VERIFICA PREVENTIVA DELL INTERESSE ARCHEOLOGICO. Prima fase

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3 Committente: SAT S.p.A. Progetto preliminare per il nuovo sistema di collegamento (People mover) tra la stazione ferroviaria Pisa Centrale e l Aeroporto Galilei Galilei di Pisa. VERIFICA PREVENTIVA DELL INTERESSE ARCHEOLOGICO Prima fase INTRODUZIONE Per poter valutare in modo consono l area interessata dall intervento del progetto People Mover posto in opera, a livello preliminare, dalla Società Aeroporto Toscano Galileo Galilei S.p.A., che interessa la zona ad Ovest e Nord Ovest dell aereostazione, lungo il tracciato ferroviario esistente Pisa-Livorno fino alla Stazione ferroviaria di Pisa Centrale, e che prevede la realizzazione, in alcune aree particolari, di interventi di scavo anche in profondità, è necessario valutare il territorio nel suo complesso per poter tracciare un credibile quadro di potenziale archeologico seguendo un processo ricostruttivo della storia e dell evoluzione di questo settore sud-occidentale della città. L area d intervento interessa un tracciato di circa 1,6km, attraversando parzialmente alcuni terreni di proprietà della SAT e privata in direzione Ovest, ripercorrendo parte del tracciato ferroviario Pisa-Livorno in direzione Nord, e giungendo in corrispondenza del lato meridionale della stazione ferroviaria Pisa Centrale oltre Via Quarantola. Il lavoro prevede diverse tipologie di intervento: oltre la realizzazione del binario, parzialmente sopraelevato e parzialmente realizzato con uno scavo indicativo di circa -1m sotto l attuale piano di calpestio, fondazioni puntuali con scavi intorno ai -2m dal p.d.c., locali tecnici e di servizio parzialmente o integralmente interrati che richiederanno sbancamenti fino a circa -6/8m dall attuale p.d.c. Il seguente elaborato rappresenta la prima fase della procedura di verifica preventiva dell interesse archeologico che potrà essere completata, integrata e redatta in forma definita solo dopo la fase di indagini conoscitive da realizzarsi preliminarmente o contestualmente alla fase di progettazione definitiva (art.96 com.1 del Dlgs 163/2006 Legge 109/2005). 1

4 METODOLOGIA Il lavoro di valutazione che andiamo ad illustrare di seguito è stato eseguito cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni scientifiche, di carattere storico-archeologico, per il territorio in oggetto. Non esistono infatti per questa zona, fatta eccezione per due segnalazioni di ritrovamenti di tipo occasionale, indagini archeologiche di tipo sistematico ne sequenze stratigrafiche verificabili. Per ottenere un quadro di riferimento che garantisca la possibilità di formulare ipotesi interpretative sotto il profilo storico-archeologico della zona interessata dal progetto e per poter formulare idonee proposte di intervento e verifica sia in fase preliminare che esecutiva, si è operato secondo le seguenti fasi di ricerca: 1. Ricerca di carattere storico-archeologico: ricognizione e spoglio sistematico di tutto il materiale edito di carattere storico archeologico ed esecuzione di complementari ricerche d archivi (Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Archivio della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per i Beni Architettonici e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno) inerenti l area in esame. Analisi e valutazione dei dati storico-archeologici raccolti al fine di ottenere un inquadramento della tipologia e dei contesti archeologici eventualmente presenti nell area di intervento e in quelle limitrofe. 2. Lettura stratigrafica, documentazione grafica e fotografica, analisi e interpretazione dei quattro sondaggi geognostici eseguiti già ai fini dell indagine geologica, realizzate contestualmente o nei giorni immediatamente successivi all estrazione della carota. Raccolta, lavaggio e analisi dei reperti mobili riscontrati all interno delle carote estratte. 3. Ricognizione archeologica di superficie (field survey): ispezione autoptica mediante transettatura dei terreni sui quali insisterà il progetto e sei terreni immediatamente adiacenti, al fine di ottenere, attraverso uno sguardo diacronico, l eventuale individuazione, riconoscimento e posizionamento topografico di tracce archeologiche sepolte. La ricognizione è stata effettuata nei campi con buona e scarsa visibilità; sono stati esclusi i campi incolti con vegetazione folta e impraticabile che non avrebbero consentito alcuna lettura del terreno né la presenza di reperti mobili (per il posizionamento delle aree ricognite si veda tav. n.2) 4. Determinazione del grado di Potenziale Archeologico. Una volta raccolti i dati è stata effettuata un analisi degli stessi in forma comparata e diacronica con l obbiettivo di ricostruire il potenziale complessivo dei diversi settori territoriali interessata. Per alcune porzioni, il lavoro ha permesso di colmare alcune lacune presenti nelle singole classi di dati, ma ha altresì evidenziato i molti nodi problematici connessi con l interpretazione e la ricostruzione del paesaggio storico nelle diverse epoche, di questa porzione periurbana di Pisa. In base ai dati a disposizione è stata redatta una Carta di Potenziale Archeologico (tav. n. 3), strumento base per la successiva redazione della Carta di Rischio Archeologico (tav. n. 4) mirata sulle aree coinvolte nel progetto. Il Potenziale Archeologico di un area è la probabilità che vi sia conservata una stratificazione archeologica, di minore o maggiore rilevanza, calcolato attraverso l analisi e lo studio di una serie di dati 2

