RILEVAZIONI Medici a laboratori clinici: quale rapporto e livello di comunicazione? I risultati da un indagine condotta in Puglia su un campione di medici di base Francesca Di Serio * I dati raccolti negli ultimi anni dimostrano che l informazione di laboratorio è essenziale nel 70% circa delle principali decisioni diagnostiche e terapeutiche, non solo per il paziente ospedalizzato ma anche a livello di medicina primaria, per l identificazione di fattori di rischio, diagnosi precoci, e monitoraggio appropriato delle terapie. Il rapporto fra i medici delle cure primarie ed il laboratorio clinico è un tassello importante per evitare richieste inappropriate e per interpretare correttamente ed utilizzare al meglio le informazioni di laboratorio. Ma come giudicano i medici di medicina generale i servizi di laboratorio clinico? Su quali elementi basano la loro valutazione? E quali sono le possibili evoluzioni di questo rapporto? LA CompuGroup Medical Italia, in partnership con Il Sole-24 Ore Sanità. ha condotto a questo proposito un indagine on line in modalità CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). All indagine hanno risposto in tutta Italia 1501 medici delle cure primarie (1123 MMG e 378 Pediatri nel periodo 23 29 febbraio 2012). Il commento dei dati nazionali (consultabili su www cgm healthmonitor.it) è stato effettuato da Mario Plebani, professore straordinario di Biochimica Clinica alla Scuola di Medicina dell Università di Padova e presidente della Società italiana di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica (Sibioc) e dell International Society for Enzymology. La parte pugliese dell indagine dimostra chiaramente l attenzione che i medici di medicina primaria rivolgono al laboratorio clinico. Questo non può sorprendere afferma la dr.ssa Francesca Di Serio, Responsabile U.O. Patologia Clinica I presso l Azienda Ospedaliero Universitaria Consorziale Policlinico Giovanni XXIII di Bari e Delegato Regionale SIBIOC - dal momento che, come ampiamente riportato in letteratura, il 70% delle diagnosi cliniche si basa sui dati delle indagini di laboratorio. Il questionario ha trovato un ampio riscontro in Puglia, dove sono stati 300 i medici di famiglia che hanno risposto, ovvero il 20% del totale: l analisi delle risposte, ci consente di affermare che il ruolo della Medicina di Laboratorio è sostanzialmente percepito in modo omogeneo rispetto a quanto è emerso su scala nazionale. Nella maggioranza dei casi (55%) prosegue la dr.ssa Di Serio -, i medici pugliesi orientano il paziente in strutture verso cui sono più confidenti. Le risposte fornite evidenziano chiaramente come la fiducia del medico verso un laboratorio piuttosto che altri, sia fondata sulla evidenza che quel laboratorio opera nel rispetto dei requisiti di qualità: tale evidenza deriva in alcuni casi (61,4%) dall esperienza diretta del medico, in altri dall avere enti terzi, certificato/accreditato la struttura (28,7%). Un altro dato interessante, che emerge con estrema chiarezza dall indagine, è che i medici di famiglia sanno bene che i numeri per sé, non costituiscono un referto e, nella grande maggioranza dei casi (49%) essi sono più confidenti se altre informazioni sono espresse insieme ai risultati; questo a prescindere dal tipo di struttura, ovvero che sia ospedaliera o meno. Ma i medici delle cure primarie sono soddisfatti della modalità con le quali sono comunicati i risultati di laboratorio? In linea con i dati al livello nazionale (51.5%), anche la Puglia registra delle carenze (52,3%) afferma la Di Serio -, ma in misura decisamente inferiore rispetto al dato che emerge quando le regioni del Sud sono complessivamente valutate (56.7%). L indagine evidenzia la necessità di una riduzione dei tempi di consegna dei referti (26,4%), di una loro integrazione informatica nella cartella clinica (24.2%), ma soprattutto di una forma di comunicazione più diretta tra medico e laboratorio. La consegna dei referti direttamente al paziente viene infatti percepita dal medico di famiglia, come un elemento di rischio per la sua salute derivante da problemi di interpretazione e dal fai da te (33,2%). E realistico pensare che la probabilità di un tale rischio sarebbe significativamente ridotta se la visibilità del referto fosse contestualmente garantita al medico di medicina primaria. All interno di questa comunicazione strategica
tra medico e laboratorio, un altro elemento particolarmente interessante è la necessità, evidenziata dalla stragrande maggioranza degli intervistati, di ricevere tempestivamente i valori critici dei loro pazienti, per telefono (47,8%) o via computer o con SMS sul cellulare (38%). I risultati di questa preliminare indagine commenta la delegata regionale Sibioc - mostrano chiaramente che un filo rosso lega insieme, il medico di medicina primaria, il laboratorio ed il paziente: questo filo rosso è costituito da un insieme di elementi qualificanti e peculiari della Medicina di Laboratorio, quali la qualità dei risultati, la modalità di refertazione, la comunicazione diretta dei valori critici. Sarebbe quindi auspicabile approfondire i rapporti tra laboratorio clinico e medici della medicina primaria, allo scopo di meglio individuare quelle strategie in grado di garantire il massimo beneficio possibile per il paziente. E intuitivo che per il raggiungimento di tali obiettivi, le tecnologie (analitiche ed informatiche) sono strumenti necessari, ma la loro reale efficacia è garantita solo all interno di un contesto di sinergie di professionalità. Responsabile U.O. Patologia Clinica I presso l Azienda Ospedaliero Universitaria Consorziale Policlinico Giovanni XXIII di Bari E Delegato Regionale SIBIOC DATI RELATIVI ALLA SOLA REGIONE PUGLIA (308 risposte) Nella sua pratica clinica, suggerisce e/o orienta i pazienti ad eseguire esami di laboratorio presso uno o più centri?
Su quali elementi si basa il suggerimento delle strutture?
Quando riceve referti di laboratorio, valuta i risultati nello stesso modo indipendentemente dalla struttura da cui provengono o è maggiormente confidente se provengono da alcuni laboratori o se nel referto compaiono particolari elementi qualificanti? Secondo lei ci sono delle carenze nelle attuali modalità di comunicazione dei risultati di laboratorio?
Quali carenze riscontra?
Se un paziente presenta dati di laboratorio fortemente patologici (valori critici), vorrebbe che: