Trinitaria - Parte sistematica

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1 Trinitaria - Parte sistematica Dopo Agostino ci muoveremo lungo 3 direzioni che il pensiero dell ipponate ha intuito come vie di approfondimento. 1. La nozione di persona a. Agostino aveva affermato di usare questo termine perché non ne aveva altri e perché la questione cristologica ancora non aveva aiutato a definire la differenza tra una natura in sé e la sua esistenza ipostaticamente determinata (cfr. Conc. Calcedonia e Costantinopoli II) b. Tommaso d Aquino parlerà di relazione ut-come cosa sussistente nella natura c. Hegel aprirà all idea di identità della persona come luogo di unità nella differenza tra elemento soggettivo ed oggettivo d. Rahner pensa che sarebbe meglio usare l espressione 3 modalità di esistenza concreta e relativa dell unico Dio e. Barth preferisce parlare di modi di essere dell unico essere di Dio 1 2. Dio è amore a. Agostino aveva affermato che l amore fosse il luogo entro cui cercare Dio nella sua dinamica di essere sostanziale e relazione b. Riccardo di San Vittore approfondisce la nozione di relazione come amore e parla dello Spirito come del con-diletto: Dio si dice come amore perché ama l altro come se stesso c. Nella stessa scia si trova la mistica del Carmelo quando nell unità affonda ed emerge come un noi: in una unità nella pluralità trova spazio l essere nell altro per l altro d. Questo amore si tinge delle note esistenziali e drammatiche nella teologia della morte di Dio e nella teologia della croce (Moltmann) e nella teologia dell essere nel divenire (Barth, Jüngel, Mühler) e nell essere agapico di Dio (Balthasar, Bulgakov, Coda) 3. L analogia psicologica e la fondazione ontologica dell analogia a. Agostino aveva per primo cercato nell intima esperienza forme analogiche della uni-trinità di Dio i. l unità di memoria intelligentia voluntas nell uomo ii. l unità di mens intelligentia amor (dilectio) nell uomo iii. la correlazione tra amans id quod amatur - amor b. Tommaso ricorre all analogia della conoscenza e dell amore per dire le processioni del Verbo e dello Spirito c. Mistica del Carmelo mutua dalla fiamma l esperienza dell essere nell altro come il fuoco e il calore che vengono ad essere percepiti nell alterità e pur tuttavia perché da un altro inseriti in quell esperienza d. Rosmini continua a sondare l immagine dell amore giungendo ad uno scavo ulteriore parlando di metafisica della carità in cui la natura divina è eterno dare se stesso 4. La questione del Filioque a. Agostino parla di un procedere dello Spirito principaliter dal Padre e pur tuttavia di un procedere dal Padre e dal Figlio

2 b. Concilio di Ferrara e Firenze parlano di: «Queste tre persone sono un solo Dio, non tre dei, poiché dei tre una sola è la sostanza, una l'essenza, una la natura, una la divinità, una l'immensità, una l'eternità, e tutte le cose sono una cosa sola, dove non si opponga la relazione» (DH 1330). Il Concilio si ispira ad un testo di S. Fulgenzio di Ruspe (De fide seu de regula fidei ad Petrum 1, n.4, PL 65, 674AB), e a un testo di S. Anselmo (De processione Spiritus Sancti, c.ii PL 158, 288 C). c. Concilio Laterano IV, in Dio c è solo una Trinità, non una quaternità, poiché ognuna delle tre persone è quella realtà, cioè sostanza, essenza o natura divina, la quale soltanto è principio di tutte le cose ( ) Essa non genera, non è generata, non procede, ma è il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede; in tale modo le distinzioni sono nelle persone e l unità nella natura (Conc. Laterano IV, De errore abbatis Joachim, (30.XI.1215), DS 804). 