UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI DIPARTIMENTO DI AGRARIA



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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI DIPARTIMENTO DI AGRARIA LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE Effetto della diversa integrazione alimentare negli ovini al pascolo Relatore: Prof. Salvatore Pier Giacomo Rassu Correlatore: Dott. Maria grazia Manca Tesi di laurea di: Salvatore Contini ANNO ACCADEMICO 2012-2013

Indice RIASSUNTO pg 3 ABSTRACT pg 4 1.PREMESSA pg 5 2. I PASCOLI ED IL COMPORTAMENTO ALIMENTARE DEGLI OVINI AL PASCOLO. pg 7 2.1. Principali caratteristiche di un pascolo che condizionano il comportamento alimentare. pg 7 2.2. Comportamento degli ovini al pascolo. pg. 11 3. GESTIONE E TECNICHE DI PASCOLAMENTO. pg. 16 4. INTEGRAZIONE ALIMENTARE DEGLI OVINI AL PASCOLO. pg. 19 5. MATERIALE E METODI. pg 25 5.1. Organizzazione della prova. pg 25 5.2. Rilievi sperimentali. pg 26 6. RISULTATI. pg 29 7. CONCLUSIONI. pg 40 8. INDICE BIBLIOGRAFICO. pg 42 2

Riassunto Lo scopo di questa tesi è stato quello di valutare gli effetti dell impiego di una diversa integrazione di concentrati sulla produzione quanti-qualitativa di latte. A tale scopo 48 pecore di razza Sarda al 2 mese di lattazione, sono state suddivise in due gruppi che si differenziavano esclusivamente per l integrazione di concentrati somministrata al mattino: un gruppo riceveva 300 g/capo di un mangime commerciale (gruppo MCI); l altro riceveva 300 g/capo di una miscela (al 50%) di granella di orzo-mais (gruppo O-M). Entrambi i gruppi erano condotti al pascolo durante il giorno, ricevevano 300 g/capo dello stesso mangime commerciale la sera ed erano confinati con fieno ad libitum la notte. Sulle pecore è stata rilevata la produzione quantiqualitativa individuale di latte con frequenza bimensile; su un campione del latte di massa, prelevato con la stessa frequenza, è stato valutato il profilo acidico del grasso del latte. I risultati hanno evidenziato che il diverso trattamento alimentare non ha influenzato la produzione di latte (g/d MCI 1209 vs OM 1180) e la sua qualità limitatamente ai macrocomponenti, quali grasso (MCI 6,52% e O-M 6,46%), proteina (MCI 5,60% e O-M 5,65%), caseina (MCI 4,48% e O-M 4,50%) e CCS (n.x1000 MCI 406 e O-M 420). Al contrario un effetto significativo è stato osservato sul contenuto in urea del latte maggiore nel gruppo MCI (mg/dl 39 vs 35, P<0,01) ed in particolare nel latte munto la mattina (mg/dl 41 vs 35, P<0,01). In entrambi i gruppi soltanto il contenuto in grasso ha mostrato sensibili differenze nel latte delle due mungiture: 6% circa al mattino e oltre il 7% la sera. Il diverso regime alimentare durante la giornata sembra influenzare il profilo acidico del grasso del latte, in quanto quello della sera mostrava, rispetto a quello del mattino, un maggiore contenuto in ac. grassi monoinsatuti (29,% vs 27,7%) ed in CLA totale (2,2% vs 1,82%) ed un minore contenuto in ac. grassi saturi (64% vs 66%). In conclusione la prova ha evidenziato che la somministrazione di soli cereali al mattino consente di ridurre la quantità di urea nel latte e di conseguenza le escrezioni azotate, senza pregiudicare la produzione e la composizione del latte. Inoltre, tenuto conto del maggiore contenuto lipidico e del migliore profilo acidico del latte della sera, si pone il problema se l industria casearia possa essere interessata alla raccolta separata del latte delle due mungiture al fine di destinarlo alla produzione di formaggi diversi. 3

Abstract The objective of this research was to evaluate the effects of different concentrates supplementation on milk yield and quality. For this purpose 48 Sarda ewes, at 2 th month of lactation, were divided into two groups which differed only in the morning concentrate supplementation: one group received 300 g/head of a commercial concentrate(mci group); the other one received 300 g/head of a cereal mixture (50%) of barley-corn grain (OM group). Both groups were carried out on pasture during the day, supplemented with 300 g/head with the same commercial concentrate on evening and confined with hay ad libtum during the night. Individual milk yield were recorded fortnightly and milk sample were collected at each milking for fat, protein, casein and SCC analysis; with the same frequency, three sample of bulk milk were colected to evaluate the fatty acid profile of fat milk. Results showed that different concentrate supply in the morning did not affect milk yield (g/d MCI 1209 vs. OM 1180 ) and milk composition, such as fat (MCI 6.52% and 6.46% OM), protein (MCI 5.60 % and 5.65% OM), casein (MCI 4.48% and 4.50% OM) and CCS (n.x1000 MCI 406 and OM 420). On the contrary, significant effect was observed on milk urea content, which was higher on MCI group (mg/dl 39 vs. 35, P <0.01) and in particular on the morning milk (mg/dl 41 vs 35, P < 0.01), respect to OM group. For both groups, only milk fat content showed large differences between the two daily milking: about 6% on the morning and more than 7% on the evening. The different feeding regimen during the day it would seem to affect the milk fatty acid profile; indeed, evening milk, compared morning milk, showed higher content in monounsaturated fatty acids (29 % vs. 27.7 %) and total CLA (2.2% vs. 1.82%) and a lower content in saturated fatty acid (64% vs. 66%). In conclusion, the trial showed that the concentrates supplementation with cereal grain in the morning can reduce milk urea content and consenquently nitrogen pollution, without affecting the milk yield and composition. Furthermore, given higher fat content and better milk fatty acid profile in the evening milk, the question arises whether the cheese industry might be interested to collect apart the milk of the daily two milking and allocated it to the production of different cheeses. 4

