Diritto del minore alla famiglia e servizi sociali della Città



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Diritto del minore alla famiglia e servizi sociali della Città PREMESSA La Convenzione internazionale di New York sui diritti del minore del 20 Novembre 1989, ratificata dallo Stato Italiano con legge n. 176 del 27 Maggio 1991 sancisce tra i diritti inalienabili quelli: - alle relazioni familiari (art.8); - alla non separazione dai genitori contro la loro volontà ; - ma anche all interesse superiore del minore (art. 3) - e quindi anche alla protezione qualora non possa essere lasciato nell ambiente familiare (art. 20 c.1). Tale protezione può avvenire attraverso sistemazione in una famiglia, l adozione o, in caso di necessità, in un adeguato istituto per l infanzia (art 20 comma 3). In attuazione della citata Convenzione la legge nazionale 184/83 così come modificata dalla legge 149/2001 stabilisce che il minore abbia il diritto a crescere ed essere educato nella propria famiglia. Lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, nell ambito delle proprie competenze, devono sostenere con idonei interventi, nel rispetto della loro autonomia e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, i nuclei familiari a rischio al fine di prevenire l abbandono e consentire al minore di essere educato nell ambito della propria famiglia (art. 1). Il minore temporaneamente privo di ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto, è affidato ad una famiglia o a persona singola in grado di assicurargli mantenimento, educazione, istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno. Ove non sia possibile l affidamento è consentito l inserimento in una comunità di tipo familiare. Gli Istituti devono essere superati entro il 31 dicembre 2006 (art.6). Sono dichiarati in stato di adottabilità e adottati a seguito di uno specifico e complesso procedimento a cura dell Autorità giudiziaria minorile, i minori in situazione di abbandono perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purchè la mancanza di assistenza non sia dovuta a cause di forza maggiore di carattere transitorio (art. 8). CHI SONO I MINORI E LORO FAMIGLIE IN GRAVE DIFFICOLTA I fenomeni di fragilità/esclusione interessano fasce sempre più ampie di popolazione, determinando un aumento delle condizioni di povertà. Per povertà si intende un fenomeno complesso e multifattoriale, che comporta non solo deprivazione materiale, ma anche culturale, relazionale, valoriale. L esclusione si caratterizza come impossibilità/incapacità di agire con risorse e regole socialmente accettate, mentre la fragilità è una situazione in cui la presenza di livelli accettabili nell ambito delle abilità sociali e relazionali è compromessa da condizioni/contesti che ne rendono difficile l esercizio. La popolazione inclusa è sempre più esposta ai rischi di fragilità( per esempio quella reddituale, ma non solo, in quanto la stessa può comportare la perdita dell abitazione) e successivamente di esclusione. Nel contempo aumenta la cronicità assistenziale e quindi la permanenza in condizioni di emarginazione. In sostanza gli attuali fattori e dinamiche economicosociali sempre più provocano percorsi di inclusione versus fragilità ed esclusione mentre rendono più difficile il percorso inverso e quindi l uscita dalla condizione assistenziale. 1

Nello specifico, le problematiche che richiedono interventi da parte dei servizi sociali a favore dei minori e loro famiglie, da quelli più leggeri di sostegno nell ambiente di appartenenza a quelli più pesanti di allontanamento, benché temporaneo, si possono ricondurre alle seguenti tipologie: Rischio educativo (Povertà relativa). Si tratta di situazioni e comportamenti che pur non essendo maltrattanti e di abbandono, pregiudicano un normale sviluppo del bambino in quanto riconducibili a una condizione familiare di sostanziale esclusione, cioè di difficoltà ad accedere e fruire di risorse e interiorizzare/agire regole socialmente accettate (deprivazione, anche grave, materiale, culturale, relazionale, valoriale, di abilità sociali e di organizzazione della vita quotidiana). Queste situazioni, che rendono necessari interventi di sostegno, comprendono ad esempio abitudini di vita inadeguate e/o devianti, mancanza di attenzione per aspetti relativi all istruzione e educazione del bambino, cure insufficienti anche connesse alla scarsità di reddito, disorganizzazione e inadeguatezza nella gestione delle incombenze quotidiane e nei rapporti con gli altri. Sempre più adulti manifestano inoltre un disagio mentale non diagnosticato ( psichiatria grigia ) che ha effetti molto negativi rispetto all evoluzione dei figli. Difficoltà sociale. Si tratta di condizioni di fragilità, cioè di capacità di accedere e fruire delle risorse, interiorizzare ed agire le regole socialmente accettate, ma in condizioni tali da rendere difficile l esercizio di queste competenze. Si pensi per esempio alla donna vittima di maltrattamenti domestici ma capace di gestire la relazione con i figli e un attività lavorativa, oppure a una donna sola con figli, dotata di adeguate competenze genitoriali ma con reddito insufficiente ecc. I fenomeni di fragilità/esclusione determinano un aumento delle condizioni di povertà intesa come fenomeno multifattoriale complesso e non solo come mancanza di reddito e coinvolgono in particolare le donne tanto da poter legittimamente parlare di femminilizzazione della povertà. L aumento delle richieste di aiuto da parte delle donne, e in particolare di madri con figli, ai Servizi Sociali della Città costituisce aspetto non solo particolarmente significativo ma ormai, spesso, prevalente. Sulla base dell esperienza, tra le condizioni di fragilità/esclusione della donna con figli rientrano le seguenti situazioni: - assenza o assoluta inadeguatezza/indisponibilità della rete parentale e primaria; - passaggio da una convivenza ad una famiglia mononucleare a causa di separazioni, vedovanza o immigrazione; - allontanamento dall abitazione per la propria protezione e/o dei figli da maltrattamenti e violenze intrafamiliari. In tali casi il più delle volte è necessario attendere i tempi della separazione e la eventuale assegnazione della casa alla donna. Spesso il reddito è costituito dall attività lavorativa del marito o del compagno e quindi la donna si trova, anche con i figli, in una situazione di povertà assoluta; - violenza e/o storie di avvio alla prostituzione, maltrattamenti; - straniere che non hanno i requisiti per accedere all emergenza abitativa e all edilizia residenziale pubblica (meno di tre anni continuativi di versamento di contributi) e parallelamente hanno redditi troppo bassi che non consentono loro di trovare un appartamento in affitto. Se i fattori di cui sopra possono essere contrastati con efficaci interventi di sostegno al nucleo familiare, altri invece comportano spesso la necessità di allontanamento Assenza di risorse (Povertà estrema). In questo caso i genitori o, più spesso, il genitore solo, non sono in grado di garantire il mantenimento e l educazione dei figli per assenza di reddito, di un abitazione e di reti sociali primarie di sostegno. Questa condizione si riscontra in particolare nelle famiglie straniere irregolari con minori o nel caso di minori non accompagnati. 2

Maltrattamenti. Per maltrattamenti si intendono comportamenti attivi da parte di figure adulte e in particolare dei genitori nei confronti dei figli, ad esempio la violenza fisica o psicologica, l abuso sessuale, lo sfruttamento (accattonaggio, spaccio, prostituzione); si intendono poi anche comportamenti passivi, come la mancanza di cure necessarie per rispondere ai bisogni primari ed evolutivi dei minori. Tali comportamenti possono presentarsi isolati o associarsi in diverso modo tra loro. Rientrano tra le forme di maltrattamento: - abuso sessuale: consiste nel coinvolgimento di un minore, da parte di un partner preminente, in attività sessuali, anche non caratterizzate da violenza esplicita. È un fenomeno diffuso e costituisce un attacco destabilizzante alla personalità del minore e al suo percorso evolutivo. - sfruttamento grave: i reati contro i minori volti a ottenere vantaggi di ordine economico. Tossicodipendenza dei genitori. La situazione di dipendenza è un fattore di rischio che spesso comporta l allontanamento del bambino dalla propria famiglia; si veda l incidenza degli inserimenti in comunità di bambini di madri tossicodipendenti. Le situazioni di tossicodipendenza sono molto diverse le une dalle altre: la capacità genitoriale può essere del tutto assente oppure altalenante in relazione ai percorsi di uscita e ricaduta, o ancora difficile ma possibile se adeguatamente supportata dalle reti sociali primarie (nonni, parenti ecc.) e/o dai servizi territoriali. Assenza dei genitori. E la condizione che vivono molti minori extracomunitari, adolescenti e preadolescenti presenti in Italia clandestinamente e accompagnati da sedicenti zii e cugini. Il ricorso a un altra casa (meglio sarebbe dire, per molti, a una vera casa) deriva da considerazioni connesse all eta, al livello di autonomia, alla condizione di salute, alla situazione ambientale (presenza o meno di