2 Partiamo dall ultima questione 1. Credo in Spiritum Sanctum qui ex Patre Filioque procedit È una questione di schema rappresentativo e di linguaggio performativo. Lo schema Teologia orientale - «Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον, τὸ κύριον, τὸ ζωοποιόν, τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορεσόμενον» (E [credo] nello Spirito Santo, Signore, vivificatore, dal Padre procedente) - Legata all economia, muove dalle persone divine: queste dispiegano il loro agire nella storia - Sottolinea la monarchia del Padre e la taxis (ordine) delle processioni secondo lo schema lineare: P F Sp - Si parte dai tre, l unità è nel Padre; da ciò la formula: unico Dio in tre persone - Lo Spirito scaturisce dal Padre. Non si dice mai di Lui che è generato, ma che procede (ekporéuetai). La sua processione dal Padre è, quindi, distinta dalla processione del Figlio - Lo Spirito è l estremo di Dio, il traboccare della vita d amore nella creazione Teologia occidentale - «Et in Spiritum Sanctum, Dominum, et vivificantem: qui ex Patre (Filioque) procedit» (E [credo] nello Spirito Santo, Signore, vivificatore, dal Padre (e dal Figlio) procedente) - Da Agostino in poi cerca di guardare al mistero di Dio, pertanto parte dall unica essenza e afferma che questa è attuata da ciascuna delle tre persone - Il modello rappresentativo P S F - La formula: tre persone nell unico Dio - Lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio anche se da parte del Padre principaliter per mantenere in Dio Padre l unica fonte di tutta la divinità - Lo Spirito è l intimo di Dio, il legame d amore tra il Padre e il Figlio La questione passa per Agostino e il suo De Trinitate. Presentiamo due testi in cui Agostino presenta il suo pensiero:

3 Le attribuzioni fatte in senso proprio a ogni singola persona della Trinità non riguardano aspetti assoluti, ma concernono le relazioni delle Persone tra loro o con le creature, e perciò si predicano in senso relativo, non in senso sostanziale. Nel senso in cui la Trinità si dice un solo Dio, grande, buono, eterno, onnipotente, nel senso in cui Dio può dirsi la sua stessa deità, la sua stessa grandezza, la sua stessa Trinità, la sua stessa onnipotenza, non può invece la Trinità dirsi Padre se non forse in senso traslato, rispetto alle creature a motivo della filiazione adottiva Al contrario la Trinità non si può chiamare Figlio in alcun modo. Quanto a Spirito Santo è un espressione che si può prendere in senso generale, come nella Scrittura: Dio è Spirito, perché anche il Padre è Spirito, anche il Figlio è Spirito, come pure anche il Padre è santo, anche il Figlio è santo. Perciò il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, poiché sono un Dio solo, e Dio è santo e Dio è Spirito, si possono chiamare Trinità e Spirito Santo. Ma tuttavia lo Spirito Santo, non nel senso della Trinità ma di una persona della Trinità, quando si chiama Spirito Santo per distinguerlo dalle altre Persone, si intende relativamente, riferendolo al Padre e al Figlio, perché lo Spirito Santo è Spirito del Padre e del Figlio. La relazione stessa però non appare in questo nome, appare invece nell appellativo dono di Dio. Infatti è un dono sia del Padre che del Figlio, perché procede dal Padre, come dice il Signore, e ciò che afferma l Apostolo: Chi non ha lo Spirito di Cristo, non è di lui, concerne certamente lo Spirito Santo. Così quando diciamo: "dono del donatore", e: "donatore del dono", usiamo l una e l altra espressione in senso reciprocamente relativo. Lo Spirito Santo è dunque una specie di ineffabile comunione tra il Padre ed il Figlio, e forse è chiamato così proprio perché questa stessa denominazione può convenire al Padre e al Figlio. [V,11,12] 3 Chiedersi se, quando il Figlio è nato, era già avvenuta la processione dello Spirito Santo dal Padre o se invece non era ancora avvenuta e, una volta nato il Figlio, lo Spirito Santo procedette dal Padre e dal Figlio, è cosa che può forse avere un senso, là dove non esiste affatto il tempo Di conseguenza colui che può comprendere la generazione intemporale del Figlio dal Padre, intenda la processione intemporale dello Spirito Santo