1.1 Gli aspetti statistici

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1 1.1 Gli aspetti statistici di Gian Carlo Blangiardo Una persistente crescita sullo sfondo di nuovi scenari Le stime Ismu sulla consistenza numerica della popolazione straniera in Italia al 1 gennaio del 2015 indicano 5,8 milioni di presenti, di cui 5 milioni sono in possesso di dimora abituale in un Comune italiano (i residenti), mentre il resto appare equamente distribuito tra i regolari non iscritti in anagrafe (regolari non residenti) e gli irregolari rispetto al soggiorno (Tab. 1). Nel complesso la presenza straniera segna nel corso del 2014 un incremento di 150mila unità, dovuto per due terzi alla componente regolare e per un terzo a un incremento dell irregolarità. Un dato, quest ultimo, che sembra trovare spiegazione (quand anche parziale e con le dovute avvertenze) nel forte divario tra i 170mila sbarcati lungo le coste italiane nel corso dell anno e le sole 65mila richieste d asilo registrate nello stesso arco temporale. L alimentazione dell irregolarità, che tradizionalmente avveniva in modo silente attraverso la pratica degli overstayers, sembra dunque aver assunto caratteristiche e canali che sono assai più appariscenti che in passato, pur riflettendo l incertezza di progetti e percorsi migratori che, come ben noto, hanno spesso per obiettivo una destinazione finale che non coincide necessariamente con il nostro paese. Tab. 1 - Stranieri in Italia al 1 gennaio 2004 e 2005 per tipo di presenza Tipo di presenza Migliaia Residenti (iscritti in anagrafe) Regolari rispetto al soggiorno ma non residenti Irregolari rispetto al soggiorno Totale presenti In ogni caso, se è ben vero che il tema degli arrivi via mare ha introdotto con forza un elemento determinante nella contabilità della presenza straniera in 1

2 Italia nel corso del 2014 e tutto lascia supporre che se ne abbia conferma anche nel , è con altrettanta importanza che andrebbe messo in conto anche il parallelo formidabile incremento delle acquisizioni di cittadinanza italiana (Graf. 1). Un fenomeno con effetto contrario sul piano della crescita della presenza straniera la cui consistenza numerica è passata, per altro senza grande clamore mediatico, oltre la soglia simbolica delle 100mila unità nel 2013 e ha trovato conferma nell anno successivo con l aggiunta di altri 30mila casi. Di fatto, a fronte dei 213mila stranieri sbarcati in Italia nel biennio , ve ne sono altri 231mila che, nello stesso arco temporale, sono approdati alla cittadinanza italiana. Graf. 1 - Stranieri sbarcati in Italia e acquisizioni di cittadinanza italiana. Anni (migliaia) Fonte: elaborazioni Ismu su dati Ministero dell Interno e Eurostat La moderata ripresa dell irregolarità (Graf. 2) la cui incidenza resta comunque inferiore al 7% e si configura ancora al limite del fisiologico avviene nel quadro di quella che sembra prospettarsi come una fase di svolta nella dinamica della componente straniera più radicata sul territorio italiano. Ripercorrendo nel corso di questo secolo l evoluzione dei singoli fenomeni che hanno determinato il numero di residenti stranieri (Graf. 3) ci si rende conto come per lungo tempo ( ) sia stato unicamente l altalenante flusso annuo di iscrizioni anagrafiche, alimentate dalle ricorrenti sanatorie, a governare le variazioni dello stock di popolazione. I fattori capaci di testimoniare forme di radicamento e integrazione nella società italiana, come la natalità e le acquisizioni di cittadinanza, sono progrediti quasi di pari passo, tanto 1 Secondo i dati del Ministro dell Interno dal 1 gennaio a tutto il 6 agosto 2015 sono sbarcate in Italia persone, a fronte delle nello stesso periodo dell anno precedente. 2

