Ausilio alla lettura della Bibbia. Riferimenti cronologici e storici

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1 Ausilio alla lettura della Bibbia Riferimenti cronologici e storici 1

2 Ho sempre pensato che per una vera conoscenza delle cose non si può prescindere dal loro studio. A maggior ragione, questo vale quando vogliamo intraprendere un percorso che ci porta ad affrontare la conoscenza del nostro essere corpo e anima. In tal caso, non possiamo evitare di capire meglio le origini della nostra religione, insieme alle vicende del popolo che per primo ha ricevuto il messaggio di speranza nella redenzione del genere umano. Questo lavoro non è, non vuole, ma soprattutto, non può essere un sussidio per l interpretazione dei Testi della Bibbia, piuttosto ha l unico intento di inquadrarli nei momenti storici durante i quali sono stati scritti. È un aiuto a comprendere meglio: Gli avvenimenti che hanno coinvolto il popolo eletto, nel tenere vivo il patto di alleanza fino alla pienezza dei tempi, e il suo comportamento nei confronti del Messia (Antico Testamento). Come si è sviluppata la testimonianza e la missione degli apostoli per diffondere il Vangelo di Gesù (Nuovo Testamento). La maggior parte del materiale qui riportato, elaborato in maniera sintetica insieme ad altro, è stato tratto dal sito Bibbia Edu ( che fa riferimento alla nuova edizione della CEI del Antonino Spina 2

3 Indice 1. Introduzione generale pag.6 2. I libri dell Antico e del Nuovo Testamento pag.9 ANTICO TESTAMENTO 3. Introduzione all Antico Testamento pag Il Pentateuco pag I Libri storici pag I Libri sapienziali pag I Libri profetici pag.27 PERIODI STORICI E LIBRI RELATIVI 8. Dalla Creazione a Giacobbe-Israele in Egitto pag.31 Il libro della Genesi pag Cattività in Egitto ed esodo pag.34 Il libro dell Esodo pag.35 Il libro del Levitico pag.37 Il libro dei Numeri pag.39 Il libro del Deuteronomio pag Conquista della Palestina pag.42 Il libro di Giosuè pag.43 Il libro dei Giudici pag.45 Il libro di Rut pag La Monarchia: Saul, Davide, Salomone. Regno del Nord e regno del Sud pag.48 I libri di Samuele 1 e 2 pag.50 I libri dei Re 1 e 2 pag.53 I libri delle Cronache 1 e 2 pag.56 Il Libro dei Salmi pag.57 Il libro dei Proverbi pag Regno del Nord- Regno d Israele pag.60 Il libro di Amos Il libro di Osea Il libro di Tobia pag.62 pag.64 pag.66 3

4 13. Regno del sud - Regno di Giuda pag.67 Il libro di Isaia pag.68 Il libro di Michea pag.70 Il libro di Naum pag.71 Il libro di Sofonia pag.72 Il libro di Abacuc pag.73 Il libro di Geremia pag.74 Le Lamentazioni pag.76 Il libro di Baruc pag.77 Il libro di Giuditta pag Esilio babilonese pag.80 Il libro di Ezechiele pag.81 Il libro di Daniele pag.83 Il libro di Abdia pag.85 Secondo Isaia pag Dominazione persiana pag Rientro dall esilio Resto d Israele e questione samaritana pag.87 Terzo Isaia pag.90 Il libro di Giona pag.91 Il libro di Zaccaria pag.93 Il libro di Aggeo pag.95 Il libro di Gioele pag.96 Il libro di Giobbe pag.97 Il libro di Ester pag.99 Il libro di Malachia pag.101 Il libro di Neemia pag.103 Il libro di Esdra pag.104 Il libro Qoelet pag.106 Il Cantico dei Cantici pag Dominazione ellenista - Maccabei pag.109 Il libro del Siracide pag Dinastia Asmonea. La Galilea, Sadducei, Farisei, Esseni e Zeloti pag.113 Il libro dei Maccabei 1 pag.117 Il libro dei Maccabei 2 pag Dominazione romana e protettorato pag.121 Il libro della Sapienza pag.123 4

5 20. Introduzione al Nuovo Testamento pag I Vangeli pag.129 Matteo pag.133 Marco pag.165 Luca pag.137 Giovanni pag Gli Atti degli Apostoli pag Le Lettere degli Apostoli pag San Paolo: i viaggi e la missione pag Le lettere di San Paolo pag.151 Romani pag.154 Corinzi 1 pag.156 Corinzi 2 pag.158 Galati pag.159 Efesini pag.160 Filippesi pag.161 Colossesi pag.162 Tessalonicesi 1 pag.163 Tessalonicesi 2 pag.164 Lettere pastorali A Timoteo 1 pag.165 Timoteo 2 pag.166 Tito pag.167 Filemone pag.168 Ebrei pag Lettere universali pag.170 Giacomo pag.171 Pietro 1 pag.172 Pietro 2 pag.173 Giovanni 1 pag.174 Giovanni 2 pag.175 Giovanni 3 pag.176 Giuda pag Scritti Apocalittici pag.178 Apocalisse pag Appendice Le tribù perdute pag.183 5

