Test di Riva Dinamico Seduto



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Transcript:

Canottaggio: il recupero post-infortunio con riprogrammazione visuo-propriocettiva Articolo tratto dalla tesi di ricerca svolta da Paolo Braida in collaborazione con il Centro Ricerche SUISM dell Università di Torino (Direttore: Prof. D. Riva). Si ringraziano il Prof. D. Riva, la Prof. ssa P. Trevisson e la Delos s.r.l per aver messo a disposizione gli strumenti per la realizzazione dello studio. Oggetto dello studio è stato un atleta di una squadra di canottaggio di Torino (la R.S. Canottieri Cerea) colpito da una importante lombalgia che lo ha portato ad interrompere l attività agonistica dopo i Campionati Italiani del 2002. Il primo test di valutazione, svolto dal soggetto per la raccolta dei dati relativi al mio primo studio riguardante La stabilità funzionale del rachide nel canottaggio, aveva mostrato degli scarsi livelli di controllo del disequilibrio, inusuali per un atleta del suo livello, probabilmente dovuti all insorgere della lombalgia che si sarebbe acutizzata due settimane più tardi. Secondo gli studi svolti presso il Centro Ricerche della SUISM di Torino (Direttore: Prof. D. Riva) i segmenti più bassi della colonna vertebrale sono controllati prevalentemente dal sistema archeopropriocettivo; quindi un soggetto che presenti uno scarso controllo del sistema colonna-bacino, indice di un inadeguata stabilità funzionale, dovrebbe essere sottoposto ad un ciclo di riprogrammazione archeopropriocettiva prima di affrontare esercitazioni che sottopongano la colonna a stress statico o dinamico. Il lavoro svolto dall atleta in questione si è basato su questi principi, articolandosi in 10 sedute di allenamento distribuite nell arco di un mese, tra Febbraio e Marzo 2003, intercalate da test di valutazione. 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Instabilità U-T Cono Posturale Tempo con appoggio 19/09/2002 6,4 3,3 24,2 18/02/2003 9,7 5,6 39,4 28/02/2003 7,2 4,1 5,8 11/03/2003 7,5 3,9 2 02/12/2003 2,5 1,6 0 6,4 3,3 24,2 9,7 Test di Riva Dinamico Seduto 5,6 39,4 7,2 7,5 5,8 4,1 3,9 Instabilità U-T ( ) Cono Posturale ( ) Tempo con appoggio (%) 19/09/2002 18/02/2003 28/02/2003 11/03/2003 02/12/2003 2 Follow up a 9 mesi 2,5 1,6 0

Gli allenamenti si sono svolti prevalentemente sotto forma di prove di equilibrio da seduto, in qualche caso abbinate a prove di gestione del disequilibrio in stazione eretta, sempre con oscillazione della tavola in senso latero-laterale, movimento simile a quello dello scafo dell imbarcazione da regata. Le prove delle prime cinque sedute sono state eseguite con feedback visivo riguardante il movimento della tavola (DEB), inserendo a volte quello relativo al DVC in modo tale da ricercare la massima stabilità del busto, anche a discapito della stabilità della tavola, per ridurre il più possibile il cono posturale, ossia i movimenti del busto nelle due direzioni spaziali (antero-posteriore e latero-laterale). Dalla sesta seduta sono stati inseriti dei compiti di posizione via via più complessi in modo tale da fornire nuovi stimoli all organismo e ricercare un adattamento su livelli di controllo più raffinati; tali compiti riguardavano le prove denominate Sentiero e Linea dentata nelle quali il feedback visivo mostrava dei percorsi da seguire inclinando in maniera più o meno pronunciata la tavola basculante-traslante in direzione latero-laterale. Come si può vedere dai grafici riassuntivi il soggetto è stato testato cinque volte: il primo test di valutazione è stato svolto, come detto, poco prima dei campionati italiani, il secondo test risale all inizio del ciclo di sedute di allenamento, mentre l ultimo test è stato svolto ad un anno di distanza dal primo per valutarne i cambiamenti. I valori ottenuti nei test riguardano le variabili Instabilità uomo-tavola, Cono posturale e Tempo con appoggio relativi alla media delle prove di ogni singolo test e alla prova migliore della giornata. Osservando l andamento dei grafici possiamo notare che i valori peggiori si sono riscontrati all inizio del periodo di allenamento, periodo in cui la lombalgia aveva costretto l atleta al ritiro dalle competizioni. I valori sono via via