WORKSHOP REGIONALE CONFIDI Le nuove sfide per i Confidi: modelli e strategie per governare il cambiamento Giovedì 6 dicembre 2012 Hotel San Marco - Verona 1
I CONFIDI: QUESTI SCONOSCIUTI 1960 Nascono i Consorzi e le Cooperative di garanzia fidi 2003 Pubblicazione della Legge Quadro sui Confidi (L. 326/2003) 2010 Iscrizione nell Elenco Speciale dei Confidi con volume di attività finanziaria superiore ai 75 milioni di euro 2010 Riforma del Titolo V TUB 2
SITUAZIONE ATTUALE DEI CONFIDI CONDIZIONI CONGIUNTURALI Dinamica dei prestiti e debolezza congiunturale della domanda Peggioramento della qualità del credito alle imprese Difficoltà maggiori per le PMI Downgrading dello Stato italiano IMPATTO SUI CONFIDI Aumento delle partite deteriorate Equilibrio economico precario Difficoltà nell adeguatezza patrimoniale Necessità dell intervento pubblico a sostegno Riduzione del vantaggio di ponderazione per i Confidi vigilati Sostenibilità del modello di business 3
LA SOSTENIBILITA DEL MODELLO CONFIDI VIGILATO FATTORI CONDIZIONANTI Selettività delle contribuzioni pubbliche (spending review) Natura mutualistica dell attività Offerta monoprodotto Redditività modesta Difficoltà di patrimonializzazione Oneri e gravami di un Intermediario finanziario Riduzione dei vantaggi a fini prudenziali FATTORI ABILITANTI Approccio imprenditoriale risk based Efficienza e flessibilità delle strutture Apprezzamento e preferenza da parte di amministrazioni pubbliche Professionalità adeguate Criteri oggettivi e indipendenti nella gestione Condivisione delle best practice Accompagnamento e consulenza all impresa Legame con il territorio 4
5 UN MODELLO DI BUSINESS
LE ANALOGIE STRUTTURALI entrambi i Confidi concentrano la loro a0vità sulla mutualità e sul sostegno ai Soci, creando valore compe99vo al loro accesso al credito e operando a livello prossimo ai territori di riferimento entrambi i Confidi condividono i valori associa9vi e di rappresentanza degli interessi delle imprese con le proprie Associazioni di riferimento, che ne promuovono l a0vità sono entrambi fortemente orienta9 all u9lizzo e alla diffusione delle poli9che industriali messe in a?o dagli EEPP locali e regionali per sostenere lo sviluppo dell economia e delle imprese dei territori entrambe le stru?ure operano perseguendo la massima efficacia ed efficienza dei processi, orientando ogni loro a0vità alla customer sa+sfac+on 6
LE OPPORTUNITA DELLA RETE Riposizionamento intersettoriale Segmentazione del rischio Frazionamento del rischio Condivisione delle garanzie e controgaranzie pubbliche Potenzialità distributive Sinergie nelle funzioni di governo miglioramento della qualità del credito favorita dalla specializzazione sui rispettivi settori di riferimento (Retail e PMI) mediante il riposizionamento geo-settoriale in fase espansiva dei Confidi (territorio regionale ed extra regionale) mediante accordo di riassicurazione con carattere di reciprocità FEI Fondo Centrale Regionali sviluppo della capacità distributiva mediante la condivisione nell utilizzo della rete multicanale e degli sportelli provinciali; accordi distributivi mediante l utilizzo di attività in co-sourcing Ricerca di ulteriori spazi negoziali con le Banche Convenzionate Aumento del livello reputazionale verso i principali stakeholder 7
IL PROGRAMMA DI RETE FIDI NORD EST DEFINIRE ACCORDI DI CONDIVISIONE DEL RISCHIO METTERE IN RETE PRODOTTI E SERVIZI ALLE IMPRESE INDIVIDUARE E SVILUPPARE LA FILIERA DISTRIBUTIVA OTTIMIZZARE LE FUNZIONI CENTRALI E DI STAFF 8
DEFINIRE ACCORDI DI CONDIVISIONE DEL RISCHIO DEFINIZIONE DI ACCORDO DI RIASSICURAZIONE CON CARATTERE DI RECIPROCITA VALORIZZAZIONE DELLE SPECIALIZZAZIONI CONDIVISIONE NEI PROCESSI ISTRUTTORI 9
METTERE IN RETE PRODOTTI E SERVIZI PER LE IMPRESE MAPPARE I PRODOTTI E I SERVIZI OFFERTI DAI PARTECIPANTI CREARE CATALOGO DEI PRODOTTI DISTRIBUITI DALLA RETE SPECIALIZZARE E COORDINARE LE RISORSE UMANE INTEGRARE L ASSISTENZA E LA CONSULENZA ALLE IMPRESE VALORIZZANDO LE SPECIALIZZAZIONI 10
INDIVIDUARE E SVILUPPARE LA FILIERA DISTRIBUTIVA MAPPARE LE RETI DISTRIBUTIVE ESISTENTI CREARE IL MODELLO DISTRIBUTIVO DELLA RETE IDENTIFICARE I PUNTI TERRITORIALI STRATEGICI CREARE I POLI DI RIFERIMENTO DELLA RETE CONDIVIDERE LA FILIERA DISTRIBUTIVA 11
OTTIMIZZARE LE FUNZIONI CENTRALI E DI STAFF FUNZIONE CONFORMITA FUNZIONE ORGANIZZAZIONE PIANIFICAZIONE E CONTROLLO FUNZIONI IT 12
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