5. L. FEUERBACH 6 - MARX

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1 5. L. FEUERBACH 1. La critica della «filosofia teologizzante» 1.1 le critiche alla filosofia hegeliana Frattura del pensiero nei confronti della sensibilità Influsso della religione e della teologia cristiane 2. La critica della religione 2.1 La religione come antropologia capovolta 2.2 Le cause della nascita della religione 2.3 La religione come forma di alienazione 3. Umanismo e filantropismo 3.1 L umanismo naturalistico 3.2 La filosofia come antropologia L'individuo come corpo e sensibilità La sensibilità come fondamento di ogni verità e realtà 3.3 L essenza comunitaria dell uomo L «io» non può stare senza il «tu» La teoria degli alimenti 3.4 Il filantropismo 4. L'importanza storica di Feuerbach 6 - MARX 1.0 Una valutazione del marxismo 1.1 La valenza politica del pensiero di Marx Il marxismo come sintesi critica di tendenze e miti dell epoca Il marxismo come religione sociale 1.2 La valenza culturale del pensiero di Marx Marx e l illusione narcisistica Marx come maestro del sospetto 2. Il distacco di Marx dalle teorie politiche ed economiche classiche 2.1 La critica della politica La scissione come caratteristica della modernità Individualismo e atomismo Le critiche alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino Il modello di democrazia «sostanziale» 2.2 La critica dell'economia borghese e la problematica dell'alienazione L'economia «borghese» come immagine mistificata del mondo borghese L alienazione da Hegel a Marx 3 La concezione materialista della società e dialettica della storia 3.1 La critica alla visione idealistico-religiosa e naturalistica dell uomo La prospettiva idealistico-religiosa Critiche alla religione Critiche a Hegel Il superamento dell idealismo La prospettiva naturalista Critiche a Feuerbach Naturalità, storicità: Hegel, Feuerbach e Marx 3.2 La società: struttura e sovrastruttura (materialismo storico) (vedi lettura " La concezione materialistica della storia" Il materialismo storico: l uomo è il frutto di un processo storico-sociale Critiche all 'antropologia di Feuerbach: Attività sociale e sistema di mezzi per soddisfare i bisogni La struttura economica La sovrastruttura ideologica I rapporti struttura-sovrastruttura (Vedi lettura Attività Materiali e produzioni spirituali) Il capovolgimento dell idealismo in materialismo 52

2 Materialismo storico e materialismo antico 3.3La storia: la concezione dialettica della storia (materialismo dialettico) La storia come superamento delle contraddizioni La storia come lotta di classe Le formazioni economico-sociali della storia La dialettica storica Materialismo storico e materialismo dialettico 3.4 L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale Il lavoro come carattere specifico dell uomo Le forme di alienazione del lavoro Lavoro e processo di oggettivazione del soggetto Divisione del lavoro e alienazione Il comunismo e l uomo onnilaterale 4.0 L ideologia 4.1 Ideologia e mantenimento del dominio della classe egemone L occultamento dell origine storica delle idee e dei valori 4.2 Ideologia e mutamenti socio-culturali Ideologie e contraddizioni 4.3 La filosofia e la critica dell ideologia 4.4 La religione come ideologia La duplice funzione ideologica della religione Il superamento della religione 5. La teoria economica: Il Capitale : l analisi dell economia capitalista 5.0 Le critiche agli economisti borghesi 5.1 Il circuito economico capitalista (D - M - +D) 5.2 L origine del plus-valore: il plus-lavoro 5.3 Le contraddizioni del capitalismo 6. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista 6.1 La rivoluzione proletaria 6.2 Lo stato come strumento della classe dominante 6.3 La dittatura del proletariato 6.4 L estinzione dello stato 6.5 La futura società comunista 4 - K. Marx Materialismo storico e futura società comunista 5. L. FEUERBACH Corporeità (Feuerbach) ctr razionalità (Hegel) 1. La critica della «filosofia teologizzante» 1.1Le critiche alla filosofia hegeliana Hegel = compimento della filosofia moderna due tratti negativi in comune: a - Frattura del pensiero nei confronti della sensibilità - la certezza sensibile (primo momento della Fenomenologia dello spirito) = pura astrazioni, un questo logico, universale CTR il questo reale = individuale, sensibile (la mia casa) Causa disconoscimento del valore della sensibilità: b -Influsso della religione e della teologia cristiane filosofia moderna Dio Ente personale e trascendente Hegel Dio = ragione Pensiero, Sostanza = immateriale come Dio Per cui la dialettica hegeliana è, come la religione, procedimento rovesciato (Soggetto = Idea - astratto Attributo concreto = individui reali) Necessità del «rovesciamento del rovesciamento» (non astratto concreto ma concreto astratto) 53

3 2. La critica della religione 2.1 La religione come antropologia capovolta Non è Dio (l'astratto) ad aver creato l'uomo (concreto), ma l'uomo ad aver creato Dio Proiezione illusoria / oggettivazione delle qualità umane (ragione, la volontà e il cuore) in Dio religione = antropologia «capovolta» Prima ma indiretta forma di autocoscienza infatti - precede sempre la filosofia - progresso storico = religione più evolute giudicano idolatrie religioni primitive 2.2 Le cause della nascita della religione Squilibrio tra la finitezza dell'uomo e l'infinitezza della sua essenza Contraddizione tra l'infinitezza dell'uomo e la limitatezza delle sue capacità di ottenere ciò che desidera Sentimento di dipendenza che l'uomo prova di fronte alla natura 2.3 La religione come forma di alienazione Religione = scissione + proiezione Dio (alienazione, perdita) sottomissione l'ateismo = dovere morale recuperare i predicati positivi che sono stati proiettati fuori di sé in Dio = risolvere Dio nell'uomo 3. Umanismo e filantropismo 3. 1L umanismo naturalistico Umanismo = centralità dell'uomo; Naturalistico = uomo come ente naturale 3.2 La filosofia come antropologia L'individuo non come astratta spiritualità o razionalità ma corpo e sensibilità La filosofia superando la teologia restituisce all'umanità la sua piena dignità La nuova filosofia nasce da un atto di rottura che considera l uomo come sensibilità e non solo ragione La sensibilità come fondamento di ogni verità e realtà l'amor (bisogno fisico) aprirci verso il mondo Esiste soltanto ciò che essendo ti procura gioia, e non essendo dolore 3.3 L essenza comunitaria dell uomo L «io» non può stare senza il «tu» Di quello che vedo da solo, non posso far a meno di dubitare: è certo soltanto quello che anche l'altro vede Superamento soggettivismo = ciò che è oggetto di sensazione è contemporaneamente per me e per gli altri. L'essenza umana non il singolo individuo, bensì la comunità e l'unità tra gli uomini Nell'unità di ogni uomo con gli altri uomini ciascuno può superare i limiti della condizione umana La teoria degli alimenti L'uomo è ciò che mangia: - L'unità psicofisica dell'individuo - Se si vogliono migliorare le condizioni spirituali di un popolo bisogna innanzitutto migliorare le sue condizioni materiali. 3.4 Il filantropismo Filosofia = forma di filantropia Scopo = trasformare gli uomini da teologi in antropologi, da candidati dell'aldilà in studenti dell'aldiquà 4. L'importanza storica di Feuerbach La sua rivendicazione dell'uomo «in carne ed ossa» è una delle matrici filosofiche del marxismo Uno dei "luoghi" obbligati del dibattito moderno intorno all'ateismo Il riconoscimento dei "bisogni" e del condizionamento che la natura esercita sull'uomo è diventato uno dei punti fermi della filosofia e della cultura contemporanee. 54

4 6 - MARX 1.0 Una valutazione del marxismo 1.1 La valenza politica del pensiero di Marx Il marxismo come sintesi critica di tendenze e miti dell epoca Il marxismo come religione sociale (M. Salvadori) Utopia, mito promessa di totale trasformazione della società religione tradizionale cambiamento mondano e non ultraterreno Aspetti negativi: dogmi, culti (vedi totalitarismo sovietico) Aspetti positivi: mali sociali = non prodotto naturale ma storico 1.2 La valenza culturale del pensiero di Marx Marx e l illusione narcisistica Freud: la liberazione dall illusione narcisistica Copernico scalzando la terra dal suo ruolo centrale nell universo; Darwin, accorciando le distanze fra l'uomo e il mondo animale; Marx ha svelato i moventi economici della storia; Freud negando che l'io dell'uomo sia affatto il sovrano incontrastato della psiche /inconscio) Marx come maestro del sospetto P. Ricoeur: maestri del sospetto: hanno insinuato il dubbio che la coscienza non sia così come appare a se stessa; Nietzsche che la morale rappresenti qualcosa di eterno, universale ed assoluto; Freud che il nostro comportamento sia diretto da motivazione razionali; Marx che le idee, i valori, la cultura siano qualcosa di indipendente dalle condizioni storico-sociale 2. Il distacco di Marx dalle teorie politiche ed economiche classiche L importanza delle opere giovanili per la genesi del pensiero di Marx 2.1 La critica della politica La scissione (vedi Hegel) come caratteristica della modernità Tra ego privato ed ego pubblico, tra sfera individuale e sfera sociale, tra società e Stato: una vita «in terra» come «borghese l'altra «in cielo» come «cittadino» Stato = organo che persegue l'interesse comune (Hegel) è verificabilmente falso Non Stato (= bene comune) che imbriglia la società civile ma società che imbriglia Stato (al servizio degli interessi particolari delle classi più forti) Individualismo e atomismo Tratti essenziali della civiltà moderna ( separazione del singolo dal tessuto comunitario) società strutturalmente a- sociale, o contro-sociale Diritti politici: universali - uguaglianza - dimensione pubblica VS dimensione sociale: egoistica disuguaglianzadimensione privata Carattere strumentale della relazione tra gli uomini come soggetti dell'attività economica Le critiche alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino Diritto alla proprietà privata altri = un limite della libertà Rifiuto del principio della rappresentanza e della libertà individuale Il modello di democrazia «sostanziale» Comunismo = democrazia + eliminazione delle disuguaglianze reali tra gli uomini (la proprietà privata come principio di ogni diseguaglianza) Strumento per la realizzazione del comunismo: dapprima: suffragio universale; in seguito: la rivoluzione sociale del il proletariato Dall'emancipazione politica all'emancipazione umana 2.2 La critica dell'economia borghese e la problematica dell'alienazione L'applicazione in sede economica degli schemi critico-dialettici utilizzati in campo politico L'economia «borghese» = immagine mistificata ( falsa) del mondo borghese - A causa di: incapacità di pensare in modo "dialettico": rifiuto della prospettiva storico- processuale per "eternizzare" il sistema capitalistico considerandolo il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e di distribuire la ricchezza; proprietà privata = un "fatto", un "dato" metastorico - non scorge la struttura contraddittoria del proprio oggetto, la conflittualità che caratterizza il sistema capitalisti = opposizione tra capitale e lavoro salariato, tra borghesia e proletariato «alienazione». L alienazione da Hegel a Marx Per Hegel = Spirito, che si fa "altro" da se, nella natura per potersi poi ri-appropriare di sé in modo arricchito: negativa e positiva al tempo stesso Feuerbach = scissione, sottomissione a una potenza estranea (Dio). Alienazione = negativa 55

5 Marx = come Feuerbach condizione patologica di scissione, di dipendenza e di autoestraniazione. ma alienazione = un fatto reale, di natura socio-economica e non come in Feuerbach = un fatto coscienziale (errata interpretazione di sé) 3.0 La concezione materialista della società e dialettica della storia 3.1 La critica alla visione idealistico-religiosa e naturalistica dell uomo La critica alla visione idealistico-religiosa La prospettiva idealistico-religiosa = nell uomo e nella storia agiscono forze spirituali non riconducibili al solo uomo materiale o alla natura (religione ed Hegel) Critiche alla religione: (argomentazioni da Feuerbach) uno stravolgimento dei rapporti reali per cui ciò che è originario diventa derivato e viceversa. Religione fa dell uomo un prodotto di Dio, mentre nella realtà è l uomo che ha prodotto Dio Critiche a Hegel: (argomentazioni da Feuerbach) metodo = costruire il concetto astratto di Spirito partendo dall analisi delle istituzioni, della cultura della morale reali facendo di esse una manifestazione dello Spirito, una personificazione di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di loro. I concetti (ad esempio stato) non strumenti per l esame dei fatti ma enti reali, i veri soggetti della storia Il superamento dell idealismo = come per Feuerbach, ri-capovolgendo ciò che l idealismo ha capovolto = ponendo come originaria la realtà e non ciò che le nostre indagini su di essa scoprono, l uomo concreto, reale e non lo Spirito Atteggiamento materialista volto a mettere al centro dell attenzione non tanto ciò che è razionale ma ciò che è reale La critica al naturalismo La prospettiva naturalista = uomo il frutto dell evoluzione naturale (Feuerbach) l equazione uomo = natura continua a considerare, come l antropologia tradizionale, l uomo come un entità atemporale, fornita di proprietà immutabili Naturalità dell'uomo merito di Feuerbach; Storicità merito di Hegel; Marx = l uomo più che natura è società, e quindi storia ma di uomini reali e non dello Spirito 3.2 La società: struttura e sovrastruttura (materialismo storico) (vedi lettura " La concezione materialistica della storia") Da Feuerbach a Marx: dall origine relazionale all origine sociale dell uomo Il materialismo storico: l uomo è il frutto di un processo storico-sociale bisogni, cultura, la società da cui il singolo trae il proprio carattere, sono condizionati dal processo storico Critiche all 'antropologia di Feuerbach: La natura dell uomo è storico-sociale La natura è natura umanizzata Attività sociale e sistema di mezzi per soddisfare i bisogni Materialismo = l uomo = un entità corporea dotata di un apparato percettivo-intellettivo che gli consente la capacità d agire, di rapportarsi con il mondo esterno e con gli altri modificando la natura e costruendo se stesso. Agire è sempre un attività sociale che porta a organizzare un sistema di mezzi per soddisfare i bisogni Bisogni dapprima naturali poi creati dal nuovo ambiente sociale trasmessi agli individui umanizzandoli La struttura economica Sistema di mezzi per soddisfare i bisogni = elemento attorno a cui ruota l organizzazione sociale La struttura economica = forma assunta dall organizzazione del lavoro sociale in un determinato periodo storico; dipende da due elementi: - livello raggiunto dalle forze produttive (forza lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecnicoscientifiche) - rapporti di produzione; rapporti che si instaurano nel processo di produzione che determinano: la proprietà dei mezzi di produzione + la ripartizione di ciò che viene prodotto I rapporti di produzione storicamente hanno dato luogo a delle società classiste che hanno diviso gli uomini in due classi contrapposte: la classe dominante, (possiede mezzi di produzione impone la ripartizione di ciò che viene prodotto) e una classe sottomessa ( provvede alla produzione ) Struttura economica = condizioni materiali La sovrastruttura ideologica Sovrastruttura ideologica = condizioni spirituali o forme ideologiche = politica (leggi e istituzioni), cultura (elaborazione delle idee sul mondo da parte della religione, dell arte, della filosofia), la morale (valori e norme che regolano il comportamento). I rapporti struttura-sovrastruttura (Vedi lettura Attività Materiali e produzioni spirituali) Dipendenza della sovrastruttura dalla struttura: la sovrastruttura muta al mutare della struttura economico-sociale La struttura economica determina e condiziona la sovrastruttura / è direttamente intrecciata (ad esempio, le idee sulla morale o sulla funzione della famiglia) Il capovolgimento dell idealismo in materialismo 56

6 Manifestazioni culturali dell'uomo hanno una loro vita autonoma (idealismo) CTR le manifestazioni spirituali dell'uomo dipendono strettamente dall'evoluzione socio-economica ( materialismo storico) Materialismo storico e materialismo antico Materialismo antico = tesi metafisica : materia è la sostanza e la causa delle cose. Materialismo marxiano = forze motrici della storia non sono di natura spirituale bensì di natura socio-economica. 3.3 La storia: la concezione dialettica della storia (materialismo dialettico) La storia come superamento delle contraddizioni Forze produttive e rapporti di produzione strumento interpretativo della storia: ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà che si mantengono soltanto sino a quando favoriscono le forze produttive e vengono distrutti quando si convertono in ostacoli creando una contraddizione dialettica fra i due elementi, che genera un'epoca di rivoluzione sociale Epoca di rivoluzione sociale == nuove forze produttive + classe in ascesa CTR vecchi rapporti di proprietà + classe dominante al tramonto scontro a livello sociale, politico e culturale La storia come lotta di classe Forze produttive e rapporti produttivi sono sempre legate a determinati gruppi sociali soggetto autentico della storia è la lotta di classe (Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, capitalisti e operai) Esempio: il passaggio dalla società feudale alla società borghese Capitalismo = produzione sociale della ricchezza profitto privato (contraddizione e motivo della lotta di classe) Comunismo = produzione e distribuzione sociale della ricchezza (superamento contraddizione e motivo della lotta di classe) Le formazioni economico-sociali della storia Formazioni economico-sociali = determinati modi di produrre, rapporti di proprietà, istituzioni giuridicopolitiche, forme di coscienza Comunismo primitiva società asiatica società antica società feudale società borghese futura società socialista La dialettica storica Carattere «dialettico: comunismo primitivo società di classe comunismo futuro Procede dal1'inferiore al superiore Socialismo come sbocco inevitabile della dialettica storica Legame con Hegel : la storia = totalità, processuale dominata dalla forza della contraddizione e mettente capo ad un risultato finale: l uomo prende coscienza della razionalità del reale Spirito Assoluto (Hegel) CTR comunismo (Marx) Marx ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel «sui piedi», anziché sulla «testa», Materialismo storico e materialismo dialettico Valenza culturale del marxismo = materialismo storico origine storico-sociali delle attività umane Valenza politica del marxismo = materialismo dialettico religione sociale; fede nella necessità storica del socialismo missione storica affidata al proletariato + concezione del partito-chiesa ( sola fonte di verità) 3.4L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale Il lavoro come carattere specifica dell uomo Il lavoro: 1 - ciò attorno a cui si organizza la società e da cui dipende la sua evoluzione storica; 2 - ciò che caratterizza l uomo, ne costituisce l essenza. Il lavoro rappresenta: ciò che differenzia l uomo dall animale; ciò che consente all uomo di stabilire un rapporto con le cose del mondo, trasformando la natura; consente all uomo di oggettivizzare se stesso, le proprie capacità ; lo mette in relazione con gli altri. Le forme di alienazione del lavoro Nelle società classiste il lavoro causa della sua alienazione condizioni di lavoro degli operai Alienazione: del prodotto della sua attività; rispetto alla sua stessa attività; dal genere umano, in quanto si perde in questo modo la caratteristica più propria dell essenza dell uomo (reificazione -trasformazione in cosa - dell operaio processo di disumanizzazione); rispetto agli altri Lavoro e processo di oggettivazione del soggetto Oggettivazione del soggetto rapporto con gli altri + attività lavorativa perché avvenga due fattori: 1. l'attività e i rapporti umani nei quali il soggetto si oggettiva devono essere umanizzanti; 2. il processo deve chiudersi con la riappropriazione, da parte del soggetto, degli aspetti che aveva in precedenza proiettato nell'oggetto Divisione del lavoro e alienazione L alienazione del lavoro umano nasce con la divisione del lavoro precondizione di una frattura sociale tra due classi diverse 57

