INDICATORI DI QUALITÀ E BUONE PRATICHE PER LA CONDUZIONE DELL'APIARIO

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1 INDICATORI DI QUALITÀ E BUONE PRATICHE PER LA CONDUZIONE DELL'APIARIO Formazione di approfondimento per apicoltori con esperienza Riunione mensile 7 dicembre 2018 Pergine ore 20:00 22:30

2 Situazione in apicoltura In Trentino abbiamo la seguente situazione: 1. Una certa percentuale di apicoltori con mortalità di colonie di api piuttosto elevata e costante negli anni 2. Domanda molto elevata di nuclei e pacchi d ape 3. Domanda molto elevata di miele e prodotti dell alveare 4. Offerta limitata di nuclei e pacchi d ape 5. Offerta limitata di miele e altri prodotti dell alveare 6. Offerta limitata colonie di api per l impollinazione con arrivo di migliaia di arnie da fuori provincia

3 Conseguenze Una domanda elevata accompagnata da un offerta limitata provoca alcune situazioni tipiche: 1. Non ci sono problemi a vendere miele o prodotti dell alveare, mentre resta molto difficile fare produzioni elevate e remunerative ogni anno. Questa difficoltà è legata sicuramente alle competenze dell apicoltore perché chi ha lavorato bene negli ultimi 5 anni ha registrato: una annata molto buona (2018); una annata decisamente negativa (2017) e tre annate medio buone (le tre precedenti). 2. Non ci sono problemi a vendere nuclei e pacchi d ape perché la domanda è superiore all offerta, ma questo finisce per favorire situazioni in cui si vendono a prezzi elevati prodotti di qualità non alta talvolta anche in periodi stagionali in cui il prezzo reale dovrebbe essere circa la metà. Esempio nuclei o pacchi d ape venduti dopo la metà di maggio a prezzi elevati. In quel periodo il valore reale è circa la metà di quanto richiesto dal venditore. Anche il questo caso il livello di competenza di chi compra potrebbe calmierare questo fenomeno negativo. 3. Ottime possibilità di lavoro per chi volesse puntare professionalmente sull impollinazione Come si vede il vero problema sono le competenze dell apicoltore sia esso produttore o acquirente.

4 Competenze Un apicoltore competente è colui che sa molto sulle questioni teoriche, ma ancora di più su quelle pratiche dettate dall esperienza e dalla sperimentazione. La competenza di un professionista si misura sui risultati che ottiene, ma anche sulla capacità di coniugare teoria e pratica con la capacità di riflettere su quanto programmato e quanto fatto. Un apicoltore per aumentare le proprie competenze ha bisogno di: 1. Formazione per acquisire le buone pratiche (corsi e riunioni) 2. Assistenza tecnica per fare esperienza sotto la guida di un esperto. 3. Tutoraggio per i principianti 4. Capacità di analizzare il proprio processo produttivo con indicatori di qualità. 5. Occasioni di discussione e confronto sulle problematiche relative al proprio lavoro (riunioni mensili) 6. Supporto organizzativo sulle problematiche più impegnative. Esempio disponibilità di un laboratorio sociale in cui poter smielare.

5 Buone pratiche

6 Buone pratiche Per buona prassi o buona pratica, talvolta anche miglior pratica o migliore prassi (dall'inglese best practice) si intendono le esperienze, le procedure o le azioni più significative, o comunque quelle che hanno permesso di ottenere i migliori risultati, relativamente a svariati contesti e obiettivi preposti. (Wikipedia). A seconda dell ambito, le migliori prassi possono essere definite come raccolta di esempi, procedure, esperienze passate che vengono opportunamente documentate. Quando in una riunione mensile un esperto apistico illustra un modo, una procedura per ottenere un ottimo risultato in apicoltura (ad esempio un metodo per introdurre una regina feconda) sta suggerendo una buona partica. Le buone pratiche sono fondate su due pilastri: 1. Un fondamento scientifico e teorico solido (spiegabile) 2. Una prassi esperienziale solida basata su una sperimentazione su larga scala che ne dimostra l efficacia e la bontà La conseguenza è che per definire buone pratiche che abbiano un senso teorico e pratico: 1. Non basta essere ricercatori (conoscere la teoria) 2. Non basta avere molta esperienza (sperimentazioni su grandi numeri, ordine di grandezza centinaia)

7 Buone pratiche Spesso le buone pratiche di apicoltura sono documentate in manuali ed articoli tecnici di qualità più o meno buona. Nelle riunioni mensili e nella formazione parliamo continuamente di buone pratiche

8 Indicatori

9 Indicatori Nel controllo di gestione, con il termine indicatore si intende un parametro od un valore derivato da parametri (un numero) capace di fornire un'informazione sintetica relativa ad uno specifico fenomeno, che possa risultare utile ai potenziali utenti. Gli indicatori di qualità sono numeri che «indicano» e sintetizzano la quantità di un certo processo. Esempio 1. Quando guido il cruscotto mi fornisce alcuni indicatori potenzialmente utili: la velocità del momento, il numero di giri del motore, la quantità di carburante... Le spie (on off) segnalano eventuali problemi: gomma sgonfia, carenza di olio motore o di liquido nel radiatore. Esempio 2. Quando decido di salire una cima posso verificare alcuni indicatori: dislivello da percorrere, difficoltà (da 1 a 9), tempo necessario Esempio 3. In apicoltura sono indicatori: la media dell età delle regine, il numero medio di favi vecchi presenti negli alveari, il numero medio di kg di miele prodotto per arnia negli ultimi 5 anni

10 Indicatori: perché usarli? L indicatore è un numero con soglie di accettabilità di riferimento, né più né meno come il voto a un compito di matematica. Questo tipo di valutazione non lascia scampo ne ombre e dubbi interpretativi, se l indicatore dice che il voto è 4 la prova è gravemente insufficiente, si tratta di una prestazione fortemente negativa. Gli indicatori servono perché: 1. Nessuna persona è in grado di esprimere un giudizio veramente obiettivo su sé stessa e il proprio lavoro perché questo processo di autovalutazione sarebbe ricorsivo cioè definito in termini di sé stesso. (Teorema di incompletezza di Gödel). Servono indicatori e/o operazioni di rispecchiamento mediate da altri soggetti. 2. Gli indicatori sono dei numeri da calcolare sulla base dei risultati ottenuti. In presenza di molti indicatori possiamo dare un voto alla nostra attività di apicoltura.

