SCHEDA 2 Agricoltura

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SCHEDA 2 Agricoltura Lo sviluppo sostenibile del settore L'agricoltura, in quanto attività primaria dell'uomo - nell'uso ragionato e non rapinatore delle risorse naturali - deve per principio essere sostenibile cioè eco-economica ed eco- compatibile. La sostenibilità agricola e delle attività ad essa connesse è insidiata da molti eventi, tra cui: l accelerata distruzione delle risorse naturali, il declino dell'agrobiodiversità, il consumo di risorse idriche per l'irrigazione, l aumento dell'inquinamento di suolo, acqua ed atmosfera, i rischi di riduzione della capacità complessiva della vegetazione di catturare gas serra, ecc. Uno degli obiettivi della Politica Agricola Comune - PAC sono un'agricoltura e un ambiente sostenibili: "Lo sviluppo sostenibile deve conciliare produzione alimentare, conservazione delle risorse non rinnovabili e protezione dell'ambiente naturale, in modo da soddisfare i bisogni della popolazione attuale senza compromettere le possibilità delle popolazioni future di soddisfare i propri". Secondo la Società Americana di Agronomia, agricoltura sostenibile (anche detta ecocompatibile o integrata ) è quella che: fornisce cibo e fibre per i bisogni umani, è economicamente valida, migliora le risorse naturali del'azienda agraria e la qualità complessiva dell'ambiente, migliora la qualità della vita per gli agricoltori e l'intera società. Questo tipo di gestione dell'agricoltura si pone l'ambizioso obiettivo di soddisfare le esigenze economiche, ovvero di alimenti per i consumatori e di reddito per gli agricoltori, senza compromettere il "capitale ambiente", patrimonio di tutti e risorsa per le future generazioni. Le possibilità di realizzo Linee generali Un'agricoltura ed uno sviluppo rurale sostenibile possono essere realizzati sperimentando ed applicando le seguenti linee generali: piani integrati di uso e protezione della fertilità dei terreni dal degrado e dall'inquinamento; scelta di colture e di animali più compatibili e fisiologicamente adatti (o adattati) alle condizioni dello specifico agrosistema; realizzazione di nuovi sistemi colturali -per ciascun areale di coltivazione - a tendenziale riduzione del livello di intensificazione, ma redditizi per quantità o qualità e tipicità; introduzione di cicli di avvicendamenti e rotazioni che proteggano la fertilità del suolo ed il risparmio di risorse idriche; messa a punto di tecniche di resistenza integrata a fattori di stress biotici (parassiti) e abiotici (stati climatici sfavorevoli); adozione di metodi di tutela delle foreste con una equilibrata gestione delle produzioni lignee ed interventi per lo sviluppo delle zone montane o collinari, anche per la prevenzione da catastrofi naturali; valorizzazione e conservazione dell'agrobiodiversità; diffusione della itticoltura; impiego di biotecnologie rapportate agli effetti sulla stabilità dei sistemi naturali e sulla innocuità per l'uomo; riuso dei rifiuti; scelta ed utilizzo di energia da fonti rinnovabili o alternative; ridefinizione delle politiche agrarie ai vari livelli istituzionali.

Nelle coltivazioni e negli allevamenti un agricoltura di tipo sostenibile utilizza il più possibile i processi naturali e le fonti energetiche rinnovabili disponibili in azienda, riducendo così l'impatto ambientale dovuto: all'uso di sostanze chimiche di sintesi (pesticidi, concimi, ormoni, antibiotici); alle lavorazioni intensive del terreno; alle monocolture e monosuccessioni, allo smaltimento indiscriminato dei rifiuti di produzione (ad esempio i liquami zootecnici e i reflui di frantoio). È ovvio che non esiste un unico modo di fare "agricoltura sostenibile" valido in tutto il mondo. Compito dell'agricoltore evoluto e sensibile è quello di adattare, con l'esperienza, con l'assistenza dei servizi tecnici i risultati della ricerca e della sperimentazione alla propria realtà aziendale. I modelli agricoli più diffusi in Italia che mettono in pratica alcuni dei principi e delle tecniche sostenibili sono le produzioni integrate, l'agricoltura biologica e quella biodinamica. L agricoltura biologica Con il termine agricoltura biologica si indicano diversi metodi colturali di produzione che tendono ad escludere l'uso di prodotti chimici di sintesi (concimi, insetticidi, fungicidi, diserbanti, etc.) e che invece, per esaltare la produttività del terreno e la resistenza delle colture alle avversità, sfruttano le interazioni naturali fra gli organismi viventi sul e nel suolo, l'ambiente fisico e le tecniche agronomiche. Il Regolamento CEE n. 2092/91 ha introdotto norme dettagliate per la produzione, trasformazione ed etichettatura dei prodotti vegetali biologici allo scopo di assicurare condizioni di concorrenza leale fra i produttori europei e di consentire ai consumatori di distinguere queste produzioni sul mercato. Il regolamento ha inoltre stabilito, a garanzia dei consumatori, un regime di controllo a cui si devono obbligatoriamente assoggettare tutti gli operatori della filiera (produttori, trasformatori, rivenditori). Le norme comunitarie sulla produzione biologica prevedono che la fertilità e l'attività biologica del suolo debbano essere conservate ed aumentate con: la reintroduzione di una adeguata rotazione pluriennale; la coltivazione di leguminose e di altre colture da sovescio; l'incorporazione nel terreno di materiale organico aziendale (residui colturali, l letame compost). La lotta contro i parassiti, le malattie e le piante infestanti, deve essere invece imperniata su: la scelta di specie e varietà adeguate; un programma di rotazione appropriato; il diserbo meccanico e il pirodiserbo (scottatura delle infestanti); la protezione dei nemici naturali dei parassiti grazie a provvedimenti ad essi favorevoli (es. cura o impianto di siepi). Nel caso che questi provvedimenti non siano sufficienti a garantire un'adeguata produzione delle colture è possibile utilizzare alcuni prodotti commerciali quali ammendanti (es. letame), concimi azotati (es. pollina e guano), fosfatici (es. fosforiti e scorie Thomas), potassici (es. sali grezzi di potassio), insetticidi (es. piretro, Bacillus thuringiensis) e fungicidi (es. rame e zolfo). L'elenco dei prodotti ammessi in agricoltura biologica è periodicamente aggiornato in sede comunitaria. Pertanto, è buona regola, prima dell'acquisto di un concime, di un insetticida o di un fungicida, verificare presso gli organismi di controllo che tale prodotto sia ammesso in agricoltura biologica.

