IL COMITATO GLOBALE PER LA CANNABIS CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI



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ITALIAN IL COMITATO GLOBALE PER LA CANNABIS CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI MEMBRI:= ROBIN ROOM BENEDIKT FISCHER WAYNE HALL SIMON LENTON PETER REUTER AMANDA FEILDING

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fi=`ljfq^ql=dil_^ib=mbo=i^=`^kk^_fp= `lk`irpflkf=b=o^``lj^ka^wflkf= CONCLUSIONI SUI PERICOLI E SULL USO DI CANNABIS 1. Negli ultimi cinquanta anni l uso ricreativo di cannabis si è largamente diffuso fra i minorenni e i giovani maggiorenni in molti paesi industrializzati e in alcuni paesi in via di sviluppo. Nei paesi industrializzati nei quali il consumo di cannabis è più radicato, una notevole minoranza continua a farne uso anche in età adulta. 2. Fumare cannabis può essere dannoso per la salute. L uso di cannabis può compromettere le facoltà in compiti impegnativi: usarla prima di mettersi alla guida può aumentare il rischio di incidenti stradali. Circa il 10 per cento delle persone che fanno uso di cannabis sviluppano una dipendenza dalla droga e risulteranno maggiormente esposti a disturbi respiratori, danni cognitivi (almeno nel breve termine) e anche a sintomi o disturbi psicotici. Un forte uso di cannabis tra gli adolescenti in giovane età può ridurre il rendimento scolastico o avere altri effetti negativi di natura psicosociale che si manifesteranno in età adulta. 3. La scala dei rischi fra i forti consumatori di cannabis risulta però modesta se raffrontata a quella relativa all abuso di molte altre sostanze psicoattive, legali o illegali, di maggiore diffusione, quali gli alcolici, il tabacco, le amfetamine, la cocaina e l eroina. 4. Una preoccupazione che è emersa recentemente riguarda l aumento della potenza di prodotti a base di cannabis. È probabile che il contenuto medio di THC sia aumentato in molti paesi, e ciò deriva almeno in parte dai canali di produzione illegali della cannabis. Le eventuali conseguenze negative per la salute dovute a questo aumentata potenza potrebbe essere circoscritte se si potesse controllare il dosaggio del THC. 5. I tassi di consumo di cannabis cambiano nel tempo nei vari paesi e anche all interno di un dato paese. Sembra tuttavia che le eventuali sanzioni di natura penale volte a punire il consumo o lo spaccio di cannabis, per quanto severe, non siano in grado di influire di molto su queste dinamiche. L uso diffuso della cannabis sembrerebbe indicare che i

consumatori continuano a farne uso per il senso di piacere che promuove, a fini terapeutici o per altri motivi. 6. Il consumo di cannabis associato all abuso di sostanze alcoliche può aumentare il rischio di incidenti automobilistici. E quindi importante utilizzare tutti gli strumenti tecnici attualmente disponibili per individuare quei guidatori che si mettano al volante sotto l effetto di cannabis nonché attuare programmi di sensibilizzazione per scoraggiare la guida in stato di ebbrezza. Altri rischi a terzi provocati dall uso di cannabis sono meno certi: tra questi il più importante sembrerebbe essere quello associato ad una ridotta capacità di adempiere ai propri doveri lavorativi o famigliari a seguito di dipendenza da cannabis. CONCLUSIONI SUGLI EFFETTI DELLE POLITICHE ATTUALI 7. I tentativi di impedire il consumo di cannabis attraverso delle proibizioni o altri meccanismi di dissuasione legati alla attività delle forze di polizia sono di lunga data. In molti paesi le autorità competenti hanno preferito concentrarsi sull arresto dei consumatori. In quei paesi sviluppati nei quali vi sono molti consumatori, le sanzioni penali relative al possesso e all uso sono, in realtà, di solito modeste rispetto a quanto permesso dalla legge. Inoltre, la probabilità di essere arrestato per un caso isolato di uso di cannabis è nell ordine di meno di uno su mille. I tentativi di attuare le normative esistenti non hanno sortito molto successo nel ridurre il consumo di cannabis. 8. Il fondamento logico in base al quale si promuovono pene severe per il reato di possesso della sostanza è alquanto debole sia dal punto di vista normativo che da quello pratico. In molti paesi sviluppati una maggioranza degli adulti nati negli ultimi cinquanta anni ha provato la cannabis. I regime di controllo volti a penalizzare i consumatori in realtà finiscono per ledere i loro diritti di privacy e dividere parte della società spesso a fronte di oneri economici notevoli. Per i motivi anzidetti risulta utile individuare eventuali alternative. 9. Oltre alle considerevoli risorse statali che vengono spese nell attuare un regime proibizionista, un tale regime impone grandissimi costi secondari

