SOMMARIO DEL 3 AGOSTO Difendere gli accordi, difendere i lavoratori. Non mollare l Italia significa non lasciare Torino

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2 SOMMARIO DEL 3 AGOSTO 2012 La Repubblica Uff.Stampa Fismic La Stampa L Espresso La Repubblica CronacaQui La Stampa Asca Asca La Repubblica Prima Pagina Difendere gli accordi, difendere i lavoratori Non mollare l Italia significa non lasciare Torino Missing Nosiglia lancia un Sos al governo Paura per Mirafiori Criticati da Fiom che ha scelto Rossignolo Di Maulo: la Fiom sindacato antinazionale Fiat, Fiom e Fismic d accordo per un giorno Cosa chiedo a Fiat per Torino Il Sole 24 Ore Cassa integrazione in crescita del 44% Corriere della Sera Il Giornale La Repubblica Ilva, uova contro i sindacati Consumi in picchiata come nel Dopoguerra Crollano le Borse deluse dalla Bce

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4 Difendere gli accordi, difendere i lavoratori Di Maulo: Fiom, Cgil e forze occulte contro la multinazionale italiana Occorre una maggiore coesione tra le forze sindacali che hanno sottoscritto gli accordi con Fiat e questo per difenderli dagli assalti mediatici e giudiziari della Fiom. Il Segretario Generale della Fismic, Roberto Di Maulo, dopo l incontro con l Ad Sergio Marchionne nel corso del quale sono stati esclusi esuberi di personale e chiusure o accorpamenti di stabilimenti, sottolinea come sia necessario tutelare le scelte dell 80 per cento dei lavoratori Fiat. E la percentuale di rappresentatività dei sindacati firmatari degli accordi spiega Di Maulo determinata dalle recenti elezioni delle Rsa. La Fiom, che all interno dell azienda rappresentava una minoranza, ora è ridotta a gradimenti da prefisso telefonico e nonostante questo gode di un amplissimo spazio concesso dai mass-media. Ma le uscite dell organizzazione della Cgil, spiega il Segretario della Fismic, vengono sempre smentite dai fatti. L ultima ipotesi fantascientifica sottolinea è stata quella dell accorpamento degli stabilimenti di Cassino e Pomigliano distanti tra di loro centinaia di chilometri, un autentica balla spaziale smentita categoricamente dalla Fiat. Stiamo assistendo prosegue il leader Fismic a un attacco frontale all unica multinazionale italiana. Ecco perché è ragionevole supporre che dietro alla Fiom, alla Cgil, e ora anche al Pd, ci siano pressioni di forze occulte e straniere. Non si capirebbe altrimenti l accanimento con cui la sinistra italiana negli ultimi due anni si è scagliata contro il Lingotto con atti palesemente anti-nazionali. Basti solo pensare alla vicenda di Termini Imerese con l accantonamento del progetto Dr Motor deciso passando sopra la testa di 1200 lavoratori. Ma la Fismic si muove e a settembre avvierà iniziative pubbliche come quella a difesa dello storico stabilimento di Mirafiori. E necessario dunque conclude Di Maulo - che ci siano condivisione e rispetto verso un Contratto Collettivo firmato da azienda e sindacati e approvato dai lavoratori. Sono condizioni necessarie per lavorare con serietà e concentrazione in questa gravissima congiuntura economica internazionale. Torino, 2 agosto 2012 Ufficio Stampa Fismic