5 storico archeologici con un grado di approssimazione che può variare a seconda della quantità e della qualità dei dati a disposizione ed è di per sé, un fattore indipendente da qualsiasi tipo di successivo intervento si vada a realizzare. Diversamente, la valutazione di Impatto/Rischio Archeologico è necessariamente legata ad una fase di progettazione preliminare che precisa l ingerenza di un intervento di carattere più o meno invasivo nei confronti di ciò che potrebbe essersi conservato, in questo caso, nel sottosuolo. Il Potenziale Archeologico è stato definito secondo i seguenti fattori generali: presenza di strutture di antica fondazione adiacenza con aree di interesse storico-archeologico che hanno già restituito resti materiali valutazione, attraverso i dati noti, di possibile presenza di contesti di particolare interesse storicoarcheologico valutazione, attraverso i dati noti, di possibili tracce di elementi geomorfologici e/o idrogeologici ritenuti essenziali alla comprensione delle dinamiche insediative nell area valutazione, attraverso i dati noti, della tipologia dei ritrovamenti, con particolare attenzione alle loro caratteristiche di mobilità e amovibilità coincidenza con aree per cui non si possiedono dati pregressi coincidenza con aree già interessate da grossi interventi edilizi che possano aver comportato fasi di sbancamento coincidenza con aree ad oggi non edificate che possano aver conservato integro un deposito archeologico pluristratificato coincidenza con edifici sottoposti a vincolo monumentale I diversi gradi in cui è articolato il Potenziale archeologico sono stati valutati, alla luce delle informazioni presenti, in base alla classificazione alto, medio, basso. Di ogni valore diamo di seguito gli indicatori relativi alla definizione, specificando che non è necessaria la concomitanza di tutti i punti elencati per l applicazione del valore stesso. Alto potenziale: coincidenza topografica con aree segnalate di interesse storico-archeologico adiacenza con aree di grande interesse storico-archeologico adiacenza con aree che hanno restituito depositi pluristratificati con contesti di particolare interesse coincidenza con aree non edificate coincidenza con aree per cui non si possiedono dati pregressi probabile presenza di contesti di particolare potenzialità informativa probabile alta densità nella concentrazione dei ritrovamenti probabile presenza di depositi pluristratificati probabile rinvenimento di strutture murarie, amovibili, che potrebbero richiedere interventi di restauro, conservazione e musealizzazione in sito 3

6 probabile rinvenimento di tracce e contesti che, se pur facilmente asportabili, richiedono particolare attenzione nella fasi di documentazione archeologica (aree sepolcrali) Medio potenziale: adiacenza con aree ad alto potenziale coincidenza con aree in cui si ipotizza la presenza di contesti mobili che richiedono documentazione accurata coincidenza con assenza di dati noti coincidenza con aree già parzialmente edificate presenza o probabile presenza di depositi stratificati con contesti riconducibili a singoli periodi storici probabile media densità nella concentrazione dei ritrovamenti rinvenimento o probabile rinvenimento di strutture murarie e non, asportabili dopo idonea documentazione presenza o probabile presenza di contesti a media potenzialità informativa Basso potenziale: presenza o probabile presenza di contesti a basso contenuto informativo coincidenza con aree pesantemente intaccate da interventi edilizi posizione periferica rispetto ad aree ad alto interesse storico-archeologico e ad aree con alta densità di resti archeologici probabile sporadica densità di concentrazione dei ritrovamenti depositi facilmente asportabili dopo idonea documentazione coincidenza con assenza di dati noti 5. Elaborazione della Carta di Rischio Archeologico dell area. Raffrontando il potenziale archeologico delle singole sezioni di terreno interessate dal progetto e rapportandolo con le specifiche fornite dai progettisti, è stato possibile definire e trasporre graficamente nella Carta di Rischio Archeologico, tutte le valutazioni sopra elencate. Si ricorda infatti che il Rischio Archeologico è un fattore direttamente proporzionale alla tipologia dell opera che si va a realizzare. Variabili particolarmente significative al riguardo sono la densità, l ampiezza e la profondità degli interventi di scavo e sbancamento necessari al compimento dell opera. Concorrono quindi nella definizione dei diversi gradi di Rischio Archeologico anche la tipologia di fondazioni progettate e la metodologia tecnica della realizzazione dell opera. Il Rischio Archeologico (grado di impatto) diviene quindi un fattore relativo laddove, pur intervenendo su un area ad alto potenziale, non si interessi il sottosuolo con lavori di escavazione. Allo stesso modo, un area a medio o basso potenziale, ad esempio caratterizzata dalla possibilità di resti archeologici solo a notevoli profondità, assume un alto grado di rischio solo quando l intervento prevede di giungere e ancor più superare tali profondità con operazioni di scavo. 6. Individuazione delle aree da sottoporre ad indagine archeologica. 4

7 Accertata la presenza di aree a Rischio Archeologico, sia esso di grado medio o alto, sono state analizzate le soluzioni di indagine più consone per permettere, già in fase preliminare, una verifica ed una stima effettiva del grado di impatto della soluzione progettuale adottata su tempi e costi di intervento. E infatti necessario sottolineare che, in questo caso, dove scarse sono le informazioni di carattere storico archeologico sull area, una verifica puntuale delle aree considerate a maggior rischio può garantire una valutazione più ponderata di eventuali necessarie varianti progettuali, realizzabili in fase definitiva e quindi prima dell avvio dei lavori. E altresì corretto specificare che l eventuale presenza di evidenze archeologiche non riscontrabili in termini di valutazione preliminare, può essere riscontrata solo con un assistenza mirata durante le fasi di lavoro. 5

