Speciale PIANTE OFFICINALI. il settimanale dell'agricoltore. Le coltivazioni, gli utilizzi, le aziende, il mercato. La filiera in Abruzzo

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1 1 Anno XLI Supplemento n. 1 al n gennaio 2000 L (Euro 1,45) Le coltivazioni, gli utilizzi, le aziende, il mercato Speciale il settimanale dell'agricoltore (a cura dell Arssa, Agenzia regionale per i servizi sviluppo agricolo dell Abruzzo) La filiera in Abruzzo In caso di mancata consegna, inviare a Ufficio BO CMP per la restituzione al mittente, che si impegna a versare la dovuta tassa 2000 EDAGRICOLE Spa - Cas. Post Bologna - ISSN Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Bologna PIANTE OFFICINALI La tecnica colturale Il futuro di queste produzioni L attività dell Arssa

2 Una opportunità per l Abruzzo 4 Picchi: «I nostri servizi a sostegno dell agricoltura abruzzese» 6 Gli aspetti critici e i punti di forza di un settore emergente 10 La filiera in Abruzzo 15 Nelle aree interne della regione 18 Zafferano e liquirizia, il peso della tradizione 21 Il futuro di queste produzioni 22 Nelle diverse tipologie aziendali 24 Gli ambienti di coltivazione 31 Negli ordinamenti colturali delle singole aziende agricole 34 L attività dell Arssa 36 La proposta di regolamentazione del settore erboristico all esame del Parlamento 40 Buona pratica agricola, le linee guida 44 Le norme Ghp per la raccolta e il trattamento delle officinali spontanee 47 Bibliografia SPECIALE PIANTE OFFICINALI Introduzione Negli ultimi anni è aumentata considerevolmente la richiesta di prodotti naturali. Questa tendenza, che va oltre quello che può essere considerato un fenomeno di moda, è riconducibile alla ricerca di uno stile di vita più attento agli aspetti salutistici dell alimentazione e alla cura della persona. Le erbe officinali e i loro derivati sono sempre più richiesti dal mercato e, per il futuro, il loro consumo si stima in ascesa. Allo stato attuale l offerta interna non è in grado di far fronte alle richieste, tanto che la bilancia nazionale dei pagamenti, riferita al settore, chiude ogni anno con un deficit di diverse decine di miliardi. Tale contesto ha richiamato l attenzione di molti operatori agricoli e anche in Abruzzo si è assistito ad una crescita delle superfici investite ad officinali che, rispetto alla fine degli anni 80 si sono incrementate in maniera significativa. Il presente lavoro illustra la situazione attuale, le problematiche e le prospettive di sviluppo del settore nella regione Abruzzo. Lo stesso andrà a costituire un utile strumento di consultazione per tutti i soggetti interessati a partire dagli imprenditori agricoli che intendono dedicarsi a questo tipo di coltivazioni, ai tecnici per una migliore programmazione delle attività di supporto alle aziende, fino al legislatore e al politico che dovranno valutare l opportunità ed eventualmente le modalità di sostegno al settore. A cura di: Rita Cianfarra - Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo - S.O.D. Chieti Spadolino Travaglini - Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo - U.A.T. Lanciano Si ringraziano per la collaborazione: i colleghi dell A. R. S. S. A.: dr.ssa Adriana Trabucco, dr. Fernando Antenucci, p.a. Camillo Giangiulio, dr.ssa Gabriella Di Luzio, dr.ssa Rita Di Giovanni, rag. Mirella Ottaviano, sig. Ezio Paolo Di Paolo. per le informazioni e per i dati forniti: Servizio Coltivazioni - Assessorato Agricoltura - Pescara dr. Piero Rastelli Consulente Agrifarma Roseto dr. Luigi Di Spena dipendente Boselli Salto Paglieta sig. Silvio Sarra Presidente Cooperativa Altopiano di Navelli L Aquila dr. Domenico Scoccia Presidente Cooperativa Peruli Agricoop L Aquila 2000 EDAGRICOLE SpA - Direzione e redazione, Pubblicità, Abbonamenti, Amministrazione Via Emilia Levante, Bologna - Tel. 051/62267 (30 linee) - Telefax 051/ Cas. post Bologna Direttore responsabile: Roberto Bartolini - Reg. tribunale di Bologna n del Stampato in rotativa dalle Officine Grafiche Calderini Ozzano Emilia (BO) - Anno XLI - Supplemento n. 1 al n. 1 del settimanale Terra e Vita Gennaio Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Bologna - Lire ISSN

3 Picchi: «I nostri servizi a sostegno dell agricoltura abruzzese» DI ORLANDO FORTUNATO 4 Le finalità dell Arssa, dice il presidente Antonio Picchi, coincidono con le funzioni elencate nella legge istitutiva, ovviamente tutte in svolgimento e in gran parte radicate nella storia degli enti precedenti (Ente Fucino, Ente regionale di sviluppo agricolo) cui l Arssa è succeduta. Sono le seguenti: essere la struttura funzionale della Regione e in particolare dell assessorato Agricoltura, ciò significa operare in sintonia e per accrescere l efficienza dell intervento regionale nel settore agricolo e nel territorio rurale; svolgere direttamente a favore delle aziende agricole una serie di servizi: meteorologico, analisi terreni, difesa delle coltivazioni, altre forme di assistenza tecnica, ricerca e sperimentazione (a questo proposito svolgere anche un coordinamento fra i programmi di ricerca degli enti partecipati Crab, Cotir, Crivea, e tendenzialmente verso le altre istituzioni di ricerca pubblica e privata che hanno sede in Abruzzo), informazione comunitaria; affiancamento agli enti locali (province, comunità montane, comuni) e ai partner economici e sociali del territorio nelle progettazioni che interessano le zone rurali, dai Leader ai Patti territoriali, alle infrastrutture di servizio (esempio: viabilità di accesso ai pascoli di alta quota); promozione delle produzioni agroalimentari in particolare quelle di qualità in accordo con altri enti a ciò preposti (Ice, Camere di commercio, consorzi di tutela), valorizzazione del territorio e del patrimonio storicoculturale; custodia e manutenzione delle opere di bonifica di interesse interregionale del Fucino; assicurare una raccolta sistematica dei dati relativi al settore agricolo e al territorio rurale e renderli accessibili (relazione annuale). «In una parola l Arssa è agenzia di stimolo e di servizio affinché il mondo agricolo e il territorio rurale si organizzino di più e al meglio e così avanzino più speditamente nel progresso sociale ed economico». Antonio Picchi. Come pensate di operare e quali sono i vostri obiettivi? «Si sta per concludere un periodo (4-5 anni) di gestione dell Arssa che si può definire di aggiornamento, nel senso che si sono reimpostate le funzioni come sopra detto e quindi l Agenzia è ora in grado di operare con la Regione e gli enti locali con forti capacità di collaborazione, in gran parte già espresse nell attività in corso. L Agenzia opera inoltre con la collaborazione delle parti sociali agricole (comitato consultivo, comitato Abruzzo-qualità-Italia, comitato progetto orticoltura della Marsica, ecc.) e degli altri referenti del territorio rurale (istituzioni, imprese extragricole, turismo, ecc.). L obiettivo principale è di completare la costruzione di un agenzia la cui utilità sia riconosciuta dagli agricoltori e dagli operatori del mondo rurale in quanto si tocca con mano cosa fa per l agricoltura e per il territorio rurale dell Abruzzo». Lei, alla luce della realtà attuale, porterebbe modifiche all Arssa? Se sì, in quale direzione? «Come ho detto le modifiche sono già state introdotte, principalmente dalla legge istitutiva. Modifiche di funzionamento se ne fanno continuamente. Penso che sia alle spalle l ente che dopo la riforma agraria ha cercato di sopravvivere. Da poco abbiamo il nuovo organico. Sono a concorso i posti vacanti. Si unificheranno le sedi di Pescara e di Chieti presso il Centro agroalimentare di Cepagatti, ormai in via di completamento, facilitando l accesso agli uffici da parte degli agricoltori. Sono stati inseriti in organico i Dap della divulgazione polivalente che d ora in avanti opereranno in base ad un programma unico regionale e la loro Capolini di camomilla. attività verrà monitorata. Sono tutti passaggi che dovranno portare a maggiore efficienza. Dopo l attuazione delle deleghe alle province e alle comunità montane sarà necessario rivedere il disegno dell amministrazione pubblica regionale preposta al settore agricolo allargato e al territorio rurale». Qual è il fiore all occhiello dell Arssa? «L Arssa sarà se stessa quando offrirà una vasta gamma di servizi (dall analisi terreni alla promozione dei prodotti agroalimentari). Siamo sulla buona strada. L impresa più importante è quella di portare gli enti regionali di ricerca ad un buon livello di funzionamento per dare risposte all agricoltura abruzzese e anche di un area più vasta. Le potenzialità ci sono: il Crab (biotecnologie), il Cotir (terreno e acqua), il Crivea (vite e vino) e anche l Istituto Mario Negri Sud del quale l Arssa sarà socia fra breve, possono svolgere e in parte già svolgono, attività di ricerca per altre regioni mediterranee. Stiamo inoltre avviando una collaborazione con le altre regioni italiane e le loro agenzie di sviluppo agricolo: per il corridoio adriatico dell ortofrutta dalla Basilicata al Friuli-Venezia Giulia, per il polo zootecnico a bassa densità, con le regioni dell Italia centrale con le quali si sta anche riflettendo per elaborare un progetto di promozione coordinata delle produzioni tipiche tipo Sopexa francese».