3 che nell anagrafe stranieri il saldo naturale positivo e le cancellazioni per cittadinanza hanno finito di fatto per compensarsi a vicenda. In corrispondenza dell ultimo biennio ( ) sembrano però emergere segnali che fanno pensare a un punto di svolta. Non solo perché il saldo migratorio, proseguendo la tendenziale caduta avviata dal 2007, è tornato nel 2014 a livelli simili a quelli di inizio secolo (prima della sanatoria Bossi-Fini), ma anche per via del contributo determinante che le uscite per cittadinanza svolgono nel condizionare i livelli di crescita dei residenti. La frenata delle immigrazioni, la stabilizzazione del contributo delle nascite e soprattutto l attivazione di un consistente flusso in uscita per effetto dei nuovi italiani, stanno verosimilmente alla base di una nuova fase di assestamento del contingente di immigrati tradizionali. Un assestamento su cui pesa tuttavia l incognita della nuova e crescente pressione dei flussi dal Sud del Mondo, largamente testimoniata dai più recenti dati sugli sbarchi. È infatti opinione comune che l Africa, quella subsahariana in particolare, potrebbe non solo non allentare la pressione migratoria sul fronte europeo, ma persino accrescerla nei prossimi decenni. Oggi a sud del Sahara vivono 962milioni di persone, destinate a diventare 1,2miliardi tra dieci anni e 1,6 tra altri dieci. Secondo le ultime previsioni delle Nazioni Unite (United Nations, 2015), nel complesso dell area i 20-39enni si accresceranno di 203milioni nell arco di un ventennio e, se non troveranno sufficienti occasioni di lavoro in loco, è assai probabile che accarezzeranno l idea della fuga verso quell Europa di cui l Italia rappresenta il naturale avamposto (Blangiardo, 2015). Graf. 2 - Popolazione straniera irregolarmente presente in Italia. Anni (migliaia) Fonte: stime Ismu anni diversi 3

4 Graf. 3 - Bilancio anagrafico della popolazione straniera residente in Italia. Anni (*) Escluse le rettifiche per altre iscrizioni o cancellazioni anagrafiche. Fonte: elaborazioni su dati Istat Il profilo delle presenze Passando ad analizzare le principali caratteristiche degli stranieri che vivono sul territorio italiano, i dati forniti dalla fonte anagrafica che di fatto accentrano quasi nove decimi del totale dei presenti mostrano come il panorama delle provenienze vada confermando lo schiacciante primato dei romeni (Graf. 4), con il 22% dei residenti, cui fanno seguito gli albanesi (10,1%) e i marocchini (9,2%). Nel corso del 2014 la crescita più consistente, tra le nazionalità maggiormente rappresentate, si osserva per gli egiziani (+8%), seguiti da nigeriani (6,5%), pakistani (+6,2%) e srilankesi (+5,8%). Sul fronte opposto, moderati segnali di decremento si rilevano per marocchini e tunisini (-1,3%) e per albanesi e indiani (-1,1%). Mentre la composizione per genere ribadisce, anche per il 2015, la leggera supremazia femminile (52,7% con un campo di variazione che va dal 27,4% tra i senegalesi al 79% tra gli ucraini), la distribuzione per età mostra il prosieguo della lenta transizione verso una struttura più matura: l età mediana 2 è arrivata a 32 anni per i maschi e 35 per le femmine, mettendo a segno un incremento di uno e di tre anni, rispettivamente, con riferimento al decennio Nello stesso arco temporale è però anche aumentata in modo con- 2 Intesa come quell età sotto e sopra la quale si colloca la metà della popolazione in oggetto. 4

5 siderevole la presenza di minori stranieri, sia in valore assoluto (con il raddoppio da 503mila unità a un milione e 85mila), sia in termini di quota tra i di residenti (dal 20,7% del 2005 al 21,6% del 2015), a testimonianza di quella progressiva trasformazione dei flussi migratori da semplice forza lavoro a vera e propria popolazione più volte anticipata nei Rapporti di questa Fondazione (Blangiardo, 2014) che si è manifestata con una presenza sul territorio sempre più di tipo familiare. Graf. 4 - Principali cittadinanze tra gli stranieri residenti in Italia. Al 1 gennaio 2014 e 2015 (migliaia) Il tema della collocazione familiare degli stranieri residenti in Italia trova per l appunto un interessante e originale documentazione nelle prime risultanze dell indagine su Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri realizzata dall Istituto Nazionale di Statistica nel su tutto il territorio nazionale, con uno specifico approfondimento riguardo alle città di Roma, Milano e Napoli (Istat, 2015). I dati mostrano come l inserimento degli stranieri in un nucleo familiare inteso come insieme formato da almeno una coppia con eventuali figli o da un genitore con figli ricorra per circa quattro residenti su cinque nel complesso del paese, e sia più frequente per la popolazione femminile (Tab. 2). L assenza di un nucleo, tipicamente riconducibile al caso di famiglia unipersonale, incide per il 20% circa ma è più ricorrente in corrispondenza delle grandi città: coinvolge infatti un terzo degli stranieri residenti a Milano e a Roma e raggiunge il 40% a Napoli. Una certa distinzione tra le tre grandi aree metropolitane e il resto del paese si ha modo di cogliere anche riguardo alle altre tipologie familiari. La grande città sembra infatti meno favorevole alla presenza di coppie con figli 5