11 Indicatori: perché? Se il risultato della prova di matematica è 4 o anche se fosse 8 in ottica di miglioramento serve: 1. Capire perché quella valutazione (consapevolezza) 2. Capire quali sono i punti di forza e di debolezza 3. Riflettere sugli errori e sui fattori limitanti 4. Agire con studio (aspetti teorici) 5. Agire con esercizi, aspetto pratico esperienziale (assistenza tecnica) 6. Se utile o necessario andare a lezioni private o in apicoltura affidarsi a un tutor che possa aiutare (tutoraggio) Riassumendo l indicatore serve per farci capire come siamo messi, cioè quale è il nostro livello in termini oggettivi. Le buone pratiche servono per farci migliorare o se siamo messi male per portarci fuori dalla m (se mi muoiono le colonie di api tutti gli anni e devo sempre ripartire devo farmi qualche domanda ). Le buone pratiche e gli indicatori sono valutazione formativa.

12 Indicatori: perché usarli? Livello di prestazione si misura con indicatori Il livello di prestazione dipende da due fattori: 1. Competenza dell apicoltore 2. Andamento stagionale ed altri fattori non controllabili In una certa zona l andamento stagionale è uguale per tutti, ma le differenze nei risultati sono spesso molto rilevanti, tutto dipende dalla competenza dell apicoltore

13 Consapevolezza Livello di prestazione si misura con indicatori 5 Il primo passo per poter migliorare è la consapevolezza, il prendere atto della propria situazione. Certe volte le persone non vogliono accettare la propria situazione e rigettano la colpa dei propri risultati negativi su altri fattori che in realtà non c entrano nulla (esempio). Se non c è consapevolezza è preclusa ogni possibilità di miglioramento. Se credo di essere un bravissimo apicoltore, ma non è vero sono a un basso livello senza prospettive di cambiamento. Altre volte invece la persona, dopo aver preso atto della propria situazione cerca il miglioramento attraverso la formazione, il dialogo e confronto con apicoltori più esperti, l assistenza tecnica, l individuazione di punti di forza e di debolezza.

14 Indicatori generali e specifici Per lo studente sono indicatori generali: il punteggio finale di laurea, il punteggio ottenuto alla maturità, la pagella di fine anno. Per lo studente sono indicatori specifici il risultato di un compito di matematica o di una interrogazione. Gli indicatori generali o generici servono per valutare la qualità generale di un processo o di un lavoro. Per esempio dare una valutazione della mia attività di apicoltura in termini ampi. Oggi vedremo come un apicoltore può dare un punteggio generale alla propria attività Gli indicatori specifici servono invece per analizzare a fondo determinati aspetti specifici ritenuti rilevanti. Gli indicatori specifici consentono d individuare i fattori più limitanti, le criticità da migliorare. Per esempio dare una valutazione sul controllo di sciamatura (ammesso che questo sia un obiettivo per noi significativo)

15 Volete il vostro punteggio di maturità come apicoltori? Ecco come calcolarlo.

16 Indicatore generale: G1 un voto da 0 a 10 G1 = P1 + M1 + V1 + N1 + T1 Indicatore P1 (da 0 a 2) Percentuale di alveari morti in primavera rispetto a quelli invernati (P1): punteggio 2 se siamo sotto al 5%; punteggio 1 fra il 5% e il 10%; punteggio 0 sopra al 10%. Punteggio massimo2. Questo indicatore tiene conto di quanto bene si lavora in termini generali da giugno dell anno precedente fino in primavera.

17 Indicatori generali: G1 Indicatore generale G1 (valutazione da 0 a 10) Indicatore M1 (da 0 a 2) Melari posseduti (costruiti) in media per arnia in produzione (M1). Punteggio 2, numero medio di melari per arnia maggiore o uguale a 3 (apicoltura stanziale) maggiore o uguale a 4 melari (nomade). Punteggio 1, numero medio di melari maggiore o uguale a 2 (apicoltura stanziale) maggiore o uguale a 3 (apicoltura nomade). Punteggio 0 per valori inferiori. Punteggio massimo 2. Questo indicatore mi dice quanto erano forti le colonie al momento del raccolto negli ultimi anni.

18 Indicatori generali: G1 Indicatore generale G1 (valutazione da 0 a 10) Indicatore V1 (da 0 a 2) Quantità media di favi vecchi (V1) e molto neri presente nelle colonie*: puneggio 2 se siamo in media a meno di 1 favo vecchio per arnia, punteggio 1 se siamo in media fra 1 e 2 favi vecchi, punteggio 0 se siamo in media sopra a 2 favi vecchi. Punteggio massimo 2. Questo è un indicatore importantissimo per le questioni sanitarie e la prevenzione di malattie.

19 Indicatori generali: G1 Indicatore generale G1 (valutazione da 0 a 10) Indicatore N1 (da 0 a 2) Nuclei di rimonta prodotti nell annata (N1) rispetto alle colonie che hanno svernato: punteggio 2 se siamo almeno al 25% di nuclei, punteggio 1 se siamo almeno al 10%, sotto al 10% punteggio zero. Punteggio massimo 2. Questo indicatore cerca di valutare la buona conduzione dell apiario.

