LEASING, FACTORING E CREDITO AL CONSUMO: BUSINESS MATURI E IN DECLINO O CASH COW?



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Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Economia Aziendale Pierpaolo FERRARI LEASING, FACTORING E CREDITO AL CONSUMO: BUSINESS MATURI E IN DECLINO O CASH COW? Paper numero 77 Giugno 2008

LEASING, FACTORING E CREDITO AL CONSUMO: BUSINESS MATURI E IN DECLINO O CASH COW? di Pierpaolo FERRARI Professore Associato di Economia degli intermediari finanziari Università degli Studi di Brescia

Indice 1. Introduzione...1 2. Leasing, factoring e credito al consumo...1 2.1. L offerta di leasing, di factoring e di credito al consumo... 1 2.2. Il mercato italiano del leasing finanziario... 5 2.3. Il mercato italiano del factoring... 7 2.4. Il mercato italiano del credito al consumo... 8 3. L analisi della performance...10 3.1. L analisi degli equilibri economici complessivi... 11 3.1.1. Lo schema di analisi...11 3.1.2. L evoluzione del margine finanziario...12 3.1.3. La dinamica del margine di intermediazione...13 3.1.4. La redditività del capitale investito...14 3.1.5. La redditività del capitale proprio...17 3.2. La gestione operativa e la produttività... 19 3.3. La qualità del portafoglio crediti crediti... 21 3.4. Le politiche di finanziamento... 22 4. Conclusioni...22 Bibliografia...25

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? 1. Introduzione Negli ultimi anni è cresciuto significativamente, nell ambito del sistema finanziario nazionale, il peso del leasing, del factoring e del credito al consumo, accomunati, almeno parzialmente, dalla storica appartenenza all intermediazione finanziaria non bancaria. Essi rappresentano ormai dei circuiti di allocazione delle risorse finanziarie che vanno a completare e integrare il complesso dei prodotti e servizi tradizionalmente riferibili al comparto bancario. Non a caso, sono diverse le tipologie di operatori che, nel corso degli anni, si sono affermate su tali mercati: società finanziarie specializzate monoprodotto, società finanziarie specializzate pluriprodotto, società captive di matrice industriale, banche specializzate e banche generaliste. I recenti fenomeni di concentrazione e di crescente pressione concorrenziale riscontrabili in questi tre mercati, con le inevitabili conseguenze sulla numerosità, sulla scala dimensionale e sugli equilibri economici degli operatori, hanno finito per rendere l ingresso su ciascuno di tali mercati un opzione strategica da ponderare con la massima cura e, in ogni caso, non perseguibile senza una dotazione di risorse, di competenze e professionalità altamente specializzate. Obiettivo del presente lavoro è analizzare il grado di sviluppo, i fattori comuni e gli elementi di differenziazione di questi tre settori. A tal fine, dopo una breve presentazione delle caratteristiche strutturali e funzionali del mercato del leasing finanziario, del factoring e del credito al consumo, sarà attuata una specifica analisi degli equilibri gestionali degli intermediari finanziari specializzati in ciascun comparto, gli unici attori del mercato per i quali sia possibile realizzare, partendo dai dati contenuti nel bilancio d esercizio, una compiuta valutazione delle tre specifiche aree di business. 2. Leasing, factoring e credito al consumo 2.1. L offerta di leasing, di factoring e di credito al consumo L offerta in Italia di leasing finanziario, di factoring e di credito al consumo è costituita in netta prevalenza da intermediari finanziari specializzati, nella maggior parte dei casi monoprodotto e in alcuni casi pluriprodotto. Si tratta comunque, nella prevalenza dei casi, di intermediari di emanazione bancaria: leasing, factoring e credito al consumo, pur con intensità diverse, sono considerate attività che, pur potendo essere svolte direttamente da una banca universale, possono essere meglio valorizzate quando svolte in unità organizzative esterne in grado di sfruttare economie di dimensione e di specializzazione di varia natura. 1

Pierpaolo Ferrari Prescindendo da specificità settoriali, è possibile classificare gli intermediari finanziari che intervengono nei comparti del leasing, del factoring e del credito al consumo in tre gruppi: - banche generaliste che, nella propria offerta complessiva di prodotti, integrano anche la produzione diretta e l offerta di leasing finanziario, di factoring e di credito al consumo. Mentre nel comparto del credito al consumo è frequente l intervento diretto di una banca generalista che integra tale prodotto nella propria offerta, nei comparti del leasing e, ancora meno, del factoring tale intervento, come si vedrà, è piuttosto raro; - operatori specializzati monoprodotto, talvolta con lo statuto di banca e altre volte con lo statuto di società finanziaria. In entrambi i casi, si tratta di soggetti la cui offerta comprende in via esclusiva o pressoché esclusiva l offerta di leasing finanziario, di factoring oppure di credito al consumo. Tali operatori possono essere distinti in due sottogruppi: gli operatori open market, di emanazione prevalentemente bancaria o, in pochi casi, indipendenti, che svolgono la loro attività sul mercato aperto; gli operatori captive, comprendenti società appartenenti a gruppi industriali e commerciali, che svolgono prevalentemente, anche se non esclusivamente, la loro attività all interno del gruppo con una finalità di supporto all attività principale. Si tratta quindi di società finanziarie controllate da gruppi industriali e commerciali che hanno come compito quello di svolgere attività di leasing finanziario sui beni prodotti dalla casa madre, di supportare con operazioni di credito al consumo la vendita di beni prodotti dalla casa madre (tipicamente un impresa automobilistica) oppure di svolgere l attività di factoring a supporto della gestione del capitale circolante del gruppo di riferimento. - operatori specializzati pluriprodotto, talvolta con lo statuto di banche e altre volte di società finanziarie, che si specializzano in un ambito ristretto di crediti specializzati e integrano all interno della propria offerta leasing, factoring e credito al consumo o due soltanto delle tre categorie di crediti. Anche in quest ultimo caso è possibile distinguere operatori open market e operatori captive. Nell ambito degli operatori open market, si è assistito nell ultimo decennio a una progressiva tendenza alla trasformazione di società 2

