LA LEGGE PONTE Nel 1967 viene emanata la legge n. 765 detta LEGGE PONTE recante MODIFICHE ED INTEGRAZIONI ALLA LUN Introduce tra le altre cose ogli ONERI DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA E osecondaria ostandard URBANISTICI ostandard EDILIZI odm N. 1444/1968 REGOLAMETO TECNICO DELLA LEGGE 765
IL D.I. n. 1444 del 2 aprile 1968 Caratteristiche del DECRETO Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza tra i fabbricati e rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici riservati alle attività collettive, al verde pubblico e ai parcheggi, da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi della legge n. 765 del 6 agosto 1967. Importanza: Definizione delle zone territoriali omogenee Standard
Le zone omogenee e gli standard Art. 17, lg 765/1967: In tutti i Comuni, ai fini della formazione degli strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, devono essere osservati limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati, nonché rapporti massimi fra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi Standard urbanistici: rapporti fra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi Standard edilizi: Standard edilizi: densità edilizia, altezza massima, distanza fra i fabbricati
Le zone omogenee Ai fini della verifica del rispetto degli standard, il territorio comunale è diviso in 6 ZONE OMOGENEE Zona A centro storico Zona B zona di completamento Zona C zona di espansione Zona D zona per insediamenti produttivi Zona E zona agricola Zona F zona per impianti e attrezzature collettive
NORME DI ZONA Riferimenti normativi - DM_1444/1968 Zone Territoriali Omogenee Zona A edilizia storica Zona B edilizia residenziale consolidata Zona C edilizia residenziale di espansione Zona D produttiva Zona E agricola Zona F (S) per attrezzature e servizi di interesse generale Zona G turistico/ricettiva Zona H commerciale Zona I - direzionale Altro
Zona Territoriale Omogenea A Definizione Parti del territorio comunale interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di pregio ambientale e le aree a queste circostanti che, per talune delle predette caratteristiche, possono considerarsi ad esse assimilate o complementari. Destinazione d uso Residenziale, terziaria, commerciale, direzionale, ricettiva, attività culturali, professionali, di servizio ovvero quelle artigianali non nocive o moleste. Modalità di attuazione Diretta: tramite titolo abilitativo per interventi indicati dalle leggi in materia. Indiretta: tramite Piano Particolareggiato Attuativo (PPA) nelle aree in cui tale strumento è previsto dal PRG (ad es. AUI, Comparti).
Zona Territoriale Omogenea B Definizione Le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A. Si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq. Destinazione d uso Principale: residenziale. Complementare: attività commerciali, artigianali, ricettive e di servizio, studi professionali, uffici, autorimesse di uso pubblico o privato ecc. Modalità di attuazione Diretta: tramite titolo abilitativo. Indiretta: quando previsto da PRG, tramite Piano Particolareggiato Attuativo.
Zona Territoriale Omogenea C Definizione Le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi residenziali o a prevalente destinazione residenziale, che risultino inedificate o nelle quali l edificazione preesistente non raggiunga i limiti di cui alla zona omogenea B (quindi inferiore al 12,5% della superficie fondiaria di zona). Destinazione Principale: residenziale. d uso Complementari: attività di servizio, terziarie, studi professionali ed uffici, commerciali, artigianali purché non produttrici di inquinamenti, le attrezzature pubbliche o di uso pubblico. Modalità di attuazione La realizzazione di qualsiasi intervento è subordinata all approvazione di un piano particolareggiato attuativo.
Zona Territoriale Omogenea D Definizione Destinazione d uso Modalità di attuazione Le parti del territorio destinate ad insediamenti industriali ed artigianali. Principale: industriale Complementari: attrezzature tecnologiche, laboratori di ricerca, magazzini, depositi, silos, rimesse, edifici ed attrezzature ricreative e/o sociali, uffici, mostre, edifici per la commercializzazione di oggetti e articoli assemblati o manipolati in loco, attrezzature per il trasporto e la logistica, residenziale solo se inerente alla funzione di custodia dell immobile Gli interventi di ristrutturazione, demolizione con ricostruzione e ampliamento si realizzano mediante: Intervento diretto: solo ove sono presenti le urbanizzazioni primarie e secondarie; Intervento indiretto: piano attuativo, negli altri casi (e per la realizzazione di nuovi insediamenti Piano Insediamenti Produttivi ).