1. PREMESSA. L allevamento ovino rappresenta un attività zootecnica importante per l economia di molti Paesi. Quello specializzato da latte (con oltre 42 milioni di capi) è diffuso soprattutto nei Paesi Europei del bacino del Mediterraneo, dove Italia e Grecia sono i più importanti per consistenza e per produzione di latte e formaggi. Nell Europa settentrionale è, invece, diffuso l allevamento degli ovini da carne (con circa 40 milioni di capi). In tutti i casi qualunque sia l indirizzo produttivo, nella maggior parte dei casi l alimentazione degli ovini è basata soprattutto sullo sfruttamento del pascolo, anche se i sistemi di produzione variano dalla situazione totalmente estensiva a quella intensiva. In Sardegna tenuto conto che sono disponibili per il pascolo circa 1.212.231 ha, costituiti da pascoli veri e propri, incolti produttivi, superfici boschive non sottoposte a vincolo forestale e seminativi non più coltivati il sistema di allevamento più diffuso è quello semiestensivo o seminintensivo basato principalmente sullo sfruttamento delle risorse foraggiere mediante pascolamento, a cui è spesso associata l integrazione alimentare a base di concentrati e di fieno, variabili sia per tipo che per quantità in funzione delle disponibilità aziendali nel corso dell anno. Poiché il ciclo produttivo della pecora allevata in Sardegna è ancora stagionale, a causa della stagionalità riproduttiva, la produzione di latte 5

è concentrata soprattutto nel periodo inverno-primavera, con una produzione quanti-qualitativa di latte variabile oltreché in funzione dello stadio fisiologico delle pecore, anche sulla base del regime alimentare a cui esse sono soggette. 6

2. I PASCOLI ED IL COMPORTAMENTO ALIMENTARE DEGLI OVINI AL PASCOLO. Il pascolamento consiste nell utilizzazione diretta dell erba da parte degli animali; questo comporta un interazione tra animali e pascolo, in quanto il comportamento dei primi è influenzato soprattutto dalla quantità e dalla qualità dell erba disponibile. Allo stesso tempo il ritmo di crescita, il portamento e lo sviluppo eco fisiologico dell erba possono essere influenzati, oltreché dalle condizioni climatiche, dal comportamento degli animali, variabile in funzione della specie zootecnica, del carico e del periodo di occupazione della superficie pascolata. 2.1. Principali caratteristiche di un pascolo che condizionano il comportamento alimentare. Secondo Papanastasis (2014) i pascoli sono costituiti da comunità di vegetali, composte da specie erbacee o arboree oppure da entrambi i gruppi, che producono foraggio prevalentemente utilizzato per l alimentazione degli animali domestici. Per quanto attiene alle condizioni ambientali della Sardegna Bullitta (1980) riporta che le principali tipologie di pascolo presenti nell Isola possono essere classificate in quattro categorie: arborati, costituiti da associazioni di diverse piante arboree (principalmente querce ed olivastro) in cui la fonte pabulare è rappresentata dai frutti, dalle foglie e dai germogli delle piante arboree 7

e dalla cotica erbosa poco produttiva e costituita soprattutto da composite; macchia evoluta, dove il mirto, il lentisco, l erica, ecc. possono rappresentare una fonte alimentare importante per gli animali in associazione alle essenze erbacee, costituite principalmente da graminacee e leguminose; macchia bassa, rappresentata dal cisto, rosmarino e ginestra, diffuse prevalente su terreni poco produttivi, in cui la copertura erbacea è rada e composta da essenze poco pabulari; erbacei, costituiti prevalentemente da specie annuali di graminacee e di leguminose (Bromus spp., Avena spp., Lolium spp., Trifolium subterraneum, T. nigrescens, ecc.), associate ad alcune specie poliennali (Lolium italicum, Festuca altissima, Trifolium pratense, Medicago sativa), che hanno una diversa appetibilità per gli animali. Le specie annuali, che rappresentano le essenze più abbondanti e diffuse, sono soggette a delle brusche variazioni del loro valore nutritivo durante il ciclo vegetativo. Sotto l aspetto dell interesse zootecnico i pascoli erbacei sono i più importanti perché sono quelli in grado di soddisfare in misura maggiore le esigenze nutritive degli animali, soprattutto se la cotica erbosa è prevalentemente costituita da graminacee e da leguminose appetite. 8

Infatti, i foraggi coltivati soddisfano le maggiori esigenze degli animali in lattazione (inverno e primavera), mentre i pascoli naturali hanno un ruolo importante nel soddisfare quelle delle femmine da rimonta e delle pecore in asciutta e/o in gravidanza (estate autunno ) (Molle et al., 2008). Le caratteristiche più importanti dei pascoli sardi sono l aleatorietà delle produzioni autunnali, le scarse produzioni invernali (soprattutto a quote maggiori), l elevata produzione primaverile ed il blocco vegetativo durante la stagione estiva causato dalla siccità. Questo comporta che la durata della fase vegetativa dell erba (ossia il periodo di crescita) è estremamente variabile in funzione delle condizioni climatiche, da 40-50 giorni nelle annate più sfavorevoli a 150 giorni in quelle migliori comportando, ovviamente, livelli produttivi molto diversi. Le principali caratteristiche dell erba che giocano un ruolo importante nel condizionare il comportamento alimentare degli animali al pascolo possono essere considerate il portamento della pianta, l appetibilità, la digeribilità, il contenuto proteico ed in carboidrati strutturali, i quali condizionano non soltanto la qualità della dieta, ma anche la quantità di erba ingerita. Ad esempio le specie a portamento eretto (come le graminacee foraggiere) consentono all animale di operare una maggiore selettività rispetto a quelle a portamento strisciante (come alcune leguminose). 9

Anche se di norma gli animali, gli ovini in particolare, tendono a selezionare una dieta più digeribile e più ricca in proteina grezza rispetto a quella offerta, la sensibilità al gusto dolce (fornito dagli zuccheri solubili in molte graminacee) oppure ad altre sostanze può, talvolta, indurre gli animali a preferire piante meno importanti, rispetto ad altre che hanno un maggiore valore nutritivo (Avondo e Bornaro, 2001). La quantità di biomassa presente in un pascolo di norma espressa in tonnellate di sostanza secca per ettaro (t SS/ha), stimabile in funzione dell altezza dell erba (mediante sward-stick), oppure in funzione dell altezza e della densità dell erba (mediante l impiego dell erbometro) (Pulina et al.2005) è importante perchè è in grado di condizionare il comportamento degli animali. Figura 1. Relazione tra biomassa di erba disponibile e quantità di erba ingerita da pecore e vacche al pascolo (Bell 2006). 10