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? finanziarie specializzate, mono e pluriprodotto, in banche specializzate. 1 Tale tendenza rende ormai assolutamente anacronistica la segmentazione dell offerta di leasing, di factoring e di credito al consumo sulla scorta di principi puramente istituzionali, che porterebbe a contrapporre banche, da un lato, e società finanziarie, dall altro lato, e, viceversa, esige di considerare come preminenti criteri funzionali di specializzazione economica. Le ragioni che giustificano il cambiamento di statuto da parte di molte società finanziarie open market sono molteplici. Innanzi tutto, la possibilità di raccolta di risparmio fra il pubblico, riservata dalla legge alle sole banche, può consentire alle società finanziarie trasformate di realizzare un autonoma provvista di risorse finanziarie da destinare alla propria attività, a condizioni più convenienti rispetto a quelle ottenibili ante trasformazione. Ulteriori motivazioni che possono rendere conveniente la trasformazione in banca sono: ragioni di immagine, ovvero il senso di affidabilità che l operare con una banca può generare nella clientela; l opportunità di accesso al mercato interbancario per l aggiustamento delle posizioni di liquidità, riservato alle sole banche; la possibilità di instaurare con la clientela relazioni più ampie e diversificate, pur restando operatori specializzati. Infine, per le società la cui operatività coinvolge il comparto immobiliare, la trasformazione può essere dettata anche da ragioni di convenienza fiscale legate alla minor imposta prevista per le iscrizioni ipotecarie effettuate dalle banche (Filotto, 2002). Tale trasformazione non ha invece coinvolto gli operatori specializzati di tipo captive, dato il vincolo di separatezza fra banche e imprese industriali e la conseguente impossibilità per un gruppo industriale o commerciale di detenere una quota di controllo in una banca. In tali casi, pertanto, è naturale che l offerta di leasing, factoring o credito al consumo provenga da una società finanziaria e non da una banca. I dati elaborati dalla Banca d Italia, relativi agli intermediari finanziari soggetti all obbligo delle segnalazioni statistiche di vigilanza, rivelano quote di mercato assai diverse nei tre settori per banche e società finanziarie, che, tuttavia, devono essere interpretate alla luce di quanto appena detto. Assumendo come variabile di scala la consistenza dei crediti in essere a fine esercizio, emerge infatti che: - nel comparto del leasing, la quota di mercato delle banche è progressivamente aumentata negli ultimi anni passando dal 21% al 27,7%; il residuo 72,3% è invece di pertinenza di società finanziarie mono e pluriprodotto (tabella 1). In verità, tale dato deve essere letto 1 Tale tendenza è stata particolarmente rilevante nei comparti nel leasing e del credito al consumo, nei quali il cambiamento di statuto da parte delle società finanziarie permette di sfruttare appieno i benefici della trasformazione in banca. 3

Pierpaolo Ferrari tenuto conto che alcune società finanziarie specializzate nel leasing si sono trasformate in banche per una o più delle ragioni dette in precedenza: complessivamente, infatti, le banche generaliste hanno una quota di mercato piuttosto contenuta, pari al 3,7% (Assilea, 2008). Tenuto anche conto della ridotta quota di mercato degli operatori multiprodotto (4,5%), si comprende come l offerta di leasing sia concentrata in via prevalente in capo a operatori specializzati monoprodotto, prevalentemente open market (86,9%) e, in misura meno significativa, captive (4,9%); 2 - nel comparto del factoring, la quota di mercato delle banche che offrono direttamente tale prodotto negli ultimi anni è salita da poco meno del 9% al 13%. Il residuo 87% del mercato fa capo invece a società finanziarie specializzate, prevalentemente monoprodotto e di emanazione bancaria (tabella 1). Anche in questo caso, si tratta dell esito di operazioni di trasformazione che hanno dato vita a banche specializzate nell attività di factoring. L intervento diretto da parte di banche generaliste nel comparto del factoring è infatti assai limitato e corrisponde a circa l 1% del mercato complessivo (Assifact, 2008); - nel settore del credito al consumo la situazione si differenzia nettamente dai due casi precedenti. L offerta in tale comparto è infatti riconducile per circa il 51% a banche e per il restante 49% a società finanziarie specializzate (tabella 1). Quest ultimo dato è in parte influenzato dalla trasformazione di società finanziarie in banche ma anche dall adozione di un diverso modello organizzativo. Alla fine del periodo considerato, l offerta di credito al consumo sul mercato italiano proveniva da 707 intermediari finanziari, dei quali solo 43 specializzati. Questi ultimi comprendevano a loro volta 8 banche e 35 società finanziarie, cui era complessivamente riconducibile il 70% del mercato nazionale del credito al consumo. A differenza del leasing e del factoring in cui le banche generaliste hanno un ruolo assai modesto, pari rispettivamente al 3,4% e all 1% del mercato, nel caso del credito al consumo la quota di mercato ad esse imputabile è pari al 30% del totale (Banca d Italia, 2008). 2 Rielaborazione dei dati contenuti a pag. 45 del Rapporto Assilea 2008, tenuto conto dei criteri definitori esplicitati a pag. 44. 4