4 Può illustrare ai nostri lettori il suo programma? «Ciò che ho cercato di realizzare è dare una nuova motivazione all Ente poi Agenzia e al suo personale, di uscire dall isolamento come ente-agenzia e come regione, di fare dell Arssa una vera agenzia regionale cioè che lavora in modo efficiente in accordo con la Regione e a favore di tutto il territorio regionale (non solo o principalmente nel Fucino), di operare in sintonia con le politiche dell Unione europea, conoscendole e praticandole». Difesa e tutela dei prodotti di qualità. Cosa pensa del problema? «L Abruzzo ha una varietà eccezionale di prodotti agricoli, agroalimentari, della gastronomia, forse l unica in Italia. Questo è un bene da conservare. Le rispettive quantità come sono richieste dalla società dei consumi e globalizzata non ci sono, salvo per alcuni prodotti fabbricati con materie prime anche extraregionali (pasta di grano duro). La diversità, la qualità devono essere quindi tutelate, specie per il consumo sul posto. I prodotti agroalimentari e della gastronomia devono essere consumati preferibilmente sul posto, nei litorali, negli agriturismi, nei soggiorni montani, nei parchi nazionali e regionali, nelle città d arte dell Abruzzo. Occorre dare una finalizzazione alla spesa promozionale, scegliere una strategia altrimenti si possono produrre effetti indesiderati (richieste di prodotti che non sono disponibili, ricorso a materie prime di origine extraregionali, ecc.). C è ancora molta produzione abruzzese che potrebbe divenire di qualità. Tutta potrebbe essere di qualità in quanto, salvo qualche isola, le condizioni di sanità dell ambiente agricolo sono buone». L Agenzia e le officinali L Arssa, quale struttura tecnica di supporto alle aziende agricole, opera anche nel settore delle piante officinali, con la realizzazione di attività di divulgazione, dimostrazione e sperimentazione, diversificate in funzione del territorio e delle tipologie aziendali. Nelle aree costiere della regione Abruzzo, dove le colture officinali rappresentano una realtà in via di affermazione, prevalgono l assistenza tecnica e le azioni dimostrative. Le iniziative sono finalizzate ad accrescere le conoscenze e le competenze degli operatori agricoli in merito alle specie officinali e alle relative tecniche di coltivazione. L obiettivo dei vari interventi è quello di favorire, da una parte, la crescita delle produzioni e l adeguamento delle stesse alla domanda di mercato e, dall altra, quello di facilitare l introduzione di queste colture negli ordinamenti delle aziende potenzialmente interessate. La possibilità di riconversione colturale a favore delle piante officinali è sostenuta dall esistenza, in questi comprensori, di valide strutture per la trasformazione e dalla contrazione, in questi stessi ambiti, di alcune produzioni scarsamente competitive o eccedentarie. Nelle aree dell interno, dove le iniziative sono limitate per la minore intraprendenza e vitalità delle aziende, le attività dell Arssa sono sostanzialmente quelle di progettazione e realizzazione di azioni pilota. Queste iniziative possono costituire un riferimento per le aziende interessate ad avviare esperienze di coltivazione che, per potersi diffondere, devono trovare, all interno degli stessi comprensori, la possibilità di completamento delle filiere. In questi contesti è strategico stimolare la ricerca di un integrazione con altri settori dell economia locale (agroindustria, artigianato, piccole e medie imprese) dalla quale far scaturire sinergie vincenti sul mercato. L intento dell Agenzia è quello di portare le aziende a realizzare un prodotto che, a seconda della tipologia (semi-lavorato o finito), possa essere avviato all industria agroalimentare, all artigianato locale e al mercato turistico i cui flussi sono costantemente in ascesa. Rispetto alla necessità di individuare possibili nicchie di mercato per il collocamento delle produzioni, acquista valore la riscoperta degli utilizzi che in Abruzzo si è fatto delle officinali fin dai tempi antichi. A questo patrimonio di conoscenze l azienda può far riferimento nella progettazione di coltivazioni idonee a realizzare produzioni specifiche che siano in grado di coniugare tutto quello che il consumatore cerca nei prodotti destinati all alimentazione, in termini di qualità, tipicità, genuinità, tradizione e cultura. La coltivazione delle officinali, inoltre, può contribuire ad integrare il reddito delle aziende esistenti e può stimolare la crescita di nuove iniziative che, se ben inserite nel territorio possono costituire, soprattutto per i giovani, possibilità di occupazione. Questi interventi rappresentano, al tempo stesso, salvaguardia e tutela dell ambiente dai fenomeni di degrado che spesso, fatalmente, seguono l abbandono. Il conseguimento di quest ultimo obiettivo è avvertito come prioritario dalla Regione Abruzzo che sulla tutela e sulla valorizzazione dell ambiente ha puntato molto. Per tale ragione la stessa, in materia di politica agricola, sta opportunamente orientando i propri interventi in funzione delle peculiarità dei comprensori e degli obiettivi che nei diversi ambiti intende perseguire, nella consapevolezza del ruolo strategico che l agricoltura riveste quale presidio del territorio. Rita Cianfarra Spadolino Travaglini Quale messaggio intende lanciare al produttore abruzzese? «Il problema più preoccupante è quello dei successori giovani degli attuali conduttori anziani. Ciò ha anche il risvolto della presenza diffusa degli operatori agricoli sul territorio che fino ad ora c è stata. In molte aree però la rarefazione della presenza umana è già realtà. La strada da percorrere è quella di riconoscere e sviluppare la polifunzionalità (non solo produrre materie prime alimentari e non) all azienda agricola e al bosco, favorire sempre più l economia mista in tutto il territorio, in una parola tendere allo sviluppo rurale cioè tendere allo sviluppo integrato (agricoltura e gli altri settori produttivi) di tutto il territorio rurale, sviluppo integrato nel quale l agricoltura resta un settore cardine per i collegamenti e quindi le sinergie che può avere a monte e a valle della sua attività (dalla difesa idrogeologica al turismo). La strada che si sta percorrendo dal piano regionale di sviluppo rurale, ai Leader, ai Patti territoriali, ai piani pluriennali economicosociali dei parchi con la presenza di politiche di conservazione della natura e di sviluppo delle attività produttive compatibili, è la strada che va in questa direzione». 5

5 Gli aspetti critici e i punti di forza di un settore emergente Prima di entrare nel merito della situazione regionale del settore delle officinali è opportuno tracciare un quadro generale che ne evidenzi gli elementi strategici rispetto ai quali costruire un programma di interventi mirati e integrati tra loro, per un rilancio del settore nella Regione Abruzzo. Il primo aspetto che va considerato è l attuale difficoltà di collocamento del prodotto interno in un mercato dominato da prodotto estero a prezzi estremamente bassi. Le produzioni straniere sono, in termini di costo, altamente competitive rispetto a quelle nazionali; nei paesi esportatori la manodopera incide in maniera poco rilevante sul costo complessivo della produzione, mentre si verifica l esatto contrario a livello nazionale dove la manodopera è la voce che pesa maggiormente nel quadro generale delle spese. Pensare di acquistare competitività puntando esclusivamente sulla riduzione dei costi di produzione appare, per ovvi motivi, illusorio anche se, rispetto a questo obiettivo, è possibile intervenire sia attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi che attraverso la meccanizzazione, laddove possibile, degli interventi colturali. Quest ultima possibilità risulta, oltre che onerosa, di difficile attuazione per l azienda singola, in quanto la diversità fra le specie coltivate e la particolarità di ognuna rendono difficile l individuazione di soluzioni univoche dal punto di vista meccanico. In questo senso ogni intervento innovativo va calibrato sulla base delle scelte colturali praticate, sulla orografia dei terreni, sulla professionalità del conduttore e sulle capacità di investimento dell azienda stessa. I prezzi Critiche sono anche le improvvise quanto imprevedibili oscillazioni delle quotazioni della materia prima che vanno tenute nella giusta considerazione da parte delle aziende in quanto capaci, in alcuni momenti, di vanificare i risultati economici di molte iniziative. Proprio in rela- Collina litoranea chietina. Coltivazione di camomilla.