Infatti, Bell (2006) evidenzia come gli animali aumentino in modo esponenziale la loro capacità ad ingerire erba entro un range di massa disponibile, che varia in funzione della specie (Figura 1): per i bovini tra 700 e 2900 kg ss/ha, per gli ovini tra 400-1700 kg ss/ha. 2.2. Comportamento degli ovini al pascolo. Nell attività di pascolamento si possono identificare due fasi (Molle et al., 2001): una dedicata agli spostamenti ed ai movimenti durante i quali l animale individua le aree di pascolamento e, nell ambito di questa, sceglie il sito ed il punto in cui eseguire le prensioni; l altra dedicata alla vera e propria ingestione, durante la quale esegue la prensione, la prima masticazione dell erba a cui segue la deglutizione. Con il pascolamento gli ovini sono in grado di esercitare una intensa selezione e di ingerire una dieta migliore di quella media offerta grazie alla capacità di selezionare le parti verdi (in particolare le lamine fogliari) e le essenze più appetite per effetto sia degli stimoli consci (legati ai sensi come gusto ed odore) che inconsci (legati agli effetti post-ingestivi). Sul comportamento alimentare al pascolo assume importanza, oltre alle caratteristiche fisiche-chimiche della pianta, anche l esperienza e/o l imprinting ricevuto in giovane età, dalle madri e dal gregge (Molle et al., 11

2001); è stato osservato, infatti, che questo fattore può originare atteggiamenti diversi: agnelli esposti (per 1h/d e per una settimana) ad un pascolamento su graminacee o su trifogli, sviluppano successivamente una forte preferenza per le essenze con cui hanno acquisito familiarità; pecore che hanno precedentemente pascolato per 2-3 settimane su una monocoltura di loietto o di trifoglio ladino, quando sono poste davanti ad una possibilità di scelta dopo 3 giorni ritornano alla dieta familiare (Dumont, 1997); in uno stesso ambiente gli animali inesperti pascolerebbero un 40% in meno rispetto a quelli già esperti (Baumont et al., 2000). In sintesi appena gli erbivori imparano e ricordano la localizzazione delle aree di ingestione dell erba, la scelta dei siti di pascolamento non sarà più casuale e l animale sarà in grado di influenzare la dieta che ingerisce. I ruminanti di norma pascolano durante il giorno effettuando, in condizioni di clima temperato, 6-8 pasti dei quali due sono quelli principali: uno all inizio ed uno alla fine della giornata. Con temperature superiori a 25 C modificano il comportamento in quanto concentrano l attività di pascolamento al mattino presto ed alla sera tardi, impegnando anche una parte della notte (Baumont et al., 2000). In tutti i casi i ruminanti sembrano essere più propensi a nutrirsi con foraggi caratterizzati da una digestione e da una velocità di transito più 12

lenta la sera, in modo da occupare la notte con una più lunga attività di ruminazione; a questa strategia sembra essere legata anche la preferenza a consumare più leguminose al mattino e più graminacee al pomeriggio (Dumont, 1997). Durante i pasti principali la rapida fermentazione della frazione solubile degli alimenti aumenta la pressione osmotica e la concentrazione degli AGV nel liquido ruminale, a cui si accompagna una riduzione del ph; questi segnali sono percepiti dai chemiorecettori delle pareti ruminali e del fegato che inducono l animale ad evitare gli eccessi ed i disordini alimentari (Baumont et al., 2000). Gli ovini sembrano avere una maggiore attrazione verso il trifoglio ladino piuttosto che per il loietto, e preferiscono pascolare su una cotica erbosa alta o comunque con elevata quantità di biomassa per unità di superficie, condizioni che consentono una elevata velocità di ingestione (Dumont, 1997). Il digiuno sembra modificare le preferenze standard degli ovini, in quanto indurrebbe l animale a ridurre il tempo di pascolamento sul trifoglio ladino ed aumentare quello verso le graminacee. La regolazione dell ingestione e della scelta della dieta sembrerebbe essere l effetto combinato di sistemi di controllo di breve periodo del comportamento alimentare, correlato con la regolazione corporea omeostatica, e di sistemi di controllo di lungo periodo che dipendono da 13

esigenze nutrizionali e dalle riserve corporee (Faverdin et al., cit da Baumont et al., 2000). L ingestione è in parte regolata dall effetto riempimento del rumine, anche se gli erbivori sembrano essere in grado di modificare il suo volume ed aumentare la velocità di transito man mano che la qualità degli alimenti peggiora (Decruyenaere et al., 2009), allo scopo di raggiungere l obiettivo finale che è quello di soddisfare le proprie esigenze nutritive. Il fatto che la capacità di riempimento del rumine sia coinvolta nel controllo dell ingestione è supportata dalla presenza di fattori fisiologici, come la presenza di meccano-recettori nelle pareti del rumine. Tuttavia, questo effetto può essere provocato anche dall elevato contenuto in acqua presente nell erba allo stadio giovanile (meno del 20% di sostanza secca) che, nonostante la sua elevata digeribilità, causa un effetto depressivo sul livello di ingestione. L effetto riempimento del rumine influenzerebbe l azione di pascolamento degli animali in termini di massa prelevata per boccone, di profondità del morso e di area morsicata (Gregoriani et al. 2007, cit. da Decruyenaere, 2009). Oltre ad essere influenzato dai quattro gusti primari (dolce, salato, amaro e acido) il comportamento alimentare è condizionato anche dal senso del tatto, in quanto le caratteristiche fisiche del foraggio (contenuto in sostanza secca, dimensioni delle particelle e resistenza al taglio) 14

influenzano la facilità di prensione e di conseguenza il ritmo di ingestione (Baumont et al., 2000). Oltre ai fattori correlati alle caratteristiche del foraggio ve ne sono altri, definibili di tipo ambientale, che possono condizionare l animale nella scelta della parcella da pascolare, quali ad esempio la distanza dall acqua, la necessità di un riparo ed i rapporti sociali con gli altri animali. Quando il costo della ricerca di una parcella da pascolare è trascurabile l animale preferisce utilizzare quelle dove può ingerire più rapidamente; al contrario, quando vi sono delle limitazioni l animale può essere indotto a scegliere le parcelle meno preferite e/o meno nutritive a vantaggio di quelle in cui è più facile raggiungere l alimento, adottando strategie diverse: camminare più rapidamente, aumentare il tempo giornaliero di pascolamento, imparare e memorizzare la localizzazione dell alimento. Nell interazione pascolo/animale ovviamente gioca un ruolo importante anche l intervento dell uomo, il quale a sua volta può condizionarne il comportamento con le tecniche di pascolamento e con l integrazione alimentare degli animali. 15