5 LA STAMPA - 3 agosto 2012 Non mollare l Italia significa soprattutto non lasciare Torino Per il sindaco Fassino occorre moltiplicare gli sforzi per continuare a investire sull auto e su questa città e il ruolo del governo è e sarà centrale MAURIZIO TROPEANO TORINO «Dal mio punto di vista il non mollare l Italia significa prima di tutto non mollare Torino dove questa azienda ha radici, tradizione e dovrà avere anche un futuro». La presa di posizione di Piero Fassino, sindaco di Torino, arriva dopo una nuova giornata di polemiche tra organizzazioni sindacali che però si portano dietro segnali preoccupanti per la città. Il problema, infatti, è che seppur da posizioni diametralmente opposte Fiom e Fismic lanciano l allarme sul futuro di Mirafiori. Giorgio Airaudo, leader del metalmeccanici della Cgil descrive Mirafiori come una «fabbrica destinata a spegnersi lentamente se non ci sono segni di in versione di tendenza». E spiega: «Dai fornitori ci risulta che l investimento è congelato non è solo rallentato». Roberto Di Maulo, leader dell altra organizzazione sindacale, spiega: «Mirafiori è il cuore del problema, lo stabilimento più in pericolo perché è quello che fa meno auto e per questo l unico che Marchionne potrebbe chiudere senza abbandonare la produzione in un segmento di mercato». Segnali che non possono passare inosservati a a Palazzo Civico. E così il sindaco rilancia e modella sulla città il punto di vista di Sergio Marchionne, l amministratore delegato della multinazionale: «Non posso che assumere il punto di vista di Marchionne. L affermazione non mollare l Italia, e quindi non mollare Torino, vuol dire chiedere all azienda comportamenti coerenti». E per Fassino coerenza significa «mantenere gli impegni presi su investimenti e sui modelli tendendo sicuramente conto di una situazione internazionale non facilissima, dove anche le altre grandi case internazionali, da Gm ad Opel fino alla Renault, sono in grande difficoltà». Ma il sindaco spiega anche che riconoscere l esistenza di una situazione di crisi internazionale non significa subirla e nemmeno accertarla: «Dobbiamo moltiplicare gli sforzi per creare le condizioni perché si possa continuare ad investire sull auto e perché lo si faccia a Torino». E da questo punto di vista il ruolo del governo è centrale «non solo per chiedere all azienda che cosa ha intenzione di fare ma anche per mettere sul tavolo quello che può e deve fare il governo dal punto di vista della politica industriale, per promuovere e sostenere questo settore strategico».

6 Fassino poi si dice «disponibile ed interessato ad incontrare le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici». Una risposta indiretta alle critiche mosse in mattinata da Airaudo: «Quando Chiamparino era sindaco di Torino incontrava tutti i sindacati per uno scambio di opinioni e impressioni sul futuro di Mirafiori. Con il nuovo sindaco si è cambiato registro, sicuramente ha altri problemi da risolvere e, forse, altri canali di informazione che lo rassicurano». Il responsabile nazionale auto della Fiom è preoccupato: «I sindacati che hanno firmato l accordo con Marchionne hanno parlato di rallentamento ma dai fornitori ci risulta che si tratti piuttosto di congelamento: quello che è certo è che fino al 2014 alla Fiat di Mirafiori resterà solo la Mito e quindi non c è ragione per pensare che la cassa integrazione possa diminuire». E aggiunge: «Capisco che la politica sia preoccupata di alleanze e legge elettorale, ma credo che in vista della prossima campagna elettorale debba preoccuparsi di dare risposte sul futuro auto in Italia». Anche il leader della Fismic è preoccupato: «L incontro con Marchionne è andato meno bene di come speravamo ma meglio di quanto temevamo, questo non vuol dire che la preoccupazione per Mirafiori non sia elevata perché i lavori previsti per agosto non si faranno». Ma poi aggiunge: «Il rallentamento tuttavia è più virtuale e politico che reale e il ritardo tecnicamente può essere recuperato». Insomma, tutto dipenderà dall andamento del mercato: «Se la situazione non peggiorerà ulteriormente, la produzione pre- serie del Suv prenderà il via negli ultimi mesi del 2013 e nel corso del 2014 è prevedibile che i lavoratori siano riassorbiti». E in ogni caso la Fismic a settembre avvierà una campagna in difesa dell industria manifatturiera dal titolo significativo: «Salvate il soldato Mirafiori».