6 ed è invece più incline ad accogliere i casi di nucleo monogenitore, specie se l adulto di riferimento è una femmina. Riguardo alla frequenza di soggetti che vivono in coppia senza figli, il dato nazionale si attesta al 10,6% dei residenti, con una certa variabilità nelle aree metropolitane: raggiunge l 11,7% a Napoli e scende al 7,8% a Milano. Tab. 2 - Condizione familiare degli stranieri e dei minori stranieri residenti in Italia (%). Anni Nessun nucleo Coppia con figli Tipo nucleo familiare in cui vivono Coppia Monogenitore senza maschio figli Monogenitore femmina Totale migliaia Genere Maschi 23,6 61,2 8,7 2,5 4, Femmine 19,8 58,2 12,3 0,6 9, Totale MF Italia 21,6 59,6 10,6 1,5 6, MF Milano 34,9 45,6 7,8 1,4 10,4 178 MF Roma 33,0 46,4 9,8 1,9 9,0 225 MF Napoli 39,9 35,3 11,7 2,0 11,2 32 Cittadinanza (*) Filippine 24,1 52,4 10,7 1,9 10,9 117 Egitto 23,6 74,5 1,2 0,7 81 Cina R.P. 8,8 73,2 8,1 4,5 5,5 186 Perù 19,4 46,4 9,2 1,8 23,2 86 Ucraina 46,3 24,6 16,7 0,6 11,8 178 Sri Lanka 24,0 56,9 13,9 0,3 4,9 72 Romania 24,6 52,1 15,1 1,0 7,1 855 Bangladesh 26,5 65,8 6,0 1,0 0,7 73 Polonia 31,9 42,8 17,4 0,8 7,1 95 Altre 18,7 64,9 8,8 1,6 6, Minori in età: 0-5 0,0 94,0-1,1 4, ,4 87,0-1,8 10,8 547 Italia ,2 90,0-1,5 8,3 944 Milano ,0 85,4-2,5 12,1 36 Roma ,1 81,1-1,7 17,1 41 Napoli ,8 81,1-3,7 14,3 5 (*) Le cittadinanze sono unicamente quelle più ricorrenti nell ambito delle tre grandi città considerate; sei di esse rientrano comunque tra le prime dieci nazionalità più frequenti a livello nazionale. Allorché ci si spinge al dettaglio per cittadinanza è tuttavia facile rendersi conto delle profonde differenze con cui procedono i progetti di insediamento familiare entro le diverse comunità. Mentre l assenza di un nucleo coinvolge il 46,3% degli ucraini e solo l 8,8% dei cinesi, questi ultimi e gli egiziani detengono il primato per la quota di coloro che vivono in una coppia con figli (rispettivamente il 73,2% e il 74,5% dei residenti), relegando gli ucraini all ultimo posto (24,6%). Particolarmente degna di nota è anche la grande percentuale di peruviani che si trovano entro famiglie monoparentali facenti 6

7 capo a una donna (23,2%), una situazione che sembra invece quasi del tutto assente tra gli immigrati che provengono dal Bangladesh o dall Egitto (0,7%). La diffusa realtà dei nuclei monogenitore ha naturalmente un ampio riflesso sulla collocazione dei minori residenti in famiglia. Ben il 10% degli stranieri in età inferiore a 18 anni vive con un solo genitore (quattro volte su cinque la madre), e anche in questo caso la dimensione metropolitana esaspera il fenomeno: la quota raggiunge il 15% a Milano e si avvicina al 20% a Roma e a Napoli. Di fatto nella capitale un minore straniero ogni sei vive unicamente con la madre, mentre a Napoli il rapporto sale a uno ogni sette e a Milano a uno ogni otto. Oltre ad approfondire il tema della famiglia, i dati resi disponibili dalla recente indagine Istat consentono anche di sviluppare la conoscenza di un aspetto sinora quasi assente nelle statistiche ufficiali: quello dei tempi e dell età all arrivo in Italia. In proposito (Tab. 3), oltre a rilevare come uno straniero ogni sedici sia residente nel nostro paese sin dalla nascita un fenomeno che, come si vedrà tra breve, è sostanzialmente concentrato tra i soggetti con meno di 6 anni viene anche segnalato che quasi la metà dei presenti (45,7%) è arrivata prima del Il che lascia intendere che non sarà difficile conteggiare nei prossimi anni, anche a legge sulla cittadinanza invariata, ulteriori significative crescite sul fronte delle acquisizioni per naturalizzazione. I dati dell indagine offrono altresì spunti per confermare sia un certo rallentamento dei flussi in epoca più recente, messo in evidenza dal forte calo della quota di residenti giunti in Italia nel triennio a ridosso della rilevazione (ossia dopo il 2008) rispetto a quelli arrivati nel triennio precedente ( ), sia la stretta correlazione tra anzianità della presenza e abilità sul piano linguistico. Un aspetto, quest ultimo, che sembra risentire non tanto del livello di formazione della popolazione in oggetto (Tab. 4) complessivamente medio-alta (oltre un terzo dei residenti con più di 6 anni possiede almeno un diploma) quanto dei condizionamenti formativi e culturali propri del loro paese d origine. Tra le nazionalità di cui l indagine Istat fornisce il dettaglio (Tab. 5) e in un quadro generale in cui il linguaggio orale è meno problematico di quello scritto sono soprattutto i cittadini di Sri Lanka e Cina ad incontrare le maggiori difficoltà sul piano linguistico, specie nel leggere e scrivere in italiano, mentre gli ucraini sembrano decisamente i più agevolati raramente con problemi nell espressione e comprensione orale al pari dei romeni e dei peruviani. 7