da ambedue. E chi può comprendere da queste parole del Figlio: Come il Padre ha in sé la vita, così ha dato al Figlio di avere la vita in sé che il Padre ha dato la vita al Figlio non come a un essere che esistesse già senza avere la vita, ma che lo ha generato al di fuori del tempo in modo che la vita che il Padre ha dato al Figlio generandolo sia coeterna alla vita del Padre che glie l ha data; questi comprenda, dico, che come il Padre ha in se stesso anche la proprietà di essere principio della processione dello Spirito Santo, ha dato ugualmente al Figlio di essere principio della processione del medesimo Spirito Santo, processione fuori del tempo nell uno e nell altro caso, e comprenda che è stato detto che lo Spirito Santo procede dal Padre perché si intenda che l essere anche il Figlio principio della processione dello Spirito Santo, proviene al Figlio dal Padre. Se infatti tutto ciò che il Figlio ha, lo riceve dal Padre, riceve anche dal Padre di essere anch egli principio da cui procede lo Spirito Santo. Ma ci si guardi bene dal pensare che esista qui il tempo, in cui si distingua un prima e un poi, perché qui non esiste affatto il tempo. Come, allora, non sarebbe il colmo dell assurdità il dire che lo Spirito Santo è il Figlio delle due altre Persone, dato che se è per generazione che il Padre comunica al Figlio la sua essenza senza inizio di tempo, senza alterazione di natura, è per processione che il Padre e il Figlio comunicano allo Spirito Santo la loro essenza senza alcun inizio di tempo, senza alcuna alterazione di natura? Se dunque non diciamo che lo Spirito Santo è generato, non osiamo tuttavia dire che è ingenerato, per timore che questa parola faccia supporre che ci sono due padri nella Trinità, o due persone che non hanno origine da un altra. Solo il Padre infatti non ha origine da un altra Persona, perciò solo lui è chiamato ingenerato, non nella Scrittura, ma nel linguaggio usuale di coloro che trattano di un così grande mistero e si sono espressi come hanno potuto. Il Figlio invece è nato dal Padre, e lo Spirito Santo procede, primariamente, dal Padre, e per il dono che il Padre ne fa al Figlio senza alcun intervallo di tempo, dal Padre e dal Figlio insieme. Si direbbe che lo Spirito Santo è Figlio del Padre e del Figlio, se - cosa che respinge spontaneamente il buonsenso - lo avessero ambedue generato. Non è dunque generato dal Padre e dal Figlio lo Spirito di tutti e due, ma procede dall uno e dall altro. *XV,26,47] Agostino pensa a partire da due fuochi: anzitutto che ciò che possiamo dire di Dio lo dobbiamo affermare quanto alla sua essenza (sostanza divina), ma non tutto in Dio si afferma secondo la sola sostanza, bisogna

4 affermare anche l esistenza di relazioni. Cosicché di Dio possiamo dire che è uno, che è santo, che è spirito, che è grande perché sono affermazioni che sono inerenti il suo essere divino e quindi sono inerenti l essenza. Quando diciamo però che Dio è Padre, questo lo affermiamo non a partire dalla divina essenza, mai n ordine alle relazioni che in Dio si danno e che si riferiscono alle persone che sono la relazione stessa. Così il Padre è Padre generando il Figlio, dandogli tutto ciò che ha, il Figlio è tale perché generato dal Padre e da esso riceve tutto, lo Spirito è dono di Dio perché è il dono del donatore (Padre) al Figlio, il quale, 4 ricevendo il dono, è fatto così esso stesso donatore (Figlio) del dono (Spirito). In questo modo Agostino pensa lo Spirito secondo una relazione che non è quella della generazione che è la sola che identifica il Padre e il Figlio perché fa di uno l essere ingenerato e che genera, l altro l essere generato e che non genera ma un altra. Nella donazione Agostino intravede la relazione dello Spirito: questa si applica in modo reciprocamente relativo al Padre e al Figlio. Il Padre dona al Figlio tutta la propria divinità nella generazione, sicché tutto