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12 Fiat: Di Maulo (Fismic), la Fiom e' un sindacato antinazionale (ASCA) - Torino, 2 ago - ''La Fiom e' un sindacato antinazionale che si batte pervicacemente contro la sopravvivenza dell'industria italiana. E' un atteggiamento luddista pericolosissimo''. Lo ha detto il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo, rinfocolando la polemica con il sindacato guidato da Maurizio Landini a proposito della strategia Fiat. ''E' impossibile che la Fiom agisca motu proprio. C'e' dietro una mano non italiana a cui da' molto fastidio che ci sia una mutinazionale italiana che produce piu' di quattro milioni di vetture''. eg/mau /mau

13 Fiat: Fiom e Fismic d'accordo per un giorno ''Mirafiori e' in pericolo'' (ASCA) - Torino, 2 ago - ''Una lenta agonia'', la definisce Giorgio Airaudo. ''E' il cuore del problema'', ammette Roberto di Maulo. E se due sindacalisti, il primo della Fiom, il secondo Fismic, quasi sempre su sponde opposte, danno un giudizio convergente nello stabilimento di Mirafiori l'allarme e' serio. Il giorno dopo l'incontro tra l'ad Fiat Sergio Marchionne e i sindacati firmatari del contratto le condizioni e le prospettive del grande stabilimento malato, si arricchiscono di nuovi particolari. Non e' in corso un rallentamento dell'investimento su Mirafiori ma un vero e proprio ''congelamento'', spiega Airaudo, citando anche fonti dell'indotto. ''Il Suv slittera' al 2014 e fino ad allora - ha sottolineato - sara' in produzione solo la MiTo. Servono 270mila pezzi per saturare la mano d'opera, in alternativa la prospettiva e' ancora cassa integrazione''. ''Se fossi un'organizzazione firmataria del contratto - osserva Airaudo - sarei furioso, batterei i pugni sul tavolo''. In quanto, secondo il leader della Fiom, a fronte dei sacrifici chiesti ai lavoratori non ci sono garanzie: ''Non ci sono altri modelli e non c'e' ragione che la cassa integrazione diminuisca, questa e' la prospettiva di Mirafiori, uno stabilimento che si sta spegnendo lentamente''. Di Maulo non si dichiara furioso, ma preoccupato, questo si'. Rimprovera anche a Marchionne un eccesso di comunicazione allarmante per i lavoratori, ''a cui sarebbe bene fare un sorriso''. E spiega che Mirafiori ''e' lo stabilimento simbolo dell'industria italiana ma anche quello piu' in pericolo''. E' l'unico impianto, osserva, ''che tecnicamente e' possibile chiudere perche' e' praticamente fermo. Ma socialmente non e' una soluzione praticabile''. Il ritardo nell'avanzamento dei lavori riguarda i cantieri, quelli sui capannoni che si devono innalzare a fabbrica chiusa. Mentre la lastratura sta andando avanti, spiega, gli impiegati degli acquisti stanno lavorando. In sintesi, secondo Di Maulo, lo slittamento ''e' piu' virtuale, giocato in maniera politica da Marchionne, che reale''. E c'e' sempre tempo per recuperare, fermando la Mito per un mese, e anche per anticipare la scadenza di fine 2013 per la produzione delle prime scocche dei nuovi Suv, con una occupazione iniziale di lavoratori. Airaudo dichiara la sua scarsa fiducia in un top manager che, osserva, ha sostanzialmente svuotato le linee di Mirafiori: ''Quando arrivo' Marchionne le 5 linee di Mirafiori sfornavano 7 modelli, dalla classe A alla D. Oggi c'e' solo la Mito, frutto tra l'altro di un accordo con tutte le organizzazioni sindacali''. ''Ricordo con angoscia quel periodo - replica Di Maulo - i modelli erano quattro, ora Marchionne ne ha promessi altri due piu' la Mito, su due linee produttive''. Tra i due leader sindacali divergono le soluzioni. Deve intervenire il governo, dice Airaudo, i partiti di centrosinistra, e quindi in primo luogo il Pd devono indicare le loro proposte. Di Maulo, pur annunciando per settembre la campagna ''Salviamo il soldato Mirafiori'', con sit-in e volantinaggi, si affida allo scenario macroeconomico. Spiega che l'azienda sta seguendo l'evoluzione della crisi internazionale, senza la cui soluzione non ci sono grandi ricette da mettere in campo, vale per tutti i costruttori europei, aggiunge. E per questo condivide, pur con qualche timore, l'indicazione del Lingotto di aspettare il mese di ottobre. Confidando nella tenuta dell'eurozona. eg/sam/rl

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