7 4.0L ideologia Conseguenze divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale: divisione degli uomini tra produttori e consumatori; ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti; generare la proprietà privata = prima responsabile dell'alienazione dell'uomo; causa dell alienazione Se proprietà privata dei mezzi di produzione = alienazione dell'uomo allora dis-alienazione = superamento del regime della proprietà privata (comunismo) Storia = perdita e riconquista, da parte dell'uomo, della propria essenza Il comunismo e l uomo onnilaterale (vedi lettura "Il comunismo come riappropriazione delle forze estraniate dell umanità ) Se l'uomo è plasmato dalle circostanze, è necessario plasmare umanamente le circostanze compito della futura società comunista. Società veramente umana = controllo del potere sociale Orizzonte sociale ed antropologico della proprietà (homo oeconomicus) Vs essere onnilaterale e totale:esercita tutte le sue capacità + rapporti poliedrici con altri e realtà + ricco di relazioni + capacità di godere della produzione universale di tutta la terra + oltre l ateismo, è consapevole di essere debitore a se stesso della propria esistenza Rivoluzione comunista = dipendenza universale trasformata nel controllo e nel dominio cosciente delle forze prodotte dal reciproco agire degli uomini comunismo = completa realizzazione dell uomo 4.1 Ideologia e mantenimento del dominio della classe egemone Mantenere dominio della classe egemone = funzioni che le idee politiche, etiche, e le produzioni culturali in genere (filosofiche, artistiche, letterarie, religiose,...) ovvero i componenti della sovrastruttura svolgono nelle società classiste L occultamento dell origine storica delle idee e dei valori Ideologia = rappresentazione teorica inconsapevole della propria condizionatezza storico-materiale; compie due errori: autonomizza rispetto al contesto storico idee e valori; universalizza presentando come eterno, e dotato di validità assoluta ciò che invece è solo frutto di determinate condizioni storico-sociali Presentando come universali i valori ignora che idee e valori sono funzionali a un particolare momento storicosociale funzione ideologica quando mascherano questa loro origine 4.2 Ideologia e mutamenti socio-culturali Ideologie e contraddizioni Se ideologia = critica allora ruolo nei mutamenti socio-culturali; Ideologia = espressione del proprio tempo ma se coglie le contraddizioni prevede gli sviluppi 4.3 La filosofia e la critica dell ideologia Compito della filosofia = criticare l ideologia col mostrare la sua vera radice nella struttura economica della società, smascherando la deformazione della realtà Maestro del sospetto = filosofia come critica delle ideologie dominio sociale: per Marx prerogativa di una precisa classe sociale; Novecento sistema socio-economico (dalla società classista dell Ottocento alla società di massa ) 4.4 La religione come ideologia La duplice funzione ideologica - deforma la realtà per legittimare l egemonia sociale della classe dominante - è l'espressione della "protesta contro la miseria reale"; la religione come oppio del popolo, in quanto promette un illusoria felicità nell al di là per far accettare la miseria reale dell al di quà. Il superamento della religione Dalla critica del cielo alla critica della terra Quando si affermerà l esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni, quando il mondo capovolto, di cui la religione è la coscienza capovolta, sarà rimesso in piede poiché l uomo tornerà a essere un fine e non un mezzo; la critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, Marxismo e prassi Marxismo e prassi fornire un'interpretazione dell'uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria 5. La teoria economica: Il Capitale : l analisi dell economia capitalista 5.0 Le critiche agli economisti borghesi - non esistano leggi universali dell'economia; ogni formazione sociale ha caratteri e leggi storiche specifiche - la società borghese porta in se stessa delle contraddizioni strutturali che ne minano la solidità, ponendo le basi oggettive della sua fine 58

8 5.1 Il circuito economico capitalista società preborghesi: M D M (merce-denaro-merce), capitalismo: D M + D (denaro-merce-più denaro) Da dove deriva questo «più» monetario, ovvero tale plus-valore? 5.2 L origine del plus-valore: il plus-lavoro Cpitalista compera la sua forza-lavoro, pagandola come una qualsiasi merce, ovvero secondo il valore corrispondente alla quantità di lavoro socialmente necessario a produrla( mezzi necessari per vivere + generare figli = salario) ma l'operaio - ha la capacità di produrre un valore maggiore di quello che gli è corrisposto col salari Proprietà privata dei mezzi di produzione e diseguaglianze sociali spiegazione «scientifica» dello «sfruttamento» = la possibilità, da parte dell'imprenditore, di utilizzare la forza lavoro altrui a proprio vantaggio perché dispone dei mezzi di produzione 5.3 Le contraddizioni del capitalismo L anarchia della concorrenza, l incapacità di allargare l area di assorbimento del mercato, la scissione delle società in due classi antagonistiche (tipiche del XIX sec.), l alienazione del lavoro e il conflitto tra logica del profitto privato e logica dell interesse collettivo 6. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista Il socialismo scientifico (l utopia ammantata di previsione scientifica) 6.1 La rivoluzione proletaria Contraddizioni della società borghese rivoluzione del proletariato conquista potere politico trasformazione globale della vecchia società Fine = cancellare ogni forma di proprietà privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe (missione storicouniversale del proletariato) Mezzi = socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio Metodo = rivoluzione proletaria violenta o pacifica 6.2 Lo stato come strumento della classe dominante Rivoluzione abolizione classi abolizione Stato perché lo Stato sovrastruttura di una società civile Stato borghese non costituisce un insieme di tecniche neutrali che possano essere usate anche a vantaggio del proletariato perché ogni classe dominante costruisce una macchina statale secondo le proprie esigenze Comunismo = abolizione dominio di classe = abolizione Stato strumento di dominio della classe dominante 6.3 La dittatura del proletariato Periodo della trasformazione rivoluzionaria tra la società capitalistica e la società comunista La dittatura della maggioranza degli oppressi su di una minoranza di (ex-)oppressori, destinata a scomparire. L esempio della Comune parigina: la democrazia diretta sostituzione dell'esercito permanente con l'organizzazione degli operai armati; soppressione del parlamentarismo,delegati eletti a suffragio universale, direttamente responsabili del loro operato, revocabili in ogni momento; soppressione del privilegio burocratico attraverso riduzione delle funzioni utili a semplici funzioni "di lavoro", spogliate di autonomia 6.4 L estinzione dello stato Marx : dopo la dittatura del proletariato Bakunin: subito dopo la rivoluzione Socialdemocrazia (revisionisti): riforma dello Stato, no abolizione 6.5 La futura società comunista (vedi lettura " Distinzione di una prima e seconda fase della società comunista ) Le due fasi della società comunista La prima fase: l uguaglianza imperfetta: ogni produttore riceve una quantità di beni equivalente al lavoro prestato; uguale diritto che non tiene conto delle differenze individuali La seconda fase Sviluppo onnilaterale degli individui Da ognuno secondo le sue capacità ad ognuno secondo i suoi bisogni 59

9 5 L. FEUERBACH La critica della «filosofia teologizzante» La critica della religione Umanismo e filantropismo L'importanza storica di Feuerbach L. FEUERBACH Nel dibattito della Sinistra hegeliana la figura di maggiore spicco è Ludwig Andreas Feuerbach ( ) 1. La radicalità della sua posizione sulla religione impedisce a Feuerbach di entrare a fare parte del mondo universitario tedesco: la sua carriera accademica, iniziata con la libera docenza in filosofia presso l'università di Erlangen, viene troncata a seguito della pubblicazione dei Pensieri sulla morte e sull'immortalità, in cui Feuerbach nega l'immortalità personale e ogni forma di trascendenza. Sin dall'inizio della propria attività filosofica Feuerbach non condivide l'impostazione logica e metafisica del pensiero hegeliano e mostra un vivo interesse per la corporeità e i rapporti intersoggettivi nella loro dimensione fisica; interesse che lo induce a sottoporre la filosofia hegeliana a un'aspra critica. Tale critica costituisce un passaggio fondamentale di quella dissoluzione della filosofia hegeliana cui partecipano tutti i principali esponenti del pensiero dell'epoca. In realtà, però, resta chiaramente riconoscibile l'impronta della formazione hegeliana Per la critica della filosofia hegeliana(1839) L'essenza del cristianesimo (1841) Principi della filosofia dell'avvenire (1843) L essenza della religione (1845) LE OPERE DI FEUERBACH Idee pagate a caro prezzo (Hegel) ctr corporeità ( ) La critica della «filosofia teologizzante» LA CRITICA DELLA «FILOSOFIA TEOLOGIZZANTE» Esaminiamo innanzitutto le critiche che Feuerbach rivolge alla filosofia hegeliana nella quale vede il compimento della filosofia moderna e nella quale, quindi, ritrova anche i due tratti negativi di quest'ultima: la frattura del pensiero nei confronti della sensibilità e il significato essenzialmente teologico. Riguardo al primo punto, Feuerbach si riferisce alla prassi dei filosofi moderni di costruire il proprio sistema filosofico partendo da presupposti teorici: essi partono dai sistemi precedenti anziché dalla natura reale. Ciò rende la storia della filosofia moderna completamente avulsa dalla realtà. La filosofia hegeliana è per Feuerbach l'espressione emblematica di questo tradimento della sensibilità. Infatti, il «cominciamento» del sistema hegeliano, cioè l'essere della prima triade logica, non è un essere sensibile, concreto: è un Essere astratto, lontanissimo dal reale. Altrettanto astratta e lontana dalla realtà è per Feuerbach la «certezza sensibile», che Hegel presenta come primo momento del percorso fenomenologico delineato nella Fenomenologia dello spirito. Le critiche alla filosofia : 1 - Per la certezza di Hegel il è astratto ( e ) 1 Per la vita e le opere vedi pag

10 Il «qui e ora», il «questo» della certezza sensibile nel sistema hegeliano non sono un «questo» reale, bensì pure astrazioni: sono un questo logico, cioè un «questo» del pensiero espresso dalla parola. Esso può valere per tutti gli oggetti proprio perché è un mero pensiero, e il pensiero è la sfera dell'universale. Il questo reale è invece un'entità individuale, unica, che non può essere colta attraverso il pensiero, ma solo attraverso i sensi. A conferma di queste osservazioni, Feuerbach fa notare che quando qualcuno parla della propria casa adoperando l'aggettivo «questa», ciò non significa che sarebbe disposto cederla con qualsiasi altra casa, per quanto ogni casa possa essere definita con lo stesso aggettivo. Il disconoscimento del valore della sensibilità che caratterizza la filosofia moderna è da ricondurre all'influsso della religione e della teologia cristiane. Esse, secondo Feuerbach, hanno imposto alcuni temi alla filosofia dell'età moderna e hanno contribuito a distogliere l attenzione dai bisogni concreti dell'uomo. Il cristianesimo costituisce dunque uno spartiacque tra il pensiero moderno e il pensiero antico che, invece, aveva posto al centro della propria indagine l'uomo. Feuerbach riconosce che il rapporto tra la teologia e la filosofia moderna è, apparentemente, un rapporto di opposizione: nello sforzo di liberare la teologia cristiana dalle contraddizioni, il pensiero moderno attua una graduale dissoluzione della concezione di Dio come Ente personale e trascendente rispetto all'uomo. Questa dissoluzione culmina nell'identificazione hegeliana tra Dio e Lògos: essa fa di Dio un principio impersonale e immanente alla ragione umana. Tuttavia, la filosofia idealistica non supera l'orizzonte della teologia. Presentando il Pensiero come una Sostanza reale completamente immateriale, come il Dio tradizionale, essa non fa altro che proporre una nuova forma di teologia; questa nuova teologia è diversa di quella antica solo perché ha un carattere completamente razionale. Tale carattere segna un ulteriore allontanamento dalla natura sensibile. In altri termini, la filosofia moderna ha sì trasformato Dio in «ragione», ma ha conferito a quest'ultima lo stesso carattere astratto del Dio tradizionale: ha separato nettamente la ragione dalla sensibilità. Proprio perché è, in realtà, una teologia, Feuerbach definisce la filosofia moderna filosofia teologizzante. Infatti, l'astrazione dalla sensibilità è necessaria per la filosofia come lo è per la teologia, che è scienza di un essere immateriale, ossia Dio. Per Feuerbach la dialettica hegeliana è un procedimento rovesciato, perché capovolge i rapporti di predicazione realmente esistenti. Esso pone come Soggetto un Universale e un astratto, cioè l'idea, e riduce gli individui concreti (il soggetto vero e proprio) ad attributi dell'idea. Nella realtà, invece, è esattamente il contrario: il soggetto non può che essere un individuo che, tra i suoi possibili attributi, ha anche quello del pensiero. La restaurazione dei reali rapporti di predicazione richiede dunque un «rovesciamento del rovesciamento» attuato dalla filosofia hegeliana; grazie a esso l'individuo concreto verrà ricollocato nella sua posizione di soggetto. Peraltro, proprio in questo punto emerge come Feuerbach continui a servirsi degli strumenti teorici approntati da Hegel: il rovesciamento del rovesciamento non è altro che la «negazione della negazione», cuore della dialettica hegeliana. Infatti, se l'idealismo offre una visione rovesciata delle cose, in cui ciò che viene realmente prima (il concreto, la causa) figura come ciò che viene dopo, e ciò che viene realmente dopo (l'astratto, l'effetto) figura come ciò che viene prima: «il cammino che sinora ha percorso la filosofia speculativa dall'astratto al concreto, dall'ideale al reale, è un cammino alla rovescia. È una via per la quale non si giunge mai alla realtà vera». Da ciò il programma feuerbachiano di un'inversione radicale dei rapporti tra soggetto e predicato instaurati dalla religione e dall'idealismo: La nuova filosofia, conformemente alla verità, ha trasformato l'attributo in sostantivo, il predicato in soggetto [ ] L'inizio della filosofia non è 61 il reale è e disconoscimento del causato da 2 - da Dio e alla (lògos) e ma ragione come = per cui separazione quindi = filosofia che rovescia i per cui: Idea = individui reali = dell Idea ma nella realtà: pensiero (idea) = possibile (predicato) dell individuo è quindi necessario un non dall al ma dal all l inizio della filosofia non ma, non ma il

11 Dio, non è l'assoluto, non è l'essere come predicato dell'assoluto o dell'idea: l'inizio della filosofia è il finito, il determinato, il reale. (Principi della filosofia dell'avvenire) LA CRITICA DELLA RELIGIONE La critica della religione Applicando la propria metodologia materialistica alla religione, Feuerbach afferma che non è Dio (l'astratto) ad aver creato l'uomo (concreto), ma l'uomo ad aver creato Dio. Infatti Dio, secondo Feuerbach, non è altro che la proiezione illusoria, o l'oggettivazione fantastica, di alcune qualità umane, in particolare di quelle "perfezioni" caratteristiche della nostra specie che sono la ragione, la volontà e il cuore. In altri termini, il divino non è che l'umano in generale, proiettato in un mitico aldilà e adorato come tale. Scrive Feuerbach: La religione è l'insieme dei rapporti dell'uomo con se stesso, o meglio con il proprio essere, riguardato però come un altro essere [...]. Tutte le qualificazioni dell'essere divino sono perciò qualificazioni dell'essere umano [...]. Tu credi che l'amore sia un attributo di Dio perché tu stesso ami, credi che Dio sia un essere sapiente e buono perché consideri bontà e intelligenza le migliori tue qualità. (L'essenza del cristianesimo) Pertanto il mistero della teologia non è che l'antropologia. E la religione, in quanto antropologia «capovolta», costituisce «la prima, ma indiretta autocoscienza dell'uomo». Tant'è vero che essa precede sempre la filosofia, nella storia dell'umanità così come nella storia dei singoli individui. L'uomo sposta il suo essere fuori da sé, prima di trovarlo in sé [...]. La religione è l'infanzia dell'umanità; il bambino vede il proprio essere, l'uomo, fuori da sé, ossia oggettiva il proprio essere in un altro uomo. Perciò il progresso storico delle religioni consiste appunto nel considerare in un secondo tempo come soggettivo e umano ciò che le prime religioni consideravano come oggettivo e adoravano come dio. Le prime religioni sono idolatrie per le religioni posteriori; queste riconoscono che l'uomo ha adorato il proprio essere senza saperlo [...J. Ma ogni religione particolare che definisce idolatrie le sue più antiche sorelle, esclude se stessa ed invero necessariamente, altrimenti non sarebbe più religione da questo destino, da questa natura universale della religione; soltanto alle altre religioni attribuisce ciò che rimane pur sempre [...] il vizio della religione in generale. (L'essenza del cristianesimo) Appurato che Dio è l'essenza dell'uomo personificata e che l'antropologia costituisce la chiave interpretativa della teologia e quindi di tutti i misteri del cristianesimo, dalla Trinità alla verginità di Maria, rimane da vedere, in concreto, come nasca nell'uomo l'idea di Dio. A questo proposito Feuerbach si è variamente espresso. Nell'Essenza del Cristianesimo la riconduce allo squilibrio tra la finitezza dell'uomo, considerato come individuo fisico, e l'infinitezza della sua essenza. Tale essenza consiste nella «ragione», nella «volontà» e nel «cuore», le tre facoltà che determinano l'uomo come specie. La consapevolezza di questo squilibrio tra finitezza e infinitezza umane fa sorgere nell'uomo il desiderio di trascendere la propria finitezza spingendolo a proiettare la propria essenza fuori di sé in un'essenza indipendente. Un'ulteriore causa dell'alienazione religiosa è individuata da Feuerbach nella contraddizione tra l'infinitezza dell'uomo, in quanto essere desiderante, e la limitatezza delle sue capacità di ottenere ciò che desidera. Tale contraddizione viene risolta attraverso l'alienazione e l'oggettivazione dei propri desideri: essi vengono realizzati in un Ente esterno che è, appunto, Dio. Infine, nell'essenza della religione, Feuerbach vede la genesi primordiale dell'idea di Dio nel Il rovesciamento del : non Dio l uomo ma l uomo Dio = delle dell uomo: ovvero teologia = = prima forma di per questo: 1 - le religione la filosofia 2 storia delle religioni: religioni più considerano come idolatrie poiché riconoscono come ciò che le adoravano come della religione: 1 contraddizione tra dell individuo e della sua essenza:,, dell individuo 2 contraddizione tra del desiderio e le alienazione e dei propri in 62

