Salute e Sicurezza: Breve profilo epidemiologico. delle (mancate) condizioni di salute. e sicurezza sul lavoro in Italia

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1 Confederazione Generale Italiana del Lavoro 1 Sessione Salute e Sicurezza: Breve profilo epidemiologico delle (mancate) condizioni di salute e sicurezza sul lavoro in Italia A cura di Diego Alhaique Ufficio Salute e Sicurezza Cgil nazionale UN MILIONE D INFORTUNI L ANNO Per poter valutare con soddisfacente affidabilità l andamento del fenomeno degli infortuni sul lavoro, è necessario esaminare i dati relativi ad un periodo congruo e, affinché possano consolidarsi, a distanza di un adeguato lasso di tempo dalla sua conclusione. Le statistiche Inail degli ultimi 5 anni (Tav. 1) mostrano un sostanziale fissità delle frequenze assolute degli incidenti, con oltre un milione di casi in media l anno e una tendenza crescente dal 1998 al Nel 2002 si è verificata un inversione (un decremento del 4 % rispetto all anno precedente). I dati dei primi sei mesi del 2003 ( casi in totale), confrontati con lo stesso periodo del 2001 ( ), mostrano un ulteriore lievissima diminuzione (0,4 %) (Tav. 2). Quest ultimi dati tuttavia, oltreché parziali, sono anche incompleti, poiché per ragioni amministrative e criticità del sistema informativo, a settembre 2003 le sedi territoriali dell Inail dovevano ancora trasmettere alla direzione centrale le informazioni relative a circa denunce. Si prevede che a marzo prossimo saranno disponibili cifre più attendibili circa i casi denunciati in tutto il 2003 e quelli mortali. Ma, a parte i ritardi di ordine gestionale, dal punto di vista delle informazioni che se ne possono trarre ai fini della prevenzione, i dati di una generazione annua di infortuni, per i caratteri peculiari del fenomeno (si pensi ad es. ai casi gravi), sono da considerarsi definitivi solo se trascorso almeno un biennio. PIÙ INFORTUNI COLPISCONO LE DONNE In rapporto alla crescita dell occupazione femminile nell industria e servizi, che è stata nel quinquennio considerato pari al 13,4 per cento (dati Istat), gli infortuni nello stesso settore mostrano un differenziale decisamente più sostenuto, del 21,9 per cento, segno indiretto che le donne nel lavoro sono impiegate in attività in cui i rischi sono in aumento e probabilmente caratterizzate da rapporti di lavoro precari (v. avanti indagine europea).

2 Confederazione Generale Italiana del Lavoro PER LAVORO SI MUORE E SI RESTA INVALIDI La preoccupazione più grave riguarda i casi mortali: la media annua nel quinquennio considerato (Tav. 1). Ad essi vanno aggiunte le cifre relative ai lavoratori che muoiono per malattia professionale (300 in media ogni anno nel periodo ) e quelli che, per il fatto di essere stati già riconosciuti ammalati dall Inail, non rientrano nelle statistiche dei casi denunciati e indennizzati presenti nella Banca dati on line dell Istituto assicuratore, ma in quelle a gestione interna (delle rendite costituite per inabilità ) e che fanno parte della pesantissima eredità della mancata prevenzione dei decenni passati (che hanno comportato patologie come la silicosi e tumori professionali da amianto e da altri cancerogeni). Basti pensare che nel periodo sono stati ben i lavoratori affetti da silicosi (e per questo già titolari di una rendita Inail) morti a causa della malattia (ben casi ogni anno). A questi dati bisogna aggiungere quelli relativi alle conseguenze invalidanti degli infortuni e delle malattie professionali, subite ogni anno da oltre lavoratori nel nostro paese. Anche ad un confronto europeo la situazione italiana appare preoccupante. Gli ultimi dati disponibili di Eurostat (2000) (Tav. 3) forniscono un indice per gli infortuni mortali in Italia pari a 3,3 per addetti, a fronte del 2,7 della media Ue. RISCHI FISICI, INTENSIFCAZIONE E FLESSIBILITA DEL LAVORO NELLA UE Ma anche altri sono i danni alla salute causati dal lavoro. Lo dimostrano tutte le rilevazioni condotte sul campo: mentre permane l esposizione a rischi fisici, l intensificazione e la flessibilità del lavoro sono una fonte primaria di problemi di salute per i lavoratori di tutta Europa. Nel 2000 la Fondazione europea di Dublino ha svolto la sua terza indagine sulle condizioni di lavoro nella Ue (le due precedenti risalgono al 1990 e al 1995). In totale, sono stati intervistati lavoratori, sia dipendenti che autonomi, in tutti gli Stati membri. E stato rilevato che, nell arco dei dieci anni intercorsi dalla prima indagine, non sono intervenuti miglioramenti significativi nei fattori di rischio o nelle condizioni complessive del lavoro (Tav. 4). I LAVORATORI DELLE PMI SONO PIÙ ESPOSTI AL RISCHIO D INFORTUNIO Come nel resto d Europa, gran parte del tessuto produttivo italiano è costituito da Pmi. Ma tale caratteristica è nel nostro paese particolarmente rilevante per quanto attiene alle piccolissime dimensioni. Basti pensare che le aziende con meno di 10 addetti sono più del 94 %. E, come in tutta Europa, il rischio d infortunio è inversamente proporzionale alla dimensione d impresa sia nelle aziende artigiane (Tav. 5 B) che non artigiane (in base alla classificazione Inail) (Tav. 5 C). Ciò è dovuto ad un insieme di fattori di debolezza strutturale, cui si adegua passivamente la normativa laddove non obbliga proprio le imprese fino a 10 addetti a documentare di aver svolto la valutazione dei rischi, ma solo a dichiarare di averla effettuata. Il che la dice lunga su quello che può essere l impegno concreto di queste imprese nella sicurezza. Si segnala inoltre il fatto che da questi dati si evince indirettamente il fenomeno dell evasione dell obbligo della denuncia