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? Tabella 1: L offerta di leasing, factoring e credito al consumo in Italia Leasing Banche Società finanziarie Totale Crediti netti Quota di mercato Crediti netti Quota di mercato Crediti netti Quota di mercato 2002 12.501 21,0% 47.098 79,0% 59.599 100% 2003 12.495 20,5% 48.499 79,5% 60.994 100% 2004 14.197 22,3% 49.441 77,7% 63.638 100% 2005 15.599 22,4% 54.044 77,6% 69.643 100% 2006 23.430 29,3% 56.671 70,7% 80.101 100% 2007 25.524 27,7% 66.734 72,3% 92.258 100% Factoring Banche Società finanziarie Totale Crediti netti Quota di mercato Crediti netti Quota di mercato Crediti netti Quota di mercato 2002 2.383 8,9% 24.312 91,1% 26.695 100% 2003 3.546 12,9% 23.968 87,1% 27.514 100% 2004 3.702 14,0% 22.686 86,0% 26.388 100% 2005 3.082 11,7% 23.166 88,3% 26.248 100% 2006 5.565 18,9% 23.832 81,1% 29.397 100% 2007 4.362 13,0% 29.270 87,0% 33.632 100% Credito al consumo Banche Società finanziarie Totale Crediti netti Quota di mercato Crediti netti Quota di mercato Crediti netti Quota di mercato 2002 27.496 59,6% 18.638 40,4% 46.134 100% 2003 30.608 61,1% 19.502 38,9% 50.110 100% 2004 35.607 58,4% 25.338 41,6% 60.945 100% 2005 41.726 57,4% 30.937 42,6% 72.663 100% 2006 47.020 54,9% 38.611 45,1% 85.631 100% 2007 49.791 50,9% 48.044 49,1% 97.835 100% Valori assoluti in milioni di euro. Fonte: Elaborazione su dati Banca d Italia, Base informativa pubblica 2.2. Il mercato italiano del leasing finanziario La disponibilità di un bene mobile o immobile, materiale o immateriale, standard o fatto costruire su indicazione dello stesso utilizzatore, può essere ottenuta attraverso il leasing finanziario, che, oltre ad assicurare la disponibilità del bene, attribuisce all utilizzatore, al termine del contratto, un'opzione di acquisto ad un prezzo prefissato, inferiore al suo valore di mercato. 5

Pierpaolo Ferrari Il mercato italiano del leasing rappresenta, in termini di volumi, il terzo mercato in Europa, dopo quello britannico e tedesco e prima di quello francese e spagnolo (Tarantola, 2007). Esso svolge un ruolo non trascurabile nel finanziamento degli investimenti produttivi nazionali: a fine dicembre 2006, i crediti per beni in leasing erano pari a poco meno di un quinto dello stock di finanziamenti a medio termine complessivamente erogati alle imprese italiane da parte del sistema bancario (Tarantola, 2007). Rispetto alle forme di finanziamento bancarie più tradizionali volte a coprire gli investimenti in capitale fisso, il leasing finanziario presenta alcuni vantaggi: - la possibilità di finanziare per intero il costo del bene o, comunque, la maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze del cliente in termini di durata e di distribuzione dei flussi finanziari contrattuali; - la diversa rappresentazione in bilancio della situazione debitoria delle imprese che non adottino i principi contabili IAS/IFRS, che può farle apparire virtualmente meno indebitate; - i possibili vantaggi fiscali sia in relazione alle imposte dirette sia con riferimento alle imposte indirette. Tabella 2: La composizione della domanda di leasing nel 2007 Il mercato italiano del leasing Stipulato 2007 Peso percentuale Mobiliare 26.196 53,6% - Auto 9.312 19,1% - Strumentale 13.794 28,2% - Aeronavale 3.090 6,3% Immobiliare 22.665 46,4% Totale 48.861 100,0% Valori assoluti in milioni di euro Fonte: Assilea In relazione alla composizione della domanda nazionale, è possibile osservare come il leasing mobiliare, in termini di controvalore dello stipulato 2007, rappresenti poco di più della metà del mercato (53,6%), contro un peso del 46,4% del leasing immobiliare (tabella 2). All interno del leasing mobiliare, il leasing strumentale riveste un ruolo preponderante (28,2% del totale), seguito dal leasing automobilistico (19,1%) e da quello aeronavale (6,3%). 6

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? 2.3. Il mercato italiano del factoring L incasso dei crediti commerciali da parte delle imprese può aver luogo attraverso il factoring. Ciò accade nel caso in cui l impresa trovi conveniente affidare ad un factor la gestione dei propri crediti commerciali, secondo la stessa logica con cui può venire decentrata all esterno una serie di altre funzioni. Il principio che sta alla base di tale trasferimento di funzioni e di compiti si ricollega al grado di specializzazione richiesto e alla convenienza economica di realizzare le strutture organizzative e le procedure operative all interno dell impresa (Benvenuti e Gallo, 2004). I servizi di factoring possono essere offerti direttamente da banche o, come accade assai più spesso, da società finanziarie specializzate. Tali soggetti offrono un rapporto a carattere continuativo o, più raramente, di carattere occasionale, in base al quale un impresa effettua la cessione dei propri crediti commerciali, ricevendo tre possibili tipologie di servizi: la gestione dei crediti; la garanzia contro l insolvenza del debitore; il finanziamento attraverso il regolamento anticipato delle partite cedute. Attraverso tali servizi, l impresa è in grado di ottenere: - economie di scala nella gestione e nell incasso dei crediti commerciali; - la riduzione o la neutralizzazione dell incertezza e degli oneri connessi con le dilazioni di pagamento nei rapporti commerciali; - una protezione contro il rischio di insolvenza del debitore finale; - un miglioramento dei tradizionali indicatori di liquidità e di rotazione del circolante (Carretta, 2007; Ruozi e Ferrari, 2007). Sotto il profilo quantitativo, il mercato italiano ha registrato una crescita tale da arrivare a rappresentare alla fine del 2007 il secondo mercato mondiale in termini di flusso annuo dei crediti acquistati (Factors Chain International, ranking dimensionale per volume di turnover alla fine del 2007). Il volume complessivo dei crediti oggetto di operazioni di factoring (turnover) nel 2007 è stato pari a 114,69 miliardi di euro. Di questi, il 65,2% ha riguardato crediti ceduti senza rivalsa nei confronti del cedente, mentre il residuo 34,8% ha riguardato crediti con rivalsa. I crediti a fine esercizio (outstanding) sono risultati pari al 31.12.2007 a oltre 38 miliardi, oggetto di anticipo per quasi 26 miliardi (tabella 3). Dal rapporto fra anticipi e outstanding emerge che al 31.12.2007 il 67,73% dei crediti ceduti è stato oggetto di smobilizzo, con conseguente anticipo al cedente. 7

Pierpaolo Ferrari Tabella 3: La composizione della domanda di factoring nel 2007 Il mercato italiano del factoring Turnover Cumulativo 2007 114.685 di cui: Pro Soluto 65,2% Pro Solvendo 34,8% Crediti per Factoring (outstanding) al 31.12.2007 38.316 Finanziamenti (Anticipi Erogati) al 31.12.2007 25.953 Valori assoluti in milioni di euro Fonte: Assifact 2.4. Il mercato italiano del credito al consumo Il credito al consumo comprende l insieme di prestiti erogati a privati per scopi estranei all attività professionale e volti a sostenere l acquisto di beni durevoli, semidurevoli e, più in generale, le spese di consumo. L elemento definitorio consiste quindi nella destinazione dei finanziamenti, indipendentemente dal tipo di forma tecnica utilizzata, che ha assunto nel tempo svariate connotazioni alternative. Restano invece esclusi dalle forme di finanziamento indicate sopra i mutui immobiliari concessi a privati per l acquisto o la ristrutturazione di immobili, assistiti da garanzia ipotecaria (Ferrari, 1998). Il mercato italiano del credito al consumo, nonostante la forte espansione degli ultimi anni, è ancora poco sviluppato nel confronto internazionale. Alla fine del 2007 i debiti finanziari delle famiglie italiane erano pari al 50% del reddito disponibile, contro un valore medio del 90% nei paesi dell area dell euro (Banca d Italia, 2008). In relazione alle diverse tipologie di credito al consumo, è possibile distinguere le seguenti categorie (Filotto, 1998): - credito finalizzato, rivolto all'acquisto di specifici beni o servizi. Esso comprende i finanziamenti erogati direttamente presso gli esercizi commerciali, a seguito di convenzioni stipulate tra gli stessi esercizi commerciali e gli intermediari finanziari. Il finanziamento copre direttamente il valore del bene o servizio acquistato dal debitore, che stipula contemporaneamente un contratto di compravendita di beni o servizi e un contratto di finanziamento. Oggetto del finanziamento possono essere beni di acquisto durevole, semidurevole e, ora, anche 8

