AFOL della Provincia di Como. PA Consulting S.r.l.
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- Gioacchino Amando Locatelli
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1 AFOL della Provincia di Como Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex d.lgs. 231/2001 PA Consulting S.r.l.
2 Modello di OGC ex d.lgs. 231/2001 Quadro giuridico e responsabilità dell impresa 2
3 AFOL COMO Modello di OGC ex d.lgs. 231/2001 IL D. LGS. 8 GIUGNO 2001, N. 231 «Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell'articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300» L estensione della responsabilità mira a coinvolgere nella punizione di taluni illeciti penali il patrimonio dell ente, con evidenti riflessi sulla sua operatività e sulla sua continuità Viene introdotta per la prima volta nell ordinamento italiano la responsabilità amministrativa in sede penale degli enti, che si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto illecito. QUINDI l ente e tutti i soggetti coinvolti nella vita aziendale sono chiamati ad una maggior consapevolezza delle proprie azioni quotidiane con riferimento ai valori del Codice Etico e ai reati compresi nel decreto È interesse di tutti porre attenzione al controllo della regolarità e della legalità dell operato dell azienda in quanto soggetto attivo della Società. PERTANTO 3
4 INQUADRAMENTO NORMATIVO ED ATTUATIVO Norme Linee guida attuative - Legge delega n. 300/ Linee guida Confindustria - Decreto Legislativo n. 231/ Successive integrazioni al d.lgs. 231/ Linee guida A.B.I. - Principi di controllo interno emessi dall A.I.I.A. - Linee guida di categoria - Best Practices 4
5 LA RESPONSABILITÀ DELL IMPRESA La principale novità introdotta dal d.lgs. 231/01 consiste nella: responsabilità dell ente che si aggiunge a quella delle persone fisiche Restano applicabili, a carico delle persone fisiche (es. i singoli dipendenti di una società) autrici di uno dei reati ex d.lgs. 231/01, le sanzioni previste dalle norme del Codice Penale, nonché da altre fonti normative (ad esempio il Codice Civile con riferimento ai reati societari), mentre l ambito di applicazione del d.lgs. 231/2001 riguarda gli enti forniti di personalità giuridica e le società e associazioni anche prive di personalità giuridica. 5
6 LA RESPONSABILITÀ DELL IMPRESA L articolo 5 del d.lgs. 231/01 detta i criteri per determinare l imputazione oggettiva dell illecito all ente. Ogni azienda è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio : da un soggetto in posizione apicale ovvero un soggetto che riveste funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell ente o di una sua unità organizzativa anche in via di fatto. da un soggetto in posizione subordinata sottoposto ai poteri di direzione o vigilanza dei soggetti apicali (ad es. dipendente, consulente, agente ecc.). La responsabilità è esclusa nei casi in cui l autore abbia commesso il reato nell esclusivo interesse proprio o di terzi (art. 5, comma 2). 6
7 LA RESPONSABILITÀ DELL IMPRESA: ONERE DELLA PROVA POSIZIONE APICALE POSIZIONE SUBORDINATA COLPEVOLEZZA PRESUNTA DELL ENTE COLPEVOLEZZA NON PRESUNTA ONERE DELLA PROVA SPETTA ALL ENTE ONERE DELLA PROVA SPETTA AL MAGISTRATO INQUIRENTE 7
8 TIPOLOGIE DI REATO La disciplina in esame si applica alle 13 seguenti tipologie di reato, anche quando solo tentati (art. 26 d.lgs. 231/2001): I) reati in danno della Pubblica Amministrazione previsti dagli artt. 24 e 25 del Decreto; II) reati in tema di falsità in moneta, carte di pubblico credito, valori di bollo e strumenti o segni di riconoscimento (art. 25-bis, inserito nel Decreto dall'art. 6 del d.lgs. 25 settembre 2001 n. 350, poi convertito nella legge 23 novembre 2001, n. 409 e modificato dall art. 15 co. 7 lettera a) della Legge 23 luglio 2009, n. 99); III) reati societari (art. 25-ter, inserito nel Decreto dall'art. 3, comma 2, del d.lgs. 11 aprile 2002, n. 61) e di market abuse (art. 25-sexies, inserito nel Decreto dall'art. 9, comma 3, della legge 18 aprile 2005, n. 62); IV) reati con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico (art. 25-quater, inserito nel Decreto dall'art. 3 della legge 14 gennaio 2003, n. 7); V) reati contro la persona (art. 25- quater. 1 inserito nel Decreto dall'art. 8 della legge 9 gennaio 2006, n. 7) e contro la personalità individuale (art. 25-quinquies inserito nel Decreto dall'art. 5 della legge 11 agosto 2003, n. 228); VI) reati cd. transnazionali (per i quali introduce la responsabilità amministrativa dell Ente, ai sensi del Decreto, l art. 10 della legge 16 marzo 2006, n. 146); 8
