Master. Controllo di Gestione. Andrea Panizza. Comunicazione di

Documenti analoghi
Il concetto di crisi e le direzioni di risanamento Prof. Alberto Quagli

L impresa recuperata La soluzione delle crisi di impresa dopo il Decreto Sviluppo 2012

La fattibilità del piano e la relazione del professionista ex art. 161 L.F. Forlì 11 dicembre 2009

GESTIRE EFFICACEMENTE IL DEBITO: CONCORDATI STRAGIUDIZIALI, PIANI DI RISTRUTTURAZIONE E TRANSAZIONI FISCALI Il ruolo del professionista

Prof. Giuseppe Sancetta. La pianificazione del risanamento

IL SISTEMA DI GESTIONE

REDAZIONE DEL PIANO E CONTENUTI DELL ATTESTAZIONE NEL CONCORDATO FINANZA INTERINALE IN CONTINUITÀ CON RICHIESTA DI

CREARE UNA NUOVA IMPRESA

1. Interruzione dell attività, esercizio provvisorio fallimentare e danno arrecato

IL BILANCIO D ESERCIZIO

Procedure relative al sistema di controllo interno sull informativa finanziaria

LE ATTESTAZIONI DEL PROFESSIONISTA INCARICATO

IL RUOLO DEL PROFESSIONISTA NELLA GESTIONE DEL RAPPORTO CON LE BANCHE

PARTE PRIMA GUIDA STRATEGICA

LE VALUTAZIONI IMMOBILIARI NELLE PROCEDURE CONCORSUALI E NELLE PROCEDURE ESECUTIVE ISTRUZIONI PER L'USO

Analisi delle condizioni di miglior soddisfacimento dei crediti

Gli attori del concordato preventivo: l attestatore

VERIFICHE PERIODICHE DEL COLLEGIO SINDACALE. di Teresa Aragno

COMUNICATO STAMPA IL CDA DI CAMFIN SPA APPROVA I RISULTATI AL 31 MARZO 2012 PRIMO TRIMESTRE IN DECISO MIGLIORAMENTO

Indice. Prefazione alla seconda edizione Autori Ringraziamenti dell Editore In questo volume... XV XXI XXIII XXV

Creazione e sviluppo dello studio professionale

Casi pratici di determinazione della significatività. Documenti di pianificazione del lavoro

Ø composizione degli investimenti e dei finanziamenti Ø correlazione tra investimenti e finanziamenti Ø Andamento di investimenti e finanziamenti

S.A.F. SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE LUIGI MARTINO

Riepilogo iniziativa CF_1208_I_2015

Riclassificazione di bilancio

Il Cambiamento e l Innovazione nella Professione: il Controllo Direzionale

POLIGRAFICA S. FAUSTINO S.p.A.: IL CDA HA APPROVATO LA SEMESTRALE 2000 RICAVI DEL SEMESTRE IN CRESCITA DEL 12% RISPETTO AL SEMESTRE 1999

La quotazione su AIM Italia : preparazione della società

I Piani di risanamento ex art. 67 LF

1. Evoluzione, utilità e limiti dell analisi di bilancio. 2. Come impostare l analisi. 3. La riclassificazione dello Stato patrimoniale

Corso di Revisione Aziendale

Oggetto: gestione razionale del fattore capitale

RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE

Release : 2014_2 Settore : Commercio Natura giuridica s.r.l. Caso: Ristrutturazione Debito

Lo stato patrimoniale

INDICE SOMMARIO. pag. Presentazione...

Company Identity File dell'impresa

La riclassificazione del bilancio d esercizio

CONCORDATO CON CONTINUITA AZIENDALE Art. 186-bis del R.D. 16 Marzo 1942, n.267 (Legge Fallimentare), introdotto con il decreto legge 22 giugno 2012,

Company Identity File dell'impresa

TOOL E MATERIALI ANTIRICICLAGGIO ANTIRICICLAGGIO PROFESSIONISTI

L organizzazione delle imprese. Il piano di marketing

COMUNICATO STAMPA (Ai sensi dell art.114 comma 5 del D. LGS. n.58/1998)

2. La relazione tra dinamica economica e monetaria. 3. L organizzazione del servizio di tesoreria aziendale

UTILIZZO DEL BUSINESS PLAN

Le Guide. CRISI D IMPRESA dalla diagnosi alla gestione. Analisi SWOT e make or buy Risanamento e turnaround Piani attestati Gestione indebitamento

IL FACTORING E BASILEA 2: OPPORTUNITA DA COGLIERE PER LE AZIENDE. relatore: Dott. Paolo Viano dottore commercialista - revisore dei conti

Relazione Previsionale e Programmatica Piano industriale - Highlights

FRANCO ROSCINI VITALI VERIFICA DELLA CONTINUITA AZIENDALE

La continuità aziendale tra crisi di impresa e amministrazione giudiziaria. Il ruolo del revisore legale e del professionista.

Comunicazione economico-finanziaria

Procedure Concorsuali. e Risanamento d Impresa. Napoli 200 ore. Corso di Alta formazione 2017

Introduzione. 1. Il processo di revisione contabile

Gruppo Ceramiche Ricchetti Approvata la relazione trimestrale, fatturato consolidato a 48,5 milioni di euro

Corso di Finanza aziendale

Procedure Concorsuali. e Risanamento d Impresa. Napoli 200 ore. Corso di Alta formazione 2017

GRUPPO ZIGNAGO VETRO:

... (firma del legale rappresentante dell impresa)

Milano, 28 Agosto 2008

SOCIETA PORTO INDUSTRIALE DI LIVORNO S.p.a. RELAZIONE DEL COLLEGIO SINDACALE

Comunicato stampa del 12 novembre 2007

GESTIRE EFFICACEMENTE IL DEBITO CONCORDATI STRAGIUDIZIALI, PIANI DI RISTRUTTURAZIONE E TRANSAZIONE FISCALI. Docente:Avv.

Definizione e contenuti del Business Plan L idea di business L analisi competitiva La strategia ipotizzata Le iniziative da realizzare Le risorse da i

Temporary CFO. Corporate Service.