8 ANALISI DEI DATI STORICO-ARCHEOLOGICI L area oggetto di verifica si trova nella porzione sud-occidentale del centro urbano di Pisa, in una zona oggi solo parzialmente insediata; si conservano ancora, soprattutto in adiacenza con il tracciato ferroviario Pisa- Livorno e con il tratto dello stesso che porta fino all aereostazione, appezzamenti di terreni coltivati con case sparse, terreni incolti, un area di proprietà del demanio militare. Immediatamente ad Ovest del tracciato ferroviario, che verrà parzialmente ripercorso anche dal people mover, si estende l area industriale e il grande complesso dell azienda Saint Gobain. Tutta l area si trova all esterno del perimetro che definisce l area di grande interesse archeologico della città di Pisa, sancita dalle due Declaratorie di interesse (1986, 1993) che nella porzione sud della città giungono fino a Piazza Vittorio Emanuele II ripercorrendo il tracciato delle mura medievali. L area ricade comunque nel più ampio vincolo di verifica preventiva dell interesse archeologico, sancito dal Dlgs.163/2006 in merito a tutte le opere di carattere pubblico. La sua posizione esterna al perimetro di interesse, ha negli ultimi anni e prima della messa in vigore della succitata legge determinato una totale assenza di interventi archeologici sia di carattere preventivo che si verifica durante lo svolgersi dei lavori; questo fattore ha notevolmente contribuito a creare una profonda lacuna informativa sull evoluzione del paesaggio e dell insediamento umano in questo settore perturbano. Con questo preambolo, vogliamo sottolineare come i pochi dati sia storici che archeologici non determino in se stessi una componente sufficiente a definire un basso o assente potenziale archeologico di questo territorio. Le ultime scoperte urbane, in particolare i ritrovamenti di epoca preistorica in Piazza Vittorio Emanuele Gli unici riferimenti di carattere archeologico sono due segnalazioni di rinvenimenti occasionali, avvenute nel novembre 1962, documentate con due informative conservate presso l Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (allegato A). Il primo documento riporta la segnalazione del recupero, il 1 marzo 1962, di un vasetto antico in terracotta ( ) del tipo lechito durante lo scavo per la posa in opera di tubazioni nei pressi dell attraversamento ferroviario in Via Quarantola. La quota di ritrovamento è di -2m dal piano i calpestio. Il secondo documento è la comunicazione del trasporto di n.2 cippi funerari integri e di un terzo cippo frammentario, rinvenuti occasionalmente nel cortile di una casa privata in Via S.Agostino, al Museo Nazionale di San Matteo, dove saranno conservati. La lettera rimanda ad un precedente documento del 28 febbraio 1962, del quale non rimane traccia, dove credibilmente si comunicava l avvenuto rinvenimento dei cippi e forse se ne specificava l ubicazione e le circostanze di recupero, in modo più preciso (si veda anche BRUNI S. 2003, p.45). Dalla più recente rilettura di Bruni (BRUNI S. 1998, p.117) i cippi sono databili all epoca etrusca arcaica. Per quanto sintetiche e lacunose, entrambe le segnalazioni risultano significative. I reperti rivenuti sono genericamente riconducibili all età etrusca e credibilmente ad un area di necropoli connesse con la via che, costeggiando la riva sinsitra dell Arno, collegava Pisa all approdo di San Piero a Grado, agli insediamenti di Castagnolo e Coltano, quindi al Portus Pisanus (BRUNI S. 1998, p.233). Ulteriori elementi di riflessione provengono da due ritrovamenti del XVIII secolo (BANTI L. 1943, pp.88-89) segnalati a Porta a Mare e nei pressi di San Giovanni al Gatano durante i lavori per collegare i canali dei Navicelli all Arno e per la fondazione della seconda cataratta del Sostegno all inizio del canale. La notizia inerente Porta a Mare descrive il ritrovamento di una fornace ustoria lunga braccia 18, e larga braccia 8, divisa in tre uguali 6

9 scompartimenti, ed altre antichità pregevolissime alla profondità di braccia 20 dalla superficie di quel suolo ( ) e prosegue con la descrizione di alcuni degli oggetti recuperati, tutti riconducibili all epoca etrusca e riferibili a Urne ossuarie, quindi a frammenti di urne cinerarie tipiche della ritualità sepolcrale di questo periodo. Poco convincente, vista anche l adiacenza con il fiume Arno e la presumibile presenza dell affiorare della falda acquifera a quote non troppo elevate, è la profondità indicata nella notizia che, facendo l equivalenza di un braccio pisano pari a circa 0,58cm, risulterebbe intorno a -11,60m dal piano di calpestio dell epoca di ritrovamento. Il ritrovamento di San Giovanni al Gatano è datato 1778; pur considerando tutti i limiti di una segnalazione archeologica così precoce e priva di una metodologia documentaria affidabile, la notizia tramandata riporta il rinvenimento di ( ) una grande quantità di vasi col suo obolo dentro e pieni di cenere, ma quasi tutti spezzati per il poco giudizio di quelli che tagliavano la fossa, dei quali solo due individui. Nella ricostruzione dell insediamento pisano in epoca etrusca, Stefano Bruni cita entrambe le segnalazioni (BRUNI S. 1993, 1997 e 2003, PASQUINUCCI M. 1994) dando credibilità, in associazione con i ritrovamenti di Via Quarantola e Via S.Agostino alla possibile presenza di una fascia periurbana, nella zona meridionale extra-mura dell odierna città, destinata a necropoli. Il sepolcreto di Porta a Mare, stando ai materiali, prima confluiti parte nelle raccolte del Camposanto pisano e parte all interno delle collezioni granducali di Firenze e poi andati quasi tutti perduti (BRUNI S. 1997, p.564, nt.12), è datato all età ellenistica. Aree di necropoli extraurbane a Pisa sono altresì attestate nella zona di Barbaricina (BRUNI S., SEVERINI F. 1997, p.563; TOLAINI E. 1987, p.11), a Nord della città tra Via Pietrasantina-Via S.Jacopo (importante complesso dell omonimo tumolo) e Via di Gello Via Marche Via del Brennero, dove numerosi sono i ritrovamenti di contesti sepolcrali pluristratificati: si pensi al grande recupero avvenuto durante la costruzione del centro commerciale di Via Gandhi oggi Carrefour o al recente scavo condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Dott.ssa Emanuela Paribeni, in via Marche (PARIBENI E. et alii 2007). Dell organizzazione del territorio e dell insediamento in quest area durante l epoca romana, non abbiamo alcun indizio archeologico e scarsi sono i riferimenti a fonti storiche che ci permettano di tracciare un quadro significativo. Le ricostruzioni storiche da lavori editi (PASQUINUCCI M. 1994) presentano tutta il territorio a Sud dell Arno fino a Coltano, caratterizzato da centuriazione e conseguente sfruttamento agricolo. Questa organizzazione sembra coerente con l evoluzione attestata nel medioevo attraverso lo sviluppo di un insediamento sparso legato allo sfruttamento delle campagne e la nascita di piccoli agglomerati-borghi nelle aree oggi denominate Quarantola e San Giusto. In questo periodo l area, lambita dalle meridionali paludi che caratterizzano il paesaggio fino a Coltano, si presenta probabilmente come una zona in parte acquitrinosa, sfruttata per la coltivazione dei falaschi utilizzati nell economia locale, come combustibili per le fornaci di cui la città e ricca. Il nucleo abitativo più antico è attestato attorno alla ecclesia sancti Iusti, odierna chiesa di San Giusto in Cannicci (toponimo rappresentativo della vegetazione probabilmente prevalente che appare collegato alla chiesa a partire dal 28 aprile 1204), già citata in un documento del 7 febbraio 1147 come una delle cappelle dipendenti dal monastero vallombrosano di San Paolo a Ripa d Arno (GARZELLA G.1990, p.149). Sull ubicazione precisa della chiesa e sulle caratteristiche acquitrinose del territorio è dirimente un documento del 23 marzo 1195 che, riferito alla donazione di un appezzamento di terra, lo cita come confinate con la palude e posto ad viam Romeam, prope ecclesiam sancti Iusti de via Romea (GARZELLA G. 1990, p.182, nt.98). Il riferimento alla via Romea, probabilmente l odierna via S.Agostino che collegava la città con il suburbio meridionale attraverso la porta di San Gilio (i resti della 7

