L IDENTITÀ EUROPEA: UNA SFIDA DA PROMUOVERE, UNA DISCIPLINA DA APPRENDERE

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1 L IDENTITÀ EUROPEA: UNA SFIDA DA PROMUOVERE, UNA DISCIPLINA DA APPRENDERE Torino giugno 2008 Prof. Marcello Pierini Nelle Conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo del 21 e 22 giugno 2007 si legge senza mezzi termini che il progetto costituzionale, è abbandonato. Il no francese e olandese aveva formalmente aperto il periodo di crisi. Questo era il risultato della posizione assunta da Sarkozy in campagna elettorale che diversamente dalla Royal si era rifiutato di immaginare un nuovo referendum sul Trattato costituzionale. Se per costituzione si intende normalmente il documento per mezzo del quale un insieme di individui si costituisce come collettività politica, caratterizzata da norme vincolanti, valori condivisi e un identità comune, vi potevano essere almeno tre ragioni per la costituzionalizzazione dell Europa. 1. La prima nella necessità di una razionalizzazione e semplificazione dei Trattati. La legge fondamentale europea è infatti nata da processi incrementali che avevano certo bisogno di una notevole razionalizzazione. 2. La seconda ragione consisteva nel superamento del deficit democratico dell Unione, nel suo avvicinamento ai cittadini. È questa la «sfida democratica» di cui parlavano le conclusioni del vertice di Laeken. Nei Trattati vigenti il Parlamento è ancora definito come assemblea dei rappresentanti dei popoli degli stati. La cittadinanza europea continua a essere definita in termini riduttivi e come fattore della cittadinanza dei Paesi membri. 1

2 3. La terza ragione consisteva nel dare all Unione Europea una più precisa identità. Contraddistinguendosi quale global player in un mondo sempre più interconnesso, l Unione poteva trovare un suo ruolo peculiare solo precisando che cosa essa voglia essere, definendo i suoi valori e la sua specificità politica. Delle tre ragioni è questa terza quella dove il Trattato di Lisbona si abbatte più duramente. Rimane un solo Preambolo sostanzialmente quello del TUE attuale, con la sola aggiunta di un capoverso. Vengono cancellati i riferimenti a un identità politica collettiva, quali la bandiera, l inno, il motto e il giorno dell Europa. E soprattutto ogni accenno alla costituzione come documento fondante una specifica collettività politica. Tuttavia abbiamo una Carta dei Diritti Fondamentali che assume pieno valore giuridico. Non cosa di poco conto. E pur vero tuttavia che molti principi del trattato costituzionale continuano a essere vive e ad avere una loro concreta possibilità di essere tradotte in normativa vigente. Non ci compiacciamo della tecnica, tutta italiana, di inserire nuovi articoli e modifiche parziali di quelli vecchi nel testo del Trattato precedentemente in vigore che rende il testo del nuovo Trattato assolutamente incomprensibile. Leggendolo ci si accorge che il testo scritto a Lisbona, è abbastanza incomprensibile, sia per i cittadini, sia per gli Stati membri. E meno male che il nuovo Trattato è stato predisposto per semplificare il testo del precedente Trattato che «adotta una Costituzione per l Europa», considerato troppo complesso e farraginoso. Secondo i semplificatori, coloro che avevano votato contro il precedente Trattato senza averlo letto, voteranno ora a favore del nuovo che non capirebbero neppure se lo leggessero!. Il Trattato sulla Costituzione europea, pur con le sue manchevolezze e imperfezioni, aveva una sua linearità e seguiva una logica del tutto comprensibile. 2

3 Uno sguardo agli Stati. Il Trattato di Lisbona prevede di prendere in considerazione il numero dei Paesi membri (55%) e la popolazione europea (65%) riuscendo così nell intento di riportare l efficienza del Consiglio. Purtroppo la dinamica negoziale delle Conferenze intergovernative e l intransigenza polacca ha fatto sì che l applicazione del nuovo meccanismo di voto fosse posticipato al 2014 (e non al 2009 come prevedeva la Costituzione europea) e che fino al 2017 un paese possa richiedere la verifica della maggioranza secondo le regole di Nizza. La Polonia appare dunque come uno dei paesi che ha più influito sulla negoziazione riguardante la nuova struttura istituzionale dell Unione. In un sondaggio condotto tra il 3 e il 15 ottobre dal Financial Times è emerso che oltre il 75% dei britannici vorrebbero un referendum sul nuovo Trattato e che il 51% pensa che esso avrà un impatto negativo sulla Ue (anche se il 61% dichiari di non sapere molto sul Trattato stesso). La più importante rivendicazione italiana al vertice di Lisbona ha riguardato il numero dei seggi al Parlamento europeo. La soluzione è stata trovata in extremis. L Italia ha ottenuto a Lisbona 73 seggi, perdendo la parità con la Francia (che si è rifiutata di cederne uno), ma mantenendo la parità con la Gran Bretagna. Nei Paesi Bassi, dopo l esito disastroso del referendum, consiglio di Stato e governo concordano nell approvazione parlamentare in quanto nel nuovo trattato non vi sarebbero trasferimenti di competenze a favore dell UE. Ma è molto più importante interrogarsi sulla natura di questa crisi. La crisi investe certamente il campo economico - basse prospettive di crescita dell Unione nel suo complesso rispetto alle altre aree del mondo, la leadership - chi conta davvero in Europa? -, la crisi di 3