Indice. Prefazione. Parte Prima Introduzione all economia aziendale

GESTIRE EFFICACEMENTE IL DEBITO NELLA CRISI D IMPRESA. CONCORDARDATI STRAGIUDIZIALI, PIANI DI RISTRUTTURAZIONE E TRANSAZIONI FISCALI.

GRUPPO COFIDE: UTILE NETTO DEL SEMESTRE A 17,5 MLN ( 20,3 MLN NEL 2015)

Il Controllo di Gestione e la struttura organizzativa. Davide Vierzi

PERCORSO GRATUITO DI ACCOMPAGNAMENTO ALL AVVIO D IMPRESA TRASFORMARE UN IDEA IN UN PROGETTO D IMPRESA

U.S.R. - Sardegna. Il Business Plan. a cura del Prof. Alessandro Massidda

COME EFFETTUARE L ANALISI DELLA CONCORRENZA

Capitolo 20 Gli allegati

Studio Associato Legale e Tributario

Relazione sulla gestione Bilancio abbreviato al 31/12/2011

COMUNICATO STAMPA. Il Consiglio di Amministrazione di Alerion approva il resoconto intermedio sulla gestione del Gruppo al 31 marzo 2008

DELCLIMA S.P.A. Sede Legale in Treviso - Via L. Seitz n. 47. Capitale Sociale Euro int. vers.

AEFFE: Nei Primi Nove Mesi Del 2016 Si conferma Il Positivo Andamento Di Tutti Gli Indicatori Economici

Budget. Budget di PERIODO. di INIZIATIVA MASTER BUDGET. Simulazioni economiche. Obiettivi generali del piano operativo. Obiettivi generali del budget

GRUPPO COFIDE: UTILE NETTO DEI NOVE MESI A 61,1 MILIONI DI EURO

FONDO UNICO REGIONALE DI INGEGNERIA FINANZIARIA

IL CALCOLO DEGLI INDICI DI BILANCIO PER LA RELAZIONE SULLA GESTIONE

GRUPPO COFIDE: UTILE NETTO A 6 MILIONI DI EURO (5,9 MILIONI NEL Q1 2011)

MODELLO DI RELAZIONE/BUSINESS PLAN DI PROGETTO IN CASO DI DOMANDA IN FORMA AGGREGATA (ATI RETI DI IMPRESE CONTRATTO)

Riunione 18 maggio 2014 ASSEMBLEA SOCI. Valutazione sul risultato di bilancio

Workshop Il Rendiconto Finanziario in Excel Fiumicino 6 maggio 2017

Modelli e metodologie per l analisi strategica

BILANCI D ACCIAIO? Analisi di bilancio delle imprese del settore acciaio

Corso di Economia e Gestione delle Imprese. Corso di Economia e Gestione delle Imprese

Camera di Commercio di Milano INIZIATIVE A SOSTEGNO DELL ACCESSO AL CREDITO DELLE PMI MILANESI ANNO 2009

Assindustria Servizi srl organizza un corso di tre giornate su Il Business Plan.

Zignago Vetro S.p.A. COMUNICATO STAMPA

ALLEGATOC alla Dgr n. 827 del 31 maggio 2016 pag. 1/5

Relazione Finanziaria trimestrale del Gruppo al 31 marzo 2015

La gestione della dinamica finanziaria nelle PMI

CORSO DI FINANZA AZIENDALE AVANZATA ANALISI E PIANIFICAZIONE ECONOMICA - FINANZIARIA. Riccardo Rapelli

Meccanismi di simulazione economico-finanziaria. Nicola Castellano - Università di Macerata

3 Le verifiche nel corso dell esercizio di Giovanna Ricci e Giorgio Gentili

Esprinet: risultati superiori alle previsioni

Economia Aziendale 1

Transcript:

Master Controllo di Gestione Comunicazione di Andrea Panizza Consulente di Direzione Aziendale Senior Partner AP & Partners Srl Revisore Legale Vice Presidente A.P.R.I. (Associazione Professionisti Risanamento Imprese) Milano, 15 marzo 2014

Il piano industriale 2

Agenda 1. Il piano industriale nei diversi contesti gestionali 2. Piano industriale e crisi d impresa 3. La verifica dell attendibilità dei piani 3

1. Il Piano dei diversi contesti gestionali 1.1. Il piano industriale come componente del sistema di pianificazione e controllo aziendale 1.2. Le fonti del piano industriale 1.3. Il piano industriale: definizione, obiettivi, requisiti 1.4. Le tipologie di piano industriale 1.5. Il piano industriale 4

1.1. Il piano industriale come componente del sistema di pianificazione e controllo aziendale Il piano industriale dovrebbe rappresentare una fase di un processo, tutto interno all azienda, in cui si fissano gli obiettivi e le strategie di medio/lungo periodo, si verifica in corso d opera il grado di raggiungimento delle eventuali varianze rispetto agli obiettivi prefissati, se ne interpretano le motivazioni per correggere il tiro. Fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (a cura del Gruppo di Lavoro Area Finanza Aziendale), Sottolineare l aspetto culturale del Business Plan Doc. 8 Criticità nella elaborazione del Business Plan, in Linee guida alla redazione del business plan, Roma, 2011, pag. 72 5

1.1. Il piano industriale come componente del sistema di pianificazione e controllo aziendale Occorre ricercare l integrazione del piano con gli altri strumenti che compongono il sistema di pianificazione e controllo aziendale (Budget, Forecast, Report periodici e analisi degli scostamenti tra quanto consuntivato e quanto previsto in sede di programmazione annuale). Fonte: Piano industriale e strumenti di risanamento. Guida metodologica e operativa A. Quagli A. Panizza M. Iotti P. Camanzi M. Contri I Edizione 2012 IPSOA, Milano 6

1.2. Le fonti del piano industriale Borsa Italiana, Guida al piano industriale, Milano, 2003 Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (in collaborazione con l Università degli Studi di Firenze e Assonime), Linee guida per il finanziamento alle imprese in crisi, prima edizione, Roma, 2010 (e bozza per discussione della seconda edizione 2014) Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (a cura del Gruppo di lavoro area finanza aziendale), Linee guida alla redazione del business plan, Roma, 2011 Altre di derivazione professionale 7