20 Indicatori generali: G1 Indicatore generale G1 (valutazione da 0 a 10) Indicatore T1* (da 0 a 2) Trattamenti tampone autunnali contro la varroasi (T1): punteggio 0 trattamenti non effettuati, peso 1 trattamenti tampone effettuati su un periodo di 15 giorni, punteggio 2 effettuati su un periodo di 30 o più giorni (il periodo critico è quello in cui i favi di covata sono fra 2 e 0 e dura in media giorni). Peso massimo 2. *Questo indicatore fa riferimento ad un concetto teorico sul quale non vi è un consenso unanime dei ricercatori

21 Indicatori generali: G1 Indicatore generale G1 (valutazione da 0 a 10) P1 = Alveari morti rispetto a quelli invernati (punteggio 0-2) M1 = Melari posseduti in media per arnia in produzione (punteggio 0-2) V1 = Quantità media di favi vecchi (punteggio 0-2) N1 = Nuclei di rimonta prodotti nell annata (punteggio 0-2) T1 = Trattamenti tampone autunnali per la varroasi (punteggio 0-2) G1 = P1 + M1 + V1 + N1 + T1

22 Indicatori generali: G1 Indicatore generale G1 (valutazione da 0 a 10) Il mio caso: Perdite invernali 2 Melari per colonia 1 (3,6 con soglia 4) Favi vecchi 1 Nuclei rimonta Trattamenti tampone 2 Totale indicatore G1= 8 2 (sopra al 25% circa 80% per la produzione di nuclei da vendere) N.B. Puntando alla produzione di nuclei è evidentemente più difficile mantenere uno standard alto sui favi con pochissimi telai vecchi anche sulle colonie che sverneranno (se metto i favi nuovi nei nuclei me ne restano di più di vecchi nelle colonie svernanti). Per chi punta sui nuclei risulta anche più difficile produrre molto miele ed avere molti melari. Questo indicatore (G1) è tarato per chi si pone l obiettivo principale di produrre miele.

23 G1: visto il tuo voto sei soddisfatto?? E preferibile l atteggiamento di chi non è soddisfatto o non è del tutto soddisfatto perché questo atteggiamento porta ad impegnarsi per il miglioramento. Spesso le persone ambiziose e mai del tutto soddisfatte sono quelle che ottengono i risultati migliori.

24 Indicatore generale G1: buone pratiche Buone pratiche: 1. Investire sulla propria formazione teorica: corsi, manuali e libri, conferenze, riunioni mensili. 2. Investire sul confronto con altri: riunioni mensili ad assistenza tecnica. 3. Chiedere l aiuto di un tutor se utile. A mio modo di vedere in presenza di mortalità invernali di colonie di api superiori al 10 % - 15% sarebbe utile l assistenza di un tutor perché vi è qualche problema da risolvere. 4. Controllare bene la varroa (vedi indicatore specifico sulla varroa e buone pratiche) 5. Far costruire molti fogli cerei (vedi indicatore specifico sui favi e buone pratiche) 6. Invernare colonie forti con molte api sane. 7. Controllare la varroasi in autunno con trattamenti tampone e visite frequenti alla ricerca dei primi sintomi di difficoltà: api nere, api con poca peluria, presenza di molte api vecchie, primi sintomi di degenerazione (ali deformi o addome atrofizzato).

25 Legge del minimo I punti di forza non sono molto importanti nell ottica del miglioramento. II punti di debolezza sono la vera chiave di miglioramento, in particolare una criticità o alcune criticità sono sempre più importanti delle altre. Un fattore è sempre più limitante di tutti gli altri. Una volta rimediato il fattore più imitante (doga più bassa) il nuovo fattore limitante diventa un altro.

26 Indicatori specifici: controllo della varroasi Gli indicatori specifici ci consentono di individuare tutti i fattori limitanti e le criticità. Questi indicatori hanno lo stesso scopo del compito di matematica io dell interrogazione: servono per capire dove sono le criticità e migliorare. Premessa La varroasi rappresenta oggi un duplice problema perché: 1. Causa mortalità autunnale ed invernale delle coloni e di api 2. Causa indebolimento delle colonie con perdita di produzione Il controllo della varroasi rappresenta oggi il primo problema da risolvere per fare apicoltura con colonie di api sane e forti con reali possibilità di produzione.

27 Varroasi indicatori: V1 Indicatore B1 (blocco di covata)* Punteggio 0 blocco non effettuato, punteggio 1 blocco effettuato per orfanizzazione o ingabbiamento in gabbia piccola, punteggio 2 blocco effettuato con confinamento della regina su un intero favo, punteggio 3 blocco effettuato con confinamento della regina su un intero favo e cambio del favo al decimo giorno. Punteggio massimo 3

28 Varroasi indicatori: V1 Indicatore B1 (blocco di covata)* N.B. Le valutazioni sull efficacia dei diversi tipi di blocco restano controverse anche se prevale nettamente l idea che il blocco su un intero favo renda il trattamento acaricida più efficace. 1. FEM : Migliore blocco in gabbietta piccola rispetto a favo intero 2. IZS Lazio-Toscana: «.grazie all effetto trappola nei favi di covata (Bigabbia Cassian, Gabbia ET), durante l ingabbiamento un minor numero di varroe va a parassitare le api adulte con rischio di un loro indebolimento ed incremento delle virosi. Con l ingabbiamento in gabbietta, invece, si ha, un progressivo aumento dell infestazione a carico delle api adulte» (Pietropaoli Marco*, Giacomelli Alessandra*, Pizzariello Martina*, Fabrizio Badoni, Marcella Milito*, Carla Gobbi*, Francesco Scholl*, Formato Giovanni* *Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana) Considerazioni-su-diverse-tecniche-di-ingabbiamento-della-regina.pdf 3. Dalle mie sperimentazioni effettuate su un numero di colonie molto più alto rispetto a quello dell Istituto Zooprofilattico (non so rispetto ad FEM trattandosi di una affermazione non suffragata da prove sperimentali) risulta che l ingabbiamento su un intero telaio: A. Rende circa doppia l efficacia del trattamento acricida per la presenza di un numero ridotto di acari (metà) B. Cambiando il telaio al decimo giorno (2 telai) l efficacia diventa circa 4 volte maggiore.

29 Varroasi indicatori: V1 Indicatore S1 (messa sciame o pacco d ape) Punteggio zero nessun nucleo estivo ripartendo con api e regina senza covata, punteggio 1 minimo 30% di questi nuclei rispetto al numero di colonie, punteggio 2 minimo 50% di questi nuclei. Punteggio massimo 2

30 Varroasi indicatori: V1 Indicatore trattamenti tampone autunnali (T1): punteggio 0 trattamenti non effettuati, punteggio 1 trattamenti tampone effettuati su un periodo di 15 giorni, punteggio 2 effettuati su un periodo di 30 o più giorni (il periodo critico è quello in cui i favi di covata sono fra 2 e 0). Punteggio massimo 2.