Zona Territoriale Omogenea E Definizione Le parti del territorio destinate ad usi agricoli e forestali. Destinazione d uso Principale: agricola e forestale. Complementare: tutte le opere funzionali all attività agricola e forestale destinate agli usi necessari allo svolgimento di tali attività, ivi compresi gli impianti tecnici e tecnologici, della produzione agricola e delle strutture aziendali e delle infrastrutture tecniche e di difesa del suolo. Può essere ammessa la funzione residenziale, se compatibile con l uso agricolo del territorio e finalizzata al soddisfacimento delle esigenze abitative del conduttore. Modalità di attuazione In genere intervento diretto (alle volte può essere richiesto anche un piano di sviluppo aziendale).
Zona Territoriale Omogenea F Definizione Le parti del territorio destinate ad attrezzature e servizi pubblici o di uso pubblico. Il PURG attua una distinzione in base all ambito di interesse delle attrezzature: regionale/comprensoriale e di quartiere. Destinazione Attrezzature sociali, assistenziali, sanitarie, scolastiche, d uso culturali, religiose, impianti sportivi e ricreativi, uffici pubblici, attrezzature ed impianti tecnologici relativi alle aziende elettriche, telefoniche, dell'erogazione dell'acqua e del gas, dei trasporti pubblici, autorimesse, ecc. Modalità di attuazione Diretta: tramite titolo abilitativo per interventi indicati dalle leggi in materia. Indiretta: tramite Piano Particolareggiato Attuativo (PPA) nelle aree in cui tale strumento è previsto dal PRG.
Le zone omogenee Zona A Zona B Zona C Edifici e tessuto edilizio di interesse storico e architettonico Più di 1/8 di superficie è edificata Meno di 1/8 di superficie è edificata
Gli standard urbanistici DOTAZIONE DI SERVIZI AD ABITANTE Tipologie di SERVIZI DI LIVELLO LOCALE: servizi primari distribuiti capillarmente sul territorio SERVIZI SCOLASTICI (SCUOLA DELL OBBLIGO: nido, materna, elementare, media) SERVIZI DI USO COMUNE (SERVIZI COLLETTIVI: sanitari, culturali, sociali) PARCHEGGI VERDE PUBBLICO (verde sportivo, parchi e giardini, verde attrezzato, verde di arredo, verde di rispetto)
Gli standard urbanistici LOCALE TERRITORIALE
Gli standard edilizi Vincoli relativi alle caratteristiche fisiche dell edilizia DENSITÀ EDILIZIA: rapporto tra superficie edificata e superficie libera, rapporto tra volume edificato e superficie ALTEZZA massima dei fabbricati Misurata dalla quota del terreno fino all intradosso del solaio di copertura dell ultimo piano abitabile DISTANZA fra i fabbricati Tra pareti chiuse, tra pareti finestrate, dalla strada
Parametri urbanistici, edilizi e indici Indice o parametro (grandezza) E una qualsiasi limitazione imposta ad un lotto da uno strumento urbanistico - edilizio per disciplinarne l uso. L indice esprime un rapporto. Parametri urbanistici Parametri edilizi Indici Superficie territoriale Superficie fondiaria Superficie coperta Superficie utile Volume, N. di piani, Altezza fabbricati Distacchi o distanze da confini, strade, edifici Fabbricabilità territoriale Fabbricabilità fondiaria Rapporto di copertura Densità territoriale Densità fondiaria
LE OPERE DI URBANIZZAZIONE Primaria o tecnologica: opere che rendono possibile l edificazione del suolo e l uso degli edifici Strade e passaggi pedonali, aree di sosta e spazi di manovra, rete dei servizi canalizzati (fognatura, acquedotto, pubblica illuminazione, elettricità), spazi di verde attrezzato in prossimità ed al servizio delle abitazioni Secondaria o sociale o generale: opere che rendono possibile la vita di quartiere Allacciamenti ai servizi urbani canalizzati, le attrezzature varie e di collegamento (trasporti) con la città, le opere di carattere sociale (verde di quartiere, istituzioni scolastiche, culturali e religiose, ecc.).
