Algebra Lineare ed Elementi di Geometria Corso di Laurea in Matematica Applicata MODULO 1

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Algebra Lineare ed Elementi di Geometria Corso di Laurea in Matematica Applicata MODULO 1 Prof. Lidia Angeleri Anno accademico 2015-2016 1 1 appunti aggiornati in data 14 gennaio 2016

Indice I Gruppi 3 1 Il concetto di gruppo 3 1.1 Gruppo..................................... 3 1.2 Esempi...................................... 3 1.3 Esempio: Classi di resto modulo n....................... 3 1.4 Esempio: il gruppo simmetrico......................... 4 2 Gruppi ciclici 4 2.1 Sottogruppo................................... 4 2.2 Esempi...................................... 4 2.3 Il sottogruppo generato da un elemento.................... 5 2.4 Esempio..................................... 5 2.5 L ordine di un elemento............................ 5 2.6 Gruppo ciclico.................................. 5 2.7 Omomorfismo, isomorfismo........................... 5 2.8 Classificazione dei gruppi ciclici........................ 5 3 Il gruppo simmetrico 6 3.1 Permutazioni.................................. 6 3.2 Notazione per le permutazioni......................... 6 3.3 Esempi...................................... 7 3.4 Il segno di una permutazione.......................... 7 3.5 Esempio..................................... 7 3.6 Scomposizione di permutazioni......................... 8 II Campi 8 4 Il concetto di campo 8 4.1 Definizione.................................... 8 4.2 Osservazioni................................... 8 4.3 Esempi...................................... 8 5 Diario delle lezioni successive 9 6 Bibliografia 13

3 Parte I Gruppi 1 Il concetto di gruppo 1.1 Gruppo Un 1 gruppo (G, +) è costituito da un insieme non vuoto G e un operazione + : G G G, (a, b) a + b su G che gode delle seguenti proprietà: (G1) associatività: a + (b + c) = (a + b) + c per a, b, c G; (G2) elemento neutro: a + 0 G = 0 G + a = a per ogni a G; (G3) elemento inverso: per ogni a G esiste b G tale che a + b = b + a = 0 G ; Il gruppo (G, +) si dice abeliano 2 se vale anche la proprietá: (G4) commutativa: a + b = b + a per a, b G. OSSERV AZION I (1) 0 G è univocamente determinato e per ogni a G l elemento inverso è univocamente determinato e si indica con a. (2) In un gruppo si ha la proprietà cancellativa: se a + x = a + y allora x = y per a, x, y G. (3) Si usa spesso la notazione moltiplicativa (G, ). In tal caso l elemento neutro si indica con e oppure con 1 G e l elemento inverso di a si indica con a 1. 1.2 Esempi (Z, +), (Q, +), (Q \ {0}, ), (R, +), (R \ {0}, ) sono gruppi abeliani. 1.3 Esempio: Classi di resto modulo n (1) n = 2: Z/2Z = {0, 1} dove 0 è l insieme dei numeri pari e 1 è l insieme dei numeri dispari. + 0 1 Tavola dell addizione: 0 0 1 Con questa operazione Z/2Z diventa un gruppo abeliano. 1 1 0 (2) Più in generale, per un numero naturale n 2 e a, b Z di forma a = q 1 n + r 1 b = q 2 n + r 2 si ha a + b = (q 1 + q 2 )n + (r 1 + r 2 ). 1 Questo primo capitolo è più dettagliato visto che alcune lezioni sono concomitanti con il test dei saperi minimi. Tuttavia queste note non sono le dispense del corso, ma vogliono soltanto fornire un filo rosso attraverso le prime lezioni. Sicuramente il materiale qui raccolto non è sufficiente per preparare l esame. 2 Niels Abel, matematico norvegese (1802-1829)