L'agricoltore intenzionato a seguire il metodo biologico di produzione indicato nel Regolamento CEE 2092/91 deve come primo passo convenzionarsi con un Organismo di Controllo riconosciuto che diventa responsabile della certificazione dei prodotti aziendali. L'autocertificazione da parte dello stesso produttore è invece perseguibile penalmente come truffa. Attualmente in Italia, operano otto Organismi di Controllo riconosciuti dal Ministero e dalle Regioni: AIAB, Bioagricoop, CCPB, Codex, Ecocert, IMC, QC&I, Suolo e Salute. Non è però necessario convertire alla produzione biologica tutti i terreni, ma è possibile riservarne solo alcuni definendo la superficie aziendale da dedicare a tale metodo. Per evitare contaminazioni infatti i terreni con colture biologiche devono essere ben separati da quelli ad agricoltura convenzionale per mezzo di siepi, strade, fossi, o fasce di rispetto; in questi terreni non si possono coltivare le stesse varietà di colture presenti anche nella parte non biologica dell'azienda; infine anche i magazzini per i mezzi tecnici e i raccolti biologici devono essere ben distinti da quelli per i prodotti convenzionali. L'Organismo di Controllo vigila sul rispetto del metodo produttivo e delle misure precauzionali e sulla corretta tenuta dei registri aziendali per mezzo di visite di ispezione all'azienda e con analisi sui prodotti e sul terreno. L'agricoltore deve rispettare per tre anni le norme comunitarie di produzione (Periodo di Conversione) prima di poter mettere in vendita i primi prodotti marchiati "da agricoltura biologica". Per la vendita di prodotti sfusi l'agricoltore deve chiedere all'organismo di controllo il Certificato di Produzione o altro documento analogo; per i prodotti confezionati deve chiedere il rilascio di apposite Etichette. Per tutte le produzioni devono essere identificabili la partita, il produttore, nonché l'organismo di Controllo. Quest'ultimo infatti garantisce che il prodotto corrisponde alle caratteristiche di biologicità e alle quantità previste dal Piano Annuale di Produzione. La Produzione integrata I principi fondamentali delle tecniche di produzione integrata di seguito riportati sono tratti dalla Direttiva del 1993 dell'organizzazione Internazionale per la Lotta Biologica e Integrata. La Produzione Integrata è un sistema di gestione complessiva dell'azienda agricola che: valorizza le risorse naturali e i meccanismi di regolazione degli ecosistemi. La gestione corretta ed l'utilizzazione prudente delle risorse naturali sono in grado di sostituire apporti esterni quali concimi e prodotti fitosanitari. Il minor ricorso a prodotti agrochimici riduce l'inquinamento e i costi di produzione, migliorando l'economia globale dell'azienda. Inoltre il rispetto degli equilibri che regolano gli ecosistemi è garanzia per un'agricoltura vitale a lungo termine. assicura una produzione duratura di alimenti e di altri prodotti di alta qualità. La qualità non consiste solo nelle caratteristiche interne o esterne del prodotto, ma soprattutto nei metodi di produzione basati sull'uso preferenziale di tecnologie durevoli e rispettose dell'ambiente (la conservazione e il miglioramento della fertilità del suolo, l'incremento della diversità ambientale, la lotta biologica alle avversità delle colture, il benessere di tutti gli animali di allevamento) e sul ricorso limitato e giudizioso a prodotti chimici di sintesi. mantiene il reddito dell'agricoltore. elimina o riduce le fonti attuali di inquinamento agricolo dell'ambiente. sostiene le funzioni molteplici dell'agricoltura. L'agricoltura deve soddisfare i bisogni della società nel suo insieme, comprese le esigenze che non sono direttamente alla produzione di alimenti e fibre. La diversificazione paesaggistica, la conservazione delle forme di vita selvatica, la colonizzazione delle zone marginali e la loro messa a coltura, nonché la salvaguardia delle pratiche colturali e delle tradizioni rurali locali sono attività di grande valore sociale e ambientale che possono essere validamente svolte dalle aziende agricole.