sfruttamento grave). Disabilità e patologie relazionali. In questo caso il minore ha gravi problemi di disabilità e handicap che rendono difficile la permanenza in famiglia, oppure soffre di disturbi relazionali o di patologie psichiatriche tali da rendere preferibile l allontanamento da casa. Peraltro, i disturbi relazionali sono in costante aumento, soprattutto fra i preadolescenti e gli adolescenti con alle spalle situazioni familiari molto difficili se non compromesse. Perché dopo vari abbandoni questi ragazzi ce l hanno con il mondo, se la prendono con l educatore della comunità, con la famiglia affidataria, con chi non ne può niente ma in quel momento a loro è più vicino. Alle situazioni di disagio, anche pesante, sopra descritte che potremmo definire tradizionali si aggiungono nuove situazioni che potremmo definire eventi sentinella in quanto emergenti da pochi anni e/o ancora poco numerose ma significative e preoccupanti. - Un primo aspetto generale è quella che potremmo, come già detto, chiamare la progressiva femminilizzazione della povertà. La povertà delle donne è oggi più evidente e visibile in quanto viene sempre più frequentemente a indebolirsi/mancare la protezione familiare, a differenza di un tempo ove la povertà delle donne rimaneva per lo più nascosta all interno del nucleo, rendendole, in tal modo, da questo dipendenti. L indebolimento/perdita della protezione familiare e delle reti primarie è strettamente connessa con l instabilità dei legami coniugali (separazioni,divorzi,convivenze fallite) con la vedovanza, ma anche per la presenza di un sempre maggior numero di donne, in particolare straniere, che vivono sole con figli a carico: le donne, sole e in assenza di reddito, spesso perdono le sicurezze sociali e, tra queste, l abitazione. La modificazione delle richiese di aiuto in tal senso, rivolte dalle donne ai Servizi Sociali della Città, costituisce ormai elemento significativo, che rende necessario il rafforzamento della progettazione fin qui realizzata e la sua modulazione con interventi differenziati. La distanza affettiva e relazionale d persone con le quali le donne,in precedenza, hanno strutturato e mantenuto una relazione stabile(coniuge, conviventi, genitori) determina una difficoltà notevole nel percorso di 3

affiancamento o di uscita dall emarginazione, anche perché l operatore sociale non può sostituirsi nella imprescindibile necessità di relazioni stabili, strutturate ed incisive. Poiché la grande maggioranza di nuclei monoparentali in grave difficoltà è costituito da donne con figli, ne deriva la condizione di pregiudizio evolutivo per gli stessi. Sulla base dell esperienza tra le condizioni di fragilità/esclusione della donna da sola con figli, tali da rendere spesso necessaria l accoglienza residenziale anche in emergenza, rientrano le seguenti situazioni: Assenza o assoluta inadeguatezza/indisponibilità della rete parentale e primaria; Passaggio da una convivenza ad una famiglia mononucleare a causa di separazione, vedovanza o immigrazione; Violenza e/o storie di avvio alla prostituzione; Straniere con figli in situazione di irregolarità e povertà assoluta; A specificazione di quanto sopra, si rileva il preoccupante aumento della conflittualità di coppia, che spesso costringe la donna ad allontanarsi con i propri figli dall abitazione, a seguito di maltrattamenti e violenza, di cui la stessa è oggetto, e che vengono effettuati alla presenza dei figli, spesso piccoli, con le evidenti conseguenze evolutive post traumatiche derivanti dalla violenza assistita. Quasi sempre in questi casi il reddito è costituito dalla sola attività lavorativa del marito/compagno (a volte neanche padre dei figli della donna) e quindi la stessa si trova in una situazione di povertà assoluta, qualora costretta ad abbandonare l abitazione. Un altro fenomeno in preoccupante aumento è quello della perdita dell abitazione a seguito di sfratto per morosità, dovuta ad assenza di reddito. Spesso queste situazioni non sono segnalabili per alloggi di edilizia pubblica (esempio per stranieri regolari la presenza di meno di tre anni continuativi di versamento di contributi) e nel contempo difficilmente collocabili in alloggi privati per l alto importo degli affitti in relazione ai redditi. Questo fenomeno comporta un improprio ricorso ai servizi sociali, per una sistemazione abitativa che, al contrario, dovrebbe essere oggetto di messa a disposizione di servizi primari. Fenomeno parallelo al precedente, risulta essere la condizione di molti padri separati, con basso reddito, che rischiano non solo la caduta nella povertà, ma