Zootecnia sostenibile

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Zootecnia sostenibile Enrico Sturaro Department of Agronomy Food Natural resources Animals and Environment DAFNAE 049/8272641 enrico.sturaro@unipd.it 1 Sostenibilità La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. In anni recenti questo concetto è stato applicato più specificamente agli organismi viventi ed ai loro ecosistemi. Con riferimento alla società tale termine indica un "equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie" (Rapporto Brundtland del 1987). Sostenibilità: economica, ambientale, sociale 2 1

Sostenibilità: agricoltura e zootecnia Fresco and Kroonenberg (1992) interpreted sustainable agriculture as the use of agricultural land in such a way to ensure that over time no net quantitative or qualitative loss of natural resources occurs. Thompson and Nardone (1999): Those that define sustainability in terms of resource availability emphasize accounting for the rates at which resources are produced and depleted, and frame sustainability in light of strategies for conservation, regeneration and substitution for increasingly scarce resources. Those that define sustainability in terms of functional integrity emphasize dynamic system models of complex ecological and social processes of reproduction, and frame sustainability as relative in light of system vulnerability to anthropogenic stress. 3 L Ecological Footprint di Kitzes et al.(2008) L impronta ecologica è definibile come l area di superficie biologicamente produttiva necessaria per produrre le risorse ed assimilare le scorie generate dall impiego di una determinata tecnologia per l ottenimento di un bene o di un servizio. Si preferisce per ragioni pratiche indicare il contributo che l unità di prodotto o il servizio apporta al consumo di risorse (es: energia) e all inquinamento ambientale (es: CO2) 4 2

La Carbon footprint L impatto in termini di GHG di un certo prodotto ne definisce la Carbon footprint Studio in corso della UE sulla Carbon Footprint: l indicazione in etichetta di quanto è costato un prodotto in termini di emissioni di CO 2 equivalente politiche ambientali, in cui la filiera alimentare è attore principale 5 Allevamento, atmosfera e clima (FAO, 2006) Settore zootecnico responsabile del 18% dei gas serra emessi (misuranti in CO 2 equivalenti) dalle attività antropiche Responsabile dell emissione di: 9% delle emissioni di CO 2 da attività antropiche 37% CH 4 (23 volte il Global Warming Potential della CO 2 ) 65% N 2 O (296 volte il GWP della CO 2 ) 64% NH 3 piogge acide e acidificazione degli ecosistemi Possibili interventi di mitigazione agendo a monte (alimentazione, intensificazione delle produzioni) o a valle (gestione dei reflui e loro utilizzo come fonti di energia rinnovabile, es. Biogas) 3

La Waterfootprint Le stime a volte sono esagerate. Acqua per kg di carne disossata Waterfoot network Usa (Capper, 2010) 15.500 3.600 Una parte crescente dell ecological footprint deriva dall allevamento degli animali da reddito? 8 4

Alcune voci dai media/1 Umberto Veronesi al Barilla CFN: essere vegetariani per salvare il pianeta Per ogni chilogrammo di carne bovina che mangiamo vengono consumati 20.000 litri di acqua dichiara il Professor Veronesi e le terre destinate all'allevamento del bestiame costituiscono il 30% delle terre emerse non ricoperte da ghiacci del pianeta. Oggi abbiamo sufficienti dati per confermare che ridurre il consumo di carne nel mondo occidentale può contribuire a ridurre la scarsità di cibo e di acqua nei Paesi più poveri. Perché in realtà i prodotti agricoli sarebbero sufficienti a sfamare tutti se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali da allevamento, perché i terreni destinati al pascolo potrebbero essere coltivati e dare più alimenti. 9 Alcune voci dai media/2 Barilla Centre for Food and Nutrition 10 5

Alcune voci dai media/3 Carlo Petrini: Restituiamo felicità agli animali. Articolo pubblicato su La Repubblica di mercoledì 14 marzo 2012 «La maggior parte della carne e dei derivati animali che mangiamo, purtroppo, sono prodotti da animali allevati in condizioni drammatiche». «In troppe situazioni ancora non sono garantite condizioni minime di benessere; milioni di animali conducono una vita in spazi chiusi, dove tutte le loro funzioni sono immolate alla logica della produzione [ ] spesso sottoposti a viaggi lunghissimi e a volte in condizioni disperate». 11 Consumo di prodotti di origine animale (FAO, 2009) 6

Consumo di carne (FAO, 2009) Studio sistematico dell impronta animale Copyright, Sandri 2011 14 7