6 Introduzione generale La Bibbia: lontana e vicina, una storia e una letteratura. La Bibbia è antica di secoli, non è un semplice libro, ma una raccolta di decine di scritti, di carattere molto vario: essa contiene fatti e idee piuttosto lontane dalla mentalità e dalle esperienze degli uomini moderni. A causa di questa lontananza nel tempo e nella cultura, a giudizio di molti, la Bibbia è un libro accessibile soltanto a quelli che sono forniti di una buona formazione storica, linguistica e letteraria; a tutti gli altri, e sono i più, resta estranea, anche se la venerano come un grande monumento religioso. Non pochi invece la pensano diversamente: ritengono che la Bibbia sia un libro prezioso, un punto di riferimento autorevole, in ogni epoca, e per ogni persona. Le vicende in essa narrate, anche se a volte sono complesse, hanno un impostazione unitaria che le rende comprensibili; le parole, i fatti, i gesti che essa contiene, trovano riscontro nell'esperienza umana di ogni tempo: la Bibbia è quindi aperta alla comprensione, è ricca d interesse. Per quelli infine che condividono la grazia e l'impegno di essere cristiani, i testi biblici non sono considerati soltanto come antichi e venerandi monumenti religiosi. In essi incontrano eventi decisivi, "parole" divine sempre attuali: l'annunzio della salvezza, l'invito alla fede, l'appello all'impegno morale. La Bibbia non è caduta dal cielo: è un insieme di scritti che appartengono a una certa epoca ( anni or sono) e a una regione limitata (la Palestina e alcune nazioni vicine); in questi scritti un piccolo popolo, quello ebraico, ha lasciato la traccia più notevole della sua storia. Nella Bibbia è fissata una quantità di preziosi ricordi: antiche esperienze quotidiane (la cura del bestiame, la fatica di procurarsi il cibo, la vita familiare, il commercio...), importanti avvenimenti sociali e politici (le carestie, le guerre, l'esodo, la schiavitù, i governi, l'esilio, il dominio degli stranieri...), le vicende dei suoi principali protagonisti (i patriarchi, i re, i profeti, i sapienti, Gesù, gli apostoli...), le tappe del rapporto con Dio (l'alleanza, le promesse, la fedeltà, i peccati, le attese, il messia, la croce...). È una storia, ampia e varia, riferita in cento forme letterariamente diverse: narrazioni, elenchi, leggi, proverbi, inni, preghiere, parabole, discorsi, lettere, racconti, etc. Intendere a fondo la Bibbia sotto l'aspetto storico, geografico, letterario, nella mentalità e nei modi di vivere che essa riferisce è compito difficile; comprenderla invece nelle sue linee essenziali è possibile a chiunque: purché sia disposto a farlo con pazienza, con ordine e con animo volenteroso. Un messaggio di Dio I cristiani di ogni tempo hanno sempre avuto e manifestato questa certezza: attraverso la storia e la letteratura biblica, Dio stesso ha parlato e continua a farlo. In passato, la sua volontà, i suoi doni, i suoi comandamenti, la sua presenza e le sue azioni sono state percepite nelle vicende di un popolo e soprattutto di alcuni personaggi: così, molte volte e in molti modi, Dio si è rivelato nella vita di Abramo, di Mosè, dei profeti... e si è manifestato e ha portato a compimento i suoi progetti nella persona di Gesù. In seguito, i gesti e le parole di Dio sono stati sempre di nuovo riproposti dai credenti. Proprio nella Bibbia essi hanno testimoniato di avere la memoria scritta fondamentale, il documento che conserva gli eventi decisivi del passato e permette di riesprimerli e renderli attuali. La struttura stessa della Bibbia è indicativa, perché riflette la storia dei messaggi di Dio. (torna all indice) 6

7 Al centro, vi è Gesù: il suo vangelo, la sua morte e risurrezione. Prima di lui, si trova un lungo periodo di preparazione e di promesse vissuto dal popolo eletto: le sacre scritture ebraiche sono la prima parte della Bibbia, l'antico Testamento. Dopo di lui i suoi discepoli hanno iniziato a diffondere e ad applicare le profezie e il vangelo anche al di fuori del popolo d'israele; i loro scritti, aggiunti alle scritture ebraiche, costituiscono il Nuovo Testamento, la seconda parte della Bibbia. I credenti considerano la Bibbia, una raccolta di scritti "ispirati". Ciò significa che li giudicano formati sotto l'influsso di una speciale intenzione e assistenza di Dio. In tal senso, i libri, sono anche e soprattutto "rivelazione" divina, rivolta agli uomini di ogni generazione. Di conseguenza, sono un messaggio di salvezza valido per tutti, poiché intendono esprimere il senso dell'esistenza di ognuno di fronte a Dio. La lettura della Bibbia Una buona lettura è possibile a tre condizioni: 1) Un impegno di studio: si tratta, infatti, di comprendere, superandone le distanze, una mentalità, una storia, e una letteratura "lontane" da noi. 2) Un apertura dello spirito: per cogliere il senso di quei gesti e di quelle parole, il loro valore perenne, occorre entrare nell'ottica dei profeti e degli apostoli, nella prospettiva di coloro che per primi hanno creduto e compreso. 3) Un esercizio di applicazione: la Bibbia è attuale se è messa a confronto con la situazione presente; il suo messaggio, mettendo in questione il lettore, ne coinvolge interamente l'esistenza. Per i credenti è normale che la lettura della Bibbia si accompagni alla preghiera; essi sanno che le risorse umane non sono separabili dalla grazia di Dio che salva. A queste condizioni, leggere la Bibbia può essere un'esperienza seria e avvincente anche per uomini del nostro tempo. Infatti, può essere l'incontro con parole antiche, cariche tuttavia di una forza non superata, capaci quindi di mutare l'orientamento di una vita e di nutrirla di una nuova speranza. La lettura della Bibbia, però, è tanto più fruttuosa quanto più il credente è consapevole dello scopo che Dio le ha assegnato. Dichiara a tale proposito il Concilio Vaticano II: «I libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle Sacre Scritture». Questo e non altro è lo scopo di tutte le pagine della Bibbia: la salvezza dell uomo. Di ogni singola persona. La Bibbia è un dono che Dio offre a ogni suo figlio, per condurlo a sé. Una lettura attenta e meditata del grande Libro di Dio diviene fonte inesauribile di luce soprattutto quando è compiuta nella comunità in preghiera, docile all azione dello Spirito. In tale religioso ascolto il credente coglie, attraverso le pagine della Bibbia, la voce di Dio che gli parla e lo interpella. Una voce che è potente e dolce al tempo stesso, che inquieta e consola, interpella e dona speranza. «La mia parola non è forse come il fuoco, oracolo del Signore, e come un martello che spacca la roccia?». Ma i detti del Signore sono anche «più dolci del miele e di un favo stillante». La parola del Signore è «viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolle, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore». Essa è, però, anche sorgente di vita e di fecondità spirituale, è come la pioggia, che scende dal cielo per irrigare la terra arida e farla germogliare, «perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia». Essa è sempre la guida sicura nel cammino spesso oscuro e incerto della storia e della vita: «lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino». (torna all indice) 7

