Progetti. Gruppi di Auto Mutuo Aiuto per il lutto



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Transcript:

Progetti Gruppi di Auto Mutuo Aiuto per il lutto Analisi del bisogno Una ricerca, svolta in Torino e provincia nel 2011/12 da Marina Sozzi sull esperienza del lutto, ha messo in luce che chi ha subito la perdita di un congiunto affronta spesso il dolore in solitudine e isolamento. La nostra cultura, che tende a rimuovere le emozioni, chiede implicitamente a chi ha perso un parente di tornare alla normalità il più in fretta possibile. Inoltre, non offre un adeguato sostegno sociale al lutto. Come molti psicologi affermano, troppi lutti rimangono bloccati: da inevitabile esperienza della vita, dolorosa ma foriera di riflessione e cambiamento, il dolore per la perdita viene medicalizzato e sbrigativamente addomesticato con psicofarmaci. La sofferenza viene così occultata con gravi conseguenze per chi vive il lutto. Risposta al bisogno Il nostro obiettivo è colmare questo vuoto, costruire un tessuto sociale di condivisione e reciproco supporto a quanti riconoscono la necessità di essere aiutati nel cammino difficile che il lutto ci costringe a compiere. Con l attivazione di gruppi di auto mutuo aiuto sul lutto, vogliamo costruire una comunità protettiva entro cui il dolore di ogni partecipante sia accolto e condiviso, divenendo esprimibile e fecondo di un nuovo desiderio di vivere. Realizzazione del progetto I gruppi di auto mutuo aiuto sul lutto sono incontri tra pari, che mirano a favorire la libera espressione dei sentimenti, a indurre i membri del gruppo a riflettere sulle proprie modalità di comportamento, ad aumentare le capacità individuali nel far fronte ai problemi, a incrementare la stima di sé e al contempo a favorire la nascita di nuove relazioni, promuovendo uno stile di vita a sostegno della salute individuale, familiare e sociale. I gruppi sono attivati da uno psicologo esperto di elaborazione del lutto. Dopo questo primo periodo di attivazione, il gruppo procede autonomamente con la presenza di un facilitatore: si tratta in genere di un partecipante senior del gruppo, che ha elaborato il proprio dolore e resta a guidare gli altri. Ai nuovi membri è offerto un colloquio preliminare con un counselor, durante il quale vengono ascoltati i loro bisogni e evidenziate le risorse di ognuno. Inoltre, viene spiegato come avverranno gli incontri e quali sono le regole dei gruppi AMA. Ogni gruppo, composto da un massimo di 12 membri, si riunisce nella nostra sede (o in altro luogo concordato) una volta la settimana per un ora e mezza. Lo psicologo che ha attivato il gruppo supervisiona mensilmente gli incontri, per garantire che le relazioni all interno del gruppo siano costruttive e orientate al superamento del lutto. Beneficiari Ci rivolgiamo a chi ha subito una perdita e desidera condividere il proprio dolore, rompendo l isolamento in cui spesso si trova il dolente.

Tempi di realizzazione Dal momento in cui è attivato il primo gruppo di auto mutuo aiuto, non è prevista una chiusura del progetto. Alcuni partecipanti lasceranno il gruppo quando staranno meglio, altri arriveranno e verranno inseriti. Quando accade che il numero dei partecipanti superi i 12 membri, il gruppo gemma, ossia viene diviso in due gruppi. Questo metodo della gemmazione serve a evitare un eccessivo attaccamento al gruppo da parte dei membri e la dipendenza da quest ultimo. Area di responsabilità / Referenti La referente è la dottoressa Desirée Boschetti, psicologa e psicoterapeuta. Controllo progetto nel tempo I partecipanti, a turno, compilano un diario di bordo, su cui scrivono osservazioni sull incontro precedente o semplicemente loro pensieri. Di tanto in tanto, si rilegge individualmente o collettivamente il diario, per prendere coscienza del cammino percorso. Inoltre, la supervisione garantisce che il gruppo proceda nel migliore dei modi, accogliendo per quanto possibile tutti, e che si riveli fecondo per ciascuno. Criteri di misurazione L efficacia del gruppo viene controllata secondo criteri di misurazione essenzialmente qualitativi, riguardanti il beneficio soggettivo percepito dai partecipanti: un primo criterio è quindi fornito dai membri del gruppo, che misurano essi stessi il loro miglioramento psicofisico. Sarà inoltre proposto ai membri del gruppo, sia al momento dell entrata che dell uscita, un questionario che fornisca informazioni sul percorso compiuto all interno del gruppo, e che serva a migliorare costantemente l offerta di aiuto.

