Eurexit - Analisi dell'ipotesi di conversione dei debiti e dei crediti in valuta nazionale mantenendo i depositi bancari in euro

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Eurexit - Analisi dell'ipotesi di conversione dei debiti e dei crediti in valuta nazionale mantenendo i depositi bancari in euro (di Giuseppe Cernuto)

Introduzione Il presente studio vuole analizzare lo scenario di reintroduzione di una moneta nazionale, vautando gli effetti che avrebbe la conversione forzata di tutti i debiti/crediti nella nuova valuta nazionale e il mantenimento dei depositi bancari in euro. L analisi si basa sulla simulazione di una richiesta di credito da parte di un cliente ad una banca e sul deposito della cifra ottenuta in un altra banca. In questo scenario viene ipotizzata la reintroduzione di una valuta nazionale con: conversione di tutti i debiti pregressi nella nuova valuta mantenimento di tutti i depositi e dei rispettivi movimenti attivi e passivi in euro Il metodo di indagine si basa sulla tracciatura dei movimenti, secondo la notazione della partita doppia, fra tutti i soggetti coinvolti. Oggetto dell analisi sono dunque tutti i movimenti monetari e creditizi, mentre l obiettivo è quello di verificare se l ipotesi di conversione di tutti i debiti mantenendo i depositi in euro possa creare problemi di solvibilità al settore bancario o alle famiglie oppure se si tratta di uno scenario percorribile.

Condizioni iniziali. Per semplicità e per riprodurre il processo completo, ipotizziamo uno scenario in cui non esiste moneta, in modo da evidenziare tutti i passaggi, dal cliente alla banca centrale. Passaggi che alla fine della catena sono sempre presenti ma che nel contesto realistico di moneta già presente e banche fornite di riserve, verrebbero occultati da operazioni interne intra e interbancarie. Lo scenario si basa su una conversione lira/euro al tasso di cambio iniziale di 1:1. Fase 1: il cliente chiede un prestito di 100 e lo deposita in un conto corrente La banca A, non avendo fondi disponibili, chiede un prestito alla banca centrale (BC), che crea la moneta necessaria, la presta alla banca A (applicando il Tasso Ufficiale di Riferimento) e questa la presta al cliente (applicando il proprio tasso di interesse). Dettagliamo gli step in modo da capire bene il processo Step 1.1: la banca centrale crea moneta. Notare che il processo di creazione prevede l iscrizione dell importo sia in attivo sia in passivo. Quindi la moneta creata non è un asset di proprietà della BC ma corrisponde a una passività ed è solo nella sua temporanea disponibilità. Chi è allora il proprietario? Ovvero, chi è il creditore di questa passività della BC? La domanda ha diversi risvolti filosofici interessanti. Tecnicamente nessuno, cioè è un debito convenzionale. Io però preferisco dire che il creditore è la collettività. E lo giustifico col fatto che il valore della moneta è dato dalla disponibilità dei cittadini ad accettarla in cambio di beni e servizi. Altra nota tecnica importante: ipotizzando una riserva frazionaria del 2%, la banca non può chiedere alla BC esattamente l importo richiesto dal cliente ma deve includere quel 2% che dovrà lasciare come riserva presso la BC. Ecco perché l importo è di 102.

Step 1.2: la banca centrale presta la moneta alla banca A. Qui avvengono diversi passaggi: la BC sottrae dagli attivi i 102 euro (moneta) che vengono prestati alla banca A, la quale iscrive la somma fra gli attivi. contestualmente la banca A iscrive la somma fra i passivi, perché contrae un debito nei confronti della BC, che specularmente iscrive un credito. Questo tipo di credito è secured cioè garantito da titoli obbligazionari della banca. la banca A, essendo tenuta a tenere una riserva del 2%, trasferisce 2 euro nel proprio conto presso la BC, che riceve quindi un attivo (moneta) e iscrive un passivo (il proprio debito verso la banca). La banca A invece converte moneta in credito, fra gli attivi. Step 1.3: la banca presta la moneta al cliente. La banca sottrae dagli attivi i 100 euro che vengono prestati al cliente. E il cliente iscrive la somma sia fra gli attivi (ora la somma è a sua disposizione) sia fra i passivi (è il debito che il cliente deve alla banca).