8 Tab. 3 - Cittadini stranieri di 6 anni e più per anno di arrivo in Italia e difficoltà con la lingua italiana. Anni Arrivati nel: % di residenti 8 % con nessuna difficoltà con la lingua italiana arrivati in Italia In Italia dalla nascita 6,2 72,1 Prima del ,7 41,4 Dal 2003 al ,4 39,8 Dal 2006 al ,2 30,6 Dopo il ,5 21,4 100 Totale (migliaia) Tab. 4 - Cittadini stranieri di 6 anni e più per titolo di studio e difficoltà con la lingua italiana. Anni Titolo di studio % con il titolo di 39,2 % con nessuna difficoltà con la lingua italiana studio indicato Nessun titolo, licenza elementare 23,3 40,8 Licenza media, scuole professionali 42,1 33,6 Diploma, laurea, dottorato 34,5 45,0 100 Totale (migliaia) Tab. 5 - Stranieri di 6 anni e più per tipo di difficoltà con la lingua italiana (cittadinanze selezionate). Anni % con almeno qualche difficoltà con la lingua italiana nella: Cittadinanze (*) Espressione Comprensione Lettura Scrittura orale orale Filippine 67,1 70,9 59,3 55,8 Egitto 67,0 70,0 52,1 51,9 Cina R.P. 77,1 79,2 68,5 67,3 Perù 42,5 57,1 34,5 31,0 Ucraina 41,3 55,0 25,2 24,1 Sri Lanka 84,9 85,1 79,8 78,1 Romania 46,4 55,4 28,3 27,7 Bangladesh 58,7 65,5 37,0 33,9 Polonia 76,1 82,0 62,0 65,7 Altre 47,3 55,0 36,7 35,5 Totale 49,8 58,4 37,5 36,2 (*) Cfr. nota alla tabella 2. Infine, per quanto riguarda l età all arrivo in Italia (Tab. 6) si osserva come due terzi dei residenti stranieri siano giunti presso di noi da maggiorenni, ma con una netta differenziazione tra le diverse coorti di presenti. Infatti, mentre coloro che oggi sono ultratrentacinquenni risultano essere quasi tutti immigrati in età superiore ai 18 anni, tra le generazioni più giovani l arrivo in Italia da adolescenti non è affatto un caso raro. Ad esempio, circa un terzo dei 18-24enni è giunto in età compresa tra 13 e 17 anni, e un ulteriore 21% ha vissuto 39,2