Laboratori sulla paura di invecchiare Analisi del bisogno Negli ultimi decenni sta emergendo un fenomeno in parte sconosciuto alle generazioni che ci hanno preceduto: la tristezza dell essere vecchi. Tale sentimento è legato a un progressivo senso di inadeguatezza e di inutilità di fronte a una società che adotta come unici valori la giovinezza, la salute, la ricchezza e l efficienza, evitando quindi l umana vulnerabilità. Il tempo dell invecchiamento, infatti, si è allungato quantitativamente, ma la qualità del vivere dell anziano non è migliorata. Se in passato il vecchio era visto come una figura saggia e sapiente, oggi spesso non riesce più a mettere a disposizione delle nuove generazioni la propria esperienza. Non è più lui a insegnare ai giovani, ma sono loro che devono aiutarlo a stare al passo. Questa inversione di ruoli viene avvertita come una perdita da parte dell anziano che spesso si trova confinato in una dolorosa solitudine. Questa percezione della vecchiaia porta con sé delle serie ricadute anche su chi ancora vecchio non è. Sono tanti gli adulti che guardano alla vecchiaia con insofferenza, fastidio e paura: temono l effetto di decadenza e fanno fatica a trovare le risorse emotive necessarie per affrontare il quotidiano scorrere del tempo. Risposta al bisogno Diamo il nostro contributo per fare fronte a questa situazione attivando dei laboratori filosofico teatrali sulla paura dell invecchiamento. I laboratori sono piccole comunità in cui la difficoltà a convivere col corpo che invecchia e con i limiti dovuti all età è bilanciata dal riconoscimento della propria capacità creativa. Aiutiamo i partecipanti al laboratorio a leggere l immagine negativa della vecchiaia come condizionamento culturale che grava sulle vite di tutti noi. Essere vecchi non è la manifestazione patologica della fragilità del singolo, e ogni tempo di vita ha la propria specifica pienezza. Per questo ogni partecipante sarà invitato a condividere la propria storia e (con l aiuto del coordinatore/regista) a trovare risposte creative alle proprie paure. Riteniamo che il teatro sia uno strumento utile per fare in modo che i partecipanti colgano l importanza della qualità del tempo vissuto, e le sue molteplici sfumature e possibilità. La differenza di età all interno dei laboratori viene vista con favore, perché permette di creare una comprensione e una solidarietà intergenerazionale difficile da trovare all esterno. Realizzazione del progetto Si parte dalla lettura di un testo (letterario, musicale, filmico, artistico) proposto dal regista/coordinatore del gruppo con l intento di invitare ciascun partecipante a staccarsi dalla paura soggettiva, che lo porta all autocommiserazione, per avvicinarsi a una migliore comprensione del problema che lo affligge (sia l invecchiamento che il morire). Si lavorerà sull approfondimento culturale delle paure: oggi la vecchiaia (e la morte) sono considerati come dei mali da rifuggire, perché la nostra cultura è impregnata dai valori della perfezione e della ricchezza e dall illusione dell immortalità. Essere consapevoli di questo è già un modo per riposizionarsi nel mondo e per inventare nuovi percorsi.

Ciascun partecipante (max. 12) sarà invitato a portare un proprio contributo al tema proposto (un brano musicale o filmico che gli piace, una poesia, una pubblicità che lo ha colpito), così da cogliere la complessità della propria esperienza e svincolarsi dalla pura soggettività della paura. Grazie alla collaborazione di tutti, si riprende il testo da cui si era partiti e lo si reinventa in modo creativo, attualizzandolo, così che possa contenere la pluralità delle voci dei partecipanti emerse durante il laboratorio. La scrittura del nuovo testo avviene collettivamente. Poi il regista/coordinatore attribuisce a ciascuno una parte da recitare, che spesso non coincide con il testo che ognuno ha scritto, così che si impari a guardare la difficoltà personale anche con gli occhi degli altri. Poi il testo viene rappresentato. La messa in scena pubblica è utilizzata anche come presentazione dell attività laboratoriale, e diventa quindi volano per promuovere la formazione di altri gruppi. Beneficiari Il laboratorio è rivolto a tutti coloro che desiderano partecipare. Obiettivi primari del progetto Migliorare il rapporto che l anziano intrattiene con se stesso Migliorare la qualità delle relazioni intergenerazionali Obiettivi secondari del progetto Ridurre la tristezza e l ansia Migliorare la consapevolezza del senso del limite Migliorare la qualità della vita di ogni partecipante (grado di felicità) Influire positivamente sulla percezione del presente e del futuro Tempi di realizzazione Il progetto ha una durata di 6 mesi. Gli incontri saranno una volta la settimana per due ore consecutive e si svolgeranno presso la sede di Infine Onlus o presso altro luogo concordato. Aree di responsabilità / referenti Responsabile del progetto è la dottoressa Giusi Venuti. Controllo del progetto nel tempo Il controllo del progetto nel tempo è dato dalla frequenza puntuale agli incontri documentata da un registro presenze (firma ingresso/uscita) e dal grado di partecipazione attiva. La valutazione in progress sarà ottenuta inoltre dalla raccolta mensile delle impressioni di ciascun partecipante riguardo l andamento del lavoro, sintetizzate in un report. Criteri di misurazione Come criterio di misurazione verrà utilizzato un test a risposta aperta sia all inizio del laboratorio che alla conclusione. Quello in entrata servirà a valutare le aspettative, a vagliare l interesse e le motivazioni, quello in uscita registrerà le impressioni di ciascuno in merito al lavoro svolto e alle sue modalità.