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? spese di consumo corrente. All interno di tale categoria è uso distinguere il finanziamento rivolto all acquisto di autoveicoli, che ha un peso preponderante, dal finanziamento dell acquisto di altri beni e servizi. I finanziamenti auto erogati nel 2007 sono stati pari a circa 21,5 miliardi di euro e rappresentavano il 36% del mercato nazionale, mentre gli altri finanziamenti finalizzati ammontavano a 5,6 miliardi circa, con un peso pari al 9,4% del mercato (tabella 4); - credito personale (o non finalizzato), concesso direttamente al debitore e a destinazione libera. Pur essendo evidente che in occasione della concessione del finanziamento sia sempre richiesta dalla banca o dalla società finanziaria la destinazione delle somme ricevute, in questo caso una volta concesso il credito la destinazione è libera e non è necessariamente finalizzata all acquisto di uno specifico bene o servizio. I crediti personali concessi nel 2007 sono stati pari a quasi 19,6 miliardi di euro, con un incidenza sul mercato nazionale del 32,7% (tabella 4); - crediti basati sull utilizzo di carte revolving. Tale forma di credito al consumo prevede l assegnazione all affidato di una carta di credito a rimborso rateale e di un plafond mensile di spesa, utilizzabile sia per l acquisto di beni e servizi presso gli esercizi convenzionati sia per il ritiro di contante a destinazione libera. Si tratta quindi, a seconda della specifica finalità di utilizzo, di un caso particolare di credito finalizzato oppure di credito personale, caratterizzato dal riconoscimento ex ante di un limite di spesa e dalla possibilità di utilizzo automatico sino al limite concordato, con riaccensione automatica non appena i rimborsi avranno ripristinato la disponibilità del credito. Nel 2007 tale forma di credito al consumo ammontava a oltre 9,2 miliardi di euro, con un peso sul settore pari al 15,5% (tabella 4) - cessione del quinto dello stipendio. E una forma di credito al consumo nella quale il lavoratore dipendente ottiene un finanziamento di durata non superiore ai 10 anni, il cui rimborso viene effettuato attingendo la rata direttamente dal datore di lavoro in misura massima pari ad un quinto nell importo dello stipendio. Di recente, l operazione ha beneficiato di un aggiornamento della normativa di riferimento, che ne ha esteso l ambito applicativo ai dipendenti di aziende private (in precedenza esclusi) e ai pensionati. 3 L ampliamento della base di utilizzatori ha dato un nuovo impulso allo sviluppo di questa forma di credito al consumo, in precedenza desueta, al punto da farne arrivare i 3 La disciplina dell istituto di cessione del quinto dello stipendio è contenuta nel D.P.R. 180/50. Quest ultimo decreto è stato modificato, dopo oltre 50 anni, con le leggi 80/2005 e 266/2005. 9

Pierpaolo Ferrari flussi erogati nel 2007 a oltre 3,8 miliardi di euro, con un peso sul mercato nazionale pari al 6,4% (tabella 4). I dati appena presentati non rilevano la concessione di credito al consumo nella forma di dilazioni di pagamento accordate direttamente dai fornitori di beni o servizi, senza l intervento di banche o di società finanziarie. Tabella 4: La composizione della domanda di credito al consumo nel 2007 Il mercato italiano del credito al consumo Tipologie di finanziamento: Flussi 2007 Peso Finanziamenti auto 21.538 36.0% Altri crediti finalizzati 5.628 9,4% Crediti non finalizzati 19.588 32,7% Carte revolving 9.264 15,5% Cessione quinto dello stipendio 3.816 6,4% Totale 59.834 100,0% Valori assoluti in milioni di euro Fonte: Assofin 3. L analisi della performance La valutazione della performance degli intermediari finanziari specializzati nel leasing, nel factoring e nel credito al consumo può essere articolata su quattro livelli: - l analisi degli equilibri economici complessivi; - la gestione operativa e la produttività; - la qualità del portafoglio crediti; - le politiche di funding. L intero set di dati deriva da elaborazioni sul data base Ossfin - Osservatorio sugli intermediari finanziari specializzati nel leasing, factoring e credito al consumo attivo presso SDA Bocconi dal 1985. 4 Trattandosi di dati tratti dai bilanci di esercizio dei diversi intermediari finanziari, essi 4 I tre campioni costanti comprendono complessivamente 72 società, di cui 20 specializzate nel leasing, 24 nel factoring e 28 nel credito al consumo. Il grado di copertura rispetto al mercato totale degli operatori specializzati varia dall 83% al 96%, a seconda del comparto considerato. Trattandosi di campioni costanti, il numero di società considerate negli anni precedenti è superiore a 72 per effetto di operazioni di concentrazione che impongono di considerare, all interno del campione costante, anche le società incorporate. 10