9 tale esperienza tra i 6 e i 12 anni. Se poi si considera l età all arrivo in corrispondenza di chi è ancora un minore, tra i residenti 6-17enni si conteggiano 3 immigrati ogni 2 nati in Italia e questi ultimi salgono a 9 su 10 tra i bambini in età prescolare, accreditando l esistenza di un consistente universo di seconde generazioni sostanzialmente italiane da sempre. Non a caso, l indice che misura l intensità delle seconde generazioni tra gli stranieri in Italia con un campo di variazione che va da 1 (assenza della componente) a 2 (presenza esclusiva) 3 vale 1,2 per il complesso dei residenti, ma sale a 1,8 per quelli in età 6-17 e persino a 2 per i bambini con meno di 6 anni. Tab. 6 - Età all arrivo degli stranieri e residenti in Italia (%) e indice di intensità delle seconde generazioni (ISG). Anni Classi di età all arrivo in Italia Nati in Italia 0-5 anni 6-12 anni anni 18 e oltre ISG Genere Maschi 16,2 6,5 6,8 8,2 62, ,3 Femmine 12,9 5,2 5,3 5,3 71, ,2 Totale MF 14,4 5,8 6,0 6,7 67, ,2 Età: ,4 11, , ,5 29,0 26,0 5, , ,9 5,6 21,0 35,3 35, , ,1 0,4 1,6 9,3 88, , ,1 0,1 0,2 1,0 98, , ,3 0,6 0,1 0,7 98, ,0 55 e più 0,3 0,3 1,1 0,7 97, ,0 Cittadinanze (*) Filippine 16,5 2,4 6,1 6,8 68, ,2 Egitto 24,6 10,6 4,2 4,5 56, ,4 Cina R.P. 30,2 3,0 7,5 8,4 50, ,4 Perù 14,4 3,6 8,1 7,4 66, ,2 Ucraina 3,0 1,4 5,6 4,4 85, ,1 Sri Lanka 15,7 3,3 5,2 4,8 71, ,2 Romania 8,8 5,2 6,4 6,2 73, ,2 Bangladesh 18,7 6,9 5,7 6,2 62, ,3 Polonia 5,5 4,9 4,1 3,1 82, ,1 Altre 15,9 6,8 5,9 7,2 64, ,3 (*) Cfr. nota alla tabella 2. 3 In linea con quanto suggerito in letteratura (Ambrosini, Molina, 2004: 5-6), l indice che misura il grado di intensità delle seconde generazioni tra i residenti (Isg) è stato ottenuto moltiplicando innanzitutto per 2 la percentuale di residenti nati in Italia, per 1,75 quella dei residenti giunti in età 0-5 anni, per 1,5 quella relativa all età 6-12, per 1,25 anni quella dell età e per 1 quella di coloro che sono giunti da maggiorenni. Dopo aver sommato i singoli prodotti e diviso il totale per 100 si ricava un valore che appartiene all intervallo [1;2]. Più tale valore si allontana da 1 e tanto meno sono intensamente presenti le seconde generazioni, e viceversa. 9

10 Anche in merito all età all arrivo le differenze tra le diverse collettività sono piuttosto ampie. I contingenti più ricchi di maggiorenni all epoca del loro ingresso in Italia sono quelli est europei (ucraini, polacchi, romeni), mentre i cinesi primeggiano sul fronte opposto. Ma la specificità dei cinesi emerge soprattutto nel rapporto di circa 3 a 2 tra i minorenni nati in Italia e quelli immigrati da bambini o adolescenti. Si tratta di un rapporto che è a favore dei primi anche in corrispondenza di egiziani e (meno) di srilankesi e filippini, mentre le posizioni si invertono a beneficio dei minori nati altrove allorché si considerano le provenienze est europee e, in tono minore, quelle peruviane. In parallelo l indice che misura l intensità delle seconde generazioni assume il valore massimo (1,4) proprio tra i cinesi e gli egiziani e il minimo (1,1) tra gli ucraini e i polacchi Chi va avanti nel percorso di integrazione Quando si discute sulla realtà dell immigrazione straniera nel nostro paese e si richiama l esigenza di favorire i processi di integrazione è importante poter disporre dei necessari elementi per valutare il loro stato di avanzamento ed eventualmente cogliere quei suggerimenti che possono accelerarne la progressione. A tale proposito il linguaggio dei numeri fornisce due interessanti spunti di riflessione, riconducibili in modo specifico all area delle garanzie di stabilità e inclusione, che conviene mettere in evidenza. Il primo spunto trae origine dal dato sulla continua crescita dei residenti con permesso di soggiorno di lungo periodo, uno status che, da un lato, offre a chi lo raggiunge alcuni vantaggi sul piano burocratico e una condizione di maggior sicurezza nel portare avanti il progetto migratorio; dall altro si configura come manifestazione formale di un primo passo verso il radicamento e, a più lungo termine, l appartenenza definitiva alla collettività del paese ospite. Secondo le risultanze statistiche dell ultimo quadriennio, la percentuale di cittadini stranieri extracomunitari i soli per i quali è richiesto un valido titolo di soggiorno che sono risultati in possesso di un permesso di lungo periodo ha superato la soglia simbolica del 50%. I dati del 2014 mostrano come il 56,3% dei soggiornanti regolari abbia raggiunto tale condizione, segnando un aumento di 10 punti percentuali rispetto al corrispondente valore del