GLI STRUMENTI ATTUATIVI SUCCESSIVI Nei decenni successivi alla L.U. le esigenze espresse dalla società impongono l istituzione di altri Piani attuativi che vanno ad affiancarsi al Piano Particolareggiato: Piano di Zona o Piano per l Edilizi Economica e Popolare (PEEP) - L. 167/ 62 Piano di Lottizzazione (PdL) - L. 765/ 67 Piano Insediamenti Produttivi (PIP) - L. 865/ 71 Piano di Recupero (PdR) - L. 457/ 78
Riferimenti legislativi legge n. 1150 del 1942 legge n. 765 del 1967 PIANO DI LOTTIZZAZIONE (PdL) Contenuti: piano di dettaglio esecutivo, paragonabile al Pp; si applica al PRG e al PdF, sia per le aree di espansione e completamente destinate a uso residenziale, industriale e turistico, che per le aree di ristrutturazione che comportano opere di urbanizzazione; deve essere accompagnato da una convenzione tra proprietario e Comune; validità indicata nella convenzione
Competenza per la formazione: la compilazione del PdL è di competenza del proprietario dell area; il Comune può imporre un PdL obbligatorio ai proprietari di aree in determinate zone dove è necessaria una sistemazione unitaria; il Comune può procedere alla compilazione di PdL d ufficio se i privati non aderiscono all invito di formare il PdL e procedere all esproprio se i privati non accettano il piano; il Comune può far decadere PdL approvati, se esistono ragioni di pubblica utilità;
Elaborati richiesti: planimetria del PRG o del Pdf relativa alla zona oggetto di PdL; planimetria di progetto in scala adeguata, come per il Pp; progetto esecutivo delle opere di urbanizzazione a carico del privato; elenchi catastali delle proprietà; schema di convenzione; Procedure di approvazione: Procedure di approvazione: delibera di approvazione del Consiglio comunale relativa al PdL e convenzione nulla osta della Regione; stipula della convenzione;
Procedura di attuazione: Il Comune riceve gratuitamente le aree destinate a servizi pubblici, in base alla convenzione; Il proprietario si assume gli oneri di urbanizzazione primaria e parte di quella secondaria; Il rilascio delle licenze edilizie è subordinato alla contemporanea esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria; Entro dieci anni devono essere ultimate tutte le opere di urbanizzazione; Note: Il PdL non dà al Comune la possibilità di intervenire direttamente nella definizione dello sviluppo urbanistico, bensì quella di far assumere al proprietario privato anche gli oneri diretti di questo sviluppo, attraverso la stipula di una convenzione finanziaria.
PIANO DI ZONA PER L EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE (PEEP) Riferimenti legislativi: Legge n. 167 del 1962 Legge n. 865 del 1971 Contenuto: piano di delimitazione delle zone da destinare a edilizia economica e popolare, deve contenere la rete stradale, la delimitazione di spazi pubblici e di lotti edificabili con indicazioni delle tipologie; si applica al PRG, anche soltanto adottato, e al PdF, di preferenza nell ambito di zone residenziali, ma anche in variante alle destinazioni di piano generale; ha valore di Pp per quanto riguarda la dichiarazione di pubblica utilità; validità decennale; limiti di dimensionamento, non deve superare il 60% del fabbisogno complessivo di edilizia abitativa nel periodo considerato;
Competenze: La compilazione del Peep è obbligatoria per tutti i Comuni con popolazio superiore a 50.000 abitanti, facoltativa per gli altri; Più Comuni possono riunirsi in consorzio per formare un piano consortile La Regione può disporre la costituzione di consorzi obbligatori; La Regione può nominare un commissario per i Comuni inadempienti; Elaborati richiesti: planimetria di piano regolatore o di programma di fabbricazione con individuazione delle zone; planimetria di progetto delle singole zone disegnate su mappe catastali; elenchi catastali delle proprietà da espropriare; norme urbanistico-edilizie; relazione di previsione di massima delle spese; relazione illustrativa;
Procedure di approvazione: delibera di formazione del Consiglio comunale; delibera di approvazione del Consiglio comunale; pubblicazione; presentazioni di osservazioni e opposizioni; controdeduzioni del Consiglio comunale e trasmissione alla Regione; approvazione alla Regione; semplice delibera di approvazione del Consiglio comunale per varianti non sostanziali; delibera del Consiglio comunale di approvazione delle convenzioni di cessioni delle aree;
Procedure di attuazione: il Comune espropria tutte le zone comprese nel Peep; le aree espropriate sono cedute in parte in proprietà (tra il 20 ed il 40 per cento), in parte in concessioni a termine (diritto di superficie), in entrambi i casi la cessione è subordinata a una convenzione; l attuazione avviene attraverso programmi pluriennali approvati con delibera del Consiglio comunale; Note: Il Peep dà al Comune la possibilità di intervenire sia nella definizione dello sviluppo urbanistico, che nei modi di attuazione di tale sviluppo, relativamente alle destinazioni a edilizia popolare, in quanto consente al Comune di intervenire direttamente o di stipulare convenzioni con i privati che intendono intervenire attuando le disposizioni del Peep.