ciò che il Figlio ha lo riceve dal Padre, compreso quindi il suo essere donatore del dono sicché i Figlio ha non è la capacità di donare il dono ricevuto. Pertanto Agostino intravede nel Padre l essere la fonte unica della Trinità perché la fonte da cui pensare sia la generazione che la donazione dello Spirito, mentre il Figlio è colui che è generato e che dona il dono ricevuto; in questo modo lo Spirito Santo risulta essere donato dal Padre e dal Figlio, ma principalmente dal Padre. I greci per dire la differenza delle relazioni che hanno la sola origo (origine) in Dio Padre, fonte di tutta la divinità secondo il modello monarchiano, chiamano però le due processioni con termini che riprendono la S. Scrittura: una è la generazione (gennesis), l altra è la ekpóreusis ossia fluire come da sorgente. Con questo termine quindi lo Spirito può essere in rapporto solo con il Padre, unica sorgente, fonte di tutta la divinità. I latini hanno invece un vocabolario più semplice e possono parlare di pro-cedere e quindi di porcessiones ossia di venire avanti e poteva essere usato sia per dire il procedere venire avanti del Figlio rispetto al Padre, che dello Spirito rispetto al Padre ma anche dello Spirito dal Padre e dal Figlio. La questione del Filioque ha la sua causa non tanto rispetto alla terminologia, ma al cambiamento che i greci leggono nel Credo autorizzata prima da Leone III per le chiese gallicane e successivamente anche da Benedetto VIII nella liturgia romana dal Secondo l adagio lex orandi, lex credendi il patriarca Fozio denuncia il cambio unilaterale del credo rispetto a quello sottoscritto dai santi padri a Nicea e Costantinopoli e così di aver cambiato, mutando il credo, anche la loro fede e d essere usciti dalla santa tradizione. Per sottolineare maggiormente la differenza Fozio propone alla chiesa latina di confessare che lo Spirito procede dal solo Padre, rischiando così di alterare lo schema economico-lineare greco da P F Sp allo schema P F Sp

5 Così seguono le reciproche scomuniche nel 1054: quelle di Roma per mezzo di Umberto di Silvacandida e quelle orientali per mano di Michele Cerulario. Bisognerà aspettare il 1965 per vederle ritirate da Paolo VI e da Atenagora I a Gerusalemme. La questione quindi ottenne nuovamente l impegno dovuto perché si definissero meglio le reciproche affermazioni contenute nei due rispettivi Simboli. Così, sotto mandato di Giovanni Paolo II il Pontificio Consiglio per la Promozione dell Unità dei cristiani elabora il testo La processione dello Spirito Santo (Ench. Vat. XIV, Bologna 1984, nn ). Nel testo si inizia col ribadire la stessa fede professata dai fratelli greci e si procede ad affermare che quanto loro professano con termini greci è lo stesso che è affermato nel mondo latino, ma con altri termini. 5 Quindi si afferma: 1. che lo Spirito procede dal Padre; questi trae la sua origine soltanto dal Padre in modo principale, proprio e immediato 2. che anche l oriente non rifiuta di pensare una relazione tra il Figlio e lo Spirito nella loro origine a partire dal Padre. Infatti già i padri alessandrini come Cirillo, Massimo il confessore e Atanasio parlavano di una comune processione (proiénai) dal Padre e dal Figlio di sostanza divina. Con questo non si afferma che sia la sostanza divina a procedere (la sostanza non genera, né procede, perché in Dio abbiamo solo degli alius il Padre è l altro del Figlio come è l altro dello Spirito e viceversa senza essere realtà diverse aliud nel senso di altra cosa; così si esprime il Concilio Lateranense IV del 1215), ma che lo Spirito procede dal Padre nel senso che ha in comune con il Padre e il Figlio la stessa sostanza divina. Così l Oriente ortodosso usa l espressione per mezzo (dià) o attraverso - del Figlio per dire che lo Spirito trae sostanzialmente la sua origine dal Padre 3. Così, se in greco ekpóreusis dice relazione di origine in rapporto al Padre, principio senza principio, il mondo latino con processio esprime la comunicazione della divinità consustanziale dal Padre al Figlio e dal Padre per mezzo del Figlio e con il Figlio allo Spirito. Lo Spirito procede quindi dal Padre e dal Figlio quanto all unica sostanza, all essere di Dio, ma così si afferma anche la relazione tra lo Spirito e le persone del Padre e del Figlio. 