migliorati nel corso delle sedute e si sono riportati ai livelli della prima valutazione al termine del ciclo di sedute. Ad un anno di distanza, pur senza più effettuare allenamenti propriocettivi, i valori sono risultati decisamente migliorati rispetto a quelli ottenuti nel primo test, dimostrazione del fatto che l atleta aveva pienamente recuperato le proprie capacità di controllo tanto da essere ritornato alle competizioni ed aver conquistato una medaglia di bronzo ai Campionati Italiani 2003. La variabile che ha presentato i più rapidi miglioramenti nel corso delle sedute è stata quella relativa al Tempo con appoggio; se infatti nella media delle prove l atleta aveva ricorso al dispositivo di sicurezza per il 39,4% del tempo durante il primo test, dopo soli dieci giorni il valore era sceso al 5,8% per poi arrivare al 2% al termine del ciclo di allenamenti. Se andiamo a vedere i grafici relativi alle prove migliori notiamo che il soggetto era in grado di portare a termine una prova intera senza dover ricorrere all ausilio del dispositivo di sicurezza già dopo dieci giorni. Anche per quanto riguarda la variabile relativa al Cono posturale i miglioramenti sono stati visibili anche se più graduali; dai 5,6 di scostamento del primo test si è passato a 4,1

dopo dieci giorni e a 3,9 al termine degli allenamenti. E interessante notare come ad un anno di distanza il valore sia sceso a valori eccellenti (1,6 per la media delle prove e 1,1 per la prova migliore), dimostrazione di un perfetto recupero funzionale e del raggiungimento di un ottimo controllo posturale. Patologie connesse al canottaggio. Abbiamo visto come la lombalgia sia una delle patologie più ricorrenti ai danni della colonna vertebrale negli atleti che praticano il canottaggio; numerosi studi sono stati svolti per valutarne le cause scatenanti e quasi tutti concordano nell affermare che l esecuzione di un errata tecnica di voga è la causa principale dell insorgere di tali affezioni. A tale fattore se ne aggiungono altri quali la debolezza di alcuni distretti muscolari spesso trascurati, gli elevati carichi di lavoro svolti in palestra e la tanto dibattuta tecnica della voga di punta. A prescindere dal tipo di voga praticato dall atleta è senza dubbio corretto affermare che un errata esecuzione del gesto tecnico possa compromettere l integrità delle strutture muscolo-scheletriche impegnate in tale gesto. Nella fase di spinta (passata in acqua) il tronco si comporta come una leva in quanto ideale prosecuzione del remo che muove l imbarcazione; ricordando che il movimento di flesso-estensione del busto al termine della passata (finale) è incernierato a livello delle articolazioni vertebrali della zona lombare, se tale gesto viene eseguito in maniera errata il carico di lavoro che la zona lombare deve sopportare è troppo elevato e, a lungo andare, possono insorgere delle complicazioni quali appunto lombalgie o, nei casi più gravi, ernie discali. Gli errori tecnici più ricorrenti sono legati ad un eccessivo utilizzo dinamico del tronco all inizio della fase propulsiva ( alzare la schiena all attacco ) al posto di uno sforzo isometrico di tenuta durante la spinta delle gambe, oppure ad un eccessivo arretramento del busto nella fase finale della palata non sorretto da un adeguata contrazione isometrica dei muscoli addominali e lombari ( sdraiarsi in finale ). Tutti questi movimenti scorretti dal punto di vista tecnico, oltre che ad inficiare l economia del gesto, provocano un eccessivo aumento di carico a livello del distretto lombare; se tali errori non vengono corretti repentinamente e, anzi, vengono ripetuti nel tempo possono causare quasi certamente l insorgere delle patologie di cui sopra. E anche vero che queste carenze tecniche sono spesso dovute a debolezze di tipo muscolare: se infatti al momento dell entrata della pala in acqua l atleta non è abbastanza efficace nella spinta delle gambe o non ha abbastanza tenuta con il gran dorsale inevitabilmente sarà costretto a sollevare la schiena facendo fulcro sull articolazione lombo-sacrale. Inoltre, se nella parte finale del ciclo di voga il vogatore non è in grado di sostenere il peso del corpo con un adeguata contrazione isometrica e sinergica