1.3. Il piano industriale: definizione, obiettivi, requisiti a. Definizione: Il Business Plan è il documento nel quale, a partire dalla presentazione delle strategie competitive di fatto operanti a livello aziendale (corporate) e di SBU e dell eventuale fabbisogno o opportunità di rinnovamento esistente, vengono illustrate le intenzioni strategiche del management relative alle strategie competitive dell azienda, le azioni che saranno realizzate per il raggiungimento degli obiettivi strategici, l evoluzione del key value driver e dei risultati attesi Fonte: Borsa Italiana, Guida al piano industriale, pag. 10-11 8

1.3. Il piano industriale: definizione, obiettivi, requisiti b. Obiettivi: I. Ridurre l asimmetria informativa tra l impresa e il destinatario del Business Plan II. III. IV. Consentire al management di definire in che modo l azienda intende accrescere il valore creato per gli azionisti Focalizzare l attenzione sulla creazione del valore nell ambito di una visione di lungo periodo Creare una guida per la gestione dell attività aziendale V. Sviluppare un utile processo di apprendimento VI. VII. Preparare il confronto con il mercato finanziario Migliorare la definizione del sistema di incentivazione aziendale Fonte: Borsa Italiana, Guida al piano industriale, pag. 11-12 9

1.3. Il piano industriale: definizione, obiettivi, requisiti c. Requisiti Secondo l art. 2.1.2 del Regolamento dei mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana Spa, i requisiti indispensabili del documento sono: I. La sostenibilità finanziaria Qualità e quantità delle fonti di finanziamento che il management intende utilizzare per fronteggiare i fabbisogni correlati alla realizzazione della strategia II. La coerenza Relativo alla dimensione interna del piano e si manifesta laddove tutte le componenti e i relativi tempi di realizzazione siano tra loro coerenti [ ] Fonte: Borsa Italiana, Guida al piano industriale, pag. 13-14 10

1.3. Il piano industriale: definizione, obiettivi, requisiti [ ] III. L attendibilità Compatibilità con le dinamiche del contesto competitivo» Andamento della domanda e delle quote di mercato» Tendenze in atto nei bisogni dei consumatori e i fattori chiave che ne guidano le scelte» Il comportamento dei competitor (desumibile da un analisi di benchmarking)» La struttura e i cambiamenti dei canali distributivi e dei rapporti di fornitura» Il conteso normativo, tecnologico, sociale e ambientale Confrontabilità con i risultati storici Visibilità (probabilità) dei dati previsionali Analisi di sensitività (what if ) Fonte: Borsa Italiana, Guida al piano industriale, pag. 14-15-16 12

1.3. Le tipologie di piano industriale Start-up / Nuovo investimento Pianificazione Interna Sviluppo/ Internazionalizzazione Analisi di mercato Intenzioni strategiche Benchmarking Fabbisogno finanziario Organizzazione interna Programmazione del piano (Gantt) Fabbisogno finanziario Analisi delle aree critiche interne Programmazione del piano (Gantt) Strategia realizzata Intenzioni strategiche SWOT Analysis Analisi di mercato Benchmarking Fabbisogno finanziario Programmazione del piano (Gantt) 13

1.3. Le tipologie di piano industriale M&A Rilancio Risanamento Intenzioni strategiche Fabbisogno finanziario Analisi delle aree critiche Organizzazione interna Programmazione del piano (Gantt) Strategia realizzata Analisi di mercato Analisi delle aree critiche Intenzioni strategiche Benchmarking Organizzazione interna Programmazione del piano (Gantt) Analisi di mercato Analisi delle aree critiche Intenzioni strategiche Benchmarking Analisi delle nuove variabili interne Fabbisogno finanziario Organizzazione interna Programmazione del piano (Gantt) 14

1.4. Articolazione e requisiti del piano industriale Articolazione e requisiti base del piano industriale 15

1.4. Articolazione e requisiti del piano industriale Il piano industriale deve: Essere completo nella sua documentazione; Basarsi su rappresentazione veritiera della situazione di partenza; Individuare con accuratezza le strategie realizzate e in atto; Esplicitare le ipotesi a base della strategia; Proporre una strategia coerente, realistica, efficace; Concretizzarsi in un programma di azione realizzabile, chiaro, analitico, tempificato; Presentare dei bilanci prospettici completi e sequenzialmente derivabili dal programma di azione; Contenere stress test riferiti alle variabili più significative, ipotizzando anche le evoluzioni peggiori rispetto al contesto del piano. Fonte (con variazioni): A. Quagli, Verifiche di attendibilità dei piani di risanamento, Amministrazione & Finanza n. 2/2011, IPSOA, Milano 16

Premessa 1.5. Matrice dei contenuti del piano industriale Il piano, oltre a rappresentare un documento estremamente complesso, non può essere schematizzato in un unico modello. In particolare, al diminuire della complessità aziendale aumentano le difficoltà che si incontrano nella sua costruzione. Quindi, riducendo le dimensioni, diminuiscono anche le fonti disponibili e, di conseguenza, risulta necessario rivolgersi a interlocutori specializzati.??? Letteratura accademic a Ecc. Case History Fonti per Imprese di piccole-medie dimensioni Fonti per Imprese di grandi dimensioni 17

1.5. Matrice dei contenuti del piano industriale L indice del piano industriale evidenzia il grado di rilevanza che ogni voce del piano acquista in base alle finalità del piano stesso. Start-up Pianificazione aziendale Svil./Internazio nalizzazione M&A Rilancio Risanamento 1 RISERVATEZZA 2 RIFERIMENTI DELL'AZIENDA 2 1 DENOMINAZIONE O RAGIONE SOCIALE 2 2 SEDE LEGALE 2 3 SEDE OPERATIVA 2 4 PARTITA IVA / CODICE FISCALE 2 5 CONTATTI 2 5 1 TELEFONO 2 5 2 FAX 2 5 3 E-MAIL 2 5 4 SITO 3 DATE DEL PIANO 3 1 DATA ALLA QUALE E' POSSIBILE RIFERIRE LA STESURA DEL PIANO 3 2 DATA ALLA QUALE E' POSSIBILE RIFERIRE LA COMUNICAZIONE AI DESTINATARI DEL PIANO 4 REFERENTE CHE HA REALIZZATO IL PIANO 5 OBIETTIVI 6 LA SOCIETA' 6 1 STORIA AZIENDALE E PROPRIETA' 6 2 LOCALIZZAZIONE DELLE STRUTTURE AZIENDALI Non Pertinente Discrezionale Consigliato Opportuno Indispensabile 18

