione Nei paragrafi precedenti l analisi della struttura ed evoluzione dell occupazione è stata condotta sulla base di grandezze di stock. In un ottica dinamica, è importante prendere in considerazione anche grandezze di flusso, ovvero il numero e le caratteristiche delle persone in entrata ed in uscita da un certo stato (nella fattispecie, l occupazione) in un determinato intervallo di tempo. Tale analisi consente, da un lato, di studiare la capacità del sistema economico di adeguarsi prontamente a variazioni nella domanda dei prodotti e dei fattori produttivi; dall altra, di osservare se la facilità
di accesso all occupazione (o la probabilità di uscita dalla stessa) varia con le caratteristiche degli individui. E già stato sottolineato che l occupazione a fine anni 90 era dell 1 per cento superiore a quella registrata nel 1993. Questa crescita apparentemente modesta (208 mila unità) nasconde in realtà ampi flussi lordi in entrata ed in uscita dall occupazione, con la relativa creazione e distruzione di posti di lavoro (secondo recenti stime Istat, rispettivamente, 1.272.000 e 1.064.000). La tabella 1 riporta alcuni indicatori di mobilità dell occupazione totale per sesso, classi di età, titolo di studio ed area geografica. Tabella B2.1. Indicatori di mobilità dell'occupazione, 1999 (a) Numero di persone entrate nell'occupazione per 100 occupati (b) Numero di persone uscite dall'occupazione per 100 occupati (c ) Numero di persone entrate nell'occupazione ed uscite dall'occupazione per 100 occupati Fonte: Istat (2000) Flussi di entrata Flussi di uscita Tassi di ingresso (a) Tassi di uscita (b) 1999 1993-99 (%) 1999 1993-99 (%) 1999 1993-99 (%) 1999 1993-99 (%) Tassi di turn-over (c) 1999 1993-99 (%) TOTALE 100,0 0,0 100,0 0,0 13,9 2,8 12,7-0,9 26,6 1,0 Per sesso: Maschi 56,9-2,6 59,8-3,0 12,5 2,3 12,0-1,2 24,4 0,2 Femmine 43,1 2,6 40,2 3,0 16,5 3,4 14,0-0,6 30,5 2,5 Per classi di età: 15-24 anni 30,3-6,3 35,5-1,9 49,1 13,0 52,5 4,5 101,6 14,1 25-34 anni 37,9 4,8 40,2 8,2 18,7 5,4 18,0 2,5 36,7 6,4 35 anni ed oltre 31,8 1,5 24,3-6,3 7,1 1,4 4,9-2,0 12,0-0,9 Per titolo di studio: Laurea 10,8 4,4 5,6 1,2 12,9 4,9 6,1-0,4 19,1 3,5 Diploma 38,7 9,6 28,1 7,9 13,9 3,2 9,2 0,6 23,1 2,7 Scuola dell'obbligo 50,5-14,0 66,3-9,1 14,2 2,3 17,0-0,5 31,2 1,1 Per area geografica: Nord-Ovest 26,3 1,6 24,9 0,5 12,2 2,9 10,6-0,6 22,8 1,6 Nord-Est 24,0 0,0 23,5 0,6 15,4 2,6 13,7-0,9 29,1 0,5 Centro 17,6 2,5 16,3 0,0 12,1 3,7 10,3-0,8 22,4 2,0 Sud 32,1-4,1 35,9-1,1 15,9 2,0 16,0-1,2 31,9 0,2 Nel complesso, quasi il 14 per cento degli occupati nel 1999 ha trovato un posto di lavoro proprio in quell anno (il 3 per cento in più rispetto al 1993), mentre le persone in uscita costituiscono il 12.7 per cento dell occupazione totale (un punto percentuale in meno rispetto al 1993). Il tasso di turn-
over, misura sintetica della mobilità complessiva dell occupazione, è quindi pari al 26.6 per cento, di poco superiore (+1 per cento) a quello registrato nel 1993. In particolare, gli indicatori specifici riportati nella tabella evidenziano che: 1. le donne sono più mobili degli uomini e sono caratterizzate da più elevate probabilità sia di ingresso, sia di uscita dall occupazione. 2. I giovani sono molto più mobili degli adulti. Il tasso di turn-over si riduce notevolmente con l età degli individui, risultando di molto superiore alla media solo nel caso dei giovani con meno di 24 anni: la metà dei giovani occupati nel 1999 è entrata e/o uscita dall occupazione, mentre le stesse percentuali si riducono al 18-19 per cento già per la successiva fascia di età (25-34 anni). Il massiccio utilizzo di particolari contratti atipici per l assunzione di giovani (apprendistato e Contratti di Formazione e Lavoro) ha incrementato nel tempo tale divario. 3. Il tasso di turn-over si riduce all aumentare del livello di istruzione, soprattutto in conseguenza alla progressiva riduzione del tasso di uscita dall occupazione. La stabilità dell occupazione aumenta quindi con il livello di istruzione. 4. I lavoratori meridionali sono mobili quanto quelli settentrionali, anche se le ragioni di tale mobilità risultano alquanto differenti: mentre nel Nord, soprattutto nel Nord-Est, l alto tasso di turn-over è determinato dalla dinamicità intrinseca in un tessuto produttivo basato sulla piccola impresa, nelle regioni meridionali è soprattutto il frutto di forme di lavoro precarie o sommerse particolarmente diffuse nei settori agricolo e delle costruzioni.
