Uno degli aspetti più difficili. Infortuni e carico

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Allenamento Calcio Agostino Tibaudi Preparatore atletico della Sampdoria Abstract: l integrità fisica dei giocatori rappresenta indubbiamente un valore fondamentale per ogni squadra di calcio. La realtà delle ultime stagioni agonistiche dimostra, però, una preoccupante tendenza all incremento del numero degli infortuni e delle ricadute, una situazione che crea molti problemi a tutti gli staff tecnici. Nonostante un grande sforzo da parte di ricercatori, medici, terapisti della riabilitazione, preparatori atletici e allenatori sembrerebbe che non si sia ancora individuata la giusta via. La nostra esperienza di campo ci porta a considerare con grande attenzione il lavoro di ricerca compiuto in tutto il mondo, ma soprattutto a non trascurare alcuni dettagli dell attività di ogni giorno. Dettagli talvolta molto semplici, ma spesso decisivi per la buona riuscita dei programmi di prevenzione. Infortuni e carico Uno degli aspetti più difficili da affrontare da parte degli staff tecnici delle squadre di calcio è costituito dalla gestione degli infortuni degli atleti. Si tratta di un processo articolato, particolarmente complesso, che dovrebbe prevedere la comprensione dei meccanismi dei diversi tipi di lesione, la conoscenza delle metodologie di riatletizzazione e, ancor più importante, la strutturazione delle strategie di prevenzione. Ma che cosa s intende con il termine di infortunio? Alcuni Autori (Arnason et al., 2007) hanno definito infortunato un atleta che non è in grado di partecipare a una seduta di allenamento a causa di un evento lesivo. Dal nostro punto di vista, preferiamo utilizzare un altro metodo che ci consente di quantificare in modo pratico l incidenza degli infortuni sulle prestazioni: la registrazione delle assenze dalle gare di campionato. Analizzando i dati delle ultime tre stagioni di serie A e considerando tutte le squadre, abbiamo potuto verificare come il numero degli stessi sia drammaticamente in aumento (figura 1). Rispetto al campionato 2006-07, nell annata calcistica scorsa si è verificato un incremento pari al 28%. Il dato è di per sé già abbastanza chiaro. Ci sono, però, altri elementi che contribuiscono a descrivere un quadro ancor più preoccupante. Un aspetto che vale la pena di considerare è riferito al tempo necessario per il ritorno alla piena attività in seguito alle lesioni muscolari. Nella Sampdoria, in ciascuna delle due ultime stagioni, abbiamo avuto due infortuni gravi che hanno costretto gli atleti all assenza in oltre 50 sedute (58 e 51; 63 e 53, rispettivamente), una durata notevole. 44 / Scienza&Sport

Figura 1 Totale delle assenze dei giocatori delle squadre di Serie A a causa d infortunio in tre stagioni consecutive. Considerando tutte le lesioni muscoloscheletriche che sono state complessivamente 14, la media del tempo necessario per il ritorno in campo è stata superiore nell ultima stagione: 15,8 giorni nel 2007-08 contro 18,1 giorni nel 2008-09 (p<0,05). Un ultimo elemento che contribuisce a rafforzare la convinzione di crescita della gravità degli infortuni è legata all incremento delle recidive. In relazione a questo aspetto, non siamo in possesso di numeri precisi, ma solo d informazioni che derivano dal confronto con gli staff di altri team. Quali sono le cause? Sono stati pubblicati diversi lavori di ricerca attraverso i quali gli Autori hanno cercato di dimostrare in modo scientifico i meccanismi alla base di una serie d infortuni di tipo articolare, tendineo e muscolare. Però, lo scopo di questo articolo non vuol essere l analisi di tali informazioni, bensì, partendo dalle stesse, la proposta di alcune idee razionali, che abbiano una buona valenza pratica, in modo da essere utilizzate dai tecnici sul campo ogni giorno. Come indicazione principale citiamo: l importanza di alcuni elementi di metodologia dell allenamento, per evitare di commettere errori che hanno una ricaduta sugli infortuni; la necessità di ottenere gli adattamenti muscolari che effettivamente consentono di sopportare le sollecitazioni imposte dalle richieste delle competizioni; l individuazione dei soggetti che hanno predisposizione a incorrere in lesioni; un controllo attento e mirato anche