http://www.sinedi.com ARTICOLO 70 SETTEMBRE/ OTTOBRE 2014 LA FINANZIARIZZAZIONE INFLUENZA DEL SETTORE FINANZIARIO SULLE IMPRESE Negli ultimi anni il settore finanziario ha ricoperto un ruolo sempre più rilevante nel mondo delle imprese tanto che il binomio finanza-impresa è considerato indissolubile e spesso malvisto da numerosi attori dell economia reale. In Italia questo sentimento è certamente acuito da alcuni crack eccellenti che hanno avuto ricadute anche sui risparmiatori privati: si pensi a Finmek (1 mld di ), Cirio (1,125 mld ) o Parmalat (14 mld ), che detiene il triste record di più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata nel vecchio continente. Questo breve articolo, che non ha certo lo scopo di esaurire la trattazione sul tema, vuole lanciare alcuni spunti di riflessione, anche supportati da evidenze numeriche; piaccia o no impresa e finanza sono per forza di cose intimamente collegate, anche dal momento che si fallisce per cassa e non per competenza. UN EVOLUZIONE IRREVERSIBILE In un percorso iniziato qualche decennio fa gli investitori istituzionali, quali fondi pensione e fondi comuni, sono subentrati nelle compagini azionarie delle imprese assumendone il controllo e stabilendo nuovi obiettivi da perseguire, definendo concetti di azienda diversi rispetto a quelli più tradizionali. L interesse si è così spostato sempre più sugli azionisti e un unità di misura delle performance sempre più rilevante è diventata il rendimento finanziario, comparato con quello di aziende
analoghe o investimenti alternativi. Inoltre per migliorare l efficienza e spesso in ottica di riduzione dei costi, si sono viste sempre più delocalizzazioni delle attività produttive in Paesi in grado di garantire un minor costo della componente lavoro. L insieme di questi fenomeni viene definito finanziarizzazione, intesa come lo scollegamento tra l economia figurativa - che si occupa delle variazioni delle variabili finanziarie - e quella reale - che invece riguarda la produzione e lo scambio di beni, merci e servizi - coniugata alla crescente tendenza di creare profitto tramite i canali finanziari. La finanziarizzazione può riassumersi in tre elementi principali: 1. Aumento dell investimento delle imprese in attività finanziarie, e quindi non-core; 2. Controllo e gestione diretta, tramite strutture interne specifiche, di tali risorse finanziarie; 3. Incremento della gestione delle risorse finanziarie altrui. Questo processo ha dato vita a fusioni e ad operazioni straordinarie quali acquisizioni e incorporazioni gestite direttamente dalle banche d investimento guidate da obiettivi di ottenimento di utili nel breve periodo e di posizioni prevalenti sui mercati finanziari, anziché dal miglioramento operativo o da logiche di tipo strategico-operativo. La conseguenza di questo fenomeno è una sempre maggiore dipendenza dai mercati finanziari dell intero sistema delle imprese. La finanziarizzazione, così come si è sviluppata fino ad oggi, può essere suddivisa in due fasi: 1. La prima ha rideterminato il concetto d impresa, non più intesa come fabbrica, ma come asset in un portafoglio d investimenti. Già negli anni sessanta si presentano sul mercato le prime generazioni di manager con una preparazione in ambito finanziario anziché tecnico, che introducono misurazioni delle performance sul breve termine. Le aziende non sono più viste quali produttori di specifiche categorie di beni e servizi, ma come entità chiamate a garantire determinati tassi di profitto. 2. La seconda fase prende piede negli Stati Uniti durante gli anni ottanta, caratterizzata dai principi della massimizzazione del valore dell impresa per l azionista. Le 2/8