BOX 2.3. La disoccupazione in Europa Considerando i 15 paesi membri dell Unione Europea, emerge inoltre chiaramente l esistenza di una relazione positiva tra il tasso di disoccupazione totale, il tasso di disoccupazione giovanile e quello femminile (Fig. B2.1). In particolare, rispetto alla media europea, i paesi considerati possono essere classificati in due grandi gruppi: da un lato, i paesi mediterranei (essenzialmente, Spagna, Italia, Francia e Grecia), caratterizzati da tassi di disoccupazione totale e specifici superiori alla media; dall altro, i paesi continentali ed anglosassoni (Germania, Belgio, Svezia, Irlanda, Regno Unito, Danimarca, Olanda), che presentano tassi di disoccupazione totale e specifici relativamente contenuti 2. La relazione con il tasso di disoccupazione appare meno chiara qualora si consideri l incidenza dei disoccupati di lunga durata sul totale delle persone in cerca di un occupazione quest ultima risulta infatti elevata sia in paesi caratterizzati da livelli di disoccupazione elevati (Spagna, Italia e Grecia), sia in quelli in cui la disoccupazione complessiva è medio-bassa (Belgio e Germania e, in minor misura, Olanda e Portogallo). 2 A questa distinzione geografica fanno eccezione solo Finlandia e Portogallo: la prima presenta caratteristiche più simili ai paesi mediterranei, il secondo a quelli nordici.
Tabella B2.2. Indicatori di mobilità della disoccupazione, 1999 Tassi di ingresso (a) Tassi di uscita (b) Tassi di turn-over (c) 1999 1993-99 (%) 1999 1993-99 (%) 1999 1993-99 (%) TOTALE 56,6-12,8 59,4 3,9 116,0-3,4 Disoccupati con precedenti esperienze lavorative 89,1-15,4 90,4 9,2 179,5 4,2 Persone in cerca di prima occupazione 27,6-11,5 31,7 0,7 59,3-6,6 Per sesso: Maschi 58,8-14,8 62,6 6,0 121,4-3,1 Femmine 54,6-11,0 56,5 2,0 111,1-3,3 Per classi di età: 15-24 anni 60,2-8,7 68,1 5,8 128,3 3,0 25-34 anni 54,1-9,8 55,3 8,4 109,4 2,8 35 anni ed oltre 55,8-22,5 54,9-1,2 110,7-16,4 Per titolo di studio: Laurea 68,9-16,3 68,4 14,5 137,4 10,7 Diploma 54,6-10,6 54,2 2,9 108,8-3,2 Scuola dell'obbligo 56,5-14,1 62,0 3,9 118,5-4,5 Per area geografica: Nord-Ovest 73,6-14,2 85,6 30,1 159,2 38,0 Nord-Est 129,3 7,2 138,9 32,2 268,2 48,4 Centro 54,7-9,4 56,9 3,3 111,6-4,4 Sud 43,5-10,3 43,3-2,3 86,8-12,4 (a) Numero di persone entrate nella disoccupazione per 100 disoccupati (b) Numero di persone uscite dalla disoccupazione per 100 disoccupati (c) Numero di persone entrate nella disoccupazione ed uscite dalla disoccupazione per 100 disoccupati Fonte: Istat (2000) BOX 2.4. I flussi in entrata ed in uscita dalla disoccupazione L analisi delle grandezze di stock compiuta nei paragrafi precedenti ha già evidenziato come l Italia sia caratterizzata da livelli di disoccupazione più elevati della media europea e come
l elevata durata media della disoccupazione giochi un ruolo cruciale nel determinare tali livelli 3. Secondo recenti stime Eurostat, l Italia presenta tassi di ingresso e di uscita della disoccupazione inferiori alla media europea: il tasso di turn-over risulta, pari a 22,2 (somma di un tasso d ingresso pari a 1,9 ed un tasso di uscita pari a 20,3), contro una media dei 15 Paesi dell Unione Europea di 47 (determinato da tassi di ingresso ed uscita pari, rispettivamente, a 2 e 45) 4. Come già emerso dall analisi dei flussi in entrata ed uscita dall occupazione, anche in questo caso emergono rilevanti differenze al variare delle caratteristiche socio-demografiche della popolazione. Figura 2.2b. Tasso di disoccupazione e incidenza dei disoccupati di lunga durata: un confronto tra i paesi dell'ue, 1998 30 Disocc. di lunga durata* 20 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 Tasso di disoccupazione Fonte: Eurostat, Labour Force Surve In particolare, gli indicatori di mobilità della disoccupazione riportati nella tabella 1 evidenziano che: Nel corso degli anni 90, si è ridotto il tasso medio di ingresso ed è aumentato il tasso medio di uscita dalla disoccupazione. Tale miglioramento ha interessato soprattutto i disoccupati con 3 Lo stock dei disoccupati (U) é infatti definito dal rapporto tra flusso in entrata nella disoccupazione per la durata media. (I*D). Il tasso di disoccupazione (U/FL) è quindi determinato dal tasso di entrata nella disoccupazione e dalla durata media della disoccupazione stessa (I/FL*D). Per ulteriori dettagli sulla relazione tra stock e flussi nella determinazione del tasso di disoccupazione, si veda la voce tasso di disoccupazione nel glossario. 4 Il tasso di ingresso è stato calcolato in questo caso come quota dei flussi in entrata nella disoccupazione sul totale della popolazione dai 15 ai 64 anni esclusi i disoccupati; il tasso di uscita è dato dall incidenza dei flussi in uscita sullo stock totale dei disoccupati. La definizione dei tassi d ingresso diverge da quella utilizzata dall Istat e riportata nella tabella 1 e nel glossario.