con l utilizzo di test specifici di confronto prima della ripresa. Metodologia di allenamento Il riscaldamento È un fatto universalmente riconosciuto che la realizzazione del riscaldamento contribuisce a ridurre il rischio d infortunio (Wedderkopp et al., 1999; Olsen et al., 2005); c è però una minor concordanza sul contenuto degli esercizi che dovrebbero comporre la prima parte della seduta. Riteniamo opportuno usare prevalentemente esercitazioni a secco (senza l utilizzo della palla), che consentono di eseguire movimenti mirati con lo scopo di perseguire una migliore cura dei particolari e una maggior concentrazione da parte dei giocatori. Generalmente, sfruttiamo esercizi di stretching dinamico in sostituzione di quello statico; con molti atleti, inoltre, in fase di pre-riscaldamento viene svolta una sequenza di micromovimenti, che combina elementi di mobilizzazione, stretching passivo e PNF, particolarmente efficace per migliorare la flessibilità e la mobilità articolare. Nell ultima parte del riscaldamento vengono introdotti PAROLE CHIAVE INFORTUNIO STRESS OVERUSE PREVENZIONE Scienza&Sport / 45

Infortuni e carico elementi specifici, alcuni dei quali prevedono l utilizzo della palla. Sulla base della nostra esperienza, l esecuzione corretta di ciascun movimento rappresenta la condizione principale per ottenere un risultato positivo in termini di prevenzione. Il carico della seduta Va modulato con attenzione in fase di programmazione poiché da un lato deve essere sufficiente a indurre gli adattamenti che costituiscono l obiettivo dell allenamento ma, d altro canto, non deve portare gli atleti in condizioni di sovraccarico e/o di affaticamento eccessivo. Quest ultima situazione è favorevole al verificarsi d infortuni da overuse e di lesioni muscolari. Ciascun soggetto dispone di una tollerabilità al carico geneticamente determinata e oltrepassare i limiti contribuisce a incrementare i fattori di rischio. In alcuni periodi della stagione particolarmente delicati pre-campionato, momenti in cui sono previste numerose partite ravvicinate è determinante monitorare le risposte individuali all allenamento svolto. Esistono alcuni strumenti a disposizione dei tecnici, di facile applicazione, che si sono rivelati molto efficaci nella nostra esperienza. Il più utile è rappresentato dalla scala di Borg (RPE; Borg, 1987). Grazie a questa, la verifica della risposta dell atleta agli stimoli proposti diventa un operazione estremamente rapida, che consente di evitare alcune condizioni potenzialmente pericolose. Un esempio è rappresentato da blocchi di carico elevato in giorni consecutivi, che costituiscono una condizione ad alto rischio. Nella figura 2 è illustrata l entità del carico (RPE x tempo di allenamento) di due atleti durante una parte del ritiro. Nel caso dell atleta A, si osserva un entità media elevata, con un blocco di sei giorni consecutivi (giorni 12-17), nel quale la variazione del carico era ridotta. Durante la seconda sessione del giorno 17, il soggetto è incorso in un infortunio muscolare che ne ha condizionato l intero periodo di preparazione. Per l atleta B si è scelta una strategia differente. L elemento principale era rappresentato dalla variazione del carico tra una giornata e l altra con lo scopo di favorire i processi di recupero dopo le sedute intense (entità media inferiore). La scelta dei mezzi Quando la sequenza dei mezzi della seduta non è programmata in maniera corretta, possono insorgere dei problemi che compromettono l integrità fisica del calciatore. Non di rado è capitato, per esempio, di assistere all esecuzione di serie di tiri in porta, generalmente verso il termine della sessione, che raggiungevano anche le 85 90 ripetizioni. Il fondamentale tecnico del tiro è importante, quindi deve essere proposto durante la seduta, però occorre valutare anche che si tratta di un gesto che sollecita in ma- Figura 2 Carico di allenamento di due calciatori in un ciclo del periodo precampionato. È possibile notare una diversa modulazione. 46 / Scienza&Sport