6 La proposta Valpiana L inadeguatezza normativa ha indotto i politici ad avviare, nel corso dei vari governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, un intenso dibattito sull argomento che ha portato alla stesura di numerose proposte di legge nessuna delle quali però ha mai avuto la ratifica del Parlamento. L ultimo Progetto di legge per l erboristeria, a firma dell On. Valpiana, risale agli atti parlamentari del Attualmente il Progetto, dopo aver ottenuto l approvazione delle Commissioni competenti, attende la ratifica dal Parlamento. Quest ultima proposta ridefinisce i ruoli delle varie figure operanti nel comparto e, per quanto attiene specificatamente all attività produttiva, all art. 4 sviluppo della coltivazione delle piante officinali demanda alle Regioni il compito di incentivare la produzione e di promuovere l assistenza tecnica, la formazione e l aggiornamento professionale degli operatori rimuovendo tutte le limitazioni che la legge 99/31 imponeva al settore della produzione. zione alla particolarità del mercato di questi prodotti giova alle aziende diversificare le produzioni piuttosto che orientarsi verso la specializzazione colturale o, meglio ancora, stabilire contratti di coltivazione con soggetti acquirenti interessati al ritiro di specifiche produzioni. Una soluzione alternativa al problema, nel presupposto dell esistenza delle attrezzature necessarie, potrebbe essere la trasformazione della materia prima a livello aziendale o di associazioni cooperative. Il prodotto, solo dopo la trasformazione, si può stoccare per il tempo necessario a collocarlo in maniera più remunerativa sul mercato. L eccessiva polverizzazione delle aziende produttrici risulta un ulteriore freno alla crescita del settore; il prodotto interno proviene da una miriade di piccole aziende sparse in varie regioni d Italia caratterizzate, nel complesso, da una capacità produttiva limitata e, per specifiche categorie di prodotti, da un estrema eterogeneità della materia prima. Entrambi questi aspetti orientano le richieste del mercato all esterno, mentre all interno sono causa dell estrema debolezza del settore produttivo alla mercé di intermediari e grossisti che impongono condizioni e prezzi di vendita. Sono da auspicare esperienze di cooperazione tra produttori, al momento ancora rare, per accrescere, da una parte, la forza contrattuale degli stessi e dall altra la qualificazione dell offerta in termini di quantità, numero di specie fornite, omogeneità della materia prima, rispetto dei tempi di consegna, continuità di rifornimenti. La ricerca Per quanto riguarda lo stato della ricerca nel settore delle officinali va sottolineato che essa è stata condotta quasi esclusivamente dagli Istituti di Botanica Farmaceutica, dagli Istituti di Fitochimica e di Farmacognosia delle facoltà di Farmacia, mentre sono rimasti esclusi, con qualche eccezione, la maggior parte degli Istituti di Coltivazione e di Economia delle facoltà di Agraria. Questo significa che esistono, a tutt oggi, grosse carenze di studi riguardanti le tecniche agronomiche e i risvolti economici, aspetti questi molto importanti che spesso pregiudicano il risultato produttivo o lo rendono non rispondente alla domanda di mercato o non remunerativo. Questa situazione ha sollecitato diverse iniziative tra cui va ricordata quella del ministero dell Agricoltura e Foreste relativa al Progetto Piante Officinali avviato nel 1981 e coordinato dall Istituto Sperimentale per l Assestamento Forestale e per l Alpicoltura di Trento. Scopo principale del lavoro è stato quello di mettere a disposizione degli operatori informazioni utili sulle più moderne e razionali pratiche colturali e tecnologiche e, in pari tempo, quello di stimolare la ripresa nel territorio nazionale della coltivazione delle officinali e aromatiche. Al Progetto suddetto è seguito, sempre per iniziativa del ministero, quello sulla Coltivazione e miglioramento di piante officinali. Le attività di sperimentazione, realizzate nell arco di un quinquennio, hanno riguardato le tecniche colturali, il miglioramento genetico delle specie, l analisi chimica, la valutazione qualitativa delle droghe e la meccanizzazione delle colture. La normativa Tra i punti critici del settore officinale non ultimo è il problema della carenza di una chiara e aggiornata normativa che ne regolamenti le attività di raccolta, coltivazione, trasformazione e commercializzazione. I riferimenti legislativi attuali risultano carenti di disposizioni aggiornate. Resta tutt oggi operativa la legge n. 99 del e il R. D. n. 772 del contenente l elenco delle specie considerate officinali e, di conseguenza, soggette alle disposizioni della suddetta legge. All art. 1 la stessa stabilisce che chiunque raccoglie piante Raccolta meccanica della camomilla (Torino di Sangro, Chieti). officinali deve ottenere la carta 7

7 di autorizzazione, chi utilizza altresì dette piante deve conseguire il diploma di erborista, inoltre all art. 7 specifica che il diploma di erborista conferisce l autorizzazione a coltivare e raccogliere piante officinali indigene ed esotiche, nonché alla preparazione industriale di esse. Tale autorizzazione non comprende la facoltà di vendere al minuto che spetta, peraltro, ai farmacisti. Quest ultima disposizione è stata successivamente modificata dalla circolare del ministero dell Agricoltura n del che prevede la possibilità, per gli erboristi in possesso di regolare diploma, di...esercitare il commercio al minuto di piante, parti di piante considerate officinali e dei loro prodotti, purché tale vendita non avvenga in dose e forma di medicamento. La più recente circolare n.1 del ministero della Sanità emanata nel 1981, nel ribadire quanto previsto dalla legge n. 99/31, per quanto attiene la coltivazione, la raccolta e la trasformazione delle piante officinali, stabilisce una distinzione tra le specie commercializzabili rispettivamente dall erborista e dal farmacista. Questo dispositivo si pone in posizione antitetica rispetto al criterio adottato dal ministero dell Agricoltura secondo il quale la classificazione del prodotto medicinale ad uso farmaceutico o erboristico dipende, non tanto dalla specie vegetale dalla quale il principio attivo viene estratto quanto dal quantitativo somministrato dello stesso principio. Pertanto l attuale legislazione norma la raccolta spontanea delle essenze officinali (per la quale è richiesta, oltre al diploma di erborista, una specifica autorizzazione da parte del Sindaco del Comune nel quale ricadono le aree di raccolta), la coltivazione delle stesse (per la quale è richiesto il diploma di erborista che va registrato presso il Comune o i Comuni nei quali l agricoltore intende svolgere la propria attività), nonché la trasformazione (per la quale è richiesto il diploma di erborista) e la vendita delle officinali (ripartita tra erboristi e farmacisti secondo i criteri stabiliti dal ministero della Sanità). Alla luce delle prescrizioni di legge relative alla coltivazione delle officinali, appare assai improbabile che gli agricoltori si impegnino per tre anni a frequentare corsi di erboristeria per legittimare quella che è già una loro attività. Mercato favorevole Nonostante siano numerosi i fattori che agiscono da freno allo sviluppo del settore, sono da evidenziare alcuni aspetti che lasciano spazio a previsioni ottimistiche nel breve e medio periodo. Innanzitutto va considerata la crescita costante della domanda di officinali. Nell ultimo decennio il fabbisogno interno ha registrato un tasso di incremento del 2% annuo. Un segno tangibile di questa tendenza è dato dall aumento, a livello nazionale, del numero delle erboristerie passate dalle unità del 1992 alle unità del 1998 (Annuario Italiano di Erboristeria 1998). Alla crescita del settore va sommato lo sviluppo di comparti innovativi dell industria tradizionale interessati a materie prime naturali di origine vegetali, sia per l estrazione di principi attivi da impiegare nella formulazione di nuovi farmaci sia nella preparazione, secondo diverse modalità, di liquori, cosmetici, vernici atossiche, coloranti Coltivazione di aromatiche, Roseto (Teramo).