Il PIANO DI RECUPERO LA LEGGE 457/1978
LA LEGGE 457/1978 LA LEGGE 10 AVEVA COMINCIATO AD AFFRONTARE LA QUESTIONE DELLA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DI EDILIZIA PUBBLICA LA LEGGE 457/1978 NORME PER L EDILIZIA RESIDENZIALE DEFINISCE COMPIUTAMENTE LE PROCEDURE DELL INTERVENTO PUBBLICO PIANO DECENNALE fissa gli obiettivi di lungo periodo e le linee di azione statale nel settore edilizio PROGRAMMA QUADRIENNALE è lo strumento per la realizzazione degli obiettivi attraverso la ripartizione settoriale tra regioni dei finanziamenti stabiliti nel piano Decennale PROGETTO BIENNALE PROGETTO BIENNALE strumento di raccordo tra la programmazione delle risorse e il loro impiego (tra settore edilizio e finanziaria)
LA LEGGE 457/1978 La legge introduce ALTRI DUE ASPETTI INNOVATIVI E DI RILEVANZA URBANISTICA la DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI SUL PATRIMONIO EDILIZIO UNO STRUMENTO AD HOC PER IL RECUPERO EDILIZIO: IL PIANO DI RECUPERO
PIANI DI RECUPERO (PDRE) Legge n. 457 del 5 agosto 1978 Finalità: Recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente Contenuti: Il piano disciplina il recupero degli immobili, complessi edilizi, isolati, aree, anche attraverso interventi di ristrutturazione urbanistica, individuando l unità minima d intervento Localizzazione delle zone e piani di recupero: Zone di recupero in sede di formazione di piano urbanistico generale i Comuni individuano le zone ove, per condizioni di degrado, si rende opportuno il recupero del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente. Piani di recupero Nell ambito delle stesse zone possono essere individuati gli immobili, i complessi edilizi, gli isolati, le aree per i quali il rilascio della concessione è subordinato alla formazione di piani di recupero.
Competenze per la formazione: Competenza facoltativa: Comuni Proprietari degli immobili compresi nelle zone di recupero Procedure: Adozione e pubblicazione stesse modalità del Pp. Nei casi di piani d iniziativa privata la proposta di piano è adottata insieme alla convenzione contenente le previsioni per i PdL. Approvazione Deliberazione del consiglio comunale Valore: Ha valore di Pp Decorrenza della validità: Decorrenza della validità: E efficace dal visto di legittimità del Crc sulla delibera d approvazione
Durata della validità e varianti: Valgono le stesse norme previste per il Pp Attuazione: Dai Comuni - per interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente che essi intendano eseguire direttamente, anche avvalendosi degli Iacp, nonché con interventi diretti o mediante convenzionamento con i privati, limitatamente agli interventi di preminente e rilevante interesse pubblico - per l adeguamento delle urbanizzazioni - per gli interventi da attuare nel caso d inerzia dei proprietari delle unità minime d intervento Dai proprietari singoli o riuniti in consorzio
Esproprio: Il Comune espropria gli immobili nel caso d inerzia dei privati, previa diffida ai proprietari delle unità minime d intervento ad iniziare le opere previste dal piano entro un tempo non inferiore ad un anno. Nel caso in cui il Comune adotti il Ppa, la diffida può effettuarsi soltanto dopo che sia decorso il termine di validità del programma pluriennale nel quale il Pdre è incluso. Decadenza dell individuazione del Pdre: L individuazione delle zone da sottoporre a Pdre decade a tutti gli effetti qualora il piano non venga approvato entro tre anni dall approvazione della delibera d individuazione, ovvero qualora l approvazione del piano non sia diventata esecutiva entro un anno dalla predetta scadenza.
