Prova ontologica (argomento a priori ) Lo stolto afferma: Qualcun altro, invece, afferma: DIO NON ESISTE (proposizione A) DIO È CIÒ DI CUI NON SI PUÒ PENSARE IL MAGGIORE (proposizione B) A questo punto lo stolto: 1. ODE la proposizione B. 2. COMPRENDE la proposizione B: ciò significa che nella sua mente si forma un concetto corrispondente a quanto ha udito. Anselmo sostiene che, se è vero che lo stolto comprende B, allora egli deve obbligatoriamente ammettere che Dio esiste. In altre parole: A e B non possono essere entrambe vere senza generare una contraddizione. Perché?
Prova ontologica (argomento a priori ) Anselmo fonda la sua argomentazione (almeno) su due premesse: PREMESSA 1: una cosa realmente esistente è più perfetta di una che esiste solo nell immaginazione: l esistenza extramentale è una perfezione. PREMESSA 2: vi è una connessione necessaria fra (1) l ascolto delle parole, (2) la comprensione corretta del loro significato (dunque la formazione del concetto corrispondente alle parole), (3) la realtà extramentale significata. Dalla premessa 2, consegue che comprendere la proposizione B significa avere nella propria mente il concetto più perfetto che si possa immaginare. Ma se alla proposizione B corrisponde tale CONCETTO MASSIMO, chiamiamolo così, allora in virtù della premessa 1 ad esso deve per forza corrispondere l esistenza extramentale, essendo quest ultima una perfezione. Senza ammettere tale esistenza, la proposizione B diviene autocontraddittoria (dice di se stessa qualcosa non si può pensare nulla di più perfetto che non è vero di se stessa).
Prova ontologica (argomento a priori ) UNA PRIMA OBIEZIONE Se Anselmo ha ragione, come si spiega il fatto che qualcuno, come lo stolto del Salmo XIII, possa effettivamente pensare che Dio non esiste? Se il concetto di Dio non si può svincolare dall esistenza di Dio stesso, un simile pensiero non dovrebbe poter venire in mente a nessuno! A riguardo vi sono due possibilità: PRIMA POSSIBILITÀ - lo stolto pensa che Dio non esiste perché ancora non sa cosa sia Dio. Insomma: lo stolto può pensare che Dio non c è perché il suo concetto di Dio è scorretto; egli crede che il suo concetto rappresenti l esatta nozione di Dio, ma così non è. È chiaro che, avendo una nozione sbagliata di una cosa, è facile fare affermazioni false su quella cosa. Esempio banale: un bambino piccolo, che ancora non abbia ben compreso cosa sia un automobile, potrebbe anche pensare che le automobili sono un tipo di aerei, quindi volano!.
Prova ontologica (argomento a priori ) UNA PRIMA OBIEZIONE SECONDA POSSIBILITÀ - lo stolto ha una corretta nozione di Dio, pure insiste nel dire che Dio non esiste. Ciò è possibile, sostiene Anselmo, perché la parola pensare ha due significati: 1.PENSARE LE PAROLE; 2.PENSARE LA COSA SIGNIFICATA DALLE PAROLE; Lo stolto, pur avendo una corretta nozione di Dio, può sì pensare che Dio non esiste, ma il suo pensare rimane fermo al livello delle parole: egli pensa una frase in lingua italiana e lo fa in modo del tutto indipendente dalla sua reale significazione. Esempio banale: è un po come se qualcuno dicesse: Questo è un esempio di frase grammaticalmente corretta: Dio non esiste.
Prova ontologica (argomento a priori ) COSE DA TENERE BEN PRESENTI! -1- Anselmo si rivolge a dei monaci, quindi a persone che già credono. Egli non intende proporre il suo ragionamento come una dimostrazione in senso stretto: una catena deduttiva conclusiva e inconfutabile. Lo propone, invece, come un modo per approfondire la comprensione di ciò in cui già si crede. -2- Anselmo stesso, in alcuni passaggi, mostra di non considerare il suo argomento un effettiva prova. Nel capitolo 14 del Proslogion, infatti, egli afferma: Perché l anima mia non ti sente, Signore Iddio, se ti ha trovato? -3- Non a caso, Anselmo fornisce anche una seconda definizione di Dio: Non soltanto sei colui di cui non si può pensare il maggiore, ma sei anche qualcosa di più grande di tutto ciò che può essere pensato. Possiamo così concludere che, anche per Anselmo, Dio resta comunque qualcosa che le nostre facoltà razionali non sono in grado di attingere pienamente (teologia negativa). Dio non è, per lui, qualcosa che si possa dimostrare in senso stretto, visto che la sua piena comprensione ci è del tutto preclusa.
