SICUREZZA, AMBIENTE, EFFICIENZA E MERCATO: 10 PROPOSTE DI NENS PER UNA POLITICA ENERGETICA

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1 SICUREZZA, AMBIENTE, EFFICIENZA E MERCATO: 10 PROPOSTE DI NENS PER UNA POLITICA ENERGETICA Roma, 30 marzo 2015 SINTESI DELLE PROPOSTE 1

2 1. CAMBIAMENTI CLIMATICI: CONTRASTARE IL DUMPING AMBIENTALE CON I BORDER TAX ADJUSTEMENTS Bisogna acquisire consapevolezza del fa5o che le emissioni di cui ogni Paese è responsabile non sono quelle prodo5e nel proprio territorio, ma quelle dovute ai suoi consumi: i prodo> importa? dalla Cina causano emissioni contabilizzate a carico della Cina, ma in realtà la responsabilità è di chi li acquista, non di chi li produce. Il commercio internazionale, nel suo tumultuoso sviluppo, ha indo5o un effe5o distorsivo: le tecnologie u?lizzate nei diversi Paesi dipendono anche dalle poli?che di lo5a ai cambiamen? clima?ci che si conducono; quindi ad esempio una tonnellata di acciaio prodo5a in Cina fa eme5ere molta più CO2 di una tonnellata prodo5a in Europa semplicemente perché in Cina non ci sono le medesime limitazioni alle emissioni di CO2 che ci sono in Europa. Ciò tende ad alterare la compe??vità internazionale delle imprese perché limitare le emissioni costa. Al fine di spingere tu> i Paesi ad impegnarsi nella lo5a contro i cambiamen? clima?ci e nello stesso tempo per eliminare una delle distorsioni nel commercio internazionale, è necessario che l Italia promuova presso l UE la proposta di ado5are i cosidde> BTA (Border Tax Adjustments), cioè a introdurre dazi sulle importazioni dai Paesi con poli?che meno restri>ve di quelle europee sulle emissioni di CO2. Questa soluzione è stata proposta e discussa da molto tempo dagli economis?. Essa è stata anche esaminata so5o il profilo giuridico per quanto riguarda la sua compa?bilità con le regole del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). I pareri espressi non sono univoci, ma ormai propendono in ne5a maggioranza per la compa?bilità. Dal punto di vista poli?co l introduzione unilaterale dei BTA è già arrivata allo stadio di proposta di legge nel 2009 negli USA con il Waxman- Markey Bill, che però non è stato approvato, ed è già stata avanzata anche in Europa dalla Francia. La soluzione non è dunque priva di difficoltà sia tecniche che giuridiche, ma presenta indubbi vantaggi sia per accrescere l efficacia della lo5a ai cambiamen? clima?ci sia per la difesa della compe??vità industriale dei paesi più virtuosi. La proposta è che l Europa faccia propria questa soluzione e la inserisca anche nelle tra5a?ve commerciali in corso con gli USA (TTIP) in modo che diven? una proposta condivisa. Ado5ando decisamente questa linea poli?ca, l UE dovrebbe usare questa soluzione come strumento di pressione per un accordo sulla limitazione delle emissioni di gas serra alla conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul cambiamento clima?co (COP) che si terrà a Parigi il prossimo dicembre. In ogni caso, in a5esa che si creino le condizioni poli?che per l adozione di una carbon tax a livello internazionale, occorre dotarsi di strumen? adegua?. 2

3 2. CAMBIAMENTI CLIMATICI: RIFORMARE L EMISSION TRADING SCHEME Il sistema ETS (Emission Trading Scheme), che è il principale strumento usato finora dall UE per ridurre le emissioni di gas serra dei se5ori industriali più inquinan?, è stato un insuccesso. Infa> il prezzo dei permessi di emissione di CO2 (EUA), che da oltre 3 anni risulta ben al di so5o dei 10 euro, non è in grado di s?molare alcun inves?mento per la riduzione delle emissioni; inoltre la forte variabilità riscontrata nel tempo del prezzo degli EUA non perme5e di fare business plans a5endibili. La Commissione UE ha proposto una riforma basata sulla cos?tuzione di un fondo di riserva nel quale imme5ere o prelevare permessi di emissione a seconda che il numero di permessi in circolazione superi o sia al di so5o di due limi? prefissa?. Tale soluzione è stata cri?cata in quanto incapace di garan?re il risultato a5eso, ma non dichiarato, di stabilizzare il prezzo dei permessi entro una banda prefissata. Volendo salvare l impostazione del sistema ETS è necessario almeno un intervento teso a fissare un collar esplicito di prezzo della CO2 e affidare a un sogge5o ad hoc la sua difesa. In par?colare bisognerebbe fissare una traie5oria crescente del prezzo minimo dei permessi avente come riferimento il raggiungimento al 2025 della soglia di economicità del carbone senza CCS (cioè senza lo stoccaggio della CO2 prodo5a bruciando carbone) nella produzione ele5rica. D altra parte il Clean Power Plan di Obama e gli indirizzi dell EPA (l Environmental ProtecCon Agency Usa) vanno esa5amente nella medesima direzione e quindi anche in questo caso potrebbe esserci una poli?ca convergente Europa- USA. In una prospe>va di più lungo termine andrebbe invece considerata l opportunità di introdurre un imposta sul carbonio aggiunto (ICA), ovvero una fiscalità correlata alle emissioni indo5e dalla produzione di ciascun bene o servizio. Tale fiscalità, da applicare in misura non discriminatoria anche alle importazioni, sarebbe compa?bile con le regole del WTO e innescherebbe un processo virtuoso su base compe??va. Infa> perme5erebbe di informare i consumatori sulle emissioni connesse ai beni e servizi acquista? (consentendo quindi di esplicare la loro propensione verso quelli a minore impa5o sull ambiente) e indurrebbe le imprese a considerare la riduzione delle emissioni un fa5ore concorrenziale. Per introdurre tale fiscalità senza eccessivi oneri amministra?vi è tu5avia necessario che in Europa venga preliminarmente introdo5a anche una fiscalità energe?ca che abbia una componente di proporzionalità con le emissioni di CO2 (come prevedeva la proposta della Commissione U.E. recentemente ri?rata) ; infa> in tal caso la tracciabilità delle emissioni in tu5e le fasi produ>ve risulterebbe molto semplificata. 3

4 3. POLITICA EUROPEA PER LA SICUREZZA ENERGETICA: LA RAFFINAZIONE La progressiva autonomia energe?ca degli USA può significa?vamente a5enuare l interesse americano per la stabilità di alcune aree cri?che per gli approvvigionamen? europei quali il Medio Oriente, il Golfo persico, il Caspio e l Africa. Tale evoluzione dello scenario energe?co, unita al deterioramento delle relazioni con la Federazione russa rende necessaria una nuova poli?ca europea per la sicurezza energe?ca. Tale poli?ca, oltre a puntare sulle fon? rinnovabili e sull efficienza energe?ca, che sono diventa? assets essenziali anche ai fini della sicurezza, dovrebbe focalizzarsi sugli approvvigionamen? degli idrocarburi. Nel petrolio il sistema infrastru5urale più cri?co è la raffinazione perché la dipendenza da prodo> petroliferi importa? sarebbe ben più grave di quella da petrolio a causa dell assenza di un mercato mondiale sufficientemente liquido e compe??vo. La strategia non può essere basata solo su un piano di chiusure che potrebbe non salvare gli impian? rimas?; infa>, in un quadro in cui le condizioni di svantaggio delle raffinerie europee rispe5o a quelle mediorientali, USA o asia?che sono dovute principalmente a maggiori cos? di approvvigionamento e ad un minore indice di complessità, il vantaggio dei minori cos? di trasporto può essere insufficiente a consen?rne la sopravvivenza. La strategia dovrebbe invece basarsi su più innovazione e più ambiente, a5raverso l u?lizzo di nuove tecnologie per la produzione di carburan? di qualità più elevata (come ad es. la tecnologia EST - Eni Slurry Technology- implementata a Sannazzaro che perme5e di conver?re i greggi pesan? in prodo> leggeri di elevata qualità e u?lizza circa il 6% di metano, in termini energe?ci, per produrre l idrogeno necessario a spezzare le catene degli idrocarburi pesan?). La migliore qualità dei carburan? contribuirebbe a ridurre le emissioni di polveri so>li del traffico veicolare; quindi, considerato che in molte ci5à europee (anche in l Italia) sono sistema?camente viola? i valori limite per le par?celle PM10 (art. 5 par. 1 della dire>va 1999/30/CE) nonché per la qualità dell aria, sarebbe pienamente gius?ficata, anche in ambito WTO, l introduzione di una fiscalità di vantaggio per l u?lizzo di tali carburan? almeno in alcune aree urbane. Gli inves?men? priva? sarebbero mo?va? non solo dal vantaggio fiscale ma dalla creazione di un mercato di carburan? meno aggredibile (almeno per alcuni anni) dalla concorrenza internazionale. I consumatori avrebbero un concreto vantaggio in termini di qualità dell aria e di minori vincoli e oneri per la circolazione nei centri urbani. 4

