AUTOSOCCORSO DELLA CORDATA GHIACCIO

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1 SCUOLA DI ALPINISMO, SCI ALPINISMO E ARRAMPICATA LIBERA BISMANTOVA "OLINTO PINCELLI" Sezione di Modena APPUNTI TECNICI DI ALPINISMO Si No AUTOSOCCORSO DELLA CORDATA GHIACCIO 1

2 ATTRAVERSAMENTO DI GHIACCIAIO - NORME COMPORTAMENTALI - ANALISI DEL PERCORSO E SCELTA DELL ITINERARIO È in base alle conoscenza del ghiacciaio ed alle sue caratteristiche peculiari che si deve scegliere ed individuare la via migliore per il suo attraversamento. Non bisogna mai confidare solamente sulla possibilità di trovare una traccia precostituita; è necessario pertanto individuare a priori il percorso sulla cartina, tenendo in grande conto, considerate le condizioni estremamente mutevoli dell ambiente ghiaccio, le relazioni ed i consigli di coloro che hanno già praticato la traversata di recente (gestori dei rifugi, guide, alpinisti ecc.). È altresì importante, quando possibile, effettuare un sopralluogo preventivo, tenendo presente che spesso, per consentire l attacco alle vie alle prime ore del mattino, l attraversamento del ghiacciaio avviene nelle ore notturne. 2

3 FORMAZIONE DELLA CORDATA Poiché non esiste un modo univoco per definire a priori la formazione della cordata, compresa anche la distanza di collegamento dei componenti, occorre analizzare una serie di elementi che saranno condizionanti nelle scelte. Tali elementi sono sinteticamente costituiti da: condizioni esterne del ghiacciaio (secco o umido); condizioni oggettive del ghiacciaio (poco tormentato o molto tormentato); tipologia del percorso (salita, discesa, in piano); numero degli elementi che compongono la cordata; capacità alpinistiche dei componenti la cordata; materiale a disposizione; livello di conoscenza delle manovre di autosoccorso. Le condizioni di maggiore difficoltà sono le seguenti: ghiacciaio umido, cioè ricoperto di neve dura o fresca e/o molto tormentato; percorso con tratti in discesa presumibilmente crepacciati; scarse capacità alpinistiche di almeno uno dei componenti la cordata; basso livello di conoscenza delle manovre di autosoccorso della cordata di almeno uno dei componenti la cordata; numero dei componenti e materiale tecnico a disposizione minimale. Solo dopo attenta valutazione degli elementi succitati, si potrà decidere il modo migliore per formare la cordata. TECNICHE DI PROGRESSIONE E MODALITA DI ASSICURAZIONE Occorre stabilire le modalità di collegamento della cordata ed il materiale minimo che si deve avere a disposizione. Alcuni principi indifferibili si possono così riassumere: il primo e l'ultimo componente della cordata si devono legare al capi della corda, con un nodo delle guide con frizione, direttamente all'imbragatura; la corda eccedente, da tenere a spalla, verrà avvolta ad anelli e fermata tramite un asola di bloccaggio o altro tipo di nodo; il collegamento della corda dovrà avvenire con un'asola, realizzata tramite un nodo delle guide con frizione, e un moschettone a ghiera collegato con la parte bassa dell imbragatura; i due componenti legati alle estremità predispongono un anello di cordino (diametro mm.7 lunghezza mt.3) congiungendo i capi tramite asola di bloccaggio e controasola. Tale collegamento consentirà, all occorrenza, di sciogliere agevolmente il nodo e disporre di uno spezzone di cordino per impostare le manovre di autosoccorso; l anello di cordino, formato nel modo suddetto, sarà collegato alla corda tramite un nodo autobloccante prusik e durante la marcia sarà infilato nella cintura dell imbragatura senza alcun collegamento; l eventuale componente intermedio, in caso di cordata a tre elementi, si collegherà al centro della corda con un asola di circa 60 cm., realizzata tramite un nodo delle guide con frizione, e un moschettone a ghiera, su cui l asola è fissata con un barcaiolo, collegato con la parte bassa dell imbragatura. Egli realizza, al pari dei componenti esterni, un autobloccante formato da un anello di cordino predisposto come sopra descritto. 3