Elaborati di progetto: Gli stessi del Pp Rapporto tra Pdre e Ppa: Gli interventi di recupero sul patrimonio edilizio esistente, compresi nei Pdre approvati, sono inclusi nei Ppa. Attribuzione di valore di Pdre ai piani esecutivi vigenti: I Comuni possono, con delibera del consiglio, attribuire valore di Pdre ai Pp e ai Pdz già approvati alla data d entrata in vigore della legge 457/1978. Interventi possibili nelle zone di recupero: Interventi possibili nelle zone di recupero: Nelle zone di recupero, al di fuori dei Pdre, sono consentiti interventi di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, di restauro e ristrutturazione edilizia che riguardino esclusivamente opere interne e singole unità immobiliari, con il mantenimento delle destinazioni d uso residenziali.
Manutenzione ordinaria: Interventi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. Manutenzione straordinaria: Interventi che riguardano le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche alle destinazioni d uso. Restauro e risanamento conservativo Restauro e risanamento conservativo: Interventi rivolti a conservare l organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell organismo stesso, ne consentano destinazioni d uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell edificio, l inserimento di elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell uso, l eliminazione degli elementi estranei all organismo edilizio.
Ristrutturazione edilizia: Interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possano portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell edificio, l eliminazione, la modifica e l inserimento di nuovi elementi o impianti. Ristrutturazione urbanistica: Ristrutturazione urbanistica: Interventi rivolti a sostituire l esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro, diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati o delle rete stradale. Restano ferme le disposizioni e le competenze previste dalle leggi 1039/1939 e 1497/1939 sulla tutela delle case d interesse storico, artistico ed ambientale.
CATEGORIE DI INTERVENTO Interventi aventi rilevanza urbanistica Interventi aventi rilevanza edilizia Sono quelli volti a modificare in modo sostanziale lo stato fisico e funzionale dei fabbricati, e cioè gli interventi di: - nuova realizzazione - - ampliamento - - ristrutturazione urbanistica - - ristrutturazione edilizia - - interventi di rilevanza urbanistico e ambientale - Sono quelli attuati sul patrimonio edilizio esistente rivolti a mantenere e migliorare lo stato fisico e funzionale dei fabbricati e quegli interventi nuovi non aventi rilevanza urbanistica, e cioè: - manutenzione ordinaria e straordinaria - - restauro - - conservazione tipologica - - risanamento conservativo - - nuovi interventi non aventi rilevanza urbanistica -
PIANO DELLE AREE DA DESTINARE A INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (Pip) Riferimenti legislativi legge n. 865 del 1971 Contenuti: piano di delimitazione della zona da destinare a insediamenti produttivi (industriali, artigianali, commerciali e turistici); strumento attuativo che si applica al PRG e al Pdf; ha valore di Pp per quanto riguarda la dichiarazione di pubblica utilità; validità decennale;
Competenze per la formazione: il Comune delimita le aree; la Regione concede l autorizzazione a procedere alla formazione del Pip; per la formazione del Pip valgono le stesse norme del Peep Elaborati richiesti: Elaborati richiesti: planimetria del PRG o del Pdf con la delimitazione delle aree da destinare a insediamenti produttivi; per la formazione dei Pip, vedi scheda Peep.