3. GESTIONE E TECNICHE DI PASCOLAMENTO. Allevare gli ovini al pascolo significa interagire con le decisioni dell animale, in quanto l intervento del pastore potrebbe essere considerato una costrizione dell espressione del trend comportamentale del gregge; pertanto un esperto allevatore dovrebbe conoscere i comportamenti degli animali ed evitare di contrastarli troppo spesso (Baumont et al., 2000). L obbiettivo che ci si deve porre nella gestione degli animali al pascolo è quello di massimizzare l ingestione di erba, in quanto rappresenta l alimento di minore costo, cercando di aumentare la fase di prelievo e riducendo i tempi di ricerca e di selezione, al fine di ridurre il costo energetico del pascolamento per l animale. Per massimizzare la produzione zootecnica con animali al pascolo nel lungo periodo è necessario soddisfare i seguenti obiettivi (Molle et al., 2001) : favorire il ricaccio della cotica erbosa dopo un ciclo di pascolamento; mantenere l erba in uno stadio giovanile il più a lungo possibile in modo da limitare il decadimento nutrizionale; garantire lo sviluppo e la persistenza delle essenze pabulari, favorendone la risemina in quelle annuali e il mantenimento in vita di quelle poliennali. 16

Per raggiungere questi obiettivi è possibile fare ricorso a diverse tecniche di pascolamento, ciascuna delle quali porta con se pregi e difetti: pascolamento continuo, consiste nell utilizzazione continua per un lungo periodo di una determinata superficie. Nonostante gli animali siano sempre presenti le piante dispongono di un periodo di inutilizzazione che corrisponde all intervallo di tempo necessario alla pianta per raggiungere un altezza (2-3 cm) che la rende accessibile alla brucatura. Questa tecnica di pascolamento comporta una elevata attività di selezione, una riduzione delle essenze più appetite ed un aumento delle infestanti, variabile con il carico animale presente; pascolamento a rotazione, che consiste nell utilizzazione intermittente del pascolo, a cui è garantito un periodo di ricrescita senza la presenza degli animali, il quale varia in funzione dell andamento climatico (maggiore in inverno rispetto alla primavera) e delle essenze presenti. Una particolare tecnica del pascolamento a rotazione è il pascolo a strisce, o strip-grazing, con il quale la superficie messa a disposizione degli animali è sufficiente a soddisfare le esigenze alimentari giornaliere o al massimo di 2-3 giorni. Questa può essere adottata facendo ricorso all impiego delle recinzioni elettriche, che consentono di parcellizzare la superficie con elevata facilità e con costi accessibili. 17

Rispetto alle due tecniche su indicate, nella realtà dell allevamento ovino da latte si dovrebbe parlare di pascolo a tempo, in quanto il periodo di permanenza degli animali in campo è spesso inferiore a 12 ore giornaliere, poiché per lunghi periodi della giornata il pascolamento è interrotto dalle operazioni di mungitura e dal ricovero notturno in paddock recintati e/o in stalla. L allevatore potrebbe creare un circuito di alimentazione assecondando e condizionando contemporaneamente il comportamento alimentare degli ovini. Secondo Meuret (cit. da Baumont et al., 2000) se si vuole stimolare l ingestione in un particolare appezzamento (appezzamento obiettivo) caratterizzato dalla presenza di essenze vegetali di scarsa qualità e poco appetite, l allevatore dovrebbe individuare altri appezzamenti complementari ed attigui a quello obiettivo, in modo da creare un circuito di alimentazione ottimale. Inoltre, l allevatore dovrebbe iniziare un circuito di alimentazione in modo diverso a seconda del livello di appetito del gregge: quando esso è alto è necessario utilizzare un appezzamento caratterizzato da abbondante disponibilità di erba ma non di alta qualità, per ridurre il livello di appetito; quando esso è basso dovrebbe iniziare il circuito di alimentazione su un appezzamento con limitata disponibilità di erba ma di alta qualità, in modo da stimolarne l appetito. Successivamente l appezzamento obiettivo dovrebbe essere 18

utilizzato come pasto principale sino a quando gli animali non iniziano a mostrare disinteresse, per cui è necessario cambiare appezzamento. 19

4. INTEGRAZIONE ALIMENTARE DEGLI OVINI AL PASCOLO. Come già indicato in precedenza gli ovini da latte, raramente sono alimentati con il solo pascolo (naturali o coltivati), ma nelle condizioni standard di allevamento ricevono integrazioni alimentari, rappresentate da concentrati e da fieni somministrati in quantità variabili nel corso dell anno ed a seconda dello stadio fisiologico degli animali. Questo, ovviamente, comporta una modificazione della quantità di erba ingerita, che di norma diminuisce, talvolta resta invariata e raramente aumenta. In questo caso si parla di tasso o effetto di sostituzione, che rappresenta la variazione della quantità di foraggio ingerito per unità di integrazione di concentrati apportata, espressi in termini di sostanza secca oppure di energia. Ne deriva che tanto minore è il valore del tasso di sostituzione (di norma variabile tra 0 ed 1) tanto maggiore sarà la quantità totale di alimenti ingerita. I fattori che condizionano il tasso di sostituzione sono legati alle disponibilità ed alla qualità dell erba, così come alla quantità ed alle caratteristiche nutrizionali del concentrato somministrato. In condizioni di limitata disponibilità o scarsa qualità dell erba il tasso di sostituzione è basso e quindi l animale sarà in grado di ingerire maggiormente, in quanto non ridurrà l ingestione di pascolo; viceversa, con disponibilità di erba abbondante e di ottima qualità, l integrazione alimentare 20

modificherà poco l ingestione alimentare complessiva, per cui provocherà una riduzione dell ingestione del pascolo (Avondo e Bordonaro, 2001). Su pecore di razza Sarda in lattazione è stato osservato che l integrazione di 500 g/capo/d di granella di mais ad integrazione di un pascolo su loietto provocava un tasso di sostituzione maggiore quando l altezza della cotica erbosa era più elevata (range di variabilità da 30 a 90 mm), ossia quando vi era una maggiore disponibilità di erba (Molle et al., 2008). Per le pecore che pascolano su erba di buona qualità l integrazione con concentrati dovrebbe contribuire, oltre ad aumentare la produzione e migliorare la qualità, a sincronizzare l apporto di energia e di azoto per lo sviluppo microbico nel rumine. Poiché il contenuto proteico del concentrato somministrato sembrerebbe influenzare l ingestione di erba, Avondo e Bordonaro (2001) ritengono che, tenuto conto della capacità selettiva delle pecore e delle caratteristiche dei pascoli ad esse riservati durante la lattazione, i concentrati ad esse somministrati non dovrebbero contenere più del 14-15% di proteina grezza al fine di massimizzare l ingestione di erba. Molle et al. (2008) osservano che nel periodo inizio-metà lattazione, quando vi è disponibilità di erba giovane, il rapporto tra la proteina grezza e l energia ingerita è quasi sempre al disopra dei valori richiesti (110-120 g PG/Mcal ENl). Questo squilibrio associato all elevata disponibilità di azoto solubile nel rumine provoca un eccesso di 21