Categorie di impatto Categorie d impatto Consumo di risorse non rinnovabili Effetto serra Fertilità e funzione del suolo Qualità dell acqua Ground water Acque superficiali Tossicità umana ed ambientale Indicatori ambientali Combustibili fossili Uso di fertilizzanti K e P CO 2, CH 4, N 2 O Accumulazione di metalli pesanti NH 3, NO x, SO 2 Fertilizzanti-N, bilancio nutrienti, lisciviazione nitrati Fertilizzanti-P, bilancio-p, drenaggio Erbicidi e antibiotici, nitrati, NH 3, PM10, PM2,5 Biodiversità Paesaggio Benessere animale Numero di specie, varietà e razze Animali al pascolo, varietà del paesaggio Strutture, riproduzione, sanità Altre ancora (acidità, odore, riduzione strato di ozono, rumore ecc.) 15 Per alcune emissioni sono in vigore normative o intese internazionali con specifico interesse per le produzioni animali Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra Protocollo di Goteborg per l abbattimento dell acidificazione, l eutrofizzazione e per il contrasto alla riduzione del livello di ozono NEC (National Emission Ceiling Directive, Direttiva 2001/81/EC) per le emissioni di cui sopra IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control, Direttiva 96/61/EC) per allevamenti intensivi di suini e avicoli Direttiva nitrati 91/676/CEE. 16 8

Direttiva Nitrati (CEE 676/91) prima parte protezione (e prevenzione) acque da inquinamento da NO 3 proveniente da fonti agricole identificazione zone vulnerabili (conc. NO 3 attuale o potenziale > 50 mg/l e/o corpi idrici eutrofizzati o eutrofizzandi) nelle zone vulnerabili il quantitativo massimo ammissibile di N/anno 170 kg N/ha definizione di programmi d'azione per limitare l'inquinamento nelle zone vulnerabili designate elaborazione di codici di buona pratica agricola (DM 19/04/99) recanti almeno disposizioni su: razionalizzazione uso fertilizzanti (modalità e periodi di impiego) razionalizzazione uso reflui zoot (modalità e periodi di impiego) modalità stoccaggio reflui zoot programmi di formazione per uso CBPA no limiti per zone non vulnerabili (le indicazioni dovrebbero risultare dal CBPA) 9

Direttiva Nitrati seconda parte normativa NO 3 recepita con DLgs 152/99 2006: DM 7 Aprile 2006 67% della superficie agricola utilizzata della Pianura Padana viene definita come Zona Vulnerabile ai Nitrati Nelle regioni della Pianura Padana sono allevati il 68% delle vacche da latte, l 85% dei suini e l 80% degli avicoli sul totale del patrimonio zootecnico nazionale. 2012: deroga per gli allevatori delle regioni della Pianura Padana 250 kg N/Ha al posto di 170 kg N/ha, sulla base di una richiesta individuale 19 Zone vulnerabili ai Nitrati 10

La quantità di azoto si determina in base al carico di stalla come specificato nell Allegato I tabella 2 del DM 7 aprile 2006 dove sono riportati le quantità di azoto prodotto per tipologia di animale di interesse zootecnico considerando i valori al campo per anno al netto delle perdite per emissioni di ammoniaca categoria Capi allevati 1000 kg N 3000 kg N 6000 kg N Capi/ha in zone vulnerabili Vacche da latte 12 36 72 2 Bovini da latte rimonta 28 84 168 4,7 Bovini da carne 30 90 180 5,1 Vitelli a carne bianca 116 349 698 19,8 Suini scrofe 38 114 228 6,4 Suini ingrasso 102 306 612 17,3 Ovaiole 2150 6450 12900 370 Broilers 4000 12000 24000 680 Tacchini 671 2013 4026 114 Conigli fattrici 2000 6000 12000 340 La valutazione dell impatto ambientale secondo l approccio del ciclo di vita: Life Cycle Assessment (LCA) Considera l intera catena di produzione di un bene, prodotto o servizio Prende in esame un insieme di categorie di impatto sull ambiente Considera non solo gli effetti diretti sull ambiente, ma anche quelli indiretti 22 11

Caratteristica aggiuntiva È una metodologia formale che deve seguire gli standard ISO: ISO 14040 (Principles and Frameworks) ISO 14044 (Requirements and Guidelines) Affinché il risultato dell analisi sia certificato conforme agli standard ISO devono essere seguite alcune regole, tra cui quella di far verificare il risultato da dei peer reviewer. 23 Le fasi dell LCA Definizione dell obiettivo e dello scopo Analisi dell inventario (Life cycle inventory LCI) Interpretazione Valutazione dell impatto (Life cycle impact assessment LCIA) 12

Definizione dell obiettivo e dello scopo Obiettivo: perché viene eseguito lo studio, quale sarà l utilizzazione dei risultati ecc. Ad esempio: stimare l impatto ambientale della produzione del latte bovino secondo il sistema convenzionale rispetto a quello biologico Scopo: Unità funzionale Limiti del sistema Allocazione Unità funzionale È la quantità cui vanno riferite tutte le risorse impiegate e le emissioni ambientali per produrre un bene o un servizio. Esempi per il latte: 1 kg di latte, 1kg di FCM, 1 kg di FPCM, 1 L 1 mq, 1 ha 1 capo allevato ecc. Unità funzionale diversa: conclusioni diverse!!! 13