Progetti di produzione integrata sono in corso da anni in alcune Regioni italiane con l'obiettivo di razionalizzare l'uso dei prodotti agrochimici. Il primo settore interessato è stato quello ortofrutticolo, vista la richiesta dei consumatori di prodotti "naturali", non contaminati. Le aziende agricole che aderiscono a questi progetti fanno parte di Associazioni di produttori, titolari di Marchi di Qualità Integrata. L'utilizzo del marchio è vincolato al rispetto di Disciplinari di Produzione Integrata che ogni produttore deve sottoscrivere e rispettare e che definiscono in dettaglio e per ogni coltura le linee tecniche di coltivazione da seguire, specialmente per l'uso di prodotti agrochimici. Ogni operazione colturale viene registrata perché sia possibile verificare la rispondenza delle tecniche utilizzate alle norme del disciplinare. Infine prima della commercializzazione vengono effettuate analisi chimiche dei prodotti. In genere sono tollerati residui di pesticidi inferiori al 50% di quelli consentiti per legge. I sistemi di produzione integrata sono per loro natura dinamici ed in continua evoluzione. Per favorire quindi la diffusione di questo tipo di agricoltura, è necessario organizzare una capillare rete territoriale di tecnici che assistano gli agricoltori nella gestione aziendale. Inoltre occorre la fattiva partecipazione del mondo della ricerca, per sperimentare in laboratorio e verificare poi in campo nuove tecniche che riducano progressivamente l'impatto ambientale delle attività agricole. L agricoltura biodinamica L'agricoltura biodinamica nasce formalmente nel 1924 a seguito di un meeting organizzato da agricoltori tedeschi i quali invitarono Rudolf Steiner, filosofo ricecatore e fondatore dell'antroposofia, a divulgare le prime sperimentazioni con le quali veniva cercata una risposta ai problemi emergenti dell'agricoltura chimica allora incipiente. Furono gettate le basi per una concezione "olistica" dell'azienda agricola, un'azienda in relazione con l'ambiente circostante, con la Terra intera, con il cosmo dei pianeti. In base alla nuova attenzione riposta in tutte le relazioni viventi presenti nell'agricoltura nasce un metodo, un percorso che considera la pianta organismo vivente alla stessa stregua del sistema humus-terreno, del compost, l'animale, l'azienda agricola, il pianeta, il sistema planetario. Gli strumenti operativi più importanti dell'agricoltore biodinamico sono le rotazioni agricole, i preparati biodinamici, il compostaggio sia in cumuli con i preparati biodinamici o con trattamenti in superficie, il calendario lunare e planetario per le semine e le operazioni culturali, le lavorazioni non distruttive del terreno, la concimazione di qualità attraverso sovesci particolari e la concimazione con compost biodinamici.

Il Regolamento CE 1257/99, Piano di Sviluppo Rurale Il Regolamento CE 1257/99, Piano di Sviluppo Rurale, con modifiche approvate dalla Commissione Europea (estratto dal verbale della Giunta Regionale Toscana del 4/11/02) istituisce, all'interno delle Misure Agroalimentari, un Asse prioritario di Sostegno al miglioramento dell'ambiente con validità per il periodo 2000-2006. Tra gli obiettivi della misura ci sono: incrementare la compatibilità delle pratiche agricole con l'ecosistema delle diverse aree della regione, con particolare riferimento alla difesa della biodiversità, alla riduzione dell'inquinamento dei corpi d'acqua, al contenimento dell'erosione, alla salvaguardia della fertilità dei suoli; sostenere le produzioni agricole che già hanno raggiunto un impatto minimo sull'ambiente (agricoltura biologica); salvaguardare il paesaggio toscano che è sempre più minacciato, al pari di altri, dalla semplificazione degli ordinamenti produttivi e dall'abbandono dell'agricoltura nelle aree marginali; ottenere prodotti che danno maggiori garanzie di salubrità rispondendo così alla richiesta di fasce sempre più ampie di consumatori; salvaguardare il patrimonio genetico regionale, costituito da varietà vegetali e razze animali spesso a rischio di estinzione. La misura prevede la concessione di premi a soggetti che per un periodo pluriennale aderiscono ad una o più delle seguenti azioni: 1. introduzione o mantenimento dei metodi dell'agricoltura biologica; 2. introduzione o mantenimento dei metodi dell'agricoltura integrata; 3. allevamento di razze animali a rischio di estinzione; 4. coltivazione di varietà vegetali a rischio di estinzione; 5. gestione di terreni agricoli con finalità ambientali, paesaggistiche e faunistiche.