12 sentimento di dipendenza che l'uomo prova di fronte alla natura. Tale sentimento ha spinto l'uomo ad adorare quelle cose senza le quali egli non potrebbe esistere: la luce, l'aria, l'acqua e la terra (tant'è, ricorda Feuerbach, che alcuni popoli, ad esempio gli antichi abitanti dell'odierno Messico, avevano come divinità anche il sale). Qualunque sia l'origine della religione, è comunque certo, secondo Feuerbach, che essa costituisce una forma di "alienazione", dove con tale categoria (anch essa tratta dalla filosofia di Hegel) il filosofo intende quello stato patologico per cui l'uomo, scindendosi proietta fuori di sé una potenza superiore (Dio) alla quale si sottomette, anche nei modi più umilianti e crudeli (si pensi ai sacrifici di vite umane di certi antichi rituali). Ma se la religione è il frutto di un'"oggettivazione" alienata e alienante, in virtù della quale l'uomo tanto più pone in Dio quanto più toglie a se stesso («la gloria di Dio si fonda esclusivamente sull'abbassamento dell'uomo, la beatitudine divina solo sulla miseria umana, la divina sapienza solo sull'umana follia, la potenza divina solo sulla debolezza umana»), l'ateismo si configura non solo come un atto di onestà filosofica, ma anche come un vero e proprio dovere morale. Infatti, secondo Feuerbach, è ormai venuto il tempo che l'uomo recuperi in sé i predicati positivi che ha proiettato fuori di sé in quello specchio illusorio e astratto della propria essenza che è Dio. Detto altrimenti, ciò che nella religione è soggetto deve ridiventare predicato. Quindi non più: Dio (soggetto) è sapienza, volontà e amore (predicato), ma, al contrario, la sapienza, la volontà e l'amore umano (soggetto) sono divini (predicato). Di conseguenza, il compito della vera filosofia non è più quello di porre il finito nell'infinito, ossia di risolvere l'uomo in Dio, ma quello di porre l'infinito nel finito, ossia di risolvere Dio nell'uomo. Ciò fa sì che l'ateismo di Feuerbach non abbia un carattere puramente negativo, ma si presenti anche, in positivo, come la proposta di una nuova divinità: l'uomo. Vedremo adesso le conseguenze etiche e pratiche di questo atteggiamento. 3 dipendenza uomo nei confronti adorazione di Religione come scissione allora = dovere perché consente di di conseguenza occorre risolvere nell umanesimo UMANISMO E FILANTROPISMO Umanismo e filantropismo La nuova filosofia, la «filosofia dell'avvenire» delineata da Feuerbach nell'ultima fase del suo pensiero ha la forma di un umanismo naturalistico. Umanismo, perché fa dell'uomo l'oggetto e lo scopo del discorso filosofico; naturalistico, perché fa della natura la realtà primaria da cui tutto dipende, compreso l'uomo. La nuova filosofia, scrive Feuerbach, fa dell'uomo l'oggetto unico, universale e supremo della filosofia, includendovi la natura considerata come fondamento dell'uomo. La nuova filosofia fa dell'antropologia, con inclusione della fisiologia, la scienza universale. (Principi della filosofia dell'avvenire) Il nucleo di questo umanismo naturalistico è costituito dal rifiuto di considerare l'individuo come astratta spiritualità, o razionalità, per concepirlo piuttosto come essere che vive, che soffre, che gioisce e che avverte una serie di "bisogni" dai quali si sente dipendente. Un essere, insomma, «di carne e di sangue», che risulta condizionato dal corpo e dalla sensibilità. Per Feuerbach, dunque, solo mettendo al centro dei suoi interessi gli uomini reali la filosofia potrà superare la teologia e costruire una vera antropologia. Egli carica quest'ultima di una forte valenza emancipatrice: l'alienazione religiosa è, infatti, un processo attraverso il quale l'uomo si immiserisce, trasferendo su un altro Ente la parte migliore di sé. Cogliere la radice umana dell'idea di Dio significa, dunque, restituire all'umanità la sua piena dignità (vedi ateismo come dovere morale). Umanismo = naturalistico = Filosofia = Uomo non solo e ma anche La sostituzione dell alla restituire all uomo 63

13 Per Feuerbach la filosofia in grado di attuare questo compito deve essere completamente diversa rispetto a quella del passato, che egli etichetta come «filosofia teologizzante», per denunciarne il residuo nucleo teologico. Un vero superamento della teologia è possibile per Feuerbach soltanto attraverso una filosofia nuova, che nasca cioè da un atto di rottura. Questo atto di rottura consiste nel prendere le mosse dalla sensibilità, cioè dall'elemento contro il quale ha peccato tutto il pensiero filosofico cristiano, contraddistinto dalla scissione tra pensiero e materia. Solo partendo dalla sensibilità e ponendo al centro l'uomo, inteso come individuo vivente anziché solo come soggetto pensante, è possibile dissolvere la teologia in antropologia. L'essenza dell'uomo non è il pensiero, ma il corpo e i sensi. In netta opposizione rispetto alla filosofia hegeliana - basata sull'identificazione tra realtà, razionalità e verità - la nuova filosofia assume la sensibilità come fondamento di ogni verità e realtà. Reale non è l'oggetto dato con il pensiero: la realtà può essere colta soltanto da un pensare che si interrompe con l'intuizione sensibile, invece di continuare a muoversi in se stesso. Scrive Feuerbach: Il reale nella sua realtà, o il reale in quanto reale, è il reale in quanto è oggetto dei sensi, è ciò che è sensibile. Verità, realtà, senso, sono tutt'uno. Soltanto un essere sensibile è un essere vero, un essere reale. (Principi della filosofia dell'avvenire) In particolare, nell'antropologia di Feuerbach ha un ruolo di primo piano l'amore che viene inteso non come sentimento spirituale, bensì come bisogno fisico. Tra le varie sensazioni l'amore è, infatti, quella che meglio ci permette di cogliere la differenza tra essere e non-essere. L'amore è la passione che ha il potere di aprirci verso il mondo: l'amore è la vera prova ontologica dell'esistenza di un oggetto al di fuori della nostra testa [...]. Esiste soltanto ciò che essendo ti procura gioia, e non essendo dolore. (Principi della filosofia dell'avvenire). Ammettere che l'uomo è bisogno, sensibilità e amore equivale ad ammettere la necessità degli altri, ossia il fatto che l «io», per usare la caratteristica terminologia di Feuerbach, non può stare senza il «tu» (come testimonia anche il fatto biologico della necessità della donna per l'uomo e viceversa). Da ciò la dottrina dell'essenza sociale dell'uomo: Le idee scaturiscono soltanto dalla comunicazione, solo dalla conversazione dell'uomo con l'uomo. L'uomo si eleva al concetto, alla ragione in generale, non da solo, ma insieme con l'altro. Due uomini occorrono per creare l'uomo, sia l'uomo spirituale sia quello fisico: la comunione dell'uomo con l'uomo è il primo principio e il primo criterio della verità e della validità universale. La certezza che esistano altre cose al di fuori di me è ottenuta attraverso la certezza che esiste al di fuori di me un altro uomo. Di quello che vedo da solo, non posso far a meno di dubitare: è certo soltanto quello che anche l'altro vede. (Principi della filosofia dell'avvenire) Ciò fonda un'universale comunicazione reciproca di particolari (i vari «io»), che elimina ogni rischio di cadere nel soggettivismo. Infatti, benché i sensi abbiano un carattere individuale, ciò che è oggetto di sensazione è contemporaneamente per me e per gli altri. Ciò mi garantisce l'esistenza reale dell'oggetto al di fuori di me. Collegandosi l'uno con l'altro, tutti i «questi» individuali costituiscono la realtà. In questo modo, Feuerbach assegna alle sensazioni una centrale funzione ontologica. L'individuazione del carattere intersoggettivo delle sensazioni sfocia nella costruzione di una forma di umanesimo. La nuova filosofia approda all'umanesimo perché considera espressione dell'essenza umana non il singolo individuo, bensì la comunità e l'unità tra gli uomini. Questa unità non annulla, però, la particolarità sensibile che nasce proprio dai bisogni sensibili, dalla limitatezza, che fa del singolo un essere dipendente dai suoi simili. Ed è nell'unità di ogni uomo con gli altri uomini che ciascuno può superare i limiti della condizione umana. Così, solo attraverso l'unità con gli altri ciascuno può acquisire il potere che la religione attribuisce a Dio. l atto di con la filosofia del passato: la come (contro ) L come come prova esiste ciò essendo procura non essendo l io la comunione con l altro : a- criterio è certo solo ciò b - il superamento del dei c L essenza umana non ma che nasce del superando l unione con gli altri fa l uomo 64

14 La messa in luce dei condizionamenti naturali fa sì che in Feuerbach assuma dignità etica e politica la teoria degli alimenti. Da ciò la tesi paradossale, contenuta anche nel titolo di un suo scritto del 1862, secondo cui «l'uomo è ciò che mangia». Questa tesi non implica, come ritengono frettolosamente alcuni studiosi, una forma di materialismo volgare (Feuerbach non è mai giunto a "ridurre" lo spirito alla materia, o la psiche al corpo), ma esprime piuttosto la lucida consapevolezza dell'unità psicofisica dell'individuo e del fatto che se si vogliono migliorare le condizioni spirituali di un popolo bisogna innanzitutto migliorare le sue condizioni materiali. La fame e la sete, scrive Feuerbach, abbattono non solo il vigore fisico, ma anche quello spirituale e morale dell'uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della coscienza. La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e di sentimenti. L'alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliore il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un'alimentazione migliore. L'uomo è ciò che mangia. Anche da queste parole traspare il grande amore per l'umanità che fu proprio di Feuerbach, la cui filosofia finisce per risolversi in una forma di filantropia. Dall'amore per Dio al filantropismo all'amore per l'uomo, dalla fede in Dio alla fede nell'uomo, dalla trascendenza all'immanenza: ecco l'esito più caratteristico dell'ateismo "positivo" di Feuerbach. Esito che nelle Lezioni sull'essenza della religione, tenute a Heidelberg nel , trova un'eloquente espressione: Lo scopo dei miei scritti, come pure delle mie lezioni, è questo: trasformare gli uomini da teologi in antropologi, da teofili in filantropi, da candidati dell'aldilà in studenti dell'aldiquà, da camerieri religiosi e politici della monarchia e aristocrazia celeste e terrestre in autocoscienti cittadini della terra. la teoria l uomo è ovvero: a l uomo è un unità b per migliorare le condizioni di un popolo bisogna migliorare le condizioni il dall per all per lo scopo della filosofia trasformare gli uomini da dell a studenti L'IMPORTANZA STORICA DI FEUERBACH L'importanza storica di Feuerbach La filosofia di Feuerbach ha esercitato una notevole influenza sul pensiero successivo. In primo luogo, il suo anti-hegelismo e la sua rivendicazione dell'uomo «in carne ed ossa» hanno rappresentato una delle matrici filosofiche del marxismo. Parlando dell'essenza del cristianesimo, Engels scriverà: «bisogna aver provato direttamente l'azione liberatrice di questo libro per farsene un'idea. L'entusiasmo fu generale: per un momento fummo tutti feuerbachiani». Tanto che l'azione del suo pensiero è stata paragonata, nell'ambito della Sinistra hegeliana, a quella di un autentico Feuerbach, ossia, in tedesco, di un "torrente di fuoco'. In secondo luogo, Feuerbach è divenuto uno dei "luoghi" obbligati del dibattito moderno intorno all'ateismo ed è stato uno degli interlocutori di spicco della teologia protestante del Novecento (che per certi aspetti si configura come un tentativo di "risposta" all'autore dell'essenza del cristianesimo). Infine, il suo riconoscimento dei "bisogni" e del condizionamento che la natura esercita sull'uomo ha finito per divenire (al di là delle specifiche implicazioni che esso riveste nel suo pensiero) uno dei punti fermi, e ormai universalmente acquisiti, della filosofia e della cultura contemporanee. A - B - C - 65

15 19 - K. MARX 1. Una valutazione del marxismo 2. Il distacco di Marx dalle teorie politiche ed economiche classiche 3. La concezione materialista della società e dialettica della storia 4. L ideologia 5. La teoria economica: Il Capitale: l analisi dell economia capitalista 6. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista 4 - K. Marx Materialismo storico e futura società comunista 1. Una valutazione del marxismo L opera di Karl Marx ( ) 2 ha avuto una duplice valenza: politica e culturale e sotto entrambi gli aspetti ha esercitato un importante influenza per il Novecento. Dal punto di vista politico il marxismo ha rappresentato per tutto il Novecento la fonte di ideologie politiche che hanno ispirato partiti politici, sindacati, stati e, tramite questi, ha contribuito alla creazione di buona parte dei movimenti collettivi del secolo scorso. Uno storico italiano, M. Salvadori, nel valutare il ruolo svolto dal marxismo sotto l aspetto politico ha scritto, all inizio degli anni novanta in contemporanea, dunque, con il disfacimento dell impero sovietico, che: Il pensiero di Marx - che si può giudicare in molti modi ma a cui non si può certo negare di aver segnato una delle massime tappe del pensiero umano - costituì il tentativo di inglobare in un'unica sintesi, sottoponendole al tempo stesso ad una critica e distruttrice e purificatrice, tutte le grandi tendenze, tutti i grandi miti e tutte le grandi idee dell'epoca: l'idea di rivoluzione come produttrice di felicità ed eguaglianza (ricavata dalla Grande Rivoluzione e dalla critica dei suoi limiti); l'idea della possibilità di un progresso materiale illimitato (fondata sullo spettacolo mai visto della moltiplicazione dei beni prodotta dall'incipiente processo di industrializzazione e sulla convinzione di poterne annullare i difetti dovuti alla forma capitalistica); l'idea della potenziale definitiva fraternità del genere umano (radicata insieme nel cosmopolitismo illuministico e rivoluzionario, nell'esempio fornito dallo sviluppo incessante del mercato internazionale e nella fiducia nella capacità del proletariato di dare alla fraternità il suo definitivo mezzo di affermazione); l'idea che la violenza abbia un ruolo ineliminabile nel mutamento politico-sociale in corrispondenza sia della natura oppressiva dello Stato sia dell incompatibilità degli interessi fra le classi fondamentali (basata su una lettura di tutte le lotte sociali del passato culminate nei conflitti emersi nel corso delle rivoluzioni borghesi in Inghilterra e Francia e prodotti dallo sviluppo capitalistico); l'idea che la rivoluzione proletaria moderna potesse essere opera soltanto delle masse proletarie, educate dai punti alti del progresso economico, politico e sociale, unite con le minoranze intellettuali radicali (fondata sugli insegnamenti, ancora una volta, delle rivoluzioni moderne e dei loro sviluppi in Inghilterra e in Francia); l'idea, infine, che l'incontro fra rivoluzione, masse proletarie ed intellettuali socialisti di tipo nuovo potesse condurre da ultimo l'umanità al raggiungimento di quella armonia fra individuo e collettività, 2 Per la vita e le opere vedi pag

16 Stato e Stato, nazione e nazione, razza e razza che aveva costituito il nobile sogno di tutti coloro che avevano desiderato la pace universale, la fine della miseria materiale, la felicità collettiva. La potenzialità «religiosa» di una simile dottrina era immensa. [...]... il progetto marxiano, coperto sotto il manto della scienza, si rivelò come una delle più gigantesche utopie della storia, non dissimile, nella sostanza, da quelle di Platone, Moro e Campanella. Ma questo stesso pensiero - e qui è una delle chiavi decisive per comprendere il marxismo -, se nella unitarietà dei suoi nessi costituiva una gigantesca utopia, conteneva in sé la capacità di produrre squarci di geniale intelligenza della storia passata e presente, che hanno avuto una enorme influenza sulla cultura contemporanea e hanno contribuito a rendere tanto importante la presenza del marxismo non solo come «religione» sociale, non solo come fonte di ideologie politiche ispiratrici di grandi movimenti collettivi, ma anche come componente decisiva della cultura contemporanea: e presenza quasi schiacciante. Insomma, se nella sua unitarietà ha svolto essenzialmente un ufficio religioso di grande efficacia pratica, utilizzato per singole parti il marxismo ha dato luogo da un lato alla fecondazione (per assimilazione o per rigetto) di gran parte della scienza economica e sociale contemporanea e dall'altro alla fondazione dei vari «marxismi».... i vari marxisti finirono per dar luogo a un'ondata di successive «revisioni» del pensiero del loro grande maestro, producendo in tal modo diversi «marxismi». Orbene tutti questi revisionisti, con la sola eccezione di Bernstein, non soltanto continuarono a chiamarsi orgogliosamente marxisti, ma presentarono la loro opera revisionistica nei termini di restaurazione del «vero» marxismo o di aggiornamento necessario. D'altro canto mi sembra indubitabile che i revisionisti stessi erano i primi a credere nella verità «globale» di quel marxismo che pure essi vivisezionavano, a credere che il marxismo in quanto forza rivoluzionaria si sarebbe evirato se avesse messo da canto la sua promessa di totale palingenesi umana e sociale. Per questo suo carattere utopico il marxismo può o deve essere considerato quale un mito fuori dall'ambito della storia reale? In effetti, il progetto utopico marxiano, come tutti i grandi progetti utopici, non avrebbe potuto esercitare un così grande ruolo storico se non avesse realmente risposto alle aspirazioni di grandi masse e delle élites postesi a capo di esse. Sicché, se per un verso si può assimilare il marxismo alle grandi religioni, bisogna però subito sottolineare che esso è diventato tanto efficace nella nostra epoca perché, a differenza delle grandi religioni tradizionali, si è presentato come una «religione» in grado di confrontarsi con i problemi della modernità e di ancorare il proprio messaggio di salvezza a un orizzonte non oltremondano, ma mondano... A un gran numero di vittime del capitalismo, del colonialismo, dell'imperialismo il marxismo è riuscito con una efficacia unica a trasmettere la convinzione che i mali di cui esse soffrivano costituivano non un prodotto naturale e inevitabile del destino, ma il prodotto di particolari modi storici dell'organizzazione della vita sociale, e quindi la convinzione che si potesse dare la scalata a quel cielo che per le religioni tradizionali restava una promessa legata alla morte. Il marxismo si è presentato come una promessa di vita in questa terra ed è riuscito a far leva sulla convinzione - che era anche la convinzione e la grande passione di Marx - che si potesse, con l'organizzazione politica e l'azione cosciente, prima combattere e poi rovesciare e cambiare le strutture costruite dalle classi dominanti per la difesa dei propri privilegi. Questa diffusa coscienza generata dal marxismo che l'uomo può dominare la costruzione del proprio ambiente anziché esserne dominato per legge di natura o legge della società, che i mali sociali non debbono più essere accettati dalla coscienza civile come una fatalità costituisce indubbiamente una delle grandi rivoluzioni del nostro tempo e il contributo non perituro che il 67