9 TIPOLOGIE DI REATO - segue VII) omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro (art. 25-septies inserito nel Decreto dall'art. 9 della legge 3 agosto 2007, n. 123); VIII) ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art. 25-octies inserito nel Decreto dall'art. 63 comma 3 DPCM 16 novembre 2007); IX) delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24-bis inserito nel Decreto dall art. 7 della legge 18 marzo 2008, n. 48); X) delitti di criminalità organizzata (art. 24-ter inserito nel Decreto dall'art. 2, Legge 15 luglio 2009, n. 94); XI) delitti contro l industria e il commercio (art. 25-bis.1 inserito nel Decreto dall'art. 15 co. 7 lettera b), Legge 23 luglio 2009, n. 99); XII) delitti in materia di violazione del diritto d autore (art. 25-novies inserito nel Decreto dall'art. 15 co. 7 lettera c), Legge 23 luglio 2009, n. 99); XIII) reati in danno all amministrazione della Giustizia (art. 25-novies inserito nel Decreto dall art. 4 della legge 3 agosto 2009, n. 116). 9
10 LE SANZIONI PREVISTE 1) pecuniarie, da un minimo di ad un massimo di , applicate in quote di sanzione comprese tra un minimo di 100 ed un massimo di 1000 (valore minimo di ciascuna quota 258, valore massimo 1.549) per ciascun reato; 2) interdittive*, applicate per un periodo non inferiore a tre mesi e non superiore a due anni, consistenti in: a) Interdizione dall esercizio dell attività; b) sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell illecito; c) divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione; d) esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l eventuale revoca di quelli già concessi; e) divieto di pubblicizzare beni o servizi. * Le sanzioni interdittive possono essere irrogate anche in via cautelare nel corso del procedimento penale di accertamento del reato. 10
11 LE SANZIONI PREVISTE- segue 3) confisca del profitto, ad opera dell Autorità Giudiziaria, del prezzo o del profitto generati dal reato, fatta eccezione per la parte che può essere resa al danneggiato e fatti salvi i diritti acquisiti da terzi in buona fede; 4) pubblicazione della sentenza, che può affiancarsi, a discrezione del giudice, alla sanzione di natura interdittiva ed è effettuata a spese della Società, per una sola volta, per estratto o per intero, in uno o più giornali indicati dal Giudice e mediante affissione nel Comune dove si trova la sede principale della Società. 11
12 ESONERO DALLA RESPONSABILITÀ art. 6 d.lgs. 231/01 Per i reati commessi dai soggetti in posizione apicale, l esclusione della responsabilità si realizza se l ente è in grado di provare: che ha preventivamente adottato ed efficacemente attuato modelli di OGC idonei ad individuare e prevenire reati della specie di quello verificatosi; che la violazione dei modelli è stata attuata in maniera fraudolenta dagli autori del reato; che il compito di vigilare sul funzionamento, sull osservanza dei modelli e sul loro aggiornamento è stato affidato ad un proprio organismo, dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo (Organismo di Vigilanza o OdV); che l Organismo di Vigilanza e i soggetti incaricati della gestione e del controllo hanno operato diligentemente. 12