Step 1.4: il cliente crea un deposito. La banca sottrae dagli attivi i 100 euro che vengono prestati al cliente. E il cliente iscrive la somma sia fra gli attivi (ora la somma è a sua disposizione) sia fra i passivi (è il debito che il cliente deve alla banca). Fase 2: passaggio alla valuta nazionale. Conversione dei debiti, mantenimento dei depositi in euro L obiettivo è dimostrare che l ipotesi di convertire tutti i debiti in lire, mantenendo i depositi in euro è una scelta che non impatta sui cittadini e sul sistema bancario. Per prima cosa, consolidiamo la situazione finale, elidendo tutti i passaggi che si annullano fra loro:

E quindi, la situazione è la seguente: in verde ho evidenziato dove si trova la moneta (cui corrisponde in rosso il debito convenzionale) mentre in nero sono crediti e debiti fra i vari soggetti. Adesso convertiamo tutti i debiti/crediti in lire ( ) e lasciamo i depositi in euro Cosa vuol dire, dal punto di vista della banca centrale cambiare valuta? Vuol dire convertire i propri attivi e passivi monetari nella nuova valuta nazionale, al tasso di cambio fissato. Poiché abbiamo detto che il cambio iniziale lira/euro è 1:1, possiamo semplicemente cambiare simbolo alla valuta.

La banca B avrà mai difficoltà a rimborsare il deposito in euro del cliente? No, perché la moneta (euro) è già fra gli attivi della banca B. E Il cliente (alias il cittadino) il punto di discontinuità: pur mantenendo il proprio credito verso la banca B in euro, il proprio debito verso la banca A viene convertito in lire. In questo modo, poiché il cittadino viene pagato in lire, anche se la lira si svaluta lui non subisce alcun danno. Ma allora chi lo assorbe questo eventuale danno? E come? Lo fa la banca centrale, mediante emissione di moneta aggiuntiva (lire) in misura del tasso di cambio al momento in cui la conversione viene fatta. Ma vediamo il processo, ipotizzando una svalutazione della lira del 30% Step 2.1: il cliente chiude il conto corrente. Step 2.2: il cliente rimborsa la banca A. Poiché il debito è diventato in lire e la lira è svalutata del 30%, il cliente avrà una plusvalenza di 23 dopo aver rimborsato il debito.

Step 2.3: la banca A restituisce il suo debito alla banca centrale. E quindi, consolidando lo schema Cosa succede adesso se il cliente vuol spendere i 23 euro di moneta? Se deve acquistare beni sul mercato estero, può impiegarli direttamente. Se deve acquistare beni sul mercato interno, deve convertirli in lire. Il controvalore può fornirlo direttamente una banca commerciale, tenendosi la valuta estera da usare per le proprie operazioni, oppure può essere richiesto alla banca centrale. Vediamo direttamente questo scenario..

Step 2.4: il cliente chiede a una banca di convertire i propri euro in lire. Il cliente consegna i soldi alla banca che, non avendo i fondi effettuare una conversione immediata, riceve il denaro dal cliente e si impegna a restituire l equivalente in lire, al tasso di cambio corrente, nel giro di pochi giorni. Step 2.5: la banca chiede alla banca centrale di convertire la somma in lire. La banca centrale riceve la valuta estera (euro) come attivo monetario, provvede a creare un equivalente quantità di moneta in lire al tasso di cambio corrente e la cede alla banca richiedente. Step 2.6: la banca consegna al cliente la somma in lire. La banca estingue il proprio debito consegnando al cliente la moneta creata dalla BC.

Conclusioni Cosa comporta dunque un passaggio alla valuta nazionale, convertendo i debiti in lire e mantenendo i depositi in euro? Abbiamo visto che non esiste alcun problema di solvibilità da parte delle banche che mantengono i depositi in euro, perché posseggono già l equivalente quantità di moneta (nella stessa valuta). Abbiamo visto che la conversione dei debiti in lire permette ai debitori di non subire le fluttuazioni del cambio. L unico creditore a subire è il creditore ultimo, cioè la banca centrale, che però non ha difficoltà a compensare la differenza con emissione monetaria. Abbiamo visto che i titolari dei depositi in euro, ottengono una plusvalenza monetaria, in caso di svalutazione. Questa plusvalenza può essere utilizzata direttamente sui mercati esteri oppure spesa internamente, previa conversione in lire. E questa conversione che, alla fine della catena, comporterà un emissione monetaria aggiuntiva da parte della banca centrale. Possiamo quindi concludere che la conversione dei debiti mantenendo i depositi in euro è fattibile, perfettamente sostenibile ed è una soluzione che offre molti vantaggi rispetto alla conversione dei depositi: evita la fuga di capitali e permette una conversione graduale, senza dover procedere in gran segreto alla pianificazione, creazione e distribuzione capillare della moneta, per poi effettuare l operazione a sorpresa a banche e mercati chiusi.