PREVENZIONE. Linee Guida Regionali 2007

Documenti analoghi
Fondo Famiglia 2015 Progetto Conferenza dei Sindaci ASL 3 Genovese

Buone pratiche per la prevenzione comportamenti a rischio negli adolescenti di origine straniera

tra la Regione Toscana e l Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana Deliberazione GR 996 del 10 novembre 2014

PROGETTO DEL CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE TEMPO INSIEME

SCHEDA PROPOSTA PROGETTI DI PROMOZIONE ALLA SALUTE TITOLO PROGETTO:

Protocollo d intesa: Osservatorio sulle situazioni di disagio nel territorio del comune di Civitella in val di chiana

Percorsi di prevenzione su fumo, alcol e sostanze Dipartimento Patologia delle Dipendenze Guida ai percorsi

Progetto interministeriale Scuola e salute Gli accordi interministeriali, filosofia e motivazioni del progetto

Prevenzione del fumo di sigaretta fra gli adolescenti del Veneto. Elizabeth Tamang Torino, 23 febbraio 2005

A PIEDI O IN BICI, CON LE AMICHE E CON GLI AMICI

Leggere fa bene alla salute. La costruzione di una buona pratica di comunità

Dall attività motoria alla prescrizione dell esercizio fisico per la salute ASL TO 4

La psicologia di comunità nei contesti educativi

RAGAZZI STRANIERI A SCUOLA

I GIORNI DELLA LETTURA 20, 21, 22 APRILE 2009

Seminario regionale Senigallia 15 aprile 2015

PROTOCOLLO DI INTESA IN MATERIA DEI DISTURBI SPECIFICI DELL APPRENDIMENTO CENTRO DI SERVIZI PER LA DISABILITA UNIVERSITA DEGLI STUDI CATANIA

ISTITUTO COMPRENSIVO ELEONORA D ARBOREA VILLANOVA MONTELEONE PAIDEIA PERCORSO DI AUTOFORMAZIONE PER L INCLUSIONE DSA

Come nasce l idea di DivertInMente Doposcuola creativo

Proposta di Patto Provinciale per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica e formativa. Bozza di lavoro 1

DD di Casteggio IC Belgioioso IC Chignolo Po IC Rivanazzano

STRATEGIE CANTONALI. Promozione e Protezione della salute. Giorgio Merlani Medico cantonale. Dipartimento della sanità e della socialità

Educazione alimentare: il punto di vista di COOP

LINEE GUIDA PER GLI INTERVENTI INTEGRATI DEL SERVIZIO SPECIALISTICO TUTELA MINORI E DEL SERVIZIO SOCIALE COMUNALE DI BASE

TITOLO IMPARO GIOCANDO PER STAR BENE A SCUOLA

La definizione e la gestione di progetti integrati finalizzati alla Prevenzione e alla Promozione della Salute

Centro Percorsi Percorsi S.n.c

Il Progetto CCM SOCIAL NET SKILLS Il contributo della Regione Lazio

Laboratorio Didattica Speciale: Codici comunicativi dell educazione linguistica Gruppo B. Prof.ssa Michela Lupia

PROMOZIONE DEL BENESSERE E PREVENZIONE DEL RISCHIO IN ADOLESCENZA

Le strategie per la promozione della salute nell anziano del Piano Sociale e Sanitario Regionale

Servizio di promozione e di valutazione sanitaria. Paolo Beltraminelli Direttore DSS

,1',5,==2 6(59,=, 62&,2 6$1,7$5,µ

Area di ricerca 3 Utilizzo della metodologia life skills education e peer education

PROGETTO DI EDUCAZIONE SOCIO-AFFETTIVA

IL LIFE SKILLS TRAINING PROGRAM. Progetto regionale di prevenzione delle dipendenze per la Scuola Secondaria di primo grado

CONVEGNO DI APERTURA LAVORI Centro Di Aggregazione Giovanile «GIOVANI, CITTA E FUTURO» Venerdì 16 gennaio 2015 Palazzo Butera

