Il ruolo dei mini-bond nella diversificazione del credito delle PMI Intervento del Dott. Giovanni Carloni

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1 Il ruolo dei mini-bond nella diversificazione del credito delle PMI Intervento del Dott. Giovanni Carloni Consigliere Delegato Ebaf Consulting SA Senior Consultant Iama Consulting Srl

2 Mini-bond: Agenda Dati di mercato e presupposti economici La normativa di riferimento Il processo di emissione dei mini-bond I requisiti economici e patrimoniali Le opportunità per le PMI

3 Mini-bond: Agenda Dati di mercato e presupposti economici La normativa di riferimento Il processo di emissione dei mini-bond I requisiti economici e patrimoniali Le opportunità per le PMI

4 Crisi economica e crescita reale

5 Crisi economica e crescita reale PIL Pro-Capite Crescita del PIL in Europa dal 1999 ad oggi Ripresa Europea a velocità diverse Fonte: Il Sole 24 Ore del 13 febbraio 2014

6 Crisi del credito Il sistema produttivo italiano è composto principalmente da PMI, ovvero da aziende che hanno nel 97.5% dei casi meno di dieci addetti. Prima del 2008, questa struttura molto polverizzata, godeva di molti estimatori, poiché le piccole aziende sono più elastiche e veloci al cambiamento, hanno una soglia di resistenza elevata alla crisi (fino a che le banche le hanno sorrette). Oggi è evidente che le PMI legate al mercato domestico e condizionate dal credito bancario hanno un tasso di mortalità elevatissimo. Quindi bisogna cambiare mentalità. Il lato positivo della crisi.

7 Contrazione dei prestiti bancari Si è accentuato il ritmo di contrazione dei prestiti bancari alle imprese (-5,8% nell ultimo anno). Fonte: Bollettino Economico Bankitalia 2014

8 Raccolta obbligazionaria imprese Fonte: Bollettino Economico Bankitalia 2014 Nel terzo trimestre 2013 la raccolta obbligazionaria netta delle imprese italiane è salita a 9,0 miliardi di euro (3,5 nel trimestre precedente). I collocamenti effettuati da società facenti capo a gruppi italiani sono stati pari a 6 miliardi di euro nell ultimo trimestre del I collocamenti sono stati effettuati da aziende di grandi dimensioni.

9 Mini-Bond: la ratio economica Nel triennio le imprese manifatturiere per essere competitive effettueranno investimenti per circa 150 miliardi di euro Dal sistema bancario si prevedono flussi di nuovi impieghi difficilmente superiori a 60 miliardi di euro Ne risulta un funding gap cumulato di 90 miliardi di euro

10 Mini-bond: la ratio economica

11 Mini-bond: Agenda Dati di mercato e presupposti economici La normativa di riferimento Il processo di emissione dei mini-bond I requisiti economici e patrimoniali Le opportunità per le PMI

12 Bond società non quotate La normativa previgente Titoli di credito con contenuto regolato dall art cc.; Emittenti: spa, sapa e srl (se previsto dallo statuto e con i limiti previsti dall art. 2483: sottoscrizione di investitori professionali); Limite di emissione: art (doppio del Capitale sociale, riserva legale e riserve disponibili) salvo che: L eccedenza sia sottoscritta da investitori professionali; L emissione sia garantita da ipoteca di primo grado su immobili di proprietà, fino a 2/3 del valore degli immobili; Le obbligazioni siano emesse da società con azioni quotate in mercati regolamentati, limitatamente alle obbligazioni destinate ad essere quotate negli stessi o in altri mercati regolamentati.

13 Il D.L. Sviluppo L art. 32 del decreto legge 22 giugno 2012, n.83, e successive modifiche, (cd. Decreto Sviluppo), è intervenuto sulla disciplina delle obbligazioni introducendo una serie di norme per incentivare l accesso diretto delle PMI al mercato finanziario (cambiali finanziarie, obbligazioni, strumenti partecipativi), disciplinando più favorevolmente gli strumenti «ibridi» di finanziamento. I vantaggi di queste operazioni riguardano gli aspetti: Normativi: eliminazione del limiti di due volte il capitale più riserve per le emissioni obbligazionarie; Fiscali: interessi passivi deducibili, se ci si rivolge ad investitori qualificati. N.B. La normativa esclude le microimprese, cioè le società con meno di 10 dipendenti e 2 mln di euro di fatturato.

