Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura?*



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Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011, pagg. 423-450 GruppoMontepaschi Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura?* RoBERto RUozI** In view of the fact that agriculture especially in the broader sense that in today s world includes a series of collateral activities continues to be highly relevant to the Italian economy and that the financial backing granted by banks is a key component of their portfolio means that it is still appropriate to consider agricultural financing as an issue with particular characteristics requiring specific solutions. It goes without saying that the setting today is very different from that of years ago, both in Italy and around the world. (J.E.L.: Q14) L agricoltura oggi Il titolo di queste mie note pone un interrogativo: ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura come di un problema speciale sia per il tipo di aziende coinvolte sia per le modalità dell approccio che ai loro finanziamenti dovrebbero seguire le banche? Il quesito si pone perché gli studi fatti sull argomento nel passato e specialmente quelli fatti in Italia si basavano essenzialmente sull esistenza di un agricoltura che svolgeva una funzione importante nello sviluppo economico e sociale e di un sistema finanziario pressoché sempre specializzato per sostenerla. Era una situazione che riguardava quasi tutti i Paesi occidentali, ma che si è andata fortemente evolvendo, sia sotto il profilo qualitativo sia sotto quello quantitativo. Un tempo si considerava come agricoltura il settore della produzione di beni agricoli associato a quello della loro prima trasformazione soprattutto per opera delle aziende cooperative. Il settore aveva una quota determinante sia nel prodotto interno lordo sia nell occupazione. Con il passare degli anni il concetto si è esteso e attualmente comprende non solo le produzioni suddette ma, sotto la denominazione di filiera o di sistema agroalimentare e di attività rurali, anche le attività in cui l agricoltura in senso stretto interagisce con gli altri settori ad essa collegati a monte e a valle, come la produzione di * Articolo approvato nel mese di agosto 2011. ** Professore Emerito di Economia degli Intermediari Finanziari nell Università Bocconi. E-mail: apbsrl@gmail.com (Segreteria APB Analisi e Progetti Bancari).

424 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 mezzi tecnici (fertilizzanti, antiparassitari, mangimi, energia, ecc.), l industria alimentare, la distribuzione al consumo, la ristorazione collettiva, l agriturismo, il turismo enogastronomico, l istruzione professionale e universitaria agraria e così via. Fra parentesi, ma il fatto non è per nulla irrilevante, nel concetto di agricoltura tradizionale sono ormai comprese anche la silvicoltura e la pesca. Non sorprende quindi che lo stesso campo di interventi del credito agrario, nella nuova versione apportata dal testo Unico Bancario che ha sostituito la legge bancaria del 1936, sia stato notevolmente allargato e comprenda ora, oltre all attività agricola in senso proprio, anche tutte le attività ad essa connesse o collaterali, come agriturismi, manifestazioni, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione dei prodotti nonché le altre attività individuate dal CICR. In questa nuova identificazione del sistema agroalimentare il peso dell agricoltura di un tempo si è ridotto nella partecipazione al PIL e all occupazione, mentre quello del complesso del nuovo aggregato ha mantenuto una quota rilevantissima in entrambi i settori 1. L INEA stima che nel 2009 la dimensione economica di tale aggregato sia di poco inferiore ai 250 miliardi di euro, pari a più del 16% del PIL. La sola industria alimentare, incluse le bevande e i tabacchi, conta più di 50.000 imprese occupando quasi 500.000 persone che vanno ad aggiungersi ai quasi 1.300.000 lavoratori del settore agricolo tradizionale. Nel complesso il sistema agroalimentare occupa circa l 8% del lavoratori italiani. Il suo peso rimane forte anche nel commercio internazionale rappresentando oltre il 10% delle importazioni e quasi il 9% delle esportazioni 2. A quest ultimo proposito, del resto, l export di prodotti agroalimentari italiani non svolge solo una funzione economica di per sé, ma ha una valenza molto più ampia. In alcuni casi, come tipicamente accade per il vino, ma anche per la pasta, l olio d oliva e alcuni formaggi e alcuni insaccati, tali prodotti sono diventati in un certo qual senso caratteristici dell eccellenza del made in Italy, ciò che è stato peraltro possibile grazie ad una profonda ristrutturazione del relativo sistema produttivo e distributivo, con tutto quello che questo ha comportato in materia di organizzazione, di ricerca e sviluppo e così via. Anche dal punto di vista qualitativo l agricoltura mantiene quindi una posizione fondamentale nello sviluppo economico e sociale. Nella sua relativamente nuova veste di settore multifunzionale che pone peraltro seri problemi di identificazione e di misurazione delle più importanti variabili statistiche 1 È interessante anche l idea di allargare ulteriormente il concetto che si sta esaminando in un senso ancora più ampio di quello appena considerato. L UBS, ad esempio, ha lanciato un importante campagna promozionale annunciando la costituzione al suo interno di una nuova divisione agricola, che in realtà si occuperà del finanziamento del commercio internazionale delle derrate alimentari, il cui mercato sta presentando sviluppi incredibili. Vedi Blas, J. (1.12.2010), UBS priorities agriculture is next decision, Financial Times. È evidente che la considerazione delle suddette attività come agricole amplierebbe ulteriormente e intensamente l importanza del settore nell economia internazionale. 2 Vedi I.N.E.A. (2010), L agricoltura italiana conti 2010, Milano: Agrisole.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 425 che la caratterizzano 3 le vengono del resto delegate una serie di responsabilità fra le quali ricordo le seguenti: - promuovere il sostegno e lo sviluppo economico e sociale dell agricoltura secondo le vocazioni produttive territoriali: istituire distretti agroalimentari e assicurare la tutela delle risorse naturali; - favorire lo sviluppo dell ambiente rurale: favorire le iniziative dell imprenditorialità locale tramite il sostegno della multifunzionalità dell azienda agricola; - ammodernare le strutture produttive agricole: sviluppare la competitività, soddisfare la domanda e assicurare la qualità del prodotto, la tutela dei consumatori e dell ambiente; - garantire la tutela della salute dei consumatori: favorire l igiene e il benessere degli animali, la qualità del prodotto, sviluppare sistemi di produzione estensiva e biologica; - garantire un costante miglioramento della qualità, valorizzare le peculiarità dei prodotti e il rapporto fra prodotto e territorio: favorire le produzioni tipiche; - favorire l insediamento e la permanenza dei giovani nel settore; - assicurare lo sviluppo occupazionale nei settori agricolo e forestale; - favorire la cura e la manutenzione dell ambiente rurale anche attraverso la valorizzazione della piccola agricoltura e dell autoconsumo; - favorire lo sviluppo sostenibile del sistema forestale 4. Che del resto il futuro dell agricoltura possa considerarsi positivo è confermato anche dal fatto che in alcuni Paesi guida, come gli Stati Uniti, le spese per la ricerca e lo sviluppo nel settore si stanno notevolmente incrementando 5 e che negli stessi Stati Uniti, ma anche in Cina, gli acquisti di terre coltivabili, sia sul suolo domestico sia all estero, stanno vertiginosamente facendo salire il relativo prezzo 6. 2. Il sistema finanziario che sostiene l agricoltura Il sistema finanziario che sostiene l agricoltura ha subito anch esso una forte evoluzione sia in termini generali sia con riguardo specifico al tema che si sta qui esaminando. I profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi venticinque anni nella legislazione bancaria e i conseguenti rivolgimenti del mercato hanno dato vita ad un sistema bancario radicalmente diverso da quello che avevamo prima degli anni ottanta del secolo scorso. Privatizzazioni, concentra- 3 Si veda in primis il caso americano, che è peraltro uno dei più attrezzati per affrontare il problema in esame e che è stato ben esposto in Menderson, J. e S. Weiler, Defining Rural America, in The Main Street Economist, luglio 2004. 4 Vedi Ruozi, R, (2007), L agricoltura: sconosciuta e rivoluzionaria, Economia & Management, n. 4, 2007. 5 Vedi oppendhal, D.B. (2008), the Role of R&D in Agriculture and Related Industries: today and tomorrow, Chicago Fed Letter, gennaio 2008. 6 Vedi Henderson, J. (2008), Will Farmland Values Keep Booming? Federal Reserve Bank of Kansas City Economic Review, secondo trimestre. La tendenza è confermata in questi primi mesi del 2011, come affermato in Meyer, G. (24.2.2011), Surging agricultural markets spark boom in US farmland, Financial Times, e Meyer, G. (13.4.2011), US farmland proves fertile ground for investors, Financial Times.