4 identità, quali sono gli elementi politico-culturali che caratterizzano l Unione europea, al di là dello labile criterio geografico? E di percezione-identificazione dei cittadini europei rispetto al quadro di riferimento istituzionale di Bruxelles: lontano, tecnici stico, poco trasparente. Chi parla dall Europa ai cittadini? Cosa muove il consenso-dissenso nei confronti del processo di integrazione in corso a livello comunitario? I cittadini europei avvertono un crescente senso di insicurezza sul proprio presente e, in misura maggiore, sul proprio futuro. Seguendo una provocazione dell Economist a cosa serve l Unione e quale apporto essa da in vari campi, a partire dall economia e dalla sicurezza internazionale? Il problema non è, ad esempio, il nome da attribuire al responsabile della Politica Estera, Ministro o Alto Rappresentante, quanto piuttosto ai poteri che lo contraddstinguono. Tali poteri non potranno mai arrivare se in seno al Consiglio non si realizza un passaggio seppur graduale verso la maggioranza qualificata. L incapacità dell Unione di gestire la propria politica estera rischia inoltre di avere forti ripercussioni sul processo di allargamento. Non essendo infatti in grado di utilizzare efficacemente gli strumenti tipici della politica estera nel controllare anche i conflitti e le tensioni alle proprie porte, l Unione si ritrova con l unica alternativa possibile rappresentata dalla internalizzazione dei problemi. Riguardo al campo economico, dove più ampie sono le competenze e su cui quindi in misura maggiore si misurano i suoi successi, molto rimane ancora da fare. Rimangono ad esempio ancora senza risposta i dubbi sul coordinamento delle politiche fiscali anche all interno dell Eurozona, sulle politiche di bilancio, di una politica industriale e dei mercati finanziari. 4

5 Si può dire che il Trattato va accolto positivamente nella misura in cui ha sbloccato una impasse che si protraeva ormai da troppo tempo. L UE rinuncia a una Costituzione ma non rinuncia alla supremazia del diritto comunitario sul diritto interno. Ciò tuttavia non permette di poter affermare che le cause che stanno dietro la crisi dell Unione siano state risolte. Il diritto adottato dalle istituzioni dell Unione nell esercizio delle competenze a questa attribuite prevalgono sul diritto degli Stati membri. Il nuovo Trattato di Lisbona, non rinuncia a tale principio che anzi viene forse rafforzato. Un principio la cui applicazione, fino a questo momento, era stata consapevolmente lasciata nelle mani della giurisprudenza comunitaria e delle corti costituzionali nazionali. Le grandi sfide che attendono l Unione sul piano interno non meno che su quello internazionale, impongono una serena riflessione che riconosca, senza ipocrisia e inutili idealismi, di dare eventuale applicazione alla clausola espressa che per la prima volta prevede la possibilità per un paese di recedere dall Unione. Credo sia necessario, anzi urgente l individuare nuove soluzioni, probabilmente all interno delle cooperazioni rafforzate, una configurazione ancora non pienamente sperimentata, che potrebbe senz altro permettere ad alcuni Paesi, a partire da quelli della zona euro (forse l unica cooperazione rafforzata), di spingere il processo di integrazione ben più avanti di quanto non preveda il Trattato di Lisbona. Visto in quest ottica, Lisbona non è certo motivo di gioia, forse una base su cui lavorare, lontana ma migliore della realtà che abbiamo. Non è sensato, insomma, trasformare quella che è stata una sconfitta in un improbabile successo e neppure diffondere visioni crepuscolari. 5

6 Occorre mantenere sufficiente freddezza e serenità di giudizio. Se è vero infatti che il Trattato di Lisbona è un passo indietro rispetto al Trattato Costituzionale, esso segna tuttavia un progresso rispetto ai Trattati vigenti. Rispetto al trattato costituzionale l unico ad essere affossato è il consolidamento giuridico dell identità collettiva, mentre per quanto attiene il potere pubblico, la ritirata rispetto al Trattato Costituzionale è relativamente marginale. Habermas osservava come l Europa tardasse a dotarsi di una costituzione moderna e democratica perché finora le nuove costituzioni sono state risposte storiche a situazioni di crisi oggi non presenti nelle tranquille società dell Europa occidentale. Se la globalizzazione economica è per noi oggi la sfida centrale, allora, continuava il filosofo tedesco, noi dovremmo concludere che siamo capaci di apprendimento soltanto se colpiti da catastrofi? A volte neppure da quelle, come ebbe a scrivere Keynes, dei lavori della conferenza di Parigi all indomani della Prima guerra mondiale. Prof. Marcello Pierini 6

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