31 Varroasi indicatori: V1 Indicatore frequenza delle osservazioni sulle api adulte (S1) Punteggio zero nessuna osservazione sulle api estive ed autunnali, punteggio 1 osservazioni ogni 15 giorni, punteggio 2 osservazioni settimanali o più frequenti. Punteggio massimo 2 N.B. Si cercano api nere, con poca peluria, vecchie. Si cercano anche api con ali deformi o addome atrofizzato. Varroa sulle api. In presenza di situazioni critiche si può decidere di anticipare il blocco o i trattamenti autunnali.

32 Varroasi indicatori: V1 Indicatore varroasi V1: (da 0 a 10 teorico con massimo reale 8) V1 = B1 + S1 + T1 + S1 B1 = Blocco di covata (punteggio 0 no blocco; 1 orfanizzazione o gabbia piccola; 2 su un telaio intero; 3 su due telai). Punteggio massimo 3 S1 = Messa a sciame o pacco d api estivo (punteggio 0 no nuclei; punteggio 1 30% rispetto alle colonie; punteggio 2 50% rispetto alle colonie). Punteggio massimo 2 T1 = Trattamenti tampone autunnali (punteggio 0 no trattamenti; 1 su 15 giorni; 2 su 30 giorni) Punteggio massimo 2 S1 = Frequenza delle osservazioni sulle api adulte (punteggio 0 nessuna osservazione; 1 osservazioni ogni 15 giorni; 3 settimanali o più frequenti). Punteggio massimo 3

33 Varroasi indicatori: V1 Indicatore varroasi V1: (il mio caso) V1 = B1 + S1 + T1 + S1 B1 = Blocco di covata 1 (Faccio il telaino orizzontale solo sulle colonie meno forti, sulle altre facendo la messa a sciame sono costretto al blocco per orfanizzazione. Si noti come per raggiungere valori molto alti su S1 ci si preclude di raggiungere valori molto alti anche su B1 e viceversa. Il valore massimo teorico 10 è realmente raggiungibile solo se in concomitanza con la messa a dimora del pacco d api o della messa a sciame si acquistasse una regina feconda per ogni colonia evitando l orfanizzazione con costi economici però molto alti senza garanzia di migliori risultati visto che le regine che autoproduco per orfanizzazione spesso sono altrettanto valide. S1 = Messa a sciame o pacco d api estivo 2 (sono però al 100%) T1 = Trattamenti tampone autunnali 2 S1 = Frequenza delle osservazioni sulle api adulte 3 V1 = B1 + S1 + T1 + S1 = =8

34 Varroasi buone pratiche Buone pratiche per il controllo della varroasi: 1. Attuare sempre il blocco di covata estivo. 2. Trattare almeno 2 volte l anno (inverno e fine blocco) in completa assenza di covata al ventiquattresimo giorno liberando la regina nella medesima data. 3. Se possibile attuare un blocco con confinamento della regina su un intero favo (con 2 favi ideale) 4. Se possibile fare nuclei estivi ripartendo con regina ed api, senza covata (asportazione della covata) 5. Fare trattamenti tampone autunnali contro la varroa nel periodo in cui i favi di covata da due passano gradualmente a zero. 6. Controllare frequentemente le api nei momenti critici alla ricerca di api nere, con pochi peli, con ali deformi o addome atrofizzato. I periodi critici sono subito prima del blocco di covata e in autunno. 7. Limitare la re infestazione scambiando le arnie fra apiari in blocco di covata e apiari messi a sciame o con pacco d api. Questione proposta da FEM teoricamente perfetta, ma in pratica non realizzabile in Trentino. (approfondimento sul perché)

35 Varroasi buone pratiche Perché: 1. In generale in Trentino è rarissimo avere un apiario senza altri apiari nel raggio di volo delle api (3 o più chilometri in linea d aria sono una bella distanza). Anche perché i posti migliori registrano un grande affollamento di apiari. Nel mio apiario di casa ho nel raggio di 300 m in linea d aria circa 5 altri apiari (non piccoli) e nel raggio dei 3 chilometri sicuramente svariate decine di apiari. 2. Spesso fra due apiari A e B vi è una differenza di quota significativa (apiari di nomadismo di collina e montagna per esempio). A questo punto però non posso spostare le arnie perché le operazioni di blocco si fanno logicamente in tempi diversi: in questo caso c è una differenza di circa 10 giorni (fine giugno primi di luglio e luglio). Conclusione: piuttosto di avere una re infestazione da uno o più apiari che non conosco (magari non ancora trattati) preferisco quella del mio apiario tenuto sotto controllo e trattato in tempi diversi (ma almeno trattato). Questo stesso sistema potrebbe invece funzionare bene in Canada o in paesi con grandi estensioni di territorio poco popolato.

36 Indicatori specifici Rinnovo dei favi del nido Premessa Sappiamo per esperienza che la costruzione di favi a partire da telaini con foglio cereo avviene solo in periodo di importazione ed è veramente rapida solo quando le famiglie sono molto forti e le condizioni climatiche favorevoli (temperature alte). Dati questi presupposti è chiaro che: 1. le famiglie migliori che vanno in produzione dovranno produrre una quantità di favi tale da soddisfare anche le esigenze delle colonie più deboli. 2. Le annate migliori devono compensare quelle scadenti con una produzione più alta

37 Rinnovo dei favi del nido Premessa (seconda parte) I favi vecchi diventano neri per l accumulo di scorie delle mute della covata nella parte interna della cella esagonale. Assieme alle scorie si accumulano anche sostanze inerti, sporcizia, ma anche patogeni in forma attiva o spore. Il favo vecchio proprio per questi motivi diventa facile preda delle tarme della cera. Un favo troppo vecchio e nero può essere paragonato ad una casa con un locale pieno di sporcizia e di germi. I favi vecchi quindi sono il presupposto ideale per lo sviluppo di patologie che possono colpire la colonia di api. Ho visto in rete filmati di apicoltori che decantano le proprie colonie di api non trattate contro la varroa già da due anni estraendo dal nido una serie di favi vecchi e neri completamente spopolati di api che personalmente avrei messo in sceratrice 4-5 anni prima. Si decantano risultati stupendi e sorprendenti mostrando favi orribili con rischio patologie altissimo c è qualche cosa che non convince!