426 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 2-2011 zioni, imprenditorialità, efficienza, concorrenza e trasparenza sono alcuni degli aspetti cruciali che hanno caratterizzato il suddetto rivolgimento. L apertura alla figura della banca universale offerta dalla legge bancaria attualmente in vigore, insieme al drastico ridimensionamento e alla riqualificazione dei vecchi crediti speciali, fra i quali anche quello agrario, hanno ridotto fortemente l approccio al credito secondo criteri di specializzazione settoriale. tutto ciò ha avuto effetti contemporaneamente positivi e negativi sul finanziamento dell agricoltura. Sono di fatto scomparsi gli istituti specializzati mentre la possibilità di finanziare l agricoltura si è estesa a tutte le banche, che possono operare in proposito sia con le forme tecniche utilizzate anche per il finanziamento degli altri settori economici sia con quelle ancora tipiche seppure fortemente mutate anch esse del credito agrario così come definito e regolamentato dal nuovo testo Unico Bancario. Sono stati anche fortemente ridimensionati gli incentivi che assistevano il credito al settore. Un tempo i prestiti agevolati dominavano la scena mentre oggi sono ridotti a meno del 10% del totale dei crediti concessi al sistema agroindustriale. Le caratteristiche stesse dell agricoltura hanno fatto temere pesanti impatti negativi dell entrata in vigore di Basilea 2 7, ma nel complesso il coinvolgimento del sistema bancario nel suo finanziamento non è sostanzialmente cambiato. Anzi, i dati pubblicati nel Bollettino economico della Banca d Italia mettono in evidenza una leggera ma costante tendenza all aumento del peso dei finanziamenti al sistema agroalimentare sul totale dei crediti in essere presso il sistema bancario italiano negli ultimi anni. In particolare, al 31 ottobre 2010 i crediti all agricoltura in senso stretto e quelli alle industrie alimentari avevano raggiunto rispettivamente l importo di 39.291 e di 29.744 milioni di euro, pari al 4,1 e al 3,1% del totale del credito concesso dal sistema bancario e utilizzato dall intera economia italiana. Faccio notare che la definizione più ampia del concetto di sistema agroalimentare data in precedenza sottostima il fenomeno creditizio misurato dalle suddette statistiche di Banca d Italia e ci porta a credere che nel complesso i crediti ad esso concessi dal nostro sistema bancario siano ormai attestati attorno al 10% del totale dei crediti in essere presso di esso 8. È anche interessante notare che i crediti di cui si parla hanno continuato ad aumentare, seppure in misura più contenuta rispetto al passato, anche quando il volume totale dei prestiti bancari in essere è sceso, come è accaduto nel 7 Vedi, in particolare: Crivellaro, P. (2008), G. Venceslai, R. Grassa e N. Caputo, Il nuovo credito bancario alle imprese agricole. Cosa è cambiato con Basilea 2, Milano: Edagricole, e Castiglione, E. (2004), Agricoltura e credito: dalla despecializzazione ai nuovi servizi finanziari per l impresa, ISMEA: Roma. 8 Vedi le interessanti serie statistiche contenute in Benincampi, R. (2004), L agricoltura e il credito, Bancaria, n. 2.

t. Foresti - Ancora sulla teoria della classe agiata di Thorstein B. Veblen: intervista... 427 periodo del cosiddetto credit crunch caratteristico del 2009 9, il quale quindi ha riguardato anche il settore in esame seppur in misura inferiore rispetto a quella che ha caratterizzato altri comparti dell economia. Alla luce di tutto quanto precede, che dimostra l assoluta importanza dell agricoltura come perno di un più ampio settore economico la cui funzione rimane cruciale sia nella produzione interna lorda sia nell occupazione, e considerando la contemporanea assoluta importanza dei finanziamenti ad essa concessi dal nostro sistema bancario, la risposta al quesito prima posto è chiarissima: parlare del finanziamento dell agricoltura come problema particolare e specifico ha certamente ancora senso. Anzi, si potrebbe dire che varrebbe la pena di approfondire l argomento che, nonostante l attenzione che gli è stata dedicata negli ultimi anni, può migliorare i rapporti fra banche e imprese agricole nell interesse delle due parti in causa e anche in quello più ampio del complessivo sviluppo dell economia e della società italiana. Le generalizzazioni impossibili I dati globali esposti finora sono quindi utili per rispondere al quesito posto nel titolo di queste note, ma sono la sintesi di realtà agricole e bancarie estremamente diversificate al loro interno. In particolare le prime, anche dal punto di vista dell utilizzazione dei servizi bancari, si caratterizzano diversamente per dimensione, struttura proprietaria, forma giuridica, settore di attività, patrimonializzazione, economicità e via dicendo mentre le seconde si differenziano, con specifico riferimento al tema qui trattato, soprattutto per propensione a servire la clientela agricola e per le strutture organizzative all uopo predisposte 10. Sul primo aspetto della questione si tratta di un argomento noto, ma che vale comunque la pena ricordare ai fini specifici del problema qui considerato. Nonostante la grande varietà prima richiamata è infatti utile sottolineare che le imprese agricole in senso stretto in Italia sono assai numerose nel campo delle piccole o piccolissime dimensioni, ma assai poche in quello delle dimensioni medie e grandi. Questo fatto condiziona a monte tutti i ragionamenti che si possono fare sui rapporti fra di esse e le banche almeno per i seguenti argomenti: - la difficoltà di tali imprese di fornire alle banche elementi precisi, completi, tempestivi e affidabili sulla loro situazione economica, finanziaria e patrimoniale; 9 È stato fatto peraltro notare che l incremento del credito all agricoltura negli ultimi tempi non ha risolto completamente i problemi finanziari delle nostre imprese agricole. Vedi tracagni, F. (2010), Impennata sul credito. In crescita gli impieghi per l agricoltura, Mondo agricolo, n. 2. Nello stesso senso vedi Confederazione Italiana Agricoltori (2009), Imprese agricole con l acqua alla gola, Roma. 10 Su tali differenze e sul loro impatto sui fabbisogni finanziari delle imprese del settore rurale nonché sui criteri e sulle metodologie di valutazione dei relativi meriti creditizi, vedi Grassa, R., Caratteri tipici e valutazione delle imprese agricole. In Crivellaro, P., G. Venceslai, R. Grassa e N. Caputo, op. cit.