1.5. Matrice dei contenuti del piano industriale Matrice dei contenuti del Piano Industriale (segue) Start-up Pianificazione aziendale Svil./Internazio nalizzazione M&A Rilancio Risanamento 7 IL BUSINESS 7 1 MISSIONE AZIENDALE 7 2 ANALISI DELL'ATTIVITA' 7 3 ANALISI DEL PRODOTTO/SERVIZIO 7 3 1 CICLO DI VITA DEL PRODOTTO 7 3 2 POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO 7 4 ANALISI DEL SETTORE/MERCATO/CANALE 7 4 1 POSIZIONAMENTO DELL'AZIENDA 7 4 2 ELEMENTI DISTINTIVI 7 4 3 CONFRONTO CON I CONCORRENTI 7 4 4 CANALI DISTRIBUTIVI 7 5 CICLO DI VITA DEL SETTORE 7 6 TECNOLOGIA IMPIEGATA 7 7 I FORNITORI 7 8 I CLIENTI 8 SITUAZIONE DI PARTENZA 8 1 STRATEGIE REALIZZATE E IN ATTO 8 2 DATI RIASSUNTIVI ECONOMICO-PATRIMONIALI-FINANZIARI Non Pertinente Discrezionale Consigliato Opportuno Indispensabile 19

1.5. Matrice dei contenuti del piano industriale Matrice dei contenuti del Piano Industriale (segue) Start-up Pianificazione aziendale Svil./Internazio nalizzazione M&A Rilancio Risanamento 9 STRATEGIA 9 1 LA PIRAMIDE STRATEGICA 9 2 DESCRIZIONE DEL PIANO 9 2 1 ORGANIZZAZIONE 9 2 1 1 Piano del personale 9 2 1 2 Gruppo di Management 9 2 1 3 Organigramma aziendale 9 2 2 PRODUZIONE 9 2 2 1 Processi produttivi 9 2 2 2 Investimenti in impianti produttivi 9 2 2 3 Capacità produttiva 9 2 3 LOGISTICA 9 2 4 VENDITE 9 2 4 1 Andamento del mercato di riferimento 9 2 4 2 Comunicazione e marketing 9 2 4 2 1 Segmentazione del mercato e target di riferimento 9 2 4 2 2 Marketing Mix - Strategie di prodotto 9 2 4 2 3 Marketing Mix - Strategie di prezzo 9 2 4 2 4 Marketing Mix - Strategie di distribuzione 9 2 4 2 5 Marketing Mix - Strategie di promozione 9 2 4 3 Piano delle vendite 9 2 5 FINANZIAMENTI 9 2 6 INVESTIMENTI 9 2 7 ATTUAZIONE DEL PIANO Non Pertinente Discrezionale Consigliato Opportuno Indispensabile 20

1.5. Matrice dei contenuti del piano industriale Matrice dei contenuti del Piano Industriale (segue) Start-up Pianificazione aziendale Svil./Internazio nalizzazione M&A Rilancio Risanamento 10 IL PIANO ECONOMICO-PATRIMONIALE-FINANZIARIO 10 1 CRITERI UTILIZZATI NELLE PREVISIONI (ASSUMPTIONS) 10 2 ANALISI DI SENSITIVITA' 11 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 12 ALLEGATI Non Pertinente Discrezionale Consigliato Opportuno Indispensabile 21

2. Piano industriale e crisi d impresa 2.1. Gli strumenti per il risanamento 2.2. Il ruolo del professionista nella definizione del piano 2.3. Il piano di risanamento 22

2.1. Gli strumenti per il risanamento Risanamento Interno Risanamento Esterno Stragiudiziale Piano di risanamento Accordi atipici con i creditori Giudiziale Accordi di ristrutturazione del debito Concordato in continuità d impresa Concordato preventivo 23

2.1. Gli strumenti per il risanamento Nuove misure negoziali di soluzione della crisi di impresa Art. 67 comma 3 lettera d) L.F. PIANO ATTESTATO DI RISANAMENTO Art. 182-bis L.F. ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE Art. 160 ss. L.F. CONCORDATO PREVENTIVO Art. 186-bis L.F. CONCORDATO IN CONTINUITA AZIENDALE 24

2.1 - Gli strumenti per il risanamento Piano risanamento stragiudiziale, (art. 67, 3 c., lett. d)): piano che appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione debitoria dell'impresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria; un professionista indipendente designato dal debitore, iscritto nel registro dei revisori legali ed in possesso dei requisiti previsti dall'art. 28, lettere a) e b) deve attestare la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano; Accordo ristrutturazione debiti, (art. 182bis, 6 c.):. unitamente ad una relazione redatta da un professionista, designato dal debitore, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 67, terzo comma, lettera d) sulla veridicità dei dati aziendali e sull attuabilità dell accordo stesso con particolare riferimento alla sua idoneità ad assicurare l integrale pagamento dei creditori estranei nei rispetto dei seguenti termini 25

2.1 - Gli strumenti per il risanamento Concordato preventivo, (art. 161, 3 c.): Il piano e la documentazione di cui ai commi precedenti devono essere accompagnati dalla relazione di un professionista, designato dal debitore in possesso dei requisiti di cui all'art. 67, terzo comma, lettera d), che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano medesimo. Analoga relazione deve essere presentata nel caso di modifiche sostanziali della proposta o del piano. 26