anche difficoltà psicologicorelazionali, che si ripercuotono sui rapporti con l ex partner ed i propri figli. Tale situazioni hanno, tra l altro, recentemente indotto la Regione Piemonte ad emanare uno specifica legge per il sostegno dei genitori separati e divorziati in situazioni di difficoltà. Risultano in drammatico aumento le situazioni di disturbi relazionali di preadolescenti e adolescenti, a seguito di eventi traumatici nell infanzia, ed in particolare i comportamenti anticonservativi. Un evento sentinella preoccupante, anche se al momento limitato, è costituito dall inserimento in circuiti rieducativo-assistenziali e giudiziari di minori appartenenti a famiglie incluse (figli di professionisti, insegnanti). Cominciano a dover essere accolti in comunità ragazzi, anche a seguito di provvedimenti dell Autorità giudiziaria minorile, di famiglie non in carico, né reale che potenziale, ai servizi sociali. Ciò in quanto la povertà valoriale e di relazioni autentiche entra a far parte anche delle famiglie economicamente e socialmente normali. Un altro evento sentinella limitato per numero, ma preoccupante per il comportamento, è l abbandono dei figli da parte di mamme che scelgono un compagno che non intende accoglierli. Queste considerazioni sulle condizioni ed i contesti entro i quali si collocano minori e loro famiglie in gravi difficoltà non devono indurre ad uno sterile pessimismo. Per fortuna, questa parte della nostra Città estremamente difficile ed articolata, non è solo segnata da drammi personali e familiari, ma anche da storie di successi ottenuti dopo percorsi di sofferenza. Successi che vedono protagoniste le persone interessate, ma che non sarebbero stati possibili 4

senza la presenza di una rete articolata di Servizi ed Interventi e l impegno, la motivazione, la competenza delle persone che vi operano. QUALI POLITICHE DI WELFARE MUNICIPALE E SERVIZI SOCIALI DELLA CITTA Obiettivi e interventi. Aspetti generali La Città innanzi tutto si pone l obiettivo dell inclusione sociale attraverso la messa a disposizione dei servizi primari quali quelli della prima infanzia, abitativi e di promozione della professionalità e lavoro per le fasce più deboli. In tale contesto favorisce, attraverso i Servizi sociali, percorsi di sostegno e accompagnamento alla fruizione dei servizi e opportunità per tutti. In questa direzione non opera da sola, ma con altre istituzioni quali Aziende sanitarie locali, Autorità giudiziaria Minorile, Scuole ecc., con il privato sociale sia imprenditoriale che di promozione sociale e volontariato compreso quello singolo come per esempio le famiglie affidatarie. Già con deliberazione del Consiglio Comunale del 14.9.1976, anticipando di sette anni le disposizioni della l. 184/1983 poi modificata dalla l.149/2001, la Città affermava l esigenza della messa a disposizione dei servizi primari per i nuclei in difficoltà ma anche di interventi territoriali e domiciliari specifici di sostegno al minore e alla sua famiglia al fine di favorire al massimo percorsi e processi di inclusione sociale. Con lo stesso provvedimento istituiva nel contempo l affidamento come accoglienza da parte di una famiglia, di minori che devono essere temporaneamente allontanati dal proprio nucleo con il duplice obiettivo di favorire la deistituzionalizzazione ed evitare l inserimento in strutture residenziali. Tale intervento si connota come Servizio di Solidarietà sociale in quanto si fonda su una scelta volontaria promossa e sostenuta dalla Città. Nel contempo si prevede, in alternativa agli istituti, l attivazione di comunità alloggio. Pertanto gli obiettivi generali da perseguire, sanciti per legge e quindi vincolanti in sede di programmazione locale, sono quelli di promuovere lo sviluppo evolutivo dei minori in situazione di difficoltà ed emarginazione fornendo servizi e prestazioni di sostegno e supporto ai nuclei e ai bambini/ragazzi presenti negli stessi. Ciò anche al fine di permettere la permanenza dei minori nel proprio ambiente di vita garantendone nel contempo lo sviluppo. Qualora, per la gravità della situazione familiare, nonostante gli interventi e prestazioni di sostegno e supporto, non sia possibile il mantenimento del minore nel suo nucleo, sono attivati interventi di sostituzione, di norma temporanea, della famiglia, privilegiando l affidamento ove possibile ed opportuno. Di seguito si sintetizzano gli interventi sociali articolandoli in: -sostegno al minore e alla famiglia nei compiti di cura ed educazione per il mantenimento nel proprio ambiente di vita o per il rientro; -sostituzione del nucleo familiare, di norma temporaneo, qualora, nonostante gli interventi di sostegno, non sia possibile, a tutela e protezione del minore, la permanenza nel proprio ambiente. Nello specifico della realtà torinese i minori beneficiari di interventi sociali particolarmente rilevanti nell anno 2009 risultano essere oltre 6.000: Educativa territoriale 1.569 Educativa riabilitativa (compresi i sostegni mirati e intensi al nucleo e gli interventi di prevenzione all inserimento) 130 Assistenza domiciliare 335 Centri diurni 289 5