8 La Bibbia nella fede della Chiesa Il Concilio Vaticano II ricorda che «la Chiesa ha sempre venerato le Sacre Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo» e dichiara che, quando la Sacra Scrittura è proclamata nella Liturgia, l assemblea in preghiera vi ascolta la voce del Signore risorto. La comunità cristiana, dalle origini a oggi, ha considerato la Sacra Scrittura, insieme con la Tradizione, regola suprema della fede, luogo d incontro con Dio d imprevedibile fecondità, sorgente di forza per testimoniare la fede con immutata coerenza. Tramandare la Bibbia senza alterazioni, tradurla e interpretarla nel più rigoroso rispetto dei testi originali è, per la Chiesa, compito inderogabile di fedeltà a Dio e di responsabilità verso i fratelli. Ma anche al di là della sua lettura nella fede, la Bibbia è libro prezioso per l intera umanità, patrimonio di valori spirituali e culturali. Essa è oggetto di crescente interesse anche sotto il profilo artistico, per la varietà dei generi letterari, il vigore espressivo delle immagini, l intreccio avvincente dei drammi, l efficacia comunicativa del linguaggio. Anzi, la Bibbia è stata nei secoli la grande sorgente cui hanno attinto la cultura e l arte. Figure, eventi, simboli e temi biblici hanno offerto le immagini per le creazioni più alte della pittura e della scultura, sono stati trasfigurati nella musica, hanno dato sostanza alla letteratura, hanno stimolato la riflessione filosofica. E, tuttavia, la Bibbia è innanzitutto il libro della fede cristiana, conservato con amore appassionato dai credenti e offerto a tutti gli uomini in ricerca di Dio perché, per il credente, la Bibbia è veramente parola di Dio. Fin dalle origini la Chiesa ha creduto che nella Sacra Scrittura è contenuto il messaggio di Dio per ogni tempo e per ogni persona, perché composta sotto l impulso e la guida dello Spirito Santo, quale strumento di salvezza. Anche oggi questa fede è professata dal credente e dalla comunità cristiana, in particolare nelle celebrazioni liturgiche, nel discernimento spirituale e nelle decisioni ecclesiali. Per la fede cristiana autori del Libro sacro sono insieme Dio e gli uomini che l hanno scritto. Dio, autore principale, si è giovato di uomini per comunicare, attraverso le loro parole, il proprio messaggio. Poiché opera di uomini, i libri della Bibbia vanno letti tenendo conto della varietà dei tempi, dei luoghi, delle lingue in cui furono composti. Occorre tener conto della cultura e delle situazioni in cui lo scrittore operava, e delle conoscenze, dei modi di pensare e di comunicare propri del suo tempo. A causa della profonda unità dell insieme, inoltre, ogni pagina va spiegata e ricompresa alla luce di tutto il libro sacro, soprattutto alla luce della persona e dell insegnamento di Gesù. (torna all indice) 8

9 I libri dell Antico e del Nuovo Testamento. La parola italiana Bibbia proviene dal greco Biblía, che significa libri e, pertanto, indica una pluralità di scritti. Dalla lingua greca il termine passò immutato alla lingua latina con il solo cambio dell accento: Bìblia. Anche il termine latino all origine era un plurale; ma nel Medioevo fu usato al singolare, e così fu per l italiano e altre lingue. La Bibbia mostra, più che un insieme di scritti, l unità del libro, nonostante la grande diversità dei suoi autori. La Bibbia cristiana è divisa in due parti, chiamate Antico Testamento e Nuovo Testamento. La parola testamento è usata con un valore particolare con riferimento ai libri sacri: in lingua ebraica la stessa parola significa anche alleanza, termine che indica in particolare il patto che unisce Dio al suo popolo. Storia dei libri e divisione ebraica e greca (interconfessionale). La Bibbia ebraica è il libro dell alleanza stretta fra Dio e Israele al monte Sinai. Si compone di libri scritti da Ebrei in ebraico, con qualche sezione in lingua aramaica. Sono testi molto diversi tra loro per l epoca di redazione, per il luogo di composizione e per il genere letterario. La Bibbia ebraica è come una piccola biblioteca formata da libri che raccolgono tradizioni diverse, la cui prima elaborazione letteraria può risalire, a volte, fino al X sec. a.c.; gli ultimi scritti sono datati alla metà del II sec. a.c. L'Antico Testamento è la prima raccolta di testimonianze scritte sulla Parola di Dio. Comprende testi composti in un lunghissimo periodo, all'incirca in tutto il primo millennio avanti Cristo. Nell'antico Israele furono scritti anche libri che sono andati perduti e non fanno parte della Bibbia. Quei testi che fanno parte della Bibbia formano il Canone, cioè l'insieme dei libri riconosciuti come normativa per la fede e la vita pratica del popolo di Dio. Il Canone fu probabilmente costituito ai tempi di Esdra, intorno all'anno 400 a.c., comprendeva anzitutto i primi cinque libri della Bibbia, chiamati Torah (la Legge); più tardi furono aggiunti i Libri Profetici (Giosuè, Giudici, Isaia, Geremia). Di qui viene l'espressione "la Legge di Mosè e i Profeti", usata ai tempi di Gesù per indicare l'insieme delle Sacre Scritture di allora. Questa raccolta fu poi arricchita dai Salmi usati nel culto del tempio di Gerusalemme e delle sinagoghe. Attorno all'anno 90 d.c. i rabbini ebrei, riuniti nella città di Iamnia in Palestina, fissarono la lista completa e definitiva dei libri ritenuti sacri dagli Ebrei della Palestina, dividendoli in tre gruppi: - La Legge o Torah (i cinque libri dalla Genesi al Deuteronomio). - I Profeti o Nebiim (dal libro di Giosuè a quello di Malachia). - Gli Scritti o Ketubim (gli altri libri dai Salmi alle Cronache). Tutti questi libri erano scritti in ebraico, tranne alcuni brani in aramaico, una lingua che appartiene alla stessa famiglia dell'ebraico. 9