Procedure di approvazione: delibera di delimitazione delle zone del Consiglio comunale; autorizzazione della Regione a procedere alla formazione del Pip; valgono le stesse procedure del Peep. Procedura di attuazione: il Comune espropria tutte le aree che ricadono nel Pip; le aree espropriate sono cedute, per una quantità non superiore al 50 per cento in proprietà, il resto conserva il diritto di superficie: in entrambi i casi la cessione è subordinata a una convenzione tra Comune e destinatari;
Note: Il Pip dà al Comune la possibilità di intervenire sia nella definizione dello sviluppo urbanistico, sia nei modi di attuazione di tale sviluppo, relativamente a tutte le zone destinate a insediamenti produttivi in quanto consente al Comune di intervenire direttamente o di stipulare convenzioni con i privati. Va utilizzato con il massimo dimensionamento e con opportune convenzioni, per risolvere problemi di nuovo insediamento o di trasferimento e ristrutturazione di unità produttive esistenti.
Le varianti agli strumenti di pianificazione generale e attuativa
LE VARIANTI Un PRG resta in vigore a tempo indeterminato, e comunque per una durata normalmente superiore ai 10-15 anni Nel corso della validità di un PRG è frequente l esigenza di introdurre modifiche, anche significative, alle previsioni in esso comprese, a seguito di fatti imprevisti che modifichino la dinamica evolutiva degli insediamenti Ogni significativa trasformazione delle previsioni di un PRG avviene tramite la redazione di una VARIANTE AL PRG
Definizione: S intende per variante una variazione parziale o totale delle indicazioni dei piani generali e attuati o delle norme attuative dei piani stessi. Norma generale: I Comuni non possono dar corso ad alcuna proposta di variante al PRG già approvato senza l autorizzazione preventiva della Regione, che può concederla solo quando siano sopravvenute ragioni tali da determinare la totale o parziale inattuabilità del piano o la convenienza d aggiornarlo o di migliorarlo. Procedure per la richiesta di Variante: Procedure per la richiesta di Variante: Il Comune inoltra la richiesta alla Regione, che esprime il proprio parere entro 20 giorni dalla ricezione.
Elaborati per la richiesta di variazione: La richiesta deve essere accompagnata da Relazione tecnica-illustrativa; Planimetria-stralcio della zona da variare; Planimetria con le indicazioni della variante nella stessa scala della planimetria-stralcio. Procedure: Per la compilazione, l istruttoria (pubblicazione, osservazioni, ecc.) ed il deposito successivo all approvazione delle varianti, tanto ai piani generali che a quelli particolareggiati, valgono le stesse norme e modalità stabilite per i piani originali.
Variazioni a seguito della legge 1187/68 la rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi impianti; la divisione in zone del territorio comunale con la precisazione delle zone destinate all espansione dell aggregato urbano e la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona; le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servitù; le aree da destinare ad edifici pubblici o di uso pubblico nonché ad opere ed impianti di interesse collettivo o sociale; i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico; le norme per l attuazione del piano
La famiglia dei piani particolareggiati esecutivi Quali piani particolareggiati per quali parti di città? Ppe Peep Piano particolareggiato esecutivo Piano per l edilizia economica e popolare L. 1150/42 Norma la progettazione specifica di porzioni di città da edificare o parzialmente edificate L. 167/62 Norma la progettazione dei quartieri di edilizia economica e popolare Pdl Piano di lottizzazione L. 765/67 Norma la realizzazione di lottizzazioni da parte dei privati anche in regime di convenzione o sovvenzione da parte di soggetti pubblici Pip Piano per insediamenti produttivi L. 865/71 Norma la realizzazione di insediamenti produttivi e artigianali Pdr Piano di recupero L. 457/78 Norma il recupero dell esistente anche in termini di aree storiche e centri storici
MODELLO GERARCHICO DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA TRADIZIONALE (2) PROBLEMATICHE Mancanza di approccio strategico Mancanza di partecipazione democratica Eccessiva rigidità e burocraticità del processo Lentezza della procedura di formazione e approvazione Sfasamento di contenuti e di tempi tra le azioni condotte a differenti livelli gerarchici Conflitti di competenze tra enti preposti al controllo di stessi ambiti territoriali.