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5 VALUTAZIONI PER LA FORMAZIONE DELLA CORDATA I principi sopra elencati sono validi sempre, mentre risultano variabili, e da valutare in base alle condizioni del terreno ed alle caratteristiche della cordata, i criteri seguenti: 1. la lunghezza della corda distesa; 2. la posizione del capo cordata; 3. l opportunità di ricavare dei nodi a palla sulla corda. In ogni caso occorre tenere presente che: affinché ogni singolo componente possa effettuare qualsiasi manovra di soccorso, compresa la carrucola semplice con rinvio al compagno, è necessario disporre di un quantitativo di corda libera pari al doppio della distanza di collegamento; per potersi svincolare dalla corda, in caso di caduta dei compagno, è necessario, scaricando il peso del caduto sull'ancoraggio, disporre di corda libera (consigliati almeno 5 metri avvolti ad anello e tenuti a tracolla); le probabilità di caduta in un crepaccio sono notevolmente superiori per il primo di cordata; risulta quanto mai inutile mettere a disposizione corda sufficiente per effettuare le manovre di autosoccorso al componente che non le sa realizzare. In questo caso è preferibile garantirsi la tenuta, aumentando la distanza di collegamento od eventualmente realizzando dei nodi a palla intermedi; i nodi a palla, se da un lato danno maggiori garanzie di tenuta, dall'altro costituiscono un problema ulteriore nella realizzazione dei paranchi di recupero; 5

6 nel caso in cui si disponga di due corde (attraversamento di ghiacciaio per raggiungere l'attacco di una via), sarà opportuno che la seconda corda sia affidata all'ultimo di cordata; la posizione del capocordata dipende generalmente dal tipo di percorso da seguire; normalmente si pone davanti in piano e in salita, dietro in discesa; è buona norma che ogni componente di una cordata abbia a disposizione almeno una vite da ghiaccio. Ciò consentirà, in caso di caduta in un crepaccio, di autobloccarsi e facilitare il compagno nella predisposizione di opportuni punti di ancoraggio; l'uso dei ramponi è consigliato anche nei casi in cui la condizione della neve tende a favorire la formazione di uno zoccolo. In ogni caso essi contribuiranno ad aumentare il grado di tenuta e, in alcuni casi, potranno facilitare la risalita autonoma. I criteri sopra esposti non sono da considerarsi regole fisse universali, ma piuttosto elementi di valutazione che occorre tenere presente di volta in volta. Pertanto, nel caso in cui (cordata da 2) prevalga la scelta che ogni componente debba essere in condizioni di poter effettuare qualsiasi tipo di manovra di autosoccorso, è necessario disporre obbligatoriamente di una corda da 50 metri, in quanto la distanza di collegamento non potrà in ogni caso essere inferiore a 10 metri. In alcune situazioni, 10 metri costituiscono una distanza molto esigua per garantire la tenuta del compagno caduto, ed è logico che, in caso di tratti del percorso ritenuti più pericolosi, questa distanza sia aumentata anche a scapito della riduzione delle possibilità di manovre effettuabili. In questo caso la corda eccedente è bene che sia tenuta da chi sta dietro, essendo colui che ha più probabilità di rimanere fuori dal crepaccio. Un altro metodo per aumentare il grado di tenuta è quello di effettuare dei nodi intermedi sul tratto della corda distesa (generalmente due nodi alla distanza di 3 mt. dai componenti). I nodi a palla esercitano un effetto frenante, in quanto tendono a bloccarsi nella neve. Questo accorgimento risulta efficace solamente in presenza di ghiacciaio umido (attenzione, in caso di ghiacciaio secco o con neve gelata, l effetto ottenuto è controproducente, in quanto la corda, per effetto dell'attrito, scava un profondo solco sul bordo del crepaccio e l'arrivo del nodo a palla tende a farla fuoriuscire da quella sede aumentando di conseguenza la velocità di caduta). MANOVRE DI AUTOSOCCORSO Come è noto, il rischio di cadere in un crepaccio mentre si attraversa un ghiacciaio non è poi così remoto. In ogni caso questo pericolo è da tenere presente ed occorre essere preparati ad affrontare l evenienza. Se le valutazioni riguardanti l analisi del percorso, la formazione della cordata e le tecniche di progressione ed assicurazione sono state fatte in modo corretto, la caduta di un alpinista in un crepaccio non dovrebbe risultare troppo rovinosa e l'arresto dovrebbe potere avvenire in uno spazio limitato di pochi metri. Se ciò si verifica, occorre con fredda determinazione e con le idee molto chiare dare avvio ad una serie di operazioni per consentire il recupero del compagno caduto. Nell'attraversamento di un ghiacciaio, normalmente si procede in conserva e solo raramente si effettuano assicurazioni su punti di ancoraggio; a questo proposito giova ricordare che è fortemente sconsigliata l'assicurazione a spalla, in quanto ciò impedirebbe qualsiasi movimento da parte del soggetto che sta assicurando. In ogni caso, dopo l'arresto, occorre trovare una posizione consona alle operazioni successive. Generalmente il primo punto di ancoraggio è rappresentato dalla piccozza, dato che è raramente possibile utilizzare una vite da ghiaccio. La piccozza dovrà essere inserita nella neve con un angolo di entrata acuto rispetto al pendio a monte e sulla becca sarà legato un cordino con un nodo a bocca di lupo. In alcuni casi può risultare più favorevole posizionare la piccozza in orizzontale e collegare un cordino direttamente sul manico con nodo barcaiolo. Anche l'alpinista caduto nel crepaccio potrà adoperarsi, condizioni fisiche permettendo, per coadiuvare il compagno. 6