5 4. POLITICA EUROPEA PER LA SICUREZZA ENERGETICA: IL GAS Nel gas un primo possibile intervento per aumentare la sicurezza degli approvvigionamen? è l introduzione dell obbligo di non superare un certo limite di import di gas da un solo Paese (per es. il 40% dell import totale). Gli Sta? membri potrebbero rispe5are il limite sia individualmente che aggregandosi (ciò potrebbe dare una spinta alla collaborazione/integrazione). Sul fronte infrastru5urale occorre inoltre: procedere non ad un generico rafforzamento delle interconnessioni interne ma alla realizzazione prioritaria e puntuale di tu5e le infrastru5ure necessarie a realizzare l N- 1 europeo, ovvero un sistema di metanodo> interni e di importazione e impian? di rigassificazione che consenta all Europa di disporre di capacità sufficiente a fare a meno in modo permanente del maggiore Paese fornitore; rafforzare gli stoccaggi is?tuendo un sistema di scorte obbligatorie analogo a quello esistente per il petrolio. Sul fronte della poli?ca estera (perché le infrastru5ure non bastano se non si creano le condizioni per u?lizzarle), oltre ad una accelerazione per la realizzazione del mercato unico dell energia con il Nord America e del corridoio Sud, che dovrebbe convogliare in Europa il gas dell area del Caspio e, in prospe>va, dell area del Golfo persico, servono nuove inizia?ve: verso gli Sta? della sponda Sud del Mediterraneo, a5raverso proge> infrastru5urali di interconnessione nei se5ori dell energia ele5rica e del gas che rappresenterebbero anche un concreto a5o poli?co per concorrere alla soluzione delle molteplici crisi locali e per contenere i flussi migratori; In par?colare nell area del Mediterraneo l obie>vo di lungo termine dovrebbe essere le creazione di un mercato unico dell energia, che consen?rebbe rilevan? vantaggi ai Paesi delle due sponde; per lo sfru5amento degli ampi giacimen? di gas nel sud- est del Mediterraneo, favorendo soluzioni di reciproco vantaggio per gli Sta? coinvol? (Cipro, Turchia, Israele, Libano). Nel loro complesso le inizia?ve dovrebbero puntare al rafforzamento della compe?zione internazionale e, conseguentemente, al superamento della frammentazione dei merca? degli idrocarburi; in questa o>ca gli inves?men? per la sicurezza non sarebbero solo un onere aggiun?vo des?nato a pesare sui prezzi ma il modo più efficiente per ridurre i cos? dell approvvigionamento europeo. 5

6 5. FONTI RINNOVABILI: GESTIRE IL PASSATO E PREPARARSI AL FUTURO In Italia l errore non è stato solo quello di garan?re incen?vi troppo eleva? alle FER: il più grave è stato di non aver mai chiarito i reali obie>vi dello sviluppo delle rinnovabili; da tale mancanza di chiarezza sono deriva? i con?nui cambiamen? nelle modalità e nell intensità dell incen?vazione. Se gli obie>vi delle FER fossero solo la riduzione dei gas- serra e la sicurezza degli approvvigionamen? non vi sarebbe mo?vo per differenziare gli incen?vi tra le diverse fon?; quindi una incen?vazione razionale sarebbe quella minima necessaria a realizzare le FER meno costose. Possono esistere altri obie>vi delle FER, come ad es. il miglioramento della qualità dell aria nelle aree urbane, ma gli incen?vi aggiun?vi dovrebbero essere limita? solo alle fon? ed agli ambi? dove ques? obie>vi sono perseguibili. Un esempio di incen?vazione razionale fu varato con il Decreto Bersani del 1999 che is?tuì il sistema dei cer?fica? verdi; esso tu5avia fu ro5amato con la finanziaria 2008 introducendo il principio, non razionale, che l incen?vo fosse funzione del costo delle diverse FER. La confusione è cresciuta negli anni successivi tanto da far convivere quasi tu> i meccanismi di incen?vazione possibili. Nonostante gli ul?mi governi abbiano cercato di limitare i danni, gli errori del passato hanno lasciato una eredità pesante: oltre 200 miliardi di debito a carico delle bolle5e. Esistono tu5avia