17 marxismo ha dato alla civiltà universale. (M.L. Salvadori L utopia caduta, Laterza, 1991). Scindere la coscienza generata dal marxismo della necessità di giungere a controllare il potere sociale per poterlo volgere alla realizzazione dell uomo onnilaterale, di cui parla Marx, dalla promessa utopica di una società nuova, o meglio ancora, di una strategia per la sua realizzazione con i suoi dogmi (la guida infallibile del partito) o i suoi culti (il culto dei capi), alimentata soprattutto dai diversi marxismi, sembra oggi inevitabile, dopo che essa è stata usata per imporre immensi sacrifici per la sua realizzazione, anche se per la verità tale strada era già stata intrapresa da non pochi marxisti non ortodossi. La capacità di produrre squarci di geniale intelligenza della storia passata e presente, di cui parlava Salvadori è, invece, legata alla valenza culturale dell opera di Marx che è stata fondamentale non solo per elaborare il nostro A del marxismo promessa A differenza : Aspetti negativi: + (vedi - Storia) Aspetti positivi: B del marxismo Freud: _ : modo di vedere la storia, ma anche per quanto riguarda il nostro modo di comprendere la società e l uomo. L importanza dell opera di Marx da questo punto di vista è stata riconosciuta nel Novecento da molti autori che non si possono affatto considerare marxisti. Tra le interpretazioni più suggestive del ruolo avuto dal pensiero marxiano vi sono sicuramente quelle di Freud e Ricoeur. S. Freud ( ) ha visto nella cultura moderna una progressiva liberazione dall illusione narcisistica che, fondata sull'amore infantile che 68

18 l'uomo nutre per sé, si è espressa in tutte quelle concezioni che ponevano l uomo al centro dell universo e/o finalizzavano quest ultimo all uomo. Si tratta di una scorretta valutazione dell uomo che si esprime, ad esempio, nel pensiero religioso nel ritenere l uomo un essere perfetto, perchè immagine di Dio o re del creato, perchè il mondo è stato creato per lui, e nelle visioni idealistiche nel ritenere l uomo, in quanto dotato di coscienza, un essere non condizionato dalla natura. Tale processo, iniziato da Copernico, che ha inflitto la prima grande umiliazione universale alla nostra specie, scalzando la terra dal suo ruolo centrale nell universo, è stato proseguito da Darwin, che ha accorciato le distanze fra l'uomo e il mondo animale, mentre Marx con il suo materialismo storico ha svelato, al di là dei paraventi ideali, i moventi economici della storia. L ultima, la quarta, delle umiliazioni del narcisismo è quella della psicoanalisi freudiana stessa, che ha mostrato come l'io dell'uomo non sia affatto il sovrano incontrastato della psiche, essendo per lo più manovrato da forze emotive ed inconsce. P. Ricoeur ( ), invece, ha visto in Marx, insieme a Nietzsche e Freud, uno dei maestri del sospetto. Maestri del sospetto in quanto condividono un atteggiamento che li porta a scorgere al di sotto della superficie delle giustificazioni e delle razionalizzazioni via via elaborate una dimensione della realtà non indagata, anzi tenuta nascosta, finendo in questo modo per insinuare un sospetto su alcuni degli atteggiamenti prima condivisi da tutta la cultura europea. Così, mentre Nietzsche ha messo in dubbio che la morale rappresenti qualcosa di eterno, universale ed assoluto, svelando la sua funzione di asservimento del singolo al gruppo sociale, e Freud che il nostro comportamento sia diretto da motivazione razionali ritenendolo, invece, condizionato da impulsi inconsci, Marx ha, invece, messo in dubbio che le idee, i valori, la cultura siano qualcosa di indipendente dalle condizioni storico-sociale in cui si manifestano, insinuando il sospetto che la storia spirituale (la cultura, i valori, i modi di vedere il mondo) sia condizionata dalla vita materiale, ovvero dal modo in cui la società si organizza. Ecco allora che mentre con Marx scopriamo che per comprendere e determinare l'essere del soggetto dobbiamo partire dalle condizioni materiali e dai rapporti sociali e produttivi, e con Nietzsche che il soggetto altro non è che la maschera dietro la quale si nasconde la profonda illusione del pensiero metafisico, che induce l'uomo a credere nell'esistenza di verità immutabili, con il pensiero di Freud che la vita psichica dell'io non è contenuta e non si esaurisce nella coscienza, perché al di là di questa si nasconde un autentico abisso, l inconscio un luogo psichico, sede di desideri inappagati e inibiti, rimossi dalla coscienza, che rende l io sconosciuto a se stesso. Scrive Ricoeur: Il filosofo educato alla scuola di Descartes sa che le cose sono dubbie, che non sono come appaiono; ma non dubita che la coscienza non sia così come appare a se stessa; in essa, senso e coscienza del senso coincidono; di questo, dopo Marx, Nietzsche e Freud, noi dubitiamo. Dopo il dubbio sulla cosa, è la volta per noi del dubbio sulla coscienza. (Della interpretazione. Saggio su Freud) LE OPERE DI MARX Manoscritti economico-filosofici (postumo, 1932) Ideologia tedesca (postumo, 1932) Manifesto del partito comunista (1848) Lineamenti fondamentali di critica dell'economia politica, cosiddetti Grundrisse (postumo, 1939) Capitale (I Vol. 186,7 il secondo e il terzo uscirono postumi, a cura di Engels, rispettivamente nel 1885 e nel 1894) La guerra civile in Francia (1871) Critica del Programma di Gotha (1875) 69

19 2. Il distacco di Marx dalle teorie politiche ed economiche classiche 2.1 La critica della politica 2.2 La critica dell'economia borghese e la problematica dell'alienazione IL DISTACCO DI MARX DALLE TEORIE POLITICHE ED ECONOMICHE CLASSICHE I primi scritti di Marx, anche quelli pubblicati postumi 3, sono di grande importanza per capire la genesi della sua filosofia e il quadro concettuale da cui egli prende le mosse. Il periodo che va dalla tesi di dottorato fino all'elaborazione della concezione materialistica della storia - nell'ideologia tedesca - è un periodo di grande fermento, durante il quale Marx si sofferma sui temi che rimarranno importanti nella sua concezione della società e della storia. Rientrano in questa prospettiva il rapporto tra Stato e società civile; il primo confronto con l'economia politica, ossia la scienza che studia il modo di produzione della ricchezza e i suoi legami con la vita sociale e politica; la focalizzazione della questione del lavoro salariato; la delineazione del comunismo come soluzione delle contraddizioni sociali. Alla base della teoria di Marx e della sua adesione al comunismo, esplicitata nel 1844, vi è la critica globale della civiltà moderna e dello Stato liberale, che rappresenta uno dei nuclei teorici più importanti del marxismo. Il punto di partenza del discorso di Marx sviluppato in modo rigoroso negli "Annali franco-tedeschi" del 1844 è la convinzione, mutuata da Hegel, che la categoria del moderno si identifichi con quella della "scissione", che prende corpo, innanzitutto, nella frattura tra società civile e Stato. Mentre nella pólis greca l'individuo si trovava in una "unità sostanziale" con la comunità di cui faceva parte e non conosceva antitesi tra ego privato ed ego pubblico, tra sfera individuale e sfera sociale, tra società e Stato, nel mondo moderno l'uomo è costretto a vivere due vite: una «in terra» come «borghese», cioè nell'ambito dell'egoismo e degli interessi particolari della società civile, e l'altra «in cielo» come «cittadino», ovvero nella sfera superiore dello Stato e dell'interesse comune. Tuttavia il «cielo» dello Stato, secondo Marx, è puramente illusorio, poiché la sua pretesa di porsi come organo che persegue l'interesse comune, ossia come universale che media gli interessi particolari della società, è verificabilmente falsa. Infatti, anziché essere lo Stato che imbriglia la società civile, "innalzandola" al bene comune, è piuttosto la società civile che imbriglia lo Stato, "abbassandolo" a semplice strumento degli interessi particolari delle classi più forti. In altre parole: ben lontano dal perseguire mete generali, lo Stato non fa che riflettere e sancire gli interessi particolari dei gruppi e delle classi. Tant'è vero che la stessa proclamazione dell'uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge, che è la grande conquista della Rivoluzione francese, non fa che presupporre e ratificare la loro disuguaglianza sostanziale. In sintesi, la civiltà moderna rappresenta nel contempo la società dell'egoismo e delle particolarità I primi temi della LA CRITICA DELLA POLITICA La modernità come caratterizzata dalla (vedi ) la tra società e dall tra e alla scissione tra ( ) e ( ) la non dello Stato non stato = società civile = ma società Stato = 3 Marx è uno dei pensatori per i quali la pubblicazione delle opere avverrà in buona parte dopo la morte, certo per una sua ritrosia a rendere pubblici testi che non ritenesse compiuti anche dal punto di vista formale. Questa caratteristica fa sì che l'immagine di Marx che hanno i suoi contemporanei sia ben diversa da quella che si è avuta nel corso dei decenni successivi, fino ai nostri giorni. Testi che oggi riteniamo essenziali per capire le sue teorie sono stati pubblicati postumi, come gran parte del Capitale (in vita, Marx riuscì a pubblicare soltanto il primo libro). Postumi anche: gli scritti giovanili come i Manoscritti economico-filosofici, stesi a Parigi ed essenziali per la nozione di alienazione; l'ideologia tedesca, che contiene la prima e più ampia formulazione della concezione materialistica della storia; o la gran mole di manoscritti stesi tra il 1857 e il 1859 e poi intitolati Lineamenti fondamentali di critica dell'economia politica, i cosiddetti Grundrisse. 70

20 "reali" e della fratellanza e delle universalità "illusorie". Di conseguenza, commenta ironicamente Marx, così come i cristiani, pur essendo tutti disuguali in terra, si consolano pensando di essere tutti uguali in cielo, allo stesso modo gli individui dell'epoca borghese, pur essendo tutti disuguali nella società civile, si consolano pensando di essere tutti uguali di fronte allo Stato, il quale, nel capitalismo, non può che assumere le sembianze di un'evanescente democrazia "cristiana". Secondo Marx la falsa universalità dello Stato deriva dunque dal tipo di società che si è formata nel mondo moderno. Rifacendosi ancora una volta a Hegel, che aveva descritto il sistema borghese come la società del bellum omnium contra omnes, Marx scorge i tratti essenziali della civiltà moderna nell'individualismo e nell'atomismo, ossia nella separazione del singolo dal tessuto comunitario. Per quanto concerne la critica dell'individualismo e, in generale, di una certa rappresentazione dell'individuo moderno, si tratta dello stesso errore che Marx rimprovererà negli anni successivi agli economisti politici come Smith o Ricardo: l'individuo viene rappresentato da questi come individuo isolato, dimenticando, da un lato, che questo isolamento è l'astrazione dalla sua condizione reale, che è invece una condizione sociale, dall'altro, che l'individuo appare isolato perché l'individualismo è la caratteristica della società civile come universo economico separato dallo Stato, ovvero della moderna società borghese, quindi esso è un prodotto storico. In entrambi i casi non si considera la vera natura dell'uomo. E siccome lo Stato post-rivoluzionario aveva legalizzato questa situazione, riconoscendo tra i diritti dell'uomo la libertà individuale (che la Costituzione del '93 intendeva come l'esercizio di tutto ciò che non nuoce ad altri) e la proprietà privata (identificata dalla medesima Costituzione con il diritto di godere arbitrariamente dei propri beni), esso non è altro che la proiezione politica di una società strutturalmente a-sociale, o contro-sociale. Marx pensa, dopo l'adesione al comunismo, che non sia sufficiente dare a tutti i diritti politici. Questo apparente carattere universale di ogni singolo cittadino (citoyen), come membro della comunità politica, è comunque in conflitto con la sua dimensione sociale, concreta, di uomo della società civile, fondata sui rapporti economici, cioè con la sua dimensione di uomo che vive in condizioni sociali specifiche: commerciante o salariato, individuo concretamente vivente nella società, borghese (bourgeois). L'universalità del cittadino dello Stato moderno è dunque un'universalità immaginaria, al contrario di quanto pensava Hegel, perché questa universalità non coincide con la realtà privatistica, egoistica e atomizzata della società civile. Il cittadino dello Stato è astrattamente uguale a tutti gli altri cittadini, come membri della medesima comunità, mentre nella vita concreta vige la disuguaglianza e il conflitto di individui che cercano ciascuno il proprio tornaconto. L'uguaglianza politica si scontra con il carattere strumentale della relazione tra gli uomini come soggetti dell'attività economica: ciascun individuo non solo considera gli altri come semplici mezzi attraverso cui realizzare e soddisfare i propri bisogni, ma vede al medesimo modo anche se stesso, come semplice strumento di altri. Dimensione privata, cioè particolare, e dimensione pubblica, cioè universale, sono quindi contrapposte: è questo lo sfondo sul quale Marx - nella Questione ebraica - muove la sua critica alla tradizione liberale e, in particolare, alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, nata dalle rivoluzioni americana e francese. Nella Dichiarazione apparentemente si parla dell'uomo in generale, ma in realtà si pensa all'uomo come membro della società civile, come soggetto della vita economica, la cui libertà è innanzitutto diritto alla proprietà privata, diritto a gli uomini nella si consolano pensando di essere davanti allo Le critiche all e all (separazione dalla ) 1 l individuo è 2 l individualismo è un prodotto della per cui la società è una società diritti : uguaglianza VS dimensione sociale: nell attività economica ciascuno considera e gli come Le critiche alla Il diritto alla e gli altri come alla 71

21 poterla utilizzare senza tenere alcun conto degli altri uomini. Questi ultimi costituiscono quindi un limite della libertà così intesa. Per Marx ogni uomo è visto, nella Dichiarazione dei diritti come anche nei testi che ad essa si ispirano, semplicemente come una monade, un individuo isolato e chiuso in sé il cui principale carattere non può essere che l'egoismo. Si perde così la dimensione comune di appartenenza alla specie umana, ciò per cui ogni uomo è un ente che appartiene alla specie. Questa critica filosofico-politica allo Stato è così radicale da far sì che Marx rifiuti tutti gli aspetti della civiltà liberale, comprese quelle che vengono ritenute le due conquiste più preziose della rivoluzione antifeudale: il principio della rappresentanza (che presuppone già, per definizione, la scissione tra individuo e Stato) e quello della libertà individuale (espressione, come si è già detto, dell atomismo" borghese). La critica di Marx allo Stato moderno e l'abisso da essa scavato tra il marxismo ortodosso e il liberalismo si comprendono adeguatamente solo in rapporto all'ideale di società che il filosofo ha in mente, ovvero a un modello di democrazia «sostanziale», o «totale», in cui esiste una sorta di compenetrazione perfetta tra singolo e genere, tra individuo e comunità, e nella quale «ciascuno è realmente solo un momento dell'intero démos», che rappresenta al medesimo tempo se stesso e la società. Mentre Hegel pensava che tale società organica, simile alla pólis greca, si potesse ottenere con una serie di strumenti politici, quali la corporazione, la burocrazia e lo Stato, Marx ritiene che tutto ciò sia una «mistificazione» (come si può pensare, ad esempio, che la burocrazia, essendo espressione dei particolarismi della società civile, persegua veramente fini universali?) e che l'unico modo per realizzare un modello di comunità solidale sia l'eliminazione delle disuguaglianze reali tra gli uomini, e in particolare del principio stesso di ogni diseguaglianza: la proprietà privata. Ma come tradurre nel concreto questa "vera" democrazia, che coincide con il "comunismo" stesso. Mentre nella Critica del 1843 Marx propone il ricorso al suffragio universale, negli "Annali franco-tedeschi" e nei Manoscritti economico filosofici del 1844 l'arma alla quale fa appello è la rivoluzione sociale, di cui il filosofo ha ormai individuato anche il soggetto esecutore: il proletariato. Per il giovane Marx, infatti, è proprio la classe priva di proprietà, ovvero la classe che soffre maggiormente dell'alienazione prodotta dalla società borghese egoistica, e a realizzare la democrazia comunista. All'ideale dell'emancipazione politica, che mira alla democrazia e all'uguaglianza formale, Marx contrappone così l'ideale dell'emancipazione umana, che mira alla democrazia e all'uguaglianza sostanziali, ovvero al recupero autentico dell'«essenza sociale dell'uomo». I Manoscritti economico filosofici, composti a Parigi nel 1844, segnano il primo decisivo approccio di Marx all'economia politica e rappresentano l'applicazione in sede economica degli schemi critico-dialettici precedentemente utilizzati dal filosofo in campo politico. Nei confronti dell'economia «borghese», Marx ha un duplice atteggiamento: se da un lato la considera come l'espressione teorica della società capitalistica, e quindi come una sorta di "sezione anatomica" di essa, dall'altro lato le muove l'accusa di fornire un'immagine globalmente mistificata, cioè falsa, del mondo borghese. Marx è convinto che ciò sia dovuto all'incapacità di pensare in modo "dialettico": anziché collocarsi in una prospettiva storicoprocessuale, l'economia borghese "eternizza" il sistema capitalistico, considerandolo non come un sistema economico tra i tanti della storia, ma come il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e di distribuire la ricchezza, e considerando la stessa proprietà privata come un "fatto" da cui muovere, cioè come un "dato" metastorico che funge da postulato per ogni ricerca di economia atomismo e il rifiuto del principio di e della Il modello: l armonia tra e ottenuta eliminando la privata e e non attraverso lo di comunismo = + attraverso prima: dopo: dall emancipazione all emancipazione : LA CRITICA DELL'ECONOMIA BORGHESE E LA PROBLEMATICA DELL'ALIENAZIONE Le critiche all 1 - dell capitalista perché rifiuta il metodo - considerando il capitalismo come l,, sistema economico e non come 72