del retto dell addome e del quadrato dei lombi, il carico della palata sommato al peso dell atleta si scaricherà totalmente sul tratto lombare della colonna vertebrale innescando l insorgere delle suddette complicanze. I lavori svolti in palestra e la corsa possono anch essi essere causa di infortuni; durante la stagione invernale infatti gli atleti svolgono un intensa preparazione atletica che riguarda lo sviluppo muscolare e il miglioramento delle capacità cardiovascolari. L allenamento con i pesi è rivolto a tutti i distretti muscolari anche se l allenamento degli arti inferiori assume particolare importanza; i due esercizi che, se eseguiti senza la necessaria supervisione ed accortezza, sono spesso causa di infortuni sono lo squat e lo stacco da terra..

Uno dei punti più spinosi di tutto il dibattito riguardante il manifestarsi di patologie muscolo-articolari durante la pratica del canottaggio è la remata di punta; ricordiamo che la vogata cosiddetta di punta rappresenta il gesto tecnico del remare con un solo remo, quindi in maniera asimmetrica. E stato più volte dimostrato che gli atleti che remano su bordate opposte uno a destra e l altro a sinistra presentano delle asimmetrie nel mantenimento della postura. Osservando gli atleti di spalle e di fronte si possono notare infatti delle divergenze per quanto riguarda l altezza delle spalle e le dimensioni del triangolo della taglia; la spalla opposta alla posizione del remo è generalmente più elevata, questo si pensa sia dovuto ad un eccessivo accorciamento delle fibre superiori del trapezio che lavorano maggiormente nella fase finale della palata rispetto al muscolo controlaterale. Per quanto riguarda il triangolo della taglia risulta invece di dimensioni minori quello corrispondente al lato che ospita il remo; anche in questo caso si pensa che il fatto sia dovuto ad un maggior accorciamento del muscolo gran dorsale di quel lato rispetto al controlaterale piuttosto che ad un vero e proprio dismorfismo. Sottoponendo infatti i soggetti ad una flessione del busto in avanti da posizione eretta non compare alcuna gibbosità sul dorso, segno di mancanza di dismorfismo e indice quindi della presenza di un atteggiamento posturale errato o paramorfismo. Studi svolti negli anni 80 dalla nazionale britannica dimostravano che la tecnica della voga di punta accentua la flessione e la rotazione del tratto lombare della colonna nella fase iniziale della palata; in quella posizione la colonna vertebrale è in flessione, le gambe in massima compressione con le ginocchia vicino alle ascelle del vogatore e le spalle sono ruotate in modo tale da rimanere parallele al remo. E bene notare che mentre la rotazione delle spalle dalla stazione eretta può raggiungere i 90 rispetto al bacino, a busto flesso questa rotazione è ridotta quasi della metà; ciò vuol dire che la posizione assunta dall atleta nella posizione di attacco, ossia al momento dell entrata del remo in acqua, è una posizione critica perché il tratto lombare è al limite del suo movimento. Oltre a ciò vi è anche la necessità tecnica di flettere lateralmente il busto in direzione del remo per mantenere stabile il baricentro dell imbarcazione. In questa posizione ogni movimento dell imbarcazione che ne precluda l equilibrio può causare stress alla colonna provocando infortuni ai legamenti spinali ed ai dischi intervertebrali. E stato inoltre dimostrato che i dolori alla zona lombare compaiono quasi sempre sul lato opposto a quello del remo. A difesa della tanto dibattuta tecnica della voga di punta vi è però uno studio svolto presso l Istituto Nazionale di Educazione Fisica spagnolo (INEF) che critica invece la remata di coppia. Secondo tali studi questo tipo di vogata non è propriamente simmetrica come a prima vista potrebbe sembrare: la necessità tecnica di svolgere metà del ciclo di voga con la mano sinistra sopra quella destra provoca infatti degli scompensi a livello del cingolo scapolo omerale che si riflettono a livello della colonna vertebrale che compensa flettendosi verso il lato destro dell imbarcazione. Probabilmente è per questo motivo che molto spesso si registrano infortuni alla zona lombare anche in atleti che remano prevalentemente di coppia.

