IL DEFAULT MODE NETWORK: PREDISPOSIZIONE NEURALE?

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Seminari Multipli SPI Bologna, 23 maggio 2015 IL DEFAULT MODE NETWORK: CORRELATO NEURALE O PREDISPOSIZIONE NEURALE? Anatolia Salone

La divergenza tra un interpretazione strettamente biologica o psicologica dei disturbi psichici sta andando incontro ad una netta riconciliazione e quanto originariamente proposto da Freud nel Progetto del 1895 e poi abbandonato per una insufficiente conoscenza della fisiologia cerebrale sta ricevendo un rinnovato interesse grazie allo sviluppo recente di tecniche non invasive per lo studio delle funzioni cerebrali. Le neuroscienze attualmente permettono di andare oltre i confini dei campi tradizionali delle scienze cognitive (linguaggio, memoria, attenzione, percezione), attraverso uno studio più approfondito di specifici disturbi psichici e l analisi dei substrati neurali sottostanti al cambiamento in risposta ad una psicoterapia (Demertzi et al., 2009; Kandel, 1998; Toyokawa et al, 2011; Broder, 2005; Cozolino, 2010, Beauregard, 2007).

Una successiva evoluzione tecnica e concettuale ha permesso di spostare l attenzione della ricerca dalla semplice attività di specifiche aree cerebrali alla loro interazione nell ambito di più ampi network neurali. Attualmente gli studi di connettività cerebrale sembrano rappresentare il modo migliore per studiare il complesso funzionamento cerebrale alla base di funzioni psichiche.

Secondo la definizione di Panksepp e Solms (2012), la neuropsicoanalisi ha come obiettivo principale l introduzione dell esperienza in prima persona nell approccio neuroscientifico allo studio della mente umana, al fine di comprendere meglio il livello emotivo soggettivo e promuovere, dunque, interventi terapeutici più personalizzati. La neuropsicoanalisi si è focalizzata soprattutto sul link tra concetti psicoanalitici e specifici meccanismi neurali. Sono stati effettuati molti studi in quelle aree di ricerca neuroscientifica che dialogano meglio con la metapsicologia psicoanalitica (Fotopoulou, 2013. «From the couch to the lab»)

Connettività Cerebrale Tecnicamente è possibile identificare tre differenti tipi di connettività: 1. Connettività anatomica, definita come l insieme dei pattern di connessioni anatomiche tra popolazioni neuronali, o regioni cerebrali anatomicamente definite. 2. Connettività funzionale, che è l insieme delle correlazioni statistiche tra aree cerebrali distinte, attivatesi durante un compito o a riposo 3. Effective Connectivity, definita come l interazione causale tra specifici gruppi di neuroni (Friston, 1994).

Connettività Cerebrale La relazione tra i tre diversi tipi di connettività rappresenta uno dei campi più innovativi ed interessanti delle neuroscienze sperimentali. La domanda che ne consegue è: CHE POSTO HANNO GLI STUDI DI CONNETTIVITÀ NELL AMBITO DEL DIBATTITO NEUROPSICOANALITICO?

Default Mode Network Caratteristiche principali: 1) Mostra una maggiore attività BOLD durante lo stato di riposo (e.g. the resting state) rispetto ad un compito attivo. Internal Dialogue hypothesis: il DMN formerebbe parte del substrato neurale alla base della memoria autobiografica e della cognizione sociale Raichle et al., 2001. A default mode of brain function. PNAS, 98 (2). 676-82.

Default Mode Network 2) La sua attività è soppressa quando il soggetto effettua un compito specifico e finalizzato Il DMN è anticorrelato con i task positive networks ed in continuo scambio con altri network (sensorimotor, salience, control executive network) costituisce parte dell attività a riposo del cervello (Resting State) Fair & Raichle, 2007 Nature Review Neuroscience

DMN e neuropsicoanalisi Cahart-Harris & Friston (2010, Brain) hanno introdotto l ipotesi che il DMN ed i suoi collegamenti con altri network cerebrali corrisponda alla concezione freudiana dello sviluppo e del funzionamento dell Io: una riduzione del controllo top- down sulle aree limbiche sarebbe equivalente ad una riduzione del controllo dell Io sul processo primario Questo modello corrisponde alla moderna concezione gerarchica Bayesiana, in cui le aree cerebrali gerarchicamente superiori riducono l energia libera delle aree inferiori.