38 Indicatore rinnovo Indicatore rinnovo favi del nido: F1 Principi fondamentali: 1. Tutti i favi del nido (10) vanno rinnovati in tre anni quindi è necessario sostituire in media 3,3 favi all anno. 2. Le colonie forti devono produrre anche i favi per quelle deboli che non ce la fanno a mantenere la media annuale di 3,3. Quindi nella realtà avremo colonie che producono più di sei favi e altre che non ne producono per niente 3. Se in un annata sfavorevole la produzione media è 2 favi per arnia nei due anni successivi bisognerà recuperare un 1,3 favi per arnia non prodotti e sostituiti.

39 Indicatore rinnovo Indicatore rinnovo favi del nido: F1 F1 = numero medio di favi rinnovati ogni anno per ogni colonia Indicatore valore basso medio alto Favi rinnovati (F1) 2 3 4

40 Produzione di favi da nido Premessa I favi rinnovati vengono semplicemente sostituiti perché vecchi, ma è necessario anche produrre nuovi favi per avere a magazzino riserve di miele e polline o anche per produrre nuclei primaverili o estivi. Chi pratica un apicoltura moderna e razionale lavorando molto anche con i nuclei ha bisogno di una grande quantità di favi. E chiaro che il potenziale teorico di produzione di favi per ogni arnia per l apicoltura nomade è molto più alto rispetto a quella stanziale grazie all allungamento del periodo favorevole per la costruzione.

41 Indicatore produzione favi Indicatore di produzione di favi F2 F2 = numero medio di favi prodotti per colonia esclusi quelli necessari per il rinnovo di quelli vecchi Apicoltura stanziale. No produzione di nuclei Apicoltura stanziale. Si produzione di nuclei Apicoltura nomade. No produzione di nuclei Apicoltura nomade. Si produzione di nuclei livello basso medio alto basso medio alto basso medio alto basso medio alto F2 2 o meno fra 2 e 4 Più di 4 4 o meno Fra 4 e 8 Più di 8 4 o meno Fra 4 e 8 Più di 8 6 o meno Fra 6 e 12 Più di 12

42 Indicatore produzione favi Indicatore favi a magazzino F3 (punteggio F3 = numero medio di favi a magazzino per ogni colonia di api Apicoltura senza produzione di nuclei F3 = almeno 2 Apicoltura con produzione di nuclei di rimonta F3 = almeno 4 Apicoltura con produzione di nuclei di rimonta e da vendere F3 = almeno 7

43 Buone pratiche favi Buona pratica BF1 Va considerato che per produrre un numero rilevante di favi per arnia è necessario introdurre i fogli cerei e togliere i favi costruiti a ciclo continuo ogni 2-4 giorni anche dopo che sono stati messi i melari, durante tutto il periodo del raccolto. La perdita di produzione di miele non è rilevante purché i favi siano tolti subito anche se non sono completamente costruiti in spessore (saranno terminati dalla colonia che li riceve) scrollando le api e il primo nettare cade a gocce sul nido aperto. Se il favo viene lasciato troppo a lungo si ha una perdita rilevante di miele. La messa a sciame estiva abbinata all asportazione di covata consente di rinnovare il 50% dei favi in periodo estivo (luglio) in aggiunta a quelli già prodotti durante il raccolto. Questa tecnica consente anche di passare al biologico con cera pulita in tempi molto brevi.

44 Buone pratiche favi Buona pratica BF2 Stoccaggio e conservazione dei favi da nido: 1. Dividere i favi per tipologia etichettando le diverse pile in modo da poter recuperare poi facilmente quello che serve: Favi vuoti con molto spazio per la covata Favi di scorte con molto miele Favi di scorte con miele e polline Favi con scorte, ma anche con spazio per la covata 2. Non conservare favi troppo vecchi, questi vanno subito sciolti in sceratrice 3. Tenere i favi in uno spazio chiuso ermeticamente e adatto ad eseguire i trattamenti per le tarme con acido formico o con solfrini.

45 Buone pratiche favi Buona pratica BF3 Costruzione e rinnovo dei favi da melario. I favi da melario, non essendo contaminati dalla covata, hanno una durata molto più lunga di quelli da nido, tuttavia è bene rinnovare anche questi ed averne a disposizione un numero rilevante per poter affrontare al meglio anche le annate con produzione molto alta senza dover smielare di gran fretta. Non tutte le annate sono favorevoli alla costruzione di melari a partire da fogli cerei. Non avendo fretta ed avendo già dei melari la situazione ideale si presenta quando le colonie, avendo già riempito due melari, ricevono il terzo o avendone riempiti 3 ricevono il quarto. Il melario da costruire va collocato fra il nido e quelli già pieni. In queste condizioni ideali un melario può essere costruito anche in soli tre giorni. In annate difficili e di scarsa produzione la costruzione di melari a partire dal foglio cereo per gli apicoltori stanziali può diventare praticamente impossibile.

46 Fine indicatori essenziali Chi riuscisse ad ottenere buoni risultati sugli indicatori fin qui elencati (buoni risultati generali in apicoltura, controllo della varroasi e rinnovo dei favi) sarebbe certamente un apicoltore competente. Tuttavia, visto che la perfezione non è contemplata nella natura umana rimangono ampi margini di miglioramento anche per chi è bravo. Di qui l opportunità di illustrare altri indicatori specifici per approfondire alcuni temi.