ammoniaca, che deve essere convertita in urea nel fegato. Questo comporta che il suo contenuto nel sangue e nel latte sia elevato nel periodo di crescita vegetativa dell erba e di conseguenza saranno elevate anche le emissioni di azoto con le deiezioni. La determinazione della dose ottimale di concentrato può essere influenzata dalla possibile interazione tra quantità e qualità del concentrato e disponibilità e qualità del pascolo. Infatti, nelle pecore in lattazione è stato osservato che quando l integrazione con concentrati amilacei aumentava da 300 a oltre 400 g/capo/d la quantità di latte per chilogrammo di concentrato somministrato si riduceva, contrariamente a quanto si osservava su pecore integrate con concentrati fibrosi (AAVV cit. da Molle et al., 2008). Le interazioni tra pascolo ed integrazione di concentrati sembrano influenzare anche le risposte riproduttive delle pecore; infatti, Molle et al. (1995) hanno rilevato su pecore a fine lattazione che pascolavano su loietto con 3 diverse altezze della cotica (30, 60 e 90 mm) ed erano sottoposte a tre diverse integrazioni alimentari (nessuna integrazione, 250 g/capo/d di granella di mais e 270 g/capo/d di farina di soia) che quelle che ricevevano farina di estrazione di soia avevano un maggiore tasso di ovulazione (valutato attraverso il numero di corpi lutei), rispetto a quelle che non ricevevano nessuna integrazione o erano integrate con granella di mais (CL 1,67 vs 1,25 vs 1,11). Allo stesso tempo rilevarono 22

che il tasso di ovulazione mostrava un andamento decrescente con la riduzione dell altezza dell erba da 90 a 30 mm (rispettivamente 1,60 vs 1.27 vs 1.18), attribuendo ciò agli effetti dell interazione pascolo/integrazione sul peso corporeo e sul BCS, maggiori nelle pecore che pascolavano sulla cotica più alta. Avondo et al. (1995) su pecore siciliane in lattazione osservarono che l integrazione con un concentrato a base di mais dava luogo ad una maggiore ingestione di erba e ad un minore tasso di sostituzione rispetto ad un concentrato a base di orzo e grano (47,4% vs 58,3%). Per entrambi i concentrati rilevarono che all aumentare della quantità di concentrato (g/capo/d 350 vs 700) si riduceva la quantità di erba ingerita (mais g ss/kgp 0,75 63,4 vs 56,6; orzo-grano gss/kgp 0,75 54,6 vs 47,4). Tuttavia la maggiore quantità di sostanza secca complessivamente ingerita era maggiore con le alte dosi di concentrati. Queste interazioni pascolo/concentrato influenzarono anche la produzione di latte in modo diverso rispetto all ingestione; essa, infatti, risultò maggiore nelle pecore integrate con il concentrato a base di orzo-grano (kg/d 1,14 vs 1,10) ed in quelle che ricevevano la dose più alta (kg/d 1,16 vs 1,09). Su pecore di razza Sarda ad inizio lattazione condotte al pascolo Mughetti et al., (2012) studiando gli effetti dell utilizzo di dosi diverse (100 o 200 grammi) di semi di lino estrusi, in concentrati isoenergetici ed isoproteici, osservarono: una maggiore produzione di latte nelle pecore 23

con la dose minore di semi di lino piuttosto che in quelle che non ne ricevevano o ne avevano in maggiore quantità (g/d 1404 vs 1362 vs 1218). Essi attribuirono la minore produzione di latte nelle pecore che ingerivano 200 grammi di semi di lino all effetto negativo delle alte dosi di grasso (64 g/capo/d) sulla digeribilità complessiva della razione e dei carboidrati strutturali in particolare. La maggiore concentrazione di grasso e proteine osservata nel latte di queste pecore è da attribuirsi alla minore produzione di latte, in quanto la produzione complessiva (g/d) di questi due componenti è risultata significativamente minore. Questi esempi evidenziano come sia difficile stimare in modo accurato l effetto dell integrazione alimentare con pecore al pascolo a causa della difficoltà di stabilire quale sia esattamente la quantità e la qualità dell erba ingerita; a questo va aggiunto che sono ancora poche le conoscenze che consentono di stabilire quale sia il momento ottimale della giornata in cui somministrare i concentrati, poiché bisogna tenere conto anche degli aspetti gestionali associati alla conduzione degli animali al pascolo. 24

Scopo della tesi Poiché nella gran parte delle prove sperimentali osservate in letteratura venivano studiati gli effetti dell integrazione alimentare su pecore al pascolo dove erano confrontate integrazioni alimentari totalmente diverse fra loro, nel presente lavoro, tenuto conto che lo standard di allevamento delle pecore in lattazione prevede la somministrazione dei concentrati in concomitanza delle due mungiture giornaliere, si è voluto studiare l effetto di una diversa integrazione alimentare, limitata alla sola somministrazione dei concentrati del mattino ma non a quella della sera, sulla produzione quanti-qualitativa di latte con gli eventuali riflessi ambientali ed economici. 25

5. MATERIALE E METODI. 5.1. Organizzazione della prova. La prova sperimentale è stata condotta presso l azienda dei F.lli Mazzette, sita nel comune di Tula (SS), nell ambito del progetto BELAT finanziato dal MiPAAF. Da 150 pecore pluripare (età 2-4 anni) di razza Sarda sono state selezionate a distanza di circa 60 giorni dal parto, 48 soggetti suddivisi in due gruppi omogenei per livello produttivo. Dopo un periodo presperimentale di due settimane, durante le quali gli animali erano sottoposti allo stesso regime alimentare pascolo durante il giorno, somministrazione dell integrazione alimentare a base di un concentrato commerciale, distribuito in concomitanza delle due mungiture giornaliere, e di fieno distribuito in rastrelliera alla sera i due gruppi sono stati sottoposti ad un diverso regime alimentare che si differenziava esclusivamente nel concentrato somministrato in concomitanza della mungitura del mattino prima di essere condotti al pascolo: ad un gruppo di 24 pecore (gruppo OM) venivano somministrati 300 g/capo/d di una miscela di concentrati costituita per il 50% da granella di orzo e per il 50% da granella di mais, mentre la sera ricevevano una uguale quantità del mangime composto integrato normalmente utilizzato dall azienda; 26