10 Gli studiosi cattolici chiamano protocanonici (cioè riconosciuti unanimemente come sacri fin dall inizio) i libri contenuti nella Bibbia ebraica. Essi sono così raggruppati e denominati: 1. La Legge (in ebraico Torah) o Pentateuco che costituisce l insieme più importante e comprende: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; 2. I Profeti (in ebraico Nebiìm), con i libri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re, Isaia, Geremia, Ezechiele e i dodici Profeti minori; 3. Gli altri Scritti (in ebraico Ketubìm), che sono: Salmi, Giobbe, Proverbi, Rut, Cantico dei Cantici, Qoèlet, Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra e Neemia, Cronache. Tutti questi libri fanno parte anche della Bibbia cristiana e prendono nome, in essa, di Antico Testamento. Va tuttavia osservato che la Bibbia cattolica accoglie, nell Antico Testamento, altri sette libri, composti prima di Cristo, che però non si trovano nella Bibbia ebraica né nelle Scritture sacre protestanti e anglicane. Sono i libri deuterocanonici (cioè riconosciuti unanimemente come sacri in un secondo tempo): Giuditta, Tobia, i due libri dei Maccabei, Siracide, Sapienza, Baruc con la lettera di Geremia. Anche il contenuto dei libri di Ester e Daniele è parzialmente diverso nella Bibbia ebraica e in quella cattolica. Queste differenze risalgono ai primi decenni della predicazione cristiana. Dopo la prima guerra romano-giudaica ( d.c.), che provocò la distruzione di Gerusalemme e del tempio, la soppressione del sommo sacerdozio e del sinedrio, la deportazione e dispersione di gran parte del popolo ebraico, alcuni autorevoli rabbini, forse già verso gli ultimi anni del I sec. d.c., fissarono l elenco dei libri sacri: in esso, quei sette non compaiono. Tale elenco lentamente prevalse ed è conservato anche oggi dalla Bibbia degli Ebrei. Già da due secoli prima di Cristo, nelle comunità ebraiche di lingua greca erano in uso Bibbie tradotte dall ebraico in greco per opera di Ebrei. La più antica e autorevole era quella che chiamiamo Bibbia dei Settanta (LXX), composta fra il III e il I secolo a.c. in Alessandria d Egitto; essa conteneva anche i sette libri di cui si è parlato: alcuni tradotti dall ebraico, altri composti direttamente in greco. La forma greca della Bibbia fu usata anche dalle prime generazioni cristiane, perché il cristianesimo si sviluppò principalmente in ambienti di lingua greca, ma tra i primi cristiani era nota anche la forma ebraica del testo. Al tempo della prima predicazione cristiana, la LXX era letta nelle sinagoghe di lingua greca, che esistevano pure a Gerusalemme. È dalla Bibbia dei LXX che quei sette libri passarono poi all uso della Chiesa cristiana la quale, fin dagli inizi e in ambienti di lingua greca, la adottò nella liturgia e nella predicazione. Alcuni secoli più tardi, quegli stessi libri esclusi dall elenco ebraico divennero tra i cristiani oggetto di controversie che, per i cattolici, cessarono con il Concilio di Trento, che nel 1546 li confermò parte integrante della Bibbia. 10

11 Per motivare la sua definizione, il Concilio di Trento si fondò su due elementi: innanzitutto, la certezza di fede che Gesù, risorto dalla morte, non ha abbandonato i suoi discepoli, ma vive con loro «tutti i giorni, fino alla fine del mondo»; in secondo luogo, il fatto che la Chiesa, per molti secoli, aveva usato l antica versione latina Vulgata, ritenendola autentica parola di Dio. Ora, la Vulgata, assieme ai libri della Bibbia ebraica tradotti da san Girolamo, conteneva anche quei sette libri (e alcune sezioni di Ester e Daniele), tradotti dalla Bibbia dei LXX. Lutero, nella sua traduzione in tedesco della Bibbia, escluse i sette libri, pur dichiarandone utile la lettura; gradualmente le Chiese nate dalla Riforma seguirono il suo esempio e accettarono nella pratica la tradizione ebraica. Per quanto riguarda l Antico Testamento, perciò, le Bibbie protestanti e anglicane contengono gli stessi libri della Bibbia ebraica, invece, le Chiese ortodosse hanno sempre conservato, e conservano tuttora come Antico Testamento, la Bibbia dei LXX. Trasmissione dei testi Il Testo dell'antico Testamento ha una lunga storia. Nessun originale è giunto a noi, ma sono arrivate soltanto molte copie, complete o parziali, la copia ebraica completa più antica risale all'inizio del secolo XI d.c. Essa riproduce un testo dell'antico Testamento che, qualche secolo prima, era stato fissato da alcuni rabbini, detti i "Masoreti", per garantire che non avrebbe in seguito subìto cambiamenti. Al tempo dei "Masoreti", l'ebraico era già diventato una lingua morta, compresa solo dagli specialisti. I "Masoreti", per renderne più facile la lettura, aggiunsero al testo vari segni; in particolare scrissero le vocali perché il testo ebraico antico aveva solo le consonanti. In tal modo hanno fissato definitivamente la forma e l'interpretazione del testo, nel rispetto alla tradizione più antica dalla quale l'avevano ricevuto. Prima ancora del lavoro dei Masoreti il testo ebraico aveva subìto una revisione da parte di un gruppo di rabbini verso la fine del primo secolo d.c. Avendo costatato che tra i manoscritti allora esistenti vi erano differenze, essi vollero stabilire un testo ufficiale, dopo di che fecero distruggere le copie non conformi a esso. Nel 1947 furono scoperti, nella località di Qumran, vicino al mar Morto, alcuni manoscritti molto più antichi che questo stesso testo unificato. Esistono pure altri manoscritti che riportano una forma del testo anteriore alla revisione rabbinica di cui qui abbiamo parlato: ad esempio le antiche traduzioni greche, il testo samaritano dei cinque libri della Legge. Grazie a minuziosi accostamenti e confronti, oggi è possibile stabilire in certi casi, relativamente rari, una forma più esatta del testo, quando risulta che quello ebraico tradizionale (quello cioè dei Masoreti) non è stato trasmesso in modo corretto. La base di questa traduzione, è normalmente il testo ebraico tradizionale o "masoretico"; nelle note, sono segnalati i casi in cui si è ritenuto opportuno allontanarsene. (torna all indice) 11

12 Nella Bibbia cristiana, all Antico Testamento si affianca il Nuovo Testamento, composto di ventisette libri, tutti incentrati sulla persona di Gesù. Vengono per primi i quattro vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Attorno ad essi si dispongono ventuno lettere, per la maggior parte attribuite all apostolo Paolo o a persone del suo ambiente. In continuità con i vangeli, il libro degli Atti degli Apostoli illumina alcuni grandi eventi dei primi decenni della storia della Chiesa. Ultimo libro della Bibbia cristiana l Apocalisse, celebra la regalità di Gesù, Agnello immolato e vivente nella gloria accanto al Padre. La Chiesa, unificando Antico e Nuovo Testamento in un solo libro, ha conservato le antiche profezie accanto alla testimonianza del loro compimento. Secondo la fede cristiana, nella morte e risurrezione di Gesù, Dio ha stretto con l umanità intera una alleanza nuova. Quest alleanza è il cuore del Nuovo Testamento, dove alla Legge antica subentra il «comandamento nuovo». L Antico Testamento è anche il racconto della lunga preparazione di Israele alla venuta del Figlio di Dio. Ne contiene le profezie e l attesa. E così, nella persona e nell opera di Gesù, il grande libro di Dio trova coesione e unità. Non possiamo comprendere Gesù e il suo messaggio se li isoliamo dall Antico Testamento; né possiamo comprendere appieno l Antico Testamento senza la luce che viene dal Nuovo. (torna all indice) 12

