Dr. Calogero Crapanzano Direttore Unità Operativa Complessa di Patologia Clinica Direttore Sanitario CRI Comitato Buccinasco Comitato Sesto San Giovanni
Punture degli insetti
Le punture degli insetti sono frequenti soprattutto nel periodo estivo, ma per molte persone l'eventuale contatto con questi animali costituisce un serio problema, con cui convivere per tutta la vita. Attraverso la puntura, l'insetto può iniettare nella pelle del veleno, allergeni o altre componenti metaboliche irritanti e responsabili di dolore, prurito, arrossamento, gonfiore e, nelle persone suscettibili, reazioni allergiche anche gravi. È importante riuscire a distinguere le punture dei più comuni insetti, allo scopo di garantire la corretta gestione della reazione locale cutanea o del trattamento di emergenza per il paziente allergico.
Le punture degli insetti sono comuni e, di solito, innocue. Considerando che un insetto può pungere per forare la pelle con la finalità di nutrirsi di sangue, la reazione, in genere, si traduce nella comparsa localizzata di lievi irritazioni e prurito intenso, che tendono a risolversi entro un paio di giorni. Questo effetto è tipico nel caso degli insetti ematofagi: zanzare, tafani, moscerini e pulci.
Una puntura può anche rappresentare il risultato di un meccanismo di difesa: gli insetti possono utilizzare il loro pungiglione per iniettare sostanze tossiche e velenose, allo scopo di proteggere i loro alveari o nidi. Questi insetti, di solito, attaccano solo se provocati. Alcune di queste specie (api, vespe, calabroni e formiche rosse) possono provocare punture dolorose e stimolare una grave reazione allergica (anafilassi) nei pazienti a rischio.
Anche se non appartengono strettamente alla famiglia degli insetti, anche gli aracnidi (ragni, acari e zecche) possono provocare lo stesso effetto. Infine, gli insetti possono essere coinvolti nella trasmissione di malattie, come la febbre gialla e la malaria, quindi l'interazione con questi vettori può potenzialmente rendere vulnerabili a condizioni più gravi.
Insetti che pungono per nutrirsi Zanzare (Culex, Aedes, Anopheles) Pulci (Sifonatteri) Pidocchi (Anopluri) Pappataci (Ditteri)
Insetti che pungono per difendersi Api, vespe e calabroni (Imenotteri aculeati)
Sintomi e Reazioni
La gravità della puntura varia a seconda del tipo di insetto e della sensibilità individuale di chi subisce questo danno. Una puntura di insetto può provocare reazioni diverse
La reazione normale coinvolge solo la zona intorno alla puntura, con dolore immediato, arrossamento, gonfiore e prurito, ma è innocua nella maggior parte dei casi. In genere, la regione interessata rimane dolorante e pruriginosa per alcuni giorni.
Una reazione locale più estesa si presenta con un'area di gonfiore superiore ai 5 cm e con segni (arrossamento e bruciore) che tendono ad aggravarsi gradualmente nei primi due giorni dopo la puntura dell'insetto. Questa condizione tende a risolversi entro 10 giorni.
Reazioni di varia intensità possono interessare diverse parti dell'organismo (sistemiche o allergie), come l'orticaria generalizzata (eruzione cutanea con prurito) e angioedema (gonfiore sottocutaneo che interessa prevalentemente viso e labbra).
Quando il gonfiore raggiunge la parte bassa della gola può ostacolare il passaggio dell'aria. Di conseguenza può subentrare un edema della glottide (rigonfiamento della laringe all'altezza delle corde vocali), con difficoltà respiratoria, voce roca e tosse.
Nei casi più severi si può andare incontro ad un grave calo di pressione, marcato e persistente, alla perdita di coscienza e allo shock anafilattico.
Alcuni insetti possono provocare con più probabilità reazioni allergiche o tossiche. Ecco alcuni esempi
Api, vespe e calabroni sono membri dell'ordine degli imenotteri: si differenziano per il modo in cui infliggono una puntura, ma tutti possono causare gravi reazioni nelle persone suscettibili ai loro allergeni.
Le api sono insetti dotati di un pungiglione seghettato, collegato ad una ghiandola che contiene veleno: quando pungono, lasciano il pungiglione all'interno della vittima e con esso anche gli ultimi segmenti dell'addome e parte dei visceri. Così mutilate, le api sono generalmente destinate a morire.
La vespa, a differenza delle api, non ha il corpo ricoperto di peli e l'addome è distinto dal torace grazie ad un peduncolo sottile. Le femmine sono provviste di un aculeo lungo, liscio e dritto, che comunica con una ghiandola velenifera. Attaccano solo quando si sentono in pericolo, iniettando il veleno. Una vespa può infliggere punture più volte di seguito, perché non perde il suo apparato di iniezione dopo la puntura. Questi insetti possono attaccare anche in sciame.