10 quale sono stati messi in luce durante gli scavi archeologici in Piazza Vittorio Emanuele II), è già presente nel 1181 in un documento di acquisto di un pezzo di terra. La chiesa di San Giusto in Cannicci è citata più volte in diversi documenti, e se ne riesce a ripercorrere parte della storia e dei passaggi sono le più influenti chiese urbane di Pisa. Nel 1227 la cappella è già alle dipendenze della chiesa di S.Martino. Nei decenni successivi, a partire dal 1236, si sviluppa un interessante diatriba tra la cappella appoggiata da S.Martino, contro un piccolo gruppo di monaci eremiti che si insediano nel territorio di proprietà di San Giusto detto Renaio. Il toponimo, è oggi scomparso, ma viene ubicato a Nord-Ovest della chiesa di San Giusto, non lontano dalla Carraia S.Pauli et S.Johannis la strada che da S.Pietro a Grado, lungo la riva dell Arno, giungeva al monastero di S.Paolo a Ripa d Arno e prima alla chiesa di S.Giovanni al Gatano e nei pressi della Carraia Orlandi (tav. n.1). In questa località i monaci fondano una piccola chiesa che, intitolata a S.Anna, si apprende in un documento del 1275, essere ceduta alle monache del monastero femminile di S.Paolo in Pugnano, che da quel luogo fuggivano (la stessa comunità che nel XV secolo si trasferirà entro le mura nella chiesa e monastero di S.Anna oggi sede della Scuola Superiore di Specializzazione omonima). Dai documenti di questo periodo appare evidente come due piccole comunità, probabilmente formate da edifici sparsi nelle campagne, facessero riferimento rispettivamente alle due chiese di S.Giusto in Cannicci e di S.Anna in Renaio. 8

11 RISULTATI DELLA RICOGNIZIONE DI SUPERFICIE Come già accennato in precedenza, è stato possibile effettuare una campagna di ricognizione di superficie solo nei campi che alla data dell indagine avessero una buono visibilità del terreno e fossero altresì accessibili. Allo stesso modo non è risultato significativo compiere una verifica in tutta la porzione occidentale occupata dagli impianti industriali. Con queste premesse, le zone ricognite si concentrano particolarmente ad ovest dell aereostazione, nel settore compreso tra il versante meridionale dell odierno tracciato ferroviario verso la stazione di Pisa Aeroporto e Via di Goletta (tav. n. 2). I diversi appezzamenti sono stati contraddistinti dalla sigla PISAT 10 (Pisa Società Aereoporti Toscani, anno 2010) e dall Unità Topografica (UT), seguita dal numero progressivo. I migliori riscontri di visibilità sono stati ottenuti in UT1 e UT2 dove il terreno era stato arato recentemente (l aratura, rivoltando le zolle di terra, permette di riportare in superficie eventuali reperti mobili celati nel sottosuolo); UT3 ha scarsa visibilità per la presenza di erba alta e arbusti, nonché porzioni acquitrinose. L operazione è stata condotta da n.2 operatori archeologi, seguendo transetti paralleli alla distanza media di circa 3m in UT 1 dove la maggiore concentrazione di materiali in superficie ha suggerito una transettatura più fitta, e di ca. 10 m in UT 2 dove la minore quantità di materiali ceramici in superficie ha fatto propendere per una transettatura a maglie più larghe. Sono stati rinvenuti 548 frr. ceramici, spesso associati a frr. di laterizi e scisti da copertura. UT 1 e 2 hanno riportato un cospicuo numero di frr., mentre il dato di UT 3 risulta falsato dalla scarsa visibilità superficiale. Complessivamente sono stati rinvenuti materiali che vanno dall età romana repubblicana all età sub attuale. Sono stati rinvenuti 3 frr di vernice nera (III-II a.c.) ed un probabile frammento, molto fluitato di una lucerna romana. I materiali di età classica sono in maggior parte concentrati all interno di UT2 e del tutto assenti in UT3, e risultano disposti soprattutto nella fascia settentrionale delle aree indagate. In tutte le UT (tav. n 2 ) sono stati rinvenuti materiali ceramici di età medievale, con una maggiore concentrazione in UT 1 rispetto ad UT 2. Si tratta soprattutto di frr. di Maiolica Arcaica riferibili ad un orizzonte di pieno XIV secolo, fatta eccezione di un frr. databile alla seconda metà del XIII, spesso associati a frr. di Depurata Invetriata di Verde databili tra XIII e XIV secolo. Interessante anche il ritrovamento di un frr di pietra ollare, probabilmente riferibile ad un orizzonte di XI-XII secolo. Se scorporiamo il dato per singoli transetti (tav. n 2) appare chiaramente evidente come la massima concentrazione di materiale medievale sia nei primi 4 transetti, quelli occidentali, di UT1, con un picco di 26 frr nel solo transetto 3. Il fatto che i materiali medievali siano associati a scisti da copertura potrebbe fare ipotizzare la presenza di un piccolo edificio nell area limitrofa ad UT1. Chiaramente parte dei frr. può chiaramente derivare dalle continue pratiche agricole ed in particolare da quelle legate alla concimazione, discorso che vale anche, ovviamente per i reperti di epoca posteriore. La presenza di ceramica graffita databile al XVI secolo e di frr. di Maiolica di Montelupo sempre di XVI secolo, sembra riconducibile sempre alle pratiche della concimazione. Se il XVII secolo sembra non essere attestato, sono invece presenti frr ceramici di XVIII, XIX e prima metà XX secolo, anch essi riferibili alle pratiche agricole. Un discorso a parte merita la presenza di scorie di lavorazione vetrificate e di alcuni mattoni vetrificati, non si può escludere la presenza nelle aree di limitrofe di qualche struttura produttiva, anche se non meglio specificabile e non databile. Possiamo concludere dicendo che i dati della ricognizione risultano di particolare interesse per il medioevo suggerendo la possibile presenza nella parte nordoccidentale di UT 1 o nelle aree immediatamente limitrofe di un edificio medievale: la quantità e la varietà di frr. ceramici medievali, la presenza di lastre di scisto, tipico elemento di 9

