RASSEGNA STAMPA SINDACALE

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1 RASSEGNA STAMPA SINDACALE Giovedì 21 luglio 2011

2 Data: Pagina: sito web Manovra: lunedì presidio Cisl davanti alla Prefettura "La manovra era necessaria e urgente, ma il risultato finale è iniquo e poco efficace". La Cisl di Treviso, con le parole del suo Segretario generale Franco Lorenzon, critica la manovra di riassetto dei conti pubblici (70 miliardi di euro in 4 anni) varata dal governo e approvata dal parlamento. "Il nostro giudizio non può essere positivo - afferma Lorenzon -: tasse e tagli pesano in maniera sproporzionata su lavoratori e pensionati, mentre i politici continuano a mostrare una scandalosa resistenza al superamento dei propri privilegi". La Cisl di Treviso, assieme alla Cisl del Veneto, si mobilita per ottenere misure più eque che tutelino le fasce sociali più deboli e realmente in difficoltà: lunedì 25 luglio, a partire dalle 10.30, la Cisl trevigiana darà vita a un presidio di fronte alla prefettura, in piazza dei Signori. Già fissato anche un incontro con il Prefetto di Treviso. Presìdi davanti alle prefetture si svolgeranno in contemporanea in tutte le città capoluogo del Veneto. Netta la posizione della Cisl sulla manovra di Tremonti: fermo restando la condivisione dell'obiettivo di azzerare il deficit pubblico entro il 2014 come indicato dalla Ue, la manovra va modificata nel senso di una maggiore equità. "Non possiamo accettare passivamente - afferma Lorenzon - che il riassetto dei conti pubblici vada a pesare solo sulle tasche di lavoratori dipendenti, pensionati a basso reddito e famiglie numerose, senza peraltro dare alcuna prospettiva ai giovani". Concrete e praticabili le proposte della Cisl: riduzione dei costi della politica, riforma fiscale, meno tasse sul lavoro e sulle pensioni, lotta all'evasione fiscale e politiche per lo sviluppo in grado di attrarre investimenti, anche con accordi fiscalmente agevolati sulla produttività. (20 luglio 2011)

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14 Pagina: 3 I profughi iniziano a lavorare Zaccariotto: «Così saranno utili» I sindaci veneti pagheranno con i finanziamenti del ministero VENEZIA -Ci sono, sono tanti e lavorano pure. Anche se i temutissimi rifugiati venuti dal Nord Africa all'indomani della primavera libica hanno smesso di far parlare di sé, non hanno certamente abbandonato il territorio regionale. Anzi: nonostante non si vedano per le strade e per le piazze, sono sparsi nei centri di accoglienza di quasi cento Comuni veneti e continuano ad arrivare a un ritmo di a settimana tanto che tra lo scorso maggio e la prima metà di luglio sono passati rapidamente da duecento a più di millequattrocento senza creare nessun problema di ordine pubblico. «Polemiche iniziali a parte -interviene il prefetto di Venezia Luciana Lamorgese -non ci sono stati problemi di alcun tipo. La rete delle prefetture e degli enti locali si è dimostrata efficace e la linea proposta ai sindaci di accogliere gruppi ristretti di profughi sulla base di un rifugiato ogni duemila abitanti sta dando i suoi frutti». A rendere ancora più disponibili i primi cittadini a ospitare decine di tunisini, egiziani, libici e centrafricani in epoca di crisi economica è stata anche l'efficienza della prefettura di Venezia -diventata soggetto attuatore dopo che palazzo Balbi ha platealmente abdicato al suo ruolo di coordinatore dell'emergenza -che ha già saldato le cooperative e le associazioni che hanno sostenuto le spese iniziali d accoglienza. Ma non sono stati solamnte i tecentomila euro che Ca'Corner ha messo sul piatto a convincere anche i sindaci più riottosi, quanto l'attesissima ordinanza della protezione civile del 13 luglio scorso che di fatto permette ai primi cittadini di far lavorare i richiedenti asilo in attesa che venga loro riconosciuto lo status di rifugiati politici. «Finora non era consentito impiegare i richiedenti asilo per motivi burocratici -continua il prefetto -così invece potranno partecipare attivamente alla vita dei Comuni che li ospitano e integrarsi più facilmente come era stato richiesto dalla presidente della Provincia di Venezia». L'ordinanza presentata dal ministro dell'interno Roberto Maroni infatti porta almeno in parte la firma di Francesa Zaccariotto, unica leghista a non essersi opposta all'arrivo dei rifugiati in Veneto e politica abbastanza vicina al ministro da poter spingere per una deroga alla legge nazionale che da sempre impediva ai richiedenti asilo di lavorare sul territorio nazionale. «Alcuni fanno già lavoretti e per gli altri abbiamo puntato su progetti di formazione di meccanica e idraulica e su progetti di mediazione linguistica» spiega Zaccariotto sottolineando che in questo modo i rifugiati potranno essere utili anche in caso di emergenza come volontari. Di certo, visto che il loro lavoro sarà pagato con i soldi del ministero che versa 46 euro per profugo come prevedono le convenzioni internazionali, potranno fare tutti quei lavori di arredo urbano che i Comuni non riescono più a fare a causa della crisi e del patto di stabilità. E se ai sindaci è stato demandato il compito di individuare le professionalità dei rifugiati per i primi lavori, adesso le prefetture stanno perfezionando i protocolli con i centri di impiego e con le assicurazioni sperando che non ci sia nessun ricorso dato che senza le carte in regola i richiedenti asilo non potranno comunque lavorare. Per velocizzare le procedure infine è stato aperta una nuova commissione territoriale a Verona che tratterà le domande dei rifugiati veronesi, padovani e rodigini. Alessio Antonini RIPRODUZIONE RISERVATA