14 L intervento dell IVASS Con una procedura insolita, ossia una lettera al mercato, l'ivass ha definito le regole per la discesa in campo delle assicurazioni a sostegno delle piccole e medie imprese italiane che scelgono di utilizzare forme di finanziamento alternative al canale bancario, come appunto i mini-bond, introdotti dal decreto Sviluppo Italia nel L'authority ha stabilito che «nella lista degli attivi a copertura delle riserve tecniche (necessarie a coprire i risparmi degli assicurati) è inserita una nuova classe di investimenti», che include le obbligazioni e i titoli similari emessi da società non quotate «entro il limite del 3% delle riserve tecniche da coprire». Considerando che le riserve tecniche del sistema assicurativo sono di circa 500 miliardi, significa che al lancio dei mini-bond il settore delle polizze contribuirebbe con circa 15 miliardi. Corre l obbligo ricordare comunque che le imprese assicurative dovranno in ogni caso rispettare altri limiti imposti da altri regolamenti, come il vincolo di non avere più del 10% delle riserve tecniche investito in strumenti non quotati.

15 Il D.L. Destinazione Italia Il DL Destinazione Italia, convertito in legge il 21 febbraio 2014, ha cercato di agevolare ulteriormente l emissione di strumenti finanziari di debito da parte delle imprese: Cartolarizzazione dei Minibond Le SPV costituite ai sensi della legge per la cartolarizzazione dei crediti (L. 130/1999) possono sottoscrivere direttamente le emissioni di Minibond. Imposta sostitutiva Possibilità di avvalersi dell imposta sostitutiva pari al 0,25% dell importo della garanzia, estesa alle emissioni di Minibond garantiti da ipoteche e alle ABS emesse nelle cartolarizzazioni dei medesimi. Privilegio speciale ex articolo 46 Testo Unico Bancario Privilegio speciale di cui all articolo 46 del Testo Unico Bancario, sui beni mobili di un impresa (impianti, magazzino ecc.), può essere costituito anche a garanzia delle emissioni di Minibond e di ABS emesse nelle cartolarizzazioni dei medesimi.

16 Il D.L. Destinazione Italia Il DL Destinazione Italia è altresì intervenuto per agevolare l investimento in Minibond da parte di investitori istituzionali: Covered bond bancari Le banche possono emettere covered bond garantiti da Minibond. Assicurazioni Le assicurazioni possono investire fino al 3% delle riserve tecniche in Minibond o in quote di fondi Specializzati. Garanzie Fondo Centrale PMI Privilegio speciale di cui all articolo 46 del Testo Unico Bancario, sui beni mobili di un impresa (impianti, magazzino ecc.), può essere costituito anche a garanzia delle emissioni di Minibond e di ABS emesse nelle cartolarizzazioni dei medesimi.

17 Il D.L. Competitività Il DL Competitività (DL 91/2014), convertito in legge il 7 agosto 2014, ha ulteriormente agevolato l emissione di strumenti di debito, disponendo: L estensione dell esenzione dalla ritenuta alla fonte su interessi e proventi corrisposti su obbligazioni non quotate e detenute da investitori qualificati (Private Placement); L estensione dell esenzione dalla ritenuta alla fonte su interessi e proventi delle obbligazioni corrisposti alle società di cartolarizzazione che li sottoscrivono; Estensione imposta sostitutiva anche sulla cessione di crediti garantiti ed eliminazione dell imposizione su garanzie accessorie.

18 Il fondo di garanzia per mini-bond Il Decreto 5 giugno 2014 del MISE di concerto col MEF, in attuazione dell art.12 comma 6-bis del DL Destinazione Italia, estende le garanzie del fondo in favore di SGR che sottoscrivono obbligazioni, o portafogli di tali obbligazioni emesse da PMI. Pertanto il Fondo può concedere garanzie in favore di banche, intermediari finanziari, SGR, SICAV a copertura di: Singole emissioni; Portafogli di emissioni sottoscritte da un medesimo intermediario; in tal caso l importo dei singoli titoli non potrà eccedere il 3% del valore nominale complessivo dei titoli in portafoglio. Per accedere alla garanzia del Fondo le operazioni di sottoscrizione dovranno avere durata compresa tra 36 e 120 mesi e non dovranno avere a oggetto la sostituzione di linee di credito già in essere.