Un alterata connettività tra aree limbiche e DMN può condurre ai sintomi psicotici caratterizzati da un pensiero aderente al processo primario. La ridotta soppressione task-evoked dell attività del La ridotta soppressione task-evoked dell attività del DMN nella schizofrenia, con una correlazione positiva tra severità dei sintomi e connettività nel DMN, supporta l idea di una riduzione dell investimento sul mondo esterno (Whitfield- Gabrieli et al., 2009)

Cortical Midline Strucures Comprendono aree come la ventromedial prefrontal cortex (VMPFC), la perigenual anterior cingulate cortex (PACC) e la posterior cingulate cortex (PCC) Sono caratterizzate da una risposta BOLD negativa durante vari compiti emotivo-cognitivi Insieme ad altre regioni corticali (dorsomedial prefrontal cortex, lateral parietal cortex, superior temporal gyrus) esse sono considerate parte del DMN

Northoff (2012) ha suggerito che le CMS possano rappresentare il correlato neurale del core self, definito da Damasio come la continua interazione tra stimoli intero- e esterocettivi, che permette di percepire il sè come un unità. La visione «estrinseca» del cervello, predominante nelle neuroscienze cognitive e sociali, può essere sostituita da una visione «intrinseca» Ciò che noi osserviamo come attività stimulus induced deve essere considerato come derivante dall interazione tra lo stimolo e l attività intrinseca del cervello

Evidenze neuroscientifiche sulle CMS Nella schizofrenia la connettività funzionale a riposo tra CMS e DMN aumenta, mentre quella del Control Executive Network (CEN) diminuisce (Karbasforoushan et al, 2012; Hoptman et al, 2010). Inoltre c è una più forte fluttuazione a bassa frequenza compatibile con l aumento di connettività. La Struttura Spaziotemporale (vedi seguito) è dunque alterata L aumento della connettività a riposo tra CMS e DMN può essere considerata come il correlato funzionale di un maggior self focus, un attenzione su contenuti mentali relativi a sé

L aumento della attività e connettività a riposo tra aree laterali e CEN è correlata ad un aumento dell attenzione su contenuti esterni (Vanhaudenhuyse et al, 2011). Il funzionamento opposto del DMN e CEN può essere considerato il correlato neurale dell interazione tra contenuti mentali interni ed esterni. La confusione tra interno ed esterno, proprio e altrui, tipica delle psicosi può essere collegata allo sbilanciamento dell interazione tra i due network (Sommer et al, 2012). Diversi studi hanno dimostrato un alta attività nel resting state ed un elevata connettività funzionale nella corteccia uditiva durante le allucinazioni uditive, oltre ad un aumento di sincronizzazione in banda alfa.

Tutte le evidenze neuroscientifiche vanno nella direzione del superamento di un approccio «topografico» e «function-based» Northoff propone analogamente il passaggio dai Neural Correlate of Psychodynamics (NCP) alla Neural Predisposition of Psychodynamic (NPP) Neural Predisposition of Psychodynamic (NPP), in termini di funzioni cerebrali, si riferisce all attività cerebrale a riposo e alla sua STRUTTURA SPAZIOTEMPORALE

La STRUTTURA SPAZIOTEMPORALE è il risultato delle due caratteristiche principali dell attività a riposo del cervello, cioè le fluttuazioni a bassa frequenza e la connettività funzionale tra le aree. Si tratta di una struttura virtuale, basata su evidenze statistiche e non fisiologiche. Gli stimoli interni ed esterni e la loro distribuzione nello spazio e nel tempo vengono continuamente elaborati ed integrati nello stato di riposo, con una continua interazione tra cervello, corpo ed ambiente esterno Può essere comparato al concetto freudiano dinamico di struttura psicologica dell apparato psichico, nel senso che la visione freudiana di struttura e organizzazione psicologica rende possibile e predispone specifiche funzioni psichiche.

La Neural Predisposition, dunque, descrive le condizioni necessarie del cervello che si ipotizza permettano e predispongano le funzioni psicologiche Fermarsi allo studio dei correlati neurali di funzioni psicologiche, dunque, non è utile alle neuroscienze e alla neuropsicoanalisi Piuttosto che cercare la regione o il network corrispondenti a specifici concetti psicoanalitici, bisognerebbe guardare all organizzazione di base e la struttura spaziotemporale del resting state può fornire il punto di partenza per lo studio di tale organizzazione.