8 naturali e alimenti dietetici. La favorevole situazione di mercato richiama l attenzione sulla vocazionalità di tutto il territorio nazionale per la produzione delle piante officinali, fatto peraltro confermato dalla storia passata che ha visto l Italia tra i maggiori produttori ed esportatori. Infatti, da un indagine pubblicata nel 1939 dal Prof. Rovesti, risulta che la raccolta e la coltivazione di erbe officinali interessava, in quegli anni, oltre 200 specie vegetali, alcune diffuse su tutto il territorio nazionale, altre presenti solo in alcune regioni. Altro aspetto da considerare è quello dello standard qualitativo elevato del prodotto nazionale che emerge evidente dal confronto con quello di importazione. Quest ultimo, il più delle volte, si presenta deteriorato dai lunghi trasporti, inquinato da residui di diserbanti e pesticidi, alcuni dei quali peraltro non autorizzati in Italia. Ancora più importante è il problema legato alla non conoscenza dell origine della materia prima, delle tecniche di coltivazione adottate e del rispetto, in fase di raccolta, del tempo balsamico, elementi questi che concorrono a determinare le caratteristiche organolettiche e quindi il valore del prodotto. Sulla spinta europea Per quanto detto, appare evidente che la competitività del prodotto nazionale va costruita proprio sul fattore qualità che risulta premiato dal mercato laddove le caratteristiche qualitative che garantiscono l attività biologica e l effetto salutare sono considerate prioritarie rispetto al prezzo. La contrazione delle superfici a cereali, che si determinerà per effetto della riduzione progressiva degli aiuti comunitari al settore cerealicolo, nel medio periodo, potrà essere uno dei fattori di incremento della produzione interna. Il Regolamento Cee 1765/92 e successive integrazioni, specificamente istituito per limitare le produzioni cerealicole, pur prevedendo la possibilità di coltivare officinali sulle superfici messe a riposo (pari al 10% del totale seminato), nel breve periodo, di fatto penalizza le coltivazioni officinali poiché continua ad assicurare un sostegno ad ettaro a colture che, seppure eccedentarie, grazie all integrazione di cui godono, garantiscono comunque all azienda una quota sicura di reddito senza dover sopportare il rischio di un cambiamento colturale. Va detto comunque che questo discorso non è valido in generale ma riguarda esclusivamente quelle specie officinali che, per impegno tecnico e rientri economici, risultano assimilabili ad alcune colture cerealicole e oleaginose. L auspicata crescita del settore è sostenuta anche dalla rispondenza dello stesso agli obiettivi di sviluppo di un agricoltura sostenibile perseguiti dalla Unione europea. A tale riguardo va ricordato il Regolamento 2078/92 che prevede un regime di aiuti per gli agricoltori che si impegnino ad esercitare la loro attività in modo da proteggere, mantenere in buone condizioni o migliorare l ambiente e lo spazio rurale. Le officinali, proprio grazie alla loro rusticità e all uso peculiare Particolare della linea di lavorazione delle officinali (impianto di Roseto-Teramo). delle stesse, meglio di altre colture si prestano ad essere coltivate secondo i dettami di un agricoltura ecocompatibile e biologica così come disciplinata dal Regolamento suddetto e dal Regolamento 2092/91 specifico per le produzioni biologiche. Inoltre la coltivazione delle officinali, andando nella direzione di una diversificazione delle attuali produzioni agricole, risulta in sintonia con un altro Regolamento della Cee precisamente il 2085/93 che stabilisce di finalizzare parte dei finanziamenti alla riconversione, diversificazione, riorientamento e adeguamento del potenziale della produzione, comprese le produzioni di prodotti agricoli non alimentari. Integrazione Molte Regioni, in accoglimento degli indirizzi di politica agricola indicati dalla Comunità, hanno attuato misure specifiche a sostegno di questo tipo di coltivazioni. La Regione Abruzzo, ad esempio, ha previsto, nell ambito dei Programmi Operativi Monofondo, un finanziamento agli interventi nel settore delle piante officinali e del no food. Inoltre, l Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo in Abruzzo ha avviato, nell ultimo triennio, una serie di attività nel settore delle officinali sia per la valutazione in coltura di numerose specie che per la verifica qualitativa degli oli essenziali provenienti dalla distillazione di lavanda, lavandino e rosmarino, specie queste ritenute interessanti in ragione delle possibili utilizzazioni. Come considerazione conclusiva va detto che non basta promuovere ricerca e sperimentazione, non è sufficiente finanziare impianti di officinali e attrezzature di trasformazione ma occorre pensare a costruire e ad integrare tra loro tutti gli anelli della catena che va dal reperimento del materiale di propagazione, alla soluzione dei problemi colturali, al controllo della qualità, alla trasformazione e vendita del prodotto. 9

9 La filiera in Abruzzo 10 Idati desunti dal Piano settoriale relativo al miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione delle piante officinali e derivate elaborato dal ministero dell Agricoltura e delle Foreste nel 1991 e i risultati di un indagine dell Arssa sul territorio regionale (riferita al 1998) hanno consentito di ricostruire, sebbene in maniera parziale, l evoluzione delle superfici coltivate ad officinali a partire dal 1986 al Non si conoscono le dinamiche che hanno interessato il settore nel periodo per il quale mancano dati di riferimento ufficiali. Dal Graf. n. 1 è possibile notare che il 1987 è l anno di massima contrazione delle superfici che da 140,2 ettari del 86 passano a 49,8 ettari riducendosi così, rispetto all anno precedente, di circa un terzo. Il triennio è caratterizzato da variazioni poco significative delle superfici e dalla riduzione progressiva di alcune specie - Tab. n.1- che finiscono per scomparire definitivamente nel 1989 come la calendula, la menta piperita, la melissa e l issopo. Le coltivazioni, all epoca, interessavano una decina di specie, più importanti erano la liquirizia in provincia di Pescara e lo zafferano in provincia di L Aquila. Produzione Nel 1988 la Plv di settore si attestava sui 276 milioni di lire con una incidenza della stessa sulla PLV regionale (1988) dello 0,035%. L esiguità delle superfici coltivate e il contributo assai limitato alla economia agricola regionale fanno tutt oggi delle officinali un settore marginale ricalcando il ruolo dello stesso a livello nazionale dove conta circa ettari coltivati (sono inclusi i ha a bergamotto coltivati in Calabria e i 250 ha di frassino da manna coltivati in Sicilia) e una Plv di poco superiore ai 31 miliardi di lire (Ismea 1990). Nel 1989, in Abruzzo, secondo una indagine dell Ismea, il numero delle aziende interessate alla coltivazione delle piante officinali era pari al 6,2% di quelle rilevate a livello nazionale dove si contavano complessivamente aziende. Attualmente nella nostra regione la forma di conduzione prevalente è la diretto coltivatrice, mentre rispetto al titolo di possesso del terreno prevale la proprietà anche se, negli ultimi anni ( 97-98), stanno emergendo realtà aziendali a conduzione capitalistica interessate, in qualche caso, all affitto dei terreni. La crescita del settore produttivo e della trasformazione, evidente negli ultimi anni, va attribuita, oltre che all iniziativa privata, anche all intervento della Regione Abruzzo. Quest ultima, attraverso la Misura 1.3 del Programma Operativo Monofondo (POM), ha finanziato l impianto di colture officinali e, con l applicazione del Reg. Cee 866/90 Miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti Ettari Collina litoranea chietina. Coltivazione di bardana. agricoli ha dato impulso significativo al settore della trasformazione finanziando l acquisto di attrezzature e strumentazioni Anni Graf. 1 - Andamento delle superfici ad officinali nel periodo per il condizionamento della materia prima. Complessivamente sono stati erogati poco più di sette miliardi. Risulta significativo l impatto della Misura sopra detta sulla fisionomia del settore che evidenzia, rispetto al passato, elementi di assoluta novità, sia per le superfici coltivate che per il panorama delle colture praticate. Da un indagine realizzata dall Arssa risulta che nel 1998 le superfici ad officinali, rispetto al 1989, si sono più che triplicate passando da 52,1 ha a 208 ha (Graf.1). La coltivazione interessa più di 20 specie officinali tra le quali spiccano l iperico (83 ha), la camomilla (28 ha), la lavanda (11 ha), il lavandino (11 ha), il cardo mariano (9,5 ha), l elicriso (7 ha) e le aromatiche (30 ha complessivi) (Graf. 2). Le province maggiormente