soluzioni per ges?re il debito: ad es. la norma approvata su proposta del Sen. Mucche> (c. da 7 a 13 dell art. 26 del d.l. 91/14, conver?to dalla l. 116/14) prevede il riacquisto tramite aste degli incen?vi da parte di una banca internazionale selezionata in base a criteri di minimizzazione dei cos?; tale norma, sopra5u5o nell a5uale congiuntura di bassi tassi di interesse, consen?rebbe di trarre vantaggio dal differenziale tra i tassi di sconto concessi su base volontaria dagli a5uali beneficiari e il tasso di un emissione obbligazionaria di una grande banca; il vantaggio per le bolle5e potrebbe superare 1 Mld di Є/anno ma la norma è rimasta incomprensibilmente ina5uata. In ogni caso, per rendere sostenibile l onere delle rinnovabili per le imprese la strada maestra è riallocare gradualmente una quota dei cos? sulla fiscalità generale. Nel lungo periodo, l idea di futuro deve essere basata su una produzione rinnovabile distribuita e sull accumulo ele5rico; occorre tu5avia stabilire in che misura combinare l accumulo distribuito con soluzioni centralizzate o di quar?ere meno costose è più facilmente ges?bili. In sostanza la scelta è tra una ges?one distribuita e una ges?one centralizzata che res? garante della disponibilità e della con?nuità delle forniture. La smart grid non può risolvere tu> i problemi se non si decide cosa c è dietro la rete. L alterna?va ad una ges?one individuale delle FER è quella di uno o più gestori del dispacciamento che dispongano, anche a5raverso strumen? di mercato, della flessibilità impian?s?ca (riserva, accumuli) e contra5uale (modulazione della domanda) necessaria a governare il sistema. Per a5uare tale sistema sono tu5avia necessari sia interven? tecnologici per la ges?one della produzione distribuita (oggi TERNA vede solo mille impian? su oltre ), sia una ridefinizione dei ruoli dei 6 distributori, delle u?li?es e dei singoli uten?, eventualmente intermedia? da sogge> aggregatori della domanda.

7 6. MERCATO ELETTRICO ALL INGROSSO: RIFORMARE IL MERCATO DEL GIORNO PRIMA Il rapido incremento di impian? da fonte rinnovabile (FER), in massima parte non in grado di fornire servizi di rete, ha compromesso il buon funzionamento del Mercato del giorno prima (MGP), che è il mercato all ingrosso, a>vo dal 2004, deputato a selezionare gli impian? di produzione in base al merito economico. Infa>: 1) accade sempre più spesso che l esito dell MGP non sia eseguibile perché gli impian? seleziona? non garan?scono un livello sufficiente di riserva; 2) si è rido5a la quota di impian? che operano in regime di concorrenza; infa> il sistema di soluzione del mercato (marginal price) consente alle FER di offrire a zero e di essere remunerate al prezzo dell impianto più costoso; 3) si è rido5a la sicurezza del sistema, a causa dell incremento delle modifiche in prossimità del funzionamento; 4) esiste una mancanza di equità tra la remunerazione degli impian? che forniscono servizi di riserva e quella delle FER in quanto l MGP non dis?ngue e valorizza allo stesso modo l energia offerta dagli impian?. Gli strumen? possibili per risolvere tali problema?che sono: 1) l introduzione del vincolo della disponibilità di riserva nell algoritmo di soluzione del mercato, che garan?rebbe quindi l eseguibilità dell esito del MGP; 2) un meccanismo di remunerazione differenziato per le FER non programmabili, basato su un marginal price specifico; fermo restando il diri5o di priorità di dispacciamento, le FER non programmabili dovrebbero quindi offrire al duplice scopo di essere selezionate (e remunerate) e di evitare che si formi un prezzo basso. L esito del MGP sarebbe quindi definito a5raverso due marginal price di cui quello delle FER risulterebbe di norma inferiore. In tal modo la determinazione del maggior valore della produzione programmabile (termoele5rica e idroele5rica) sarebbe affidata al mercato e non a provvedimen? amministra?vi discrezionali. La penalizzazione delle FER è in realtà solo apparente perché già a5ualmente esse subiscono in misura maggiore gli effe> economici degli esi? del MGP a prezzo zero o minimo, che si verificano proprio quando la produzione rinnovabile è