19 Il fondo di garanzia per mini-bond Per quanto concerne le singole emissioni, la garanzia del Fondo coprirà: fino al 50% del valore nominale del minibond sottoscritto nel caso di rimborso rateale; fino al 30% in caso di rimborso unico a scadenza (bullet). L importo massimo garantibile dal Fondo per singola PMI beneficiaria finale è pari a 1,5 milioni di euro: ai fini del rispetto di tale importo massimo si considererà il complesso delle operazioni riferite alla singola impresa garantite dal Fondo.

20 Circolare n.674 del 23/10/2014 Il 23 ottobre 2014 sono state pubblicate sul sito internet del Fondo di garanzia le Disposizioni operative del Fondo aggiornate, contenenti le integrazioni relative alla concessione della Garanzia Diretta su singole operazioni di sottoscrizione di mini bond, e le Modalità operative dedicate alla concessione di garanzie su portafogli di mini bond. Le richieste di ammissione per le garanzie su singoli mini bond o su portafogli di mini bond possono essere presentate a partire dal 7 novembre 2014 (attraverso il portale FdG). La Circolare, le disposizioni e le modalità operative, il decreto ministeriale e la modulistica sono disponibili sul sito Internet

21 Il mercato ExtraMOT PRO Borsa Italiana ha lanciato il nuovo segmento ExtraMOT PRO, dedicato alla quotazione di obbligazioni e cambiali finanziarie e creato per offrire alle PMI un mercato nazionale flessibile ed efficiente e per cogliere le opportunità derivanti dal nuovo quadro normativo. I requisiti di ammissione per le PMI sono molto più leggeri di quelli previsti dai mercati regolamentati.

22 Ultimi mini-bond collocati Il mercato ExtraMOT PRO è costituito ad oggi anche da imprese medio-grandi che hanno sfruttato lo strumento con importi significativi. D altra parte, senza tale strumento, le PMI presenti nel mercato ExtraMOT PRO, non essendo quotate, non avrebbero avuto modo di accedere al mercato obbligazionario. Fonte: Milano Finanza

23 Mini-bond: Agenda Dati di mercato e presupposti economici La normativa di riferimento Il processo di emissione dei mini-bond I requisiti economici e patrimoniali Le opportunità per le PMI

24 Mini-bond: le fasi di emissione

25 Mini-bond: i soggetti coinvolti Studio Legale Arranger Società di Rating Advisor Emittente Investitori Professionali

26 Mini-bond: il processo di emissione Valutazioni preliminari e studio di fattibilità Analisi dei fabbisogni finanziari dell impresa Assistenza nella predisposizione del business plan Strutturazione dell emissione (cedola, durata, tasso ) Ottenimento del Rating Assistenza nella stesura regolamento del prestito e domanda di ammissione Predisposizione dell Information Memorandum e Pre-marketing Collocamento presso investitori istituzionali e quotazione

27 Mini-bond: la fase istruttoria Fase di Scouting: analisi dei requisiti minimi Criteri oggetti (esistenza di un bilancio certificato, settore, etc.) Criteri numerici (Fatturato, Leverage, EBITDA, ratio economici/patrimoniali, condivisi tra arranger e advisor) Valutazione Andamentale Analisi strategico-qualitativa Bilancio / Centrale Rischi / Settore Richiesta di un Rating Terzo: «Rating Esterno» Soggetto universalmente riconosciuto e super partes rispetto all operazione, elemento di garanzia per l investitore (es. Crif)

28 Mini-bond: la fase procedurale Determinazione del Rating La definizione del rating societario è determinante nell individuazione del tasso cedolare. Necessario rivolgersi ad Istituto con rating validato ESMA e/o Banca d Italia Strutturazione del prestito obbligazionario e proposta di tasso cedolare Il rating è il punto di partenza per la determinazione del tasso cedolare. L intermediario finanziario indipendente procede alla strutturazione del prestito obbligazionario in funzione delle esigenze dei flussi del piano degli investimenti ed attraverso una procedura consolidata propone agli investitori il tasso cedolare determinando uno spread che tenga conto di diversi fattori.