3 Confederazione Generale Italiana del Lavoro d infortunio da parte delle piccolissime aziende: nelle imprese non artigiane, infatti, per la classe più piccola di addetti (1 15) si registra l indice di frequenza infortunistica più basso, in contraddizione con quelli delle imprese maggiori, che sono più alti e comunque diminuiscono col crescere della dimensione aziendale (Tav. 5 C). LE MALATTIE SILENZIOSE Il numero delle malattie professionali (mp) denunciate ogni anno permane a livelli elevati: nell ultimo quinquennio oltre è la media annua (Tav. 6), vi è una tendenza all aumento, a parte il 2001, anno in cui il flusso delle denunce è solo apparentemente diminuito, a cause di gravi criticità nel sistema informativo dell Inail. La loro tipologia conferma il permanere di rischi tradizionali (l ipoacusia è al primo posto, pur non venendo riconosciute le altre conseguenze lesive provocate dal rumore) accanto ai nuovi rischi dovuti all intensificazione del lavoro (come i disturbi muscolo scheletrici, dms). Ma i dati Inail per le mp sono solo un pallido riflesso della realtà. Siamo qui di fronte al classico fenomeno dell'iceberg, di cui vediamo la punta, ma sappiamo che c'è una grande massa ignota sommersa: ad esempio, secondo le stime epidemiologiche più prudenziali, almeno il 4 % di tutte le morti a causa di tumori (attorno ai casi per anno), quindi circa casi, sono dovuti all esposizione a fattori cancerogeni dell ambiente di lavoro. In più la quota di mp non riconosciute è amplissima (attorno al 80% dei casi definiti dall'inail sono respinti). Qualche miglioramento si è avuto negli ultimi anni per i dms e per i tumori, ma, soprattutto per questi, ancora ampiamente insufficiente. Da segnalare che negli ultimi anni le denunce delle mp non tabellate sta aumentando notevolmente, tanto da sopravanzare quelle tabellate e ciò mette in evidenza la necessità di un urgente revisione delle liste delle mp. SALUTE E SICUREZZA COME PARTE INTEGRANTE DELLA CULTURA D IMPRESA Infortuni e malattie professionali non cadono dal cielo, ma sono l effetto della mancata prevenzione dei rischi. Non a caso l Organizzazione mondiale della sanità li definisce il risultato del fallimento dell organizzazione sociale e tecnica del lavoro. Il rispetto innanzi tutto della normativa in questo campo è una condizione necessaria, ma non sufficiente, così come non lo è il mero apprestamento di accorgimenti tecnici. Deve piuttosto farsi strada una concezione dell organizzazione del lavoro che tenga conto della salute e sicurezza come parte integrante della cultura d impresa. COSTI UMANI E ECONOMICI SUGGERISCONO CHE LA PREVENZIONE CONVIENE Oltre ai costi umani si devono segnalare anche quelli economici complessivi che sopporta l intero sistema, che sono stati stimati essere pari a miliardi/anno di vecchie lire (più di 28 miliardi di Euro). Sono costi che ricadono sul sistema sociale come sulle imprese, che quindi dovrebbero concepire la prevenzione come un investimento. Nel medio e lungo periodo la prevenzione è un affare, conviene anche economicamente. Lo hanno dimostrato numerose ricerche in campo internazionale. Esperienze e metodi sono disponibili nel sito dell Agenzia Europea per la salute e sicurezza sul lavoro (