Tirocini formativi 101 Affidamenti diurni 680 Progetto cittadino Provaci ancora Sam 750 Progetto cittadino Accompagnamento solidale 500 Affidamenti residenziali 711 compresi quelli con sostegno professionale Strutture residenziali 1.164 Totale 6.229 La Spesa per le attività di sostegno alla famiglia e al minore (tutti gli interventi sopra citati ad esclusione degli Affidamenti residenziali e degli inserimenti in strutture residenziali) è di circa 6 milioni di euro l anno. La spesa per gli interventi di accoglienza residenziale è di circa 18 milioni di euro l anno. Naturalmente a questa spesa occorre aggiungere quella del personale e dei servizi a gestione diretta. Molte situazioni (minori con disturbi relazionali e disabilità) sono in compartecipazione tecnica e finanziaria con le ASL per cui la spesa complessiva di cui sopra deve essere implementata di quasi un terzo. A questi interventi si aggiungono gli interventi di sostegno del reddito ai nuclei con minori, i luoghi neutri, la consulenza/mediazione familiare e le adozioni. Tutti avvengono attraverso l apporto di: -personale alle dirette dipendenze dell Amministrazione comunale (Divisione Servizi Sociali; Servizi sociali Circoscrizionali; quattro strutture residenziali a gestione diretta); -affidamento di servizi a terzi (privato sociale) -interventi del volontariato singolo e associato attraverso promozione e sostegno, anche economico, della Città. I servizi e gli interventi sociali di cui sopra si integrano con quelli di altre Istituzioni (es. ASL cittadine-vedi servizi materno infantili, neuropsichiatrici e di psicologia) e di Settori dell Amministrazione comunale (Politiche attive della formazione e del lavoro per inserimenti di soggetti svantaggiati; Casa per reperimento alloggi emergenza abitativa; Sistema educativo per inserimenti scuole dell infanzia). Sostegno alla famiglia e al minore. Nello specifico della realtà torinese si possono citare i seguenti servizi e interventi sociali di sostegno al nucleo e al minore: Educativa territoriale minori: E un attività rivolta a minori con difficoltà familiari e di inserimento sociale che necessitano di un sostegno educativo anche per evitare il rischio di allontanamento dal nucleo o per supportare il rientro. Si attua all esterno delle specifiche strutture socioassistenziali, attraverso l intervento e la presenza dell educatore nei luoghi di vita della persona seguita. Privilegia la collaborazione con la famiglia, la scuola, le associazioni di tempo libero, le imprese, soprattutto quelle artigianali. Prevede le seguenti funzioni: a) presa in carico del caso 6

singolo e del sistema parentale in partnership con organizzazioni di tempo libero, formazione ecc; b) aggancio di gruppi informali di minori (educativa di strada). Il servizio, attivo in tutte le Circoscrizioni cittadine, è gestito sia direttamente (56 educatori) che in affidamento a terzi tramite appalto concorso per quasi 11.000 ore mensili per 13 lotti. Un servizio specifico è costituito dall educativa riabilitativa rivolta a minori con disturbi del comportamento e caratterizzata da relazioni individualizzate o nell ambito familiare, mirate ed intense. Affidamento diurno: è una forma di affidamento non residenziale da parte sia di famiglie che di persone singole, caratterizzata da un sostegno affettivo, relazionale, educativo e per l inserimento sociale al minore e/o al suo nucleo con attività che la famiglia, a causa di problemi e condizioni di difficoltà,non è in grado di svolgere autonomamente. Si articola in : -familiare che consiste nell accoglienza del minore presso l affidatario e risponde a bisogni prevalenti di tipo affettivo/relazionale nonché all esigenza di sperimentare modelli genitoriali di riferimento per l identificazione; -educativo che risponde all esigenza prevalente di un accompagnamento orientato all inserimento nel contesto sociale; -di famiglia ad altra famiglia che risponde invece al bisogno prevalente di sostegno e aiuto alla famiglia nella sua centralità e interezza. In tutte le tipologie di cui sopra l affidatario, con una presenza