428 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 - l oggettiva scarsa forza contrattuale che dette imprese hanno nei riguardi dei fornitori e dei clienti, che le relega spesso in situazioni reddituali modeste; - le difficoltà di ricambio generazionale a livello di imprenditori, che spesso porta anche a un peggioramento della qualità degli stessi, ammesso che ci siano; - la grande confusione fra famiglia dell imprenditore e impresa dello stesso, che spesso complica le relazioni con le banche; - l eccessivo numero di organizzazioni professionali che finiscono per non avere una politica unitaria né nei riguardi delle istituzioni né nei riguardi del sistema bancario. Ciò spiega in buona parte perché le imprese agricole, nonostante quanto affermato in precedenza, trovano spesso difficoltà nell accesso al credito bancario e giustifica, anche qui nonostante quanto fin qui affermato, l atteggiamento non sempre disponibile di molte banche che, tutto sommato, a parità di altre condizioni, preferiscono dirottare i finanziamenti verso aziende e settori almeno apparentemente meno difficili e problematici. Venendo invece al secondo punto le cose non sono affatto scontate e necessitano un adeguato approfondimento. Intanto, si può subito vedere che la propensione suddetta, con le dovute eccezioni di cui dirò successivamente, varia molto secondo la dimensione delle banche italiane, in perfetto parallelismo con la propensione da esse manifestata nei confronti dell intera attività creditizia. Così, le banche più grandi, che hanno ridotto gradualmente tale propensione nel corso degli anni, hanno anche ridotto quella nei riguardi del credito all agricoltura. Per contro, le altre banche hanno avuto un atteggiamento opposto su entrambi i fronti. Le motivazioni della progressiva perdita di interesse delle banche più grandi nei riguardi del comparto creditizio non hanno nulla a che vedere con i loro rapporti con l agricoltura, ma concernono le loro più ampie scelte strategiche di fondo adottate, sempre più orientate verso l intermediazione mobiliare. Il crescente interesse delle banche meno grandi nei riguardi dell attività creditizia e quindi anche verso il finanziamento all agricoltura è invece dovuto, da un lato, all opportunità di acquisire quote di mercato in un settore progressivamente trascurato dalle banche maggiori e, dall altro lato, alla coscienza di essere strutturalmente in grado di vivere e svilupparsi solo concentrando le loro attività nell intermediazione creditizia tradizionale, dove possono esercitare al meglio la loro funzione istituzionale di banche dei territori 11. In quest ultimo senso le imprese agricole e i relativi imprenditori sono certamente quelli che apprezzano maggiormente la territorialità delle banche e non stupisce quindi constatare che privilegino le banche di prossimità giustamente ritenute a parità di altre condizioni le più adatte per capire i loro problemi e soddisfare i loro fabbisogni. 11 Vedi Ruozi, R. e C. zara (2003), Il futuro del credito alle imprese, Milano: Egea.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 429 La conoscenza della clientela (qui parlo di quella agricola, ma l affermazione è vera anche nei riguardi di tutta l altra clientela bancaria) è fondamentale per valutare i rischi connessi con i finanziamenti attuali e potenziali. Da questo punto di vista l agricoltura ha quasi sempre avuto fama di settore a rischio elevato, ciò che ha giustificato sia la diffusa prassi dei crediti assistiti da garanzie reali sia un certo razionamento da parte del sistema bancario. Anche qui è evidente che le generalizzazioni sono pericolose, ma nel complesso i dati al 31 ottobre 2010 dicono che tale sensazione non corrisponde alla realtà. A quella data, infatti, le sofferenze sui crediti all agricoltura, silvicoltura e pesca e quelle sui crediti alle industrie alimentari, delle bevande e dei tabacchi rappresentavano rispettivamente il 4,5 e il 3,4% del totale dei crediti in essere verso i due settori considerati, mentre quelle dell intero portafoglio prestiti delle banche rappresentavano ben il 5,9%. Ciò dimostra che non solo i prestiti al sistema agroalimentare non sono più rischiosi della media dei prestiti concessi dal sistema bancario all economia, ma sono anzi al di sotto della media. L ipotesi negativa prima ricordata, quindi, non regge alla verifica empirica e non può giustificare l eventuale bassa propensione di qualche banca a finanziare il suddetto sistema 12. Colgo l occasione per segnalare che i dati sulle sofferenze dei crediti all agricoltura sono solitamente utilizzati quasi solo per ragionare sul rischio degli stessi crediti e per trarne indicazioni ai fini della politica creditizia delle banche. In realtà essi possono essere utilizzati anche per altri motivi e specialmente per segnalare lo stato di salute del settore e trarne indicazioni sul suo futuro sviluppo. Sofferenze e stato di salute del settore sono infatti strettamente collegati, come è dimostrato da interessanti indagini effettuate negli Stati Uniti, le quali hanno messo in evidenza la forte capacità predittiva dei dati in questione, con addirittura la possibilità che le opinioni espresse a proposito di uno dei distretti agricoli più importanti del Paese (quello di competenza della Federal Reserve Bank of Kansas City) possano essere utilizzate non solo per prevedere l evoluzione del settore in quel distretto, ma possano anche essere utili per prevedere gli sviluppi dello stesso fenomeno a livello confederale 13. I vantaggi della specializzazione Ritornando tuttavia al problema generale che stavamo esaminando, occorre dire che per avere successo nel finanziamento delle imprese del sistema agroalimentare occorre disporre di un organizzazione aziendale adeguata, 12 Le considerazioni fatte in precedenza non sono così scontate e riguardano un settore la cui forte evoluzione ci consente infatti oggi di esprimere idee diverse da quelle di un decennio fa, come quelle espresse nella ricerca tendenze evolutive del credito agrario in Italia, Newfin, Università Bocconi, 2000. 13 Vedi Briggeman, B.C. e C. zawrewicz (2009), Can the AgCredit Survey Predict National Credit conditions, Federal Reserve Bank of Kansas City Economic Review, quarto trimestre.

