Le costanze percettive (1 di 2) Nonostante gli oggetti proiettino sulla nostra retina immagini diverse a seconda della distanza e della posizione che occupano, noi siamo in grado di riconoscerli come invarianti, cioè come gli stessi oggetti con le stesse caratteristiche, ciò avviene perché ci basiamo su una serie di indici che individuiamo nell ambiente e sull esperienza passata.
Le costanze percettive (2 di 2) Se non esistesse la costanza percettiva, rischieremmo, ad esempio, di camminare per strada e mentre ci avviciniamo ad una buca delle lettere la vedremmo ingrandirsi sempre di più. Se muovessimo il braccio per guardare l ora, il nostro orologio da tondo diventerebbe ellittico. Se leggessimo un libro alla luce artificiale, il foglio del libro ci sembrerebbe giallo
Costanza della grandezza (1 di 3) L immagine che un oggetto proietta sulla retina è inversamente proporzionale alla sua distanza dall osservatore. Più è lontano un oggetto e più piccola sarà l immagine proiettata sulla retina. Quindi un oggetto che si allontana da noi, proietta sulla retina immagini via, via più piccole, ma noi non abbiamo l impressione che l oggetto si rimpicciolisca. Abbiamo, invece, la percezione che l oggetto mantenga le sue dimensioni, e si allontani da noi.
Costanza della grandezza (2 di 3) Una persona che si allontana da noi proietta sulla nostra retina un immagine sempre più piccola, ma noi continuiamo a vederla della stessa grandezza. Secondo alcuni questo avviene perché il nostro sistema percettivo effettua una compensazione dell immagine retinica attraverso degli indici di distanza. Tale concezione è in linea con l idea delle inferenze inconsce elaborata da Helmoltz.
Costanza della grandezza (3 di 3) Altri ritengono che non sia necessario far riferimento a questo processo di compensazione. L oggetto e l ambiente circostante, al variare della distanza dell oggetto, variano in sintonia, ma le proporzioni restano costanti. Quando un oggetto si allontana da noi, le proporzioni di grandezza tra quell oggetto e gli altri oggetti presenti nell ambiente restano uguali.
Costanza della forma (1 di 2) La costanza della forma è la tendenza ad attribuire agli oggetti la stessa forma nonostante il variare delle forme che essi proiettano sulla retina, es. porta chiusa, aperta, socchiusa.
Costanza della forma (2 di 2) La tendenza a mantenere costante la forma di uno o più oggetti, a dispetto delle variazioni di orientamento dello stimolo prossimale. Sappiamo, ad esempio, che il piatto in cui mangiamo è rotondo anche se lo ruotiamo o lo incliniamo per osservalo da angolazioni diverse. Anche in questo caso entrano a in gioco aspetti legati agli indici di profondità, soprattutto le tessiture degli oggetti.
Costanza del colore A seconda dell illuminazione presente in un ambiente, la luce riflessa nei nostri occhi dagli oggetti vari notevolmente, ma noi continuiamo a vedere gli oggetti dello stesso colore. Questo tipo di costanza sembra molto influenzata dall apprendimento precedente e dalle aspettative.
La percezione del movimento Anche quando facciamo riferimento al movimento ci accorgiamo che alcune volte ci troviamo di fronte ad un paradosso: quando ci spostiamo o muoviamo gli occhi, anche le immagini prossimali cambiano (diciamo si spostano). Nonostante questo noi continuiamo a percepire la staticità in molte condizioni. Per percepire il movimento, quindi, non è necessario che vi sia una netta corrispondenza fra movimento reale e movimento percepito. Questa mancata corrispondenza può essere causa di curiosi fenomeni, come il fenomeno phi, il movimento indotto
Illusione di movimento
Movimento indotto Si ha quando il movimento di un oggetto induce il movimento di un altro oggetto. Come quando siamo seduti sul treno, vediamo il treno accanto partire e pensiamo che sia il nostro treno a partire. Questa illusione dipende da quale sistema di riferimento noi usiamo (il treno accanto). L illusione scompare quando la velocità del treno accanto aumenta ed entrano in gioco altri indici di confronto (propriocezione, sensi, altri sistemi di riferimento, ).
Movimento apparente (1 di 2) Grazie a Wertheimer si è saputo molto del perché percepiamo immagini in movimento quando guardiamo un film, ad esempio. Egli scoprì che alternando il tempo di illuminazione fra due fonti luminose vicine era possibile dare la sensazione di movimento. Con intervalli di 50/100 ms si produceva un movimento apparente Con intervalli maggiori si aveva la sensazioni di vedere due stimoli stazionari
Movimento apparente (2 di 2)
Movimento autocinetico Movimento autocinetico = comparsa di movimenti erratici di un punto luminoso isolato immerso in un ambiente totalmente buio. Porre in evidenza la funzione del sistema di riferimento (in questo caso, della sua assenza). Illustrare la scomparsa del fenomeno con la presenza di un altro semplice punto luminoso o dell intermittenza (fare riferimento ai fari sul mare).
concludendo Sembra chiaro, a questo punto, che il nostro sistema percettivo preferisca interpretare e inferire (inconsciamente) ciò che percepisce in funzione delle relazioni degli elementi presenti nell ambiente e confrontarli in modo da costituire un sistema unitario, piuttosto che cogliere le informazioni prossimali come entità isolate e assolute.
Cattivi testimoni sono agli uomini occhi e orecchie, se si ha barbara l anima (Eraclito)