affettiva, svolge attività, senza una specifica competenza per ciascuna, proprie sia dei genitori che di altre figure adulte appartenenti alla rete primaria (fratelli maggiori, nonni, altri parenti) in situazioni in cui le stesse non sono in grado interamente o in parte di assumere i normali compiti di cura, educazione e assistenza. Centri diurni educativi e aggregativi: sono servizi diurni in strutture. I Centri diurni educativi sono caratterizzati da una forte progettualità mirata sulle problematiche specifiche del minore. Sono gestititi all interno da educatori. I Centri diurni aggregativi invece sono rivolti all aggregazione, alla socializzazione in un ottica di educazione del gruppo. Vengono svolte, nel pomeriggio, attività educative, ricreative e di sostegno scolastico. Tali interventi hanno permesso un sostegno particolarmente intenso e continuativo per i minori, sia al fine di evitare il rischio di allontanamento che per favorire il rientro nella famiglia d origine. Tirocini formativi (borse formazione lavoro): sono stages presso imprese, per adolescenti, dopo l obbligo scolastico, ospiti di comunità alloggio o in nuclei con particolari difficoltà sociali. Hanno come obiettivo quello di introdurre nel mondo del lavoro favorendo l apprendimento concreto di abilità sociali (puntualità, responsabilità, relazioni), nonché di capacità tecniche nell ambito dell attività dell impresa che accoglie. Possono essere successivamente trasformati in contratti di lavoro. Tali tirocini, con oneri assicurativi e borsa di formazione a carico dell Amministrazione, hanno una durata media di 8 mesi. Provaci ancora Sam e Accompagnamento Solidale Sono progetti cittadini di sostegno e accompagnamento di minori con difficoltà in ambito scolastico (Provaci ancora Sam) ed extra scolastico (Accompagnamento solidale) relativamente al quale è previsto un inserimento nelle reti familiari, amicali e territoriali di appartenenza. Sono entrambi realizzati attraverso associazioni di promozione sociale e di volontariato. In specifico per quanto riguarda accompagnamento solidale dal 2007 l intervento è stato quantitativamente raddoppiato e ulteriormente qualificato attraverso un intenso lavoro di monitoraggio e sostegno alle quasi cinquanta associazioni che gestiscono il progetto. Sono state attivate inoltre e verranno potenziate ulteriormente con il prossimo appalto dal gennaio 2009 le partnership tra accompagnamento solidale e educativa territoriale al fine di realizzare 7

efficaci contaminazioni per buone prassi tra privato imprenditoriale e volontario/di promozione sociale. -Luoghi neutri Sono spazi protetti e opportunamente attrezzati in cui i minori, allontanati dal nucleo di origine o affidati ad un solo genitore in situazioni di separazione conflittuale possono incontrare gli adulti significativi della propria famiglia. In questa sede puo aver luogo anche l incontro tra figli e genitori quando questi ultimi non dispongono di domicilio stabile o adeguato. Hanno lo scopo di sostenere, aiutare ma anche valutare la competenza genitoriale. Sono attivi 7 luoghi neutri di cui 5 in collaborazione con le ASL. Seguono piu di 300 nuclei l anno. Sostituzione della famiglia Affidamento La Città di Torino ha maturato in questi anni una lunga esperienza di affidamento familiare poiché la deliberazione istitutiva del servizio risale al 1976. Successivamente sono stati assunti ulteriori provvedimenti attuativi dei quali i più rilevanti sono: affidamento a parenti (1980); affidamento diurno (1986); possibilità di prosecuzione dell affido oltre i 18 anni (1990); comunità familiari (1994), progetto neonati (1995), autonomia adolescenti (2001); affidamento di famiglia ad altra famiglia (2003). Nel 2004 sono stati assunti due nuovi atti deliberativi. Il primo relativo ad un Progetto sperimentale per affidamenti familiari difficili con sostegni professionali a cura delle organizzazioni che gestiscono strutture residenziali e semiresidenziali per minori accreditate dalla Città. Il secondo ha come obiettivo quello del riordino, coordinamento, implementazione, sia qualitativa che quantitativa e integrazione di tutte le disposizioni finora emanate dall Amministrazione comunale nell ambito dell affidamento di minori a seguito della citata deliberazione del 1976, anche attraverso il recepimento delle linee guida regionali in materia approvate dalla Regione Piemonte nel 2003. In specifico prevede il potenziamento delle attività di sensibilizzazione all affido, nuove tipologie di affidamento, un aumento delle quote di rimborso spese e il sostegno, anche economico, alle adozioni