2.1 - Gli strumenti per il risanamento Concordato in continuità d impresa (art. 186-bis, 1 c.): Quando il concordato prevede la prosecuzione dell attività di impresa, la cessione dell azienda in esercizio o il conferimento dell azienda in esercizio in una o più società si applicano le disposizioni dell articolo 186-bis nonché gli articoli 160 e seguenti, in quanto compatibili. Il concordato in continuità d impresa: Mira alla conservazione del going concern aziendale; Non persegue finalità liquidatorie; Ha come obiettivo il soddisfacimento in tutto o in parte dei creditori utilizzando il cash flow prodotto dalla prosecuzione dell attività; Persegue il raggiungimento dell equilibrio economico-finanziario della società attraverso il risanamento aziendale; Il piano deve contenere un analitica indicazione dei costi e dei ricavi attesi della prosecuzione dell attività d impresa, delle risorse finanziarie necessarie e delle modalità di copertura delle stesse. 27

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano Obiettivo del piano Effettivo strumento per il superamento della crisi o Mezzo per nascondere il reale stato di insolvenza? 28

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano L Advisor è, in generale, una figura che conosce in modo approfondito le tematiche legate ad una specifica area economica e che, nonostante questa sua dimensione verticale su un argomento specifico, solitamente sviluppa anche competenze in discipline diverse dalla principale. L Advisor finanziario è un soggetto altamente specializzato in finanza, in particolare nel corporate finance che deve svolgere le sue attività nella massima imparzialità e trasparenza. 29

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano E per questo che motivo funge da leader in task force con specifici obiettivi (come può essere un risanamento) che prevede l intervento di altri interlocutori quali: Top management dell impresa Advisor industriale Advisor legale Consulenti dell impresa Turnaround manager Attestatore / Asseveratore 30

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano L advisor finanziario deve individuare la strategia più efficace (in particolare dal punto di vista finanziario) al fine di favorire il superamento dello stato di crisi o l affiancamento dell azienda posta in liquidazione. Prima ancora di costruire una strategia, l Advisor deve: Assicurarsi che vi possa essere continuità aziendale L esistenza di un patrimonio netto rettificato positivo, calcolato come la differenza tra le poste dell attivo e del passivo dello stato patrimoniale, espressi alla data di valutazione (metodo patrimoniale semplice e metodo patrimoniale complesso). L Advisor deve quindi supportare la realizzazione del piano industriale affinché questo sia coerente con le strategie e la struttura finanziaria individuata. 31

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano Ancor prima di assistere l impresa nella elaborazione del piano (o nella sua revisione qualora esistente), in collaborazione con gli altri attori coinvolti nel risanamento, l Advisor finanziario deve definire lo stato della crisi. E solo al termine di questa delicata fase che potrà essere orientato l intervento e identificato il suo perimetro. 32

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano La gestione di questa fase deve essere attuata in modo rapido e tempestivo e si sviluppa, generalmente, lungo cinque ambiti di indagine (non necessariamente sequenziali): Ricognizione della situazione attuale; Definizione della situazione prospettica a breve; Comprensione della ragione della crisi; Individuazione e proposta dello strumento legislativo di riferimento; Stabilizzazione della situazione finanziaria. Fonte: S. Sartini Valuenet Srl, Il piano di rilancio il ruolo dell Advisor Centro Studio I Cappuccini 28-03-2013 33

2.2. Il ruolo dell Advisor nella definizione del piano L insieme di queste attività rappresenta in realtà una versione compatta del piano, una specie di diario nel quale l Advisor: analizza la situazione economico-patrimoniale-finanziaria per percepire la gravità della situazione; costruisce la prospettiva finanziaria dei successivi sei mesi (con monitoraggio dei flussi di cassa settimanale) per capire quali manovre di contingenza può sviluppare in base alle risorse; comprende nel profondo la complessità aziendale intercettando le cause di crisi ed disegnando i possibili elementi di discontinuità da portare avanti; stabilire, dopo questa analisi accurata, lo strumento legislativo di riferimento; attuare le azioni in grado di stabilizzare la situazione, bloccando l emorragia di cassa e conservando la liquidità. Raggiunto questo primo obiettivo il gruppo di lavoro composto da tutti gli attori coinvolti può procedere allo sviluppo del piano. 34

2.3. Il piano di risanamento Al fine di un positivo giudizio finale di attendibilità, il piano deve: Essere completo nella sua documentazione; Basarsi su rappresentazione veritiera della situazione di partenza; Individuare con accuratezza le cause della crisi; Esplicitare le ipotesi a base della strategia di risanamento; Proporre una strategia coerente, realistica, efficace; Concretizzarsi in un programma di azione realizzabile, chiaro, analitico, tempificato; Presentare dei bilanci prospettici completi e sequenzialmente derivabili dal programma di azione; Contenere stress test riferiti alle variabili più significative, ipotizzando anche le evoluzioni peggiori rispetto al contesto del piano. Fonte: A. Quagli, Verifiche di attendibilità dei piani di risanamento, Amministrazione & Finanza n. 2/2011, IPSOA, Milano 35

2.3. Il piano di risanamento Essere completo nella sua documentazione Gli allegati sono documenti fondamentali per il completamento del piano di risanamento. Possono risultare rilevanti ai fini della trasparenza, ad esempio, atti societari, contratti commerciali, accordi scritti con gli istituti di credito, ecc 36

2.3. Il piano di risanamento Basarsi su rappresentazione veritiera della situazione di partenza Illustrazione dei momenti recenti di vita aziendale (con collegamenti alle cause di crisi e descrizione degli elementi distintivi aziendali per il rilancio) Il business model e il contesto competitivo in cui l impresa opera Il profilo organizzativo 37