Uno spazio per l etica della cura in ospedale Analisi del bisogno Tra le criticità più sentite all interno della sanità pubblica ci sono la diffusa negazione della morte e la presunta onnipotenza del medico. Sovente le accuse di malasanità sono originate dalla mancata accettazione, nella nostra cultura, dell umana mortalità. Il disagio aumenta a causa della difficoltà di relazione tra medico e paziente, e dell impreparazione da parte della classe medica a dire la verità al malato. Manca infatti la formazione etica nel curriculum universitario e professionale del medico, e quindi una competenza adeguata nella comunicazione di diagnosi e prognosi. Inoltre, ulteriore ostacolo, nel contesto degli ingenti tagli alla spesa sanitaria, è la carenza di tempo da dedicare alla relazione con il paziente. Risposta al bisogno Il presente progetto si propone di rispondere a tali esigenze portando nella complessa realtà ospedaliera le competenze di bioetica clinica necessarie per permettere ai curanti di costruire una relazione etica con il paziente. Si tratta di creare un ponte tra medici, pazienti e familiari, restituendo a ciascuno la responsabilità del proprio ruolo. Grazie alla preparazione etica offerta, diamo al medico la possibilità di comprendere e trasferire nella pratica, oltre alla dimensione clinica dettata dai protocolli, anche la capacità di sostenere le scelte etiche della sua professione. Realizzazione del progetto Il metodo che utilizzeremo proviene dall esperienza maturata sul campo dalla responsabile del progetto, la dottoressa Giusi Venuti (presso il Kennedy Institute of Ethics, Georgetown University, Washington DC). Queste le fasi della sua applicazione: I medici presentano al bioeticista clinico i casi relazionali che ritengono complessi. Il bioeticista osserva il caso proposto affiancando in silenzio il medico nel giro di visite, approfondendo le ragioni della difficoltà riscontrata. Il bioeticista restituisce al medico un feedback sulla situazione osservata, e gli offre gli strumenti per il corretto approccio da adottare nel caso posto in analisi. Su esplicita richiesta da parte del medico, il bioeticista può assumere un ruolo attivo nel facilitare la relazione. Parallelamente verrà attivato uno spazio di formazione e supervisione sull etica della cura, per l intera équipe, a partire dai casi clinici affrontati insieme. L obiettivo è il rinforzo e l accrescimento delle competenze del medico. Beneficiari Beneficeranno del progetto in primo luogo i medici, nella loro relazione con i pazienti, i familiari, e gli altri curanti. E di conseguenza tutti gli utenti della realtà in cui si opera. Obiettivi primari del progetto. Migliorare il rapporto medico/paziente/care giver Migliorare la qualità della cura Obiettivi secondari del progetto. Ridurre il burnout del personale curante Migliorare il rapporto con i colleghi Migliorare la qualità della vita di personale curante (grado di felicità) Migliorare la qualità dell offerta ospedaliera Influire positivamente sulla reputazione della struttura sanitaria

Tempi di realizzazione Per ottenere risultati significativi (e misurabili) è necessario un anno di sperimentazione, comprendente due/tre giorni alla settimana di osservazione dei casi clinici e, periodicamente, l incontro di supervisione con i medici. Aree di responsabilità / referenti Responsabile del progetto è la dottoressa Giusi Venuti. Controllo del progetto nel tempo Ogni tre mesi verranno somministrati, ai medici che fanno parte del progetto, questionari i cui esiti saranno registrati in un report utile a monitorarne l efficacia. Inoltre, strumenti quotidiani di controllo saranno la partecipazione dei medici e il loro feedback negli incontri di supervisione. Criteri di misurazione Un referente esterno al progetto e competente in materia, e quindi in grado di valutare scientificamente i risultati, sottoporrà i medici a interviste riguardanti l appropriatezza dell operato del bioeticista. A pazienti e familiari saranno proposti test di gradimento sulla qualità percepita all interno dell ospedale. L elaborazione dei dati e delle osservazioni raccolte verrà organizzata in un volume chiaro e maneggevole, che testimoni il percorso fatto. Qualora la valutazione dell impatto dell intervento sia positiva diventerà un punto di riferimento per la diffusione del progetto.