430 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 che è nel contempo un problema culturale e professionale. E si tratta peraltro di un problema di cui si discute da decenni e che è imperniato sul quesito se sia meglio che il finanziamento dell agricoltura sia affidato a banche specializzate o a banche coinvolte indistintamente in tutti i settori economici. La prima opzione è sempre stata suffragata da motivi tecnici da individuare nei noti particolari aspetti delle problematiche delle aziende e dei mercati agricoli, che richiedono personale specializzato dotato di competenze e di atteggiamenti appropriati e disponibili ad un aggiornamento continuo di tali competenze ed atteggiamenti per essere in grado di seguire gli sviluppi del settore e quelli delle singole aziende che lo compongono. Queste competenze non si acquisiscono facilmente e possono essere impiegate efficacemente solo presso banche che concedono crediti all agricoltura sistematicamente e su larga scala, vale a dire appunto banche specializzate. Bisogna rilevare che varie esperienze in Italia e all estero hanno dimostrato che è irrilevante il fatto che queste banche specializzate siano organizzazioni indipendenti che finanziano solo l agricoltura o banche a vocazione plurisettoriale che operino con divisioni speciali al loro interno. In entrambi i casi è importante il rispetto del significato sostanziale della specializzazione, da intendersi come know how e tecnologie finanziarie appropriate per l agricoltura. Mentre un tempo si tendeva comunque a ritenere che un sistema specializzato fosse migliore di quello non specializzato, esperienze più recenti vissute soprattutto nei momenti di crisi del settore agricolo hanno invece dimostrato che la concentrazione del rischio in un solo settore può rappresentare un elemento pericoloso per la stabilità delle banche coinvolte. Ma anche a questo proposito le generalizzazioni possono essere pericolose 14. Al proposito si può ricordare che storicamente si divideva piuttosto nettamente la concessione dei prestiti a breve da quella dei prestiti a medio o a lungo termine all agricoltura e si riteneva che, mentre la prima poteva essere fatta senza problemi da banche di varia natura, la seconda era più consona a banche specializzate, caratterizzate non solo da personale dotato di preparazione e cultura specifica nel senso visto prima, ma anche dalla disponibilità di forme tecniche di finanziamento piuttosto complesse specie quando riguardavano il credito agevolato e di mezzi finanziari adeguati per scadenza rispetto alla durata dei prestiti concessi. Sul primo aspetto della questione si è già detto a sufficienza. Sul secondo e sul terzo bisogna invece rilevare che la tecnica di finanziamento delle imprese agricole si è enormemente semplificata sia nel breve sia nel medio e lungo termine e che l equilibrio fra le scadenze dell attivo e del passivo è oggi gestito dalle banche in modo più semplice che 14 Vedi Ruozi, R. (1988), Il finanziamento degli investimenti nell agricoltura italiana, in Atti del XVIII incontro di studio Ce.S.E.T., Bologna, 1988.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 431 nel passato. Si può in sostanza affermare che questi due aspetti della questione non possono più essere discriminanti nel giudizio su banche specializzate e banche universali, ma dotate di divisioni specializzate. Aspetti tecnici dei finanziamenti agrari L affermazione sulla tecnica dei finanziamenti agrari fatta poco fa necessita alcune precisazioni. Si premette innanzi tutto che la questione riguarda soprattutto il finanziamento delle imprese agricole in senso stretto, non ponendosi in buona parte per quello delle imprese alimentari tradizionalmente trattate in termini tecnico bancari non troppo diversamente dalle altre imprese manifatturiere. Con questa avvertenza è bene ricordare che le imprese agricole in senso stretto venivano un tempo finanziate soprattutto con le forme tecniche previste dall ordinamento del credito agrario. Attualmente, invece, esse possono ancora essere finanziate ai sensi dell ordinamento sul credito agrario, che tuttavia è profondamente mutato con l entrata in vigore del nuovo testo unico sull attività bancaria, ma possono anche utilizzare pressoché tutte le altre forme tecniche disponibili nel mercato del credito. La vera differenza fra la situazione in cui, da questo punto di vista, si trovano le imprese agricole rispetto a quelle di altri settori economici riguarda quindi non tanto le forme tecniche di finanziamento, bensì il fatto che la stragrande maggioranza di tali forme tecniche in agricoltura sono assistite da garanzie collaterali pesanti, reali o di altro genere, come quelle di speciali fondi pubblici o privati e dei consorzi fidi. La diffusa richiesta di tali garanzie collaterali è dovuta ad un antica prassi secondo cui si riteneva che i crediti agrari finanziassero più specifiche operazioni aziendali che non l azienda nel suo complesso e quindi venivano assistiti dalla garanzia sui beni finanziati con i prestiti suddetti. Essa è tuttavia dovuta anche a motivazioni relativamente recenti come quelle connesse con l entrata in vigore di Basilea 2. Le nuove regole di vigilanza internazionale hanno infatti dato particolare importanza ai rischi sui singoli crediti concessi all economia, misurati in base ai rating assegnati alle aziende beneficiarie. Ai fini della determinazione di tali rating importanza notevole hanno la qualità e la quantità dei dati che tali aziende sono in grado di presentare alle banche per consentire le valutazioni del caso. In questa prospettiva, le aziende agricole sono particolarmente e tradizionalmente carenti e, conseguentemente, i relativi rating sono mediamente bassi e quindi, in caso di affidamento, determinano forti assorbimenti di patrimonio per le banche affidanti e tassi di interessi elevati per le aziende utilizzatrici. Da qui la diffusa richiesta di garanzie collaterali primarie che possano in qualche modo bilanciare la carenza suddetta e migliorare il rating degli affidamenti in esame. Si noti che tale sempre più diffusa richiesta avviene in presenza di un netto e costante miglioramento del rapporto di indebitamento delle imprese agricole, passato da 1,70 circa nel 2004 ad 1 circa nel

432 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 2009. Colgo l occasione per segnalare che anche il rapporto di indebitamento delle imprese agroalimentari è migliorato nel frattempo passando da più di 2,4 a meno di 1,9, proprio in seguito ad una progressiva capitalizzazione del settore. L indice del relativo capitale proprio (2004 = 100) è infatti passato nel periodo considerato da 100 a 150 circa 15. E per ritornare alle garanzie che assistono i prestiti bancari alle imprese agricole, la loro importanza è stata dimostrata da una recente indagine in base alla quale un panel di imprenditori agricoli ha dichiarato che esse sono comunque giudicate molto importanti o abbastanza importanti dalle banche in più dell 80% dei casi. tali dati sono eloquenti anche perché gli intervistati hanno detto che la considerazione degli aspetti patrimoniali nelle istruttorie viene fatta nel 96,5% dei casi mentre, ad esempio, gli aspetti manageriali delle aziende richiedenti vengono considerati solo nel 60,7% dei casi. La stessa indagine ha del resto dimostrato lo scarso utilizzo dei consorzi fidi finora effettuato da parte degli imprenditori agricoli, che è in effetti inferiore a quello che caratterizza imprese delle stesse dimensioni operanti in altri settori economici 16. I dati disponibili a quest ultimo proposito sono comunque piuttosto lacunosi. Un interessante tentativo di dare qualche indicazione sul settore ci dice peraltro che i confidi che si occupano di agricoltura sono circa il 6% del totale dei confidi operanti nel Paese, dei quali del resto circa il 35% opera indifferentemente in tutti i settori economici. La totalità dei confidi del comparto agricolo è stata a lungo iscritta nell elenco 106 della Banca d Italia a motivo del fatto che la loro attività finanziaria non raggiungeva valori particolarmente elevati. Infine, il grado di penetrazione delle imprese agrarie realizzato tramite i confidi (rapporto fra il numero delle imprese agricole aderenti al sistema dei confidi e il numero totale delle imprese agricole) è sempre stato molto basso, raggiungendo solo il 2,62% contro il 39,83% dell artigianato, il 16,2% del commercio, terziario e servizi e il 13,09% dell industria 17. Detti consorzi, come noto, sono stati e sono ancora attivi nella concessione di garanzie specialmente a favore delle piccole e medie imprese di cui migliorano la capacità di indebitamento nei riguardi del sistema bancario. Le loro possibilità di intervento sono peraltro relativamente limitate sia dalle contenute disponibilità finanziarie sia 15 I dati sono riportati in ISMEA, La competitività dell agroalimentare italiano. Check-up 2010, Roma, 2010. 16 Vedi Agri 2000 (2010), Come vivono le imprese agricole il rapporto con le banche, Bologna, e Gobbi, G. (2010), Indagine conoscitiva sul sistema del finanziamento delle imprese agricole, Banca d Italia, Roma. Sulle caratteristiche e sulle problematiche dei confidi che operano nel settore agricolo vedi l importante studio Confidi che operano o possono operare nel settore agricolo e nelle attività connesse: Prodotti offerti, ISMEA, Roma, 2008. 17 Vedi Damilano, M. (2010), Dimensione e articolazione del sistema dei confidi in Italia. In Il sistema dei Confidi in Italia, a cura di Paola De Vincentiis e Marco Nicolai, Roma: Bancaria editrice.