difficili. Al fine di supportare le famiglie affidatarie, a partire dal 95 sono stati avviati gruppi di sostegno, di auto-mutuo aiuto e misti tra famiglie affidatarie e persone che si avvicinano per la prima volta al tema e non hanno ancora esperienze concrete. Dal dicembre 2000 è stata, in concomitanza con una campagna di sensibilizzazione per il reperimento di nuove famiglie affidatarie, aperta la Casa dell affido. Questo servizio costituisce un punto di riferimento sia per le famiglie affidatarie che per quelle interessate a tale esperienza. Sono fornite informazioni, effettuati i primi colloqui, tenute serate informative, organizzati gruppi di sostegno per famiglie, ospitati gruppi di auto-mutuo aiuto di famiglie affidatarie. Nel corso dell'anno 2009, i bambini interessati al progetto neonati sono stati 25. Gli affidamenti consensuali e non consensuali difficili con sostegno professionale sono stati 7. Gli affidamenti di pronto intervento di minori o con madri con figli sono stati 45, quelli familiari a terzi di madri con bambino 52. A partire da novembre 2007 e stata avviata una campagna di sensibilizzazione all affido familiare, formalizzata con protocolli operativi e potenziate le sinergie con i servizi sanitari e in particolare la N.P.I., avviata una riorganizzazione che permettesse una più efficiente ed efficace gestione delle varie fasi dell affido. Inoltre il Peg strategico sia dello scorso anno che di quello in corso pone tra gli obiettivi un sensibile aumento degli affidi con contestuale rilevante diminuzione degli inserimenti in strutture residenziali e incremento di dimissioni dalle stesse. 8

Tale campagna ha portato ad apprezzabili risultati i cui effetti (nuove famiglie disponibili e idonee all affido) sono già iniziati e tuttora in corso e in fase di ulteriore sviluppo. Sono state reperite famiglie per il pronto intervento e si sta predisponendo una rete di supporti professionali che garantiscano non solo un sostegno alle stesse ma anche e soprattutto quegli interventi di osservazione che permettono all Autorità Giudiziaria di avere elementi istruttori completi per l assunzione dei provvedimenti di competenza. Colloqui orientativi 223 nuclei Gruppi informativi 11 per un totale di n.161 nuclei partecipanti Adesioni al percorso di conoscenza (selezione) 89 Famiglie idonee 35 di cui 29 già abbinate Non idonee 7 Rinunce 9 Sospese perché incerte o altro 16 In attesa o in corso di selezione 22 Comunità alloggio e Strutture residenziali per minori e madri con figlio La Città, anche attraverso il contributo fornito alla Regione Piemonte per la deliberazione sulle Strutture Residenziali (D.G.R. 41/2006), ha promosso una rete di accoglienze differenziate per bisogni ma anche in grado di permettere percorsi individualizzati: es. da strutture per l osservazione, la protezione e il sostegno (anche pesante ) a accoglienze leggere e di promozione di una progressiva autonomia. In sintesi sono state attivate ed oggi presenti: Comunità educative residenziali / Comunità di pronta accoglienza / Case famiglia / Comunità mamma/bambino per il sostegno e osservazione delle competenze genitoriali / Gruppi appartamento per giovani e madri con bambino per lo sviluppo dell autonomia / Comunità terapeutica e riabilitativa psicosociale per minori con disturbi del comportamento / Pensionato integrato per madri con bambino con problemi prevalentemente abitativi e che quindi non necessitano di inserimento in comunità. -Comunità alloggio educative sono strutture rivolte alle situazioni più complesse. Per esempio, nel caso di madre con bambino tali comunità hanno il compito di osservare, sostenere e valutare le capacità genitoriali (affettive, relazionali e pratiche) nonché aiutare allo sviluppo delle competenze e capacità sociali. -Comunità terapeutiche. Sono rivolte a minori con gravi problemi relazionali che non possono soddisfacentemente essere accolti e tutelati nelle comunità educative. Nel caso di madri con problemi di dipendenza sono attive specifiche comunità terapeutiche. -Case famiglia. Si tratta di strutture che accolgono fino a sei minori seguiti da una coppia anche con figli, che lì abita. Risultano particolarmente adatte per situazioni di bimbi piccoli che quindi necessitano di figure genitoriali stabili ma nel contempo professionalizzate (un componente la coppia è educatore professionale) oppure per preadolescenti e adolescenti che necessitano di percorsi di interiorizzazione di figure genitoriali ma non accettano situazioni di affidamento in famiglie nucleari. -Gruppi appartamento: in tali strutture vengono inserite donne con figli che si trovano nella condizione di fragilità sociale o sono uscite da quella di esclusione ma non ancora in grado di vivere in piena autonomia. Hanno come obiettivo quello di offrire a persone con una significativa capacità di autogestione sia un sostegno temporaneo a livello abitativo sia un supporto e un accompagnamento all autonomia professionale e lavorativa. Ciò attraverso l apporto anche di personale con funzioni educative, di appoggio e di orientamento. Possono far parte del gruppo appartamento donne in difficoltà grave, anche con bambino, per motivi socio-ambientali, che 9