Il calabrone è un insetto di grosse dimensioni, simile alla vespa comune e, come tale, è dotato di ghiandola velenifera e pungiglione, che non perde durante l'attacco.
Al contrario degli imenotteri, le punture di zanzara non causano generalmente reazioni importanti, salvo che non fungano da "vettori" per particolari microrganismi patogeni (virus, batteri e parassiti), che in realtà vivono all'interno di questi insetti. Per esempio, la malaria è causata da un organismo (protozoi del genere Plasmodium), che trascorre parte del suo ciclo vitale nelle zanzare, appartenenti, soprattutto, al genere Anopheles. Prima dell'inizio del pasto, gli ematofagi inoculano una tossina che funge da anestetico locale e che permette all'insetto di succhiare il sangue della vittima senza che questa se ne accorga, oltre ad impedire la coagulazione del sangue. Il caratteristico pomfo pruriginoso che compare nella zona della puntura è la risposta dell'organismo alla saliva di questi insetti.
Veleno degli insetti
Il veleno degli insetti che appartengono all'ordine degli imenotteri può causare allergie, poiché contiene sostanze tossiche e componenti ad attività allergenica. In Italia, gli insetti più diffusi appartenenti a questa categoria sono api, vespe calabroni.
Le sostanze tossiche producono un effetto vasodilatatore e sono responsabili di lievi reazioni cutanee che compaiono nella maggior parte delle persone dopo una puntura, come i pomfi, ossia macchie in rilievo, rosse e pruriginose, associate a dolore o bruciore nella zona lesa. Le sostanze ad attività allergenica, invece, causano sintomi solo negli individui predisposti all'allergia.
Attraverso la puntura possono essere veicolati alcuni allergeni (come le proteine presenti nel veleno), che sono in grado di scatenare entro pochi minuti diversi sintomi: nelle persone sensibili al veleno degli insetti, può aver luogo una grave reazione allergica (anafilassi). Se l'inoculazione del veleno non causa sintomi troppo intensi, per limitare i disagi si possono attuare piccole manovre di pronto soccorso. Nel caso in cui la reazione sia più severa, è consigliabile richiedere un intervento medico immediato.
Le punture d'insetto possono evolvere in modo grave se si sviluppano una o più delle seguenti condizioni: Una reazione allergica grave (anafilassi); Una reazione tossica; Una reazione cutanea estesa; Una infezione nella sede della puntura
Se, a seguito di una puntura di insetto, si manifesta uno qualsiasi dei seguenti sintomi, è fondamentale rivolgersi al proprio medico
Dispnea, raucedine o difficoltà respiratorie; Nausea, vomito o diarrea; Frequenza cardiaca veloce (tachicardia); Difficoltà di deglutizione (disfagia); Confusione, ansia o agitazione. Vertigini o sensazione di svenimento;
Nel caso in cui gli insetti (api o vespe) siano particolarmente aggressivi, o nel caso si venisse circondati da uno sciame, è possibile che le punture siano molteplici. Se queste superano la dozzina, l'accumulo di veleno può indurre una reazione tossica, che si manifesta con nausea, vomito, vertigini, convulsioni, febbre e perdita di conoscenza.
La reazione tossica costituisce una condizione di emergenza medica, in quanto può evolvere rapidamente ed indurre i tipici segni di un'intossicazione da veleno (avvelenamento), con danni al tessuto muscolare (rabdomiolisi), problemi cardiaci ed insufficienza renale.
A volte, le punture degli insetti si possono infettare, in particolare se si cede all'istinto di grattare ripetutamente il pomfo cutaneo. Questo meccanismo può danneggiare la pelle e permettere ai batteri di infettare la zona lesa. La presenza dei seguenti segni, a livello locale, può indicare un'infezione
Presenza di pus dentro e intorno al pomfo; Comparsa di vescicole e/o bolle. Aumento di arrossamento, gonfiore e dolore;
Shock anafilattico
L'anafilassi è definita come «una grave reazione allergica a rapida comparsa e che può causare la morte». Nelle forme più gravi si parla di «shock anafilattico».
È causata da una particolare forma di ipersensibilità, comunemente detta "allergia", verso una sostanza antigenica (detta allergene). Le cause più comuni comprendono punture di insetti, alimenti e farmaci. In genere si presenta con una serie di manifestazioni cliniche tra cui prurito, angioedema (gonfiore) della faccia e della gola, rapido calo della pressione arteriosa sistemica.
A livello fisiopatologico, l'anafilassi è una reazione di ipersensibilità del I tipo, dovuta al rilascio di mediatori da parte di alcuni tipi di globuli bianchi attivati da meccanismi immunitari e non. Viene diagnosticata sulla base dei sintomi e dei segni che si presentano.