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? scontano tutte le problematiche di cui intrinsecamente soffre l informativa contabile e per la cui trattazione si rinvia alla letteratura specialistica (Teodori, 2000). 3.1. L analisi degli equilibri economici complessivi 3.1.1. Lo schema di analisi Lo schema di analisi del conto economico intende mettere in luce le aree della gestione che concorrono alla formazione del risultato di esercizio, nonché la dinamica con cui tale risultato si forma nei tre diversi settori. Il criterio adottato consente, in particolare, di misurare in successione una serie di variabili calcolate in modo uniforme per i tre diversi comparti: - il margine di interesse, rappresentato da interessi attivi e passivi, esprime il risultato dell attività di intermediazione creditizia; - il margine di intermediazione viene ottenuto aggiungendo al margine di interesse: le "commissioni nette specifiche, che esprimono il risultato dell eventuale attività di servizio; il saldo fra le "altre commissioni" attive e passive; il saldo dei profitti e perdite da operazioni finanziarie; - il risultato lordo di gestione" è dato dalla differenza fra margine di intermediazione e i costi operativi monetari (spese per il personale, altre spese amministrative e oneri di gestione), tenendo conto anche dei recuperi spese e degli eventuali altri proventi operativi; - il risultato di gestione misura il reddito prodotto dalla gestione caratteristica ed è calcolato sottraendo al risultato lordo di gestione gli ammortamenti, le rettifiche e gli accantonamenti a fronte dei rischi di credito, gli accantonamenti a fondi rischi e fondi spese e le rettifiche su immobilizzazioni finanziarie; - il reddito operativo viene ottenuto aggiungendo al risultato di gestione i dividendi percepiti su azioni e partecipazioni; - il reddito ante imposte viene determinato tenendo conto delle eventuali componenti straordinarie di reddito e, per gli esercizi precedenti all applicazione dei principi IAS/IFRS, della variazione del Fondo per rischi finanziari generali; - infine, il risultato netto viene determinato sottraendo al reddito ante imposte le imposte sul reddito (Carretta, 1995; Capizzi e Ferrari, 2001; Ferrari 2003). 11

Pierpaolo Ferrari 3.1.2. L evoluzione del margine finanziario L analisi del margine di interesse nei tre diversi comparti, inteso come differenza fra interessi attivi e passivi, evidenzia una netta differenziazione fra leasing e factoring, da un lato, e credito al consumo, dall altro lato. Il leasing e il factoring, in quanto finanziamenti riservati in via prevalente ad imprese, sono infatti caratterizzati da margini di interesse unitari piuttosto contenuti e relativamente stabili nel periodo 2002-2006, con un livello medio in entrambi i settori di poco inferiore all 1,40% del totale attivo. Il credito al consumo, in quanto rivolto a persone fisiche per importi unitari relativamente modesti, è caratterizzato da un margine di interesse unitario assai superiore: nel 2002 esso era di quasi quattro volte superiore rispetto al factoring e al leasing, anche se nei cinque anni considerati, in connessione con un forte aumento della concorrenza all interno del settore, tale margine si è nettamente ridotto, pur restando su livelli più che doppi rispetto al leasing e al factoring (tabella 5). Tabella 5: Il rapporto fra margine di interesse e totale attivo Leasing Factoring Credito al consumo 2002 1,40% 1,27% 5,29% 2003 1,40% 1,46% 5,28% 2004 1,27% 1,59% 4,38% 2005 1,37% 1,39% 3,95% 2006 1,44% 1,30% 3,36% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin Un analisi più approfondita delle determinanti del livello di margine di interesse unitario può essere realizzata considerando il tasso medio dell attivo fruttifero, il tasso medio del passivo oneroso e lo spread fra tali due grandezze all interno dei tre diversi settori. Mentre i tassi medi del passivo tendono ad essere abbastanza allineati nei tre diversi comparti, i tassi medi dell attivo e, per riflesso, gli spread dei tre settori sono assai diversi. Ancora una volta è possibile accomunare leasing e factoring, da un lato, caratterizzati da livelli unitari degli spread contenuti e abbastanza simili, e credito al consumo, dall altro lato, contraddistinto da livelli unitari degli spread più che doppi rispetto agli altri due comparti (tabella 6). 12

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? Tabella 6: Tassi attivi, tassi passivi e spread Leasing Factoring Credito al consumo Tasso Tasso Spread Tasso Tasso Spread Tasso Tasso Spread attivo passivo attivo passivo attivo passivo 2002 5,06% 3,26% 1,80% 4,54% 3,52% 1,02% 9,90% 4,70% 5,20% 2003 5,15% 3,57% 1,58% 4,13% 2,78% 1,35% 9,17% 3,87% 5,30% 2004 4,65% 3,15% 1,50% 3,77% 2,35% 1,42% 7,87% 3,49% 4,38% 2005 4,44% 3,05% 1,39% 3,64% 2,42% 1,22% 7,23% 3,28% 3,95% 2006 4,16% 2,93% 1,23% 3,86% 2,98% 0,88% 6,31% 3,55% 2,76% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin 3.1.3. La dinamica del margine di intermediazione L analisi del peso relativo del margine di interesse e delle commissioni da servizi nella determinazione del complessivo margine di intermediazione rivela la presenza nei tre settori di due distinti modelli di economicità. Il primo accomuna gli operatori specializzati nel leasing e nel credito al consumo, mentre il secondo coinvolge esclusivamente gli operatori specializzati nel factoring. Nel caso del leasing e del credito al consumo, i ricavi netti da servizi hanno un peso trascurabile, riflettendo quindi un modello di intermediazione creditizia tradizionale, in cui l equilibrio economico dell intermediario deriva quasi esclusivamente dalla differenza fra gli interessi attivi sui finanziamenti concessi alla clientela e gli interessi passivi sulla raccolta di risorse finanziarie. Nel caso del factoring, il peso dei ricavi da servizi derivanti dalla gestione crediti e dalla eventuale garanzia contro l insolvenza del debitore ceduto è invece assai elevato e tale da far assumere agli intermediari finanziari specializzati nel factoring il ruolo ibrido di intermediari creditizi e di intermediari orientati a un margine provvigionale. Fatto 100 il margine di intermediazione degli operatori specializzati nel factoring, poco meno della metà deriva infatti da ricavi netti da servizi. Nel caso degli operatori specializzati nel leasing e nel credito al consumo, il contributo dei ricavi da servizi è negativo, riflettendo l assorbimento di risorse di tale area, anziché la generazione di un contributo alla redditività complessiva, pur con l eccezione del 2006 e, parzialmente, del 2005, dovuta all adozione dei principi IAS/IFRS (tabella 7). 5 5 Già nel 2005 alcuni intermediari specializzati, dato il regime facoltativo per quell esercizio, hanno adottato i principi contabili IAS/IFRS e questo spiega l inversione di 13