10 Aneto Anice Bardana Basilico Camomilla Camomilla romana Cardo mariano Crescione Elicriso Erba cipollina Iperico Lavanda Lavandino Maggiorana Melissa Menta Origano Ortica Passiflora Prezzemolo Rosmarino Salvia officinale Timo Zafferano 1, , , , Ettari Graf. 2 - Ripartizione delle superfici tra le varie essenze officinali nel coinvolte sono state quelle di Chieti e Teramo dove sono stati convogliati il 90% dei finanziamenti e dove sono stati realizzati il 90% degli interventi che, sebbene numericamente contenuti, hanno contribuito in maniera significativa alla crescita delle superfici coltivate (circa 100 ha). L accentramento delle iniziative nelle zone costiere va collegato alla presenza in questi ambiti di impianti per la trasformazione della materia prima (Fig. 1); va rilevata, inoltre, la localizzazione degli interventi in aree precedentemente interessate alla coltivazione di cereali e tabacco. L analisi del settore produttivo evidenzia, quindi, la collocazione delle officinali in territori estremamente favoriti dal clima, dalla orografia dei terreni e dalla natura degli stessi, ambiti questi solitamente riservati a colture ritenute redditizie. Di fatto, si sta superando, in Abruzzo, la consuetudine che vede le officinali relegate in ambienti marginali. Questa tendenza riguarda, comunque, una gamma limitata di officinali che trovano solo in poche aziende i presupposti organizzativi, i macchinari, la disponibilità di manodopera e le strutture di prima lavorazione necessari alla loro coltivazione. Va rilevata la mancata adesione ai sostegni previsti dalla Misura 1.3 del POM, da parte delle aree interne della regione fatto questo da collegare alla minore presenza negli stessi di realtà aziendali vitali interessate a questo tipo di coltivazione. Ciò non esclude per il futuro la possibilità di una diffusione di questo tipo di coltivazioni in terreni ex agricoli, compresi quelli all interno delle aree parco e delle riserve, dove tali interventi acquisterebbero una valenza ambientale di particolare rilievo: queste colture, infatti, rivestono grande utilità nell opera di conservazione dei suoli, soprattutto quelli di aree più esposte a fenomeni di degrado. Le officinali, com è noto, sono specie rustiche e, spesso, dotate di apparati radicali Tab. 1 - Ripartizione delle superfici tra le varie essenze officinali nel periodo Specie 83 Impianto di distillazione (Roseto - Teramo). Ettari Liquirizia Zafferano Bardana Calendula Malva Menta piperita Melissa Psillo Salvia officinale Carciofo Rosmarino Altea Issopo Altre Totale ettari sviluppati in grado di contribuire al consolidamento dei pendii e, comunque, di ostacolare fenomeni di dissesto e di erosione anche gravi. La diffusione di queste colture consentirebbe, tra l altro, il recupero produttivo di molti territori che possiedono ancora delle potenzialità di reddito sfruttabili da molte piccole aziende diretto coltivatrici, ad integrazione dei loro rientri economici. Nei comprensori dell interno abruzzese, per quanto detto, le iniziative che riguardano queste specifiche coltivazioni vanno incentivate e assistite tecnicamente, oltre che supportate da una promozione commerciale dei prodotti da esse derivati. Tale promozione andrebbe costruita sulla base della qualità, della provenienza e della sanità. I consumatori mostrano un attenzione crescente per tutti questi aspetti che, tra l altro, contribuirebbero a rafforzare l immagine della nostra regione sui mercati nazionali ed esteri. Trasformazione Nell ambito della filiera delle piante officinali, la trasformazione rappresenta, nella nostra regione, una realtà importante frutto della iniziativa e della imprenditorialità di alcuni operatori del settore e in parte dell intervento Pubblico che, attraverso la legge 44/86 e il Regolamento Cee 866/90, ha consenti- 11

11 Linea di essiccazione (Roseto - Teramo). to la realizzazione di due poli per la trasformazione della materia prima officinale. Questi, localizzati rispettivamente in provincia di Teramo (Agrifarma - Roseto) e di Chieti (Boselli Salto - Paglieta), risultano inseriti in due differenti realtà aziendali. Il polo teramano nasce a servizio esclusivo della trasformazione delle produzioni biologiche che l azienda stessa realizza, mentre quello chietino ha origine dalla necessità di espansione e adeguamento di una realtà imprenditoriale già impegnata nella trasformazione del tabacco. La fisionomia del comparto della trasformazione, dopo la fase di rodaggio iniziale, è andata modificandosi parallelamente alla aumentata capacità di penetrazione sui mercati, fatto questo che ha determinato il coinvolgimento nella produzione di altre realtà aziendali in fase di riconversione. La ricerca di uno spazio di mercato in cui collocare le produzioni abruzzesi è risultata estremamente impegnativa, premiata però dai risultati ultimi che hanno consentito di individuare soluzioni commerciali diverse, indirizzate, da una parte, alla fornitura di semilavorati per l industria alimentare (polo teramano) e dall altra all estrazione, dalle piante officinali, di principi attivi puri di interesse farmacologico (polo chietino). L industria alimentare, in relazione al grande successo che Collina litoranea teramana. Coltivazione di lavanda.

12 delle piante officinali risulta condizionata dalla possibilità di collocazione del prodotto sul mercato. Da questo si capisce come la commercializzazione, tra tutti i segmenti della filiera, costituisca l elemento strategico. In Abruzzo è il comparto della trasformazione quello che mantiene rapporti con il mercato, solo lo zafferano viene commercializzato attraverso organismi cooperativi. In linea generale le aziende produttrici di piante officinali si limitano al conferimento del prodotto alla trasformazione che provvede al trattamento dello stesso e alla sua collocazione, secondo canali commerciali precedentemente individuati. Il prodotto giunge al mercato sotto forma di semilavorato utilizzabile a livello di industria alimentare, farmaceutica, cosmetica e liquoristica. In Abruzzo si rileva la presenza di diverse industrie che utilizzano nei propri processi produttivi materia prima officinale (radici di liquirizia, estratti di genziana, rabarbaro etc. ) che attualmente acquistano da altre regioni italiane o dall estero. Ciò nonostante, il quantitativo lavorato è, nella maggior parte dei casi, limitato, e inoltre, si tratterebbe di inserirsi in un ambito in cui i rapporti tra le industrie locali e i fornitori sostanno riscuotendo i cosiddetti piatti pronti surgelati, sta mostrando un grandissimo interesse per le aromatiche utilizzate in molte delle preparazioni suddette, oltre tutto, l interesse per queste produzioni risulta supportato da previsioni che confermano, per questa specifica tipologia di prodotti, una crescita progressiva associata, tra l altro, alla richiesta di un maggiore assortimento. L attenzione dell industria è rivolta particolarmente al prodotto nazionale, in quanto, per le utilizzazioni sopra dette, risultano indispensabili fornitori che dispongono della catena del freddo, cosa di difficile reperimento nei paesi non industrializzati attualmente maggiori esportatori di erbe essiccate, inoltre, negli ultimi anni le industrie preferiscono materia prima controllabile e conforme a tutte le normative vigenti nello specifico settore. Una parte del settore della trasformazione abruzzese è in grado, sia per la disponibilità di tecnologie avanzate sia per la qualità della materia prima lavorata, di rispondere alle richieste dell industria alimentare attraverso la fornitura di prodotti idonei alle utilizzazioni sopra dette. Nella ipotesi di un consolidamento di certe scelte commerciali risulta ipotizzabile, nel breve e medio periodo, un incremento delle superfici ad aromatiche stimabile in circa 200 ettari. Accanto al settore farmaceutico classico si sta sviluppando un comparto farmaceutico innovativo, basato sulla ricerca di farmaci naturali anche per la cura di patologie complesse dove non sono state ancora definite soluzioni valide o dove è elevato il rischio legato all effetto iatrogeno dei farmaci di sintesi. Per quanto detto si guarda con grande interesse alle attività di quella parte del settore della trasformazione orientata alla estrazione di Fig. 1 - Localizzazione degli impianti di trasformazione dei comuni interessati dalla coltivazione delle piante officinali. Camomilla in fase di essiccazione (impianto di Paglieta - Chieti). principi attivi puri per l industria farmaceutica. Commercializzazione La riuscita di qualsiasi iniziativa che preveda la coltivazione 13