4 Confederazione Generale Italiana del Lavoro INCIDENTI PREVEDIBILI E QUINDI PREVENIBILI Così le statistiche ci appaiono sotto una nuova luce: non è tanto importante infatti disquisire sull aumento o meno del fenomeno, bensì la possibilità di capire quanti di quegli incidenti mortali e gravi si potrebbero evitare. Si possono fare gli esempi dei tre settori che da soli rappresentano il 65 % degli infortuni mortali: l edilizia, il trasporto merci e l agricoltura (v. anche la graduatoria di gravità in Tav. 8). Le cause di questi incidenti si conoscono. Sono fondamentalmente tre quelle largamente più frequenti: le cadute dall alto in edilizia, il colpo di sonno al volante del mezzo di trasporto merci (che coinvolge quasi sempre anche altri utenti della strada) dovuto alle eccessive ore di guida, il rovesciamento o ribaltamento del trattore in agricoltura. Sono tutte cause prevenibili, sia dal punto di vista tecnico che comportamentale e dell organizzazione del lavoro. Occorre allora sviluppare interventi che favoriscano l applicazione di tali soluzioni. INCENTIVI ECONOMICI PER LA PREVENZIONE Un esempio viene da quello che si è tentato di fare per quanto riguarda informazione e formazione alla sicurezza negli ultimi anni. E noto che ai fini della prevenzione è importante innanzi tutto che i lavoratori siano informati sui rischi e sulle misure per evitarli e occorre anche che siano garantiti comportamenti sicuri: questo è il ruolo della formazione alla sicurezza, che la legge ha reso obbligatoria per i lavoratori. Ma nelle imprese è il punto più debole. Come dimostrato anche dai risultati del monitoraggio delle Regioni sull applicazione della normativa europea (il famoso decreto 626 del 1994). Per migliorare tale situazione sono stati previsti per legge incentivi economici da parte dell Inail: 150 miliardi delle vecchie lire in un triennio per programmi di informazione e formazione rivolti ai lavoratori e a varie figure aziendali della sicurezza. Vi è stata una grande adesione, adesso bisogna valutare i risultati e proseguire su questa strada con modalità che puntino alla progettazione di interventi mirati e con garanzie di qualità e d efficacia nella realizzazione. Altri 450 miliardi l Inail li ha messi a disposizione per il miglioramento dell ambiente di lavoro e delle macchine. Purtroppo questa linea di finanziamento non ha avuto molto successo perché in gran parte concessa solo in conto interessi, ma anche per il timore delle imprese comunque infondato di essere fatte oggetto d ispezione in occasione della richiesta di finanziamento. UNA NORMATIVA PIÙ EFFICACE SENZA INDEBOLIRE LA TUTELA E giusto pensare anche ad un riordino della normativa con l obiettivo di migliorarne la facilità di applicazione e quindi l efficacia, ma ciò non deve assolutamente comportare l indebolimento delle garanzie per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, verso cui invece è indirizzata la legge che delega il Governo ad emanare un provvedimento di riassetto delle disposizioni in materia (v. documento Cgil Cisl Uil del 29 luglio 2003).

5 Confederazione Generale Italiana del Lavoro

6 Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo e denunciati all'inail Tav. 1 TOTALE INFORTUNI di cui MORTALI ANNI Agricoltura Industria Conto TOTALE Agricoltura Industria Conto TOTALE e Servizi Stato e Servizi Stato Maschi Femmine Maschi e Femmine 6

7 Fonte: Rapporti Inail 2001 e 2002 Tav. 2 7

8 Casi d infortunio mortale denunciati all Inail Infortuni denunciati all Inail Settore attività 1 Semestre 1 Semestre Settore attività Semestre Semestre Variazione % INDUSTRIA E SERVIZI INDUSTRIA E SERVIZI ,2 AGRICOLTURA AGRICOLTURA ,6 TOTALE INFORTUNI TOTALE INFORTUNI ,4 Fonte: Banca Dati Inail 8

