Scheda 9 «La gestione integrata dei rifiuti»
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- Teodora Bonetti
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1 Scheda 9 «La gestione integrata dei rifiuti» DAL MERCATO AI PROFILI PROFESSIONALI GREEN JOBS Formazione e Orientamento
2 La questione dei rifiuti è stata per lungo tempo percepita come problema sanitario, di cui pertanto doveva farsi carico il responsabile della salute dei cittadini in quanto loro rappresentate eletto: il sindaco. Da questa logica discende la privativa (ossia l esclusiva responsabilità) del Comune sullo smaltimento dei rifiuti prodotti dalle famiglie (il cosiddetto Rifiuto Solido Urbano, RSU) ed i rifiuti ad esso assimilati (quello di uffici e negozi). È una regola che vige in tutta Europa e che conosce una organizzazione diversa solo in alcuni Stati degli USA, dove ci si affida anche per il RSU al mercato, in modo simile a quello che sta succedendo da qualche anno in Italia con la liberalizzazione del mercato elettrico. Tornando all Italia, la esclusiva comunale ha fatto sì che fino a circa 20 anni fa, i Comuni organizzassero la raccolta del RSU affidandola ad aziende di loro proprietà (le municipalizzate ) o con una gestione diretta(un settore degli uffici comunali veniva destinato a quello). In alcuni casi il Comune si occupava direttamente anche dello smaltimento, quasi ovunque in discarica, in altri casi affidato a privati, mentre la piccola parte che veniva recuperata (per lo più vetro, carta, metalli) era direttamente ceduto a operatori specializzati. Una prima svolta si ha nel 1982, quando con Decreto è affidato un ruolo di pianificazione della politica di smaltimento dei rifiuti alle Regioni. I Piani regionali prevedono principalmente la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento, gestiti direttamente da enti pubblici o da privati sulla base di convenzioni con i soggetti pubblici, ne regolamentano l utilizzo e definiscono anche quantitativi massimi autorizzati e le provenienze di produzione ammesse. 2
3 Ma la svolta più importante è conseguente al Decreto Legge 22 del 1997, che introduce il concetto di gestione integrata: non più diversi segmenti autonomi (raccolta, smaltimento, recupero), ma un unica organizzazione pianificata dalle Regioni e che definisce all interno di ambiti territoriali specifici (grosso modo di dimensione provinciale) una gestione unitaria dell intero ciclo di raccolta, smaltimento e avvio al recupero, con un unico obiettivo: la riduzione dell impatto ambientale dei rifiuti. La gestione integrata ha un importante elemento preliminare nella introduzione del principio di Responsabilità estesa del produttore. Il principio è applicato innanzi tutto agli imballaggi (e successivamente alle apparecchiature elettriche ed elettroniche) e prevede che ogni produttore di materiale da imballaggio (che rappresentano in volume la percentuale maggiore del RSU) si faccia carico del suo recupero e riciclo. Il principio sancisce quindi in qualche modo la fine della privativa comunale sul RSU, l affiancamento ad esso di un sistema parallelo, tant è che in Germania, primo Paese ad applicarlo, il sistema che ne deriva è chiamato duale. Per rispondere a questo nuovo principio, in Italia sono costituiti i Consorzi di Filiera, che raggruppano tutti i produttori e gli importatori di materiali da imballaggio. I consorzi costituiti per legge sono a loro volta compresi in un soggetto maggiore, il CONAI (COnsorzio NAzionale Imballaggi), una specie di consorzio di consorzi che li rappresenta. A seguito del decreto del 1997, il mercato del RSU si è completamente trasformato, con soluzioni diverse a seconda del luogo. 3
4 In Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna si sono imposte grandi imprese a controllo pubblico, evoluzione delle aziende municipalizzate. Sono le multiutility (così chiamate perché oltre ai rifiuti gestiscono altri servizi di pubblica utilità: il gas, l acqua, di recente anche la luce, a volte i servizi cimiteriali), capaci di gestire l intera filiera, dalla raccolta al trattamento e allo smaltimento (spesso in impianti di loro proprietà), e di organizzare anche i rapporti con chi è interessato alle materie seconde che risultano dalle fasi di selezione e recupero. In molti casi questi operatori affidano, a loro volta, ad altri soggetti le diverse fasi, soprattutto quelle più specializzate (selezione, trattamenti particolari) o, al contrario, quelle meno specialistiche e quindi meno redditizie (la raccoltaportaaporta).in questomodosicreanospaziperungran numero di piccole e medie imprese locali, anche di tipo non-profit (per esempio cooperative sociali, molto attive nella raccolta). In altri casi, come ad esempio accade frequentemente nel Nord-Est, i Comuni costituiscono delle imprese cui affidano la responsabilità di fornire il servizio, che a loro volta si avvalgono di imprese specializzate. La filiera è estremamente frastagliata, con numerosissimi