all altro gruppo di 24 pecore (gruppo MCI), venivano somministrati 300 g/capo/d del mangime composto integrato sia alla mungitura del mattino che a quella della sera. Sia il pascolo che il fieno erano gli stessi per entrambi i gruppi in quanto gli animali erano gestiti come gruppo unico; in Tabella 1 è riportata la composizione chimica dei concentrati utilizzati e dell erba, limitata all ultimo periodo sperimentale. Tabella 1. Composizione chimica dei concentrati e dell erba Parametri Orzomais Mangime Erba Erba composto 2-mag 6-giu Sostanza secca % 89,3 88,8 19,8 34,4 -Proteina grezza % 9,59 16,1 12,5 10,2 -Estratto etero % 3,1 4,5 2,2* 1,8* -NDF % 24,2 36,3 64,9 64,0 -ADF % 7,1 18,6 36,3 38,0 -ADL % 2,3 3,9 7,1 8,0 -Ceneri % 2,01 7,9 7,7 8,3 * dati tabulati 5.2. Rilievi sperimentali. I rilievi hanno riguardato: su tutte le pecore è stata rilevata la produzione individuale di latte sia della mungitura del mattino che di quella della sera, e su ciascun campione di latte prelevato sono stati analizzati il contenuto in grasso, in proteina, in caseina, in urea ed in cellule 27

somatiche con frequenza bimensile da Gennaio a Giugno. Le analisi dei macrocomponenti del latte sono state eseguite presso i laboratori dell Associazione Regionale Allevatori della Sardegna (ARAS); in particolare i contenuti in grasso, proteina e caseina ed urea sono stati analizzati con metodica FT Infrarosso (IRMA), mentre il contenuto in cellule somatiche mediante citometria di flusso; sul latte di massa di ciascun gruppo e di ciascuna mungitura sono stati prelevati 3 campioni di latte al fine di determinarne il profilo acidico del grasso (metodica A.O.A.C.. 1990 e Nudda et al. 2005) per tutto il periodo sperimentale; su ciascun gruppo di pecore è stato rilevato il peso corporeo, mediante bascula, ed il Body Condition Score mediante palpazione nella regione lombare. Analisi statistica. I dati raccolti sono stati analizzati con il software Minitab mediante un modello lineare che prevedeva il gruppo (o trattamento gestionale), il periodo sperimentale e le loro interazioni come fattori fissi: yijk = µ + gruppoi + periodoj + (gruppo x periodo)ij + εijk dove: y = rappresenta la variabile dipendente produzione latte, grasso, proteine, caseina, urea, CCS; µ = media generale; gruppoi = effetto fisso del gruppo che corrisponde al trattamento gestionale (i = OM, MCI); 28

periodoj = effetto fisso della fase dell esperimento (j = rilievi); εijk = residuo casuale. 29

6. RISULTATI. La produzione giornaliera di latte (Tabella 2) non è stata influenzata dalla diversa somministrazione di concentrati al mattino, risultata nel complesso simile fra i due gruppi (in media pari a circa 1,2 kg/capo/d). Tenuto conto del diverso intervallo di mungitura 8h (mattino-sera) e 16h (sera-mattino) la quantità di latte munto era diversa fra le due mungiture giornaliere (61 63% al mattino e 37 39% la sera). In particolare, fra i due gruppi sono state rilevate differenze significative soltanto limitatamente alla quantità di latte munto la sera, risultata maggiore nel gruppo MCI (g/d 469 vs. 442.) Tabella 2. Produzione quantitativa di latte. Gruppo Effetto OM MCI e.s. gruppo periodo interazione Produzione (g/d): -totale 1180 1209 14 ns ** ns -mattina 738 739 9 ns ** ns -sera 442 469 6 ** ** ns **= differenze significative per P<0,01 La produzione ha mostrato un andamento variabile nel corso della sperimentazione molto simile fra i due gruppi (Figura 2). Infatti, per entrambi si è assistito ad un brusco calo della produzione nel periodo 30

pre-sperimentale, maggiore nel gruppo OM, quando gli animali erano sottoposti allo stesso regime alimentare. 1200 1000 800 g / d 600 400 200 a a b b bc stessa integrazione bc bc bcd b b integrazione differenziata bc mungitura mattina bc bcd bcd bcd bcd cd cd bc bc d d 0 gen feb mar apr mag giu 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 rilievi OM-m MCI-m 700 600 500 400 g / d 300 200 100 0 a a stessa integrazione gen bc bc bc integrazione differenziata bc ab ab ab c bc feb mar apr mag giu 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 bc bc bc bc bc mungitura sera b ab c c c bc rilievi OM-s MCI-s a,b,c = differenze statisticamente significative (P<0,05) tra rilevi entri gruppo Figura 2. Andamento della produzione di latte nelle due mungiture In particolare, il gruppo OM ha fatto registrare soprattutto una minore produzione di latte serale, anche se non statisticamente significativa, che 31

è risultata evidente per i primi due mesi di sperimentazione, febbraiomarzo (Figura 2). Questo comportamento è coinciso con il periodo più freddo dell anno e con la minore disponibilità di erba, valutata visivamente. Infatti, nei mesi successivi (aprile e maggio), con il rigoglio vegetativo primaverile dell erba, le differenze non soltanto si sono annullate (come nel caso del latte munto la sera) ma, al contrario, nel gruppo OM è stata registrata una leggera maggiore produzione di latte al mattino (Figura 2). La maggiore produzione di latte osservata nel gruppo MCI nei primi mesi di sperimentazione potrebbe essere imputata alle migliori condizioni fisiche di questi animali. Infatti, essi avevano un peso corporeo ed un valore di BCS leggermente superiore ad inizio prova, differenze che però sono aumentate nel primo mese e mezzo di sperimentazione; successivamente, le differenze fra i due gruppi si sono ridotte per annullarsi quasi del tutto alla fine della sperimentazione (Tabella 3). Tabella 3. Peso e Body Condition Score. data Peso (kg) BCS (n.) OM MCI OM MCI 25-gen 43,0b 43,5b 2,57b 2,61c 7-mar 43,2b 44,6ab 2,64b 2,69bc 2-mag 47,0a 48,1a 2,77a 2,78ab 6-giu 47,4a 47,9a 2,84a 2,86a a,b,c = differenze statisticamente significative (P<0,05) tra rilevi entri gruppo 32