13 no consolidati da anni di collaborazione. Dopo l industria sono le erboristerie quelle maggiormente interessate al prodotto officinale sia sotto forma essiccata che trasformata (oli essenziali etc. ). Sebbene in regione il settore erboristico si presenti piuttosto vivace risulta difficoltoso soddisfarne le specifiche esigenze in termini di assortimenti, puntualità delle forniture e qualità delle stesse, senza contare l affezione, da parte delle erboristerie, verso fornitori già collaudati. Per quanto detto appare più proficua la ricerca di una collocazione delle produzioni fuori dai confini regionali, dove sono più numerose le attività industriali ed erboristiche che utilizzano materia prima officinale o prodotti derivati e dove è presente una organizzazione commerciale completamente assente nella nostra regione. Comunque, al di là di quelle che sono le possibilità di collocazione del prodotto (all interno o all esterno della nostra regione), al di là dei possibili clienti (industria, erboristerie, ecc.), quello che veramente conta è arrivare sul mercato attrezzati, in grado cioè di onorare i contratti con prodotti, tempi e modi di consegna adeguati a quanto concordato. Evidentemente, affinché questo sia possibile, è necessario avere costruito a monte un organizzazione efficace ed efficiente in grado di adeguarsi in maniera agevole alle esigenze e alle richieste del mercato. Tenuto conto che la commercializzazione del prodotto sta acquistando un ruolo determinante nell attività dell impresa e che la qualità costituisce l elemento strategico per la conquista del mercato, sarebbero Fase della lavorazione della camomilla. Vaglio del prodotto fresco (impianto di Paglieta - Chieti). di sicura validità tutte quelle iniziative finalizzate a creare un immagine al prodotto abruzzese attraverso campagne pubblicitarie studiate sulla base delle specificità e della provenienza dello stesso. Impianto di trasformazione (Roseto - Teramo).

14 Nelle aree interne della regione Contrariamente a quanto si è verificato lungo la fascia costiera della nostra regione, nelle aree dell interno, che occupano il 75% della superficie regionale, sono mancate, se si esclude il caso dello zafferano, iniziative riguardanti la coltivazione delle piante officinali. La maggior parte di queste, in passato, veniva raccolta allo stato spontaneo. Si legge in Flora Officinale d Abruzzo F. Tammaro 1985 che le province abruzzesi sono straordinariamente ricche dal punto di vista erboristico. A L Aquila si raccoglievano, fino agli anni cinquanta, più di q.li di erbe officinali. Non meno interessanti, per la ricchezza di specie, sono le province di Pescara, Teramo e Chieti. Ancora oggi, soprattutto nei piccoli centri montani e collinari, è diffuso l uso delle piante officinali nella medicina popolare e nell alimentazione. Sono soprattutto i contadini e i pastori, quelli che posseggono il maggior numero di informazioni circa l uso di queste piante. Il ruolo dell agricoltura In anni recenti si è tornato a parlare di officinali come possibili specie da inserire negli ordinamenti colturali di unità produttive che operano in comprensori svantaggiati ad integrazione del reddito aziendale, spesso insufficiente ad assicurare la sopravvivenza di molte realtà. Prima di esprimere valutazioni circa l opportunità e il vantaggio economico che potrebbe derivare alle aziende da questa scelta colturale, vale la pena sottolineare l importanza della permanenza di realtà produttive all interno di certi territori. A destra - Confezioni di olio extravergine d oliva aromatizzate con salvia e rosmarino. In basso - Comprensorio collinare in provincia di Chieti metri s.l.m.

15 16 Il ruolo dell uomo, nella conservazione e nella manutenzione del patrimonio naturale, è di inestimabile valore e oltremodo strategico soprattutto in una regione che ha puntato molto sull ambiente e sulle bellezze naturali tanto da meritarsi l appellativo di Regione Verde d Europa. Assumono, in questo contesto, un significato particolare tutti quegli interventi intesi a rivitalizzare le aree interne quali il miglioramento infrastrutturale e la crescita economica che dovrebbero contribuire a risolvere lo stato di isolamento di questi territori, facendo così riacquistare competitività ad un area in cui l uomo ha rappresentato, fin dai tempi più antichi, il più efficace presidio per l ambiente. Il miglioramento della qualità della vita e la crescita delle opportunità lavorative rappresentano, in questi comprensori, l obiettivo prioritario da raggiungere soprattutto attraverso la restituzione, al settore agricolo, di un ruolo primario e di una competitività oramai perduta. L agricoltura, potrà svolgere un ruolo strategico nella valorizzazione di tutte le risorse che queste aree possiedono. L agriturismo L imprenditore agricolo dovrebbe diventare protagonista nel mercato del settore turisticoricreativo delle aree rurali integrando la sua opera con quella delle altre realtà del sistema produttivo locale: artigianato e piccole e medie imprese. In Abruzzo, negli ultimi anni, si assiste ad un crescere costante dei flussi turistici, interessati principalmente agli aspetti ambientali e culturali della nostra terra. Il turista, sempre più preparato ed esigente, trova appagamento nelle bellezze naturali e nella conoscenza della cultura e delle antiche tradizioni. Le Attività produttive Industriali Artigianali Tipologia di prodotto Officinali impiegate Pastifici Paste aromatizzate Lavorazione carni Insaccati Caseifici Formaggi aromatizzati Oleifici Oli aromatizzati Industria liquori Amari, Vermuth, grappe Industria conserviera Lo zafferano e le ceramiche di Castelli (Te). Conserve aromatizzate, mixer di aromatiche secche e/o sottolio Industria surgelati Mixer aromatiche surgelate Rosmarino, salvia, timo, maggiorana, zafferano Coriandolo, anice, finocchio, timo, origano Rucola selvatica, salvia, dragoncello Rosmarino, salvia, timo, melissa, zafferano, origano Genziana, liquirizia, zafferano, ruta, melissa, anice Basilico, origano, prezzemolo, menta, timo, santoreggia, maggiorana Menta, prezzemolo, basilico, maggiorana, timo, origano, santoreggia Industria dolciaria Caramelle, paste molli Liquirizia, menta, zafferano Industria bevande Bevande analcoliche Liquirizia, menta Pasticcerie Dolci tradizionali Zafferano, anice aziende agrituristiche, in questo contesto, risultano notevolmente avvantaggiate e sempre più qualificate nell offerta di servizi. All alloggio e alla ristorazione affiancano nuove attività, come corsi di apicoltura; corsi di utilizzo delle officinali come possibile impiego nell alimentazione, nella cura della persona e di piccole patologie; corsi di cucina attraverso la riscoperta di antiche ricette. Il successo di queste iniziative ha stimolato l impianto, in alcune realtà aziendali, di coltivazioni di officinali che, con l ausilio di piccoli impianti di trasformazione, vengono essiccate, distillate e utilizzate per specifiche preparazioni e, successivamente, commercializzate nell ambito aziendale. Il binomio piante officinali e agriturismo risulta sicuramente vincente sia dal punto di vista dei rientri economici assicurati all azienda agricola sia dal punto di vista della tutela del territorio nonché dell aumentata godibilità paesaggistica. Oltre che nelle aziende agrituristiche le officinali possono trovare spazio anche in realtà aziendali diverse, dove potrebbero affiancarsi ad altre attività proprie dell agricoltura di montagna, come la cerealicoltura, foraggicoltura, l apicoltura, la produzione di frutti minori etc. La commercializzazione Resta comunque prioritario il problema della commercializzazione. Escludendo il caso delle aziende agrituristiche, dove il cliente, nella veste di consumatore finale, si rapporta direttamente con il fornitore, in tutti gli altri casi è l azienda, nella veste di fornitore, quella che deve individuare i possibili clienti e cercare di conformare l offerta alla specificità della domanda. Le opportunità di collocamento del prodotto vanno ricercate innanzitutto nell ambito della zona in cui si produce e nel resto del territorio regionale. Pertanto, qualsiasi iniziativa riguardante la coltivazione delle officinali, non può prescindere da quelle che sono le possibilità di collocazione delle produzioni. Tra le diverse ipotesi di commercializzazione due appaiono di sicuro inte-