47 Indicatori specifici: regine e colonie Le regine in condizioni naturali (non di allevamento da parte dell uomo) depongono una quantità decisamente inferiore di covata sono meno soggette a stress e possono soddisfare le esigenze della famiglia per molti anni. Con l allevamento di Apis mellifera si vengono a creare numerose condizioni di stress che accorciano il periodo di tempo in cui la regina può soddisfare le esigenze della colonia e dell apicoltore. Queste condizioni di superlavoro sono dovute: 1. alla nutrizione stimolante primaverile che anticipa e aumenta la deposizione 2. alla nutrizione autunnale che tende a mantenere una maggiore quantità di covata anche in quel periodo 3. al nomadismo su molte tappe che allunga di molto il periodo di massima deposizione in cui la regina lavora su 6-8 favi di covata 4. alle malattie che in qualche modo possono debilitare oltre al super organismo colonia di api anche la regina

48 Età delle regine. Con regie di annata: 1. La deposizione è ottimale Regine 2. I cambi di regina naturali sono più rari: bisogna ricordare che un cambio di regina subito prima della fioritura compromette il raccolto della famiglia per un intera annata. E un danno economico molto rilevante. 3. La sciamatura è meno probabile (così si legge in letteratura )

49 Indicatori un esempio 1. La regina (indicatori R) In termini generali, pur considerando le possibili eccezioni, le regine giovani lavorano mediamente meglio di quelle vecchie e in letteratura si sostiene sciamino di meno. L esigenza di regine giovani aumenta per chi pratica nomadismo spinto perché il nomadismo aumenta il periodo di deposizione delle regine provocando un maggiore stress da lavoro. Un indicatore possibile sulla regina. R1 = Età media delle regine dell azienda apistica espressa in anni. Un esempio di valore potrebbe essere 1,6 anni. Questo numero però non dice nulla a meno che non siano definite delle soglie di riferimento arbitrarie derivate dall esperienza sul campo. Esempio: Indicatore valore basso medio alto Stanziale 3 o più anni Fra 2 e 3 anni Fra 1 e 2 anni Nomade spinto Più di 2 anni Fra 1,5 e 2 anni Fra 1 e 1,5 anni

50 Indicatori per la regina La regina Un secondo indicatore potrebbe essere dato dalla marcatura delle regine che permette di poter avere certezze sull età della stessa e maggiore rapidità nella ricerca. R2 = percentuale di regine marcate Esempio: Indicatore valore basso medio alto Regine marcate 50% 80% 100%

51 La regina Uso degli indicatori Due apicoltori a confronto sugli indicatori della regina (R1,R2): Rossi stanziale: R1 = 1,5 R2 = 100% Bianchi stanziale: R1 = 1,5 R2 = 100% Possiamo dire che i due apicoltori sono ugualmente bravi nella gestione delle regine? La risposta è probabilmente NO. I due indicatori considerano solo due variabili quantitative e misurabili che, pur importanti, non esauriscono tutti gli aspetti della buona gestione delle regine. Esistono altre variabili significative di tipo qualitativo e più difficilmente misurabili.

52 La regina Indicatori: limiti Gli indicatori che abbiamo definito ci dicono quanto sono giovani mediamente le regine, e quante di esse sono marcate, ma non rende giustizia di numerose altre questioni qualitative che riguardano la gestione della regina da parte dell apicoltore per esempio: Vi è una selezione (anche solo massiva) nella produzione di nuove regine per traslarvo o utilizzando celle di sciamatura? Vi è un controllo puntuale e tempestivo della fecondazione delle regine con intervento rapido ed efficace in caso di problemi (evitando la degenerazione in fucaiola ) Si attuano procedure efficaci e corrette nelle operazioni di introduzione di regine feconde o nella riunione di colonie? Le regine sono marcate bene? Per questi aspetti qualitativi è necessario definire buone pratiche che suggeriscano modi di operare per ciascun punto.

53 Buona pratica BR1 Selezione buona pratica BR1 Individuazione delle regine madri secondo precisi aspetti dei risultati prodotti della regina e del super organismo colonia di api: 1. Produzione di miele anno precedente (stimabile) punteggio 3 2. Quantità di api e di covata in un certo momento (stimabile) punteggio 2 3. Anticipo primaverile: vedere ad esempio in quale momento le colonie raggiungono un certo sviluppo come ad esempio 3 favi di covata e 6-7 di api punteggio 2 4. Comportamento igienico: punteggio 2 A. rapidità di rimozione di una superficie precisa di covata disopercolata (indicatore numerico) e grado di pulizia dopo la rimozione (qualitativo) B. Incidenza di patologie negli anni precedenti pari a 0 (indicatore numerico) I pesi sono arbitrari e possono dipendere dagli obiettivi aziendali e dalle produzioni (per chi vendesse principalmente nuclei il parametro anticipo primaverile potrebbe pesare di più e il parametro del miele di meno) Esempio colonia A (miele2+covata-api2+anticipo 2+igiene 2) = 8 Sigla con Valutazione A8

54 Buona pratica BR1 Selezione buona pratica BR1 Criticità e limiti del metodo Si valutano le regine secondo i parametri precedenti e si tiene traccia della linea femminile in questo modo con aspetti del genotipo (lettere) e del fenotipo nei suoi parametri misurabili (valutazioni numeriche) : A8S6 A8 A8S9 A8S9T8 A8S9T9N7 A8S9T9N8Z5 A8S9T9 A8S9T9N8 A8S9T9N8Z9 ASTNZ8.6 A8S7 A8S9T9N7 A8S9T9N8Z7 Dopo 6-7 anni la sigla diventa troppo lunga posso sostituirla con la media dei valori numerici presenti ad esempio A8S9T9N8Z9 ( )/5= 8.6 ASTNZ8.6 Le lettere mi mantengono la tracciatura genetica, le valutazioni numeriche sono sintetizzate dalla media

55 Buona pratica BR1 Selezione buona pratica BR1 Criticità e limiti 1. Si mescolano aspetti del fenotipo della regina (ad esempio la deposizione di covata o l anticipo stagionale nella deposizione) con aspetti del fenotipo del super organismo colonia di api. 2. La linea maschile non viene considerata Conclusioni Si tratta di un metodo empirico e sicuramente con limiti, ma basato su dati quantitativi ed osservazioni qualitative. Sempre sicuramente meglio che procedere a casaccio.

56 Buona pratica BR1 Selezione buona pratica BR1 Comportamento igienico. Un riferimento scientifico Metodo dello spillo (un indicatore numerico) propedeutico alla buona pratica. Applicando uno dei molti modelli per misurare il comportamento igienico selezionare le colonie madri anche sulla base di questo parametro.