12 copertura dei tetti medievali dell area pisana portano a pensare che tale dispersione di materiali non possa essere messa in relazione solamente alle pratiche agricole. 10

13 LETTURA E INTERPRETAZIONE DEI SONDAGGI GEOGNOSTICI Sondaggio 1 Ubicato nei pressi di Via di Goletta, il sondaggio 1 deve essere interpretato archeologicamente contestualmente ai risultati del survey di UT1 e 2, terreni ove è stato eseguito il sondaggio e adiacenti. Dall analisi della carota estratta, il deposito interessato da fattori antropici ed elementi ambientali archeologici, sembra compresso entro il primo metro e mezzo di profondità dall attuale piano di calpestio. Da quota 0 a quota -0.34m dal p.d.c. si riscontra terreno ad uso agricolo (US1), cioè con la stessa destinazione d uso attuale dell area. A partire da -0.34m fino a -0.72m, si concentrano tutti gli elementi identificativi di una frequentazione antropica di età medievale; US2 ha infatti restituito un frammento di maiolica arcaica di produzione pisana (inquadrabile cronologicamente tra la fine del XIII e il XIV secolo) di forma non determinabile, associata ad un frammento di ceramica priva di rivestimento depurata, anch essa di forma non determinabile. Il contesto comprende anche frustoli di laterizio (4) e numerosi frustoli e grumi di malta di calce di colore grigio chiaro friabile (per la quantificazione di primo livello, si veda la scheda nell allegato C). US3 e 4, comprese tra -0.72m e -1.25m, sono un alternanza di terreni a matrice limosabbiosa e argillo-limosa, privi di materiali antropici, che possono essere ricondotti a possibili fenomeni alluvionali. Al di sotto, US5, tra le quote di e -1.43m, mostra nuovamente la presenza di malta. Questa alternanza, così come il riscontro di materiali di età classica tra i reperti raccolti nella ricognizione di superficie, può far ipotizzare una prima fase insediativa più antica, obliterata da eventi di carattere naturale, seguita da una seconda fase in epoca medievale. Sotto la quota di -1.43m, tutte le Unità Stratigrafiche documentate non hanno evidenziato elementi caratterizzanti fasi antropizzate. Nonostante la quantità esigua di tali evidenze, la lettura dell US associata alle poche notizie di carattere storico sull area e ai risultati della ricognizione di superficie delle due UT, traccia un quadro indicativo della possibile presenza di un edificio, probabilmente a carattere rurale, di epoca medievale. Significativa è infatti la presenza di materiale carattere edilizio: nel carotaggio sotto forma di frustoli di laterizio e malta; nei numerosi reperti raccolti durante la ricognizione di superficie, come frammenti di coppi, tegole, lastre di scisto per la copertura di tetti e frammenti di mattoni da costruzione. La concentrazione dei materiali in superficie conferma inoltre le quote di riferimento delle US2 e 5, entro -1.43m, all interno del carotaggio, restringendo la potenzialità archeologica del deposito già dall odierno p.d.c. fino a tale profondità. Sondaggio 2 Il sondaggio 2 è stato eseguito nei pressi dell area destinata a Park scambiatore, a Nord di Via di Goletta. Sotto ad un superficiale strato di humotico (US1), tra -0.5 e -0.66m dall attuale p.d.c., si individuano le US2 e 3 rispettivamente caratterizzate da terreni a matrice limo-sabbiosa friabile, con elementi vegetali e la presenza di frammenti non determinabili, per produzione, forma e cronologia, di ceramica priva di rivestimento depurata e ceramica invetriata (per la quantificazione di primo livello, si veda la scheda nell allegato C), in associazione a frammenti di laterizio. Entrambe la Unità sono state interpretate come un uso agricolo od ortivo dell area, fino ad epoca relativamente recente. Al di sotto, le US4 e 5, presentano le caratteristiche di un area periodicamente acquitrinosa, probabilmente rimasta tale fino alla progressiva bonifica agricola. Dalle fonti storiche, anche se non con riferimento topografico dettagliato, è possibile 11

14 apprendere come la zona legata al toponimo Quarantola, in epoca medievale lambisse zone acquitrinose parzialmente sfruttate per la coltivazione dei falaschi utilizzati come combustibile nelle numerosi fornaci attestate in città. Il riscontro puntuale del carotaggio non esclude però la presenza nell area limitrofa di elementi infrastrutturali, ricoveri o piccoli edifici funzionali a tali attività produttive. Oltre la profondità di -2m, ove termina US5, l alternanza di strati sabbiosi e argillosi determinano il deposito di carattere naturale. Sondaggio 3 Ubicato a ridosso del tracciato ferroviario nei pressi di Via Quarantola (angolo N/O), il sondaggio 3 presenta una sequenza antropizzata fino alla di -6m; tale profondità risulta comunque solo a livello indicativo, data l assenza di elementi caratterizzanti nei depositi più profondi. Sotto il selciato attuale e la sua preparazione (US1 e 2), le US3, 4, 5, 12, 6 e 7, tra le quote di e -2.20m, sono tutte riconducibili a depositi eterogenei di scarto compresi tra la tarda età moderna e l età contemporanea; numerosi i frammenti di terraglia, ceramica del tipo alpes maritmes, invetriate e smaltate post-medievali, ceramica depurata priva di rivestimento presente fino alla fine del XIX secolo. Tale materiale risulta inoltre frammisto a frammenti di laterizi e tubature fittili, scorie metalliche, vetro. Alla profondità compresa tra e -2.30m, si distingue US13, uno strato a matrice limo-argilloso di colore grigio con all interno frustoli e frammenti di laterizio, un frammento di coppo, frustoli di malta di calce di colore bianco e un frammento di maiolica arcaica di produzione pisana riconducibile ad un boccale con decoro a graticcio di XIII secolo. Anche in questo caso è interessante notare l associazione in contesto tra oggetti d uso quotidiano e materiali da costruzione; non vi sono indicazioni più precise per presumere la presenza di un eventuale edificio di epoca medievale nell area limitrofa a quella sondata, ma non può essere esclusa tale eventualità. Lo strato di antropizzato rimane isolato da un sottostante deposito alluvionale (US8) di sedimento limo-argilloso che restituisce anch esso numerosi frammenti di laterizio e malta in grumi e frustoli, che copre a sua volta un altro strato alluvionale privo di materiali (US9), fino alla quota di -3.50m. Gli apporti di carattere naturale (US10 e 11) si riscontrano fino alla profondità di -5.90m dove in US14, uno strato a matrice argillo-sabbiosa con elementi carbonificati, si riscontra un unico frammento di ceramica priva di rivestimento grezza, riconducibile ad una forma aperta da fuoco genericamente di epoca medievale. Al di sotto di ulteriori due strati (US15 e 16) di chiara origine naturale, all interno di US17, compresa tra e -8m, si riscontrano tre piccoli frammenti di laterizio e due piccole scorie metalliche. Purtroppo l assenza di elementi chiaramente diagnostici, non consentono di interpretare la presenza sporadica di questi elementi in profondità. Sondaggio 4 Il sondaggio 4 è stato eseguito nei pressi della stazione ferroviaria di Pisa Centrale, a Sud della banchina meridionale. Anche in questo caso i primi 72cm sono caratterizzati dalla massicciata del selciato attuale e dalla sua preparazione (US1 e 2). Tra e -1.45m US3 è interpretabile come un apporto di materiale eterogeneo di epoca contemporanea (diagnostica la presenza di frammenti di mattone forato) caratterizzato da un misto di ghiaia, piccoli ciottoli e sedimento incoerente limo-sabbioso. La sequenza stratigrafica archeologicamente interessante, si attesta nei depositi compresi tra e -5.24m; una successione di 12