13 ESONERO DALLA RESPONSABILITÀ art. 7 d.lgs. 231/01 Per i reati commessi dai soggetti in posizione subordinata l ente è responsabile se la commissione del reato è stata resa possibile dall inosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza. Tali obblighi si considerano in ogni caso adempiuti, con conseguente esclusione di responsabilità, se l ente, prima della commissione del reato, ha adottato ed efficacemente attuato un Modello di OGC che: preveda misure idonee a garantire lo svolgimento dell attività nel rispetto della legge ed a scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio; venga attuato efficacemente con verifiche periodiche ed eventuali modifiche, nonché implementi un sistema disciplinare idoneo a sanzionare le violazioni. 13
14 ESONERO DALLA RESPONSABILITÀ: IMPLICAZIONI OPERATIVE In concreto gli enti per poter essere esonerati dalla responsabilità devono: dotarsi di un Codice Etico che statuisca i principi etici di riferimento dell ente; definire una struttura organizzativa, in grado di: a. garantire una chiara ed organica attribuzione dei compiti; b. attuare una segregazione delle funzioni; c. ispirare e controllare la correttezza dei comportamenti; formalizzare procedure aziendali, manuali ed informatiche, al fine di regolamentare lo svolgimento delle attività; assegnare poteri autorizzativi e di firma in coerenza con le responsabilità organizzative e gestionali definite; 14
15 ESONERO DALLA RESPONSABILITÀ : IMPLICAZIONI OPERATIVE segue comunicare al personale in modo capillare, efficace, chiaro e dettagliato il Codice Etico, le procedure aziendali, il sistema sanzionatorio, i poteri autorizzativi e di firma, e tutte le azioni volte ad impedire la commissione di atti illeciti; prevedere un adeguato sistema sanzionatorio; costituire un Organismo di Vigilanza (OdV) autonomo, indipendente e con adeguate competenze professionali. 15
16 Modello di OGC ex d.lgs. 231/2001 Il Codice Etico e la condivisione dei valori 16
17 IL CODICE ETICO PER LE AZIENDE Definisce le responsabilità etico-sociali dell azienda Raccoglie i principi etici a cui devono ispirarsi i comportamenti individuali dei destinatari Strumento a garanzia e sostegno dell immagine aziendale Valenza di Carta Costituzionale dell azienda 17
18 CONTENUTI MINIMI DI UN CODICE ETICO Dichiarazione di rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti in ciascun Paese nel quale l azienda opera; ogni attività deve svolgersi nel rispetto dei principi di: trasparenza; verificabilità; onestà; imparzialità; vision e mission aziendali, individuate nel rispetto dei punti precedenti; principi etici propri dell ente, che costituiscano la base dei rapporti con ciascuna tipologia di interlocutori aziendali (stakeholder); sistema disciplinare e meccanismi sanzionatori (nel rispetto dei CCNL applicati); Il rimando agli strumenti di attuazione (Procedure aziendali e Organismo di Vigilanza) 18
19 IL CODICE ETICO: METODOLOGIA REALIZZATIVA 1. Analisi della struttura aziendale per individuare: vision; mission; stakeholder; 2. Discussione interna per definire: principi etici di riferimento; standard etici di comportamento verso i diversi stakeholder; 3. Adeguamento dell organizzazione aziendale, delle procedure, delle politiche imprenditoriali con riferimento ai principi enunciati nel Codice Etico. 19
20 LA FORZA DI UN CODICE ETICO: LA CONDIVISIONE DEI VALORI L etica aziendale deve nascere da una scelta consapevole. Tale consapevolezza deve derivare da un processo strutturato di autoregolamentazione e non da imposizioni esterne. Per far sì che il risultato di questa scelta sia efficace, i principi e i valori espressi devono essere sostenuti e condivisi da tutte le persone coinvolte. È quindi necessario che il sistema etico venga accompagnato e/o seguito da momenti di informazione e formazione specifici per i differenti attori coinvolti nel processo (management, dipendenti, collaboratori, ) 20
21 Modello di OGC ex d.lgs. 231/2001 Modello di OGC e Organismo di Vigilanza 21
22 IL RISCHIO REATO: DEFINIZIONE Il rischio che ciascuno dei reati previsti, dal decreto e dalle sue successive integrazioni, sia commesso da parte di un proprio dipendente nell interesse e/o a vantaggio dell azienda E che si tengano comportamenti non conformi a quanto sancito nel Codice Etico aziendale. 22