13 Introduzione all Antico Testamento I quarantasei libri che compongono l Antico Testamento presentano una grande eterogeneità di forme e di contenuti. La loro composizione copre circa un millennio (in pratica quello precedente l era cristiana) e ha utilizzato tre lingue diverse: ebraico, aramaico e greco. All origine di molti di essi, dobbiamo supporre tradizioni trasmesse oralmente, spesso per lungo tempo e anche con notevole fedeltà. Questo non impedisce che diversi libri o parti di essi siano potuti sorgere, fin dall origine, direttamente come testi scritti. Origine e varietà degli scritti dell Antico Testamento I libri dell A.T. adottano una grande varietà di generi letterari e, allo stesso tempo, rispecchiano fedelmente la vita quotidiana d Israele. La composizione e la trasmissione orale, che stanno all origine di molti scritti veterotestamentari, rivelano uno strettissimo legame con la vita del popolo, che si svolge nella famiglia, spesso allargata a schiavi e schiave, nel clan, la più ampia cerchia dei consanguinei, nella tribù, raggruppamento di diversi clan, e nella comunità locale, la città. In questi ambienti sono nate molte forme espressive, originariamente orali, di cui sono restate tracce a livello letterario: canti d amore (vedi il Cantico dei Cantici), lamenti funebri, canti di lavoro e conviviali. Dall esperienza della vita quotidiana nascono i proverbi, ma la sapienza popolare partorisce anche altre forme di detti, come enigmi e indovinelli, detti numerici, ecc. L importanza degli antenati e l esigenza di mantenere vivo il loro ricordo e il legame con loro, per dare coesione alla famiglia, alla tribù, alla comunità, determina il sorgere di narrazioni, tramandate di generazione in generazione, sulle gesta di quei personaggi. Simili narrazioni sono all origine dei cicli letterari sui patriarchi. Altre narrazioni sono di carattere eziologico, cioè tendono a spiegare la causa di una realtà, di una prassi o di un istituzione. È importante notare che nelle narrazioni riguardanti personaggi illustri del passato, l interesse non verte su una ricostruzione esatta degli eventi e neppure su quanto un evento presenti di specifico e di unico, ma su quanto esso contenga di costante, tipico e universale. La vita di una comunità si regge anche sull amministrazione della giustizia: la sfera del diritto è l ambito, dove sono nate e si sono affinate le procedure giudiziarie alla cui base stanno delle leggi, che si sono sviluppate parallelamente all evoluzione culturale e sociale del popolo d Israele. Si pensi, ad esempio, al passaggio dallo stadio nomadico a quello sedentario e ai riflessi che tale mutamento ha avuto sul piano giuridico. Presenti in buona parte dell A.T., particolarmente nel Pentateuco, le leggi attestano ancora una volta il legame della letteratura biblica con la vita concreta del popolo. Una comunità trova nella religione, e dunque nel culto, un momento fondante. Le vicende storiche e l evoluzione sociale del popolo d Israele hanno influito profondamente sul culto. Il passaggio dal culto nomadico, praticato in luoghi che mutano, al culto che si svolge in luoghi santi, fissi, quando il popolo si è sedentarizzato; la progressiva concentrazione e centralizzazione dell attività cultuale a Gerusalemme a discapito dei diversi santuari locali sparsi nel paese (Betel, Gàlgala, Sichem, Mamre); la crisi dell esilio e la ripresa del culto nell epoca post-esilica con la ricostruzione del tempio ma anche con le innovazioni che tale crisi ha avuto sul culto stesso. 13

14 Nei santuari locali si conservavano e trasmettevano oralmente racconti riguardanti le loro origini, si celebravano feste. Anche le grandi feste di Pasqua e delle Capanne ebbero un origine pastorale - agricola ed erano legate ai cicli stagionali: Pasqua a primavera, Capanne in autunno. Al grande alveo dell ambito cultuale devono farsi risalire i testi legislativi cultuali, le norme rituali e le regole per lo svolgimento dei sacrifici, i calendari delle feste e preghiere di vario tenore (si pensi ai Salmi e ai diversi generi letterari rappresentati nel Salterio). Connessa al sorgere della monarchia davidico-salomonica è la nascita di un attività letteraria di corte che redige annali, dove si raccolgono ed esaltano le gesta dei re. Si sviluppa così un attività narrativa che racconta gli inizi e lo svolgersi delle vicende della storia monarchica: questi racconti storici costituiranno la base di partenza delle narrazioni racchiuse nei libri di Samuele1-2, Re1-2, Cronache1-2. Troviamo anche documentazioni di archivio, come liste riguardanti la suddivisione del territorio fra le diverse tribù, liste di funzionari del re e altri materiali che si riferiscono all attività amministrativa. All ambiente di corte (oltre che a quello popolare) ci rinvia anche in parte la letteratura sapienziale: a corte, infatti, s insegnava la sapienza come arte del buon governo. Probabilmente sorsero vere e proprie scuole per trasmettere l educazione a chi era destinato a incarichi politici e amministrativi (vedi il libro dei Proverbi). La crisi dell esilio fece sorgere però un tipo di sapienza contestatrice che, sempre dalle osservazioni di esperienza, metteva in questione alcuni assunti tradizionali (vedi Giobbe e Qoèlet). Un altro ambiente che ha prodotto molti testi biblici è quello profetico. La letteratura che da esso proviene è formata non soltanto da raccolte di parole e oracoli, posti sotto il nome di un particolare profeta (i cosiddetti profeti scrittori, di cui i più antichi sono, nell ordine: Amos, Osea, Isaia e Michea, vissuti tutti nel sec. VIII a.c.), ma anche da narrazioni isolate, da veri e propri cicli narrativi, come quelli di Elia e di Eliseo. La parola profetica è di per sé proclamata a voce, anche se è probabile che qualche capitolo di Geremia, molti di Ezechiele e forse qualche altra pagina profetica siano stati redatti per iscritto fin dall'origine. La stesura scritta della parola profetica è opera di discepoli del profeta stesso (si pensi all intervento di Baruc nei confronti della profezia di Geremia: vedi Ger 36,1ss), i quali hanno compiuto talvolta un vero e proprio lavoro di edizione, come quello che ha portato a riunire nello stesso libro di Isaia i messaggi pronunciati da altri profeti in diversi ambienti storici (i cap e i cap ). Tipica forma espressiva presente nei testi profetici è la cosiddetta formula dell inviato che rivela la coscienza che il profeta ha della propria missione e della propria autorità. («Così dice il Signore:») Particolarmente frequenti nella letteratura profetica sono gli oracoli: di salvezza, di giudizio, contro popoli stranieri e le narrazioni di visioni, di azioni simboliche, di vocazione. (torna all indice) 14