57 Buona pratica BR2 Fecondazione delle regine: buona pratica BR2 Premessa E normale che una certa percentuale delle nuove regine (10% circa) non si fecondi. Il tempo atmosferico è spesso una variabile importante. Le colonie di api che rimangono orfane o con regine non feconde degenerano rapidamente di solito in due fasi: 1. Orfanità evidente in assenza completa di covata, con api che ventilano e deperimento della famiglia con prevalenza di api vecchie 2. In una fase finale di solito la situazione evolve in un ape fucaiola e troviamo favi rovinati dalla presenza di molta covata maschile. Quando una colonia è ridotta in questo stato ha le seguenti caratteristiche: Presenza di molti fuchi Presenza di poche api vecchie Assenza di regina e forte carenza di ormone mandibolare Assenza quasi completa di feromoni della covata Favi per la covata femminile rovinati dalla presenza di covata maschile Una colonia arrivata alla fase 2 ha un valore economico pari a zero se si esclude il valore dell arnia perché vi sono poche api vecchie, manca la regina, i favi sono da fondere Conclusione Bisogna assolutamente evitare di arrivare alla fase 2 e accorciare il più possibile la fase 1

58 Buona pratica BR2 Fecondazione delle regine: buona pratica BR2 Questa buona pratica consiste nel controllare tempestivamente l avvenuta fecondazione delle nuove regine quando la maggior parte di esse (esempio 80%) stanno già deponendo si attende al massimo 6-7 giorni: le colonie che si presentano ancora orfane, senza uova e senza regina devono essere immediatamente sistemate. Abbiamo due soluzioni: 1. Riunire con altre colonie o con piccoli nuclei (ottima soluzione se la famiglia è debole e ve ne sono altre simili) 2. Fornire una regina feconda ingabbiata. Conclusioni Al settimo giorno dopo la fecondazione dell 80% delle regine ogni situazione dubbia deve essere positivamente risolta evitando l indebolimento della colonie la degenerazione verso l ape fucaiola.

59 Buona pratica BR3 Introduzione di regina feconda: buona pratica BR3 Condizioni ottimali che favoriscono l accettazione: 1. Alveare sicuramente orfano da almeno 4-5 giorni 2. Assenza di covata giovane (uova e larvette giovani) o anche assenza completa di covata 3. Distruggere eventuali celle reali o abbozzi di celle 4. Abbondanza di api giovani 5. Rimuovere la linguetta in plastica che chiude la zona con candito 6. Attenzione nel posizionamento della gabbietta a non far scorrere l apertura liberando subito la regina 7. Verificare l accettazione dopo alcuni giorni in condizioni ideali, verso il trameno, rapidamente e senza usare fumo, cercando solo uova nei favi centrali. Il momento è molto delicato la nuova regina potrebbe venir soffocata dalle api (e in questo caso c è anche una alternativa per la probabile presenza di uova )

60 Buona pratica BR4 Marcatura 1. Usare colori ad acqua o altri colori che non sappiano odori che possano causare l eliminazione della regina da parte delle api (va detto che i colori ad acqua dopo un po tendono a sbiadire). 2. Non danneggiare la regina, se si prende in mano si «pinza» delicatamente il torace nelle parti laterali (l addome è molto più delicato e non va toccato) stringendolo fra pollice e indice 3. La parte da marcare è la parte dorsale del torace, si colora con un bollo sferico del colore dell annata

61 Cosa ci serve? Sarebbe come chiedersi se per saper guidare bene e sicuri l automobile è sufficiente saper leggere i numeri sul cruscotto e sapere cosa indicano le diverse spie dello stesso (indicatori numerici) o se serve anche altro. Per guidare bene ci servono i numeri del cruscotto (indicatori), ma anche la conoscenza dei segnali e del codice della strada come pure delle esperienze di guida sotto la supervisione di un tutore (buone pratiche) Per gestire qualsiasi fenomeno complesso è necessario tenere sotto controllo sia aspetti quantitativi (indicatori numerici) sia aspetti qualitativi (buone pratiche). Ma non basta è anche necessario riflettere su ciò che si sa e su ciò che si fa. Indicatori + buone pratiche+ riflettere = Essere apicoltori competenti Essere apicoltori competenti significa sapere, saper fare, riflettere e programmare per attuare le scelte migliori per raggiungere i propri obiettivi, cioè la produzione di miele piuttosto che di altri prodotti dell alveare o nuclei.

62 Controllo della sciamatura Premessa Il controllo della sciamatura è un esigenza imprescindibile per l apicoltore che gestisce un numero rilevante di colonie di api. Per un apicoltore con poche arnie che lavori per l autoconsumo questa problematica non è rilevante: egli potrà sfruttare la sciamatura naturale per la rimonta raggiungendo comunque produzioni soddisfacenti in relazione alle proprie esigenze. Le tecniche di controllo della sciamatura sono però profondamente diverse a seconda che si punti alla produzione di miele o di nuclei. In questo senso, parlando di buone pratiche, dovremo fare dei precisi distinguo perché chi punta alla produzione di miele ha l imprescindibile esigenza di mantenere colonie fortissime in attesa del raccolto imminente. Per chi produce nuclei invece l esigenza è quella di produrre presto in primavera piccole famiglie su 5 o 6 favi da vendere che potranno diventare più forti nei giorni successivi quando saranno vendute e collocate in zone in cui la stagione è ancora indietro e le fioriture lontane.

63 Controllo della sciamatura Indicatore di sciamatura S1 S1 = numero di sciami naturali usciti ogni 100 colonie di api Qualità del controllo bassa media alta S1 Meno del 20% Meno del 8% Meno del 3% Un controllo di sciamatura che si attesti intorno all 8% (2 sciami ogni 25 colonie di api) è già un livello accettabile. Un lavoro accurato e preciso però consente sicuramente di rimanere sotto al 3%-4%.