9 N. B. I dati disponibili per il 2003 sono al momento (gennaio 2004) solo quelli relativi al 1 semestre (vedi testo). 9

10 3,4 3,3 3,1 Casi mortali d'infortunio sul lavoro dei Paesi Ue nel 2000 Tassi d'incidenza per occupati (Fonte: Eurostat) (* Paesi i cui dati non provengono da sistema assicurativo pubblico) 7 6,7 6 6,1 5 5,1 4, ,7 2,7 2,3 2,3 2,1 2,1 1, ,4 1,1 0 Olanda * Irlanda * Grecia Ue - 15 Belgio Italia Francia Spagna Austria Portogallo Lussemburgo Svezia Gran Bretagna * Danimarca * Finlandia Germania Tav. 3 10

11 Tav. 4 DIECI ANNI DI CONDIZIONI DI LAVORO NELL UNIONE EUROPEA Indagine condotta nel 2000 dalla Fondazione Europea di Dublino Principali risultati I più comuni problemi di salute legati al lavoro sono: - il mal di schiena (segnalato dal 33 % degli intervistati); - lo stress (28 %); - i dolori muscolari al collo ed alle spalle (23 %); - l affaticamento complessivo (23 %). C è un rapporto diretto tra precarie condizioni di salute e avverse condizioni di lavoro derivanti in particolare dalla ripetitività e da un livello elevato di intensità del lavoro. Rimane prevalente l esposizione ai rischi fisici (rumore, vibrazioni, sostanze pericolose, caldo, freddo, ecc.) e ad ambienti mal progettati (trasporto di carichi pesanti e posture scomode). Il lavoro sta diventando sempre più intenso: oltre il 50 % dei lavoratori lavora a ritmi elevati o in tempi stretti per almeno un quarto del proprio tempo di lavoro. 11

12 Il controllo sul proprio lavoro non è aumentato in maniera significativa: un terzo dei lavoratori sostiene di avere uno scarso o nessun controllo sul proprio lavoro, mentre soltanto tre lavoratori su cinque sono liberi di decidere quando prendere le ferie. La natura del lavoro sta cambiando: dipende sempre meno dai macchinari e dagli obiettivi di produzione e sempre più dalla domanda dei clienti. Aumenta il numero delle persone che utilizzano il computer: dal 39 % (1995) al 41 % nel La flessibilità è diffusa in tutti gli aspetti del lavoro: tempo di lavoro («lavoro 24 ore su 24» e part-time); organizzazione del lavoro (pluricompetenze, lavori di gruppo e responsabilizzazione); condizione occupazionale (il 18 % di tutti i lavoratori dipendenti lavora con contratti che non sono a tempo indeterminato). I lavoratori precari (i lavoratori con contratti a termine ed i lavoratori interinali) continuano a segnalare una maggiore esposizione al rischio rispetto ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Prevale la segregazione e la discriminazione dei sessi, in entrambi i casi a tutto svantaggio delle donne. La violenza, le molestie sessuali e le intimidazioni restano una caratteristica del posto di lavoro: dal 4 % al 15 % dei lavoratori in vari paesi segnalano di essere stati soggetti ad intimidazioni. Fonte: FONDAZIONE EUROPEA per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro ( Tav. 5 12

13 DIMENSIONE D IMPRESA E FREQUENZA INFORTUNISTICA IN ITALIA (Media triennio 1998/2000 per 1000 addetti) A) Frequenze relative d infortunio per tipologia delle aziende (secondo la classificazione Inail). Aziende Artigiane Dipendenti Autonomi Totali Aziende non Artigiane Monolocalizzate TOTALE 76,49 36,61 48,78 38,75 40,91 B) Frequenze relative d infortunio nelle aziende artigiane per classe di ampiezza delle aziende. LAVORATORI Autonomi Dipendenti per classe di ampiezza delle aziende oltre 30 Totale TOTALE 13 36,61 78,60 62,05 11,41 76,49 48,78

14 C) Frequenze relative d infortunio nelle aziende non artigiane monolocalizzate e per classe di addetti. CLASSI DI ADDETTI Oltre 250 TOTALE 36,07 46,83 47,571 45,98 30,65 38,75 Fonte: Banca Dati Inail Tav. 6 14

15 Industria e Servizi Malattie professionali denunciate in Italia Agricoltura Malattie professionali denunciate in Italia Fonte: Rapporti Inail 2001 e

16 Tav. 7 INDUSTRIA E SERVIZI Malattie professionali denunciate all'inail nel periodo per tipo di malattia e anno Malattie Professionali o Sostanze che le causano TOTALE MALATTIE TABELLATE di cui: 50 - IPOACUSIA E SORDITA' MALATTIE CUTANEE ASBESTOSI SILICOSI NEOPLASIE DA ASBESTO MALAT.OSTEOARTICOLARI ASMA BRONCHIALE PNEUMOC.DA SILICATI NEOPLASIE POLVERI LEGNO NEOPLASIE POLVERI CUOIO