15 La formazione letteraria dell Antico Testamento nel corso della storia d Israele Il vero e proprio inizio di un attività letteraria in Israele avviene al tempo della monarchia, particolarmente con il regno di Salomone. In epoca monarchica (X-VI sec. a.c.) si mettono per iscritto tradizioni storiche sulle origini d Israele che entreranno poi a far parte della composizione del Pentateuco. Nel corso del VII secolo prende forma anche quella che è chiamata dagli studiosi moderni opera storica deuteronomistica. Durante l epoca monarchica si assiste infine alla compilazione delle più antiche raccolte di proverbi, probabilmente al tempo di Salomone e sono redatti i Salmi più antichi. In questa fase si colloca l attività profetica di Amos e Osea nel regno del Nord, di Isaia, Michea, Sofonia, Naum, Abacuc e Geremia nel regno del Sud. Un momento cruciale della storia d Israele è l epoca dell esilio babilonese ( a. C.). La fine della monarchia, la conquista di Gerusalemme, la distruzione del tempio e la deportazione in terra straniera, costituiscono eventi catastrofici non solo sul piano militare, politico e sociale, ma anche teologico. Essi inducono a ripensare in altro modo l azione di Dio nella storia e la sua alleanza con il popolo, come si costata nella redazione sacerdotale del Pentateuco, nella stesura finale dell opera deuteronomistica e nelle profezie di Ezechiele e del Secondo-Isaia. L epoca persiana ( a.c.) vede il formarsi del Pentateuco nella sua redazione finale, l attività di profeti come il Terzo-Isaia, Aggeo, Zaccaria e Malachia, la composizione di Esdra- Neemia e di Cronache 1-2. È in questo periodo che è redatto anche il libro di Giobbe e che sono stati composti diversi Salmi. In epoca ellenistica ( a.c.) sorgono testi sapienziali come Qoèlet, impegnato nel confronto con la cultura e la filosofia greca. A quest epoca risalgono anche la redazione finale del Salterio e di alcuni libri deuterocanonici come Maccabei1-2, Tobia, Giuditta e Siracide. Alla metà del II secolo a.c. si colloca il libro apocalittico di Daniele. In epoca romana ( 63 a.c d.c.) e alle soglie del N.T, va datato infine il libro della Sapienza, scritto in greco nell ambiente di Alessandria d Egitto e influenzato dalla filosofia ellenistica. (torna all indice) 15

16 IL Pentateuco (La legge) Il termine Pentateuco, di origine greca, è composto da pente che significa cinque, e teuchos che indicava l astuccio, cioè il contenitore cilindrico che custodiva un rotolo e passò poi a indicare il contenuto dell astuccio, cioè il rotolo: Pentateuco significa dunque libro dei cinque rotoli. Nella religione ebraica costituisce la Torah (significa insegnamento, istruzione ), cioè la Legge e rappresenta il cuore della Bibbia ebraica e della rivelazione di Dio al suo popolo. Nella tradizione ebraica ogni libro è indicato con le sue parole iniziali; così il primo libro si chiama Bereshìt, che significa In principio, invece nella tradizione cristiana greco-latina, i nomi dei libri si riferiscono al loro contenuto. Il Pentateuco contiene l insieme dei primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. La Genesi parla dell'origine dell'universo e dell'umanità e poi dell'origine della stirpe ebraica, nel legame di alleanza tra Dio e Abramo, il capostipite del popolo, suo figlio Isacco e il figlio di costui, Giacobbe, dal quale nascono gli antenati delle dodici tribù che formeranno il futuro Israele. L ultima parte del libro è dedicata alla vicenda di Giuseppe, il penultimo figlio di Giacobbe venduto schiavo e divenuto governatore dell'egitto e salvatore dei suoi fratelli, che si rifugiano presso di lui in tempo di carestia. Nel libro dell'esodo è raccontata l'uscita, verso la libertà, degli ebrei dall'egitto, dove erano caduti in schiavitù. A liberarli è Mosè, sostenuto dalla forza di Dio, che si rivela a lui con il nome di Yahweh. Attraverso il deserto del Sinai, Mosè conduce gli schiavi liberati alla santa montagna; qui Yahweh si rivela in una grandiosa teofania (manifestazione) a tutto il popolo, gli dona la sua legge, cioè il decalogo e il codice dell'alleanza. Attraverso il rito dell'aspersione del sangue diviene "il Dio di Israele" e questi "il popolo di Yahweh "; quest alleanza è rinnovata dopo il peccato d idolatria. Mosè poi, su indicazione di Dio, costruisce un santuario portatile, una tenda per la dimora del Signore e come luogo di convegno con Lui. Il libro del Levitico dà soprattutto prescrizioni per una retta celebrazione del culto, che in Israele è esercitato dai sacerdoti appartenenti alla tribù di Levi. Il libro dei Numeri è così denominato perché si apre con l'elenco delle famiglie appartenenti alle dodici tribù. S interessa anch'esso al culto, riassume le tappe nel deserto e accenna alla prima esplorazione della terra di Canaan, indica altre leggi cultuali, narra come Israele giunge a Cades e poi a Moab; successive disposizioni legislative chiudono il libro. Il libro del Deuteronomio presenta Mosè che rivolge tre discorsi a Israele, alla vigilia di entrare nella terra che Dio aveva promesso ai padri. Come condizione per possedere e godere la terra promessa raccomanda l'osservanza della legge di Dio, proponendo per la seconda volta il decalogo e il codice. "Deuteronomio" significa appunto "seconda legge", rilettura e rappresentazione di quella già conosciuta dai precedenti libri del Pentateuco. Al termine del libro è narrata la morte di Mosè. 16