15 Unità Stratigrafiche chiaramente antropizzate e coerenti tra loro, inquadra un articolata frequentazione di età etrusca. Il primo strato non intaccato dai depositi moderni è US4, compreso tra le quote e L US è un livello limo-sabbioso che ha restituito due frammenti di laterizio, un frustolo di ceramica depurata priva di rivestimento non determinabile e un frammento di difficile lettura, probabilmente riconducibile ad un laterizio o ad una tegola di epoca preromana. Al di sotto, le US5 e 6 non presentano materiali diagnostici, ma si riscontrano ancora frustoli di laterizi e di ceramica priva di rivestimento depurata; è inoltre significativa la presenza in US5 di piccole porzioni di sedimento argilloso che appaiono indurite dall esposizione al calore (l eseguita dei campioni non ci consente di asserire con certezza che si tratti di frammenti di incannicciato o di piani di cottura andati distrutti, ma allo stesso tempo riteniamo plausibile formulare un ipotesi in tal senso). Alla profondità di -1.88m si individua l interfaccia superiore di US7 con un andamento non orizzontale che lascia ipotizzare la presenza di un possibile taglio e uno spessore limitato di 10cm. L ipotesi che US7 rappresenti una superficie di frequentazione, forse un piano di calpestio in battuto, sembra avvallata anche dalla tipologia del sedimento caratterizzato da un argilla molto compatta che ha restituito un chiodo, un frustolo ceramico e uno di laterizio, nonché correlabile con l ipotesi formulata per US5. Un momento di obliterazione naturale sembra invece riscontrabile in US8, uno strato compreso tra e -2.23m, privo di reperti mobili, caratterizzato da sedimento limo-sabbioso con piccoli ciottoli e pietre. A partire da -2.23m fino a -2.68m si distinguono tre US (9, 10 e 11) assimilate da spessori modesti e dalla presenza di piccole scorie metalliche. US9, compresa tra e -2.39m, è uno strato di colore bruno scuro limo-sabbioso, con all interno piccoli carboncini, alcuni frustoli di ceramica depurata priva di rivestimento, alcune piccole scorie metalliche e numerosi residui di sedimento combusto. US10, tra e -2.52m, è uno strato grigio scuro molto compatto con all interno ciottoli, piccoli carboni, frustoli di laterizio, ceramica priva di rivestimento depurata ed una scoria di lavorazione metallica. US10 copre US11, anch essa contenente frustoli metallici e ceramica depurata priva di rivestimento, piccoli grumi di malta bianca friabile all interno di un sedimento argillo-limoso compatto di colore marrone. US11 copre l interfaccia superiore di US12 e riempie il taglio US- 18, individuato su quest ultima superficie.us-18 è un taglio con imboccatura di forma circolare con diametro pari a 7,5cm, pareti convesse con un altezza di 16cm, il fondo circolare ridotto ad un diametro di 4,5cm(si veda la sezione grafica nella rappresentazione presentata nell allegato E); è stato possibile individuare facilmente il taglio, intercettato integralmente dal carotatore, dato il diverso colore di US11, marrone chiaro, e US12 lo strato tagliato grigio scuro. US-18 è interpretabile come una buca per un piccolo palo ligneo a sezione circolare e, oltre ad attestare tale presenza, definisce chiaramente US12 come un interfaccia di calpestio e frequentazione; i materiali riscontrati all interno dello strato definiscono chiaramente un orizzonte cronologico di età etrusca arcaica. Il contesto, oltre ad alcuni frustoli di laterizio e la presenza di piccole scorie metalliche, è composto da un frammento di ceramica verniciata in rosso, frustoli di ceramica priva di rivestimento depurata, due frammenti di ceramica ad impasto, un frammento di bucchero e due piccoli frammenti di ceramica completamente carbonizzata non determinabile. Lo strato ha uno spessore 32cm fino alla profondità di -3.00m e copre US13, uno strato argilloso privo di materiali ceramici, caratterizzato da rari carboni e una sottile lente verticale bruna con microscopici residui di cenere, frustoli di laterizio e ghiaia finissima. Dalla quota di fino a -3.70, la carota è stata letta solo dopo il prelievo e le analisi di laboratorio per le indagini geologiche; non è stato quindi possibile determinare la presenza o meno della medesima o una o più diverse unità stratigrafica. Il campione, visibile solo in grumi secchi cementati, ha però restituito materiali coerenti sia con le US posteriori e anteriori nella sequenza 13