7 IMPOSTAZIONE DELLA MANOVRA DI AUTOSOCCORSO Una volta arrestata la caduta e avere eseguito quanto detto in precedenza, si effettueranno le operazioni nell'ordine seguente: 1. predisporre un ancoraggio provvisorio posizionando la piccozza nella neve con una modalità a scelta tra quelle descritte in precedenza; 2. collegare l'anello di cordino (opportunamente collegato alla corda tramite un nodo auto bloccante prusik e tenuto durante la marcia infilato nella cintura dell imbragatura) e caricare gradualmente il punto di sosta, accertandosi sulla sua tenuta; 3. svolgere la corda avvolta a tracolla per acquisire libertà di movimento, autoassicurandosi in modo opportuno; 4. predisporre un secondo punto di ancoraggio con il materiale che si ha a disposizione. L'ideale sarebbe disporre di un corpo morto o di una seconda piccozza, ma in mancanza d'altro si potrà utilizzare anche 7

8 lo zaino, opportunamente svuotato del contenuto e riempito di neve. Questo secondo punto, piazzato a monte, dovrà risultare sfalsato di circa 15 rispetto al primo ancoraggio; 5. unire gli ancoraggi con un cordino sufficientemente lungo e, sulla sosta definitiva così costituita, dopo avere sciolto il nodo a otto utilizzato per il collegamento, inserire la corda nella piastrina gigi o, in mancanza di tale attrezzo, costruire un nodo bloccante edi o lorenzi; 6. sciogliere il nodo di collegamento alla corda di cordata, recuperare più corda possibile e fermarla con un nodo barcaiolo su un moschettone a ghiera inserito sotto la piastrina gigi; 7. spostare il peso del caduto sui due punti di ancoraggio, agendo opportunamente con il cordino fissato al primo punto di ancoraggio; 8. autoassicurarsi alla corda libera, con prusik su anello di cordino aperto; 9. andare a controllare la situazione del compagno sul bordo del crepaccio; - se è in grado di risalire in modo autonomo, lo si recupera utilizzando la piastrina; - se si è in molti, lo si recupera a forza; 10. se si è obbligati ad eseguire un paranco, dare avvio alle manovre necessarie. MANOVRE DI RECUPERO DA CREPACCIO Se si è obbligati ad eseguire un paranco, occorre considerare se: A. il compagno è in grado di collaborare e la corda di cordata a disposizione è lunga a sufficienza; B. il compagno non è in grado di collaborare o la corda non è sufficiente. Caso A: si predispone il paranco veloce con sistema Vanzo. 8