Pierpaolo Ferrari Tabella 7: Il contributo della gestione finanziaria e della gestione servizi al margine di intermediazione Peso % margine di interesse Leasing Factoring Credito al consumo Peso % Peso % Peso % Peso % Peso % ricavi netti margine di ricavi netti margine di ricavi netti da servizi interesse da servizi interesse da servizi 2002 106,82% -6,82% 56,39% 43,61% 116,65% -16,65% 2003 106,87% -6,87% 57,45% 42,55% 116,02% -16,02% 2004 104,94% -4,94% 57,22% 42,78% 116,07% -16,07% 2005 97,10% 2,90% 53,03% 46,97% 108,07% -8,07% 2006 86,55% 13,45% 53,76% 46,24% 87,74% 12,26% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin Alla luce di quanto detto poc anzi, nei comparti del leasing e del credito al consumo, il margine di intermediazione in rapporto al totale dell attivo è inferiore al margine di interesse, pur con l eccezione del 2005 e del 2006. Nel caso del factoring, il margine di intermediazione in rapporto al totale attivo assume invece un valore quasi doppio rispetto al margine di interesse (tabella 8). Tabella 8: Il rapporto fra margine di intermediazione e totale attivo Leasing Factoring Credito al consumo 2002 1,30% 2,25% 4,53% 2003 1,31% 2,55% 4,56% 2004 1,21% 2,79% 3,77% 2005 1,41% 2,61% 3,65% 2006 1,67% 2,42% 3,83% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin 3.1.4. La redditività del capitale investito Ove si valuti la performance economica degli operatori specializzati nel leasing, nel factoring e nel credito al consumo attraverso l esame del trend del ROA, inteso nell accezione di rapporto fra reddito operativo e totale dell attivo, emerge in tutti e tre i settori una marcata variabilità dell indicatore nel periodo di analisi. segno dei ricavi netti da servizi rispetto al triennio precedente. Il cambiamento di segno trae origine dai diversi criteri di contabilizzazione di interessi e commissioni. 14

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? Il ROA medio del leasing si è attestato allo 0,63%, livello intermedio rispetto agli altri due comparti. Nel caso del factoring il ROA è stato il più basso dei tre settori, con un livello medio dello 0,50%, pur con una punta minima di 0,45% nel 2003 e una punta massima di 1,12% nel 2005. Il credito al consumo è stato il settore con la più elevata redditività in termini di ROA, rispettivamente doppia e più che doppia rispetto al leasing e al factoring (tabella 9). Tabella 9: La dinamica del ROA Leasing Factoring Credito al consumo 2002 0,38% 0,30% 0,84% 2003 0,54% -0,45% 1,18% 2004 0,64% 0,62% 1,28% 2005 0,75% 1,12% 1,36% 2006 0,85% 0,93% 1,20% Media 0,63% 0,50% 1,17% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin Un analisi più approfondita e dettagliata sulla redditività cross section nei tre diversi comparti può essere realizzata calcolando per ogni esercizio i principali indicatori statistici di sintesi del ROA di un campione costante di intermediari specializzati in ciascun settore. Oltre al valore medio e alla deviazione standard del ROA delle società incluse nel campione costante, sono stati calcolati per ogni esercizio il valore minimo e i diversi quartili, con lo scopo di verificare se i dati medi esposti sopra permettano di giungere a conclusioni valide per la generalità degli intermediari specializzati o, al contrario, siano influenzati dalla presenza di pochi operatori con equilibri gestionali assai inferiori o assai superiori alla media (tabella 10). L analisi della distribuzione del ROA del campione costante di società permette di trarre alcune conclusioni: - il leasing è il comparto con la maggiore uniformità di risultati fra le società specializzate incluse nel campione, come dimostrato dalla ridotta deviazione standard dei risultati individuali. Il credito al consumo è, al contrario, il settore con la maggiore dispersione dei risultati attorno al ROA medio; - nel factoring e nel credito al consumo ogni anno c è stato almeno un operatore con un equilibrio economico assai problematico in termini di ROA, mentre nel caso del leasing anche la società meno redditizia, 15