LA CRITICA DI GAUNILONE ALLA PROVA ONTOLOGICA UDIRE ß? à AVERE NELL INTELLETTO Gaunilone, un discepolo di Anselmo, sostiene che un conto è udire un affermazione, un altro è comprenderla e, comprendendola, formare nel proprio intelletto un concetto ad essa corrispondente. Io posso benissimo udire chiaramente delle affermazioni senza per questo riuscire a comprenderle (in tutto o in parte). Il passaggio fra l ascolto e la comprensione non è affatto garantito: lo stolto ode Dio è ciò di cui non si può pensare il maggiore, certo, ma la retta comprensione di ciò che ode è tutt altro che scontata.
ANSELMO ANSELMO D AOSTA D AOSTA 1033 1033-1109 1109 LA CRITICA DI GAUNILONE ALLA PROVA ONTOLOGICA ESISTERE NELL INTELLETTO ß??? à ESISTERE NELLA REALTÀ Ho un idea nell intelletto, ma, per quanto perfetta essa possa essere, di per sé non mi permette il passaggio dall esistenza intellettuale all esistenza di fatto. Se nella mia mente c è un concetto, che magari corrisponde in modo corretto a una certa affermazione, è ancora da vedere se a tale concetto corrisponda anche qualcosa fuori dalla mia mente, oppure no. Se non ci fosse un salto fra le due cose, infatti, allora dovrebbero esistere anche tutte le creature fantastiche che noi immaginiamo in termini non contraddittori: draghi, elfi, chimere, ecc. Gaunilone porta questo esempio: se anche io immaginassi nella mia mente la più perfetta di tutte le isole, tale che nessuna isola possa esserle paragonata per bellezza, salubrità, ecc. questo fatto non sarebbe affatto sufficiente per sostenere che tale isola, da me immaginata, esiste davvero
LA RISPOSTA DI ANSELMO Un caso unico Naturalmente Anselmo ribatte al suo discepolo. L esempio dell isola, sostiene Anselmo, non è contrario al mio ragionamento ontologico: per quanto perfetta un isola possa essere, si tratterà sempre di una perfezione relativa (all ambito delle isole) e non di perfezione assoluta (la Perfezione). L argomento ontologico è valido, infatti, solo e soltanto nel caso di Dio, perfezione suprema. CHIARIMENTO (1) Da cosa deriva il contrasto fra Anselmo e Gaunilone? -1- Gaunilone fa del pensiero, dunque della comprensione del linguaggio, una dimensione autonoma, sostanzialmente slegata dal mondo reale. Io posso pensare qualunque cosa e, anche qualora l oggetto del mio pensiero sia qualcosa di non contraddittorio, il concetto pensato è sempre e comunque qualcosa di staccato dalla realtà. Nell ambito del puro pensiero non vi è alcuna distinzione possibile fra il concetto di una cosa realmente esistente e quello di una cosa fantastica (purché non contraddittoria!).
CHIARIMENTO (2) Anselmo rifiuta la posizione di Gaunilone: già abbiamo citato la premessa 2! Vi è a suo avviso un collegamento necessario fra: LINGUAGGIO ß à PENSIERO ß à MONDO REALE La prospettiva di Anselmo è quella agostiniana, come emerge chiaramente in un altra sua opera, il De veritate. Qui Anselmo, affrontando la questione della verità della proposizione, approfondisce la sua teoria. È vero, come anche Gaunilone sostiene, che c è differenza fra l essere nella mente e l essere nella realtà: nella realtà le cose esistono di per se stesse, nella nostra mente esistono solo per similitudine. Nonostante ciò, sappiamo che ogni sostanza creata ESISTE IN MODO PIU VERO nel Verbo divino che in se stessa, essendo più vero l essere del Creatore di quello del Creato. Riprendiamo il percorso della creazione:
CHIARIMENTO (2) CREAZIONE DIO (Essere) à VERBO (che contempla le Idee eterne delle cose) à COSE CREATE CONOSCENZA
CHIARIMENTO (3) ANSELMO D AOSTA L uomo, insomma, percorre il cammino della creazione in senso inverso: egli passa dalla conoscenza concettuale, mentale, alle cose, fino al significato delle cose nel Verbo divino (le Idee!) a Dio stesso. La verità di una proposizione assume caratteri di ordine morale: Anselmo parla infatti di recta significatio (quando una proposizione significa ciò che deve significare, e ciò accade quando essa permette di ripercorrere all indietro il cammino della creazione). 4. Per chiarire meglio: Anselmo parla, addirittura, di verità delle cose. Quando una cosa è vera? Come il fuoco, quando riscalda, compie la propria verità, in quanto ha ricevuto questo compito da colui che gli ha dato l essere, così la proposizione è giorno compie la propria verità quando significa che è giorno, indipendentemente dal fatto che sia o meno giorno; questo infatti le si vuol far significare Insomma: fra dire, pensare ed esistere c è a parere di Anselmo uno strettissimo e inscindibile legame perché il dire (dell uomo) sta alle cose (pensate ed esistenti) così come il Dire (del Verbo) sta alle cose (ideali e create).