aziende adottano modelli organizzativi più flessibili e dinamici per adattarsi agli investitori, i quali hanno la necessità di diversificare i rischi nel comporre i propri portafogli. Gli obiettivi primari delle imprese non corrispondono più all incremento della produttività, bensì all aumento del valore dell impresa. La finanziarizzazione porta inoltre con sé un importante livello di short-termism, con il quale si intende quella tendenza economica che favorisce gli investimenti a breve termine, causato dall accorciamento degli orizzonti temporali. Il perseguimento di obiettivi di brevissimo termine ha portato, negli anni più ruggenti dell economia, alla necessità per i manager di far crescere gli utili trimestralmente, causando effetti deleteri e inducendo talvolta a manipolare e contraffare i bilanci (vedi i casi Enron, Parmalat ecc.), arrivando finanche a compromettere qualsiasi strategia industriale e a causare la bancarotta. L ITALIA Anche i cambiamenti avvenuti nelle realtà aziendali italiane negli ultimi decenni fanno riferimento principalmente a un idea finanziaria del controllo d impresa, piuttosto che a un processo di ottimizzazione di carattere industriale. Una serie d interviste con manager di lungo corso operanti nel nostro Paese ha evidenziato che i mutamenti organizzativi, nell ultimo trentennio, sono stati attuati in gran parte per rispondere alla pressione del mercato finanziario: sul piano dell impostazione d impresa si è verificato un accentramento del coordinamento e del controllo funzionale e una gestione di breve termine; nei rapporti fra aziende vengono incoraggiate le attività di esternalizzazione per ottenere una riduzione dei costi fissi e un incremento della liquidità da destinare a investimenti finanziari; si promuove una limitazione ai rapporti di lavoro di lungo termine preferendo soluzioni di continua aggiustabilità delle risorse umane per fare fronte alle mutevoli esigenze di breve periodo. 3/8
DATI ALLA MANO I dati raccolti dal dipartimento di ricerca di Mediobanca evidenziano come questo fenomeno stia evolvendo e sia inarrestabile. Interessante è la dimensione dei proventi finanziari delle imprese, che Salento (2013) ha studiato con un riferimento ad un campione di 980 imprese (individuate da Mediobanca); questi sono passati da 7,7 miliardi di euro a 10,6 miliardi di euro tra il 1990 e il 2002, con una variazione di oltre il 27%. Figura 1: Proventi finanziari dal 1974 al 2002 Fonte: Salento (2013), su dati Mediobanca Altro dato interessante che aiuta a comprendere il fenomeno è il rapporto tra il costo del lavoro e le vendite lorde, precipitato tra il 1971 e il 1985 da 0.26 a 0.15; la componente lavoro diventa relativamente sempre meno importante. Figura 2: costo del lavoro in percentuale rispetto al fatturato lordo dal 1968 al 2002 Fonte: Salento (2013), su dati Mediobanca 4/8
Ancora, le imprese investono sempre più in asset intangibili, come dimostra il rapporto tra gli investimenti tangibili e intangibili per le imprese dello S&P500, con un rapporto 80/20 di fatto ribaltato in soli 35 anni. Figura 3: Tangible vs Intangible assets Fonte: www.oceantomo.com Per concentrarsi sul nostro Paese, in Italia la finanziarizzazione ha ad una crescita e ad una modifica della struttura dell indebitamento delle imprese, come illustrato dal grafico qui sotto. Figura 4: Indebitamento delle imprese e sua struttura Fonte: Travaglini (2008) su dati Banca d Italia, Istat 5/8
ESEMPI DI IMPRESE AMERICANE A CONFRONTO - GENERAL ELECTRIC ED ENRON Per capire come la finanziarizzazione non sia per forza di cose un male, due diversi casi dimostrano come quando questa rappresenta una sana evoluzione del business model, essa possa aiutare a rimanere competitivi in un ambiente in profondo e continuo mutamento. La General Electric è un impresa simbolo del sistema economico americano e chiaro esempio di una realtà finanziarizzata: se nel 1980 il 92% dei suoi profitti proveniva da sussidiarie manifatturiere, nel 2003 il 50% degli utili derivava da sussidiarie finanziarie. Ora comunque, dopo i profondi cambiamenti che il perdurare della situazione economica