16 stratigrafica: numerosi frustoli di scorie metalliche, frustoli di laterizio e/o ceramica non determinabile, grumi di malta, due frammenti di ceramica ad impasto. Alla quota di -3.76m si documenta US15, uno strato di sedimento limo-argilloso potente 57cm (fino a -4.33m) caratterizzato da tracce di sedimento parzialmente arrossate e termo trasformate; all interno grumi di malta bianca e piccoli frammenti calcarei, tracce di carbone, numerosi frustoli di laterizi. La ceramica presente in US15 conferma la medesima cronologia di US12: oltre a ceramica priva di rivestimento depurata, due frammenti di ceramica ad impasto ed uno di bucchero. Le due US successive US16 e 17 hanno caratteristiche simili a US15, fatta salva la presenza dei frustoli di laterizio; US16 è priva di materiali ceramici; US17 ha restituito dieci frustoli e 4 frammenti di ceramica ad impasto, fino alla quota di -5.24m dal p.d.c. Sotto tale quota, il deposito antropizzato sembra esaurito e si documentano progressivamente strati argillosi e sabbiosi di chiara origine naturale. La sequenza appena analizzata descrive un interessante contesto di epoca etrusca, attestata da una serie di depositi forse interpretabili come livelli di abbandono e possibili crolli; una superficie di vita attestata dalla buca di palo e i diversi depositi sottostanti anch essi chiaramente riconducibili a frequentazioni dello stesso periodo. 14

17 STIMA DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO DELL AREA E CALCOLO DEL RISCHIO ED IMPATTO RELATIVO ALL INTERVENTO IN PROGETTO In base ai dati in nostro possesso è possibile delimitare i tre diversi gradi di potenziale, secondo i distinti sopra descritti, all interno dell area interessata dal progetto. Per ogni zona, definita nei tre gradi viene contestualmente fornito il calcolo del rischio relativamente al tipo di opera in progetto. Potenziale archeologico - Sintesi Denominazione area Sezioni interessate Grado di potenziale e viabilità adiacente Basso Medio Alto Medio Basso Alto Alto Impatto/rischio archeologico - Sintesi Denominazione area Sezioni interessate Grado di rischio A e viabilità adiacente Basso B Alto C Medio D Basso E 5-36 Medio F 1-5 Alto G Stazione centrale Medio Secondo le definizioni di rischio sopra indicate, si riportano di seguito le indicazioni per la tipologia di indagine necessaria alla verifica del deposito nei diversi settori. Conformemente a quanto richiesto nell Art.96 com.1 del Dlgs 163/2006, è auspicabile che tali verifiche vengano realizzate preliminarmente alla stesura del progetto definito, in modo da fornire idonei parametri di valutazione per eventuali revisioni progettuali e stime dei costi di intervento. Le indagini proposte sono inoltre propedeutiche e necessarie alla stesura della relazione archeologica definitiva in seno al progetto definitivo e alla chiusura delle procedure di verifica preventiva dell interesse archeologica che saranno sottoposte all avvallo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana secondo i parametri di cui ai commi 2 e 5 dell Art.96 del Dlgs 163/2006. Si elencano di seguito le diverse tipologie di indagine previste nello schema riepilogativo allegato. 15

18 Attività di Assistenza archeologica ai lavori: controllo e documentazione di tutte le fasi di scavo e movimentazione terra che verranno eseguite durante i lavori, realizzato in forma continuativa da personale specializzato. Tale attività prevede l eventuale interruzione momentanea delle operazioni di scavo qualora emergano evidenze archeologiche. Saggi di scavo stratigrafico preventivi: esecuzione di sondaggi di scavo archeologico stratigrafico a campione in corrispondenza delle aree a maggior grado di rischio (ampiezza indicativa 4x4m, profondità relativa per i singoli settori). Questa attività prevede l assistenza di personale archeologico specializzato allo scavo mediante miniescavatore per la porzione di deposito asportabile meccanicamente e il completamento dello scavo manualmente fino alle quote di interesse per la verifica. Comprende inoltre tutta la documentazione archeologica richiesta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Scavo stratigrafico estensivo: lo scavo estensivo prevede le stesse modalità operative del saggio di scavo stratigrafico (assistenza al mezzo meccanico, scavo manuale, documentazione) interessando tutta l area soggetta all intervento di sbancamento e fino alle quote raggiunte dalle opere in oggetto. Ipotesi di indagini archeologiche Sezioni interessate Grado di rischio Tipologia indagine Fase di intervento Durante i lavori Basso Assistenza archeologica ai lavori e viabilità adiacente Sondaggi archeologici preliminari In fase progettuale Alto (nn.1-4) Assistenza archeologica ai lavori Durante i lavori Sondaggi archeologici preliminari In fase progettuale Medio (n.5) Assistenza archeologica ai lavori Durante i lavori Basso Assistenza archeologica ai lavori Durante i lavori 5-36 Medio Assistenza archeologica ai lavori Durante i lavori Sondaggio (n.7) o scavo In fase progettuale 1-5 Alto estensivo archeologico preliminare Stazione centrale Medio Sondaggi archeologici preliminari In fase progettuale (n.8) 16

19 VALUTAZIONE DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO AREE A BASSO POTENZIALE ARCHEOLOGICO - Sezioni 84-93: Area immediatamente adiacente il lato occidentale l aereostazione (carta di potenziale tav.3, n.1) dove è già presente la partenza dell attuale collegamento ferroviario Pisa aeroporto Pisa centrale e dove sono presenti numerosi manufatti. In base ai dati storici, l area risulta maggiormente periferica rispetto all insediamento medievale che si sviluppa nei pressi della chiesa di San Giusto e non vi sono, nelle immediate vicinanze, attestazioni di ritrovamenti di carattere archeologico ne credibili ricostruzioni storiche che permettano di collocare in questa zona insediamenti o frequentazioni di carattere storico. Il basso potenziale è inoltre attributo anche per la presenza di numerosi manufatti (edifici ed infrastrutture) che possono già aver compromesso il deposito sepolto. E comunque da considerarsi un grado di potenziale, seppur basso, data l assenza di informazioni storico-archeologico per questo settore della città. - Sezioni 36-62: Tratto rettilineo (ovest) lungo la linea ferroviaria Pisa-Livorno (carta di potenziale tav.3, n.5). I dati storici a disposizione non permettono di fornire un quadro esaustivo su questa porzione; rimangono solo indicativi i riferimenti di un possibile insediamento di tipo sparso di epoca basso medievale non meglio ubicabile. I terreni adiacenti questa fascia sono risultati non ricognibili, in quanto parzialmente incolti con vegetazione troppo alta o ad uso ortivo privato. Il carotaggio S1, non ha riportato evidenze particolari. Il tracciato è inoltre in gran parte coincidente con l attuale linea ferroviaria Pisa-Livorno; le due aree laterali alle sezioni sono già in parte interessate da lavori di bonifica e sistemazione dei piani per la realizzazione dei parcheggi scambiatori a raso, ma a quanto risulta - non sono state eseguite verifiche archeologiche preventive. AREE A MEDIO POTENZIALE ARCHEOLOGICO - Sezioni 62-66: Tratto tra Via di Goletta e inizio tratto ferroviario Pisa-Livorno (carta di potenziale tav.3, n.4). Quest area è definita a medio potenziale in quanto immediatamente adiacente i terreni UT1 e UT2 a Sud di Via di Goletta ad alto potenziale (v. descrizione a seguire) e in una porzione non interessata da edifici. Il sondaggio S1 non ha restituito elementi particolarmente significativi, ma con alcuni frammenti di ceramica e materiale da costruzione (frustoli di laterizio e malta) conferma l ipotesi di una frequentazione forse di tipo sparso e rurale in epoca medievale, più ampiamente attestata nel tratto adiacente compreso tra le sezioni Non possiamo quindi escludere che, data l assenza di edifici e/o strutture che abbiano intaccato il sottosuolo, già nelle quote superficiali (indicativamente entro -1,5m dall attuale p.d.c.) possano presentarsi tracce archeologiche. - Sezioni 71-84: Tracciato ad Ovest di Piazzale Corradino D Ascanio nei pressi di Via Sant Agostino (carta di potenziale tav.3, n.2). 17