17 La composizione del Pentateuco Per molti secoli la tradizione ebraica, seguita da quella cristiana, ha attribuito il Pentateuco alla paternità di Mosè. Nel Talmud (legge orale) si ammette solo che non appartengano a Mosè gli ultimi otto versetti, ossia il racconto della sua morte, che è attribuito a Giosuè. Questo giudizio unanime iniziò a incrinarsi quando si notarono nel testo anacronismi e incongruenze che deponevano a sfavore dell attribuzione mosaica, e venne poi a crollare del tutto, progressivamente, nei secoli XVI-XVIII, con l esegesi (interpretazione) moderna. Agli inizi del XIX sec. l idea di Mosè autore del Pentateuco era ormai definitivamente tramontata fra gli studiosi. In effetti, una lettura attenta mostra che il Pentateuco non può essere frutto di un solo autore e che, anzi, è un opera composita. Nelle parti narrative si trovano doppioni (racconti in duplice, e in qualche caso, anche triplice versione, ad esempio due racconti della creazione, due dell alleanza con Abramo, contraddizioni (la durata del diluvio), differenze di stile e di vocabolario (la diversità dei nomi divini, Yahweh o Elohìm, è soltanto la più evidente), discontinuità narrative e interruzioni di discorso. Anche le leggi racchiuse nel Pentateuco sono presentate spesso in più versioni; addirittura, leggi attinenti agli stessi argomenti contengono disposizioni diverse e contraddittorie, e alcune ne correggono altre: le leggi sugli schiavi ne sono un esempio. L analisi letteraria rileva poi la presenza d interventi redazionali come glosse (note) esplicative e inserzioni e aggiunte al testo caratterizzate da determinati segni linguistici. Tutto questo rivela un processo di formazione articolato e complesso ed è il convincimento generale degli studiosi moderni. Quando si scende, però, al concreto e ci si chiede quale sia stato il cammino della lenta formazione del testo, molte questioni rimangono aperte. Nella seconda metà del secolo XIX le diverse ipotesi, che si andavano formulando già da molto tempo, si coagularono nella cosiddetta teoria documentaria. Secondo questa teoria, il Pentateuco sarebbe il risultato della compilazione e della fusione di documenti sorti in periodi e ambienti diversi. Una parte del materiale contenuto in questi documenti sarebbe circolata dapprima sotto forma di tradizioni orali. Il più antico sarebbe il documento yahwista (così denominato dall uso del nome divino Yahweh, normalmente tradotto Signore ; è indicato con la sigla Y), sorto nel X secolo all epoca della monarchia salomonica negli ambienti della corte di Gerusalemme e animato da un ideologia filomonarchica. Il documento eloista (dal nome divino Elohìm, Dio, comunemente impiegato; sigla E) proverrebbe dal regno del Nord e risalirebbe ai secoli IX-VIII; esso riporta molte tradizioni parallele a quelle dello Y, ma riflette le preoccupazioni degli ambienti profetici del Nord. Dopo la caduta del regno del Nord ( 722 a.c.) queste due opere sarebbero state combinate insieme, nel regno di Giuda, forse sotto Ezechia, a formare l opera Yehowista (YE). 17

18 Al tempo della riforma di Giosia ( 622 a.c.) sarebbe nata la tradizione deuteronomista (contenuta essenzialmente nel Deuteronomio). Il Deuteronomio, nel suo nucleo originario, risalirebbe a un epoca più antica e avrebbe conosciuto successivi ritocchi e aggiunte redazionali in epoca successiva (al tempo dell esilio). Durante l esilio babilonese sarebbe nato, in ambienti sacerdotali, un documento storico-legislativo che contiene anche materiali più antichi e che è stato completato in epoca postesilica con testi supplementari. Sempre nel post esilio (forse all epoca di Esdra) sarebbe avvenuta la redazione finale di questi quattro documenti, che fusi insieme in un opera sola avrebbero dato origine al Pentateuco nella sua forma attuale. Fin qui la teoria documentaria, ma dal 1970 circa, questa teoria è stata sottoposta a diverse critiche. A grandi linee, si è giunti a negare l esistenza di una fonte E e a mettere in dubbio la fonte Y come documento continuo, collocandone la datazione in un epoca molto più recente. Mentre la teoria documentaria s interessava alle origini del Pentateuco, la nuova critica rivolge la sua attenzione soprattutto alla fase della redazione finale. Più che di documenti o di fonti, la nuova critica preferisce parlare di piccole unità letterarie riunite poi in entità maggiori ad esempio: storia delle origini, racconti patriarcali, uscita dall Egitto, cammino nel deserto, pericope (gruppo di versi estratti da un testo che formano un'unità o un filo di pensiero coerente) del Sinai. Queste unità, un tempo indipendenti l una dall altra, sarebbero state riunite insieme in un periodo successivo. Inoltre, la formazione del Pentateuco è trattata in un ambiente più ampio, che tenta di spiegare l origine di tutto il complesso che va da Genesi a Re2 come una grande opera storiografica. Ambiente storico e funzione originaria del Pentateuco Quanto alle motivazioni fondamentali che hanno dato origine al Pentateuco, alcuni studiosi pensano che esso si sia formato come testo giuridico sottoposto all approvazione del governo centrale dell impero persiano, cui era sottomessa la comunità giudaica. Il Pentateuco avrebbe trovato così la sua origine attraverso una autorizzazione imperiale. I Persiani, in realtà, lasciavano ai popoli sottomessi un certo margine di autonomia politica, culturale, religiosa ed economica, in cambio del rispetto dell autorità centrale e del pagamento delle tasse. Altri ritengono, invece, che il Pentateuco sia sorto come documento interno alla comunità postesilica, che tentava in questo modo di definire la propria identità. Secondo questa ipotesi, il Pentateuco avrebbe avuto lo scopo di indicare le condizioni di appartenenza alla comunità giudaica (legami di sangue, discendenza da Abramo, Isacco, Giacobbe) e i diritti -doveri che spettavano ai membri di quella comunità. Qualche altro studioso, infine, tende ad accogliere e unire insieme queste due spiegazioni. In ogni caso, nel Pentateuco è innegabile l esistenza di testi preesilici, anche se si discute se essi potessero già far parte, in quell epoca più antica, di opere letterarie di ampio respiro. Materiali preesilici si trovano senza dubbio nella storia delle origini, nei racconti patriarcali, nelle narrazioni sull esodo e sul cammino nel deserto. Il cosiddetto codice dell alleanza, di origine preesilica, contiene materiali che si ritrovano nei codici legislativi orientali del secondo millennio a. C. Tutto il patrimonio letterario precedente è stato però utilizzato in epoca più recente, per comporre un opera organica che doveva costituire il fondamento religioso ed etnico del popolo giudaico sopravvissuto al tramonto politico, con la caduta di Gerusalemme e del regno di Giuda. (torna all indice) 18