nonché sofferenze a livello personale. Ad esempio, una condanna penale per il possesso può talvolta precludere taluni sbocchi occupazionali, e un eventuale arresto può essere motivo di umiliazione sia personale che famigliare. Nei paesi di cui si hanno dati a disposizione, si è visto che il tasso d arresto risulta notevolmente maggiore fra le minoranze e i gruppi socialmente svantaggiati. 10. Si è visto che nelle svariate giurisdizioni in cui si sono ridotte le pene o depenalizzato il possesso e l uso, il consumo di cannabis non è aumentato. Tali misure inoltre sono riuscite ad arginare talune conseguenze negative normalmente associate con i regimi proibizionistici. Gli eventuali vantaggi dovuti ad una depenalizzazione possono tuttavia essere vanificati da eventuali comportamenti delle forze di polizia, con l effetto paradossale di un aumento nel numero dei consumatori sanzionati o di un applicazione discriminatoria della normativa. AL DI LÀ DEI TRATTATI 11. I trattati internazionali vigenti hanno inibito la depenalizzazione di cannabis e impedito eventuali riforme radicali delle normative nazionali. Quei paesi che si sono dotati di strumenti di depenalizzazione sono caratterizzati da incongruenze e paradossi. Ad esempio, i coffee-shop nei Paesi Bassi sono autorizzati a vendere la cannabis ma non a comprarla col paradosso che devono rifornirsi attraverso canali non autorizzati. 12. Ciò che è proibito non si può regolare. Dunque per i governi sarebbe vantaggioso andare verso un regime di disponibilità legale strettamente regolamentato. Un tale regime potrebbe avvantaggiarsi dei molteplici meccanismi esistenti per controllare la legalità del mercato quali gli strumenti di imposizione fiscali, il controllo delle disponibilità, l obbligo d età minimo per l uso e l acquisto, l etichettatura e i limiti massimi di potenza. Un altra alternativa, che minimizzerebbe il pericolo di promuovere l uso di cannabis, sarebbe di permetterne la produzione solo su scala ridotta per uso personale o per cessione gratuita a terzi. 13. Le opzioni disponibili per una regolamentazione del mercato di cannabis nel contesto delle convenzioni internazionali vigenti sono quattro:

(1) In alcuni paesi, per una questione di convenienza è stata presa la decisione di seguire alla lettera le internazionali convenzioni, tuttavia permettendo l accesso che di fatto è legale. Fra essi si annoverano i Paesi Bassi. 14. Uno stato non disposto a seguire quello modello potrebbe decidere di seguire le altre tre vie percorribili: (2) Optare per un regime di disponibilità regolamentata che semplicemente ignora le convenzioni. Un governo che scelga questa strada dovrebbe essere pronto ad affrontare una notevole presione internazionale. (3) Denunciare le convenzioni del 1961 e 1988, e poi aderirvi di nuovo con le dovute riserve rispetto a cannabis. (4) Negoziare una nuova convenzione sopranazionale con altri stati che vi si dichiarano disposti. 15. Non può essere stabilito con certezza che la depenalizzazione dell uso e della vendita di cannabis in uno mercato fortemente regolamentato porti ad un aumento dei danni provocati dall uso nel lungo termine. Le esperienze con sistemi di controllo per altre sostanze psicoattive indicano che un regime permissivo che permetta la promozione commerciale su vasta scala potrebbe portare ad alti tassi di uso e danni, mentre dei sistemi di regolamentazione più stringenti potrebbero mantenere bassi tassi di uso e danni. 16. Uno stato disposto a rendere l uso e vendita di cannabis legale in un mercato regolamentato dovrebbe attingere alle varie esperienze acquisite da altri relativamente al controllo di sostanze psicoattive. Tra questi vi sono quei programmi di vendita tramite le farmacie o dietro ricetta medica, i sistemi dei monopoli di stato per il mercato dell alcol, l etichettatura, i sistemi di licenze, i regime fiscali e quelli volti a controllare le disponibilità. Un attenzione dovrebbe essere indirizzata a limitare la promozione e l impatto dell uso di cannabis per fini commerciali. Occorre inoltre fare tesoro degli errori relativi ai mercati debolmente regolamentati (come spesso nel caso del tabacco e degli alcolici), ma anche considerare tutti quegli esempi positivi.