4 2 GRUPPI CICLICI In altre parole, in Z/nZ, se le classi di resto allora a = r 1 e b = r 2 a + b = r 1 + r 2. Possiamo quindi definire un addizione sulle classi di resto come segue a + b + a + b. (Z/nZ, +) è un gruppo abeliano rispetto a questa operazione con elemento neutro (3) n = 12... (4) n = 7... (5) n = 5... 1.4 Esempio: il gruppo simmetrico 0 = {nz z Z} = nz. Sia A un insieme non vuoto e sia S(A) l insieme di tutte le funzioni biiettive f : A A. La composizione di applicazioni definisce un operazione : S(A) S(A) S(A), (f, g) g f. Con questa operazione (S(A), ) diventa un gruppo con elemento neutro id A : A A, a a. Infatti una funzione f : A A è biiettiva se e solo se è invertibile, ovvero esiste una funzione f 1 : A A tale che f f 1 = f 1 f = id A. Vedremo in 3.3 che in generale (S(A), ) non è abeliano. 2 Gruppi ciclici 2.1 Sottogruppo Sia (G, +) un gruppo. Un sottoinsieme non vuoto H G si dice sottogruppo di G se H è un gruppo rispetto all operazione + di G. In tal caso si scrive H G. OSSERV AZION E Un sottoinsieme H G è un sottogruppo se e solo se H e per tutti gli a, b H si ha a b H. 2.2 Esempi (1) Ogni gruppo (G, ) possiede i sottogruppi banali {e} e G. (2) L insieme dei numeri pari forma un sottogruppo di (Z, +). L insieme dei numeri dispari non forma un sottogruppo di (Z, +) perché non è chiuso rispetto all operazione +. (3) I sottogruppi di (Z, +) sono precisamente i sottoinsiemi di forma nz con n N 0. Infatti se H (Z, +), allora si hanno due casi:

2.3 Il sottogruppo generato da un elemento. 5 caso 1: H = {0} allora H = 0Z caso 2: esiste un elemento 0 a H. Se a < 0 consideriamo a H. Quindi H contiene un elemento n > 0. Sia n il minimo intero positivo contenuto in H. Sicuramente nz H. Sia adesso a H. Allora esistono q, r Z tali che a = qn + r con 0 r n 1. Per la scelta di n segue che il resto della divisione r = }{{} a qn H dev essere nullo, quindi a = qn nz. }{{} H H 2.3 Il sottogruppo generato da un elemento. Sia (G, ) un gruppo con elemento neutro e. Per a G e un intero n Z si pone a n = { a } a {{... a } se n > 0 n e se n = 0 a } 1 a 1 {{... a 1 } se n < 0 n L insieme a = {a n n Z} è un sottogruppo di G, detto il sottogruppo generato da a. 2.4 Esempio I sottogruppi generati da un elemento in (Z/6Z, +)... 2.5 L ordine di un elemento Sia (G, ) un gruppo e sia a G. L ordine dell elemento a è definito come ord(a) = a. (1) Se a l a k per l k allora ord(a) =. (2) Se esistono l k tali che a l = a k allora ord(a) = m <, dove m è il minimo intero positivo tale che a m = e. Infatti... 2.6 Gruppo ciclico Un gruppo (G, ) è detto ciclico se esiste un elemento a G tale che G = a. In particolare, un gruppo ciclico è sempre abeliano. 2.7 Omomorfismo, isomorfismo Siano (G, ) e (G, ) due gruppi. Un applicazione f : G G si dice: - omomorfismo se f(a b) = f(a) f(b) per a, b G; - isomorfismo se f è un omomorfismo biiettivo. Se esiste un isomorfismo f : G G si dice che G e G sono isomorfi e si scrive G = G. 2.8 Classificazione dei gruppi ciclici Sia (G, ) un gruppo ciclico. (1) Se G =, allora (G, ) = (Z, +). (2) Se G = m allora (G, ) = (Z/mZ, +).