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 433 dalla diversa presenza sul territorio nazionale. Essi sono in via di ristrutturazione proprio anche per adeguare le proprie strutture al fine di rendere i loro interventi utilizzabili ai fini di Basilea 2. In questo senso è estremamente interessante l iniziativa assunta da Coldiretti che ha recentemente dato vita a CreditAgriItalia s.c.p.a., intermediario iscritto all albo 107 e quindi sottoposto a vigilanza di Banca d Italia, le cui funzioni non sono solo connesse con la concessione di garanzie anche a prima richiesta sul tipo di quelle classiche dei confidi, ma abbracciano pure servizi di intermediazione, di mediazione e di consulenza finanziaria agli associati. Questi, che sono poi anche i beneficiari degli interventi di CreditAgriItalia, sono ormai più di 14.000 e a scadenza non lontana saranno di fatto rappresentati da agricoltori disseminati su tutto il territorio nazionale. Le dimensioni e la struttura giuridica e organizzativa di questo organismo, che ha anche predisposto un interessante metodo per il calcolo del rating degli associati che può essere utilizzato anche dal sistema bancario, fanno presumere che esso possa svolgere nel finanziamento dell agricoltura italiana una funzione quali-quantitativa ben più ampia di quella svolta finora dal sistema dei confidi di cui ho detto in precedenza. In tale sistema CreditAgriItala si è del resto inserito a pieno titolo essendo di fatto, fra l altro, la risultante dell aggregazione di diverse decine di confidi vecchio stile. Essa è anche coinvolta nella gestione degli interventi del Fondo interbancario di garanzia, che sono stati prioritariamente affidati all ISMEA, e che concernono garanzie dirette a fronte di finanziamenti bancari a medio e lungo termine concessi in favore delle imprese agricole e della pesca, controgaranzie o cogaranzie rivolte ai consorzi fidi che, a loro volta, intervengono nel rapporto fra banca e impresa agricola consorziata, nonché controgaranzie o cogaranzie a fondi di garanzia pubblici o privati, anche a carattere regionale che abbiano effettuato interventi a garanzia degli stessi soggetti 18. L attività di cui si parla è sostanzialmente suddivisibile in due parti: a) quella del rilascio delle cosiddette garanzie sussidiarie; b) quella del rilascio delle garanzie cosiddette a prima richiesta. L importanza qualitativa delle prime è notevolmente superiore a quella delle seconde coinvolgendo circa 30.000 pratiche all anno contro poche decine. Il fatto è che solo le seconde sono utili ai fini di Basilea 2, ciò che sta imponendo una revisione generale dell attività in questione. È difficile prevedere come andranno le cose e quale sarà il futuro dei fondi gestiti essenzialmente da ISMEA, ma sembra comunque che essi non potran- 18 Sul tema delle garanzie vedi: Venceslai, G., Il sistema delle garanzie pubbliche a disposizione delle imprese agricole. In Crivellaro, P., G. Venceslai, R. Grassa e N. Caputo, op. cit.; Ezio Castiglione, Strumenti per favorire l accesso al credito da parte delle imprese agricole, ISMEA, 2009; Bagnoli, M. (2009), Quale credito per l agricoltura, Roma: CIA. 19 Vedi Agri 2000, cit.

434 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 no condizionare più di tanto la capacità di finanziamento delle nostre imprese agrarie, che dovrà essere sempre più svincolata dall esistenza delle garanzie collaterali, come dirò successivamente. È comunque certo che gli interventi esaminati e l uso delle altre garanzie personali e reali utilizzate in argomento potranno almeno formalmente continuare a favorire per certi aspetti il relativamente positivo andamento del rapporto fra banche e imprese agricole. Non stupisce quindi constatare come nella citata indagine di Agri 2000 gli agricoltori intervistati abbiano affermato di essere molto soddisfatti delle loro banche nel 40% dei casi e abbastanza soddisfatti nel 48,2% dei casi 19. Fra i motivi di tale relativa soddisfazione della clientela agricola delle banche italiane dovrebbe indubbiamente figurare la constatazione del fatto che, nonostante quanto comunemente si crede e si afferma, i tassi di interesse pagati dagli agricoltori non appaiono in alcuna misura penalizzanti 20. Verso un miglioramento del rapporto banche/imprese agricole Nonostante quanto appena affermato, la strada per ottenere un rapporto fra banche e imprese agricole degno di un sistema bancario e di un mondo agricolo evoluti ed efficienti nell interesse reciproco è ancora lunga. Su di essa devono muoversi insieme, ovviamente ciascuno nel proprio ruolo e nelle proprie competenze, le banche, le imprese agricole e l amministrazione pubblica nelle sue componenti europea, nazionale e regionale. Alle banche si chiede innanzi tutto di valutare l importanza del sistema agroalimentare che è interessante di per sé e anche come elemento non solo di diversificazione dei rischi e di stabilizzazione del portafoglio prestiti, ma anche di rafforzamento dei legami bancari generali con centinaia di migliaia di imprese e di famiglie suscettibili di aumentare e migliorare le relazioni di clientela e il lavoro ad esse connesso. A questi fini sono necessari almeno tre elementi: a) l utilizzo di personale specializzato secondo quanto già visto in precedenza; b) l appoggio globale al cliente agricolo non limitando quindi la relazione al semplice rapporto creditizio; c) una profonda revisione dell opportunità/utilità delle garanzie collaterali nella concessione dei prestiti in esame. Quanto al primo punto sembra che il sistema si stia evolvendo favorevolmente. A parte le banche dei territori fra cui è importante inserire le banche di credito cooperativo, quelle specializzate come la Banca della nuova terra, storicamente dotata di personale che conosce assai bene il mercato agricolo, ma anche alcune delle banche maggiori, che pur vantando grandi tradizioni in questo settore avevano seguito la strada della despecializzazione e smantellato o fortemente ridimensionato le loro strutture specializzate, si stanno nuovamente attrezzando in argomento. Cito in pro- 20 Vedi Gobbi, G., cit., che fornisce ampia documentazione statistica in proposito.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 435 posito, a titolo di esempio, la Banca Monte dei Paschi di Siena che ha istituito al proprio interno un unità con competenze specifiche presso la propria struttura centrale denominata Staff Commerciale Agro-Alimentare. tale struttura opera in sinergia con altri specialisti presenti sul territorio e conta attualmente circa 30 unità. Cito anche il Gruppo Intesa San Paolo, il quale ha recentemente costituito Agriventure, struttura destinata all agribusiness per offrire un servizio di consulenza a tutte le strutture del gruppo che presidiano l offerta e il rapporto diretto con i clienti che operano nel settore agroalimentare. La struttura si avvale di circa 50 risorse allocate sul territorio e offre attualmente consulenza a circa 200.000 clienti nei confronti dei quali vanta crediti per circa 11 miliardi di euro. Nello scorso mese di maggio Intesa San Paolo ha infine annunciato l utilizzo della consociata Startup Initiative per sostenere un certo numero di imprese agroalimentari, includendo il settore fra quelli che potranno beneficiare anche di una sorta di venture capital. Sulla stessa strada sembra del resto orientato anche il Gruppo Unicredit, che ha dotato tutte le aree in cui è stata recentemente riorganizzata la sua rete territoriale di specialisti agrari, cui sono stati affidati compiti di analisi, di valutazione e di consulenza della clientela del settore. Per essa, del resto, il Gruppo ha da tempo predisposto un ampia serie di prodotti specializzati raggruppati in un programma denominato Lineagricoltura. È interessante notare che anche altre banche specializzate e quelle universali dotate di strutture specializzate hanno dato vita a prodotti e pacchetti di intervento particolarmente appaganti per le varie componenti del mondo agroalimentare e agricolo in particolare, ponendosi quindi in condizione di rendere loro un servizio migliore 21. Quanto invece al secondo punto precedentemente ricordato, è necessario ricordare che un approccio di tipo esclusivamente creditizio è limitativo sia per la banca sia per i suoi clienti attuali e potenziali. L imprenditore agrario è infatti un operatore che, almeno in linea teorica, abbisogna di servizi bancari e finanziari molto più ampi e variegati di quelli connessi al solo soddisfacimento delle esigenze di finanziamento. Egli è certamente un risparmiatore, ha generalmente acquisito dimestichezza con i mercati mobiliari o almeno con alcuni componenti di tali mercati, ha di solito una famiglia i cui membri hanno a loro volta flussi finanziari in entrata e in uscita di varia natura, connessi con stipendi, pensioni, pagamento di utenze e di canoni, mezzi di pagamento, assicurazioni, esigenze di consumo e investimenti personali e via dicendo. È, insomma, il tipico operatore con il quale la banca deve cercare di instaurare una relazione di clientela comples- 21 Per quanto riguarda Banca della nuova terra si veda Riccardi, R. (2009), Il credito all agricoltura oggi, Roma. Per quanto concerne invece le già citate Banche di credito cooperativo, esse non possono essere considerate specializzate in senso proprio, ma hanno caratteristiche che le rendono particolarmente vicine al mondo agricolo, come descritto in Federazione italiana delle banche di credito cooperativo, Indagine conoscitiva sul sistema di finanziamento delle imprese agricole, Roma, 2009.