PRINCIPI PER L ANALISI POLITICA 17. Le raccomandazioni elencate di seguito si ispirano a principi generali di natura etica validi nel ambito della sanità pubblica. Ogni misura volta a circoscrivere i rischi dovrebbe essere effettivamente relativa a quei pericoli che intende scoraggiare; dovrebbe inoltre essere tesa ad evitare ogni conseguenza negativa e a promuovere quelle positive; dovrebbe infine diminuire gli effetti negativi sull autonomia dell individuo ed essere applicata in modo imparziale, soprattutto verso quei gruppi meno influenti o emarginati. 18. Non si nega che le politiche attuali rispetto alla cannabis possano avere dei lati positivi, sebbene non vi siano prove sufficienti a favore di questa posizione. Senza dubbio sono nocive per i tanti consumatori che vengono arrestati. Inoltre riducono la sfera di autonomia dell individuo e spesso vengono applicate ingiustamente. L attuazione di politiche proibizionistiche è inoltre costosa. E quindi necessario escogitare delle politiche più efficaci che prendano in considerazione tutti gli argomenti. Riconosciamo che vi sono costrizioni imposte sulla politica dall opinione pubblica che ha la tendenza a sostenere la proibizione. 19. L obiettivo principale di un sistema di controllo dovrebbe essere teso a cercare di minimizzare i rischi che derivano dall uso di cannabis. A nostro parere ciò significa permettere a malincuore l uso, e tentare di indirizzare quell uso verso abitudini meno nocive (vietando, per esempio, l uso prima dell età adulta e sollecitando i consumatori a evitare il consumo quotidiano o alla guida di automezzi). RACCOMANDAZIONI POLITICHE 20. L individuazione di raccomandazioni politiche implica giudizi di valore e adeguate valutazioni dei dubbi. Nel promuovere le nostri raccomandazioni per una giusta politica riguardo a cannabis, riconosciamo il diritto degli altri a dissentire in base ai loro valori o alla loro valutazione del rischio.

Azioni permesse dal sistema internazionale di controllo: 21. Sembrerebbe che secondo il sistema internazionale attuale di controllo le uniche opzioni politiche disponibili per i governi siano di variare la severità delle pene relative al consumo. Posto che l applicazione di normative proibizioniste non riesca ad arginare il consumo, sorge l esigenza quantomeno di minimizzare le conseguenze sfavorevoli dovute alla proibizione. 22. Per quei paesi che hanno deciso di utilizzare il diritto penale per regolamentare il consumo della cannabis, non vi è giustificazione né nell incarcerare un individuo per il possesso o per il consumo, né nel dar seguito ad una condanna penale. Mantenere una sanzione penale per il possesso risulta favorire eventuali atteggiamenti discriminatori da parte delle forze di Polizia, che tenderanno a farne uso in maniera discrezionale spesso a scapito delle categorie più svantaggiate. Le forze di polizia dovrebbero cercare di ridurre la priorità attribuita all applicazione di eventuali normative penali contro l uso o il possesso di cannabis. 23. Un opzione migliore, la cui accettabilità è più discutibile secondo le convenzioni internazionali, sarebbe di considerare questi illeciti esclusivamente dal punto di vista amministrativo, sottraendoli alla giurisdizione penale. Le eventuali sanzioni non dovrebbero essere elevate e le pene alternative quali le eventuali terapie o corsi di educazione non dovrebbero essere eccessivamente onerose e comunque in linea con il principio di proporzionalità. Oltre le convenzioni internazionali: 24. Il sistema di controllo internazionale degli stupefacenti dovrebbe essere riformato in maniera tale da consentire ad uno stato di scegliere liberamente, imporre e valutare quale regime adottare entro il confine del suo territorio. Ciò richiederebbe cambiamenti nelle convenzioni attuali, oppure l approvazione di una nuova convenzione preventiva.

25. Qualora questi cambiamenti non dovessero avere luogo uno stato potrebbe agire da solo, denunciando le convenzioni e poi aderendovi di nuovo con le dovute riserve, oppure semplicemente ignorando quantomeno alcune disposizioni delle convenzioni. 26. Un regime che rende la cannabis legalmente disponibile dovrebbe prevedere il rilascio di licenze da parte dello stato oppure il controllo statale degli enti che producono, acquistano all ingrosso o vendono all ingrosso le sostanze (come già avviene nel caso degli alcolici in molte giurisdizioni). Lo stato dovrebbe, o agendo direttamente o controllando l industria in altro modo, controllarne la potenza e la qualità, garantire prezzi sufficientemente elevati e regolamentare l accesso e la disponibilità in genere, soprattutto per i minorenni. 27. Lo stato dovrebbe assicurarsi che le informazioni pertinenti rispetto ai pericoli dell uso di cannabis vengano rese disponibili e attivamente comunicate ai consumatori. La promozione pubblicitaria o altre forme di promozione dovrebbero essere vietate o, per quanto possibile, strettamente circoscritte. 28. Si dovrebbero valutare attentamente gli impatti dei cambiamenti e gli eventuali effetti negativi non voluti nonché modificare con attenzione e prontamente la normativa in presenza di eventuali aggraviamento del danno.