23 ANALISI DEI RISCHI: FASI OPERATIVE 1. Identificazione degli obiettivi 2. Mappatura dei processi aziendali 3. Identificazione ed analisi dei rischi 4. Impostazione delle misure di controllo del rischio 5. Valutazione del modello di gestione del rischio e revisione periodica 23
24 D.LGS. 231/01: PRASSI OPERATIVA Predisposizione del Codice Etico Valutazione della sensibilità al rischio reato delle diverse aree aziendali, tenendo conto delle procedure applicate Implementazione dei controlli (Organismo di Vigilanza, anche OdV) Modello di OGC ex 231/01 24
25 AS IS ANALYSIS, TO BE ANALYSIS E GAP ANALYSIS As is Analysis Fotografia della situazione rilevata tramite confronto tra matrice dei rischi completata e mappa delle funzioni aziendali. To be Analysis Situazione ideale di assoluta prevenzione dei rischi esaminati, cui l ente deve tendere. Gap Analysis Analisi che evidenzia gli scostamenti tra As is Analysis e To be Analysis e che imposta le misure di controllo del rischio da applicare (azioni preventive o correttive). 25
26 DALL ANALISI DEI RISCHI AL MODELLO DI OGC Partendo dalla Gap Analysis, vengono formalizzate le procedure aziendali volte a implementare le azioni preventive e quelle correttive nello svolgimento delle attività. Il documento aziendale che raccoglie queste formalizzazioni è il Modello di OGC. Tutte le attività preliminari alla stesura del Modello di OGC, e il Modello stesso, necessitano di un continuo monitoraggio ed aggiornamento. 26
27 STRUTTURA DI UN MODELLO DI OGC Parte Generale Parte speciale A Parte speciale C Parte speciale B La suddivisione proposta è adattabile alle diverse realtà aziendali. Le parti speciali possono caratterizzarsi per l area o gli interlocutori a cui si rivolgono, le tipologie di reato, etc. 27
28 CARATTERISTICHE DI UN BUON MODELLO DI OGC EFFICACIA le procedure definite nel Modello di OGC devono effettivamente prevenire la commissione dei reati previsti, evidenziando gli eventuali red flags che dovessero sorgere durante lo svolgimento delle attività; SPECIFICITÀ non si può applicare un Modello di OGC generico, che ignori le caratteristiche e le peculiarità dell ente a cui si applica; 28
29 CARATTERISTICHE DI UN BUON MODELLO DI OGC SEGUE ATTUALITÀ a causa dei cambiamenti che possono caratterizzare la vita aziendale e a causa della continua integrazione della normativa di riferimento; un Modello di OGC deve essere frutto di un processo dinamico d aggiornamento; INTEGRABILITÀ le procedure contenute nel Modello di OGC ex 231/2001 devono integrarsi con le altre procedure presenti in azienda (Qualità, Sicurezza, Ambiente ). 29
30 MODELLO DI OGC: IL CONTROLLO SUL FUNZIONAMENTO Il d.lgs. 231/2001 pone come condizione per l esonero dalla responsabilità che l ente abbia affidato [ ] il compito di vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli e di curarne l aggiornamento ad un organismo dell'ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo [ ]. L Organismo di Vigilanza 30
31 L ORGANISMO DI VIGILANZA: REQUISITI Indipendenza; autonomi poteri di iniziativa e di controllo; assenza di deleghe operative; soggetto terzo rispetto a coloro sui quali effettua la vigilanza; poteri derivati direttamente dal vertice aziendale; professionalità e continuità d azione. 31
32 L ORGANISMO DI VIGILANZA: PRINCIPALI ATTIVITÀ Verificare che il Modello di OGC sia idoneo a prevenire il verificarsi dei reati (controllo dell efficacia); vigilare sull osservanza e funzionamento del Modello; monitorare costantemente il Modello, segnalando all azienda gli eventuali aggiornamenti in risposta a mutate condizioni dell ente o della normativa applicata; redigere, alla fine di ogni verifica, un rapporto dell attività che evidenzi le potenziali aree critiche nonché le più appropriate azioni correttive; raccogliere e valutare le segnalazioni di non conformità. 32
33 PA CONSULTING S.r.l. Via Cezanne, MILANO
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