L'esposizione alla sostanza può avvenire per inalazione, ingestione, contatto o inoculazione dell'allergene. La reazione di anafilassi propriamente detta avviene nei confronti di un antigene con cui il soggetto è già entrato in contatto precedentemente.
L'anafilassi può verificarsi come risposta a quasi tutte le sostanze estranee che entrano in contatto con l'organismo. Tra le cause più comuni vi sono le punture di insetti, l'assunzione di alcuni alimenti o di farmaci
I veleni assunti tramite punture di insetti, come imenotteri (api e vespe) o triatominae possono indurre anafilassi in soggetti predisposti. Precedenti reazioni sistemiche, ovvero reazioni patologiche alla sostanza che coinvolgono tutto l'organismo (come ad esempio malessere generalizzato, senso di calore, edema dei tessuti molli o della glottide, shock), sono un fattore di rischio per sviluppare anafilassi in futuro;tuttavia la metà delle persone decedute per anafilassi non aveva mai avuto precedenti reazioni sistemiche.
Lo shock anafilattico è definito come «una grave reazione allergica a rapida comparsa e che può causare la morte». Per tale motivo, e dalla rapidità di insorgenza della reazione, ogni reazione anafilattica deve essere trattata in maniera efficace ed appropriata nel più breve tempo possibile.
Le cause più comuni di shock anafilattico sono reazioni allergiche alle punture di insetti (in particolare gli imenotteri: api, vespe calabroni), ad alimenti o a farmaci.
Attualmente si stima che l incidenza dell anafilassi sia intorno a 4-5 nuovi casi ogni 100mila persone all anno; questo corrisponde ad un rischio cumulativo, nel corso della vita di ogni individuo, pari circa allo 0,5-2%.
Potenzialmente ogni individuo è a rischio di shock anafilattico, tuttavia è da considerare che una reazione allergica per definizione non si presenta al primo contatto con un nuovo allergene. A titolo di esempio, se un soggetto non è mai stato punto da un imenottero, è molto difficile che possa andare incontro ad una reazione anafilattica alla prima puntura; lo stesso ragionamento vale per tutti gli altri allergeni.
Oggi sappiamo che alcuni soggetti sono particolarmente a rischio, in particolare: i soggetti allergici con precedenti reazioni anafilattiche o reazioni allergiche gravi, i soggetti con patologie dei mastociti (quali la mastocitosi), i soggetti con asma bronchiale in scarso controllo clinico, i cardiopatici
Lo shock anafilattico può interessare ogni organo o apparto dell organismo. Trattandosi di una reazione allergica, spesso si ha l interessamento di cute (orticaria, eritema, prurito, ) o mucose (ad esempio tumefazione delle labbra), ma anche dell apparato gastrointestinale (crampi addominali, nausea e vomito, diarrea), dell apparato respiratorio (difficoltà respiratoria, asma), del sistema cardiocircolatorio (riduzione della pressione arteriosa e sue conseguenze, fino alla perdita di conoscenza).
La terapia delle reazioni anafilattiche dello shock anafilattico è costituita dall iniezione intramuscolare di adrenalina; questo farmaco salvavita è disponibile anche in forma di autoiniettore che i soggetti a rischio di shock anafilattico devono sempre portare con sé.
Cosa fare Se si ha la possibilità di trasportare il paziente al pronto soccorso immediatamente, recarvisi al primo sintomo, altrimenti chiamare immediatamente un ambulanza
Nel caso il paziente sia dotato del meccanismo che inietta automaticamente l adrenalina, utilizzarlo subito. Anche nel caso della regressione dei sintomi, recatevi comunque al pronto soccorso per evitare che si possa ripetere l episodio
Pericoli Uno shock anafilattico, se grave, può portare il paziente all exitus. Interruzione degli atti respiratori e del battito cardiaco sono il pericolo più grave, ovviamente, ed in questo caso occorre la presenza di personale che sappia tentare la rianimazione.
Curare lo shock anafilattico
Innanzitutto occorre curare i sintomi più gravi ed immediati, ad esempio occorrerà effettuare prontamente la rianimazione in caso di cessazione del respiro o del battito cardiaco. Poi la somministrazione dei farmaci
Adrenalina (epinefrina), così da ridurre le reazioni allergiche; Ossigeno per la compensazione dei sintomi respiratori; Cortisone ed antistaminici per la compensazione delle infiammazioni, innanzitutto alle vie aeree; Beta-antagonisti (es.: albuterolo), sempre per la compensazione della sintomatologia respiratoria.
GRAZIE Dr. Calogero Crapanzano Direttore Unità Operativa Complessa di Patologia Clinica Direttore Sanitario CRI Comitato Buccinasco Comitato Sesto San Giovanni