29 Mini-bond: il tasso cedolare Il tasso cedolare risulta essere la somma di alcuni componenti imprescindibili RATING espresso sia internamente che esternamente attraverso agenzie di rating riconosciute (Crif). AMMONTARE DELL EMISSIONE Maggiore è l ammontare, maggiore sarà lo spread per la determinazione del tasso. DURATION Maggiore duration comporta un aumento del rischio e quindi determina ulteriore aumento del tasso. Placement: Ricerca Investitori L attività di capofila nella ricerca degli investitori è seguita direttamente dall intermediario finanziario, anche attraverso la propria rete. E la fase certamente più critica del processo.

30 Mini-bond: Agenda Dati di mercato e presupposti economici La normativa di riferimento Il processo di emissione dei mini-bond I requisiti economici e patrimoniali Le opportunità per le PMI

31 I requisiti economici e patrimoniali I requisiti di base per l emissione di mini-bond sono: Almeno due esercizi conclusi di cui l ultimo revisionato ai sensi del DL 39 del 27 gennaio 2010 (da un soggetto autorizzato ad operare come revisore contabile o società di revisione). No Microimprese: l organico deve essere superiore a 10 unità, il fatturato o il totale dell attivo deve essere superiore a 2 milioni di Euro. Società di Capitali: SPA, SCPA, SRL. No Start-UP.

32 I requisiti qualitativi No Turnaround Trasparenza nella gestione operativa No Distress Diversificazione prodotti e clientela Adeguato controllo di gestione Internazionalizzazione Visione di medio-lungo termine Capacità ed esperienza del Management

33 I requisiti quantitativi Il processo di Assessment economico-finanziario prefigura un analisi dei seguenti fattori: Situazione finanziaria: linee di credito, Centrale Rischi, scadenze, garanzie; pegni, covenants in essere, posizione e struttura del debito all interno della società; Rapporti con le banche; Garanzie prestate a terzi; Disponibilità di cassa. Gli indicatori economico-finanziari principalmente osservati sono: Il fatturato (> 10 milioni di euro); l Utile (>0 nell ultimo triennio); l EBITDA Margin (> 7%), il rapporto «PFN/Patrimonio Netto» (< 3); il rapporto «PFN/EBITDA» (< 4), l Interest cover ratio (EBIT/Oneri finanziari > 1,5), etc

34 Mini-bond: Agenda Dati di mercato e presupposti economici La normativa di riferimento Il processo di emissione dei mini-bond I requisiti economici e patrimoniali Le opportunità per le PMI

35 Minibond: vantaggi per l emittente Lo sviluppo del mercato obbligazionario consente alle PMI: Maggiore flessibilità finanziaria Diversificazione delle fonti di raccolta Durata compatibile con progetti a medio-lungo termine Raccolta di capitale unsecured (non assistito da garanzie) Creazione di una base di investitori per successive operazioni Nessuna segnalazione in Centrale Rischi Maggiore forza commerciale con le banche Ritorno di immagine

36 Minibond: oneri per l emittente La possibilità di utilizzo dei mini-bond richiede tuttavia: Un salto culturale dell imprenditore Commitment da parte del management Maggiore trasparenza

37 Conclusioni

38 Analisi dei Social Impact Bond Intervento del Dott. Giovanni Carloni Consigliere Delegato Ebaf Consulting SA Senior Consultant Iama Consulting Srl

39 Investimenti a impatto sociale e SIB Definizione di «impact investing»: L impact investing è un attività di investimento in imprese, organizzazioni e fondi che operano con l obiettivo di generare un impatto sociale misurabile e compatibile con un rendimento economico. Obiettivi dell impact investing: L obiettivo e la volontà di creare un impatto sociale positivo acquistano altrettanta importanza rispetto alle valutazioni di ordine economico e finanziario dell investitore.