11 Tab. 7 - Permessi di soggiorno di lungo periodo (per 100 soggiornanti regolari). Anni Principali Variazione nazionalità Marocco 55,8 61,4 64,1 65,3 9,5 Albania 56,8 62,9 66,0 68,9 12,1 Cina 31,1 39,0 38,8 40,4 9,3 Ucraina 37,5 44,2 49,2 53,6 16,1 Filippine 42,2 47,4 49,2 50,9 8,7 India 43,9 50,6 51,9 51,1 7,3 Moldova 27,3 33,2 39,2 47,5 20,2 Egitto 50,8 57,1 58,2 57,0 6,1 Bangladesh 49,3 52,9 53,5 52,2 2,9 Perù 41,1 46,7 50,3 53,6 12,5 Tutti i paesi 46,3 52,1 54,4 56,3 10,0 Nell ambito delle nazionalità più rappresentate nel panorama migratorio italiano, la quota di lungo soggiornanti risulta particolarmente alta tra i gruppi con una presenza mediamente più anziana, come marocchini, albanesi e egiziani, mentre è relativamente più bassa tra le collettività di insediamento più recente, come i moldavi. Un incidenza alquanto modesta (40,4%) si rileva anche in corrispondenza dei cinesi, per i quali si possono tuttavia ipotizzare percorsi di mobilità, interna e internazionale, e pratiche di turn over forse più intensi che per altre cittadinanze. Oltre al dato sui lungo soggiornanti ciò che sembra poter ancor meglio testimoniare i progressi sul fronte dell inclusione nella società italiana è la continua crescita delle acquisizioni di cittadinanza un fenomeno di cui si è già trattato in precedenza e in particolare di quelle che sono riconducibili a interi gruppi familiari, nel cui ambito la componente formata dai figli minorenni è certamente quella statisticamente più identificabile. In tal senso è illuminante osservare come nel periodo circa un nuovo italiano ogni quattro (24,2%) fosse in età inferiore ai 15 anni, con la punta del 30,1% nel 2013 (ultimo anno disponibile). Un ulteriore elemento a supporto del massiccio peso dei minori, e indirettamente a conferma della natura familiare di molte acquisizioni di cittadinanza, viene dal confronto ragionevolmente prospettabile unicamente per il tra la distribuzione per età dei residenti a inizio e fine anno secondo la distinzione, oltre che per genere, tra italiani e stranieri. Con tale procedura ci 4 Si ritiene che, poiché gli anni 2012 e 213 (specie quest ultimo) sono fortemente caratterizzati da un grande numero di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche d ufficio (dovute a correzioni post censuarie), non sia possibile ottenere dati affidabili sul saldo netto annuo attraverso il semplice confronto tra i residenti in due età successive al 1 gennaio e al 31 dicembre di ciascuno dei due anni. In epoca posteriore al censimento del 2011 tale elaborazione sembra proponibile, distintamente per genere e per stranieri e italiani, unicamente in corrispondenza del

12 si rende conto come la diminuzione del numero di bambini stranieri nel 2014 tenda ad essere compensata da un quasi pari aumento nel numero di quelli con cittadinanza italiana (Graf. 5). Graf. 5 - Variazione del numero dei stranieri 0-14enni residenti in Italia e di quelli con cittadinanza italiana alle diverse età. Anno 2014 In particolare, a fronte dei 28mila stranieri 0-14enni registrati in meno tra l inizio e la fine dell anno, si conteggiano 36mila coetanei italiani in più. Il tutto seguendo un profilo per età in cui le ipotetiche compensazioni sono piuttosto evidenti in quasi tutto l intervallo della prima infanzia (tra 1 e12 anni) e si ripetono sia in corrispondenza dei maschi che delle femmine. In conclusione, si ha motivo di ritenere che i percorsi di naturalizzazione, quand anche in presenza di una normativa spesso criticata (come è più volte accaduto per la legge n. 91 del 1992), stiano procedendo a ritmo crescente e contribuiscano a 12