G L E S. Gruppo di lavoro per l educazione sessuale nella scuola

Riapertura e aggiornamento del Rapporto di Auto-Valutazione d Istituto

IL SENSO DELLA PSICOLOGIA

IL WELFARE E I SERVIZI AI CITTADINI

PROFILO DI SALUTE DELLA SCUOLA

Autovalutazione di Istituto a.s. 2014/2015

PROTOCOLLO D INTESA. tra MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE (di seguito denominato MPI) e CONFEDERAZIONE NAZIONALE YOGA (di seguito denominato CNY)

Animatore socio-educativo

Obiettivo percorso curriculare

Per l integrazione degli alunni in situazione di handicap ai sensi dell articolo 12L.104/92. Alunno: Classe: Sezione:

PROGETTO AREE A RISCHIO ED A FORTE PROCESSO IMMIGRATORIO. a.s. 2016/17

Convegno I LINCEI PER UNA NUOVA SCUOLA. La formazione dei docenti: novità e prospettive

PROGRAMMA DELLE OFFERTE DI AGGIORNAMENTO E FORMAZIONE A.S. 2008/2009

CONSAPEVOL-MENTE a.s

e la formazione delle nuove figure professionali

PROGETTO - Piano d'azione BERGAMO - S.LUCIA

P.E.I Progetto educativo di Istituto.

Alimentazione e prevenzione malattie neoplastiche. Reggio Emilia 2 3 dicembre 2013

PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO

LAVORARE IN RETE PER L INCLUSIONE DI ALUNNI CON AUTISMO A SCUOLA: LABORATORIO DI STRATEGIE DIDATTICHE ED EDUCATIVE

Istituto Comprensivo San Vito Viale Trento e Trieste, San Vito Romano Roma tel. 06/ Fax 06/ rmic8an002-distretto Scolastico

Governare il tempo per uno sviluppo sostenibile del territorio

ISTITUTO COMPRENSIVO G.PASCOLI -SILVI. OBIETTIVI FORMATIVI GENERALI Sezione POF

ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO

PROGETTO DELLA REGIONE VENETO PER LA PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI DOMESTICI NEI BAMBINI DELLA SCUOLA DELL INFANZIA

Verso l Expo: lo sviluppo tra impresa, territorio e lavoro per persone con disabilità. Prof. Maurizio Ettore Maccarini

DISTRETTO SANITARIO DI SORGONO CONSULTORIO FAMILIARE *** COMUNITÀ MONTANA GENNARGENTU MANDROLISAI

Il Tavolo congiunto sociale-lavoro

LA DISPERSIONE SCOLASTICA

PERCHE CHE COS E A CHI E RIVOLTO OBIETTIVI METODOLOGIA

La Mediazione Culturale nella scuola

Scheda di partecipazione ad INTEGRAZIONE

PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO a. s. / Residenza Via CAP Recapito Telefonico PRESENZA A SCUOLA DI UNA A. E. C. SI NO

L AUTOVALUTAZIONE CHE CONVIENE: A TUTTI

Le nuove opportunità per l alternanza scuola lavoro nelle linee di sviluppo regionali

Peer Education e Prevenzione dalle Malattie Sessualmente Trasmissibili

Progetto di prevenzione della violenza interpersonale nelle scuole

Il Piano Didattico Personalizzato Valeria Rossini

PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI

- l acquisizione e il consolidamento della capacità di gestione e di autocontrollo nell area emotivo-affettiva

Scienze della comunicazione pubblica, sociale e politica

LEGGE 112/2016 SUL DOPO DI NOI

PROGRAMMAZIONE SANITARIA E SISTEMI DI SORVEGLIANZA

L obiettivo. Facilitare. Non è convincere. La comunicazione per una scelta consapevole

CARTA della promozione della salute nella scuola in Ticino. Principio generale

ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO

Nuovi strumenti integrati di programmazione territoriale, monitoraggio e valutazione

I RAGAZZI DIFFICILI E LE FORME DEL DISAGIO

Considerazioni sul percorso formativo di accompagnamento al Progetto Adolescenza. Bruna Zani e Luigi Guerra