massima. Tali effe> nel sistema a5uale sono des?na? ad ampliarsi. Viceversa il nuovo MGP, a5raverso la partecipazione di tu5e le possibili forme di flessibilità, favorirebbe gli inves?men? necessari (pompaggi, ba5erie) per consen?re lo sviluppo delle FER, e s?molerebbe inizia?ve per la modulazione della domanda (anche tramite aggregazioni zonali di clien?) e per la programmabilità delle FER (aggregazione di offerte tra FER e convenzionali). La compa?bilità del nuovo MGP con il Price Coupling of Regions, che è il proge5o europeo per l integrazione dei merca?, potrebbe essere assicurata da idonee procedure che garan?scano la confrontabilità delle offerte. D altra parte lo sviluppo delle FER ha indo5o analoghi problemi in Spagna, Germania e Irlanda ed occasionalmente anche in altri Paesi; è quindi possibile una convergenza verso un nuovo modello di mercato. Non sarebbe la prima volta che, nel se5ore ele5rico, la regolazione italiana precede quella europea. 7

8 7. MERCATO ELETTRICO RETAIL: ELIMINARE L ACQUIRENTE UNICO NON E UNA LIBERALIZZAZIONE Tra i problemi del mercato ele5rico retail vi è la scarsa mobilità dei clien? della maggior tutela, in par?colare domes?ci. La responsabilità è spesso a5ribuita all Acquirente Unico (A.U.) ma le mo?vazioni appaiono contraddi5orie: infa> da una parte si sos?ene che l A.U. sarebbe inefficiente negli acquis? dell energia ma dall altra si afferma che i prezzi dell A.U. sarebbero troppo bassi (ed alcune recen? indagini vengono a sostegno di questa tesi) per consen?re agli operatori del mercato libero di fare offerte appe?bili. Va chiarito che il prezzo di riferimento dell A.U. è solo formalmente un prezzo determinato amministra?vamente (dall Autorità) perché nella sostanza è l esito economico dell a>vità dell A.U. di approvvigionamento sul mercato all ingrosso dell energia per i clien? della maggior tutela. In sostanza tu> i clien?, grazie all A.U. partecipano al mercato. La soppressione dell A.U. e il passaggio dei clien? alle società di vendita dei distributori non sarebbe quindi una corre5a soluzione al problema della mobilità dei clien? in quanto: - non sarebbe una liberalizzazione perché già oggi tu> i clien? sono già liberi; - non favorirebbe la concorrenza perché eliminerebbe dal mercato uno dei principali concorren?; - penalizzerebbe ingiustamente una parte dei clien? domes?ci, quella più vulnerabile. Alcune inizia?ve possono comunque essere assunte per migliorare l asse5o della maggior tutela e favorire la mobilità. In par?colare andrebbero valutate le seguen? inizia?ve: 1) Separare dall A.U. le a>vità diverse da quelle di mercato, come lo Sportello del Consumatore o il Sistema Informa?vo Integrato, per rendere l A.U. più omogeneo con gli altri venditori. 2) Consen?re l autodeterminazione dei prezzi da parte dell A.U. (determinando nello statuto la remunerazione del capitale inves?to) superando in tal modo il problema formale del prezzo amministrato. 3) Consen?re all A.U. di proporre ai clien? anche forniture a prezzo fisso per 1-2 anni o interamente basate su prezzi spot, o interamente rinnovabili, al fine di educare i clien? alla scelta, che è il presupposto della mobilità. 4) Dotare l A.U. di un organismo interno preposto alla determinazione delle strategie di acquisto, partecipato da Governo, Autorità e associazioni dei consumatori, per aumentare la trasparenza. 5) Eliminare l obbligo dei distributori di commercializzare l energia dell A.U.; in caso di rinuncia il servizio potrebbe essere assegnato tramite un asta a sogge> con adegua? requisi?. 6) Maggiorare il riconoscimento degli oneri di acquisizione dei clien? della maggior tutela. Se la mobilità è un valore, su questo valore è bene inves?re. 7) Incrementare l efficienza nella ges?one del cambio di fornitore a5raverso il Sistema Informa?vo Integrato, perché è essenziale che i clien? abbiano fiducia nel funzionamento del mercato libero. 8