15 Pagina: 5 Ticket, la partita si riapre Allo studio una revisione Fazio ascolta Coletto: moduliamoli per reddito VENEZIA A tre giorni dal no» opposto dal governatore Luca Zaia ai nuovi ticket introdotti dalla manovra Tremonti 10 euro sulla specialistica e 25 sui codici bianchi al Pronto soccorso) la partita si riapre. Ieri a Roma il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha accolto la proposta avanzata dall assessore veneto Luca Coletto di rimodulare i balzelli nel mirino. Come coordinatore dei responsabili della Sanità, il leghista ne ha chiesto «una revisione, un applicazione più equa, pur mantenendo inalterati i volumi della manovra». Le due parti sono giunte all accordo di istituire un tavolo tecnico tra Regioni, ministeri dell Economia e della Salute che da mercoledì prossimo rivedrà i ticket in discussione e anche quelli su farmaceutica e prestazioni da applicare a partire dal «Così facendo i nuovi importi non graveranno su tutti i cittadini, ma potranno essere differenziati per fasce di spesa o in base all appropriatezza spiega Fazio. Vorremmo garantire anche ai non esenti le prestazioni principali senza alcun pagamento. D altronde il ticket non va usato per fare cassa, ma per ridurre le prestazioni inappropriate». In attesa di stabilire criteri di applicazione omogenei in tutta Italia, le Regioni sono libere di imporre i due balzelli o meno, oppure di studiare manovre alternative. Che farà il Veneto, confermerà il no»? «Partiamo dal presupposto che è meglio non mettere le mani in tasca ai cittadini chiarisce Coletto ma se dovessimo accordarci con le altre Regioni su una modalità di applicazione comune e meno stressante per gli utenti, decideremo il da farsi insieme al presidente Zaia. Tutto può essere, ma prima vanno calcolate le ricadute di ciascuna opzione sulla gente e sul bilancio regionale. In questo momento il primo obiettivo, quello che mi stava a cuore, di convincere Fazio a rimodulare i ticket, l ho raggiunto. Adesso la scaletta impone di trovare criteri condivisibili con le altre giunte ma anche di coprire i 486 milioni totali che lo Stato avrebbe dovuto darci come seconda tranche del riparto del Fondo sanitario e che invece ci ha detto di ricavare dai ticket. Per il Veneto sono 35 milioni». Per incassarli, Palazzo Balbi sta studiando il ritocco dei 36,15 euro sulla diagnostica e dei 2 per ricetta sui farmaci. Analisi che il compromesso raggiunto a Roma non spazza via. «Noi quei soldi possiamo ottenerli come vogliamo, alla condizione di mantenere l equilibrio di bilancio (già confermato nei primi tre mesi del 2011, ndr) aggiunge Coletto. Lavoreremo per rendere le imposte aggiuntive più eque possibile: la situazione è in divenire, ma l ipotesi della differenziazione a seconda del reddito potrebbe essere una buona soluzione». Sul tavolo anche il modello lombardo, che per le ricette al di sotto dei 5 euro non prevede alcun pagamento e per quelle al di sopra impone un ticket pari al 30%del valore della prescrizione, fino a un massimo di 30 euro. Non è esclusa nemmeno l opportunità presa in considerazione dal Veneto di esentare dai 10 euro sulla specialistica le prestazioni del servizio sanitario che altrimenti costerebbero meno nel privato. «Ovvio, mica possiamo pagare due volte il convenzionato, comprandogli prestazioni e regalandogli pure pazienti», chiude Coletto. Michela Nicolussi Moro RIPRODUZIONE RISERVATA