Pierpaolo Ferrari almeno nel periodo 2002-2006, non ha affrontato crisi economiche comparabili a quelle del peggior operatore specializzato nel factoring e nel credito al consumo; - se si analizzano i dati delle società specializzate nel factoring comprese fra il terzo e il quarto quartile, si può notare come esse abbiano avuto una performance economica in termini di ROA costantemente superiore agli operatori specializzati nel leasing. Dagli stessi dati emerge come la società di factoring con la maggiore redditività in termini di ROA abbia avuto, in ogni esercizio, una redditività dell attivo almeno doppia rispetto alla società di leasing con la maggiore redditività. Tale apparente anomalia deriva dalla presenza, in ciascun esercizio, di uno o più operatori specializzati nel factoring con performance particolarmente negative che rendono poco significativo il dato medio di settore; - il credito al consumo si conferma essere il settore con la maggiore redditività dell attivo, che persiste in modo netto a partire dalla società mediana e diviene via via crescente passando al terzo e al quarto quartile. Tabella 10: I principali indicatori statistici di sintesi del ROA Leasing Media Dev. Minimo 1 Mediana 3 Massimo Std. Quartile Quartile 2002 0,38% 0,71% -1,71% 0,37% 0,44% 0,72% 1,04% 2003 0,54% 0,50% -1,20% 0,38% 0,61% 0,84% 1,21% 2004 0,64% 0,40% -0,38% 0,55% 0,67% 0,83% 1,38% 2005 0,75% 0,38% -0,10% 0,52% 0,81% 0,95% 1,61% 2006 0,85% 0,36% 0,25% 0,66% 0,85% 1,05% 1,84% Factoring Media Dev. Minimo 1 Mediana 3 Massimo Std. Quartile Quartile 2002 0,30% 0,87% -0,42% 0,49% 0,89% 1,20% 3,84% 2003-0,45% 3,50% -11,94% -0,25% 0,60% 1,11% 3,02% 2004 0,62% 1,37% -3,09% 0,31% 0,74% 1,39% 3,38% 2005 1,12% 2,38% -9,54% 0,80% 1,24% 1,78% 4,42% 2006 0,93% 0,97% -0,78% 0,89% 1,12% 2,05% 3,72% Credito al consumo Media Dev. Minimo 1 Mediana 3 Massimo Std. Quartile Quartile 2002 0,84% 9,31% -42,59% 0,00% 0,77% 1,80% 12,56% 2003 1,18% 3,08% -7,73% 0,30% 1,12% 1,98% 12,23% 2004 1,28% 4,83% -15,56% 0,46% 1,06% 2,05% 21,73% 2005 1,36% 3,09% -3,29% 0,66% 1,34% 2,00% 16,17% 2006 1,20% 2,03% -0,95% 0,74% 0,96% 1,67% 11,98% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin 16

Leasing, factoring e credito al consumo: business maturi e in declino o cash cow? 3.1.5. La redditività del capitale proprio La valutazione della performance degli operatori specializzati basata sulla redditività del capitale proprio evidenzia ancora una volta la superiorità degli equilibri economici medi del comparto del credito al consumo, seguito dal leasing e, infine, dal factoring, benché, in questo caso, il differenziale di redditività degli operatori specializzati nel credito al consumo si riduca molto, soprattutto rispetto agli operatori specializzati nel leasing (tabella 11). Tale dato, come emergerà più avanti, si spiega soprattutto tenendo conto del diverso grado di sfruttamento della leva finanziaria, assai più elevato nel comparto del leasing rispetto al credito al consumo e al factoring. Tabella 11: La dinamica del ROE Leasing Factoring Credito al consumo 2002 7,41% 10,48% 7,48% 2003 8,39% -4,55% 9,50% 2004 13,09% 7,08% 13,71% 2005 11,72% 8,72% 14,60% 2006 10,57% 8,84% 9,97% Media 10,24% 6,11% 11,05% Fonte: Elaborazione su dati Ossfin Gli stessi indicatori statistici di sintesi calcolati sopra per il ROA sono stati ricalcolati per il ROE e sono presentati nella tabella 12. Dal loro esame è possibile trarre le seguenti conclusioni: - in tutti e tre i settori il cinquanta per cento degli operatori con la maggiore redditività dei mezzi propri presenta equilibri economici in grado di remunerare il rischio specifico assunto dagli azionisti. Ove si concentri l attenzione sugli operatori compresi fra il settantacinquesimo percentile (3 quartile) e il massimo, ci si rende conto che in tutti e tre i settori la redditività dei mezzi propri è estremamente elevata e in grado di ricompensare in modo più che adeguato il capitale proprio apportato; - il credito al consumo è il settore con la più elevata dispersione dei risultati attorno al ROE medio, ma si conferma nettamente come il comparto con la maggiore redditività dei mezzi propri; 17