operatori che svolgono specifiche e distinte attività, dalle discariche al pretrattamento, dallo stoccaggio al trasporto, dalla costruzione di impianti alle attrezzature di supporto. Alle discariche si sono interessati a più riprese grandi gruppi finanziari, costruttori di impianti (anche per la produzione di energia), soggetti interessati al recupero di materie seconde. A seguito di questa trasformazione, oggi in Italia la gestione dei rifiuti è affidata per lo più a imprese pubbliche (45% dei casi, che servono però il 60% della popolazione) e ad imprese private (34% dei casi, 30% della popolazione). Tipicamente, le imprese pubbliche sono organizzate come gestori integrati (raccolgono il RSU e gestiscono direttamente gli impianti di smaltimento), mentre quelle private sono affidatarie di specifici servizi. 4
5 In altri Paesi l organizzazione è simile, ma con maggiore o minore spazio agli operatori privati, a seconda delle caratteristiche generali dell industria locale: forti soggetti privati sono attivi in Germania e in Gran Bretagna, mentre in Francia anche nel settore dei rifiuti si assiste alla nascita, favorita anche dal Governo, di grandi gruppi industriali (i cosiddetti campioni nazionali ), con forte competenza tecnologica e grande capacità di investimento in impianti e tentativi di operare anche in mercati diversi da quello nazionale. Una filiera frastagliata è anche il riflesso delle tante alternative con cui sono attuate le diverse fasi della gestione integrata del RSU. Se fino a pochi anni fa l intero sistema si basava sulla raccolta di prossimità con un unico contenitore per quasi tutti i materiali (il cassonetto, che pure è una innovazione sconosciuta fino a 30 anni fa), selezione di pochi materiali e conferimento in discarica della gran parte del RSU così come era (il cosiddetto tal quale ), con l affermarsi di gestione integrata e delle raccolte differenziate subentrano diverse modalità: il porta a porta vero e proprio, che prevede la scomparsa completa dei cassonetti stradali e la raccolta domiciliare anche dell indifferenziato; la raccolta multi-materiale leggera (plastica, alluminio, metallo); quella pesante (ai tre precedenti si aggiunge il vetro); la raccolta mista (alcuni materiali porta a porta, altri da conferire al cassonetto). A fare la differenza, di solito è il modo in cui è organizzato il sistema di trattamento e recupero a valle della raccolta: dove il sistema come ad esempio in gran parte della Lombardia e in Emilia-Romagna è interessato principalmente al recupero energetico tramite termovalorizzatori, c è minore esigenza di differenziare il rifiuto; dove ciò non accade o dove le discariche sono poche e in via di progressivo esaurimento, diviene premiante spingere la raccolta differenziata su percentuali molto elevate, fino all obiettivo limite del zero waste, l azzeramento completo del rifiuto conferito in discarica. 5
6 Come si sostieneil sistema?chi paga e come? Da sempre, proprio in virtù della privativa a loro assegnata, i Comuni sono autorizzati a riscuotere dai cittadini una tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, a copertura dei servizi di igiene urbana. Questa tassa si basava per lo più sulle dimensioni delle abitazioni, secondo la logica che ad abitazione più grande dovrebbe corrispondere un maggior numero di residenti e quindi una maggiore produzione di rifiuti. Il Decreto del 1997 intendeva trasformare la Tarsu in una tariffa, collegata direttamente al servizio richiesto (come per la luce, il gas e l acqua, quindi commisurata alla quantità di rifiuti prodotti e da rimuovere) e riscossa dal gestore. In realtà, visto che spesso la tariffa è calcolata non per rifiuto effettivamente conferito per lo smaltimento, ma per via parametrica (numero degli individui residenti, superficie, ubicazione, categoria di appartenenza dell attività commerciale), al momento si tratta in molti casi sostanzialmente di un semplice cambio di nome. Come per gli altri servizi di pubblica utilità (gas, acqua e luce) anche per i rifiuti è necessario introdurre un contatore, così da far pagare di più chi produce più rifiuto e premiare chi differenzia bene e produce meno rifiuti. Per i rifiuti il contatore è il contenitore dei rifiuti assegnato a ciascuna famiglia, più o meno grande (più o meno costo) a seconda delle rispettive esigenze. Per gestire i rifiuti urbani, i cittadini italiani spendono oggi poco più di cinque miliardi di Euro. Il Comune sostiene le uscite per la gestione dei rifiuti: raccolta, trattamento, smaltimento. A fronte di queste uscite, ha entrate rappresentate dal CONAI, che grazie ad un accordo con ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) versa ogni anno circa 450 milioni di Euro per le raccolte differenziate degli imballaggi, ed entrate molto minori dagli acquirenti della materia seconda (vetrerie, cartiere, ). Ciò che ancora manca per coprire il buco è fatto pagare ai cittadini in forma di tassa-tariffa. 6