22 "scientifica". Secondo Marx, inoltre, l'economia borghese non scorge la struttura contraddittoria del proprio oggetto, ossia quella conflittualità che caratterizza il sistema capitalistico e che si incarna soprattutto nell'opposizione reale tra capitale e lavoro salariato, tra borghesia e proletariato, ovvero in ciò che nei Manoscritti viene definito «alienazione». Il concetto di "alienazione" affonda le proprie radici nella filosofia tedesca precedente a Marx. Per Hegel l'alienazione è il movimento stesso dello Spirito, che si fa "altro" da se, nella natura e nell'oggetto, per potersi poi ri-appropriare di sé in modo arricchito: l'alienazione riveste dunque in Hegel un significato negativo e positivo al tempo stesso. In Feuerbach è invece qualcosa di puramente negativo, poiché si identifica con la situazione dell'uomo religioso, che, "scindendosi", si sottomette a una potenza estranea (Dio) che egli stesso ha posto, "estraniandosi" in tal modo dalla propria realtà. Marx si rifà soprattutto a Feuerbach, dal quale accoglie la struttura formale del meccanismo dell'alienazione, intesa appunto come condizione patologica di scissione, di dipendenza e di autoestraniazione. Tuttavia, a differenza di Feuerbach, per il quale l'alienazione era un fatto prevalentemente coscienziale, derivante da un'errata interpretazione di sé, Marx la considera un fatto reale, di natura socio-economica, in quanto si identifica con la condizione storica del salariato nell'ambito della società capitalistica. 2 non evidenzia la del sistema : l alienazione del L ALIENAZIONE Hegel: Spirito nella natura + ri-appropriare di sé significato negativo e Feuerbach uomo religioso si sottomette a estraniandosi negativo Marx: estraneazione = perdita di come in ma Feuerbach: alienazione = errata (fatto ) Marx: = fatto di natura Per quel che riguarda l analisi dell economia capitalista essa verrà approfondita da Marx soprattutto nel Capitale, che abbiamo esaminato nel capitolo relativo alle ideologie politiche nella seconda metà dell Ottocento del corso di Storia, mentre per quanto riguarda l analisi delle condizioni di alienazione del lavoro operaio vedi la sezione L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale analisi economica: vedi alienazione: vedi 3. La concezione materialista della società e dialettica della storia 3.1 La critica alla visione idealistico-religiosa e naturalistica dell uomo 3.2 La società: struttura e sovrastruttura 3.3 La storia: la concezione dialettica della storia 3.4 L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale L originalità della prospettiva marxiana è forse rimarcabile sottolineando come Marx rifiuti sia la prospettiva idealistico-religiosa, per cui nell uomo e nella storia agiscono forze spirituali come tali non riconducibili al solo uomo materiale o alla natura, sia alla prospettiva naturalista che vede nell uomo il frutto della sola evoluzione naturale. In effetti, la visione della storia, della società e dell uomo di Marx si è venuta elaborando con il suo progressivo distacco da Hegel ( ) e da Feuerbach ( ), in quanto LA CONCEZIONE MATERIALISTA DELLA SOCIETÀ E DIALETTICA DELLA STORIA LA CRITICA ALLA VISIONE IDEALISTICO- RELIGIOSA E NATURALISTICA DELL UOMO Marx rifiuta le prospettive: A - (Hegel) Uomo = frutto di B - 73

23 rappresentanti della prospettiva idealista 4 l uno e naturalista l altro 5. La critica al metodo idealistico avviene sulla base delle argomentazioni già elaborate dalla sinistra hegeliana e in particolare da Feuerbach; per Feuerbach la maniera idealistico-religiosa di rapportarsi al mondo consiste sostanzialmente in uno stravolgimento dei rapporti reali per cui ciò che è originario diventa derivato e viceversa. Tale capovolgimento avviene nella religione che fa dell uomo un prodotto di Dio, mentre nella realtà è l uomo che ha prodotto Dio, ma anche nell idealismo hegeliano che pone come originaria l Idea, ciò che consente al nostro pensiero di conoscere la realtà, riducendo la realtà a una sua manifestazione. Allo stesso modo secondo Marx il metodo hegeliano consiste nel costruirsi il concetto astratto di Spirito partendo dall analisi delle istituzioni, della cultura della morale reali, finendo per fare di esse una manifestazione dello Spirito, una personificazione di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di loro. In questo modo i concetti, ad esempio quello di stato, invece di ( ) Uomo = frutto A - LE CRITICHE DI MARX ALLE CONCEZIONI Critiche: 1 religione: Hegel: 2 Superamento: B - Critica: _ Superamento: - essere utilizzati come semplici strumenti per l esame dei fatti, delle istituzioni, 4 In filosofia si parla di «idealismo», in senso lato, a proposito di quelle visioni del mondo, come ad esempio il platonismo e il cristianesimo, che privilegiano la dimensione «ideale» su quella «materiale» e che affermano il carattere «spirituale» della realtà «vera». Inoltre l'idealismo costituisce, come abbiamo visto, il nome di una corrente filosofica post-kantiana che si originò in Germania nel periodo romantico e che ha tra i suoi protagonisti Fichte, Schelling e Hegel. In quest ultimo, che è l incarnazione più tipica dell idealismo tedesco, esso emerge nella tesi per cui l Idea rappresenta il momento iniziale del processo che, attraverso la sua negazione nella natura, conduce allo Spirito assoluto in cui l Idea, nella cultura umana, prende piena coscienza di sé. Secondo l idealismo, quindi, lo Spirito è il principio unico di tutto e al fuori di esso non c'è nulla. 5 La formazione filosofica di Marx è avvenuta all interno della cosiddetta sinistra hegeliana di cui Feuerbach costituisce il filosofo più rappresentativo. L espressione destra e sinistra hegeliana indica la spaccatura che si venne a creare tra i giovani intellettuali tedeschi seguaci di Hegel alla scomparsa del maestro. Mentre la destra hegeliana accentuava gli aspetti conservatori e religiosi del pensiero di Hegel, mettendo in secondo piano gli aspetti immanentistici dell hegelismo per cercare di armonizzarlo con il cristianesimo, la sinistra, invece, vedeva nei testi di Hegel un invito alla critica della religione e dell esistente fondato sul presupposto che la realtà più che coincidere con la razionalità, come voleva Hegel, coincida con un processo in cui è chiamata a farsi razionale. 74

24 degli uomini concreti diventano enti reali, i veri soggetti della storia. Il superamento dell idealismo deve avvenire per Marx, come già per Feuerbach, ri-capovolgendo ciò che l idealismo ha capovolto, ovvero ponendo come originaria la realtà e non ciò che le nostre indagini su di essa scoprono, l uomo concreto, reale e non lo Spirito. All interno di questa prospettiva, che era comune alla sinistra hegeliana, si affermava un atteggiamento materialista volto a mettere al centro dell attenzione non tanto ciò che è razionale ma ciò che è reale, non tanto le idee ma gli interessi e i bisogni degli uomini reali. Il naturalismo di Feuerbach appare a Marx una prima forma di superamento dell idealismo. Secondo Feuerbach, rinunciando a ricorrere ad elementi sopranaturali e a identificare l uomo in un astratta razionalità, occorre identificare la realtà primaria dell uomo nella natura. L uomo, che deve diventare l oggetto della filosofia, è l uomo reale che si presenta come un entità psico-fisica condizionata dal corpo e dalla necessità di entrare in rapporto con il mondo e con gli altri per soddisfare i propri bisogni. Per Marx l equazione uomo = natura operata da Feuerbach va però superata in quanto continua a considerare, come l antropologia tradizionale, l uomo come un entità atemporale, fornita di proprietà immutabili. Il principale merito di Feuerbach consiste, agli occhi di Marx, nella rivendicazione della naturalità e concretezza degli individui umani viventi e nel rifiuto dell'idealismo teologizzante di Hegel, che ha ridotto l'uomo ad autocoscienza e a manifestazione di un soggetto spirituale infinito. Pur avendo sottolineato la naturalità dell'uomo (e questo è il passo in avanti rispetto ad Hegel), Feuerbach (e questo è il passo indietro rispetto a lui) ha perso di vista la sua storicità, non rendendosi debitamente conto che l'uomo, più che natura è società, e quindi storia, in quanto «l'essere umano non è un'astrazione immanente all'individuo singolo», bensì «l'insieme dei rapporti sociali» ( Tesi su Feuerbach,1845). Marx sostiene che l'individuo è reso tale dalla società storica in cui egli vive, per cui non esiste 1'«Uomo» in astratto, l uomo naturale, ma l'uomo figlio e prodotto di una determinata società e di uno specifico mondo storico. Marx qualifica il suo materialismo come materialismo storico il quale consiste nell affermazione che l uomo è il frutto di un processo storico-sociale. Già Feuerbach aveva sostenuto l origine relazionale dell uomo affermando che l io non si dà senza il tu, dal momento che l uomo singolo non ha in sé l essenza totale dell uomo che gli è data solo dalla comunione con l altro. La relazione dell io con l altro è per Feuerbach a fondamento sia della vita che del pensiero, poiché, scrive Feuerbach Le idee scaturiscono soltanto dalla comunicazione, solo dalla conversazione dell'uomo con l'uomo. L'uomo si eleva al concetto, alla ragione in generale, non da solo, ma insieme con l'altro. Due uomini occorrono per creare l'uomo, sia l'uomo spirituale sia quello fisico: la comunione dell'uomo con l'uomo è il primo principio e il primo criterio della verità e della validità universale. La certezza che esistano altre cose al di fuori di me è ottenuta attraverso la certezza che esiste al di fuori di me un altro uomo. Di quello che vedo da solo, non posso far a meno di dubitare: è certo soltanto quello che anche l'altro vede ( Principi della filosofia dell avvenire 1844). Anche questa dimensione relazionale va, per Marx, superata affermando l essenza sociale dell uomo che ne costituisce con la storicità la caratteristica principale. Il materialismo storico intende, infatti, riferirsi a quel profondo carattere storico e sociale dell'uomo per il quale i suoi bisogni, la sua cultura, la società da cui il singolo trae il proprio carattere, sono condizionati dal processo storico. Capovolgendo l'idealismo in materialismo, si deve capovolgere la tesi hegeliana per la quale il vero soggetto storico non è l'uomo, ma lo Spirito che in lui si esprime acquisendo coscienza di sé. Si avrebbe tuttavia MATERIALISMO STORICO = l uomo frutto di Feuerbach: l origine (Io ) dell uomo Marx: l origine dell uomo Spirito, e 75

25 torto se si indicasse (come fa Feuerbach) nell'individuo il vero soggetto storico, in opposizione alla astrattezza dello Spirito. Il singolo uomo, infatti, è a sua volta influenzato dal movimento storico, non lo domina e non ne esprime compiutamente il carattere. La storia ha una dimensione più ampia. E necessario riconoscere che il soggetto più autentico della storia è l'insieme collettivo dei singoli uomini, al cui interno ciascuno vive ed acquista coscienza di sé. Lo studio dell'uomo non può dunque arrestarsi all'antropologia feuerbachiana, perché non si dà un uomo universale, ma esistono solo singoli uomini appartenenti a un certo contesto storico-sociale che ne orienta il carattere e ne determina i rapporti. L'uomo non è un essere semplicemente naturale, esclusivamente figlio di un ordine oggettivo e biologico: la sua più profonda natura è storico-sociale, nel senso che il mondo autenticamente umano nasce in risposta agli impulsi che il singolo subisce nelle relazioni con gli altri uomini, ma all'interno di una società storicamente determinata, dotata di una precisa cultura e di un suo sistema di bisogni e di valori che finiscono per determinare le stesse relazioni. Infatti, l'uomo è sì un ente naturale, perché appartiene al grande regno della natura e soggiace alle sue leggi, ma allo stesso tempo la natura stessa in qualche modo è sua manifestazione, è "natura umanizzata", perché l'uomo la trasforma incessantemente con il suo lavoro, la inserisce nella rete delle relazioni sociali, trasformando le cose in merce, il terreno in proprietà privata, e così via. Comprendere l'uomo significa studiare la società in cui egli vive per comprendere quale dinamica sociale ne determina le caratteristiche e quale influsso ha sul singolo. Marx mostrerà che la radice ultima di questa dinamica è di natura economica. La vita degli uomini è influenzata tanto dal rapporto con la natura (le basi naturali della vita: clima, condizioni ambientali, disponibilità in natura di determinati beni, e così via), quanto dall'organizzazione sociale, ed i due aspetti sono inscindibilmente connessi. Critiche all di Feuerbach: 1 2 HEGEL, FEUERBACH, MARX A CONFRONTO Hegel: Feuerbach: Marx: - Spirito = - Natura = - (materiali ) = che organizza un sistema per soddisfare i suoi bisogni ( ) A IL MATERIALISMO In un ottica materialista l uomo deve essere visto, secondo Marx, come un entità corporea dotata di un apparato percettivo-intellettivo che gli consente, attraverso la capacità d agire, di rapportarsi con il mondo esterno. Costitutiva dell uomo è questa capacità di agire, di istituire una prassi volta a modificare il mondo esterno e con esso anche se stesso. Infatti, attraverso l azione l uomo instaura rapporti LA SOCIETÀ: STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA 76

26 con gli altri, modifica la natura e costruisce se stesso. L attività dell uomo si presenta sempre come un attività sociale, in quanto inserita nell insieme delle attività degli altri individui, ed è volta prima di tutto a organizzare un sistema di mezzi per soddisfare i suoi bisogni. Bisogni cha appartengono dapprima alla sfera naturale (mangiare, bere, coprirsi,...) ma che presto tendono a denaturalizzarsi, in quanto vengono creati dal nuovo ambiente sociale determinato dall utilizzo di quei mezzi, per cui Marx può affermare che tale produzione di nuovi bisogni è la prima azione storica. Infatti, questi bisogni e l attività che essi promuovono non possono essere considerati come istintuali, naturali, biologici quanto invece come elaborati dalla società umana nella sua storia e da essa trasmessa agli individui umanizzandoli. Così, ad esempio, la comparsa dell attività cosciente, non determinata da finalità direttamente biologiche, del linguaggio e, quindi, delle facoltà superiori dell uomo può essere rintracciata nel lavoro sociale della costruzione degli strumenti. Poichè l attività dell uomo è volta innanzitutto all organizzazione di un sistema di mezzi per soddisfare i suoi bisogni, attraverso la produzione di beni materiali e intellettuali, tale sistema rappresenta anche l elemento attorno a cui ruota l intera organizzazione sociale. Infatti, secondo Marx, all interno di una società occorre distinguere tra struttura e sovrastruttura. La struttura di una società è di tipo economico ed è costituita dalla forma assunta dall organizzazione del lavoro sociale in un determinato periodo storico. Tale organizzazione dipende da due elementi: il livello raggiunto dalle forze produttive che sono rappresentate dalla forza lavoro, gli uomini che producono, i mezzi di produzione, i mezzi utilizzati nel corso del processo produttivo, e, infine, dalle conoscenze tecnico-scientifiche necessarie; inoltre essa dipende dai rapporti di produzione, ovvero dai rapporti che si instaurano nel processo di produzione che determinano la proprietà dei mezzi di produzione e la ripartizione di ciò che viene prodotto. I rapporti di produzione che storicamente si sono instaurati hanno dato luogo a delle società classiste che hanno diviso gli uomini in due classi contrapposte: la classe dominante, che possedendo i mezzi di produzione impone la ripartizione di ciò che viene prodotto, e una classe sottomessa che provvede alla produzione (mondo antico: liberi/schiavi; società feudale: nobili/servi della gleba; società borghese: capitalisti/operai). Se la struttura di un società è costituita da ciò che Marx definisce come le condizioni materiali, ovvero le condizioni economiche e i rapporti sociali, la sua sovrastruttura è rappresentata da ciò che egli indica come le condizioni spirituali o anche forme ideologiche identificate nella politica (leggi e istituzioni), nella cultura (intesa come l elaborazione delle idee sul mondo da parte della religione, dell arte, della filosofia), infine la morale (valori e norme che regolano il comportamento). Con il termine sovrastruttura Marx intende chiaramente sottolineare la dipendenza di questi elementi dalla struttura, dalle condizioni economiche-sociali. Infatti, secondo Marx la politica, la cultura, la morale e con loro la coscienza degli uomini mutano al mutare della struttura economico-sociale. Marx nel descrivere i rapporti tra struttura e sovrastruttura utilizza due termini quali, determinare e condizionare. Termini che indicano una dipendenza (della sovrastruttura nei confronti della struttura), nel primo caso più immediata, nel secondo più indiretta. In ogni caso Marx non sembra pensare a un rapporto meccanico, di completa subordinazione della sovrastruttura, tant è che definisce la produzione di idee come direttamente intrecciata con le condizioni materiali e quindi non passivamente determinata. (Per tali rapporti vedi la lettura Marx Materialismo storico e futura società marxista e il cap. relativo all ideologia, sul ruolo delle idee nei mutamenti storici). Se confrontiamo, ad esempio, le idee sulla morale o sulla funzione della famiglia Capacità e sociale e per soddisfarli e non naturali ( ): dell uomo La struttura : 1 - a - b - c le società La sovrastruttura I tra struttura e sovrastruttura la struttura 77