16 Pagina: 10 Medici senza assicurazione «Impossibile lavorare ancora» CONEGLIANO Danno medico in ospedale, cambiano le disposizioni regionali e per i medici ospedalieri è il caos. L allarme arriva dall Usl 7, dove i camici bianchi degli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto si riuniranno per capire come affrontare «una novità normativa che -denunciano -aumenta il rischio di rivalsa e impone al medico di tutelarsi a proprie spese». Per la Regione Veneto la riforma già legge, pronta ad entrare in vigore dal gennaio Per i medici sui quali ricadrà, è invece un provvedimento che appare insidioso e poco chiaro. Per questo i sindacati dei medici che lavorano negli ospedali dell Usl 7 (Anao Assomed, Cgil Medici, Uil, Cimo) hanno convocato per lunedì 25 luglio un assemblea urgente: «Non sappiamo cosa ne sarà di noi -spiegano i rappresentanti sindacali -, perché finora ogni azienda sanitaria provvedeva all assicurazione per i danni contro terzi, con polizze che coprivano medici ed infermieri. Ora invece la Regione ha deciso di cambiare con una modalità che ci preoccupa». Le nuove regole prevedono che ogni azienda regionale si assicuri in modo autonomo per i danni fino 500 mila euro consorziandosi a livello provinciale con un unico «ufficio sinistri», oltre tale cifra sarà invece la Regione ad intervenire con una propria copertura assicurativa. «Siamo preoccupati perché non sappiamo se la Regione si sia già organizzata e soprattutto se l assicurazione coprirà anche il diritto di rivalsa della vittima contro il medico, e se è prevista la copertura della libera professione». A lasciare perplessi i medici anche il progetto di un consorzio tra le tre aziende sanitarie della provincia, con un unico ufficio sinistri che si occupi dei problemi per Usl 7, 8 e 9. «Tutte le Regioni stanno procedendo su questa linea -continuano -ma con modalità diverse. L Emilia Romagna, ad esempio, ha fissato il tetto per le aziende sanitarie a 25 mila euro, cifra sopra la quale interviene l ente regionale. Questa ci pare una soluzione equa, perché se nella stessa azienda sanitaria ci sono più casi con relativo risarcimento e l Usl non riesce a pagare cosa potrebbe succedere? Non è tollerabile, vista anche la situazione in cui ci troviamo ormai a lavorare con risorse ridotte al minimo e un aumento dei carichi di lavoro che inevitabilmente alza anche il livello di rischio». Unica alternativa per i medici, assicurarsi in modo autonomo: «Per i professionisti di area chirurgica servirebbero polizze del costo di 3-4 mila euro l anno. Insostenibili». M. Cit. RIPRODUZIONE RISERVATA

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