Conclusioni Il secondo studio svolto attraverso l utilizzo del Delos Postural Proprioceptive System ha dimostrato quanto possa essere utile l allenamento visuo-propriocetivo ad alta frequenza per recuperare la funzionalità del rachide compromessa dalle sollecitazioni causate dalla pratica continua del canottaggio. Abbiamo visto come i fattori scatenanti le patologie che spesso costringono gli atleti a periodi di riposo forzato possano essere dovuti ad errori tecnici ripetuti, a carenze di tipo muscolare o a sedute d allenamento in palestra poco ortodosse. L allenamento con Delos Postural Proprioceptive System aiuta a migliorare le prestazioni d equilibrio e allena il sistema colonna-bacino a reagire in tempi brevi alle mutate condizioni di stabilità; evitare di compiere movimenti bruschi ed incontrollati che possono interferire con l economia del gesto tecnico può migliorare la prestazione in barca, ma soprattutto può evitare che tali gesti possano essere causa di infortunio. Bibliografia Il canottaggio per tutti, AA.VV., 1984 Gremese Editore Canottaggio che passione, AA.VV., 1995 Marchesi Grafiche Editoriali Paramorfismi e canottaggio, T. Trombaccia, F. Bove, 1981 Studio PS4 Canottaggio e alterazioni morfologiche della colonna vertebrale, S. Beraldo, G. De Capua I fondamenti del canottaggio italiano, G. La Mura, Federazione Italiana Canottaggio Backache in oarsmen, M.C. Stalard, 1980 Brit. J. Sports Med. Patologia del remero, P. Pomar, I.N.E.F. Sport & Medicina, D. Riva, G.P. Soardo, n 5 1999 Sport & Medicina, D. Riva, n 2 2000 Sport & Medicina, D. Riva, P. Trevisson, n 4 2000 Sport & Medicina, D. Riva, M. Botta, P. Trevisson, R. Minoletti, N. Venturin, n 5 2001 Il Fisioterapista, D. Riva, P. Trevisson, R. Minoletti, N. Venturin, M.C. Riccio, n 2 2001 Il Fisioterapista, D. Riva, P. Trevisson, R. Minoletti, N. Venturin, O. Ottino, n 6 2001 Terapia Manuale, D. Riva, n 2 2002 Professione Fitness, D. Riva, R. Minoletti, n 5 2000 Professione Fitness, D. Riva, R. Minoletti, P. Trevison, n 6 2000 Professione Fitness, D. Riva, R. Minoletti, P. Trevisson, n 1 2001 Grande enciclopedia dei giochi olimpici, AA.VV, Edi-Ermes. Fisiologia umana, Schmidt, Thews, 1992 Idelson Istituzioni di anatomia dell uomo, G. Chiarugi, Ed. Vallardi