9 Caso B: si predispone il paranco con ½ poldo ( in tal caso è opportuno mettere una piccozza, uno zaino o una giacca sul bordo del crepaccio per impedire che la corda ne tagli il bordo. Si può anche effettuare un paranco semplice, nel caso in cui il compagno caduto sia in grado di collaborare almeno parzialmente al recupero e si abbia a disposizione almeno il doppio della corda che trattiene chi deve essere recuperato; di solito si attua quando la caduta è breve, quando i partecipanti al recupero sono numerosi e non ci sono nodi a palla (condizioni frequenti nella pratica scialpinistica). Esistono due sistemi di recupero che richiedono la collaborazione del caduto: A. rinvio al compagno e autobloccante Machard; B. rinvio al compagno e autobloccante con piastrina gigi Si segnala inoltre un terzo sistema di paranco semplice che rappresenta una variante del tipo B. sopra considerato; adotta sempre la piastrina gigi ma non richiede la collaborazione del caduto. Nella tavola che segue sono descritti i tre sistemi. 9

10 PARANCO VELOCE CON SISTEMA VANZO O TRIANGOLO SUL BORDO Si basa sul principio del paranco semplice, ma in questo caso, tuttavia, il soccorritore dovrà operare, ovviamente auto assicurato, sul bordo del crepaccio. Predisposto l'ancoraggio principale, si costruisce, mediante l'uso di un cordino lungo circa 4/5 metri e diametro 7 mm., un nodo Prusik chiuso con un nodo delle guide, sulla corda che esce dall'ancoraggio (dalla parte non in tensione); i due spezzoni che escono dal nodo delle guide saranno di lunghezza differente. Il più corto servirà per la nostra autoassicurazione e dovrà essere legato mediante un barcaiolo (per regolare la distanza) alla nostra imbragatura. A questo punto ci si sposterà sul bordo del crepaccio e si farà giungere al compagno caduto la corda doppiata con infilato un moschettone che lo stesso si dovrà agganciare; con l'altro spezzone costruiremo sul ramo di corda svincolata che risale dal compagno un nodo bellunese; inizieremo il recupero tirando la corda stessa (sopra la spalla e sotto l'ascella opposta), avendo l'accortezza di riportare ogni volta l'ultimo nodo autobloccante costruito verso il basso, oppure, meglio, lo terremo bloccato a terra con la punta dei ramponi. Nodo bellunese Nodo Machard Nodo Prusik infilato 10

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13 PARANCO CON SISTEMA MEZZO POLDO Questo sistema di recupero va adottato, oltre che in alpinismo su ghiaccio e su roccia, anche nella pratica sci-alpinistica. Non è molto veloce ma garantisce il successo nel recupero anche se ad operare si è da soli. PARANCO CON SISTEMA MEZZO POLDO CON SPEZZONE AUSILIARIO E' un'evoluzione della manovra precedente; è minore la velocità ma risulta inferiore anche lo sforzo (in assenza di attriti sarebbe la metà); è utile quando il compagno caduto è molto pesante. La preparazione è identica al precedente; la sola variante consiste nel costruire l'anello lasco (1/2 poldo) passante per un moschettone fissato con un barcaiolo ad uno spezzone ausiliario che a sua volta corre dentro il moschettone del Machard ed è bloccato con un altro barcaiolo al moschettone che agganceremo al lato libero dalla piastrina gigi. Note sul sistema autobloccante La piastrina gigi potrebbe essere sostituita da sistemi autobloccanti che utilizzano moschettoni come il nodo cuore o il nodo edi. 13

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