13 pieno titolo, attraverso l apporto di tipo familiare, al sostegno della vitalità demografica di un collettivo italiano che, come ha testimoniato il valore record del saldo naturale negativo registrato nel bilancio anagrafico nel 2014 (con ben 172mila decessi in più rispetto al totale di nascite), sembra averne sempre più bisogno e chi fatica a trovare una propria strada Così, come le garanzie legate al radicamento e alla naturalizzazione sono fattori determinanti nel procedere lungo la via dell integrazione degli stranieri nella società italiana, la precarietà e la mancanza di sicurezze rendono un tale obiettivo del tutto improponibile. Ciò è quanto è accaduto e accade tuttora per le (ormai) centinaia di migliaia di persone sbarcate in Italia in questi ultimi anni. Basti pensare che nel decennio sono arrivate nel nostro paese via mare in modo non autorizzato poco più di mezzo milione di persone di cui oltre 300mila nell ultimo triennio per le quali è certamente difficile ricostruire sia il percorso migratorio, sia la stessa sua destinazione ultima. Secondo i risultati raccolti in Lombardia con le indagini dell Osservatorio Regionale per l integrazione e la multietnicità (Orim) realizzate negli anni 2012 e 2015 (Ortensi, 2013: ; Blangiardo, 2015b) una fonte locale che può tuttavia configurarsi come laboratorio per cogliere caratteristiche e dinamiche anche del quadro nazionale vi sarebbero nel 2015 sul territorio regionale circa 26mila persone (il 2,5% degli immigrati adulti presenti) con un titolo di soggiorno riconducibile a motivi umanitari o di protezione internazionale: non molte in più rispetto alle 25mila che la stessa fonte stimava per il 2012 (2,6%). Riguardo alle provenienze si tratterebbe per più di due terzi (65,4%) di nazionalità dell Africa sub-sahariana (Nigeria, Mali, Eritrea e Somalia in primo luogo) e per circa il 30% dell Asia (Pakistan, Afghanistan, Siria, Iraq e Iran). Un ulteriore 5% è infine coperto dalle provenienze nord africane, in particolare da Libia, Tunisia e Egitto. Rispetto al 2012 appare sostanzialmente confermata, pur con l apporto di qualche nuova nazionalità (ad esempio il Mali) la quota dall Africa sub sahariana (era il 62,7%), mentre si è ridimensionata quella del Nord Africa, passata dal 14,7% al 4,5% nonostante il nuovo contributo della Libia. Sul fronte asiatico, l aumento di circa dieci punti percentuali si accompagna alla comparsa, accanto ad afgani e iracheni, delle provenienze soprattutto siriane e pakistane. Rispetto alle caratteristiche e alle condizioni di vita di questo segmento di popolazione, l indagine Orim del 2012 mette in luce sia specificità strutturali (netta prevalenza di maschi, non coniugati, senza figli, alta quota di soggetti con istruzione primaria o senza titolo formale), sia elementi di fragilità sul 13

14 piano dell inclusione sociale (Tab. 8). La condizione abitativa, quando non in strutture di accoglienza (40% dei casi) o precaria (il 9% in concessione gratuita, o luoghi di fortuna) è per lo più la condivisione di una casa in affitto o l ospitalità da parte di parenti o amici (23%). Di fatto, solo poco meno di un rifugiato su quattro dispone di un alloggio autonomo. Anche l inserimento lavorativo risulta essere nettamente più difficile: i richiedenti asilo o protezione sono caratterizzati da livelli di disoccupazione circa quattro volte più elevati rispetto ai loro connazionali. Inoltre l uscita dallo status di disoccupazione è più difficoltosa che per altri, mentre l inserimento lavorativo risulta nettamente più problematico sia nell ambito del lavoro regolare che di quello irregolare. In particolare, chi risiede in strutture di accoglienza appare particolarmente svantaggiato, con una percentuale di disoccupati che raggiunge il 90,4%, a fronte di un pur elevato 41,3% tra coloro che beneficiano di altre soluzioni abitative. Vivere in strutture di accoglienza, inoltre, permette verosimilmente un minore inserimento sul territorio e nell ambito nel network etnico informale che è tuttora una delle principali modalità di collocamento nel mondo del lavoro. Tab. 8 - Caratteristiche della popolazione richiedente asilo/protezione (RAP) con almeno 15 anni di età e presente in Lombardia al 1 luglio 2012 RAP Totale immigrati Uomini ogni 100 donne Età mediana % celibi/nubili 69,1 31,3 % con istruzione primaria o senza titolo formale 22,3 11,3 % con condizione abitativa autonoma 24,3 76,2 % ospite o in affitto con altri immigrati 22,7 14,1 % disoccupati 60,7 13,4 % di lavoro irregolare 9,9 9,7 Reddito mediano da lavoro tra gli occupati 800 /mese /mese % intenzionati a muoversi altrove (entro 12 mesi) 37,4 15,4 % in altro stato 21,6 4,6 % al paese d origine 7,5 6,5 Fonte: elaborazioni Orim 2012 Ciò premesso, se dovessimo estendere l immagine di fragilità che la realtà lombarda ci sottopone all intero universo che fa capo al sistema nazionale dei centri di prima e di seconda accoglienza, sarebbe ben azzardato immaginare che in tale ambito sia in atto, anche solo in fase di avvio, un percorso di reale integrazione degli immigrati. Anche se va riconosciuto che si tratta di un contesto in cui tale compito, già di per sé non facile, viene reso ancor più arduo dal costante sovrapporsi di situazioni di emergenza che vanno: dell identificazione delle strutture idonee e sufficienti, all organizzazione della distribuzione dei migranti sul territorio, al rispetto dei tempi e delle procedure non solo per la logistica, ma anche per l informazione, l accompagnamento, 14