sta portando, la società sta riorganizzandosi cercando di ridurre la dipendenza dalle attività finanziarie (soprattutto al consumo) puntando invece sul portafoglio industriale ed energetico. A fianco di esempi di imprese positivamente finanziarizzate, numerosi sono stati gli scandali societari che hanno coinvolto altre realtà d oltreoceano, a partire dal fallimento della Enron (nel 2001, per un buco di 10 mld di $), a quello di Worldcom (nel 2002) e che hanno dimostrato quanto fossero frequenti pratiche di uso eccessivo della leva finanziaria da parte delle aziende americane. La storia della Enron rappresenta il vero modello di una finanziarizzazione esasperata. Nata come impresa per produrre energia elettrica, dal 1988 la società decide di mutare il suo modello di business dalla tradizionale attività di produzione e distribuzione di energia al trading su contratti di approvvigionamento di elettricità, gas naturale ed acqua diventando in pochissimo tempo il primo operatore mondiale del settore. In un sistema finanziario che premia le performance di breve e brevissimo periodo, Enron si infilò in una spirale senza ritorno fatta di manipolazione dei conti, società off-shore e uso smisurato di stock option per incentivare i manager a incrementare gli utili. Questa strategia basata sullo short-termism e su una maggiore focalizzazione sulla leva finanziaria ha portato Enron al fallimento. 6/8
CONCLUSIONI Questa serie di trasformazioni complesse e nuove tendenze possono rischiare di portare a una distinzione sempre più incerta tra capitale industriale e finanziario e all allontanamento dell attenzione dei dirigenti dal core business, indirizzandola verso attività di carattere speculativo e finalizzate a incrementare i proventi finanziari e i risultati di breve periodo. Tuttavia essere puritani dell impresa per l impresa non ha senso ed è assolutamente fuori tempo, considerando i fenomeni macroeconomici che il mondo sta vivendo. Occorre perciò che le aziende siano attrezzate per fronteggiare uno scenario in continua evoluzione, dotandosi di un organizzazione coerente rispetto al contesto e competente in merito alle vecchie e nuove complessità. Senza tuttavia farsi prendere dai miraggi dei facili guadagni della finanza per la finanza e per non compromettere la solidità dell impresa reale, sfruttare i vantaggi concessi dalla finanza d impresa (detta anche finanza buona ) deve essere un elemento imprescindibile delle imprese modernamente organizzate, indipendentemente dalla propria dimensione e dal settore. Il contesto sempre più globale lo impone. PER APPROFONDIRE BIBLIOGRAFIA COLTORTI, F., 2013. La fabbrica della crisi, finanziarizzazione e declino [online]. S.l. Disponibile su <http://www.linkiesta.it/fabbrica-crisi> [Data di accesso: 25/09/2014]. FUTURA, T., 2012. La finanziarizzazione delle imprese e dell economia [online]. S.l. Disponibile su <http://www.zoes.it/appunto/appunti/finanziarizzazione-imprese-economia> [Data di accesso: 25/09/2014]. SALENTO, A., 2014. La finanziarizzazione delle imprese italiane [online]. S.l. Disponibile su <http://www.economiaepolitica.it/moneta-banca-finanza/la-finanziarizzazione-delleimprese-italiane/#.vb e_l_tka> [Data di accesso: 25/09/2014]. 7/8
S.n., S.d. Crisi del piano economico e finanziarizzazione dell economia [online]. S.l. Disponibile su <http://www.quinterna.org/lavori/crisi_del_piano_economico.htm> [Data di accesso: 25/09/2014]. TRAVAGLINI, G., 2008. La finanziarizzazione dell economia italiana [online]. S.l. Disponibile su <http://www.econ.uniurb.it/materiale/3855_finanziarizzazione_200809.pdf> [Data di accesso: 25/09/2014]. SALENTO, A., 2013. Financialization of Companies and Shareholder Value Maximization in Italy [online]. Salento: University of Salento. Disponibile su <http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2375113> [Data di accesso: 25/09/2014]. SITI www.oceantomo.com 8/8