6 3 IL GRUPPO SIMMETRICO DIMOST RAZIONE : Sia G = a con a G. Allora nel caso (1) f : Z G, n a n è isomorfismo. Infatti f(n + m) = a n+m = a n a m = f(n)f(m). Nel caso (2) analogamente f : Z/mZ G, n a n è un isomorfismo. Vedremo in 3.3 che già per ordine 4 esistono gruppi non ciclici, e per ordine 6 esistono gruppi non abeliani. 3 Il gruppo simmetrico 3.1 Permutazioni Consideriamo il gruppo simmetrico di un insieme finito A. Possiamo assumere A = {1, 2,..., n}. Il gruppo S n = S(A) è detto gruppo simmetrico su n oggetti e i suoi elementi si chiamano permutazioni. Abbiamo S n = n! 3.2 Notazione per le permutazioni (1) Per indicare un elemento σ S n useremo la notazione ( 1 2 3... n σ(1) σ(2) σ(3)... σ(n) Ad esempio per n = 3 l applicazione σ : {1, 2, 3} {1, 2, 3} con σ(1) = 2, σ(2) = 3, σ(3) = 1 si indica con σ = ( 1 2 3 2 3 1 ) ) mentre τ = ( 1 2 3 2 1 3 ) indica l applicazione τ : {1, 2, 3} {1, 2, 3} con τ(1) = 2, τ(2) = 1, τ(3) = 3. (2) Una permutazione π S n è detta ciclo di lunghezza k se permuta ciclicamente k elementi di {1, 2,..., n} e lascia fissi i restanti n k elementi, ovvero esistono k 2 elementi distinti m 1,..., m k {1,..., n} tali che σ(m 1 ) = m 2 σ(m 2 ) = m 3. σ(m k 1 = m k σ(m k ) = m 1 e σ(m) = m per tutti gli altri elementi m {1,..., n}\{m 1,..., m k }. In tal caso possiamo anche scrivere tralasciando dunque gli n k elementi fissati da π. π = (m 1,..., m k )

3.3 Esempi 7 Ad esempio τ = (12) S 3 è un ciclo di lunghezza 2, detto anche trasposizione o scambio, e σ = (123) è un ciclo di lunghezza 3. Ogni ciclo di lunghezza k è un elemento di S n di ordine k. (3) Due cicli σ 1, σ 2 si dicono disgiunti se operano su sottoinsiemi disgiunti di {1,..., n}. In tal caso σ 1 σ 2 = σ 2 σ 1. Ad esempio in S 5 i cicli (12) e (345) sono disgiunti, mentre non lo sono (12) e (13). 3.3 Esempi (1) S 3 è un gruppo di 6 elementi non abeliano, quindi in particolare non isomorfo a Z/6Z. Si ha La tavola della moltiplicazione... (2) L insieme S 3 = {id, (12), (13), (23), (123), (132)}. V = {id, (12)(34), (13)(24), (14)(23)} S 4 è un sottogruppo di S 4, detto gruppo di Klein 3, che è abeliano ma non ciclico, quindi in particolare non isomorfo a Z/4Z. Si dimostra che, a meno di isomorfismo, esistono solo due gruppi di quattro elementi: Z/4Z e V. 3.4 Il segno di una permutazione Data una permutazione σ S n, una coppia di numeri (i, j) con 1 i < j n è detta inversione per σ se σ(i) > σ(j). Se r è il numero delle inversioni per σ, chiamiamo segno di σ il numero ε(σ) = ( 1) r = 1 i<j n σ(i) σ(j) i j Diremo che σ è pari se ε(σ) = +1, ovvero il numero delle inversioni è pari, altrimenti σ è detta dispari. DIMOSTRAZIONE:... ( ) 1 2 3 ESEMPI: La trasposizione τ = (13) = S 3 ha le coppie (1, 2), (2, 3), (1, 3) come inversioni 3 2 1 ed è pertanto dispari. In generale una trasposizione (i, j) S n con i < j ha la coppia (i, j) e tutte le coppie (i, k) e (k, j) con i < k < j come inversioni ed è quindi sempre dispari. ( ) 1 2 3 Il ciclo (123) = S 3 ha le coppie (2, 3) e (1, 3) come inversioni ed è pari. 2 3 1 3.5 Esempio ( ) 1 2 3 4 5 6 7 8 In S 8 si ha σ = = (13)(248)(576) = (13)(24)(48)(57)(76). 3 4 1 8 7 5 6 2 3 Felix Klein, matematico tedesco (1849-1925)