rendono necessaria una diversa sistemazione dal nucleo di origine ma il cui rapporto con il figlio è valido e un allontanamento dalla mamma risulterebbe di pregiudizio per lo sviluppo dello stesso. Inoltre è rivolto a donne che hanno già fatto un percorso in strutture residenziali in cui è stato aiutato e supportato lo sviluppo della competenza genitoriale e verificato un positivo rapporto madre-bambino e che necessitano ancora di protezione prima di essere avviate in via definitiva a percorsi di autonomia. -Pensionati integrati: così denominati dalla D.G.R. 41-12003, sono strutture di autonomia, extraalberghiere ai sensi della legge regionale 31/85 che possono ospitare, su specifico progetto, madri con bambino e giovani già ospiti in strutture residenziali o per i quali, dato il loro livello di autonomia, non è accettato né opportuno l inserimento in comunità. -Accoglienze, anche in emergenza, per madri con figli senza abitazione e in condizione di grave fragilità sociale, gestite da ordini religiosi e organizzazioni di volontariato. -Inserimenti in alberghi di madri con figli: per situazioni di emergenza abitativa di nuclei compresi quelli monoparentali. -Progetti di autonomia: sono realizzati e seguiti dalle comunità alloggio educative e terapeutiche e prevedono interventi di tipo individualizzato come, ad esempio, il reperimento dell alloggio in affitto per il nucleo mamma-bambino e il sostegno alcune ore la settimana da parte di un educatore. Tali interventi sono contemplati dagli accordi di accreditamento del Comune di Torino con gestori di strutture residenziali per minori (comprese quelle madre con bambino). Nel 2009 sono state accolte: - in pensionati integrati, a cura della Città, 287 persone; - in altre strutture per madri con figli (comprese le comunità) 346 persone; - in strutture per soli minori, 584 Nell'ambito del welfare torinese, svolge un rilevante ruolo la politica abitativa, intesa come promozione del diritto alla casa e qualità dell'abitare; a tale scopo, la Città realizza da tempo efficaci interventi mediante l impiego di leve di governo del territorio, in una logica di governance: in tale ottica, il Piano Casa approvato dal Consiglio Comunale prevede una vasta gamma di strumenti di politica abitativa finalizzati ad offrire risposte innovative ai bisogni abitativi emergenti; entro tali strumenti vi sono i programmi di Housing Sociale e quelli per la realizzazione di Condomini Solidali. Anche mediante tali strumenti la Città di Torino intende contaminare positivamente il proprio territorio e favorire azioni virtuose per il consolidamento dell autonomia e dell auto promozione nonché la solidarietà tra le generazioni. Il Condominio Solidale (Condominio) di Via Romolo Gessi n. 4-6 s inserisce nella programmazione volta all accoglienza abitativa, all accompagnamento sociale, alla promozione della salute dei cittadini che versano in condizioni di temporanea fragilità, come previsto sia dal Piano Casa, sia dall architettura del Piano Regolatore Sociale della Città approvato con Deliberazione della Giunta Comunale il 26 giugno 2007. Al fine di permettere un efficace e immediato intervento di protezione e tutela dei minori è attivo un servizio di pronto intervento per minori e madri con figlio funzionante dopo la chiusura degli uffici (anche la notte) nei giorni di sabato e festivi, per la ricezione di tutte le segnalazioni da parte delle forze dell ordine di minori che presumibilmente necessitano di accoglienza residenziale. L operatore di turno, dopo aver valutato la situazione, può disporre l inserimento in posti di pronto intervento disponibili presso strutture residenziali. 10

Da dicembre di quest anno tale intervento sarà esteso anche di giorno attraverso un Call Center con funzioni di coordinamento delle risorse della rete di cui sopra e di valutazione di appropriatezza rispetto ai bisogni. Vi potranno fare riferimento i servizi pubblici e privati che ricevono richieste dirette di accoglienza. A cura di Luciano Tosco 11