Progetto Pari opportunità: studi e confronti

Accompagnare al cambiamento

Conferenza dei Servizi di Prevenzione della Regione Piemonte

REGOLAMENTO SERVIZIO EDUCATIVO DOMICILIARE

AUDIZIONE VII COMMISSIONE

Piano della ASL di Milano per le demenze

I progetti di promozione della salute del PRP dell Emilia-RomagnaE

EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA CIVILE

ATTIVITÀ UFSMIA FIRENZE IN INTEGRAZIONE CON CENTRO ADOZIONI E SIAST COMUNE FIRENZE. domenica 26 gennaio 14

Istituto Comprensivo Statale M. Amiata

La Progettazione didattica per competenze: concetti chiave e strumenti di lavoro. Formazione docenti neo immessi a.s.

BOZZA PROTOCOLLO D'INTESA TRA REGIONE TOSCANA E PARTI SOCIALI REGIONALI PER UN SISTEMA REGIONALE DI MOBILITA DEI CITTADINI TOSCANI TRA PREMESSO

Transcript:

PREVENZIONE Linee Guida Regionali 2007

Bla bla bla si parla sempre di prevenzione..ma.. Non sempre è chiara la definizione di cosa esattamente si voglia/debba prevenire Di chi lo debba fare E che ruolo abbiano i diversi attori del sistema

La prevenzione è innanzitutto.. Promuovere politiche di inclusione sociale Promozione e sviluppo delle fasce giovanili Sostegno agli adulti Coinvolgimento attivo di tutti i soggetti del territorio

Parlare di prevenzione rivolgendo l attenzione ad adolescenti e preadolescenti significa: affrontare il tema in un ottica sistemica: Prevede una molteplicità di interventi in ambiti differenti (famiglia,territorio, aggregazioni formali e informali, scuola..) Coinvolga attivamente sia gli adolescenti e preadolescenti, sia gli adulti che ricoprono un ruolo educativo Promuova una consapevolezza della progressiva e massiccia diffusione di comportamenti d abuso nella popolazione normale

Obiettivo finale: Giungere alla definizione di piani di azione integrati fra i diversi attori del sistema di intervento preventivo, migliorando l efficacia (approcci integrati di azione, abbassando l età del target ) e l efficienza (in termini di utilizzo delle risorse umane e finanziarie già presenti) degli interventi

Principio 1 I programmi di prevenzione dovrebbero accrescere i fattori di protezione ed eliminare o ridurre quelli di rischio (Hawkins et al.2002)

CONTESTO FATTORI DI RISCHIO Amici che fanno uso di sostanze Tolleranza sociale verso le sostanze Difficoltà di integrazione FATTORI PROTETTIVI Resistenza socio culturale al fenomeno dell uso e dell abuso di sostanze

FAMIGLIA FATTORI DI RISCHIO Genitori e familiari con comportamenti devianti e/o che usano/abusano di sostanze Presenza di conflitti familiari e di una scarsa stabilità affettiva e relazionale FATTORI PROTETTIVI Affetto e cura da parte dei genitori Controllo da parte dei genitori

CARATTERISTICHE INDIVIDUALI FATTORI DI RISCHIO Inizio precoce di uso di sostanze legali e illegali Atteggiamento personale favorevole rispetto alle sostanze Ricerca compulsiva di forti emozioni FATTORI PROTETTIVI Possesso di abilità per un miglior adattamento alla vita

SCUOLA/EDUCAZIONE FATTORI DI RISCHIO Assenze e drop out Bassi risultati scolastici Scraso supporto da parte degli insegnanti Povertà di stimoli culturali Passaggio tra i diversi cicli scolastici FATTORI PROTETTIVI Supporto consistente da parte degli insegnanti

COSA FARE PRIVILEGIARE PROGRAMMI PREVENTIVI DI MEDIO -LUNGO PERIODO ALMENO TRIENNALE IMPOSTARE STRATEGIE FINALIZZATE A MODIFICARE IL CONTESTO CULTURALE COINVOLGERE ATTIVAMENTE OLTRE AI DESTINATARI ANCHE QUELLI STRATEGICI FAVORIRE PROGRAMMI CHE ABBIANO AZIONI INTEGRATE IN DIVERSI CONTESTI DI VITA