436 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 sa e durevole. E si tratta di un soggetto che, per la storia cui è legato e per le sue caratteristiche psicologiche e sociologiche, è anche mediamente più fedele di altri e su di esso vale quindi la pena di investire in formazione e marketing. Va da sé che, passando dall imprenditore agricolo tradizionale a quello operante nel più ampio sistema agroalimentare, il discorso diventa ancora più interessante. Si pensi, ad esempio, alla filiera che parte dai fornitori del produttore agricolo e che da questi, attraverso tappe diverse, giunge fino al consumatore finale. È facile immaginare la complessità e la consistenza dei flussi finanziari che così si originano e che sono strettamente connessi in logica sequenza temporale. Ed è anche facile capire come sarebbe interessante attivarli e gestirli 22 anche perché si tratta di una strada per nulla sconosciuta, ma invece già ampiamente sperimentata peraltro con grande successo soprattutto all estero. Cito in proposito il famoso caso dell offerta fatta da Rabobank, una grande banca olandese di tradizione cooperativa e agricola, per acquisire la proprietà di Farm Credit Services of America negli Stati Uniti qualche anno fa. Il caso fu molto controverso, ma tutti furono obbligati a ritenere che, qualora la trattativa si fosse conclusa positivamente, gli agricoltori americani ne avrebbero beneficiato perché, contrariamente a FCSA e ad altri finanziatori dell agricoltura americana, Rabobank avrebbe instaurato nei loro confronti una strategia globale comprendente tutti i servizi bancari e finanziari che potevano interessarli, cambiando anche in termini positivi lo scenario competitivo del mercato. tale cambiamento è comunque avvenuto nonostante che l operazione non si sia conclusa perchè FCSA e altri finanziatori tradizionali dell agricoltura americana hanno colto l occasione per prendere atto che era giunto il momento di attrezzarsi per affrontare la clientela agraria in modo diverso e più innovativo 23. Quanto infine al problema delle garanzie collaterali, mi vengono subito in mente le autorevoli e antiche affermazioni degli illustri Maestri della tecnica bancaria fra i quali ricordo Ugo Caprara, Giordano Dell Amore, Antonio Confalonieri e tancredi Bianchi per i quali tali garanzie servono solo fino a quando non si devono utilizzare. tali affermazioni fanno emergere con tutta evidenza la fragilità della funzione delle garanzie, fenomeno che, nel caso particolare di quelle reali, in agricoltura è ancora più drammatico che in altre realtà economiche. L esecuzione coattiva di pegni, privilegi e ipoteche è infatti sempre problematica. Il recupero di macchinari e utensili nonché quello dei 22 Vedi diffusamente Ruozi, R., (1990), Dal credito agrario alla prestazione di servizi bancari all agricoltura: le proposte dell economia agricola, agroalimentare e ambientale, Banche e Banchieri, n. 2. L applicazione pratica di tali concetti è stata oggetto di interessanti interventi di Banca Monte dei Paschi di Siena. Vedi La filiera agroalimentare, Siena 2010 e Tendenze e prospettive della filiera vitivinicola, Siena 2010. 23 Vedi Novack, N. e J. Henderson (2004), termination of the Rabobank and Farm Credit Services of America Sale, The Main Street Economist, novembre.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 437 frutti pendenti e del bestiame è estremamente aleatorio. Anche quello degli immobili, soggetti alle leggi di un mercato sempre più difficile, nel migliore dei casi richiede anni. Pure l escussione delle garanzie personali non è così semplice come potrebbe apparire a prima vista. La stessa forza esecutiva della cambiale agraria lascia spesso il tempo che trova. Diverso può essere il recupero attraverso gli interventi del FIG/ISMEA e dei consorzi fidi, ma si è già visto che la loro importanza concreta nell ambito dei finanziamenti bancari alle imprese agricole è ancora limitata. Capisco che le garanzie hanno un valore di riserva, nel senso che non dovrebbero mai essere l elemento principale della valutazione di un affidamento, ma dovrebbero fungere solo da ripiego quando le previsioni sulla normale capacità di rimborso dell affidato si dovessero rilevare errate. In questo senso capisco che è meglio averle che non averle. E capisco anche che, avendo dato alla banca determinate garanzie, un affidato possa, a parità di altre condizioni, usare maggiore cautela nel rimborso puntuale e integrale delle somme dovute rispetto al caso in cui non le avesse date. Ritengo tuttavia che per le banche sarebbe più importante potere e sapere effettuare istruttorie più precise e valutazioni meno aleatorie di quelle attuali, che preoccuparsi di assumere garanzie collaterali per rimediare in qualche modo agli errori fatti nel corso delle suddette istruttorie. Il miglioramento della struttura amministrativa delle imprese agrarie Il miglioramento di queste ultime dipende dalla capacità tecnica delle banche, ma anche e soprattutto dal materiale informativo e descrittivo della situazione economica, patrimoniale e finanziaria delle aziende richiedenti e di cui le banche possono disporre per le istruttorie. Qui sta un punto chiave del problema, sul quale peraltro mi sono già intrattenuto, cioè le tradizionali carenze delle imprese agricole in materia contabile e amministrativa, segnalate anche recentemente dall Associazione Bancaria Italiana. Quest ultima, preso atto delle carenze suddette, rileva che le banche tendono ad allargare l orizzonte informativo oltre i semplici valori di bilancio, ad esempio ricostruendo la storia dell imprenditore, individuando insolvenze passate o altri fatti pregiudiziali legati a precedenti iniziative imprenditoriali. A questo fine l ISMEA ha sviluppato modelli di analisi quali-quantitativa del rischio di insolvenza, attraverso la realizzazione di un vero e proprio sistema di rating per le imprese agricole e agroindustriali italiane 24. L iniziativa è volta ad offrire un sevizio innovativo nel mercato e ad essa possono aderire anche le banche, ferma restando ovviamente l autonomia di ciascuna di esse ad identificare e utilizzare criteri e parametri propri per la valutazione del merito creditizio 25. 24 Le linee guida di tale modello sono descritte in Castiglione, E., Agricoltura e credito, cit. 25 Vedi Santececca, D. (2009), Indagine sul sovraindebitamento delle imprese agricole, ABI.