40 Investimenti a impatto sociale e SIB L impact investing si distingue per: l intenzionalità dell investitore di generare un impatto sociale; l aspettativa di un rendimento economico che motiva l investitore; la flessibilità del tasso di rendimento atteso che può posizionarsi al di sotto del livello medio di mercato o allinearsi ai rendimenti di mercato; la varietà degli strumenti finanziari utilizzati e delle forme di intervento che spaziano dal debito all equity puro; la misurabilità dell impatto, fondamentale per assicurare trasparenza e accountability.

41 Lo spazio dell impact investing

42 Il Social Impact Bond Il Social Impact Bond è uno strumento finanziario innovativo finalizzato alla raccolta di finanziamenti privati per la fornitura di servizi sociali pubblici, attraverso la partnership tra diversi attori.

43 Il Social Impact Bond Gli elementi fondanti su cui poggia il Social Impact Bond sono: un programma di interventi in campo sociale in grado di generare un impatto sociale e un risparmio di spesa pubblica; un prestito/finanziamento con restituzione del capitale e remunerazione solo in caso di successo del programma.

44 Il ruolo della PA nel SIB La PA interessata a migliorare un proprio servizio e a ridurne i costi, può verificare le potenzialità di interventi preventivi come modalità alternative di welfare e stimare il risparmio che ne conseguirebbe se implementati a una certa scala. L idea è che servizi preventivi possano essere più efficaci e più efficienti rispetto a programmi di cura tradizionali, fondati solitamente su interventi realizzati solo ex-post in risposta a un emergenza o disagio sociale, e che il conseguente risparmio di risorse possa essere la leva per allineare gli interessi di investitori, amministrazione, intermediario e fornitore del servizio.

45 Il ruolo dell intermediario nel SIB L intermediario svolge il ruolo di promotore del SIB presso la PA e gli altri attori, cercando di facilitare un processo delicato di creazione di relazioni e fiducia. Se esistono le condizioni economiche e di fattibilità, l amministrazione sigla un contratto con l intermediario per lo sviluppo del SIB, la ricerca degli investitori, la selezione dei fornitori, la gestione e il monitoraggio continuo dell attività. Il contratto tra PA e intermediario prevede un pagamento condizionato al raggiungimento di obiettivi ben precisi, stabiliti in fase di definizione del progetto. Se il programma finanziato non raggiunge l obiettivo (espresso in termini di beneficio sociale, monetizzabile grazie alla minore domanda di servizi sociali ex-post che ne consegue) l amministrazione non è tenuta a sostenere alcun costo. In caso contrario, cede all intermediario una percentuale dei costi evitati grazie alla riduzione della spesa pubblica determinata dal programma.

46 Il ruolo del valutatore nel SIB Data l importanza della valutazione dell efficacia del servizio preventivo per il funzionamento del meccanismo nel suo complesso, tale attività di verifica viene affidata a una parte terza. Questa, coordinandosi con l intermediario, ma facendo affidamento sulla propria professionalità e indipendenza, definisce il sistema di monitoraggio e di misurazione della performance finale. La PA trattiene una parte dei risparmi e, oltre al pagamento pattuito nel contratto, versa un premio (success fee) all intermediario e al fornitore del servizio, entrambi proporzionali al risultato (e quindi al risparmio) conseguito.

47 Vantaggi del SIB Dato che il finanziamento è concesso in anticipo, l organizzazione che presta il servizio non deve anticipare capitale proprio. Vedremo meglio come questo sia uno dei punti di forza del meccanismo SIB, in quanto consente di scegliere gli operatori non in base alla capacità di raccogliere fondi, ma in funzione dell efficacia operativa. Inoltre, per contenere il rischio di finanziare programmi inefficaci, o peggio organizzazioni orientate da scopi opportunistici, il finanziamento viene erogato in diverse rate, man mano che si rende necessario prestare fondi per coprire i costi di implementazione. Un ulteriore meccanismo disciplinante per le nonprofit che erogano il servizio è il monitoraggio continuo da parte dell intermediario che ha il potere contrattuale per richiedere aggiustamenti nel programma se le misurazioni, effettuate in itinere con il supporto del valutatore, mostrassero il fallimento nel conseguire gli obiettivi intermedi e, al limite, di sollevare il fornitore del servizio dall incarico.