27 che gli uomini hanno avuto nel corso dei secoli, ci accorgiamo che quest'analisi marxiana presenta elementi di verità indiscutibili. Un tempo, quando l'economia era legata alla terra e al lavoro dei campi, la famiglia aveva una struttura patriarcale e considerava l'elevato numero dei figli come una risorsa importante, in quanto si trattava di braccia in più da impiegare nel faticoso lavoro agricolo. Oggi, in una economia sempre più complessa e tecnologizzata, la famiglia patriarcale è stata sostituita da forme differenti di convivenza, in cui è dato rilevare l'abbassamento della natalità e la maggiore libertà nelle relazioni parentali, con grandi livelli di autonomia dei figli rispetto ai genitori. Cambiano le condizioni storiche di vita e cambiano anche i nostri modi di valutare le cose e i nostri comportamenti privati e sociali. La sovrastruttura non ha una propria autonomia, ma dipende dalla struttura materiale della particolare epoca storica. Da questo punto di vista, il capovolgimento dell'idealismo in materialismo è completo. Mentre per il primo la storia è essenzialmente "storia spirituale" e le manifestazioni culturali dell'uomo hanno una loro vita autonoma e una loro ragione interna (si dà quindi un'autonoma storia dell'arte, delle religioni, della filosofia, della politica e della morale), per il materialismo marxiano le manifestazioni spirituali dell'uomo dipendono strettamente dall'evoluzione socioeconomica della realtà umana. Il compito dello studioso delle discipline che riguardano la sfera spirituale dell'uomo è quello di studiare la radice sociale delle idee, perché non le idee hanno una storia autonoma, ma solo l'uomo nella dinamica della relazione sociali. Questa visione marxiana ha influenzato in modo amplissimo la storiografia del novecento sia nel campo della storia politica, sociale ed economica, sia nel campo della storia delle idee e dei prodotti dello spirito umano. Da quanto si è detto emerge chiaramente come il termine materialismo, usato da Marx per denominare la propria dottrina, non alluda, come nel linguaggio filosofico tradizionale, alla tesi metafisica secondo cui la materia è la sostanza e la causa delle cose. Ma al convincimento secondo cui le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale, come pensavano per lo più i filosofi precedenti, bensì di natura socio-economica. In altri termini, quello di Marx è un materialismo storico che si contrappone polemicamente all'idealismo storico. Soltanto con Engels troviamo il materialismo inteso come dottrina complessiva dell'universo 6. un esempio: Il dell Idealismo Le radici delle Materialismo e materialismo B IL MATERIALISMO Forze produttive e rapporti di produzione, oltreché rappresentare la struttura della società, si configurano anche come lo strumento interpretativo della storia. Marx ritiene, infatti, che ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà (ad esempio, rapporti di produzione di tipo feudale corrispondono a forze produttive di tipo agricolo). Tuttavia i rapporti di produzione si mantengono soltanto sino a quando favoriscono le forze produttive e vengono distrutti quando si convertono in ostacoli o catene per le medesime. Ora, poiché le forze produttive, in connessione con il progresso tecnico, si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, che esprimendo delle relazioni di proprietà tendono a LA STORIA: LA CONCEZIONE DIALETTICA DELLA STORIA Storia come superamento delle dialettiche che generano periodi di 6 F. Engels ( ) fu legato a Marx da un lungo rapporto di amicizia, di collaborazione intellettuale (hanno scritto insieme alcuni testi) e di militanza politica (alla guida delle prime organizzazioni operai) (vedi vita e opere). Per Engels, e sulle sue orme per il marxismo sovietico, il materialismo e in particolare il metodo dialettico che esso utilizza, deve essere inteso come un principio esplicativo non solo della realtà umana, ma anche della totalità della natura. Durante lo stalinismo il materialismo dialettico divenne il modello di razionalità a cui tutte le scienze dovevano adeguarsi, conseguentemente la sua non accettazione bollata come irrazionalità, cioè follia, e come tale curata nei manicomi. 78

28 rimanere statici, ne segue periodicamente una situazione di frizione o di contraddizione dialettica fra i due elementi, che genera «un'epoca di rivoluzione sociale». Infatti, le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una classe dominante al tramonto. Di conseguenza, risulta inevitabile lo scontro fra di esse, che si gioca non solo a livello sociale, ma anche politico e culturale (sotto forma, in quest'ultimo caso, di «battaglia delle idee»). Alla fine finisce quasi sempre per trionfare la classe che risulta espressione delle nuove forze produttive, che in tal modo riesce ad imporre la propria maniera di produrre e di distribuire la ricchezza, nonché la sua specifica visione del mondo, poiché «le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante» (Marx-Engels L ideologia tedesca, ). Proprio perchè le forze produttive e i rapporti produttivi sono sempre legate a determinati gruppi sociali Marx può affermare che il soggetto autentico della storia è la lotta di classe. Come scrive nel Manifesto del partito comunista (1848): La storia di ogni società, esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Così, ad esempio, il passaggio dalla società feudale alla società borghese avvenne quando la borghesia riuscì a imporre il proprio modo di produrre, non più fondato sull agricoltura, superando i vecchi rapporti produttivi che garantivano il dominio sociale dell aristocrazia e del clero, grazie al loro controllo della proprietà della terra. Con l industrializzazione la borghesia impose un nuovo modello produttivo e nuovi rapporti produttivi che grazie al suo controllo dei mezzi produttivi le garantirono il dominio sociale. Il dominio sociale borghese si espresse in un cambiamento della sovrastruttura con l affermazione di un nuovo modello di stato (lo stato liberale), una nuova cultura (laica in opposizione alla visione religiosa tipica delle società preindustriali), una nuova morale (fondata sulla laboriosità, sulla competizione, ecc... (Per questi aspetti vedi E. Fromm Il significato psicosociale delle dottrine di Lutero e Calvino ). Analogamente, secondo Marx, nel capitalismo moderno si sta delineando una contraddizione sempre più «esplosiva» fra forze produttive sociali e rapporti di produzione privatistici. Infatti la fabbrica moderna, pur essendo proprietà di un capitalista (o di un gruppo di azionisti), produce soltanto grazie al lavoro collettivo di operai, tecnici, impiegati, dirigenti ecc. Ma se sociale è la produzione della ricchezza, sociale deve essere, secondo Marx, la distribuzione di essa. Ma questo significa che il capitalismo porta in sé, come esigenza dialettica, il socialismo. Infatti, Marx afferma che il capitalismo pone le basi del socialismo, in quanto genera, per la prima volta nella storia, le «condizioni oggettive» favorevoli ad una rivoluzione comunista mondiale. La legge della «corrispondenza» e della «contraddizione» tra forze produttive e rapporti di produzione permette, dunque, a Marx di delineare un quadro generale della storia passata e presente, e di scandire il cammino dell'umanità nel tempo secondo alcune grandi formazioni economico-sociali qualificate da determinati modi di produrre, da specifici rapporti di proprietà, da peculiari istituzioni giuridico-politiche e da corrispondenti forme di coscienza. Marx distingue quattro «epoche» della formazione economica della società: quella asiatica (fondata su forme comunitarie di proprietà), quella contraddizioni che si esprimono: 1 sul piano economico come contraddizioni tra e 2 sui piani come La storia come Esempio Esempio Le formazioni

29 antica di tipo schiavistico, quella feudale e quella borghese. Tuttavia, poiché sia Marx che Engels accennano talora ad una «comunità primitiva» di stampo comunista (sia intesa alla stregua di un tipo generale di cui la società asiatica sarebbe un sottotipo, sia intesa come tipo distinto e a sé stante) si può dire che le grandi formazioni economico-sociali individuate dai «classici del marxismo» siano la comunismo primitiva, la società asiatica, la società antica, la società feudale, la società borghese e la futura società socialista. Sebbene queste epoche non costituiscano, a rigore, delle tappe necessarie, in quanto molte società hanno saltato l'una o l'altra fase, è indubbio che esse costituiscano, dal punto di vista di Marx, altrettanti gradini di una sequenza che procede dal1'inferiore al superiore. Altrettanto indubbio è che la storia, secondo i classici del marxismo, proceda dal comunismo primitivo (comunque inteso o prospettato) al comunismo futuro, attraverso, il momento intermedio della società di classe la quale si basa sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata. Parimenti indubbio è che questo diagramma storico dello sviluppo della civiltà poggi sulla tesi-convinzione del socialismo come sbocco inevitabile della dialettica storica: «II comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti» ( L ideologia tedesca ). Il carattere «dialettico» del materialismo storico di Marx ed il suo persistente legame con Hegel risulta dunque evidente. Infatti, anche per Marx, come per Hegel, la storia si configura - formalmente - come una totalità, processuale dominata dalla forza della contraddizione e mettente capo ad un risultato finale. Però con questa notevole differenza di contenuto: che Marx ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel «sui piedi», anziché sulla «testa», in quanto il soggetto della dialettica storica non è più lo Spirito, ma la struttura economica e le classi sociali 7. Se possiamo considerare il materialismo storico, inteso come l ottica che presuppone l origine storico-sociali delle attività umane e dà vita a una critica fondata sull analisi delle contraddizioni, alla base del contributo culturale del marxismo, la concezione della storia, che Marx stesso ha definito materialismo dialettico, può essere considerata ciò che ha consentito al marxismo di trasformarsi in una grande religione sociale, come osservava Salvadori nel testo citato all inizio. Infatti, su questa concezione dialettica della storia (comunismo primitivo società classiste comunismo finale), che fonda la fede nella necessità storica del socialismo e la conseguente convinzione della missione storica affidata al proletariato che lo deve realizzare, si è innestata la concezione del partito-chiesa in quanto sola fonte di verità poiché rappresenta l autentica coscienza del proletariato. In nome di questa fede che affidava loro una missione storica il partito-chiesa ha chiesto e imposto a milioni di uomini il sacrificio della loro vita. 4 5 La visione dialettica della storia: 1 2 Marx - e la concezione della in comune: in contrasto: rapporto Marx - (vedi nota 7) Materialismo = valenza del marxismo Materialismo = valenza del marxismo 7 Il rapporto di Marx con Hegel appare sicuramente alquanto complesso. In maniera schematica possiamo dire che Marx rifiuta il sistema hegeliano e il suo metodo idealista ma utilizza, adattandoli al proprio metodo materialista, molti dei concetti e delle categorie introdotte da Hegel, quali, ad esempio, appunto la dialettica. Egli riconosce ad Hegel una serie di meriti: 1) per aver concepito l'uomo in un'ottica storica e come risultato della propria attività, ossia come «processo di autogenerazione»; 2) per aver compreso l importanza delle contraddizioni all interno dello sviluppo storico; 3) per aver intuito l'importanza del lavoro all interno del processo auto-formativo. Inoltre Hegel e Marx condividono, con gran parte della cultura ottocentesca (vedi il positivismo) l idea che la storia abbia una sua razionalità, una sua direzione progressiva, nonché entrambi concordano nell assegnare un primato alla dimensione collettiva che per Hegel coincide con la sfera etico-culturale, mentre per Marx con la sfera socio-economica. 80

30 Il lavoro, per Marx, non rappresenta soltanto ciò attorno a cui si organizza la società e da cui dipende la sua evoluzione storica, ma anche ciò che caratterizza l uomo, ne costituisce l essenza. Scrive Marx:: La libera attività consapevole è il carattere specifico dell uomo, identificando tale attività nelle attività produttive definite le attività vitali dell uomo. Il lavoro rappresenta per Marx, innanzitutto, ciò che differenzia l uomo dall animale, dal momento che le attività vitali dell animale appaiono inconsapevoli, prive di intenzionalità, mentre il lavoro umano essendo diretto da un idea, uno scopo si caratterizza come un attività consapevole. Inoltre, il lavoro è ciò che consente all uomo di stabilire un rapporto con le cose del mondo, trasformando la natura. Nell intervenire sulla natura forgiandola secondo un proprio scopo prefissato, l uomo umanizza la natura, poiché la rende parte della sua vita, e, viceversa la natura modifica l uomo, lo umanizza, ne estende i confini della conoscenza e ne soddisfa i bisogni. Il lavoro oltre a essere ciò che consente di entrare in rapporto con il mondo è anche ciò che consente all uomo di oggettivizzare se stesso, le proprie capacità e, infine, ciò che lo mette in relazione con gli altri. Nelle società classiste il lavoro perdendo la caratteristica di libera e creativa attività consapevole invece di essere ciò che valorizza l uomo, la realizzazione dell essenza stessa dell uomo, è diventato la causa della sua alienazione, ovvero della perdita di se stesso, dell abbrutimento del lavoratore. Alienazione che trova la sua più evidente manifestazione nelle condizioni di lavoro degli operai dell industria capitalista. Infatti, l alienazione dell operaio riguarda in primo luogo il prodotto della sua attività, di cui viene espropriato, finendo per produrre un oggetto (il capitale) che non gli appartiene e che si costituisce come una potenza dominatrice, invece di essere ciò che ne oggettivizza le qualità. In secondo luogo il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività, che non è più un momento di realizzazione dell uomo, in quanto l uomo non è più il fine, ma un semplice mezzo, uno strumento di fini estranei (il profitto). Inoltre, in quanto il lavoro dell operaio non è il frutto di un attività libera, diretta consapevolmente a uno scopo esso rappresenta anche una alienazione dal genere umano, in quanto si perde in questo modo la caratteristica più propria dell essenza dell uomo. L alienazione rispetto alla propria attività e quindi alla propria essenza finiscono per comportare la reificazione, la trasformazione in cosa, dell operaio stesso. Infatti, nell organizzazione di fabbrica l operaio è costretto a divenire macchina egli stesso, deve disumanizzarsi: deve divenire una cosa per lavorare bene, deve ridursi ad essere, da uomo che è, pura forza lavoro. È questo il processo di disumanizzazione che Marx descrive come reificazione, come un divenir cosa. E che si tratti davvero di una cosa, lo si può osservare anche da questo, che le stesse ore di lavoro sono una merce, che viene scambiata sul mercato del lavoro come qualsiasi altra, sottoposta alle stesse leggi economiche. Infine, in quarto luogo il lavoratore è alienato anche rispetto agli altri, perché 1'altro per lui, è soprattutto il capitalista, ossia un individuo che lo tratta come un mezzo e lo espropria del frutto della sua fatica, facendo sì che il suo rapporto con lui, e con l'umanità in genere, sia per forza conflittuale. Alienato in tutta la sua attività lavorativa - quell'attività che dovrebbe invece configurarsi come la realizzazione dell'uomo - l'uomo si sente libero «soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare [...]. E invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane. Ciò che è animale diventa umano, e ciò che è umano diventa animale» ( Manoscritti economici-filosofici del 44 ). Infatti, sebbene queste ultime, puntualizza Marx, siano «anche funzioni schiettamente umane», esse, in quell'astrazione che le separa dalla restante cerchia de1l'attività umana e le fa diventare scopi ultimi e unici, sono funzioni animali. Tutto ciò stravolge il giusto essere, la giusta collocazione L UOMO: UOMO ALIENATO E UOMO ONNILATERALE 81

31 dell'individuo. Anzi, nel corso della sua crescente alienazione, l'individuo è reso estraneo perfino al proprio io, al proprio corpo, al proprio prossimo: ogni uomo «è reso estraneo all'altro uomo e [...] ciascuno di essi è reso estraneo all'essere dell'uomo». Per Marx il processo di oggettivazione del soggetto, che si realizza nel rapporto con gli altri e, soprattutto, nell'attività lavorativa, è dunque importante per l'autoriconoscersi del singolo e per la stessa costruzione della personalità. È attraverso i rapporti sociali e i rapporti di produzione che si forma l'essenza stessa dell'uomo. Ma perché tale processo sia positivo è necessario il concorso di due fattori: 1. l'attività e i rapporti umani nei quali il soggetto si oggettiva devono essere espressione della sua umanità, devono essere IL LAVORO UMANO - Il lavoro Fattori che rendono il lavoro un processo di oggettivazione del soggetto: perchè 2 perchè 3 perchè 4 perché - Conseguenze 1 precondizione umanizzanti; 2. il processo deve chiudersi con la riappropriazione, da parte del soggetto, degli aspetti che aveva in precedenza proiettato nell'oggetto. Nella società capitalistica, nessuna di queste condizioni si realizza, sia perché il lavoro parcellizzato non consente all'operaio di riconoscersi nella propria attività, sia perché il prodotto del suo lavoro gli viene sottratto dal capitalista, sia infine perché i rapporti sociali sono reificati, diventano rapporti tra merci (feticismo delle merci). Nelle analisi di Marx, il concetto di «alienazione» assume quindi una connotazione negativa, diventando sinonimo di estraniazione da sé e di 82

32 impoverimento della personalità. Il termine, con questo significato e in congiunzione con quelli di reificazione e feticismo, conoscerà una larga applicazione nella filosofia marxista del Novecento, in particolare nella Scuola di Francoforte. L alienazione del lavoro umano ha, secondo Marx, la sua origine nella divisione del lavoro che rappresenta anche il cardine attorno a cui si strutturano i primi rapporti sociali complessi. Concretizzatasi anzitutto in divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, la divisione del lavoro ha costituito la precondizione di una frattura sociale tra due classi diverse. Ha permesso, in effetti, che «l'attività spirituale e l'attività materiale, il godimento e il lavoro, la produzione e il consumo tocchino a individui diversi» ( L ideologia tedesca ). La divisione del lavoro ha inoltre finito col determinare la «ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti», nonché col generare la stessa proprietà privata. Da quest'ultimo punto di vista, la divisione del lavoro è anche la prima responsabile dell'alienazione dell'uomo. L'ancoramento della maggior parte degli individui a lavori manuali, non produttivi di frutti adeguati per chi lavora ha creato un mondo nel quale troppi esseri umani sono schiavi di un'attività vissuta come sofferenza e generante prodotti che accrescono il potere altrui. Dal momento che ciò che consente di perpetuare tale condizione è, secondo Marx, la proprietà privata dei mezzi di produzione, in virtù della quale il possessore ( ad esempio il capitalista) può utilizzare il lavoro di una certa categoria di individui (i salariati) per accrescere la propria ricchezza, secondo una dinamica che Marx, nel Capitale, descriverà in termini di «sfruttamento» e «logica del profitto», la dis-alienazione dell'uomo si identifica, dunque, con il superamento del regime della proprietà privata e con l'avvento del comunismo. Di conseguenza, per Marx, la storia si configura come il luogo della perdita e della riconquista, da parte dell'uomo, della propria essenza e il comunismo diviene il luogo dove ritrova se medesimo, con una dialettizzazione del corso storico che rivela, come abbiamo già notato, un evidente influsso hegeliano. Proprietà privata dei Alienazione dell uomo Disalienazione = Ora qual e il compito che Marx affida al comunismo per quel che riguarda il superamento dell alienazione? Marx ha affermato che se l'uomo è plasmato dalle circostanze, è necessario plasmare umanamente le circostanze ( La sacra famiglia, 1845); ed è proprio questo il compito che egli affida alla futura società comunista 8. Infatti, il comunismo appare a Marx come quella situazione in cui l'uomo, controllando il potere sociale che sinora lo ha schiacciato, darà vita a una società veramente umana. Verrà allora superato completamente l'orizzonte sociale ed antropologico della proprietà, l uomo cesserà di intrattenere con il e uomo futuro Società plasmare la società Il controllo 8 Marx, che non apprezzava le astratte descrizioni di comunità utopistiche (magari comuniste) circolanti in gran numero nell'ottocento, ha affrontato solo episodicamente il problema di come sarà la futura società comunista. Ha parlato naturalmente dell'abolizione delle classi, dello stato e della proprietà privata. E ha sottolineato l'emancipazione dell'individuo da qualsiasi forma di obbligo a svolgere una certa attività invece che un'altra. Coerentemente però coi suoi principi, realistici ed anti-idealistici, egli riteneva che sarebbe stata la realtà stessa a suggerire al momento opportuno i modi e le forme specifiche di una nuova convivenza comunista. Infatti, se non esistono valori e principi eterni e se la realtà si trasforma perennemente, allora il comunismo non può essere la realizzazione di valori dati una volta per sempre, ma deve esso stesso configurarsi come processo. Abbiamo già ricordato la definizione di comunismo data da Marx ed Engels: «Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». Tale atteggiamento è stato interpretato da molti suoi critici come un grave vuoto teorico. 83