niera estremamente intensa tutta la muscolatura dell arto inferiore. In linea generale, riteniamo che si debba prestare particolare attenzione alla pianificazione degli esercizi caratterizzati da intensità elevata. Metodologicamente preferiamo inserire solo un esercitazione d intensità molto alta all interno di una seduta; tuttavia, in alcuni casi, ne possono essere previste due. Il parametro fondamentale è sempre rappresentato dall entità complessiva del carico, il che vuol dire che quando sono previste due esercitazioni intense, mediamente il volume di ognuna di queste deve essere la metà rispetto a quando ne viene programmata una sola. Anche il contenuto dei mezzi che si desiderano usare determina dei fattori di rischio. Per esempio, cerchiamo di evitare alcune combinazioni che spesso sono proposte per ottenere effetti di trasformazione della forza: esercitazioni con i sovraccarichi più sprint o tiri in porta. L importanza degli adattamenti specifici L osservazione dell aumento della frequenza degli infortuni da trauma indiretto nei periodi caratterizzati da un elevato numero di partite (Campionato, Coppe Europee e Coppa Italia) durante le ultime stagioni ci ha condotto a formulare alcune riflessioni su una serie di elementi della struttura di allenamento. La maggior parte degli inconvenienti si era verificata nel corso delle competizioni stesse, molto raramente durante le sedute. Il primo aspetto meritevole di un approfondimento è che alcuni giocatori non sembravano essere pronti, dal punto di vista muscolare, a sostenere questo tipo di sollecitazioni, probabilmente per mancanza di allenamento specifico. Ci siamo, dunque, posti il problema di come sarebbe possibile integrare il programma di allenamento di forza con i mezzi più idonei per conseguire gli adattamenti utili. Come sempre, la letteratura dedicata ci è stata di aiuto per prendere alcune decisioni in modo razionale. Tre ricerche sono sembrate particolarmente interessanti. In uno studio del 2008, Greig ha dimostrato che alcuni fenomeni legati alla fatica sembravano aumentare la suscettibilità verso gli infortuni muscolari. In seguito alla diminuzione della forza eccentrica, veniva ridotta la capacità di controllo della meccanica della corsa nell esecuzione di azioni esplosive e la stabilità articolare nel secondo tempo e nelle fasi finali della partita. Askling e coll. (2003) e Arnason e coll. (2007) nei loro training studies hanno evidenziato come l allenamento di forza in regime eccentrico contribuiva a migliorare l effetto protettivo nei confronti dei gruppi muscolari maggiormente coinvolti nelle fasi di accelerazione-decelerazione. Abbiamo, quindi, pensato di inserire con maggior frequenza le esercitazioni eccentriche e a questo scopo si sono rivelate particolarmente efficaci le attrezzature Yo-yo Technology e Versa Pulley, con le quali è semplice realizzare azioni eccentriche a elevata velocità, sia a catena cinetica aperta sia chiusa. Un altro mezzo che consente di sollecitare la muscolatura degli arti inferiori secondo un criterio di funzionalità è costituito dagli sprint con cambi di direzione. Con questo modello di attività si sottopongono i muscoli ad alte tensioni eccentriche (fase di decelerazione) e concentriche (repentine accelerazioni nei cambi di direzione). In uno studio condotto con un gruppo di giocatori professionisti, Figura 3 Valori di forza (dati normalizzati) misurati nell esecuzione di cambi di direzione, balzi del tipo counter movement jump e drop jump. Scienza&Sport / 47

Infortuni e carico abbiamo misurato le forze effettivamente prodotte (Ravaschio et. al., 2007). Nella figura 3 sono illustrati i valori registrati in tre gesti utilizzati per l allenamento dei calciatori. I momenti di forza al ginocchio rilevati nel cambio di direzione sono mediamente più elevati rispetto agli altri esercizi, sia nella fase eccentrica sia in quella concentrica. Un altro elemento interessante è relativo al maggior grado di attivazione dei muscoli adduttori. Di conseguenza, con l applicazione di questo mezzo riusciamo a sollecitare più efficacemente un gruppo muscolare importante per l attività specifica e a produrre uno stimolo intenso per ottenere alcuni adattamenti funzionali che hanno, fra gli altri, anche un effetto protettivo. Si tratta di esercitazioni utili anche per la prevenzione degli infortuni a carico delle articolazioni del ginocchio e della caviglia (Bahr & Krosshaug, 2005; Lloyd et al., 2005). L individuazione delle predisposizioni Fare delle previsioni è sempre un