Per quanto attiene alla qualità del latte, il contenuto lipidico nel complesso è risultato simile fra i due gruppi, evidenziando in particolare una sostanziale differenza del suo contenuto nel latte fra le due mungiture giornaliere, mediamente un 1% in più in quello munto alla sera (Tabella 4). Tenuto conto che questo risultato è simile per entrambi i gruppi, la causa di ciò è da attribuirsi in gran parte all effetto del diverso livello produttivo fra le due mungiture, che come indicato in precedenza è minore la sera, ed in minima parte al diverso regime alimentare fra le due mungiture (concentrato e pascolo la mattina, concentrato e fieno la sera). Inoltre, si può affermare che il contenuto lipidico è stato influenzato dal periodo sperimentale, più che dal diverso regime alimentare (Tabella 4), in quanto ha mostrato un andamento crescente a partire da metà aprile. Infatti, il suo andamento è risultato simile nei due gruppi, con una tendenza all aumento a partire dal mese di aprile (Figura 3), in concomitanza sia del calo produttivo ma, probabilmente, anche con la variazione delle caratteristiche nutrizionali dell erba: i suoi valori sono risultati meno variabili nel latte munto al mattino (range 5,5 6,8%), mentre quelli del latte serale, oltre ad essere sempre maggiori, sono risultati anche più variabili (6,8%-8,6%) (Figura 3). 33

Tabella 4. Contenuto lipidico del latte. Gruppo Effetto OM MCI e.s. gruppo periodo interazione Grasso (%): -totale 6,46 6,52 0,05 ns ** ns -mattina 5,93 6,02 0,05 ns ** ns -sera 7,37 7,34 0,06 ns ** ns **= differenze significative per P<0,01 9,0 8,0 7,0 6,0 % 5,0 4,0 3,0 9,0 8,0 7,0 6,0 % 5,0 4,0 3,0 stessa integrazione ab ab bcd abc b b b abc abc abc stessa integrazione integrazione differenziata integrazione differenziata b ab b bcd cd d a a cd b 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 rilievi OM MCI mungitura sera b b b c c c mungitura mattina bcd 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 rilievi OM MCI b ab abc gen feb mar apr mag giu b bcd ab a a b bcd gen feb mar apr mag giu b ab b ab ab bc b a,b,c,d = differenze statisticamente significative (P<0,05) tra rilevi entri gruppo Figura 3. Andamento del contenuto lipidico del latte nelle due mungiture Oltre alle differenze sul contenuto lipidico nel latte fra le due mungiture, ne sono state rilevate delle altre relative alla composizione acidica del 34

grasso del latte, in quanto i due gruppi hanno mostrato differenze significative fra le due mungiture: infatti, il latte della sera era caratterizzato, rispetto a quello del mattino, (Tabella 5) da un significativo maggiore contenuto in ac. grassi monoinsaturi (MUFA) ed in ac. linoleico coniugato (CLA c9t11 e CLA totale) e da un minore contenuto in ac. grassi saturi (SFA). Per quanto attiene agli ac. grassi polinsaturi della serie ω3 ed ω6 è stata osservata la tendenza ad una minore concentrazione nel latte serale. Tabella 5. Profilo acidico del grasso del latte nelle due mungiture Parametri Latte mattina Latte sera MCI MO MCI OM media media RSE media media RSE Grasso latte % 6,02 5,93 0,05 7,34 7,37 0,06 g/100 grasso: SFA % 65,75a 66,08a 0,124 64,08b 63,66b 0,138 MUFA % 27,89b 27,56b 0,100 29,45a 29,73a 0,098 PUFA % 6,61 6,61 0,035 6,73 6,85 0,048 PUFA-ω3 % 1,11 1,13 0,009 1,04 1,07 0,005 PUFA-ω6 % 2,35 2,40 0,014 2,29 2,38 0,017 ω3/ω6 n. 2,15 2,15 0,019 2,23 2,26 0,014 CLA c9t11 % 1,29b 1,25b 0,008 1,45a 1,44a 0,008 CLA tot % 1,85b 1,80b 0,011 2,05a 2,03a 0,011 a,b=differenze significative per P<0,05 SFA= Ac. Grassi saturi; MUFA=ac.grassi monoinsaturi; PUFA=ac.grassi polinsaturi; PUFA-ω3= ac.grassi polinsaturi serie ω3; PUFA-ω6= ac.grassi polinsaturi serie ω6; CLA=ac.linoleico coniugato. 35

Questi risultati, associati al diverso contenuto in grasso fra le due mungiture, mettono in evidenza come nel latte della sera sia presente un 50% in più di acido linoleico coniugato (rappresentato in gran parte dal CLAc9t11), ossia 1,5 grammi/litro di latte rispetto al grammo presente nel latte della mattina. I risultati sul contenuto e sulla composizione lipidica del latte pongono, inoltre, il problema di una riflessione sulla valutazione se per l industria casearia possa essere conveniente raccogliere separatamente il latte delle due mungiture, allo scopo di utilizzarlo per la produzione di formaggi con caratteristiche diverse. Per quanto attiene alla componente azotata del latte, il contenuto proteico ed in caseina non è stato influenzato dalla diversa integrazione alimentare, così come non sono state rilevate differenze fra le due mungiture (Tabella 6). Inoltre, questi due componenti hanno mantenuto valori costanti (range 5,4 5,8% per la proteina e 4,3 4,7% per la caseina) per tutta la durata della sperimentazione, indipendentemente dall integrazione alimentare e dal periodo. Al contrario, la somministrazione della miscela di orzo-mais alla mungitura del mattino ha comportato effetti significativi sul contenuto di urea risultata significativamente maggiore nel latte delle pecore del gruppo MCI, sia nel latte munto alla sera (mg/dl 37 vs. 35) ma soprattutto nel latte munto al mattino (mg/dl 41 vs. 35) (Tabella 6). 36

Tabella 6. Contenuto in proteina, in caseina ed in urea del latte. Gruppo Effetto OM MCI e.s. gruppo periodo interazione Proteina (%): -totale 5,65 5,60 0,03 ns ns ns -mattina 5,63 5,59 0,03 ns ns ns -sera 5,68 5,64 0,03 ns ** ns Caseina (%): -totale 4,50 4,48 0,02 ns ** ns -mattina 4,47 4,46 0,02 ns ns ns -sera 4,55 4,53 0,02 ns ** ns Urea (mg/dl): -totale 35 39 0,5 ** ** ns -mattina 35 41 0,5 ** ** ns -sera 35 37 0,7 * ** * *= differenze significative per P<0,05; **= differenze significative per P<0,01 L andamento di questo componente evidenzia come il suo contenuto possa essere strettamente legato alla disponibilità ed alle caratteristiche nutrizionali dell erba. Infatti, dalla Figura 4 si può osservare come i valori decrescano sensibilmente da Gennaio a Febbraio, in concomitanza del periodo di scarsa disponibilità di pascolo; successivamente, si registra un rapido aumento del contenuto in urea in concomitanza del mese di Marzo, caratterizzato dalla ripresa della crescita dell erba, con valori tendenzialmente elevati sino a metà Giugno, grazie alla stagione primaverile molto piovosa che ha consentito all erba di mantenere uno stadio vegetativo più a lungo. 37