438 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 L ABI, in collaborazione con ISM- EA, ha peraltro dato vita ad un progetto mirante a predisporre un modello di business plan destinato alle imprese agricole e a ridurre le asimmetrie informative tra queste ultime e il sistema bancario. L obiettivo perseguito è quello della standardizzazione delle informazioni e del sostegno agli imprenditori agricoli che non hanno l obbligo di presentazione del bilancio per permettere loro comunque di fornire informazioni adeguate alle banche o agli enti che concedono garanzie o incentivi 26. Quando ciò fosse particolarmente difficile, è indispensabile utilizzare e valorizzare indicatori aziendali di carattere agronomico e analizzare le singole aziende in un contesto comparativo più ampio, attingendo a fonti e indagini anche di carattere socio economico. Se le suddette iniziative e le altre che eventualmente si potrebbero prendere in proposito avessero successo e se contemporaneamente le imprese agricole decidessero autonomamente di dedicare maggiore attenzione agli aspetti contabili e amministrativi della loro gestione, le banche potrebbero migliorare più o meno nettamente la loro propensione nei riguardi dei prestiti alle imprese in questione, risparmiando patrimonio ai sensi di Basilea 2, riducendo i rischi del loro portafoglio agrario e di quello globale, migliorando probabilmente anche le condizioni alle quali detti prestiti sono concessi e, last but not least, potrebbero assumere un comportamento meno rigido nei confronti delle richieste e dell assunzione delle garanzie reali. Ne risulterebbe una notevole sburocratizzazione del rapporto banca/cliente, che potrebbe essere una buona premessa per l allargamento delle relazioni secondo quanto indicato in precedenza. Anche qui è tuttavia doveroso effettuare una puntualizzazione che riguarda soprattutto il comparto delle piccole o piccolissime imprese agrarie tradizionali di cui ho detto in precedenza, le quali in materia di valutazione e di rating finiscono spesso nel calderone del retail, nel cui ambito l importanza del rating stesso ai fini degli assorbimenti patrimoniali delle banche è relativamente modesta. Forse in questo senso l esistenza delle garanzie reali e il sostegno che dà loro la legislazione speciale vigente al riguardo devono essere considerati più per gli effetti ai suddetti fini di assorbimento patrimoniale che a quelli di riduzione effettiva dei rischi dei crediti e del loro ricupero coattivo ampiamente esaminato nelle pagine che precedono. A quest ultimi fini un pensiero non peregrino può essere rivolto ad un più ampio uso della copertura assicurativa dei rischi delle imprese agricole. A questo proposito è opportuna una digressione che ci consenta di situare il problema anche con riferimento alla 26 Vedi Santececca, D., cit. Sulle caratteristiche della contabilità nelle imprese agricole vedi invece Caputo, N., Stato ed evoluzione dei principi di contabilità in agricoltura, in P. Crivellaro, G. Venceslai, R. Grassa e N. Caputo, op. cit.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 439 prossima entrata in vigore delle nuove norme di vigilanza prudenziale internazionale chiamate Basilea 3. Benchè la cosa non sia ancora del tutto definita, l avvento di Basilea 3 comporterà infatti notevoli cambiamenti nella gestione delle banche. Lascerà invece immutato il principio di fondo che le risorse patrimoniali di queste ultime devono essere correlate ai rischi dei loro investimenti, fra i quali specialmente in questo periodo assumono particolare rilevanza i titoli emessi dagli Stati e i crediti concessi alle imprese e alle famiglie. Rimarrà anche sostanzialmente immutato il principio per cui i rischi suddetti sono misurati dagli appositi rating che, con modalità diverse da banca a banca ma con uguale severità e serietà, le singole banche assegneranno ai singoli investimenti effettuati. E rimarrà infine immutato il fatto che detti rating saranno determinati sulla base di una serie di elementi concernenti le caratteristiche salienti degli emittenti dei titoli acquisiti in portafoglio e quelle delle imprese e delle famiglie cui è stato concesso credito. Con specifico riferimento alle imprese di qualsiasi natura, comprese quindi anche quelle agrarie, fra tali caratteristiche rientrano elementi riguardanti sia l ambiente nel quale esse operano (con in testa una valutazione dei mercati dove si effettuano i loro acquisti e le loro vendite) sia la situazione economica, finanziaria e patrimoniale delle imprese, la figura dell imprenditore, le tradizioni storiche e via dicendo, cioè contemporaneamente elementi esterni e interni alle imprese. Fra questi ultimi speciale importanza rivestono i rischi corsi dalle imprese, che hanno natura svariatissima e che comunque possono singolarmente e nel loro complesso in qualche modo condizionare le possibilità delle stesse imprese di raggiungere i loro obiettivi che, nei rating calcolati in modo appropriato, sono rappresentati essenzialmente dalla produzione nel medio periodo di un reddito capace di rimunerare adeguatamente il capitale investito dall imprenditore e di mantenere buona la capacità dell impresa di rimborsare puntualmente e integralmente i propri debiti, fra cui sono compresi anche quelli bancari. I rischi delle imprese sono svariatissimi. Alcuni sono più facilmente individuabili e misurabili di altri e sono quindi considerati dagli imprenditori (e dalle banche che ne valutano il rischio globale e il merito creditizio) con un attenzione e una consapevolezza maggiori. Nel complesso, tuttavia, specialmente nelle imprese di piccole e medie dimensioni, l attenzione nei riguardi dei rischi aziendali è bassa. La cultura del rischio e della relativa gestione sia per adottare i provvedimenti che potrebbero ridurre al minimo i singoli rischi sia per eventualmente coprirsi dai danni che il loro accadimento potrebbe provocare, è modesta. Modesta in verità è anche l attenzione che a questo problema danno le banche nelle loro valutazioni e nella determinazione dei rating. Modesta è infine, quasi paradossalmente, l attenzione delle compagnie di assicurazione, che potrebbero giocare in materia un ruolo più importante di quello che in effetti svolgono, come dimostra il fatto che il loro inserimento nel mercato italiano dei rischi aziendali e imprenditoriali è

440 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 minore di quello che caratterizza altri Paesi europei. Eppure si tratta di rischi importanti, la cui incidenza sulla capacità reddituale e sulla stabilità delle imprese non è trascurabile e la cui eventuale copertura assicurativa potrebbe migliorare il rating delle imprese stesse. Intendiamoci. L influsso dei potenziali danni provocati dai rischi di cui parlo riguarderebbe sia la gestione ordinaria delle imprese agricole sia i loro componenti straordinari di reddito (o, meglio, di perdita), che in non pochi casi l esperienza ha dimostrato poter essere importanti almeno come quelli ordinari. Il problema, sia ben chiaro, è in verità noto a tutti e non stupisce quindi constatare che, nonostante quanto prima affermato, esso stia subendo una notevole evoluzione, che riguarda almeno i seguenti tre aspetti: - l ampliamento della prestazione assicurativa contro rischi atmosferici avversi fino a qualche anno fa pressoché esclusi dall offerta delle compagnie anche mediante l uso di strumenti fortemente innovativi; - l incremento delle tipologie di prestazione assicurativa, anche con copertura agevolata estesa a strutture aziendali, a produzioni zootecniche e a colture vegetali fino a qualche anno fa del tutto escluse; - la diffusione di coperture specie agevolate in aree territoriali del Paese dove in precedenza erano quasi assenti 27. Non stupisce quindi constatare che l intervento assicurativo nel settore agricolo italiano sia migliorato e si sia esteso negli ultimi anni nonostante le incertezze provocate dalle alterne vicende della disponibilità dei fondi per la copertura agevolata. Questo fenomeno però, in verità, non è stato quasi per nulla motivato dalle problematiche che qui sto trattando, ma può essere considerato una notevole evoluzione positiva di un settore che ha di fronte a sé ampi e diversi spazi di miglioramento e che, come prima affermato, può condizionare a vario titolo anche i rapporti finanziari fra banche e imprese agricole. Ma ritornando invece a quest ultimo tema, quale è la morale di quanto finora esposto? La morale è che forse è venuto il momento, in termini assoluti e generali, ma anche sotto la spinta di Basilea 3, di rivedere i rapporti tra banche e assicurazioni e fra di esse e i loro clienti. tale revisione avrebbe conseguenze positive per tutte e tre le parti in causa e, nel caso specifico oggetto di queste note, determinerebbe almeno quanto segue: - gli imprenditori, sostenendo spese che comunque rimarrebbero marginali nell ambito del loro conto economico, si coprirebbero da rischi i cui danni potrebbero in caso contrario essere pesanti per la loro attività, la loro stabilità e la loro capacità di indebitamento; - il miglioramento della situazione dei clienti adeguatamente coperti dai rischi in esame comporterebbe seppure con tutte le limitazioni pratiche già esaminate il miglioramento dei rating applicati agli stessi clienti e, quindi, a parità di altre condizioni, una riduzione degli assorbimenti patrimoniali delle 27 Vedi L assicurazione agricola agevolata in Italia, ISMEA, Roma, 2010.

