Seconda Università degli Studi di Napoli FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA LAUREA IN TERAPIA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA DELL ETA EVOLUTIVA Le Stereotipie Motorie nel Disturbo Autistico Relatore Ch.ma Prof.ssa Antonella Gritti Candidato Anna Attico Matr. 694/89 ANNO ACCADEMICO 2007/2008
Introduzione Il Disturbo Autistico rappresenta un disturbo che ha da sempre richiamato l attenzione degli studiosi e dei ricercatori impegnati nel campo dello sviluppo infantile per il forte impatto che esso esercita sulla famiglia, la scuola, la società e sul bambino stesso, soprattutto per l entità e la tipologia dei sintomi comportamentali ad esso collegati (Cerbai, 2003). La triade sintomatologia che è ormai riconosciuta come nucleo fondamentale del disturbo e la cui presenza permette di formulare diagnosi di Autismo è rappresentata da: - Compromissione qualitativa della interazione sociale - Compromissione qualitativa della comunicazione - Interessi, comportamenti e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati. Diversi sono gli studi che hanno prestato attenzione ed hanno enfatizzato il ruolo del deficit dell interazione sociale e della comunicazione all interno del comportamento autistico; relativamente poca enfasi è stata invece data ai comportamenti ripetitivi. Il presente lavoro, dopo aver definito e descritto le caratteristiche cliniche e diagnostiche del Disturbo Autistico, si propone di analizzare uno dei comportamenti che il DSM-IV include all interno della terza categoria 4
INTRODUZIONE diagnostica, le stereotipie motorie. In particolare si cercherà di analizzare come questi comportamenti si inseriscono all interno del disturbo e quali significati assumono nel funzionamento del bambino. In seguito si descriveranno tutti i possibili interventi per il Disturbo Autistico, soffermandosi in particolare sul trattamento Neuropsicomotorio e su come questo tipo di approccio terapeutico può intervenire ed essere efficace sulle Stereotipie Motorie. 5
Capitolo 1 Il Disturbo Autistico 1.1 L autismo infantile in una prospettiva storica L'Autismo Infantile nasce come entità nosografica autonoma nel 1943, quando Leo Kanner, psichiatra infantile, usa il termine autismo precoce infantile per indicare una specifica sindrome da lui osservata. In più di mezzo secolo dalla descrizione di Kanner molti contributi sono stati consegnati alla letteratura sul Disturbo Autistico. Attualmente nel principale sistema di classificazione internazionale, il DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder - IV version; APA 2002), il Disturbo Autistico viene inserito fra i disturbi generalizzati dello sviluppo. L inclusione dell autismo in questa categoria diagnostica può essere meglio compresa ripercorrendo a ritroso la storia dei tentativi classificatori del disturbo. Il primo inquadramento diagnostico dei disturbi psicotici può essere attribuito a Krapelin, che aveva ricondotto tutti i casi di psicosi infantile al gruppo della demenza precocissima. Il termine autismo viene però utilizzato per la prima volta nel 1908 da Eugen Bleuer (1857-1939), psichiatra svizzero tra i primi sostenitori dalla teoria 6
CAPITOLO 1. IL DISTURBO AUTISTICO psicoanalitica, per riferirsi ad una particolare forma di ritiro dal mondo, causata, comunque dalla schizofrenia. Egli modificò, infatti, il concetto di schizofrenia individuandone un importante sintomo nel ritiro dalla vita, e questo ritiro era così estremo da escludere qualsiasi cosa eccetto il Sé proprio della persona (dal greco autòs = se stesso). Ma è solamente nel 1943 che lo psichiatra infantile Leo Kanner utilizza il termine autismo non più con il significato di un sintomo della Schizofrenia, ma come un etichetta descrittiva di un entità nosografia, l Autismo Infantile. Nel 43 Kanner pubblica l articolo Autistic disturbances of affective contact in cui descrive una specifica sindrome osservata in 11 bambini(8 maschi e 3 femmine) che definì autismo precoce infantile (Early Infantile Autism). Questo articolo è stato il primo tentativo di spiegare l'autismo da un punto di vista teorico ed è oggi il punto di riferimento per datare l'inizio delle ricerche su questo disturbo. Kanner, diversamente da Bleuer, credeva che [ ] questi bambini fossero giunti nel mondo con un innata incapacità di formare il tipico contatto affettivo. Gli elementi caratterizzanti della sindrome di Kanner erano rappresentati da: - extreme autistic aloneness, cioè tendenza ad un isolamento mentale. - an anxious obsessive desire for the preservation of sameness, cioè un bisogno di imutabilità. - la presenza di islets of hability, cioè isole di abilità Inizialmente Kanner ipotizzò che il disturbo fosse innato, in seguito partendo dall analisi delle famiglie dei soggetti, dedusse che genitori "freddi, distaccati e perfezionisti, potessero essere all'origine dell'autismo sviluppato dai loro figli. Kanner, però, non aveva tenuto conto che il campione da lui osservato non era rappresentativo. Qualche anno dopo Kanner ritrattò nuovamente questa ipotesi ed ritornò alla definizione di autismo come disturbo innato. Quasi contemporaneamente agli studi e l articolo di Kanner, un medico austriaco, Hans Asperger pubblicò, nel 1944, la descrizione di un gruppo di bambini che presentavano un disturbo che definì autistichen psychopathen ( psicopatia autistica) e che era sovrapponibile a quello osservato da Kanner. 7
CAPITOLO 1. IL DISTURBO AUTISTICO Asperger individuò però tre importanti aree nelle quali i suoi soggetti differivano da quelli di Kanner: - linguaggio: i soggetti di Asperger avevano un eloquio scorrevole. Nei soggetti di Kanner, invece, non si aveva linguaggio o esso non era usato in maniera "comunicativa"; - motricità: nella opinione di Kanner, i bambini risultavano "impacciati" solo rispetto a compiti di motricità complessa; secondo Asperger essi lo erano in entrambi, motricità complessa e fine. - capacità di apprendere: Kanner pensava che i bambini mostrassero prestazioni più elevate quando apprendevano in maniera meccanica, quasi automatica; Asperger li descriveva invece come "pensatori astratti". I due autori, Kanner e Asperger per la prima volta utilizzano il termine autismo senza associarlo alla schizofrenia e vanno a configurare due quadri diagnostici differenti: l'autismo di Kanner e la Sindrome di Asperger. Kanner aprì la strada ad un interpretazione psicogenetica del disturbo. Nelle decadi immediatamente successive, infatti, il modello interpretativo imperante è stato quello psicodinamico, in rapporto al quale l autismo rappresentava una difesa contro l angoscia derivante da un fallimento delle prime relazioni oggettuali, in particolare ad un alterazione del rapporto madre-bambino. Bettelheim fu uno dei primi autori a ricercare la causa dell'autismo in un'anomalia nel rapporto madre-bambino. Nel 1967, nel suo libro La fortezza vuota, Bettelheim mise a confronto il comportamento di persone affette da autismo con quello dei prigionieri nei campi di concentramento nazisti, notando come vi fossero delle somiglianze. Ipotizzò che alla base dell autismo vi fosse la percezione, nel neonato, di ostilità con un'intenzione distruttiva nei suoi confronti da parte della madre (che per lui rappresenta il mondo). Il bambino utilizzerebbe perciò delle difese adatte a tenersi fuori da questo mondo e i suoi pericoli. All'interno di questo modello sono state proposte anche altre teorie. Winnicott intende le psicosi infantili come un insuccesso dell'adattamento dell'ambiente al bambino, ambiente essenzialmente rappresentato dalla madre. 8