2.3. Il piano di risanamento Basarsi su rappresentazione veritiera della situazione di partenza I dati contabili di partenza "C R US C OTTO A ZIEN D A LE" (A c tua l) 31/12/2008 Fo rma giuridica S.R.L. 31/12/2009 Fo rma giuridica S.R.L. 31/12/2010 Fo rma giuridica S.R.L. Actual Actual Actual R ic a v i ne tti (R ic ) - (Euro / 10 0 0 ) 9.498 9.319 8.147 M a rg ine Ope ra tiv o Lo rdo (M OL) - (Euro / 10 0 0 ) M a rg ine Ope ra tiv o Lo rdo (M OL) / R ic a v i (R ic ) 95-34 308 1,00% -0,37% 3,78% Ris ultato Ope rativo (Ro ) - (Euro / 1000) - 177-298 48 Ris ultato Ope rativo (Ro ) / Ric avi (Ric ) -1,86% -3,20% 0,59% "C R US C OTTO A ZIEN D A LE" (A c tua l) 31/12/2008 Fo rma giuridica S.R.L. 31/12/2009 Fo rma giuridica S.R.L. 31/12/2010 Fo rma giuridica S.R.L. R is ulta to N e tto (R n) - (Euro / 10 0 0 ) - 81-324 - 80 Ris ultato Ne tto (Rn) / Ric avi (Ric ) -0,85% -3,48% -0,98% C o s ti de l pe rs o na le (P s ) / R ic a v i (R ic ) 67,12% 62,49% 60,49% R e dditiv ità de l c a pita le inv e s tito (R.O.I. g lo ba le ) Ris ultato o perativo ed acces s o rio (Ro a) / Capitale inves tito (Ci) R e dditiv ità e ffe ttiv a de l c a pita le pro prio (R.O.E.) Ris ultato netto (Rn) / Capitale netto (Cn) Actual Actual Actual 6,54% 2,06% 4,57% -51,68% 193,13% 32,35% Indic e di liquidità primaria 1,04 1,02 0,85 (Capitale co rrente (Cc) - Rimanenze (Mm)) / P as s ività co rrenti (P c) R a ppo rto di inde bita m e nto (in fo rm a indire tta ) Capitale inves tito (Ci) / Capitale netto (Cn) Ta s s o di ro ta zio ne de l c a pita le inv e s tito (Indic e di Turno v e r) Ricavi netti (Ric) / Capitale inves tito (Ci) 46,65-43,52-30,82 130,36% 127,68% 106,62% Variazio ne Inve s time nti (Euro / 1000) 186,02 17,57 F re e C a s h F lo w B (Euro / 10 0 0 ) - 311,16 404,73 C a s h F lo w N e tto Glo ba le (Euro / 10 0 0 ) - 219,35 179,43 C a pita le c irc o la nte ne tto fina nzia rio (C C N f) - (Euro / 10 0 0 ) Capitale co rrente (Cc) - P as s ività co rrenti (P c) C a pita le c irc o la nte ne tto c o m m e rc ia le (C C N c ) - (Euro / 10 0 0 ) Crediti co mmerciali (Cl) + Rimanenze (Mm) - Debiti co mmerciali (Fo ) 781 595 272 4.542 4.974 5.540 Capitale inve s tito ne tto (CIN ) - (Euro / 1000) 2.050 1.678 1.338 Capitale circo lante netto finanziario (CCNf) + Capitale fis s o (Cf) M a rg ine di s truttura (Euro / 10 0 0 ) - 1.113-1.251-1.314 Capitale netto (Cn) - Capitale fis s o (Cf) M a rg ine di s truttura s e c o nda rio (Euro / 10 0 0 ) 781 595 272 (Capitale netto (Cn) + P as s ività fis s e (P ml)) - Capitale fis s o (Cf) Capitale Ne tto (Cn) - (Euro / 1000) 156-168 - 248 P o s izio ne F ina nzia ria N e tta (P F N ) (Euro / 10 0 0 ) Liquidità immediate (Li) + Attività finanziarie a breve (Af) - Debiti finanziari a breve (Bp) - Debiti finanziari a lungo (Dlt) - Tfr (Tfr) - Altre pas s ività a lungo (Apl) - 4.636-4.807-4.368 38

2.3. Il piano di risanamento Individuare con accuratezza le strategie realizzate e in atto e le cause della crisi 39

2.3. Il piano di risanamento Individuare con accuratezza le strategie realizzate e in atto e le cause della crisi Cause Corporate: Cambiamenti nell assetto proprietario Cambiamenti nell assetto manageriale e organizzativo Situazioni straordinarie esogene Portafoglio business Finanziaria (legata anche al business) Cause legate al business: Crisi di liquidità Crisi di fatturato Crisi di inefficienza 40

2.3. Il piano di risanamento Esplicitare le ipotesi a base della strategia di risanamento (assumptions) Le ipotesi-base per la strategia si basano su variabili: Interne all azienda: marginalità, dinamica finanziaria, serie storiche, capacità produttiva, ecc. Esterne all azienda: tasso di sviluppo dell economia, trend del mercato riferimento, tassi di interesse, ecc. Le variabili che impattano maggiormente sul piano, anche se presentate nel dettaglio nel documento, devono essere preventivamente allocate, in modo sintetico, in appositi prospetti di riepilogo. 41

2.3. Il piano di risanamento Esplicitare le ipotesi a base della strategia di risanamento (assumptions) 42

2.3. Il piano di risanamento Proporre una strategia coerente, realistica, efficace In presenza di crisi da fatturato o da inefficienza, il piano di risanamento dovrà prevedere un nuovo business model. Dovranno essere pertanto definite strategie che impattino sugli aspetti legati: all organizzazione ai processi produttivi alle vendite (politiche di marketing) agli investimenti (e disinvestimenti) necessari Cercando di descrivere correttamente le differenze con il modello attuale. 43

2.3. Il piano di risanamento Proporre una strategia coerente, realistica, efficace La piramide strategica La piramide strategica è composta da tre livelli: 1) l'apice contiene la strategia; 2) il livello intermedio evidenzia tanti segmenti quante sono le tattiche che l'azienda intende sviluppare; 3) nel terzo livello sono riportati i programmi necessari allo sviluppo delle tattiche (per ogni tattica vi sarà, di conseguenza, un programma che attribuisce responsabilità, scadenze e budget) 44

2.3. Il piano di risanamento Concretizzarsi in un programma di azione realizzabile, chiaro, analitico, tempificato (action plan) 45

2.3. Il piano di risanamento Presentare dei bilanci prospettici completi e sequenzialmente derivabili dal programma di azione 46

2.3. Il piano di risanamento Contenere stress test riferiti alle variabili più significative, ipotizzando anche le evoluzioni peggiori rispetto al contesto del piano 47