7 La logica dovrebbe avvicinarsi progressivamente al principio del chi inquina paga, facendo pagare ai cittadini il materiale non più recuperabile, da mandare in discarica, e in proporzione ai quantitativi prodotti. Diverso è il sistema per il settore dei rifiuti speciali, che interessa, oltre i tre quarti del totale dei rifiuti, compresi quelli pericolosi. Questo infatti opera da sempre in regime di liberalizzazione, come qualsiasi altro mercato di beni e servizi, con il solo obbligo di essere operatori autorizzati dalle autorità pubbliche (il Ministero dell Ambiente). Questo lungo excursus della organizzazione del mercato dei rifiuti ha inteso soprattutto evidenziare un aspetto: l evoluzione dalla gestione secondo criteri di igiene urbana alla gestione integrata ha aperto il campo a profili lavorativi vari e sofisticati: dove prima la figura centrale era quella del netturbino, al più dell operatore di mezzi tecnici come il compattatore, oggi quello dei rifiuti è un mondo complesso, che richiede diverse figure e diverse competenze, alcune delle quali molto portate all innovazione ed alla creatività: dalla conoscenza del funzionamento di impianti tecnologici (impianti di conferimento, trattamento e recupero, termovalorizzatori, biodigestori) alla realizzazione di campagne di comunicazione rivolte ai cittadini chiamati a contribuire alla raccolta differenziata; da nuove imprese che organizzano il refitting ed il riuso di beni altrimenti destinati alla discarica, a esperti di bonifiche industriali; dall ecodesigner, che idea i prodotti con l obiettivo di minimizzarne lo scarto a fine vita, a chi inventa app e microchip per la tracciabilità dei rifiuti. Un mondo in continuo cambiamento, che necessita per crescere di sempre nuove competenze e di professionalità sempre più elevate. 7
8 Sintesi La questione dei rifiuti è stata considerata per lungo tempo come un problema di igiene pubblica. Da questa logica discende in tutta Europa la privativa, ovvero la responsabilità esclusiva del Comune sullo smaltimento dirsuedassimilati(irifiutidiufficienegozi). La grande svolta si ha con il D. Lgs 22 del 1997, che introduce la gestione integrata: non più diversi segmenti autonomi (raccolta, smaltimento, recupero), ma un unica organizzazione pianificata dalle Regioni e che definisce all interno di ambiti territoriali specifici (di dimensione provinciale) una gestione unitaria dell intero ciclo di raccolta, smaltimento e avvio al recupero. Il concetto di gestione integrata trasforma completamente il mercato del RSU. Oggi in Italia il servizio è affidato per lo più a imprese pubbliche (45%, contro il 34% delle imprese private), organizzate come gestori integrati (raccolgono il RSU e gestiscono direttamente gli impianti di smaltimento), mentre quelle private sono affidatarie di specifici servizi. In altri Paesi l organizzazione è simile, ma con maggiore o minore spazio agli operatori privati, a seconda delle caratteristiche generali dell industria locale. Se fino a pochi anni fa l intero sistema si basava sulla raccolta stradale ed il cassonetto, con selezione di pochi materiali e conferimento in discarica della gran parte del RSU tal quale, oggi esistono diverse modalità - porta a porta completo, raccolta multi-materiale leggera e pesante, raccolta mista(porta a porta + cassonetto) in funzione di come è organizzato il sistema di trattamento e recupero a valle della raccolta. Dove sono presenti termovalorizzatori, c è minore esigenza di differenziare il rifiuto, mentre dove le discariche sono poche e costose diviene premiante una elevata percentuale di raccolta differenziata fino all obiettivo limite dell azzeramento dei rifiuti da conferire in discarica. Oggi quello dei rifiuti è un mondo complesso, in continuo cambiamento, che richiede diverse figure e diverse competenze, alcune delle quali molto portate all innovazione ed alla creatività: dalla conoscenza del funzionamento di impianti tecnologici alla realizzazione di campagne di comunicazione, dal refitting ed il riuso di beni destinati alla discarica, a esperti di bonifiche industriali, dall ecodesigner a chi inventa app e microchip per la tracciabilità dei rifiuti. 8
9 Per saperne di più Bianchi D. (a cura di), Il riciclo ecoefficiente L industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi, Edizioni Ambiente, 2012 European Environmental Agency, Managing municipal solid waste a review of achievements in 32 European countries, 2/2013(in inglese) Massarutto A., I rifiuti, Bologna, Il Mulino (collana Farsi un idea),
10 CREDITI Materiale a cura del progetto La.Fem.Me Lavoro Femminile Mezzogiorno Italia Lavoro S.p.A. Rielaborazione a cura del progetto Increase Fonti: - Eco & Eco Economia E Ecologia Srl Immagini: - Foto copertina: 1. James Monkeyyatlarge; 2. Fil.al; 3. Simada 2009 Aggiornamento Novembre 2013 Per informazioni infolafemme@italialavoro.it servizi.prodottiformativi@italialavoro.it
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