16 resse e sono sostanzialmente riconducibili alla possibilità di realizzare un prodotto semilavorato o finito. La realizzazione delle due tipologie di prodotto è subordinata alla possibilità di parziale o totale condizionamento della materia prima che, una volta trasformata, potrebbe essere indirizzata rispettivamente all agroindustria regionale e al mercato turistico che si stima in forte crescita nei prossimi anni. Come risulta dallo schema di pag. 16 sono numerose in regione le attività che impiegano materia prima officinale nei propri processi produttivi. Le ridotte capacità di investimento delle aziende agricole e la necessità di disporre di costose attrezzature per la raccolta, la trasformazione e il confezionamento del prodotto, portano a ritenere indispensabili la costituzione di organismi associativi quali soggetti in grado di gestire questo tipo di attività in maniera economica e di accedere ai finanziamenti che la Regione e l Unione europea mettono a disposizione nell ambito dei Programmi Operativi per lo sviluppo del mondo rurale. Vanno, inoltre, ricercati tutti i possibili collegamenti con altre attività, anche apparentemente lontane da quelle del settore agricolo. Significativi al riguardo sono la commercializzazione dello zafferano in abbinamento con le ceramiche di Castelli e il recente connubio tra la pasta di Fara S. Martino e lo zafferano di L Aquila. Gli esempi, ancorché banali, servono per dire che, da un discorso di integrazione tra comparti produttivi diversi, possono derivare sinergie significative, vantaggiose per le singole produzioni e per l economia complessiva dei comprensori interni della nostra regione in un ottica di sviluppo integrato del territorio. La tipicizzazione Risulta, altresì, fondamentale tipicizzare il prodotto in base alle specificità: zona di origine, tecnica di produzione impiegata, utilizzo di tecniche di lavorazione tradizionali, impiego di materiale di propagazione locale etc. Il passo successivo è rappresentato dalla promozione di questi prodotti sul mercato globale. Un simile impegno non può essere chiesto alle aziende, è piuttosto la Regione quella che dovrebbe farsi carico di tutte le iniziative finalizzate allo scopo. Potrebbero essere utilizzati strumenti classici come l inserimento di queste produzioni nei circuiti promozionali che annualmente le istituzioni regionali (Province, Camere di commercio, Ice, Arssa, ecc.) attuano a sostegno delle produzioni locali sui mercati nazionali ed esteri e strumenti più moderni come quelli telematici in grado di promuovere le nostre produzioni e al tempo stesso di fornire servizi all azienda. Sarebbe interessante poter disporre di una vetrina permanente che tutto il mondo può guardare nella quale collocare tutte le produzioni più particolari della nostra regione. La creazione di una rete in grado di collegare le aziende tra di loro e con il mondo esterno consentirebbe, tra l altro, la possibilità per le stesse di potere interagire per scambiare esperienze e informazioni, per dare e ricevere input da istituzioni, enti, centri di ricerca collegati alla rete. Tutte queste opportunità rappresenterebbero un supporto significativo per la riuscita delle iniziative e il superamento dell isolamento dei comprensori interni. Comprensorio montano in provincia di Chieti m s.l.m.

17 Zafferano e liquirizia, il peso della tradizione Ora alcune brevi note su due antiche colture dell Abruzzo. Lo zafferano Lo zafferano, rispetto alle specie officinali più diffuse in Abruzzo, richiede una trattazione più approfondita per l importanza che in passato ha rivestito nell economia di un vasto comprensorio dell attuale provincia dell Aquila e per l importanza che attualmente riveste come testimonianza di una tradizione e di una cultura antichissime. L introduzione dello zafferano in Italia ha origini lontane risalenti al 961 d. C. In proposito il Prof. Fernando Tammaro, Ordinario di Botanica dell Università dell Aquila, scrive che tale pianta fu diffusa in molte zone dell Europa mediterranea dalla Spagna nella quale era giunta in seguito all invasione da parte degli arabi. Ciò spiega l universale conoscenza di questa pianta col nome arabo zaafaran che sta ad indicare il prodotto commerciale (la polvere di zafferano). Fu la Sicilia la prima regione italiana a coltivare lo zafferano, successivamente la sua coltivazione si diffuse in Calabria, Umbria, Toscana e quindi in Abruzzo dove trovò le condizioni ambientali più favorevoli. Quando in altre zone d Italia l importanza di questa coltivazione cominciò a regredire, a L Aquila la produzione dello zafferano e della lana dava fortuna e splendore alla città (XVI secolo). A quell epoca le quotazioni dello zafferano raggiungevano i 14 ducati la libbra, vale a dire che ogni filamento costava più dell argento e le terre che lo producevano erano considerate vere miniere. Ad un padre domenicano della famiglia Santucci, originario della città di Navelli, patria dello zafferano di L Aquila, va riconosciuto il merito di aver ottimizzato la tecnica produttiva della coltura diversificandola da quella spagnola che aveva avuto modo di conoscere quando era membro in quel paese del tribunale di Inquisizione e che tutt oggi è seguita in Spagna. La tecnica utilizzata in Abruzzo differisce dalla metodologia spagnola soprattutto per la tenuta in campo dei bulbo-tuberi che tutti gli anni vengono rimossi dal terreno, selezionati e messi nuovamente a coltura. Proprio l alta qualità del materiale di propagazione determina la superiorità qualitativa del prodotto abruzzese rispetto a quello spagnolo e di ogni altra provenienza. La decadenza della coltura ebbe inizio con l avvento della dominazione spagnola sulla città dell Aquila (XVI sec.). Nel 1646 la produzione si ridusse a 3 libbre contro le di 2 secoli prima. Quando i Borboni salirono al trono del Regno di Napoli (1735) ed ebbero fine le vessazioni del Comprensorio di coltivazione dello zafferano. Altopiano di Navelli.