4. che lo Spirito Santo procede dal Padre equivale ad affermare che procede dal Padre in quanto ha un Figlio. Il Figlio va incluso nella menzione del Padre. La stessa uguaglianza tra il Padre e il Figlio il Figlio è l Immagine perfetta del Padre sembra indicare che il Figlio è una cosa sola con il Padre nella spirazione dell Amore. Si tratta quindi di pensare i tre caratterizzati trinitariamente e non uno a uno (P-F, P-S, F-S). È necessaria una lettura trinitaria, cioè una lettura fatta alla luce di tutto il mistero trinitario, considerando ciascuna delle Persone divine nella sua mutua interrelazione con le altre due. Il Padre non è Padre in astratto, ma è il Padre del Figlio Unico, in modo che la sua paternità, per così dire, fruttifica nel Figlio e, al tempo stesso, è caratterizzata dal Figlio. Lo Spirito Santo, che ha la sua origine nel Padre, lo caratterizza in modo trinitario nella sua paternità, cioè nella sua relazione al Figlio e caratterizza anche in modo trinitario la filiazione del Figlio. Con questa considerazione simultanea delle processioni si evitano i pericoli di un subordinazionismo pneumatologico. Ecco il cammino segnato dalla Chiarificazione:

6 «Il Padre genera il Figlio soltanto spirando (in greco proballein) per mezzo di Lui lo Spirito Santo, e il Figlio è generato dal Padre soltanto nella misura in cui la spirazione (in greco probolé) passa attraverso di lui. Il Padre è Padre del Figlio unigenito soltanto essendo per lui e per mezzo di lui l origine dello Spirito Santo». Si raccoglie così il frutto della considerazione profonda di uno degli assiomi trinitari sui quali entrambe le tradizioni concordano pienamente: il Padre è fons et origo totius Trinitatis. Se il Padre è la fonte dell Amore fatto persona, questo stesso Amore lo Spirito deve caratterizzare la relazione tra il Padre come fonte dell amore e il Figlio suo come il Figlio diletto. La Parola eterna del Padre non è una parola qualunque, ma come Parola di Colui che è la fonte dell Amore deve essere essa stessa una parola attraverso la quale fluisce l amore. 6 La questione si sposta dunque dal concepire lo Spirito Santo quale amore reciproco tra il Padre e il Figlio - data la semplicità dell essere divino in cui non si può dare nulla di accidentale - all'essere amore sussistente. La prima concezione, come è ovvio, facilita la comprensione del Filioque; in essa lo Spirito Santo appare come lo spirito comune: «Nella sua vita intima Dio è amore (Cfr. 1Gv 4, 8.16), amore essenziale, comune alle tre divine Persone: amore personale è lo Spirito Santo, come Spirito del Padre e del Figlio. Per questo, egli scruta le profondità di Dio (1Cor 2, 10), come Amore-Dono increato. Si può dire che nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito Santo Dio esiste a modo di dono. È lo Spirito Santo l espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore» [Giovanni Paolo II, Enc. Dominum et vivificantem (18.V.1986), n. 10] Ma a questa prima affermazione, che lo Spirito Santo è Amore e procede dal Padre e dal Figlio come Amore, occorre affiancare l affermazione secondo cui lo Spirito Santo è il vincolo di unione tra il Padre e il Figlio o, che è lo stesso, quando ci si chiede come distinguere in Dio tra l Amore essenziale, che corrisponde ugualmente alle tre divine Persone, e l Amore come proprietà ipostatica della terza persona della Trinità. In gioco quindi ora è posta proprio la questione della nozione di persona in Dio.

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