8 4 IL CONCETTO DI CAMPO 3.6 Scomposizione di permutazioni (1) Ogni permutazione è prodotto di cicli disgiunti (e tale scomposizione è unica a meno dell ordine). (2) Ogni permutazione è prodotto di trasposizioni. OSSERVAZIONI: (1) Una permutazione è pari (rispettivamente, dispari) se e solo se può essere espressa come prodotto di un numero pari (rispettivamente, dispari) di trasposizioni. (2) La scomposizione σ = τ 1... τ r in prodotto di trasposizioni non è unica, peró il numero delle trasposizioni in qualsiasi scomposizione è unico a meno di congruenza modulo 2. Più precisamente: se abbiamo anche σ = ρ 1... ρ s, allora r = s Z/2Z, ovvero r, s sono entrambi pari o entrambi dispari. (3) L insieme delle permutazioni pari si indica con A n. Si ha A n = n! 2 Parte II Campi 4 Il concetto di campo 4.1 Definizione Un campo (K, +, ) è costituito da un insieme non vuoto K con due operazioni +, : K K K che godono delle proprietà (K1) (K, +) è un gruppo abeliano con elemento neutro 0 K ; (K2) (R, ) è un gruppo abeliano con elemento neutro 1 K ; (K3) Legge distributiva: a(b + c) = ab + ac per a, b, c K. 4.2 Osservazioni (1) a 0 K = 0 K per a K. Infatti a 0 K + a a = a (0 K + a) = a a quindi a 0 K = 0 K. (2) ( a) b = a ( b) = a b per a, b R. (3) 0 K e 1 K sono univocamente determinati e 1 K 0 K. (4) K non ha divisori di zero: se a, b K \ {0 K }, allora ab 0 K. 4.3 Esempi (1) (Q, +, ) e (R, +, ) sono campi. (2) Z/2Z = {0, 1} con l addizione di classi di resto e la moltiplicazione data dalla tavola (3) Più in generale, per un numero naturale n 2 e a, b Z di forma a = q 1 n + r 1 0 1 0 0 0 1 0 1 è un campo.

9 b = q 2 n + r 2 si ha ab = qn + (r 1 r 2 ) per un q Z. Possiamo quindi definire una moltiplicazione sulle classi di resto come segue a b = a b. Si dimostra che Z/nZ diventa un campo rispetto a queste operazioni se e solo se n è un numero primo. 5 Diario delle lezioni successive 5. Il campo dei numeri complessi 5.1 Il campo C 5.2 Numeri immaginari 5.3 Forma algebrica di un numero complesso 5.4 Coniugato e modulo 5.5 Esempio 5.6 Coordinate polari 5.7 Forma trigonometrica di un numero complesso 5.8 Prodotto di numeri complessi in forma trigonometrica 5.9 La Formula di De Moivre 5.10 Definizione: radici n-esime 5.11 Teorema sulle radici n-esime 5.12 Esempio: Divisione del cerchio 5.13 Esempio 5.14 Teorema Fondamentale dell Algebra III. Matrici 6. Matrici e loro operazioni (vedi anche [GS, Appendice A] oppure [AF, Cap. 4.6 e 4.7]) 6.1 Esempio 6.2 Definizioni 6.3 Esempi

10 5 DIARIO DELLE LEZIONI SUCCESSIVE 6.4 Somma di due matrici 6.5 Moltiplicazione di una matrice per uno scalare 6.6 Prodotto di due matrici 6.7 Altri esempi (vedi [GS, Capitolo I]) 7. Sistemi lineari e matrici 7.1 Esempi 7.2 Sistemi lineari in forma matriciale 7.3 Operazioni elementari 7.4 Metodo di eliminazione di Gauss (EG) 7.5 Risoluzione di un sistema lineare 7.6 Esempio 7.7 Rango di una matrice 7.8 Matrici elementari (vedi [GS, Capitolo I]) 8. Matrici invertibili 8.1 Lemma e Definizione 8.2 Esempi 8.3 Proposizione (sistemi lineari equivalenti) 8.4 Proposizione 8.5 Proposizione 8.6 Teorema (esistenza dell inversa destra) 8.7 Definizione di H-trasposta 8.8 Teorema (esistenza dell inversa sinistra) 8.9 Corollario (matrici invertibili) 8.10 Calcolo della matrice inversa. Esempio (vedi [GS, Capitolo I])