9 8. EFFICIENZA ENERGETICA: RENDERE PIU EFFICACI LE DETRAZIONI FISCALI Nell efficienza energe?ca in Italia è già vigente un ar?colato sistema norma?vo che per mol? versi è all avanguardia; anche il più recente intervento norma?vo, ovvero il dlgs di recepimento della dire>va europea 2012/27/UE sull efficienza energe?ca, è certamente un buon provvedimento che va nella giusta direzione. Nel se5ore domes?co il cosidde5o 65% già produce importan? effe> grazie alla sua semplicità ed alla buona ges?one amministra?va dell ENEA. E tu5avia possibile: 1. dare stabilità allo strumento di incen?vazione, invece di procedere con proroghe annuali; la stabilità, in questo caso, è un valore perché consente alle imprese fornitrici di inves?re in a5rezzature e capitale umano contando su un mercato stabile e non su una domanda transitoria di pochi mesi; 2. rendere portabile il sistema delle detrazioni fiscali, ovvero consen?re di trasferire (come credito d imposta) il diri5o decennale a beneficiare delle detrazioni fiscali ad un interlocutore bancario o a un fornitore (che a sua volta potrebbe scontarlo in banca). Si tra5a di un operazione che allo Stato non costerebbe quasi nulla e non avrebbe conseguenze sul debito pubblico (non serve eme5ere?toli o cer?fica?, basterebbe indicare nella dichiarazione dei reddi? il sogge5o a cui il beneficio è stato trasferito) ma consen?rebbe invece ai sogge> inves?tori, sopra5u5o ai priva? con minori risorse, di avere subito una parte consistente dell inves?mento, riducendo quindi i fabbisogni di finanziamento e conseguentemente aumentando la propensione alla spesa. Nel se5ore domes?co è inoltre necessario creare un apposito strumento a favore delle famiglie indigen? che da una parte sono quelle che hanno le occasioni più profi5evoli di inves?mento ma dall altra sono escluse dalle detrazioni fiscali sia perché incapien? sia per la mancanza di capitali e di accesso al credito. Oggi gli interven? a favore delle famiglie indigen? riguardano solo il costo delle bolle5e (bonus ele5rico e bonus gas) che, pur essendo indispensabili, per cer? versi riducono l interesse ad intervenire per una maggiore efficienza energe?ca. Il nuovo strumento dovrebbe basarsi su programmi di inves?mento in componen? ad alta efficienza a prezzo prefissato (caldaie a condensazione, infissi, ele5rodomes?ci) interamente finanzia? dai venditori di energia ele5rica e gas. Gli inves?men? sarebbero remunera? sia a5raverso l a5ribuzione al venditore del rela?vo credito d imposta decennale, sia tramite una componente di solidarietà tariffaria (la stessa des?nata ai bonus), sia a5raverso un contributo aggiun?vo dello Stato. Oltre all obie>vo di consen?re anche alle famiglie indigen? di usufruire degli incen?vi per l efficienza energe?ca, il nuovo strumento perme5erebbe un u?lizzo più 9

10 9. EFFICIENZA ENERGETICA: LA RIQUALIFICAZIONE SPINTA DELL EDILIZIA ESISTENTE Un salto di qualità va perseguito nella ristru5urazione del patrimonio edilizio esistente, per 3/4 costruito prima che fossero introdo5e le norme sull efficienza energe?ca e con consumi da 2 a 3 volte superiori rispe5o ai nuovi edifici. A5ualmente le riqualificazioni comportano miglioramen? energe?ci dell ordine del 15-25%, generalmente su singoli appartamen?; nella nuova fase occorre passare dalle singole misure (finestre, caldaia, isolamento ) alla deep renovacon, cioè alla riqualificazione spinta di interi edifici con risparmi dell ordine del 60-80%. Ciò è possibile a5raverso l impiego di tecnologie e materiali a elevate prestazioni e la disponibilità di modalità di finanziamento innova?ve. In Europa alcuni Paesi hanno avviato programmi in questa direzione; ad esempio la Germania, dove al 2010 risultavano riqualifica? con il sostegno della KFW (Kreditanstalt fur WiederauHau Banca della ricostruzione) 9 milioni di edifici costrui? prima del In Italia non è immaginabile un forte incremento delle risorse pubbliche, occorre quindi rivolgersi al capitale privato pensando a nuove modalità di finanziamento. Un modello ormai consolidato è il PACE (Property Assessed Clean Energy) messo a punto nel 2008 e ado5ato in larga parte degli USA: il comune contrae un pres?to obbligazionario e cos?tuisce un fondo, i proprietari accedono a questo fondo e ripagano il pres?to al comune nell arco di 10/20 anni tramite un addizionale sull imposta immobiliare che risulta generalmente più bassa