R. Ruozi - Ha ancora senso parlare del finanziamento dell agricoltura? 441 banche connessi con i crediti in essere; - il tutto aumenterebbe i premi globalmente percepiti dalle compagnie di assicurazione, ridurrebbe i rischi unitari da esse assunti, migliorerebbe la loro situazione economica e patrimoniale e potrebbe anche comportare la riduzione dei premi unitari. Lo scenario è troppo bello e troppo semplice per essere vero e quindi non penso che potrà essere realizzato né in tempi brevi né per volumi consistenti di nuove attività assicurative. La forza del discorso risiede tuttavia nella sua logica e su di esso vi dovrebbero essere generali convergenze di interessi positivi anche perché non si vedono terzi che possano in qualche modo trarre conseguenze negative dall eventuale realizzazione dello scenario suddetto e che quindi potrebbero contrastarlo. La prima cosa da fare per avviare tale realizzazione è perciò un azione di informazione delle parti in causa e la definizione di accordi di collaborazione fra compagnie di assicurazione e banche 28. A quest ultimo proposito le organizzazioni professionali degli agricoltori potrebbero svolgere un ruolo determinante. Informazioni, rating e Basilea 3 Concludendo questo inciso che peraltro ritengo molto importante, vorrei tornare sulle più generali problematiche concernenti i rapporti fra informazioni disponibili sulle aziende richiedenti credito, qualità delle analisi su di esse effettuate dalla banca, con evidente studio e calcolo dei rischi cui è sottoposta l attività aziendale, rating assegnato all azienda, definizione dell importo e delle altre condizioni contrattuali dell eventuale prestito concesso a quest ultima, relativo assorbimento patrimoniale per la banca. tali problematiche, presenti più o meno da sempre nelle fasi preparatorie delle decisioni delle banche in materia di concessione di prestiti a qualsiasi tipo di beneficiario e quindi anche alle imprese agricole, hanno assunto importanza nuova e maggiore in occasione dell entrata in vigore delle norme di vigilanza internazionale denominate Basilea 1 e ancora di più con quelle denominate Basilea 2, di cui si è peraltro già fatto cenno in vario modo e in varie riprese. Esse stanno assumendo veste ancora più determinante in vista della prossima entrata in vigore di Basilea 3 prevista gradualmente a partire dal 2013 e destinata ad avere pieno impatto dal gennaio 2019. Basilea 3, per quanto si sa al momento attuale, in cui il progetto non è ancora interamente definito, non cambierà sostanzialmente le cose nel settore specificamente oggetto del presente studio, ma costruirà un ambiente molto più restrittivo per le banche. Queste saranno costrette a migliorare la qualità del loro capitale regolamentare e a rivedere all insù i loro requisiti patrimoniali minimi, anche per la previsione di accantonamenti in funzione anticiclica. Nella nuova configurazione qualitativa e quantitativa del patrimonio dovranno tener conto dell ampliamento dei rischi insiti nelle loro attività e del trattamen- 28 Vedi ampiamente Ruozi, R. (2011), Contro Basilea chiamate le compagnie, Milano Finanza, 19/2.

442 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 3-2011 to più severo che molti di questi riceveranno. Regole completamente nuove riguarderanno infine le possibilità di uso della leva finanziaria e la gestione della liquidità delle singole banche 29. tutto ciò avrà conseguenze profondissime sulle strategie e sull operatività delle banche la cui stabilità, a parità di altre condizioni, sarà rafforzata, peraltro con forte impatto sul conto economico che soffrirà a vario titolo. Qui si può inoltre ricordare che l entrata in vigore di Basilea 3 esaspererà tutte le problematiche viste in precedenza e rappresenterà una nuova sfida su cui banche e imprese e quindi anche banche e imprese agricole, saranno chiamate ad affrontare. I consigli che in questa sede sono stati dati alle une e alle altre per adottare provvedimenti al loro interno che permettano di migliorare nell interesse reciproco i rapporti di lavoro tra di esse esistenti assumono perciò veste ancora più importante di quella che avrebbero potuto avere se Basilea 3 non fosse sullo sfondo. Posso così concludere questo paragrafo ricordando che finora ho trattato il rapporto fra banche e imprese agricole trascurando i legami che potrebbero unire queste ultime e i finanziatori non bancari. In realtà, se si escludono alcune grandi società dell agroalimentare, che hanno già sperimentato con successo il ricorso ai mercati finanziari, ma che rappresentano un eccezione che conferma la nota regola generale per la quale le fonti finanziarie diverse da quelle bancarie in agricoltura sono piuttosto marginali, anche se esistono anche a questo riguardo importanti segni di risveglio. Segnalo in proposito lo sviluppo del leasing, quello molto più modesto del factoring, ma anche il ricorso all utilizzo di fondi di investimento immobiliare. Rientra in quest ultimo comparto un interessante operazione conclusa alla fine del 2010 fra quattro grandi consorzi agrari e la SGR Polis facente capo ad un gruppo di banche popolari. tali consorzi hanno in effetti conferito ad un apposito fondo una serie di immobili non strumentali, che saranno valorizzati dal gestore e che dovrebbero fornire interessanti flussi finanziari e risultati economici nell ottica di medio periodo tipica degli investimenti immobiliari specie quando sono soggetti a piani di valorizzazione, di sviluppo e di vendita. Ricordo infine i seppur rari casi di ricorso di imprese agrarie, anche tradizionali ma comunque di dimensioni adeguate, a società finanziarie e fondi vari specializzati nel private equity per ottenere finanziamenti a titolo di capitale proprio. Mi rendo conto che tale uso non può essere generalizzato, ma che si possa incrementare è assolutamente certo. Chiusa questa doverosa parentesi, torno al terzo punto lasciato precedentemente in sospeso e sul quale occorre operare per migliorare il rapporto banche/clienti nel comparto agricolo e che riguarda il ruolo e le modalità di intervento delle amministrazioni pubbliche nel settore considerato. 29 Vedi Ruozi, R., Basilea 3 e le banche italiane, relazione presentata al convegno organizzato a Milano dall Unione Fiduciaria il 24.3.2011.