11 IV. Spazi vettoriali 9. Spazi vettoriali e basi 9.1 Spazio vettoriale 9.2 Esempi 9.3 Proposizione 9.4 Combinazioni lineari 9.5 Esempi 9.6 Insieme di generatori, base 9.7 Esempi 9.8 Spazi vettoriali finitamente generati 9.9 Esempi 10. Dipendenza e indipendenza lineare 10.1 Definizione di indipendenza lineare 10.2 Osservazione: base = insieme di generatori linearmente indipendente 10.3 Esempi 10.4 Caratterizzazione di dipendenza lineare 10.5 Esempi 10.6 Proposizione 10.7 Caratterizzazioni di una base 11. Dimensione di uno spazio vettoriale (vedi [GS, Capitolo II]) 11.1 Esistenza della base. 11.2 Teorema di Steinitz 11.3 Corollario 11.4 Dimensione. 11.5 Esempi 11.6 Teorema: completamento della base 11.7 Proprietá di uno spazio vettoriale di dimensione n 11.8 Esempi 12. Sottospazi di uno spazio vettoriale (vedi [GS, Capitolo II]) 12.1 Definizione di sottospazio

12 5 DIARIO DELLE LEZIONI SUCCESSIVE 12.2 Esempi 12.3 Un sottospazio di V coincide con V se e solo se ha la stessa dimensione. 12.4 L intersezione di due sottospazi 12.5 Esempio (unione di sottospazi) 12.6 La somma di due sottospazi 12.7 Formula di Grassmann 12.8 Somma diretta di due sottospazi 12.9 Esempi e Osservazioni 13. Applicazioni lineari (vedi [GS, Capitolo II]) 13.1 Definizione 13.2 Esempi 13.3 Alcune proprietà 13.4 Lemma 13.5 Teorema: Ogni spazio vettoriale su K di dimensione n è isomorfo a K n. 13.6 Definizione: l applicazione delle coordinate 13.7 Esempi 13.8 Corollario: due spazi vettoriali sono isomorfi se e solo se hanno la stessa dimensione. 13.9 nucleo e immagine 13.10 Esempi 13.11 Teorema (nullità + rango) 13.12 Corollario 13.13 L applicazione f A : K n K m, x Ax associata a A M m n (K) (vedi [GS, Capitolo II]) 14. Quattro spazi associati a una matrice 14.1 Lemma 14.2 Teorema sul rango 14.3 Corollario: nullità + rango 14.4 Osservazione su A H 14.5 Teorema dei quattro sottospazi: K m = C(A) N(A H ) e K n = C(A H ) N(A) 14.6 Esempio 14.7 Procedimento per determinare basi di C(A) e N(A)

13 14.8 Teorema di Rouché - Capelli 14.9 Teorema: le soluzioni di Ax=b sono i vettori di forma p + u con u N(A) 14.10 Esempio 14.11 Procedimento per la risoluzione di un sistema lineare (vedi [GS, Capitolo II]) 6 Bibliografia [A] M. Abate, Algebra lineare, McGraw-Hill 2000. [AF] M. Abate, de Fabritiis, Geometria analitica con elementi di algebra lineare, McGraw-Hill 2010. [CB] M.Candilera, A.Bertapelle: Algebra lineare e primi elementi di Geometria, McGraw Hill, ISBN: 9788838661891. [GS] E. Gregorio, L. Salce: Algebra lineare. Libreria Progetto, 2005. Precorso on-line: sito web http://precorso.dicom.uninsubria.it/ Video - precorso di iversity sito web https://iversity.org/en/courses/precorso-di-calcolo