Implicazioni Studio dei pensieri, delle percezioni, del senso di sé durante i sogni (che si generano durante il resting state), mentre ora il loro studio è confinato solo alla attività stimulus-induced A tale scopo bisogna prima capire meglio l attività cerebrale a riposo e l interazione rest-rest, in cui si generano fenomeni simili a quelli generati nell interazione rest-stimulus

Implicazioni In patologie come la depressione c è un anomalo aumento dell attività delle CMS durante il rest e un aumento del self-focus e il disinvestivento sul mondo esterno. Quanto queste alterazioni della struttura spaziotemporale corrispondono a cambiamenti delle caratteristiche spaziali e temporali della percezione di sé e del mondo esterno?

Implicazioni Nelle psicosi, dove è dimostrato uno sbilanciamento dell interazione tra CMS e altri network sottostanti ad attività attentive e cognitive, quanto la struttura spaziotemporale incide su tutto ciò? Parlando in termini di Neural Predisposition, è ipotizzabile che l alterazione della struttura spaziotemporale rappresenti una «predisposizione» che si genera precocemente e precede di molto la comparsa dei sintomi; studio dei fenotipi intermedi.

Bibliografia Demertzi, A., Liew, C., Ledoux, D., Bruno, M.A., Sharpe, M., Laureys, S., et al. (2009). Dualism persists in the science of mind. Ann. N. Y. Acad. Sci. 1157, 1-9. Kandel, E.R. (1998). A new intellectual framework for psychiatry. Am. J. Psych. 155(4), 457-469. Toyokawa, S., Uddin, M., Koenen, K.C., Galea, S. (2011). How does the social environment 'get into the mind'? Epigenetics at the intersection of social and psychiatric epidemiology. Soc. Sci. Med. 74(1), 67-74. Broder, E. (2005). The Neuroscience Of Psychotherapy: Building and Rebuilding the Human Brain. Can. Child. Adolesc Psychiatr. 14, 121. Cozolino, L. (2010). The neuroscience of psychotherapy. New York. WW Norton & Co Beauregard, M. (2007). Mind does really matter: evidence from neuroimaging studies of emotional self-regulation, psychotherapy, and placebo effect. Prog.Neurobiol. 81, 218-236.

Panksepp, J, Solms, M. (2012). What is neuropsychoanalysis? Clinically relevant studies of the minded brain. Trends Cogn. Sci. 16(1), 6-8. Fotopoulou, A., Pfaff, D., Conway, M.A. (2012). From the couch to the lab: trends in psychodynamic neuroscience. Oxford University Press. Raichle et al., 2001. A default mode of brain function. PNAS, 98 (2). 676-82. Carhart-Harris, R.L., and Friston, K.J. (2010). The default-mode, ego functions and free-energy: a neurobiological account of Freudian ideas. Brain. 1265-83Whitfield-Gabrieli et al., 2009 Northoff, G. (2012). Psychoanalisis and the brain-why did Freud abandon neuroscience? Front. Psychol. 3, 71. Karbasforoushan et al, 2012; Hoptman M.J., Zuo, X.N., Butler, P.D., Javitt, D.C., D angelao, D., Mauro, C.J., Milham, M.P. (2010). Amplitude of lowfrequency oscillations in schizophrenia: a resting state fmri study. Schizophr Res. 117:13-20.

Vanhaudenhuyse A, Demertzi A, Schabus M., Noirhomme, Q., Bredart, S., Boly, M., et al. (2011). Two distinct neuronal networks mediate the awareness of environment and of self. J Cogn Neurosci. 23, 570-578 Northoff, G. (2015). Is schizophrenia a spatiotemporal disorder of the brain s resting state? World Psychiatry. 14, 34-35 Whitfield-Gabrieli, S., Thermenos, H.W., Milanovic, S., Tsuang, M.T., Faraone, S.V., McCarley, R.W. et al. (2009). Hyperactivity and hyperconnectivity of the default network in schizophrenia and in first degree relatives of persons with schizophrenia. Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A. 106, 1279-1284. Sommer, I.E., Clos, M., Meijering, A.L., Diederen, K.M., Eickhoff, S.B. (2012). Resting state functional connectivity in patients with chronic hallucinations. PLoS One. 7, 43516.