17 TOTALE MALATTIE NON TABELLATE di cui: - ipoacusia malattie dell'apparato respiratorio sindrome del tunnel carpale tendiniti tumori INDETERMINATE TOTALE Fonte: Rapporti Inail 2001 e

18 Tav. 8 NUMERI INDICI E POSIZIONE NELLA GRADUATORIA (tra parentesi tonde) DEI RAPPORTI DI GRAVITA' D'INFORTUNIO (*) IN ITALIA PER SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA E TIPO DI CONSEGUENZA. BASE: TOTALE = 100 MEDIA TRIENNIO 1998/00 (comprese aziende non artigiane plurilocalizzate) Tipo di conseguenza Settori di Attività Economica Inabilità temporanea Inabilità permanente Morte Totale A AGRINDUSTRIA 96 (14) 125 (8) 122 (7) 120 (9) B PESCA 60 (24) (30) C ESTRAZ.MINERALI 123 (9) 217 (3) 347 (1) 218 (3) DA IND. ALIMENTARE 117 (11) 114 (11) 98 (9) 112 (10) DB IND. TESSILE 73 (20) 58 (22) 45 (24) 59 (21) DC IND. CONCIARIA 67 (22) 68 (17) 52 (23) 65 (19) DD IND. LEGNO 182 (2) 278 (2) 135 (5) 242 (2) DE IND. CARTA 86 (15) 74 (15) 68 (18) 76 (15) DF IND. PETROLIO 30 (29) 35 (27) 90 (11) 41 (27) DG IND. CHIMICA 50 (27) 43 (25) 72 (16) 48 (24) DH IND. GOMMA 145 (5) 126 (7) 77 (14) 123 (8) DI IND.TRASFORMAZ. 182 (2) 186 (4) 182 (4) 185 (4) DJ IND. METALLI 181 (4) 173 (5) 123 (6) 168 (5) DK IND. MECCANICA 123 (9) 93 (12) 82 (13) 96 (12) DL IND. ELETTRICA 60 (24) 49 (23) 57 (20) 52 (23) DM IND.MEZZI TRAS. 133 (6) 84 (14) 57 (20) 89 (14) DN ALTRE INDUSTRIE 131 (7) 132 (6) 85 (12) 126 (7) E ELET. GAS ACQUA 64 (23) 60 (21) 45 (24) 58 (22) F COSTRUZIONI 189 (1) 302 (1) 307 (2) 283 (1) G50 COMM. RIP. AUTO 108 (13) 115 (10) 98 (9) 111 (11) G51 COMM. INGROSSO 68 (21) 67 (18) 112 (8) 73 (16) G52 COMM. DETTAGLIO 86 (15) 71 (16) 62 (19) 72 (17) H ALBERG. E RIST. 117 (11) 88 (13) 77 (14) 91 (13) I TRASPORTI 130 (8) 124 (9) 227 (3) 139 (6) 18

19 J INTERM. FINANZ. 10 (30) 13 (29) 13 (29) 13 (29) K ATT.IMMOBILIARI 74 (18) 61 (20) 70 (17) 64 (20) L PUBBLICA AMMIN. 55 (26) 43 (25) 25 (26) 43 (26) M ISTRUZIONE 32 (28) 30 (28) 25 (26) 30 (28) N SANITA' 74 (18) 46 (24) 25 (26) 48 (25) O SERV. PUBBLICI 81 (17) 66 (19) 57 (20) 68 (18) X ATT. NON DETER TOTALE (*) Rapporto di gravità (per addetto): rapporto tra le conseguenze degli eventi lesivi indennizzati (integrati per tenere conto dei casi non ancora liquidati) e numero degli esposti. Tutte le tipologie di conseguenze sono espresse in giornate perdute, quantificate sulla base di convenzioni internazionali recepite dall'uni (Ente nazionale italiano di unificazione): - inabilità temporanea: giornate effettivamente perdute, compresi i giorni di carenza; - inabilità permanente: ogni grado di inabilità equivale a 75 giornate perdute; - morte: ogni caso equivale a 7500 giornate perdute. Qualora uno stesso evento abbia avuto più conseguenze, il caso viene attribuito alla conseguenza più grave. Gli esposti sono rappresentati dagli addetti (lavoratori dipendenti e autonomi). Nel caso di aziende che svolgano più lavorazioni previste dalla tariffa Inail, gli infortuni e gli esposti sono ripartiti in quote proporzionali (rischio misto). Fonte: Banca dati Inail 19

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