70,0 60,0 50,0 l 40,0 g / d m 30,0 20,0 10,0 stessa integrazione bc ab cd ab c d integrazione differenziata e cd c gen feb d mar apr mag giu 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 rilievi aa abb mungitura mattina b bc abc ab ab a OM-m abc ab abc ab MCI-m 70,0 60,0 50,0 l / d 40,0 g m 30,0 20,0 10,0 stessa integrazione integrazione differenziata ab ab ab abc bc bc a ab ab c ab bc cd c cd c c cd cd d d gen feb mar apr mag giu 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 rilievi mungitura sera OM-s a MCI-s a,b,c,d = differenze statisticamente significative (P<0,05) tra rilevi entri gruppo Figura 4. Andamento del contenuto in urea del latte nelle due mungiture Nonostante gli animali pascolassero soprattutto al mattino, le differenze maggiori tra i due gruppi sono risultate più evidenti nel latte munto al mattino ed in particolare a partire dal mese di Marzo (Figura 4); questo potrebbe essere attribuito ai tempi di digestione e di metabolizzazione delle sostanze azotate che richiedono un intervallo di tempo abbastanza lungo per poterne rilevare un effetto del contenuto in urea nel latte. La diversa integrazione di concentrati non ha comportato, invece, nessun effetto significativo sul contenuto cellulare del latte (Tabella 7) i cui valori erano sensibilmente inferiori a quelli medi regionali risultato nel 38

complesso simile per i due gruppi e con lievi differenze tra le due mungiture. Tabella 7. Contenuto in cellule somatiche del latte. Gruppo Effetto OM MCI e.s. gruppo periodo interazione CCS (n.x1000): -totale 420 406 97 ns ns ns -mattina 316 441 108 ns ns ns -sera 604 351 123 ns ns ns In sintesi, la somministrazione di un concentrato a base di cereali al mattino, in sostituzione di un mangime commerciale con un più elevato contenuto proteico, consentirebbe: di non penalizzare la produzione ed il contenuto in macrocomponenti come grasso, proteina e caseina; di ridurre l inquinamento da azoto, grazie alla minore produzione di urea e di conseguenza alla sua minore escrezione con le urine; di ottenere un vantaggio economico in quanto sul mercato dovrebbe avere un prezzo a quintale inferiore di 2-3 euro rispetto ai mangimi commerciali. Per adottare una diversa integrazione di concentrati in concomitanza delle due mungiture diventa importante la trasformazione delle 39

mangiatoie di cui sono dotate le attuali sale di mungitura, che al momento non consentono di utilizzare alimenti diversi. 40

7. CONCLUSIONI. In conclusione, i risultati ottenuti con questa prova sperimentale consentono di sostenere che: la somministrazione della sola granella di cereali, come orzo e mais, limitata alla sola integrazione del mattino non penalizza il livello produttivo degli animali, così come il contenuto dei macrocomponenti, grasso, proteina e caseina; per quanto attiene agli aspetti ambientali la somministrazione dei cereali piuttosto che di un concentrato con un maggiore contenuto proteico, prima di condurre gli animali al pascolo, sembrerebbe ridurre il contenuto di urea nel latte e conseguentemente anche la sua escrezione con le urine; sotto l aspetto economico, questa tecnica di integrazione comporterebbe dei vantaggi, in quanto il costo della granella intera di cereali rispetto ad un mangime composto pellettato dovrebbe avere un costo minore. A ciò va aggiunto che l industria mangimistica a sua volta potrebbe ridurre l inquinamento ambientale in CO2, grazie al risparmio di energia che si avrebbe per la mancata macinazione e pellettatura necessaria per la produzione dei mangimi pellettati, tradizionalmente utilizzati per l integrazione alimentare. 41

Un aspetto interessante, emerso dai risultati ottenuti, è quello di valutare la convenienza a raccogliere separatamente il latte delle due mungiture giornaliere, tenuto conto della sua diversa composizione, soprattutto in termini di contenuto e composizione lipidica che potrebbe suggerire un suo diverso utilizzo in funzione del prodotto che si intende produrre. 42

8. INDICE BIBLIOGRAFICO AOAC, Association of Official Analytical Chemists (1990). Procedure 920.29 in official methods of analysis. 15th ed. AOAC, Arlington, VA. Avondo M., Licitra G., Bognanno M., Keshtkaran A.N., Marletta D., D Urso G. (1995). Effects of the type and level of supplementation on grazing behaviour of lactating ewes in a Mediterranean natural pasture. Livestock Production Science 44: 237-244. Avondo M., Bordonaro S. (2001). L ingestione alimentare. In: L alimentazione degli ovini da latte. Ed. by G. Pulina, Avenue Media (Bologna): 89-109. Baumont R., Prache S., Meuret M., Morand-Fehr P. (2000). How forage characteristics influence behaviour and intake in small ruminants: a review. Livestock Production Science, 64: 15-28. Bell A. (2006). Pasture assessment and livestock production. Primefacts. www.dpi.nsw.gov.au (marzo 2014) Bullitta P. (1980). Pascoli della Sardegna. Situazione e prospettive. L Italia Agricola, 117 (4):109-118. Decruyenaere V., Buldgen A., Stilmant D. (2009). Factors affecting intake by grazing ruminants and related quantification methods: a review. Biotechnol. Agron. Soc. Environ. 13(4): 559-573 Dumont B. (1997). Diet prefernces of herbivores al pasture. Ann. Zootech., 46: 105-116. Molle G., Branca A., Ligios S., Sitzia M., Casu S., Landau S., Zoref Z. (1995). Effect of grazing background and flushing supplementation on reproductive performance in Sarda ewes. Small Ruminant Research, 17:245-254. Molle G., Decandia M., Ligios S., Fois N., Sitzia M. (2001) Il pascolamento ed il carico animale con particolare riferimento all ambiente mediterraneo. In: L alimentazione degli ovini da latte. Ed. by G. Pulina, Avenue Media (Bologna): 275-304. Molle G., Decandia M., Cabiddu A., Landau S.Y., Cannas A. (2008). An update on the nutrition of dairy sheep grazing Mediterranean pastures. Small Ruminant Research 77: 93 112 Mughetti L., Sinesio F., Acuti G., Antonimi C., Moneta E., Peparaio M. (2012). Integration of extruded linseed into dairy sheep diets: Effects on milk composition and qualità and sensorial properties of Pecorino Cheese. Animal Feed Science and Technology, 178: 27-39. 43