20 Questo tratto è compreso nelle UT2 e UT3 dei terreni interessati da ricognizione di superficie. In UT3 è stata verificata la presenza sporadica di materiale ceramico di epoca basso medievale, ma la scarsa visibilità del transetto non consente una perfetta attendibilità del dato. In UT2, invece, l aratura ha permesso di effettuare un survey più efficace, restituendo, anche in questo caso, materiali di epoca basso-medievale. Nonostante la concentrazione maggiore di materiali si riscontri in UT1 (Figura.1.), l adiacenza a questo transetto e l adiacenza con la chiesa medievale di San Giusto alla quale le fonti collegano un piccolo nucleo abitato - lascia ipotizzare la possibilità della presenza di insediamenti sparsi, probabilmente di carattere rurale. I risultati della ricognizione, così come quelli della lettura stratigrafica del sondaggio S1 eseguito nei pressi della sezione n.67, sembrano confermare tale ipotesi, evidenziando depositi di interesse già a livello superficiale. Complessivamente questo tratto si presenta sgombro da edifici e in gran parte occupato da terreni coltiva o incolti che potrebbe aver conservato in situ il deposito sepolto. Figura 1. In rosso i transetti di UT1 e UT2 con la maggiore concentrazione di materiali AREE AD ALTO POTENZIALE ARCHEOLOGICO - Sezioni 66-71: Tratto immediatamente a Sud-Est di Via di Goletta (carta di potenziale tav.3, n.3). I terreni adiacenti a questo tratto di tracciato sono stati ricogniti completamente (si veda la descrizione di UT1 e UT2 e le rispettive quantificazioni dei materiali recuperati Allegato B ) restituendo numerosi reperti mobili inquadrabili cronologicamente tra l età romana repubblicana e il pieno medioevo (Figura.1.). La concentrazione maggiore si attesta nel settore Ovest tra le sezioni n.66-69, dove la tipologia dei materiali ceramici e da costruzione - rimanda alla presenza di un probabile edificio di epoca medievale, forse su una preesistenza romana. Le fonti storiche confermano questo dato indicando la presenza di un insediamento sparso tra XII e XIV secolo, di carattere rurale, in relazione al vicino borgo di San Giusto in Cannicci. Ulteriore conferma viene dalla lettura stratigrafica del sondaggio S1 (eseguito nei pressi della sezione n.67) dove si riscontra, tra la quota di e -0.72, frammenti di laterizi e grumi di malta di calce, nonché un frammento di maiolica arcaica. I dati elencati confermano che la potenzialità dell area si attesta già a quote superficiali e sembra esaurirsi dopo i primi metri di deposito. Il potenziale è inoltre ancor più elevato tenendo conto sia che questa zona risulta ad oggi non intaccata dalle fondazioni di edifici, sia che tutta l area periurbana meridionale, in epoca medievale, risulta ancora sconosciuta e priva di interventi archeologici documentati. 18

21 - Sezioni 5-36:Tratto Nord-Ovest nei pressi di via Quarantola (carta del potenziale tav.3, n.6) Nei pressi di questa porzione di tracciato (via Quarantola) è segnalato uno dei ritrovamenti occasionali sopra descritti; la tipologia del ritrovamento, unita alle poche fonti storiche disponibili, e al rinvenimento di cippi arcaici in un punto non meglio precisato della vicina via Sant Agostino, rimanda alla possibile presenza di una necropoli di epoca etrusca. I risultati del sondaggio S3, realizzato nei pressi di tale transetto (fra le sezioni n.14 e 16), non hanno dato riscontro di tale evidenza, riportando invece sporadiche tracce di frequentazione basso medievale intorno ai -2m di profondità. Il dato rimane comunque troppo puntuale per escludere tale ipotesi. Tra le sezioni 26 e 36, per l erba troppo alta e il parziale uso ortivo privato, non è stato possibile ricognire i terreni adiacenti la ferrovia ad ovest di via G.Sainati, determinando quindi un assenza informativa in questo settore che, dai documenti, potrebbe essere compreso in quel territorio riconducibile all insediamento sparso facente capo alla chiesa di S. Anna, citato nelle diverse fonti medievali. La carenza di informazioni per tutta questa porzione extra urbana determina di per sé un incremento del potenziale informativo dell area. Da sottolineare è inoltre l adiacenza con la zona indicata con il n.7, dove il sondaggio S4 ha restituito un articolata e altamente informativa sequenza stratigrafica già a partire da -1,5m dal p.d.c. - Sezioni 1-5: Tratto Nord nei pressi della stazione ferroviaria di Pisa Centrale (carta del potenziale tav.3, n.7) Il sondaggio S4 effettuato in questo settore, ha riscontrato un deposito archeologico pluristratificato compreso tra -1,50m circa e fino alla quota di -5,24m. I numerosi indicatori riscontrati nella lettura della carota, nonché i materiali ceramici raccolti, rimandano ad una frequentazione a partire dall età etrusca arcaica. Considerando il carattere puntuale del sondaggio, nonché la totale assenza di elementi informativi per tutta la fascia extra urbana a sud di Piazza Vittorio Emanuele II, riteniamo il potenziale archeologico di questa zona altamente informativo. 19

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