precedenti esperienze lavorative, gli uomini, i giovani con meno di 35 anni, i possessori di titoli di studio medio-alti ed i residenti nelle regioni settentrionali. I disoccupati con precedenti esperienze lavorative hanno più probabilità di trovare un posto di lavoro rispetto ai giovani in cerca di prima occupazione. Il tasso di uscita dalla disoccupazione per i primi è infatti tre volte superiore a quello dei secondi. Inoltre, nel periodo in esame il tasso di uscita dei disoccupati in senso stretto è aumentato di oltre 9 punti percentuali, mentre quello delle persone in cerca di prima occupazione è cresciuto solo lievemente (+0,7). Gli uomini sono più mobili delle donne. I maschi sono caratterizzati da tassi di ingresso e di uscita superiori a quelli delle donne, determinando un tasso di turn-over per i primi pari a 121,4, 10 punti percentuali in più rispetto a quello femminile. Nel corso degli anni 90, inoltre, gli uomini sperimentano una maggior riduzione del tasso di ingresso ed un maggior incremento del tasso in uscita rispetto alle donne. I flussi in entrata ed in uscita dalla disoccupazione decrescono all aumentare dell età. Il tasso di turn-over è pari a 128,3 per i giovani dai 15 ai 24 anni, quasi 20 punti in più rispetto alle classi di età successive. Circa il 70 per cento dei flussi complessivi è determinato dai giovani con meno di 35 anni. La maggior mobilità dei giovani è determinata, da un lato, dall ampio utilizzo di contratti atipici a carattere temporaneo che aumentano le transizioni (seppure brevi) nello stato di disoccupazione; dall altro, dalla maggior propensione ad abbandonare volontariamente una precedente occupazione per dedicarsi esclusivamente alla ricerca di un posto di lavoro più affine alle proprie esigenze personali o professionali. La forte riduzione dei tassi di ingresso dei lavoratori adulti è invece il frutto della congiuntura favorevole, che ha ridotto l espulsione di manodopera dai processi produttivi. La mobilità aumenta con il livello di istruzione. Non solo i laureati presentano un tasso di turnover superiore ai possessori di titoli di studio inferiori, ma sono gli unici a sperimentare un incremento della mobilità nel corso degli anni 90, dovuto esclusivamente ad un forte incremento nei tassi di uscita. L elevata mobilità dei laureati è determinata dalla richiesta di figure sempre più specializzate ed istruite: ciò si sostanzia in maggiori flussi sia in uscita, sia in entrata nella disoccupazione, questi ultimi generati dalla maggior mobilità volontaria che generalmente caratterizza i lavoratori con titoli di studio medio-alti, soprattutto se giovani. Il Nord-Est è l area più dinamica del Paese. Il tasso di turn-over della disoccupazione nelle regioni nord-orientali é oltre due volte più elevato della media nazionale (116). In contro tendenza rispetto alle altre ripartizioni, nel Nord-Est cresce tuttavia non solo il tasso di uscita, ma anche il tasso di ingresso nella disoccupazione, a testimonianza dell esistenza di un mercato del lavoro particolarmente flessibile e di opportunità lavorative tali da incentivare la mobilità
volontaria. Il basso tasso di turn-over registrato per il Mezzogiorno e l elevata riduzione che l ha caratterizzato negli anni 90 evidenziano ulteriormente la scarsa mobilità del lavoro e la bassa probabilità di trovare un occupazione che contraddistingue quest area rispetto al Nord del Paese. Il Sud è l unica area in cui, dal 1993 al 1999, si è ridotto il tasso di uscita dalla disoccupazione anche per le persone con precedenti esperienze lavorative.