19 I Libri Storici La seconda grande unità va comunemente sotto il nome di "libri storici", perché contiene la storia che va dalla conquista della terra promessa fin quasi alle soglie del Nuovo Testamento. In pratica copre un periodo di circa dodici secoli. L arco cronologico della storia d Israele abbracciato dall insieme di questi libri va dall insediamento in Canaan (XIII sec. a.c.), con il libro di Giosuè, fino alla rivolta dei Maccabei e al governo della dinastia asmonea (con Giovanni Ircano I, nel 134 a.c.), con il primo libro dei Maccabei. Si è soliti definire storici questi libri, ma per alcuni di essi la qualifica di storici è molto inadeguata. Essi sono: Giosuè, Giudici, Rut, Samuele1-2, Re1-2, Cronache1-2, Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, Maccabei1-2. Sono libri molto diversi quanto a origine e genere letterario e hanno, nelle varie Bibbie, differenti collocazioni. Per quanto riguarda il libro di Rut, il suo genere letterario si avvicina piuttosto alla novella, alla finzione narrativa che proietta al tempo dei Giudici problematiche sociali e prospettive teologiche che si collocano meglio nell epoca di Esdra e Neemia (come il problema dei matrimoni misti). I libri di Tobia, Giuditta ed Ester, a volte considerati, assieme a Maccabei 1-2, libri didattici, intrattengono un rapporto piuttosto vago con la storiografia e si avvicinano maggiormente al genere romanzesco, alla narrazione fittizia con scopo edificante. L antica Vulgata latina e la recente Nova Vulgata (1986), pongono i libri dei Maccabei al termine dell A.T. Questi stessi libri dei Maccabei, invece, non trovano posto nella Bibbia ebraica e nelle Bibbie protestanti e anglicane, e neppure i libri di Tobia e Giuditta, perché deuteronomici. Nella Bibbia ebraica, Rut ed Ester fanno parte della raccolta dei cosiddetti rotoli (meghillot), cinque libri (assieme a Qoèlet, Cantico e Lamentazioni) che nella tradizione ebraica sono utilizzati liturgicamente in alcune feste, e in particolare Rut per la festa delle Settimane, ossia Pentecoste, ed Ester per la festa del cambiamento delle sorti (Purìm). L opera deuteronomistica La ricerca moderna si è soffermata soprattutto attorno a due gruppi di libri storici : il primo è costituito da Giosuè, Giudici, Samuele e Re; l altro da Cronache, Esdra e Neemia. Per quanto riguarda il primo, è abbastanza comune oggi, fra gli studiosi dell A.T., parlare di Deuteronomista, e di opera deuteronomistica. Deuteronomista è il nome che è dato a un autore o, meglio ancora, a una serie di autori, che avrebbero dato origine non soltanto al libro del Deuteronomio, ma anche all insieme dei libri che lo seguono: Giosuè, Giudici, Samuele e Re. Fu lo studioso tedesco Martin Noth, nel 1943, a formulare l ipotesi che l insieme di questi libri (da Giosuè a Re2) formasse in origine un complesso organico saldamente unito. Preceduto dal Deuteronomio (vera introduzione programmatica all intera opera), esso narrava la storia d Israele dal Sinai fino all esilio. Secondo Noth, un unico autore, appunto il Deuteronomista, avrebbe redatto quest opera utilizzando materiali preesistenti e autonomi, ma guidato da un proprio progetto letterario e teologico, che emerge soprattutto nei brani deuteronomistici che devono essere attribuiti a lui. 19

20 Scopo fondamentale dell opera, per Noth, era quello di trovare una risposta ai tristi eventi della fine del regno di Giuda, con la conquista di Gerusalemme, e l esilio babilonese: essi sarebbero il segno del castigo di Dio, che ha così punito i reiterati peccati e le ripetute infedeltà del popolo e dei suoi sovrani. Negli anni successivi al 1943, questa tesi ha subìto numerose rivisitazioni e correzioni, e anche critiche radicali. Tuttavia, l idea di un opera storica deuteronomistica è seguita oggi dalla maggioranza degli studiosi, i quali vi distinguono anche due o più fasi redazionali in epoche diverse. In ogni caso, come si presenta ora essa, mostra un evidente unità, oltre che per la trama del racconto, anche per altri elementi e, soprattutto, per un suo particolare stile letterario. Il libro di Giosuè parla dell'ingresso d'israele nella terra di Canaan, delle lotte per il suo possesso, che il popolo sostiene sotto la guida di Giosuè, e infine della grande assemblea delle tribù a Sichem, dove Giosuè propone la fede in Yahweh come unico Dio nazionale. Il libro dei Giudici racconta difficoltà e scontri con cui devono misurarsi le diverse tribù insediandosi nel paese di Canaan; vi vengono in particolare esaltate le imprese di quanti all'occasione le liberano dalle oppressioni e dagli assalti delle popolazioni cananee e di popoli venuti dal mare, tra cui i Filistei. I due libri di Samuele segnano il passaggio dalla condizione di unità delle dodici tribù, fondata esclusivamente sulla fede in Yahweh, a un'unità più istituzionalizzata mediante la monarchia. Samuele, che è insieme giudice, profeta e sacerdote, unge re Saul, che non riesce però a imporre la propria autorità sul paese, schiacciato dalla potenza militare dei Filistei. In seguito consacra Davide, il cui regno si afferma nell'intero paese e trova continuità nel figlio Salomone. Israele, popolo di Yahweh, accoglie il re come luogotenente di Dio: unto da un profeta, egli regna nel nome di Yahweh. A Davide Dio assicura la sua protezione nel presente e in futuro; la certezza di un regno eterno attraverso i discendenti sarà considerata, in seguito, come un'alleanza di Yahweh con Davide. I due libri dei Re contengono le vicende della monarchia in Israele tra la fine del X e gli inizi del VI sec. a.c. Salomone costruisce in Gerusalemme, capitale del regno unito, il tempio a Yahweh, ma la sua condotta religiosa ed economica è però disastrosa, e alla sua morte il regno si divide. Dieci tribù passano a Geroboamo e costituiscono il "Regno d'israele", che avrà in seguito come capitale Samaria. Conterà più dinastie, sarà spesso in guerra con il reg no fratello e cadrà sotto l'occupazione assira, al termine di una storia durata due secoli. Due tribù restano al figlio di Salomone, Roboamo; formano il "Regno di Giuda", con capitale Gerusalemme, governato sempre da discendenti di Davide. Finirà poco più di un secolo dopo il Regno d'israele, con l'occupazione babilonese. Le deportazioni che accompagnano queste disfatte portano il popolo d'israele fuori della propria terra. In seguito, ciò sarà letto come la logica conseguenza dell'infedeltà a Yahweh. A più riprese il popolo eletto aveva preferito gli dèi dei popoli cananei al suo Dio, rendendo vano l'impegno assunto al Sinai: con la sua condotta aveva annullato l'alleanza di Yahweh. (torna all indice) 20

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