15 l assistenza e l orientamento di rifugiati e richiedenti asilo, così da attivare la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico (Ministero dell Interno-Anci, 2014). Il tutto nel quadro di una dinamica del fenomeno in costante ascesa. La consistenza numerica dei richiedenti asilo/protezione presso centri di accoglienza sul territorio italiano viene indicata all inizio di agosto in 91mila unità. Circa 25mila in più rispetto alla fine dello scorso anno e quasi interamente riconducibili ad una crescita dei presenti nelle strutture temporanee (Tab. 9). Tab. 9 - Migranti stranieri presenti nei centri di accoglienza per tipologia del centro e regione di localizzazione Al 6 agosto 2015 Al 30 dicembre 2014 Regioni Strutture temporanee Prima accoglienza SPRAR (*) Totale presenti Strutture temporanee Prima accoglienza SPRAR (*) Totale presenti Sicilia Lombardia Lazio Campania Piemonte Veneto Puglia Toscana Emilia R Calabria Friuli V.G Marche Liguria Sardegna Abruzzo* Molise Umbria Trentino A.A Basilicata Valle d'aosta Totale (*) Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Centri di seconda accoglienza orientati ad attività di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Fonte: elaborazioni Ismu su dati Ministero dell Interno L aumento del complesso delle presenze, nell ordine del 38% su base nazionale, ha raggiunto nel corso del 2015 livelli a tre cifre in ben sette regioni italiane (Valle d Aosta, Lombardia, Liguria, Trentino A.A., Veneto, Toscana e Abruzzo) sostanzialmente indotto dalla forte crescita degli ospiti nelle strutture di prima accoglienza temporanee. La popolazione che fa capo al sistema degli Sprar, che dovrebbero rappresentare l ambito normale di sviluppo di un accoglienza inclusiva, è complessivamente nell ordine di 20mila unità con 5 Secondo il dato più recente al momento della redazione del capitolo di questo Rapporto. 15

16 significative differenze di quota sul piano regionale: nel 2015 si va da circa il 20% del totale sia in Sicilia che nel Lazio, a quasi il 10% in Puglia e in Calabria sino a valori al più attorno al 5% (Campania, Lombardia e Piemonte) nelle altre regioni. In ogni caso, è comunque confortante rilevare l esistenza di importanti segnali di espansione del sistema Sprar su più realtà territoriali, con un incremento di offerta progettuale che nel 2014 ha investito 381 enti locali a fronte dei 128 del 2013 (Ministro dell Interno-Anci, 2014b: 5). Significativo in proposito è anche osservare la decisa impennata nel corso dell ultimo biennio dei posti messi a disposizione dai progetti territoriali (Graf. 6). Si tratta di indizi ancora deboli ma che riflettono una crescente attenzione verso il mondo dei profughi e richiedenti asilo e, al tempo stesso, l intenzione di affrontarne i problemi connessi secondo una prospettiva che non è non di pura accoglienza, ma anche e soprattutto di aiuto a ritrovare un progetto di vita. Graf. 6 - Posti a disposizione dai progetti territoriali della rete Sprar e beneficiari complessivamente accolti nel sistema di protezione. Anni Fonte: Ministero dell Interno-Anci, Atlante Sprar, 2014 Riferimenti bibliografici Istat (2015), Integrazione socio-linguistica dei cittadini stranieri, 16

17 Blangiardo G.C. (2014), Gli aspetti statistici, in Fondazione Ismu, Ventesimo Rapporto sulle migrazioni , FrancoAngeli, Milano, pp Blangiardo G.C. (2015a), L assedio dei profughi alle frontiere d Europa, Il Sole 24 Ore, 24 agosto. Blangiardo G.C. (2015b), L immigrazione straniera in Lombardia. La quindicesima indagine regionale, Eupolis, Milano. Ministero dell Interno-Anci (2014a), Lo Sprar, Ministero dell Interno-Anci (2014b), Rapporto Annuale SPRAR. Altante Sprar 2014, Roma. Ortensi L.E. (2013), I richiedenti protezione temporanea e asilo, in G.C. Blangiardo (a cura di), L immigrazione straniera in Lombardia. La dodicesima indagine regionale, Eupolis, Milano. United Nations (2015), Population Division. World Population Prospects, the 2015 revision, 17

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