64 Buona pratica BS1 Un controllo di sciamatura che si attesti intorno all 8% (2 sciami ogni 25 colonie di api) è già un livello accettabile. Un lavoro accurato e preciso però consente sicuramente di rimanere sotto al 3%-4%. Controllo della sciamatura buona pratica BS1 (per chi punta alla produzione di miele) Il controllo della sciamatura si articola normalmente in due fasi distinte: Fase 1 Le colonie di api più forti che raggiungono i 5-6 favi di covata e la cassa piena di api già a metà marzo sicuramente daranno problemi sul piano del controllo della sciamatura. Per queste famiglie bisogna intervenire per tempo togliendo qualche favo di covata opercolata con api per operazioni di pareggiamento (o bilanciamento) rinforzando gli alveari più deboli o per fare nuclei se non vi sono colonie deboli. In generale conviene prima rinforzare tutte le colonie più bisognose e solo successivamente si passa alla formazione di nuclei.

65 Buona pratica BS1 Controllo della sciamatura buona pratica BS1 Fase 1 (per chi punta alla produzione di miele) Come operare 1. Quando le colonie già a in marzo hanno più di 6 favi di covata e la cassa piena di api tolgo un favo di covata con le sue api (verificando che non vi sia la regina). Lascio anche le api per mantenere il naturale equilibrio fra api e covata sia nella colonia donatrice sia in quella che lo riceve, 2. Lo metto in una colonia debole collocandolo il più possibile lontano dalla regina (le api sono di un altra colonia). 3. Al posto del favo tolto metto un foglio cereo. Il sistema fin qui descritto va bene per chi punta alla produzione di miele perché ci permette di mantenere forti le colonie più belle perché togliamo solo il necessario (si noti che tolgo il settimo favo di covata con cassa piena di api nel mese di marzo). Gli alveari più deboli vengono rinforzati con quei favi di covata ed api già in marzo. La produzione di miele richiede di uscire dal periodo della sciamatura con famiglie bellissime.

66 Buona pratica BS1 Controllo della sciamatura buona pratica BS1 Fase 1 (per chi punta alla produzione di nuclei) Come operare 1. Quando le colonie già a in marzo hanno più di 6 favi di covata e la cassa piena di api spacco la colonia in due parti. 2. Una parte con la regina e solo api (a sciame) oppure con la regina e poca covata aperta (a sciame parziale), la seconda parte che viene collocata in altra arnia riceve la covata. 3. Dato che siamo in marzo l operazione riesce meglio se usiamo favi costruiti da magazzino piuttosto che fogli cerei da costruire Questo sistema va bene per chi punta alla produzione di nuclei perché difficilmente le colonie riusciranno a raggiungere un pieno sviluppo prima del primo raccolto da fare nello stesso apiario. Sulla successiva tappa di nomadismo invece questi stessi nuclei possono andare in produzione.

67 Buona pratica BS2 Controllo della sciamatura buona pratica BS2 Fase 2 Successivamente si arriva al periodo vero e proprio della sciamatura e le colonie di api iniziano a costruire le prime celle reali. Se usiamo celle di sciamatura per produrre nuclei quelle delle colonie che per prime vorrebbero sciamare sono le migliori sia per sviluppo della colonia sia per anticipo primaverile (spesso sono le stesse da cui abbiamo tolto favi di covata già in marzo). Queste colonie possono essere spaccate recuperando favi con ottime celle reali per fare nuclei. Difficilmente con il traslarvo si riescono ad ottenere regine della stessa qualità. Come operare 1. Si controllano le colonie di api ogni 5 giorni perché in questo modo se mi sfugge una cella reale la trovo la volta successiva opercolata generalmente prima che la famiglia sciami

68 Buona pratica BS2 Controllo della sciamatura buona pratica BS2 Fase 2 Come operare 1. Si controllano le colonie di api ogni 5 giorni perché in questo modo se mi sfugge una cella reale la trovo la volta successiva opercolata generalmente prima che la famiglia sciami. 2. Se lavoriamo bene troviamo cupolini con uova o larve molto piccole perché questo è il massimo stadio che possono raggiungere in soli 5 giorni. 3. Una volta individuati i cupolini li distruggo. 4. Controllo tutti i favi anche quelli laterali di scorte perché talvolta anche essi possono avere celle reali. 5. Se punto alla produzione di miele non tolgo più favi di covata con api perché il raccolto è vicino, se invece punto alla produzione di nuclei posso ancora togliere favi di covata con api per formare nuclei

69 Buona pratica BS2 Controllo della sciamatura buona pratica BS2 Fase 2 Problemi e criticità 1. Talvolta capita di trovare qualche cella già opercolata sfuggita al controllo precedente in questo caso bisogna: Controllare che la colonia non abbia già sciamato stimando le api e cercando la regina (non fidarsi del vedere uova perché la fase di uovo dura alcuni giorni e si rischia di rendere orfano un alveare che ha già sciamato togliendo tutte le celle reali). Solo dopo aver trovato la regina si possono distruggere le celle reali o utilizzarle per produrre alcuni piccoli nuclei da usare in caso di orfanità. 2. Il lavoro è impegnativo perché bisogna in ogni caso prendere in mano tutti i 10 favi osservandoli bene su entrambe le facce. 3. Il maltempo favorisce la sciamatura e rende anche difficile il controllo ogni 5 giorni. Tuttavia un operatore rapido ed esperto riesce a controllare in un giorno di lavoro anche colonie lavorando da mattina a sera senza interruzioni perché siamo in aprile e le giornate sono lunghe.

70 Buona pratica BS2 Controllo della sciamatura buona pratica BS2 Fase 2 Problemi e criticità 4. Per poter visitare bene molti alveari bisogna lavorare in condizioni organizzative veramente ideali: Avere già in apiario arnie vuote e nuclei pronti all uso Avere sul rimorchio favi, fogli cerei e ogni altro materiale che possa essere utile Avere un affumicatore che rimane acceso a lungo senza bisogno di continui interventi Disporre di una scala, cesoie e sega per un eventuale recupero di sciame (in quel periodo lascio in macchina questi attrezzi) La consultazione del meteo a breve termine ci può aiutare a scegliere le giornate giuste, ma è importante avere un po di margine per visite di emergenza. Il fatto di controllare ogni 5 giorni anziché settimanalmente lascia maggiori margini per eventuale recupero su altre giornate.

71 Grazie per l attenzione e per la pazienza

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