48 Il SIB di Peterborough (UK) Il SIB del carcere di Peterborough nel Cambridgeshire (UK), lanciato dal Ministero della Giustizia inglese in collaborazione con Social Finance Ltd nel Settembre 2010, ha l obiettivo di finanziare con di Sterline un programma di interventi per detenuti condannati a una pena inferiore ai 12 mesi. Il SIB nasce come risposta al problema della recidiva, particolarmente significativo per questo gruppo di detenuti: circa il 60% dei condannati a pene inferiori a un anno, commettono infatti un nuovo reato entro 12 mesi dal rilascio. I servizi del programma One Service sono prestati a detenuti o rilasciati maschi del carcere di Peterborough condannati a una detenzione inferiore ai 12 mesi. L obiettivo del SIB è la riduzione della recidiva, in particolare il risultato che viene misurato è il numero di condanne comminate nei 12 mesi successivi al rilascio per un nuovo reato commesso da chi è uscito dal carcere nei precedenti 12 mesi.

49 Il SIB di Peterborough (UK) Il gruppo di detenuti del carcere soggetti all intervento, per l intera durata del SIB, 6 anni, sarà suddiviso in 3 sottogruppi da unità ciascuno. A seconda dei tempi di rilascio dei detenuti, si immagina di completare l intervento su ciascun gruppo ogni due anni. Per misurare l efficacia degli interventi, la performance dei tre gruppi di trattamento viene confrontata con quella di gruppi di controllo costruiti statisticamente a partire dai dati sulla popolazione target in altri carceri (detenuti per 12 mesi appena rilasciati). Il modello prevede che se il risultato (numero di condanne recidive) si riduce del 10% (rispetto al gruppo di controllo) in almeno uno dei gruppi di trattamento oppure del 7,5% in media nei tre a fine periodo, il Ministro si impegna a pagare un valore fisso pattuito per ogni condanna evitata. Se dopo due anni il gruppo n 1 raggiunge la numerosità di detenuti rilasciati, si può immaginare una prima tranche di pagamento solo dopo 3 o 4 anni dall investimento.

50 Il SIB: opportunità Il vantaggio del SIB non è tanto nell efficienza finanziaria complessiva dell operazione, quanto nel fatto che chi ne trae il maggior vantaggio, la PA, non corre il rischio dell insuccesso. Il SIB, infatti, lo trasferisce sugli investitori privati. La PA ha un esborso solo nel caso di successo, che è determinato dal risparmio di spesa per la PA stessa. In sintesi, si tratta di uno strumento che rende possibile la realizzazione di politiche sociali preventive che altrimenti non verrebbero prese in considerazione.

51 Il SIB: opportunità Il meccanismo di remunerazione degli investitori previsto dal SIB impone una rigorosa metodologia di misurazione dei risultati. Questa circostanza: può incidere sull approccio dei fornitori di servizi e degli intermediari, che sono fortemente incentivati al raggiungimento degli obiettivi. Tutto questo si può tradurre in un significativo miglioramento dell efficacia degli interventi sociali; stimola gli operatori sociali a un approccio al progetto orientato all innovazione e all efficienza, che può portare a una selezione del sistema di offerta basata su fattori competitivi; garantisce un sistema più trasparente nell utilizzo delle risorse pubbliche, ancorato a misurazioni chiare e tendenzialmente oggettive e verificabili.

52 Il SIB: opportunità Il coinvolgimento degli investitori privati: stimola l innovazione anche nel campo finanziario, incrementando la gamma di strumenti a disposizione; rende possibile un ruolo attivo anche da parte di soggetti tradizionalmente estranei al perseguimento di fini sociali, aumentando la partecipazione e la condivisione di obiettivi di interesse pubblico; fa entrare nel gioco nuove risorse aggiuntive rispetto a quelle altrimenti disponibili, consentendo un effetto di leva. La complessità del meccanismo, che richiede l intervento sinergico di diversi attori coordinati tra loro, produce un aumento del capitale sociale, misurato in termini di densità delle relazioni e di qualità dei legami fiduciari che li legano.

53 Conclusioni

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