33 mondo rapporti di puro possesso e consumo: «la proprietà privata ci ha resi così ottusi ed unilaterali che un oggetto è considerato nostro soltanto quando lo abbiamo, e quindi quando esso esiste per noi come capitale o è da noi immediatamente posseduto, mangiato, bevuto, portato sul nostro corpo, abitato ecc., in breve quando viene da noi usato» ( Manoscritti economico-filosofici 1844). All'uomo della civiltà proprietaria, all'homo oeconomicus, ossessionato dall'avere, Marx contrappone invece un uomo nuovo, considerato come un essere onnilaterale e totale, che esercita in modo creativo l'insieme delle sue potenzialità, intrattenendo un rapporto poliedrico con la realtà e con gli altri uomini. Un uomo ricco, non per il suo capitale, ma perchè bisognoso di una totalità di manifestazioni di vita umana e perchè ricco di relazioni, dal momento che la ricchezza spirituale reale dell individuo dipende interamente dalla ricchezza delle sue relazioni reali. Un uomo che sarà messo in condizione di acquisire la capacità di godere di questa produzione universale di tutta la terra (creazione degli uomini). Un uomo che va oltre l ateismo, poichè non ha più bisogno, per affermare l autonomia umana, di negare l alienazione religiosa, ma è consapevole di essere debitore a se stesso della propria esistenza. In questa situazione, scrive Marx, la dipendenza universale, questa forma della cooperazione degli individui sul piano storico universale, è trasformata da questa rivoluzione comunista nel controllo e nel dominio cosciente di queste forze le quali, prodotte dal reciproco agire degli uomini, finora si sono imposte ad essi e li hanno dominati come forze assolutamente estranee ( L ideologia tedesca ). Marx ritiene che il comunismo porterà in questo modo alla realizzazione compiuta dell umanismo, ovvero alla completa realizzazione dell uomo. l orizzonte umano dell uomo : l orizzonte umano dell uomo : Marx e la futura società comunista (vedi nota 8) L IDEOLOGIA 4. L ideologia All interno del materialismo storico teorizzato da Marx ha assunto una particolare rilevanza, nel corso del dibattito novecentesco, il concetto di ideologia che si ricollega alla distinzione da lui operata tra struttura e sovrastruttura. Infatti, il termine ideologia è usato polemicamente da Marx per indicare la funzioni che le idee politiche, etiche, e le produzioni culturali in genere (filosofiche, artistiche, letterarie, religiose,...) ovvero i componenti della sovrastruttura svolgono nelle società classiste. Ideologia è ogni forma di rappresentazione teorica inconsapevole della propria condizionatezza storico-materiale; l'ideologo lavora separando le "idee" dalle loro radici storiche, autonomizzandole e, al contempo, universalizzando arbitrariamente valori, concezioni del mondo, teorie, che nascono invece dall'intreccio con una situazione storicamente determinata. Questo atteggiamento teorico assolve a funzioni ben precise: esso corrisponde all'esigenza della classe in ogni epoca dominante di presentarsi come classe universale, e dunque di presentare come universali i valori che le sono propri: «le idee della classe dominante - scrivono Marx ed Engels - sono in ogni epoca le idee dominanti; la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante» ( L ideologia tedesca ). L'ideologia è dunque quella forma di pensiero che ha la pretesa di fondare in modo assoluto dei valori o delle verità che, invece, sono funzionali a un particolare momento storico-sociale. Le idee svolgono, quindi, una funzione ideologica quando mascherano, consapevolmente o per lo più inconsapevolmente, questa loro origine. Tale mascheramento può avvenire presentando come eterno, e dotato di validità assoluta ciò che invece è solo frutto di determinate condizioni storico-sociali, 84

34 oppure presentando come espressione degli interessi di tutti, della comunità ciò che in realtà risponde innanzitutto agli interessi particolari della classe dominante. Si prenda il caso di Hegel. Nella filosofia dello Spirito oggettivo Hegel ha elevato a carattere necessario dello Spirito oggettivo il diritto alla proprietà privata, come fondamento della libertà dell'uomo. In realtà, il diritto di proprietà è proprio di un particolare tipo di società, la società borghese dominata da precisi rapporti di produzione tra gli uomini. La proprietà privata è funzionale al potere della borghesia. Hegel dunque non ha fatto altro che riflettere nel concetto un carattere necessario della struttura economica del suo tempo, fornendo una giustificazione teorica assoluta a quello che a tutti gli effetti è uno strumento di potere necessario all'egemonia borghese. Hegel ha così fornito una giustificazione ideologica alla classe dominante, scambiando ciò che è proprio di una determinata fase storica per un diritto fondato sul carattere proprio ed eterno dello Spirito. Questa funzione di mascheramento, di falsificazione della realtà è resa possibile dall accettazione della convinzione, altrettanto falsa, che la FUNZIONI IDEOLOGIA 1 Funzionale al mantenimento Ideologia = rappresentazione teorica inconsapevole della compie 2 errori considerando i valori e le idee: cosa maschera come lo maschera a Autonomi rispetto b - ignora che 2 Funzionale al mutamento Ideologia = rappresentazione teorica che: coglie le del presente che per creare nuove condizioni storico-sociali consentendo di concepire il che porta alle nuove condizioni storico-sociali tra: a - funzionali al dominio della vecchia b nuove ideologie funzionali sovrastruttura non dipenda dalla struttura e che quindi le idee siano un prodotto autonomo, indipendente dal contesto sociale in cui sono state prodotte. Marx riconosce però all ideologia non solo una funzione di razionalizzazione del dominio di classe, o se vogliamo del dominio sociale, ma anche un ruolo nei mutamenti socio-culturali, dal momento che l'ideologia contiene anche aspetti autenticamente critici e svolge un ruolo nel superamento delle contraddizioni legate a tale dominio. La storia è percorsa da una conflittualità, la quale genera le premesse per il superamento del vecchio 85

35 ordine. Le contraddizioni che si generano all'interno di un sistema sociale ne producono alla fine la scomparsa e fanno intravedere il nuovo tipo di ordinamento che nascerà dalla crisi del vecchio ordine. Questo carattere intimamente dialettico della realtà storica spiega come sia possibile per la coscienza - e in generale per la teoria -anticipare criticamente gli sviluppi successivi. Essa è bensì espressione del proprio tempo, ma nella misura in cui ne coglie le contraddizioni è anche in grado di prevederne gli sviluppi. Infatti, da un lato le forme artistiche, giuridiche, filosofiche, religiose, ossia le forme ideologiche sono condizionate dai rapporti di produzione e dal conflitto in essi esistente; dall'altro, sono queste stesse forme ideologiche «che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo» ( Per la critica dell economia politica, 1859). In questo modo Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, anche se ciò, dal suo punto di vista, può accadere soltanto perchè le nuove idee trovano un gruppo sociale in ascesa disposto a farle proprie 9.Se l ideologia, per quanto inconsapevolmente, è una falsificazione, un inganno il compito della filosofia diventa, per Marx, quello di criticare l ideologia col mostrare la sua vera radice nella struttura economica della società, smascherando la deformazione della realtà che essa attua per poter legittimare lo stato di cose esistenti e quindi gli interessi della classe dominante. Concepire la filosofia come critica delle ideologie accosta, come abbiamo visto, il pensiero di Marx a quello di Nietzsche e, sotto a questo aspetto, anche a quello di Freud. Per questo motivo la filosofia del nostro tempo accomuna questi autori indicandoli come i grandi maestri del sospetto (vedi pag. 69). È da sottolineare che mentre nell analisi marxiana il dominio sociale era prerogativa di una precisa classe sociale (la borghesia, i capitalisti), coloro che nel Novecento hanno ripreso tale tipo di atteggiamento critico hanno identificato il soggetto di questo dominio nello stesso sistema socio-economico. Spostamento di soggetto legato anche al mutamento di condizioni sociali determinato dal passaggio dalla società classista dell Ottocento alla società di massa del Novecento (per questo aspetto vedi la Scuola di Francoforte, ma anche Eco Superman ). Un esempio di critica dell ideologia è costituito dall analisi marxiana della religione. La religione in quanto costituisce una visione del mondo elaborata dagli uomini, una loro produzione culturale ( spirituale ) è uno degli elementi della sovrastruttura. Essa, come le altre produzioni culturali, svolge una funzione ideologica in quanto deforma la realtà per legittimare l egemonia sociale della classe dominante. Infatti, da un lato la religione è l'espressione della volontà di dominio della classe egemone, che si serve di questo strumento per mantenere un controllo sociale fondato su valori che si pretende siano assoluti. (Si pensi, per comprendere il punto di vista marxiano, alla concezione che vuole che il potere dei sovrani derivi da Dio). Questa "verità" è stata posta al servizio degli interessi delle classi che detengono il potere: esse hanno così potuto legittimare il loro dominio in modo assoluto, fondandolo su Dio, cioè su un principio eterno, del tutto svincolato dal controllo sociale, dalla dinamica della storia e dai rapporti di forze). D'altro lato la religione è l'espressione della "protesta contro la miseria reale", è la risposta delle masse al bisogno di uscire dallo stato di miseria, materiale e morale, a cui le costringono i rapporti di forze tra le classi nella società. In questo contesto Marx definisce la religione come oppio del popolo, in quanto promette un illusoria felicità nell al di là per far accettare la miseria reale Compito della filosofia = (vedi ) da dominio sociale della al dominio del La critica come critica funzione 1: la religione come 9 Il termine ideologia viene usato spesso, anche in ambito marxista, in modo generico come sinonimo di sistema di idee, perdendo quindi, almeno, in parte la prevalente connotazione negativa che ha in Marx. 86

36 dell al di quà. Attraverso le acquisizioni della critica filosofica, le masse devono acquistare la coscienza dell'inganno implicito nel messaggio religioso e della illusione di cui sono vittime quando pongono in Dio la soluzione dei loro problemi. Ma il reale superamento della religione avverrà, secondo Marx coerentemente con il suo materialismo storico, solo quando si affermerà l esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni, ovvero quando il mondo capovolto, di cui la religione è la coscienza capovolta, sarà rimesso in piede poiché l uomo tornerà a essere un fine e non un mezzo 10. Così scrive Marx in Per la critica della filosofia del diritto di Hegel (1844): "La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e, perciò, intorno al suo sole reale. [...] E dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, quello di smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica.... La critica della religione finisce con la dottrina per cui l'uomo è per l uomo l'essenza suprema, dunque con l'imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo è un essere degradato, assoggettato, abbandonato, spregevole, rapporti che non si possono meglio raffigurare che con l'esclamazione di un francese di fronte ad una progettata tassa sui cani: poveri cani! Vi si vuole trattare come uomini!. Emerge qui una delle caratteristiche fondamentali del pensiero di Marx e cioè il suo legame con la prassi, ovvero la tendenza a fornire un'interpretazione dell'uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria. Nel discorso pronunciato sulla tomba dell'amico, Engels afferma che «lo scienziato non era neppure la meta di Marx... Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario». Marx ha scritto: «I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo». funzione 2: la religione come Il della religione: Il e la critica Feuerbach Marx e la religione (vedi nota 10) Filosofia e 5. La teoria economica: Il Capitale : l analisi dell economia capitalista Marx ha elaborato sia una teoria sociale, sia una teoria economica. Marx si differenzia dai teorici dell economia borghese Smith e Ricardo poiché è LATEORIA ECONOMICA IL CAPITALE : L'ANALISI DELL'ECONOMIA CAPITALISTA La rilevanza di Marx 10 La critica alla religione illustra bene la diversità delle posizioni di Marx (materialismo storico) e Feuerbach (naturalismo). Pur avendo «scoperto» il meccanismo generale dell'alienazione religiosa - per cui non è Dio a creare l'uomo, ma l'uomo a «proiettare» Dio sulla base dei propri bisogni - Feuerbach, in virtù della sua concezione prevalentemente «naturalistica» dell'uomo, non è stato in grado, secondo Marx, di cogliere le cause reali del fenomeno religioso, né di offrire dei validi mezzi per il suo superamento. Infatti, a Feuerbach è sfuggito che chi produce la religione non è un soggetto astratto, avulso dalla storia ed immutabilmente uguale a se stesso, ma un individuo che è un prodotto sociale. Per Marx, risulta ovvio che le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell'uomo in quanto tale, ma in un tipo storico di società. Allora se la religione è il sintomo di una condizione umana e sociale alienata, l'unico modo per eliminarla non è la critica filosofica (come pensava ancora Feuerbach, nella sua astrattezza di intellettuale), ma la trasformazione rivoluzionaria della società. In altri termini, se la religione è il frutto malato di una società malata, l'unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. (Un esempio di critica alla religione di stampo marxista può essere costituito da E. Fromm Il significato psico-sociale delle dottrine di Lutero e Calvino ). 87

37 convinto che non esistano leggi universali dell'economia e che ogni formazione sociale abbia caratteri e leggi storiche specifiche (le leggi che valgono per il feudalesimo, ad esempio, non valgono per il capitalismo). In secondo luogo, Marx è convinto che la società borghese porti in se stessa delle contraddizioni strutturali che ne minano la solidità, ponendo le basi oggettive della sua fine. Secondo Marx, la caratteristica specifica del modo capitalistico di produzione, rispetto alle società precedenti, è di essere produzione generalizzata di merci che non risulta finalizzata al consumo, bensì all'accumulazione di denaro. Di conseguenza, il ciclo capitalistico non è quello «semplice», prevalente nelle società preborghesi e descrivibile con la formula schematica M D M (mercedenaro-merce), formula che allude al doppio processo per cui una certa quantità di merce viene trasformata in denaro ed una certa quantità di denaro viene ritrasformata in merce (ad esempio, il contadino che vende del grano per comperarsi un vestito). Il ciclo economico peculiare del capitalismo è piuttosto quello descrivibile con la formula schematica D M + D (denaro-merce-più denaro). Infatti nella società borghese abbiamo un soggetto (= il capitalista) che investe del denaro in una merce, per ottenere, alla fine, più denaro. Ma com'è possibile che qualcuno acquisti una merce che gli procura più denaro, e quindi - essendo il denaro l'equivalente del valore - più valore? Da dove deriva questo «più» monetario, ovvero tale plus-valore? A prima vista il processo di generazione del plusvalore appare una sorta di «mistero». Infatti il plusvalore (= +D) non può provenire né dal denaro in se stesso, che è un semplice mezzo di scambio, né dallo scambio medesimo, poiché gli scambi, in termini di statistica sociale, hanno sempre luogo fra valori equivalenti, per cui ciò che il capitalista acquista come venditore di merce deve già averlo perso prima come compratore. Di conseguenza, Marx ritiene che l'origine del plus-valore non debba essere cercata a livello di scambio delle merci, bensì a livello della produzione capitalistica delle medesime. Infatti nella società borghese il capitalista ha la possibilità di comperare ed usare una merce particolare, che ha come caratteristica quella di produrre valore. Tale è la «merce umana», ossia, fuor di metafora, l'operaio. Infatti il capitalista compera la sua forza-lavoro, pagandola come una qualsiasi merce, ovvero secondo il valore corrispondente alla quantità di lavoro socialmente necessario a produrla, che, nel caso dell'operaio, corrisponde a quello dei mezzi che gli sono necessari per vivere, lavorare e generare, ossia al salario. Tuttavia l'operaio- ed è questa la fonte del plus-valore- ha la capacità di produrre un valore maggiore di quello che gli è corrisposto col salario. Chiarendo il tutto con un esempio: poniamo che un operaio lavori 10 ore al giorno e che in questo tempo produca un valore pari a 10. Evidentemente, se l'imprenditore gli corrispondesse tutto il valore prodotto, non avrebbe, per sé, alcun guadagno. Di conseguenza, il valore equivalente al salario deve per forza essere inferiore al valore globale prodotto dall'operaio. Poniamo che esso sia pari a 6. In tal caso, l'operaio, in 6 ore di lavoro, si sarebbe già guadagnato il proprio salario, «regalando» al capitalista 4 ore di plus-lavoro, che equivalgono ad una quantità corrispondente di plus-valore. Il plus-valore discende quindi dal plus-lavoro dell'operaio, e si identifica con l'insieme del valore da lui gratuitamente offerto al capitalista. Con questa teoria Marx ha voluto fornire una spiegazione «scientifica» dello «sfruttamento» capitalista, che si identifica quindi con la possibilità, da parte dell'imprenditore, di utilizzare la forza lavoro altrui a proprio vantaggio. Ciò avviene in quanto il capitalista dispone dei mezzi di produzione, mentre il lavoratore dispone unicamente della propria energia lavorativa ed è costretto, per vivere, a «vendersi» sul mercato, in vista del salario. Ed è proprio per questo che nella futura società socialista la proprietà privata dei mezzi di produzione sarà abolita. Delineando un'analisi del capitalismo a sfondo tragico, Marx dimostra come Differenze borghesi ( ) Il tradizionale: Il capitalista: IL origine: non non ma dal un esempio Proprietà dei mezzi = sociale società socialista abolizione = fine 88

38 nell inseguire il suo fine, che è costituito dal produrre la maggior quantità possibile di plus-valore, poiché il capitalismo si regge sul ciclo D M + D, tale sistema generi una serie di contraddizioni e difficoltà, che ne minano la sopravvivenza, preparandone la morte futura. Analizziamo alcune di queste contraddizioni. Innanzitutto, alle forme sempre più organizzate e razionali della produzione industriale si contrappone il carattere «anarchico» della concorrenza, la quale fa sì che i capitalisti si precipitino «alla cieca» nei settori dove il profitto è più alto, facendo sì che, ad un certo punto, si verifichi un eccesso di produzione rispetto alle esigenze di mercato. Tutto ciò genera la crisi, che ha come effetti concomitanti sia la distruzione capitalistica dei beni, sia la disoccupazione, che va ad accrescere il cosiddetto «esercito industriale di riserva». Le stesse crisi di sovra produzione dimostrano poi che alla tendenza espansiva insita nello sviluppo capitalistico (più macchine, più investimenti, maggiore produzione) fa riscontro l'incapacità del sistema di allargare in proporzione l'area di assorbimento dei suoi prodotti (di qui appunto le periodiche crisi di sovrapproduzione, o «crisi cicliche»). L anarchia della concorrenza e l incapacità di allargare l area di assorbimento dei propri prodotti sono alla base di una terza contraddizione, destinata secondo Marx, a giocare il ruolo fondamentale per il passaggio alla futura società socialista, ovvero la sempre più profonda scissione delle società in due sole classi antagonistiche. Marx ha una visione sostanzialmente dualistica della società di LE CONTRADDIZIONI DEL LE CONTRADDIZIONI DEL Contraddizioni società capitalista futura _ A Tipiche del 1 - crisi di Superate nel Novecento: 1 da 2 da _ 3 da _ B Tipiche 1 - alienazione operaio = 2 Contrapposizione tra profitto e sociale Sistema produttivo interesse privato 1 e _ classe, in quanto ritiene che in ogni momento della storia le classi fondamentali siano due. Questa dottrina, portata ad attribuire minore importanza alle classi medie, riflette compiutamente, a giudizio di Marx, la situazione stessa del capitalismo industriale avanzato nel quale, in seguito al fenomeno della concorrenza e delle crisi, da un lato abbiamo una progressiva «espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi», avente come effetto «la diminuzione costante dei magnati del capitale» e, dall'altro, abbiamo una massa sempre più grande di salariati, occupati e disoccupati. In altre parole, Marx tende a 89