2.3. Il piano di risanamento Contenere stress test riferiti alle variabili più significative, ipotizzando anche le evoluzioni peggiori rispetto al contesto del piano Variabili critiche Variazioni di fatturato Andamento dei costi delle materie prime Poste del capitale circolante netto Andamento dei tassi di interesse Variazione nella programmazione degli investimenti Effetti Tenuta del piano da un punto di vista economico, finanziario e patrimoniale Scenari Definizione di possibili scenari alternativi percorribili 48

3. La verifica dell attendibilità dei piani 3.1. Principi applicabili 3.2. Valutazione del rischio e relative verifiche 3.3. Il giudizio finale 49

3.1 - Principi applicabili Attestatore quale revisore Gli standard di redazione del piano Gli standard di attestazione La commissione di: AIDEA, Accademia Italiana di Economia Aziendale IRDCEC, Istituto di ricerca dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili ANDAF, Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari APRI, Associazione Professionisti Risanamento Imprese OCRI, Osservatorio Crisi e Risanamento delle Imprese 50

3.1 - Principi applicabili INTERNATIONAL STANDARD ON ASSURANCE ENGAGEMENTS (ISAE) 3400 (già ISA 810), emanati da IAASB, parte dell IFAC. Omologati da Direttiva Europea 43/2006 Accettazione /Relazione finale Modalità svolgimento lavoro (profili generali, in quanto nello specifico non tratta di piani di risanamento) Osservazioni sul contenuto delle relazioni del professionista nella composizione negoziale della crisi d impresa (CNDCEC - Commissione di studio crisi e risanamento di impresa ) LINEE-GUIDA PER IL FINANZIAMENTO ALLE IMPRESE IN CRISI (Università di Firenze, Assonime, CNDCEC) 51

3.1 - Principi applicabili GLI STANDARD DI ATTESTAZIONE AIDEA-IRDEC-ANDAF-APRI-OCRI Finalità dello standard a) Il processo Nomina e accettazione Profili generali delle verifiche/documentazione La verifica sulla veridicità dei dati aziendali La diagnosi dello stato di crisi La verifica su fattibilità del piano La relazione di attestazione Attività successive (modifiche del piano, ecc.) Profili di responsabilità penale 52

3.1 - Principi applicabili GLI STANDARD DI ATTESTAZIONE AIDEA-IRDEC-ANDAF-APRI-OCRI Finalità dello standard b) Parti speciali (con esempi) Piano di risanamento extragiudiziale Piano di risanamento in accordi di ristrutturazione Piano di risanamento nel concordato Piano di risanamento nel concordato in continuità 53

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche I fattori di rischio per l incarico Invarianza o meno del vecchio management Affidabilità del sistema di controllo Credibilità storica sulla capacità di raggiungere un obiettivo Turbolenza/stabilità del business Disponibilità dei dati rilevanti di fonte esterna Il fattore tempo e l evoluzione della situazione Presenza di gruppo di imprese 54

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche La documentazione da presentare all attestatore Ultimi tre bilanci regolarmente approvati (con bilanci consolidati in presenza di consolidato) con i relativi allegati Situazione contabile aggiornata a non oltre un mese da presentazione del piano all attestatore e approvata dall organo amministrativo Dettaglio azioni esecutive in essere, aggiornato a data presentazione all attestatore Dettaglio dei debiti scaduti articolato per scadenza e soggetto creditore aggiornato a data presentazione all attestatore Riepilogo condizioni finanziamento in essere. dei principali rapporti di Lettera attestazione del management Lettera attestazione consulente nella redazione del piano Ultimi tre verbali delle riunioni del revisore legale, se esistente 55

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche La verifica dei dati aziendali Rilevanza data di riferimento situazione contabile approvata in CdA/assemblea Supporti Parere revisore legale, verbali, test sostanziali svolti Attestazione del management Analisi Concentrate su elementi chiave per risanamento Analytical review Crediti, Debiti, Contenziosi; attenzione ad infragruppo (S)Valutazioni di asset cedibili (immobili, partecipazioni, ) 56

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Diagnosi dello stato di crisi Esigenza onestà e profondità analisi a: Livello Corporate Assetto finanziario: struttura e liquidità Assetto imprenditoriale manageriale Situazioni eccezionali di natura esogena Portafoglio business Livello business (vedi dopo) Prodotti Efficienza 57

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Diagnosi dello stato di crisi Chiarezza definizione cause crisi e non certificazione dell effetto finale Analisi della similitudine di effetti per aziende concorrenti Trend fatturato e margini, specie ultime iniziative, per segmenti Comparazione area operativa dei concorrenti Analisi free cash flow 58

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Mappe / Cause / Soluzioni Profilo business Dettagli Indicatori Vie di soluzione Liquidità Incasso da clienti Pagamenti fornitori Fatturato Calo mercato Calo quantità azienda Calo prezzi medi Cambio mix Delta E/Delta R Delta U/Delta C CF/R Tmd cl./tmd forn. Delta R/Delt MK (o ck) Delta R/Delta CI R/Dip. Sforzo comm./r R/ dati strutturali (negozi, metri quadri) R x anzianità prodotti Cambio clienti entro e fuori business Supporto clienti Supporto finanza Strategie mercati Strategie prodotti Come innovazioni/esclusioni Efficienza Incidenza costi Lentezze Dimensionamento Finanziaria (corporate/ business) Scelta fonti Incapacità rimborso EBITDA/R Costi var/r Tempi (ordine, svil. Prod.) Rotazione magazzino OF/R, OF/EBITDA, OF/CF PFN/R Costo medio Reengineering Delocalizzazioni (Dis)Investimenti strutturali Ristrutturazione debito Disinvestimenti Selezione clienti/prodotti 59

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Ipotesi strategiche Verificare le principali ipotesi a fondamento della strategia di risanamento Ipotesi chiaramente evidenziate in una parte specifica del piano Per proseguimento gestione: evoluzione prevista del mercato di riferimento e dei rapporti con il contesto competitivo Per la dismissione di significativi elementi del patrimonio, l interesse di potenziali acquirenti. Accertarsi su fondatezza e probabilità di verifica delle ipotesi, descrivendo nella sua relazione il convincimento maturato. Caratteri ipotesi: proiezione temporale in linea con durata piano, coerenti, derivanti da fonti attendibili. 60