Principio 2 I programmi di prevenzione dovrebbero essere indirizzati a tutte le forme di abuso di droghe, singole o in associazione, incluso l utilizzo di sostanze legali da parte di minorenni, l uso di droghe illegali; l uso inappropriato di sostanze legali

Principio 3 Calibrare l intervento sui bisogni della comunità I programmi di prevenzione dovrebbero essere specifici e mirati indirizzati ai fattori di rischio modificabili e al rafforzamento dei fattori di protezione identificati

COSA FARE RILEVAZIONE E ANALISI DEI BISOGNI FUNZIONE PROGRAMMATORIA ANALISI PERIODICA DELLA SITUAZIONE UTILIZZO DI METODOLOGIE ATTIVE FAVORIRE E STIMOLARE LA CIRCOLAZIONE DELLE INFORMAZIONI PROGRAMMARE E REALIZZARE PERIODICAMENTE SPECIFICHE LINEE DI RICERCA

Principio 4 I programmi di prevenzione dovrebbero essere adattati per rivolgersi ai rischi connessi alle specifiche caratteristiche della popolazione o gruppo quali età, genere ed etnia al fine di migliorare l efficacia del programma.

COSA FARE Rendere stabile la raccolta e la messa a disposizione di informazioni relative alle abitudini di consumo Raccolta e messa in circolazione altre informazioni in merito alle caratteristiche della popolazione

Principio 5 Accrescere il collegamento e le relazioni familiari e includere le abilità dei genitori nell educazione dei propri figli Promozione delle capacità genitoriali L informazione e l educazione sulle droghe per genitori o caregivers

COSA FARE Favorire e migliorare l accesso ad attività formative ed educative ai genitori Promuovere e sviluppare programmi preventivi che tengano conto dei bisogni dei genitori e delle famiglie Sviluppare e incentivare programmi preventivi che sappiano cogliere le peculiarità e i bisogni specifici delle famiglie straniere

Principio 6,7,8, Intervenire con programmi in età prescolare Programmi di prevenzione per la scuola elementare che perfezionino l apprendimento scolastico e socio-emotivo Programmi di prevenzione per la scuola media e superiore che potenzino le competenze scolastiche e sociali

Principio 9 Accompagnare i momenti di transizione I programmi di prevenzione rivolti alla popolazione generale che si trova in punti chiave di transizione quale il passaggio alla scuola media, possono produrre effetti benefici, persino tra famiglie e figli ad alto rischio.

Principio 10 I programmi di prevenzione per la comunità che associano due o tre programmi efficaci, quali quelli basati sulla famiglia e sulla scuola,possono essere più proficui di un singolo programma.

COSA FARE Accrescere il grado di conoscenza in possesso delle diverse categorie di decisori locali,progettisti e operatori della prevenzione in merito: Alle potenzialità preventive delle metodologie di intervento basate sull approccio di comunità Alla necessità di integrare e coordinare le diverse politiche educative-sociali-culturali socio sanitarie Sviluppare a livello comunale e/o distrettuale la costruzione di patti locali per la salute e la prevenzione

Principio 11 I programmi di prevenzione per la Comunità che raggiungono popolazioni in ambienti multipli, sono più efficaci quando presentano messaggi coerenti tra loro e aperti alla comunità

COSA FARE Definire con chiarezza i confini di mandato, ruolo e funzioni in capo ai diversi attori Potenziare a livello locale il ruolo dei tavoli tecnici Ciò garantisce: la partecipazione attiva e il confronto, la coerenza tecnica dei programmi, la collaborazione operativa delle diverse agenzie impegnate nella loro attuazione

Principio 12 e 16 Applicare localmente programmi basati sulla ricerca

Principio 13,14 e 15 Favorire i programmi a lungo termine con interventi ripetuti Formazione degli insegnanti Sono molto efficaci i programmi che impiegano tecniche interattive

Grazie a tutti.. e buona prevenzione! a.s. Arcieri Rita