operazione particolarmente complicata. Per sviluppare un metodo che abbia un buon grado di attendibilità e sia facilmente applicabile, ci siamo basati su due punti principali: uno screening iniziale per valutare le asimmetrie tra i due arti; il monitoraggio longitudinale effettuato per mezzo degli esami ematochimici. Nella tabella A sono riportati i valori di forza e la differenza percentuale tra arto destro e sinistro misurati nell esecuzione di una serie di salti effettuati in contromovimento. Sulla base di quanto riportato in letteratura e dall esperienza sul campo, livelli di asimmetria superiori al 15% sono considerati fattori di rischio per gli infortuni, sia articolari sia muscolari. Quando sono riscontrate differenze di tale entità, i soggetti vengono sottoposti ad accertamenti ulteriori, più specifici, e iniziano immediatamente protocolli di allenamento indirizzati a compensare il deficit muscolare. Tabella A Valori di forza e asimmetrie muscolari registrate su pedana dinamometrica Kistler. 48 / Scienza&Sport

Figura 4 Andamento dei marker dello stress nel corso di due stagioni successive. I valori sono riportati come differenze percentuali rispetto alla condizione migliore, rappresentata dal valore zero (test n 1). Lo strumento più importante che ci consente di reperire informazioni sulla condizione generale al fine di minimizzare i rischi di infortunio è costituito dalle analisi ematochimiche. I marker più indicativi sono quelli più connessi con lo stress muscolare e sistemico prodotto dagli stimoli di allenamento. Fanno parte di questa categoria alcuni ormoni (testosterone e cortisolo), enzimi muscolari (CPK, LDH), metaboliti (urea, acido urico) ed elementi del sistema immunitario. Considerati in una visione d insieme, su base statistica, tutti questi indicatori contribuiscono a determinare un risultato complessivo, il punteggio. Non si tratta di un metodo scientificamente validato, ma di estrema utilità per gli staff tecnici. La valutazione nel tempo del punteggio è fondamentale per adottare le decisioni in fase di modulazione dei carichi. La rappresentazione per mezzo delle differenze percentuali consente una visione immediata della situazione. Nell esempio in figura 4, in corrispondenza dei test 4 e 5, ovvero nella fase iniziale della stagione 2008-09, si osservava una situazione per cui l organismo dell atleta non sembrava pronto per adattarsi a stimoli di elevata intensità. Non abbiamo numeri sufficienti per delle relazioni statistiche, ma l esperienza ormai decennale ci suggerisce che in questo caso eravamo in presenza di una condizione a rischio di infortunio. Di conseguenza, nella programmazione abbiamo prestato grande attenzione ai parametri del carico e alla scelta degli esercizi. Conclusioni Tutto il processo relativo a questi aspetti della preparazione della squadra è di tipo multifattoriale, tuttavia la riflessione conclusiva vuole essere orientata verso criteri di semplicità. La capacità di gestire un imponente mole di dati è molto importante, ma l elemento fondamentale è rappresentato dalla cura dei particolari del lavoro quotidiano: la modulazione dei carichi, l attenzione nell esecuzione del riscaldamento e delle strategie di recupero, la valutazione delle percezioni degli atleti durante e dopo il lavoro. Quando si riesce a essere razionali in questi obiettivi si può pensare di aver fatto un buon lavoro di prevenzione. BIBLIOGRAFIA ArnasonA., Andersen T.E., Holme I., Engerbretsen L., Bahr R., (2007). Scandinavian Journal of Medicine and Sciences in Sports. 13: 1-8. Askling C., Karlsson J., ThorstenssonA. (2003). Scandinavian Journal of Medicine and Sciences in Sports. 13: 244-250. Bahr R., Krosshaug T. (2005). British Journal of Sports Medicine, 39: 324-329. Borg G., Hassmen P., Langerstrom M., (1987). European Journal ofapplied Physiology, 65: 679-685. Lloyd D.G., Buchanan T.S., Besier T.F. (2005). Medicine and Sciences in Sport and Exercise, 37 (11): 926-934. Olsen O.E., Myklebust G., Engerbretsen L. (2005). British Journal of Sports Medicine, 330: 449-452. RavaschioA., Sassi R., TibaudiA, Maffiuletti N. (2007). Abstracts of the 2007 SIAMOC Congress: 38. Wedderkop N., Kaltoft M., Lundgaard B. (1999). Scandinavian Journal of Medicine and Sciences in Sports. 9: 41-47. Scienza&Sport / 49