18 Lo zafferano: fase di trapianto della coltura. (Foto Peruli-Agricoop) Particolare della pianta in fase di fioritura. (Foto Peruli - Agricoop) governo spagnolo, la coltivazione dello zafferano riprese, tanto che, nel 1830, gli zafferaneti raggiunsero l estensione di 450 ha e una produzione di 45 q.li di stimmi. Il rinnovato interesse per la coltura durò fino al 1900, già nel 1930 la produzione scese a poco più di 15 q.li per raggiungere i 20 kg nel Agli inizi degli anni 80 si registrava una leggera ripresa della coltivazione tanto da superare nel 1988 gli 80 kg. Dal 1997 ad oggi la produzione media è oscillata tra i 45 e i 50 kg su una superficie di circa 6-7 ha. La Regione Abruz- zo, attraverso l emanazione di diverse leggi quali L.R. 38/82, L.R. 28/94 e L.R. 106/94 è intervenuta a sostegno della coltura con incentivi finanziari per le aziende coltivatrici. Ciò nonostante le possibilità di ripresa della coltivazione dello zafferano risultano condizionate da una serie di difficoltà legate sia alla tecnica produttiva che alla collocazione del prodotto sul mercato. Riguardo al primo aspetto va rilevata la notevole incidenza della manodopera nelle operazioni di trapianto, raccolta fiori, sfioratura, tostatura degli stimmi, scavatura bulbi e mondatura degli stessi. A questa condizione si associa la carenza di manodopera giovanile che preferisce occuparsi in settori diversi ritenuti migliori dal punto di vista delle condizioni di lavoro. Per quanto detto riveste particolare interesse la possibilità di meccanizzare alcuni degli interventi colturali al fine di ovviare alla scarsità di manodopera disponibile e di contenere i costi di produzione stimati in poco più di cinquanta milioni ad ettaro. In questo senso sono state avviate diverse esperienze di meccanizzazione della coltura i cui risultati non hanno premiato gli sforzi profusi in tal senso. Ferme restando le condizioni suddette, rispetto ai fattori manodopera e costo del prodotto, le possibilità di espansione della coltura sono assai contenute, anzi considerata che l età media degli addetti è di oltre 50 anni il problema da considerare è, semmai, quello della scomparsa di questa coltura e con essa di tutto quel patrimonio di esperienze, di tradizioni, di lavoro che è ricchezza anche delle generazioni attuali. Rispetto invece al problema di mercato va, comunque, evidenziata la necessità di una maggiore caratterizzazione del prodotto regionale per contraddistinguerlo da quello di diversa provenienza e qualità. In un ottica di globalizzazione dei mercati diventa indispensabile la tutela di specifiche produzioni affinché ne vengano garantite l origine e la tipicità evitando così le sofisticazioni e le frodi che si registrano numerose sul mercato e che danneggiano l immagine del prodotto abruzzese. In questo senso lo zafferano di L Aquila si avvantaggerebbe del marchio D. O. P. istituito dalla Comunità con il Reg. 2081/93. Attualmente la maggioranza delle aziende che producono zafferano risulta associata in due cooperative: la cooperativa Altopiano di Navelli e la cooperativa Peruli-Agricoop che complessivamente contano 110 soci. Non mancano casi di aziende che producono e commercializzano il prodotto per proprio conto ma in questo caso i quantitativi trattati sono veramente irrisori. La liquirizia Dopo lo zafferano, l officinale più diffusa in Abruzzo è la liquirizia che già intorno al 1888 alimentava in provincia di Teramo diverse industrie che la utilizzavano come materia prima. All epoca venivano lavorati q.li di radici dalle quali si estraevano q.li di succo che poi veniva impiegato prevalentemente nella produzione di bevande e nella preparazione di prodotti dolciari. Nel 1890 risultavano iscritti nei registri della Camera di commercio di Teramo ben 10 attività commerciali (fabbriche e negozi) riguardanti la lavorazione e la 19

19 commercializzazione del prodotto. Nel 1935 l industria della liquirizia era fiorente tanto da rappresentare per la provincia una fonte occupazionale di tutto rispetto. La Menozzi De Rosa (Atri), all epoca una delle ditte più grandi, occupava 500 operai. Attualmente la stessa, nel segmento della piccola industria dolciaria di base, rappresenta una delle poche realtà esistenti nel centro meridione interessate alla lavorazione delle radici di liquirizia: annualmente vengono lavorate circa 800 tonn. di radici provenienti in parte dalla Cala- bria e in parte da paesi extraeuropei. Tra le industrie di medio grandi dimensione presenti nel teramano va menzionata la Saila (Silvi Marina - Te) che, a livello nazionale, è l azienda leader nel settore della lavorazione delle radici di liquirizia per la produzione caramelle. La stessa annualmente lavora tonn. di radici di provenienza calabra. Sebbene la liquirizia sia stata in passato ed è tutt oggi alla base di una realtà industriale di un certo peso la sua coltivazione risulta scomparsa. La raccolta spontanea ha conservato la sua importanza in Abruzzo fino agli anni 60 quando, con l avvento della meccanizzazione, è stato possibile lavorare anche i terreni più difficili infestati da liquirizia. Se ci si ferma ad esaminare la situazione della coltura a livello nazionale emerge che la produzione italiana di liquirizia valutata in circa tonn. risulta sensibilmente inferiore ai quantitativi richiesti dall industria nazionale, che utilizza radici raccolte da formazioni spontanee e quelle provenienti da coltivazioni attuate quasi esclusivamen- Formazione spontanea di liquirizia in un vigneto. Radici di liquirizia e prodotti derivati per uso erboristico ed alimentare. Pianta spontanea di Glycirrhiza glabra L. Una fase della lavorazione dello zafferano: la sfioritura. (Foto Peruli - Agricoop) 20 Fase di tostatura degli stimmi di zafferano. (Foto Peruli - Agricoop) te in Calabria e soprattutto materiale importato. Attualmente, grazie alle favorevoli prospettive di mercato, si sta attentamente valutando l opportunità di ampliare le superfici coltivate a liquirizia, per garantire l approvvigionamento di materia prima all industria a costi contenuti, per salvaguardare l ambiente naturale da raccolte indiscriminate, per un eventuale recupero produttivo di aree marginali non convenientemente utilizzabili con altre colture e infine per conseguire un miglioramento della produzione. L interesse che la liquirizia va assumendo in campo nazionale e le favorevoli condizioni di mercato potrebbero consentire una sua diffusione in coltura anche nella nostra regione.

20 Il futuro di queste produzioni In Abruzzo il settore della trasformazione rappresenta una realtà dalla quale, almeno nel breve periodo, è difficile prescindere, soprattutto per il fatto che questo comparto è l unico, al momento, in grado di interfacciarsi con il mercato, dove peraltro ha individuato segmenti interessanti per la collocazione del prodotto. PRODUTTORE REALE MERCATO TRASFORMAZIONE PRODUTTORE IPOTETICO Nel breve periodo Questa situazione pone il settore produttivo nella condizione di disporre, nell immediato, di precisi riferimenti relativi alla collocazione della materia prima. In questo contesto l obiettivo di breve periodo è quello di poter realizzare un allargamento della base produttiva necessaria ad assicurare materia prima sufficiente alla trasformazione. L obiettivo suddetto appare di non facile conseguimento, per alcune criticità legate ad aspetti diversi, sui quali vale la pena soffermarsi (vedi schema). Il produttore cosiddetto ipotetico guarda, il più delle volte, le piante officinali con scetticismo, atteggiamento questo imputabile a diversi fattori, quali la scarsa conoscenza del settore, la difficoltà di valutazione degli interventi che investono questo tipo di coltivazioni, le modalità di inserimento delle stesse in ordinamenti colturali consolidati da anni, da ultimo, non certo per minore importanza, il rischio che il produttore attribuisce ad un rapporto troppo aleatorio con il settore della trasformazione. Lo schema riportato sopra suggerisce con chiarezza le possibili azioni risolutive attuabili nel breve periodo. Risulta evidente come sia strategico il ruolo dell assistenza tecnica e il contributo che la stessa può assicurare all azienda in termini di informazioni, consulenza e valutazioni riguardanti aspetti economici e agronomici delle coltivazioni, mentre per la parte RAPPORTI ALEATORI CON LA TRASFORMAZIONE CONTRATTI DI COLTIVAZIONE La situazione di breve periodo. che attiene ai rapporti tra produzione e trasformazione va sottolineata la necessità di contratti di coltivazione che siano per remuneratività, chiarezza e trasparenza di sicura garanzia per le aziende. Nel medio-lungo periodo DIFFICOLTÀ DI VALUTAZIONE DELL INVESTIMENTO AZIONI RISOLUTIVE ALLARGAMENTO BASE PRODUTTIVA SCARSA CONOSCENZA DEL SETTORE ASSISTENZA TECNICA E DIVULGAZIONE In una situazione di mediolungo periodo è possibile prefigurare uno scenario diverso sostanzialmente riconducibile ad una crescita del settore produttivo, sia rispetto all affinamento delle tecniche colturali, sia rispetto alla ottimizzazione degli aspetti organizzativi. La parte più attiva e vitale del settore della produzione, attraverso la costituzione di forme diverse di associazione (società semplici, cooperative, associazioni di produttori), potrebbe attuare quel collegamento al mercato mancante nella fase di breve periodo. Evidentemente questa possibilità risulta subordinata alla capacità del settore produttivo di condizionare parzialmente o totalmente le produzioni in modo da poterle collocare a livello di industrie utilizzatrici e della distribuzione. Rimarrebbe comunque attivo il canale di conferimento della materia prima al settore della trasformazione locale al quale confluirebbero anche le produzioni di quelle aziende che continuano ad operare in maniera autonoma. Anche il segmento della trasformazione, nel tempo, potrebbe subire una evoluzione, sia rispetto all accresciuta capacità di rapportarsi con il mercato, sia rispetto alla conquista di ulteriori segmenti della filiera. 21

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