Confini del sistema Fase o processo del ciclo di vita esaminato Ad esempio per il latte bovino: - dalla produzione dei foraggi al latte venduto (farm gate) - oppure sino al frigorifero del consumatore 1.1.combustibili 1.3.sementi 1.5. attrezzature 1.7. suolo agricolo 1.2. acqua 1.4. fertilizzanti sin 1.6. attrezzature 1.8. Concimi org. 2.Coltivazione di prodotti agricoli (mais, soia, medica AA ecc. 3.1.Emissioni da fertilizzanti (N2O, NO3, NH4) 3.2.Emissioni da lavorazioni 3.3.Emissioni da concimi organici (N2O, NO3, NH4) A 1.1. Alimenti zootecnici 1.2. Detergenti/disinfettanti 2.1.Alimentazione bovine 3.1. Liquame e letame 3.2. Acqua di lavaggio Vasca 1.3. Acqua 1.4. Medicinali 2.2. Mungitura e refrigerazione del latte 3.3. Latte di scarto 3.4. Animali morti Inceneritore 1.5. Energia elettrica, metano, GPL 1.6 Animali acquistati 1.7. Combustibili 1.8. Lettiera acquistata 2.3. Pulizia 2.4. Illuminazione, ventilazione 3.5. Rifiuti sanitari 3.6. Imballaggi carta 3.7. Rifiuti ferrosi e elettronici 3.7. Plastica Riciclo Discarica 1.9. Materiale di ricambio 1.10. Attrezzature B Prodotti: latte, carne, letame, cereali, soia ecc. 3.8. Indifferenziato 3.9. Emissioni Co2, CH4, N2O, NH3 ecc Aria, acqua 14

Allocazione Come si ripartisce il carico ambientale tra prodotto principale e co-prodotti (ad esempio latte e carne) Senza allocazione Senza allocazione, ma espandendo i confini Allocazione fisica (massa o contenuto energetico) Allocazione socio-economica Analisi dell inventario Dati specifici: animali presenti in allevamento, alimenti impiegati, sistema di conservazione dei reflui ecc. Dati generali: combustibile per produrre fertilizzanti, sementi, per trasporti ecc. I dati raccolti o reperiti in letteratura riguardano emissioni e risorse dirette (ad es. metano enterico, ammoniaca da fertilizzanti, combustibili per attrezzature..) ed indirette (ad es. CO 2 da trasporti, deforestazione) 15

La valutazione dell impatto (Impact assessment) Classificare i dati raccolti assegnandoli ad alcune categorie di impatto ambientale. CO 2, CH 4 e N 2 O : categoria cambiamenti climatici gasolio o gas naturale: categoria uso di combustibili fossili PM 10 : categoria qualità dell aria. I dati inoltre vanno caratterizzati: 1 kg di CO 2 vale 1, un kg di CH 4 vale 25 ed un chilo di N 2 O, ancora più potente, vale kg 298 di CO 2 -eq Altri esempi di caratterizzazione Eutrophication potential (EP): kg PO 4 -eq Acidiphication potential (AP): kg SO 2 -eq 16

Interpretazione Fase finale di una LCA. Consiste nel verificare se le conclusioni tratte dall analisi sono supportate dai dati raccolti e dalla procedura adottata. Le verifiche riguardano: rappresentatività del campione analizzato, sensibilità, significato reale delle varie fasi di un processo produttivo. 1 esempio. LCA e uso suolo per diversi prodotti zootecnici (De Vries and De Boer, 2010) 34 17

2 esempio. LCA e consumo di energie fossili per diversi prodotti zootecnici (De Vries and De Boer, 2010) 35 3 esempio. LCA e contributo al GWP di diversi prodotti zootecnici (De Vries and De Boer, 2010) 36 18

4 esempio. Impact assessment results per 1 L of HQ milk and percentage contribution of each LC phase (Fantin et al., 2011) Impact categories GW Ozone layer depletion Photochemical oxidation Acidification Eutrophicati on Units kg CO 2 eq kg CFC-11 eq kg C 2 H 4 eq kg SO 2 eq Kg PO 4 3- eq Total 1.5 6.7E-08 2.7E-04 9.9E-03 7.2E-03 From cradle to farm gate Transports to dairies 85% 62% 84% 92% 97% 1% 2% 1% 1% <1% Dairies 11% 27% 12% 5% 2% To distribution centres 3% 9% 3% 2% <1% 37 Vantaggi L LCA consente di mettere in rilievo: I riflessi a monte e a valle dell intero processo produttivo (ad es. la dieta ha effetti sulle emissioni enteriche ma anche sul carico di nutrienti per unità di superficie) Gli effetti contrastanti (ad es. l interramento dei liquami ha effetti positivi sulle emissioni di NH 3 e negativi su quelle di N 2 O) 19

Limiti Qualità dei dati, spesso ricavati in contesti molto diversi Poca uniformità sui metodi Difficoltà nella raccolta dei dati presso le aziende (diffidenza, disorganizzazione..) Applicazioni Definizione delle migliori pratiche (ad es. IPPC suini e avicoli) Benchmarking: confronto tra diversi sistemi o diverse tecniche Promozione commerciale (ad es. ecolabelling) Potente strumento di programmazione sia aziendale sia politica, che si presta assai bene a stabilire obiettivi di sviluppo, a delineare strategie e a definire indicatori di risultato 20

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