39 prospettare la situazione finale del capitalismo in termini dualistico-dialettici: da un lato una minoranza industriale, dalla gigantesca ricchezza e dall'immenso potere, dall'altro una maggioranza proletaria sfruttata. Tali contraddizioni appaiono sicuramente legate alle caratteristiche della particolare fase storica del capitalismo ottocentesco che Marx ha conosciuto; esse più che portare al superamento del capitalismo, come pensava Marx, sono state affrontate all interno del sistema stesso. Così, ad esempio, l anarchia della concorrenza è stata mitigata, a partire dalla cosiddetta Seconda rivoluzione industriale, dall affermazione dei trust e degli accordi di mercato (e comunque alle irrazionalità del mercato ha cercato di porre rimedio, durante il Novecento, l intervento dello stato) o, ancora, l affermazione del mercato di massa nel corso del Novecento ha consentito di allargare l area di assorbimento dei prodotti industriali, contribuendo a omogeneizzare i comportamenti e quindi attenuando le differenze sociali (benché l opulenza delle società tecnologicamente avanzate resti compatibile con sacche più o meno grandi di emarginazione al suo interno, si pensa al fenomeno degli immigrati, e si fondi comunque su una profonda disparità nella divisione delle risorse a livello mondiale, tant è che costringe - o perlomeno convive con - buona parte dell umanità a vivere ancora al livello della penuria). Oltre a queste tre contraddizioni Marx ne individua altre due tipiche di tutte le società classiste e che vengono portate al loro massimo livello dalla società capitalista, ovvero l alienazione del lavoro e il conflitto tra logica del profitto privato e logica dell interesse collettivo. Per quanto riguarda l alienazione del lavoro, esaminata in precedenza, ricordiamo solo che l attività libera e creativa è secondo Marx ciò che costituisce l essenza dell uomo, mentre il lavoro nelle fabbriche capitaliste, a causa della suddivisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale e la parcellizzazione dello stesso, riduce l operaio a semplice strumento al servizio delle macchine. Rimane un ultima contraddizione di fondo quella che sta alla base di tutte le altre contraddizioni del capitalismo: il contrasto tra forze produttive sempre più sociali ed il carattere privatistico dei rapporti di produzione e di proprietà, caratterizzandosi la società capitalista come un tipo di società retto dalla logica del profitto privato, anziché dalla logica dell'interesse collettivo. Infatti, il capitalismo, da un lato rende sempre più sociali le forze produttive, in quanto tende a coinvolgere sempre più persone, dall altro, ciò che il sistema produce non è determinato dall utilità per la società, ma dal creare più o meno profitto per il capitalista. Da ciò il celebre epilogo del I libro del Capitale (1867): «La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l'ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati». 6. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista Dal momento che sono le stesse leggi della produzione capitalistica a determinare la crisi finale del sistema il socialismo, secondo Marx, non doveva essere presentato come il sogno di un mondo migliore, la cui realizzazione sia legata alla riuscita di questo o quel movimento insurrezionale, ma veniva fatto scaturire dalle leggi stesse dello sviluppo economico, oltre che dall'azione consapevole del proletariato organizzato. L'utopia diventava necessità, la profezia acquistava il fascino della previsione scientifica. Per i militanti socialisti, per i lavoratori impegnati nelle LA TEORIA POLITICA: DALLA SOCIETÀ CAPITALISTA ALLA SOCIETÀ COMUNISTA IL SOCIALISMO SCIENTIFICO Dall alla 90

40 lotte sociali, Marx non era soltanto il teorico del materialismo storico, colui che aveva individuato nel proletariato di fabbrica il protagonista del processo rivoluzionario. Era anche il grande economista che aveva analizzato fino in fondo i meccanismi dell'economia capitalistica e ne aveva svelato le contraddizioni, era lo studioso che aveva detto una parola nuova e definitiva nel campo delle scienze sociale, allo stesso modo in cui Darwin aveva rivoluzionato il settore delle scienze naturali. Di tutto il complesso insegnamento marxiano fu questo l'aspetto che più profondamente penetrò nella cultura del movimento operaio e che permise al marxismo di affermarsi gradualmente sulle altre teorie socialiste fino a diventare, alla fine del secolo, la dottrina ufficiale del movimento operaio e a rimanere tale per molto tempo, anche quando molte delle sue indicazioni (come quella sull'immiserimento progressivo del proletariato o sull'incapacità del capitalismo di controllare i processi di sviluppo) apparvero inadeguate alle trasformazioni intervenute nella realtà economica e sociale. La penetrazione delle dottrine di Marx nel movimento operaio europeo non fu però immediata né incontrastata. Sul piano politico l'affermazione del socialismo marxista fu il risultato di un lungo e aspro scontro di tendenze che ebbe per teatro la prima organizzazione internazionale fra i lavoratori. Le contraddizioni della società-borghese rappresentano la base oggettiva della rivoluzione del proletariato 11, il quale, impadronendosi del potere politico dà avvio alla trasformazione globale della vecchia società, attuando il passaggio dal capitalismo al comunismo. Di conseguenza, il proletariato, nella prospettiva di Marx, appare investito di una specifica missione storico-universale. Infatti, mentre le fratture rivoluzionarie del passato si traducevano nel trionfo di un nuovo modo di produrre e di distribuire la proprietà e in una nuova egemonia di classe, la rivoluzione comunista non abolisce soltanto un tipo particolare di proprietà, di divisione del lavoro e di dominio di classe, ma cancella ogni forma di proprietà privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe, dando origine ad un'epoca nuova nella storia del mondo. Lo strumento della trasformazione rivoluzionaria è la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, che passando dalle mani dei privati a quelli della comunità, pongono fine al fenomeno del plus-valore e dello sfruttamento di classe (Marx immagina una società in cui le strutture produttive siano di proprietà dello stato, mentre i cittadini potranno usufruire dei beni di consumo in misura proporzionata alle loro necessità). Sui metodi per accedere al potere Marx ammette una gamma di possibilità, legate alle specificità storico-nazionali. Sebbene sia propenso a ritenere che la rivolu zione come insegna la storia, implichi sempre forme violente, negli ultimi anni appare indirizzato ad ammettere anche la possibilità di una via «pacifica» al socialismo. Ad esempio, nel gennaio 1867 afferma: «è possibile che la lotta fra lavoratori e capitalisti sia meno terribile e meno sanguinosa della lotta fra signori feudali e borghesia in Inghilterra e in Francia. Speriamolo». Violenta o pacifica che sia, la rivoluzione proletaria - e su questo punto le idee di Marx sono rimaste ferme - deve tuttavia mirare, come primo traguardo, all'abolizione dello Stato borghese e delle sue forme istituzionali. In una lettera egli scrive: «il prossimo tentativo della rivoluzione francese non consisterà nel trasferire da una mano all'altra la macchina militare e burocratica com'è avvenuto fino ad ora, ma nello spezzarla... tale è la condizione preliminare di ogni rivoluzione popolare sul continente». Di conseguenza, sebbene certo Marxismo e LA RIVOLUZIONE PROLETARIA rivoluzione conquista del nuova 1 il fine: (missione ) 2 il mezzo: 3 - : rivoluzione e LO STATO COME STRUMENTO DELLA CLASSE DOMINANTE dello 11 Il termine proletariato, che letteralmente indica coloro che possiedono solo la prole, designa tutti quei gruppi sociali che essendo esclusi da ogni forma di ricchezza occupano i gradini più bassi della scala sociale. Nel linguaggio marxista indica coloro che non possedendo i mezzi di produzione sono costretti a vendere la loro forza lavoro, o anche, nella contrapposizione proletari-sottoproletari, la sola classe operaia. 91

41 marxismo successivo di stampo «revisionistico», dall'ottocento ad oggi, abbia diffuso l'idea secondo cui il nucleo della rivoluzione comunista, per Marx, consisterebbe nel «riempire» di contenuti sostanziali o sociali la democrazia ancora «formale» dello Stato borghese, i testi del filosofo, a questo proposito, parlano in modo «duro» e «chiaro»: il compito del proletariato non è quello di impadronirsi della macchina statale-borghese, manovrandola per i propri scopi, ma quello di «spezzarne» o distruggerne i meccanismi istituzionali di fondo. Questa dottrina di Marx si lega coerentemente con le sue convinzioni teoriche circa lo Stato, visto come sovrastruttura di una società civile prestatale dominata dagli interessi di classe della borghesia. Da ciò le «classiche» affermazioni de L'ideologia tedesca : «lo Stato è la forma in cui gli individui di una classe dominante fanno valere i loro interessi comuni» o del Manifesto del partito comunista : «il potere politico è il potere di una classe organizzata per opprimerne un'altra». Ma se lo Stato borghese, compresa la democrazia rappresentativa, è un insieme di apparati istituzionali (e «ideologici») che «servono» specificamente alla borghesia per esercitare il proprio dominio di classe, esso, per Marx, non costituisce un insieme di tecniche neutrali che possano essere usate anche a vantaggio del proletariato (secondo uni concezione oggi prevalente, ed accettata anche dalle sinistre europee). Infatti, lo Stato, per Marx, è, sì, una macchina, ma non è una macchina che ognuno possa utilizzare ad arbitrio e piacimento, in quanto ogni classe dominante, secondo il materialismo storico, è costretta a foggiare una macchina statale secondo le proprie esigenze. Questo rifiuto netto ed inequivocabile delle forme istituzionali dello Stato borghese prende corpo nella dottrina della dittatura del proletariato. L'espressione «classica» di questa teoria la si trova nella Critica del programma di Gotha (1875), in cui Marx scrive che «tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato». Anche la nozione di dittatura del proletariato discende coerentemente da tutto l impianto concettuale del marxismo e dalla sua filosofia dello Stato. Infatti, se quest ultimo, nel capitalismo, esprime il dispotismo o la «dittatura di classe» della borghesia, risulta ovvio che il proletariato, se vuole davvero costruire il comunismo, parando nel contempo le inevitabili mosse controrivoluzionarie della borghesia, non può fare a meno di instaurare una sua dittatura che, a differenza delle altre dittature storicamente esistite, che sono sempre state dittature di una minoranza di oppressori su di una maggioranza di oppressi, appare invece come una dittatura della maggioranza degli oppressi su di una minoranza di (ex-)oppressori, destinata a scomparire. Ma quali forme concrete dovrà prendere, secondo Marx, questa dittatura del proletariato? Su questo punto Marx ha taciuto per parecchio tempo, sinché le vicende della Comune parigina 12, di cui parla in La guerra civile in Francia Stato = strumento di una abolizione classi = abolizione LA DITTATURA DEL PROLETARIATO dal al socialismo 1 : resistenza dello stato = dittatura 2 : La come prima forma di 1 12 È cosiddetta una breve esperienza di governo rivoluzionario instauratosi a Parigi in seguito alla decisione del popolo parigino di opporsi alle condizioni di pace dettate da Bismarck dopo la sconfitta nella guerra franco-prussiana che portò a completamento il processo di unificazione nazionale tedesco. Anche dopo l elezioni, indette dal comitato rivoluzionario, il potere restò nelle mani dei gruppi di estrema sinistra: democratico rivoluzionari, socialisti e anarchici. Per quanto divisi da seri contrasti, i dirigenti della Comune diedero vita nel giro di poche settimane a un radicale esperimento di democrazia diretta. L esperienza della Comune non durò più due mesi: il tempo necessario al governo provvisorio francese, che aveva abbandonato Parigi, per raccogliere, con la benevola 92

42 (1871), si sono configurate, ai suoi occhi, come «la forma politica finalmente scoperta, nella quale si poteva compiere l'emancipazione economica del lavoro». Le caratteristiche fondamentali che Marx enuclea dalla breve esperienza della Comune sono: la sostituzione dell'esercito permanente con l'organizzazione degli operai armati, garanzia reale del carattere di classe della nuova organizzazione politica; la soppressione del parlamentarismo, cioè della delega dell'esercizio del potere a un apparato politico specializzato, nominalmente responsabile davanti al popolo ma di fatto autonomo e sovrapposto ad esso, sostituendo il parlamento con delegati eletti a suffragio universale, direttamente responsabili del loro operato, revocabili in ogni momento e retribuiti con salari corrispondenti a un normale salario operaio; soppressione del privilegio burocratico attraverso l estensione di quei criteri a tutte le cariche pubbliche, giudici e magistrati compresi. In definitiva, Marx sottolinea l'eliminazione di tutte le funzioni repressive e parassitarie dello Stato borghese e la riduzione delle funzioni utili a semplici funzioni "di lavoro", spogliate di autonomia politica rispetto al popolo organizzati in comuni. Inoltre il modello comunardo, embrione della futura dittatura proletaria, prevede anche, secondo Marx, l'abolizione della celebrata, ma per lui fittizia separazione dei poteri («la Comune doveva essere non un organismo parlamentare, ma di lavoro, esecutivo e legislativo allo stesso tempo»). Secondo Marx la dittatura del proletariato è solo una misura storica di transizione (sia pure a lungo termine), che mira tuttavia al superamento di se medesima e di ogni forma di stato. Anche questa tematica dell'«estinzione dello Stato» discende dai principi del materialismo storico. Infatti, se tutti gli Stati storicamente esistiti si sono sempre configurati come strumento di oppressione e come dittature di classe, il proletariato, abolendo le classi, pone le basi per quello che Engels chiamerà il «deperimento» dello Stato. Al fondo del comunismo marxista vi è dunque un ideale di tipo anarchico. A differenza di Bakunin, Marx ritiene tuttavia che l'auspicata società senza Stato non si possa raggiungere subito, ma solo in una prospettiva futura. In altri termini, il modello marxista si diversifica non solo dal modello «socialdemocratico», ma anche da quello «anarchico». Infatti, se contro i socialdemocratici, i quali vogliono conquistare lo Stato dall'interno ed utilizzarlo per i propri scopi, Marx afferma che il proletariato deve «spezzare» la democrazia ed il parlamentarismo borghese, sostituendolo con una sua democrazia di tipo diretto, contro gli anarchici sostiene che non si può pensare di distruggere immediatamente lo Stato senza passare attraverso un lungo periodo di dittatura proletaria, che coincide con il farsi della rivoluzione. Solo quando l'edificazione del socialismo sarà compiuta lo Stato, secondo Marx, potrà davvero estinguersi e far posto all'ideale di un autogoverno dei produttori associati, in cui, secondo la nota espressione di Engels, il dominio sugli uomini sarà completamente sostituito dalla semplice amministrazione delle cose. Nella Critica del programma di Gotha, Marx distingue due fasi della società futura. Nella prima fase abbiamo a che fare con una società comunista non come si è sviluppata sulla propria base, ma viceversa come emerge dalla società capitalistica, che porta ancora, sotto ogni rapporto (economico, morale e spirituale), le macchie della vecchia società, dal cui seno è uscita. In questa fase l'avvenuta socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio fa della società l'unico datore di lavoro e trasforma tutti in salariati. In essa ogni produttore L ESTINZIONE DELLO STATO comunismo = abolizione stato = comunismo = Marx: rivoluzione ( ) Bakunin: rivoluzione Socialdemocrazia = (no ) LA FUTURA SOCIETÀ COMUNISTA LE DUE FASI DELLA SOCIETÀ COMUNISTA La prima fase: 1 - neutralità degli occupanti tedeschi, un esercito sufficientemente forte per muovere alla conquista della capitale. Le truppe governative procedettero all'occupazione di Parigi, che fu difesa strada per strada dalle milizie popolari. Alle esecuzioni sommarie (circa ventimila uomini furono passati per le armi senza processo), i difensori della Comune risposero con sanguinose rappresaglie, che contribuirono a diffondere nell'opinione pubblica moderata un senso di paura e di odio per i rivoluzionari. 93

43 riceve una quantità di beni equivalente al lavoro prestato. Il principio di uguaglianza che regge questo stadio comunista consiste dunque nel misurare con una misura eguale il lavoro erogato. Tuttavia, questo «uguale diritto» si rivela ancora di tipo borghese, in quanto non tiene conto delle differenze individuali, limitandosi ad annullare astrattamente le persone e dimenticando che «l uno è fisicamente o moralmente superiore all'altro, e fornisce quindi nello stesso tempo più lavoro, oppure può lavorare durante un tempo più lungo... Inoltre un operaio è ammogliato, l'altro no; uno ha più figli dell'altro... l'uno riceve più dell'altro, l'uno è più ricco dell'altro e così via». L'uguaglianza ancora imperfetta di questa prima fase della società comunista, «qual è uscita, dopo i lunghi travagli del parto, dalla società capitalistica», richiede quindi di essere messa da parte a favore di una «superiore» forma di uguaglianza e di comunismo, che tenga conto dei «bisogni» e non solo delle «capacità» degli individui. 2 3 l uguaglianza beni in base non tiene conto di Rapporto individuo - : e Consigli di un artista ai suoi figliuoli. Ovvero dei diritti, dei doveri e delle convenienze sociali scritto dal saviglianese Pietro Casimiro Gandi e stampato nel Il libro contiene alcuni capitoli ( Degli scioperi, Del socialismo e del comunismo e Dell Internazionale ) in cui il benestante saviglianese esprime i suoi giudizi sulle nuove ideologie e sugli strumenti di lotta del movimento operaio i cui primi echi stavano giungendo anche da noi. Sotto è riportato una parte del capitolo relativo agli scioperi. «In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto fra lavoro intellettuale e fisico; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni». La seconda fase:

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