dei risparmi o5enu? grazie agli interven?. In Italia, considera? anche i vincoli del Pa5o di stabilità, il modello potrebbe essere applicato a5raverso Cassa Deposi? e Pres?? (eventualmente in pool con altri Is?tu? di credito priva?); il meccanismo sarebbe quindi: - CDP cos?tuisce un Fondo cui i proprietari accedono tramite i comuni (che non sarebbero debitori ma garan?rebbero i flussi finanziari a5raverso la maggiorazione fiscale); - la qualità tecnico- economica degli inves?men? sarebbe garan?ta da ENEA o altri sogge> pubblici competen?; - lo Stato riconoscerebbe al Fondo un credito di imposta decennale di misura analoga alle a5uali detrazioni fiscali (65% ). Il fondo potrebbe u?lmente operare anche per gli immobili del se5ore pubblico, consentendo di superare senza rischi per i bilanci pubblici il vincolo che impedisce di u?lizzare le risorse di parte corrente per inves?men? in efficienza energe?ca (oggi è possibile solo con specifica autorizzazione dal ministero dell economia o partecipando alle gare di CONSIP); infa> in questo caso i flussi finanziari potrebbero essere garan?? a5raverso contra> di rendimento energe?co (EPC), già previs? all ar?colo 14 del dgls di recepimento della dire>va che affida all ENEA il ruolo di assistente tecnico delle pubbliche amministrazioni. 10

11 10. EFFICIENZA ENERGETICA: SERVE UNA POLITICA INDUSTRIALE Sul fronte dello sviluppo oggi è chiaramente in corso un processo di depauperamento dell industria europea; i mo?vi sono mol?, ma il costo dell energia ha un ruolo determinante. In Italia l efficienza energe?ca può dare un contributo rilevante allo sviluppo del Paese, ma il criterio- guida deve essere un azione pubblica orientata non solo al contenimento dei consumi di energia ma anche ad un reale sviluppo della filiera dell efficienza energe?ca, trasformando l energia da fa5ore di penalizzazione compe??va dell industria italiana a fa5ore di crescita duratura dell economia e della occupazione di qualità. Nel se5ore delle imprese occorre intervenire quindi con due finalità dis?nte e complementari. La prima è rendere disponibili sistemi di incen?vazione degli interven? di efficienza energe?ca che abbiano cara5eris?che, in termini di semplicità ed intensità degli aiu?, proporzionate al target dimensionale delle imprese (grandi imprese o PMI). La seconda è invece quella di rendere disponibili strumen? per promuovere la capacità delle imprese italiane di proge5are, produrre e ges?re sistemi di efficienza energe?ca e di competere con efficacia anche nel mercato internazionale. E essenziale la contestualità delle due?pologie di intervento perché l incen?vazione senza promozione industriale rischierebbe di indurre importan? flussi di importazione di componen?s?ca, come nel caso del fotovoltaico. Viceversa la promozione industriale senza l incen?vazione degli interven? di efficienza non avrebbe efficacia a causa dell assenza di una sufficiente domanda interna di sistemi e componen?. Per realizzare compiutamente una poli?ca industriale basata sull efficienza energe?ca è indispensabile quindi un efficace strumento per il rilancio delle a>vità di ricerca e sviluppo delle imprese. Il recente credito d imposta introdo5o con la legge di stabilità per inves?men? in R&D, che prevede un credito del 50% nel caso le a>vità siano svolte da en? pubblici di ricerca, è stato un buon passo avan? nella giusta direzione; tu5avia il credito d imposta è riconosciuto solo agli inves?men? incrementali, il che vuol dire che se un impresa aumentasse ad esempio del 30% all anno i propri inves?men? in ricerca, in un triennio il credito d imposta risulterebbe pari a meno del 19% del totale delle maggiori somme inves?te. E quindi indispensabile un più incisivo intervento pubblico per il rilancio della ricerca industriale nel se5ore dell efficienza energe?ca, che potrebbe consistere nell eliminazione del riferimento alla sola ricerca incrementale nella a5uale norma della legge di stabilità, almeno per l efficienza energe?ca, unita ad un significa?vo incremento delle risorse pubbliche des?nate ad incen?vare ques? inves?men?. 11

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