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Strategia di turnaround Forte discontinuità rispetto ai fattori di crisi Coerenza e sistematicità della strategia Esistenza condizioni necessarie, per tempi richiesti, risorse e competenze coinvolte, perché si possa implementare la strategia 61

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Action plan Analitico: Utile diagrammi Gantt per svolgimento azioni Controllabile: Fungere da riferimento per controllo successivo Dettagliato: nomi, importi, eventi critici (rilascio autorizzazioni, impegni assunti, ecc.) Coerente con strategia 62

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche 63

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche La sequenza delle ipotesi Fatturato => Incidenze costi ed EBITDA => Rotazioni circolante => Flussi CCNO => Flusso cassa operativo => Investimenti/Disinvestimenti => Free cash Flow => Flussi servizio a debito: acquisizione rimborso debiti (esistenti/nuovi) => Pagamento interessi (ipotesi tasso) Dettaglio ricavi: domanda mercato => quota mercato => ricavi prodotto => Dettaglio per clienti, area geografica 64

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche La sequenza delle ipotesi Schemi sintetici ma ricollegabili a situazione contabile iniziale Prospetto flussi di cassa Verifiche specie con confronti spaziali - temporali 65

Ipotesi e piano economico-finanziario REDDITO LORDO EBIT SALDO GESTIONE FINANZIARIA TAX RATE EBITDA COSTI STRUTTURA POSIZIONE FINANZIARIA NETTA TASSO MEDIO SUL DEBITO REDDITO NETTO RICAVI Costi operativi Capex Prezzo Delocalizzazione Rimborsi debiti Dilazioni su vendite Segmenti mercato Marketing Gestione circolante Dilazioni su acquisti Quantità Mix prodotti Processi produttivi Efficienza gestione ordini, Logistica FREE CASH FLOW 66

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Analisi di sensitività Selezione variabili critiche: Sviluppo mercato Prezzi materie Tassi interesse Definizioni scenari possibili Reazione concorrenti Reazione clienti Tempistica azioni 67

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Analisi di sensitività Preferibile analisi per scenario che tradizionale prospetto per tassi interesse Attestatore deve sviluppare eventualmente ipotesi alternative 68

3.2. Valutazione del rischio di attestazione e relative verifiche Profili critici dei piani Cause crisi spesso carenti; si confonde effetto finanziario con causa economiche e scelte manageriali Giustificazione crescita in assenza investimenti La concorrenza sta sempre ferma! Action plan carenti Ipotesi non esplicitate: analisi di scenari, di sensitività Si esplicita risultato alla fine del piano ma spesso si dimentica di presentare i risultati ai check point Atteggiamento scetticismo professionale, proporzionale allo stato di crisi 69

3.3. Il giudizio dell attestatore La sostanza del giudizio: Completezza documentazione + Veridicità dei dati contabili di partenza + Corretta rappresentazione e diagnosi crisi + Esplicitazione ipotesi + Attendibilità strategica (coerenza, completezza) + Attendibilità piano economico-finanziario + Ottenimento risultato risanamento + Presentazione del piano = Giudizio finale fattibilità La dichiarazione di attestazione non può essere sottoposta a riserve o indicazioni cautelative che ne limitino la portata. Essa può invece essere condizionata a un evento iniziale, che deve verificarsi in tempi prossimi e che, se si verifica, rende il piano ragionevole (Raccomandazione 12, Linee-Guida per finanziamento aziende in crisi - 2010) 70

3.3. Il giudizio dell attestatore La relazione di attestazione La relazione di attestazione è composta da tre sezioni: 1) parte introduttiva e di rendicontazione sulle verifiche svolte sulla veridicità della base dati, 2) parte nella quale è svolta l analisi del piano 3) parte finale contenente il giudizio di fattibilità Fonte: Principi di attestazione di Piani di Risanamento (Bozza per commenti 17 febbraio 2014) A cura di: AIDEA, IRDCEC, ANDAF, APRI, OCRI 71

3.3. Il giudizio dell attestatore La relazione di attestazione La prima parte della relazione deve contenere le informazioni relative: 1) Al professionista incaricato 2) All incarico ricevuto 3) Alla documentazione esaminata 4) Alla situazione societaria riscontrata al momento della redazione del piano 5) Alle verifiche sulla veridicità della base dati Fonte: Principi di attestazione di Piani di Risanamento (Bozza per commenti 17 febbraio 2014) A cura di: AIDEA, IRDCEC, ANDAF, APRI, OCRI 72

3.3. Il giudizio dell attestatore La relazione di attestazione Nella seconda parte della relazione l Attestatore deve riepilogare: 1) Le ipotesi su cui fonda il piano 2) Le relative proiezioni temporali 3) La strategia di liquidazione o di risanamento Fonte: Principi di attestazione di Piani di Risanamento (Bozza per commenti 17 febbraio 2014) A cura di: AIDEA, IRDCEC, ANDAF, APRI, OCRI 73

3.3. Il giudizio dell attestatore La relazione di attestazione Nella terza parte la relazione l Attestatore deve contenere: 1) Il giudizio sulla veridicità dei dati aziendali 2) Il giudizio di fattibilità del Piano Fonte: Principi di attestazione di Piani di Risanamento (Bozza per commenti 17 febbraio 2014) A cura di: AIDEA, IRDCEC, ANDAF, APRI, OCRI 74

Bibliografia Piano industriale e strumenti di risanamento Guida metodologica e operativa A. Quagli A. Panizza M. Iotti P. Camanzi M. Contri I Edizione 2012 IPSOA, Milano Verifiche di attendibilità dei piani di risanamento A. Quagli Amministrazione & Finanza n. 2/2011 IPSOA, Milano La sostenibilità del piano industriale: applicazione degli stress test A. Quagli - A. Panizza M. Gennari Controllo di Gestione n. 1/2011 IPSOA, Milano 75

Riferimenti panizza@appartners.it 76