- 134 - Un piccolo passo indietro al post 120, riguardante gli algoritmi di supporto. Mostravo esempi di immagini ottenute usando banali algoritmi di supporto nei post 120, 121 e 122. Ora posso riferire di due algoritmi di supporto abbastanza particolari: uno effettua la "somma" di due immagini, l'altro il "prodotto". Metto i vocaboli somma e prodotto tra virgolette in quanto si tratta di somme e prodotti leggermente differenti da quelli solitamente noti. Ora osservate le quattro immagini di questo post, ciascuna con due tavolozze, una solo con bianco e nero (WB), l'altra è la WHITRAIN mostrata al post 133 (WR). Nella mia pagina su INSTAGRAM mostrerò nei prossimi giorni varie immagini ottenute sommando le quattro qui mostrate (somma di 2, 3 o 4 elementi: s2, s3, s4). Immagine 1, tavolozza WB. Immagine 1, tavolozza WR. Immagine 2, tavolozza WB. Immagine 2, tavolozza WR. Immagine 3, tavolozza WB. Immagine 3, tavolozza WR. Immagine 4, tavolozza WB. Immagine 4, tavolozza WR. 29
- 135 - E' tempo di chiudere con le tavolozze che, come avete visto, ricoprono un ruolo importante nella mia ricerca. Ho sviluppato un SW che mi permette di creare tavolozze definendo le caratteristiche cromatiche di ciascuno dei 256 colori: mostro due delle tante che ho creato, archiviate come tutte le altre in un magazzino di tavolozze che arricchisco continuamente con nuovi elementi: due tavolozze ve le ho già mostrate al post 133. Talvolta può essere interessante utilizzare i colori del mondo reale. A tale scopo posso estrarre da fotografie le relative tavolozze: allego un esempio. Una delle tante tavolozze DEARSOL. Una delle tante tavolozze DEARSOL. Fioritura di tulipani al castello di Pralormo. Foto originale, che utilizza fino a 16.777.216 colori. 30
Fioritura di tulipani al castello di Pralormo. I colori sono stati ridotti a 256, senza apprezzabile degrado. Tavolozza relativa alla foto dei tulipani - 136/1 - Termino la prima parte del mio racconto con una sintesi. Mediante algoritmi trasformo le idee della mente in strutture: poi illumino le strutture con i colori della mente, le tavolozze create, o con i colori della realtà, le tavolozze rubate. Ottengo così le mie immagini. Nel post 137 inizierò la seconda parte, come ottenere le strutture. Per il momento allego 5 immagini che, con quelle che allegherò nei prossimi giorni, compongono un esempio di "percorso di ricerca" lungo 20 immagini (la sequenza delle immagini è dettata dai loro nomi). 31
07 08 09 32
10 11-136/2 - Ecco la seconda serie di 5 immagini, che seguono quelle del post 136/1. 12 33
13 14 15 34
16-136/3 - Ecco la terza serie di 5 immagini, che seguono quelle dei post 136/1 e 136/2. 17 18 35
19 20 21 36
- 136/4 - Ecco la quarta e ultima serie di 5 immagini, che seguono quelle dei post 136/1, 136/2 e 136/3. 22 23 24 37
25 26 38
- 137 - E' giunto il momento di trattare l'elemento chiave della mia ricerca, ovvero di come progetto un algoritmo di creazione e come ne valuto la bontà. L idea di un algoritmo di creazione può nascere nei modi più vari: a) da una fantasia peregrina che mi frulla in testa nel dormiveglia (qualcuno la chiama ispirazione...), b) dalla sensazione che un immagine che vedo, o un pattern che astraggo da essa, potrebbe essere creato usando un algoritmo, c) dalla sensazione che un algoritmo che conosco in quanto utilizzato in altro ambito (per esempio, scientifico) possa produrre interessanti effetti estetici, d) dall ipotesi che, modificando in maniera opportuna un algoritmo a me noto (cioè di cui conosco i risultati estetici) possa ottenere opportune variazioni di detti risultati, ecc. ecc. Ma, finché non inizio ad usare l algoritmo, cioè finché non inizio a generare immagini con esso, non ho alcuna certezza che possa produrre interessanti risultati estetici. Procedo allora come mostrato in figura. 39
- 138 - Il modo di procedere, sintetizzabile con la coppia di azioni prevedere - rifiutare, è uguale a quello che si applica nella ricerca scientifica: forse è per questo motivo che lo trovo a me congeniale. Dopo aver messo a punto un algoritmo di creazione per il quale possiedo una ragionevole aspettativa di un buon risultato estetico, devo verificare se la mia aspettativa è confermata. Se la verifica è positiva, bene, significa che dispongo di un valido algoritmo. Se la verifica è negativa significa che l algoritmo non è adeguato. Posso rifiutarlo oppure decidere di apportare alcune modifiche, ed eseguire poi la verifica dell algoritmo modificato, e così via. Questo processo (che è esso stesso un algoritmo) è efficacemente rappresentato graficamente da un diagramma di flusso (vedi il post 137). 40
- 139 - In questo processo l'aspetto più interessante è la serendipità coinvolta. Serendipità è un vocabolo che trae la sua origine da novelle mediorientali risalenti al duecento, nelle quali i tre Principi di Serendip (vecchio nome arabo per l odierna Sri Lanka) per il fatto di essere dotati di sagacia, sono in grado di effettuare interessanti scoperte anche di cose di cui non erano alla ricerca. Il vocabolo è stato inventato dallo scrittore inglese H. Walpole per esprimere il concetto di miscuglio di caso e sagacia, di applicazione dell intelligenza ad avvenimenti accidentali o ad osservazioni fortuite per dedurre ragionevoli conclusioni. Molte scoperte scientifiche sono frutto di serendipità: ci si impegna nella ricerca di qualcosa ma si scopre invece altro, esemplare è il caso di Fleming e della sua scoperta della penicillina. 41
- 140 - Ma dov'è la serendipità nel mio processo? Quando metto a punto un algoritmo di creazione mi prefiguro di generare immagini di un certo tipo: è una previsione di massima, non di dettaglio, basata sulla conoscenza dell algoritmo e sulle mie precedenti esperienze. Raramente le immagini ottenute sono perfettamente in linea con le mie attese: normalmente le immagini ottenute sono tanto più simili alle aspettative quanto più l algoritmo di creazione è semplice e quanto più ridotto è l insieme di dati sui quali l algoritmo opera. Dunque spesso scopro immagini con caratteristiche nuove, inattese: sono differenti da quelle che andavo cercando, ma possono essere esteticamente pregevoli. Nella discrepanza, che sempre esiste pur se in misura variabile, tra la mia aspettativa e l immagine che ottengo risiede gran parte dell emozione della mia ricerca. Scoprire immagini belle e inattese è per me una grande, gioiosa emozione: uso il vocabolo scoprire perchè mi riconosco in un esploratore che squarcia il velo che nasconde nuovi mondi, in uno scopritore di una minuscola porzione di infiniti mondi di bellezza celati tra i numeri. 42