Recensione di Gianpaolo Pegoretti 2 agosto Abstract. Recensione

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1 Humberto R. Maturana, Francisco J. Varela, Autopoiesis and Cognition. The Realization of the Living, Reidel, Dordrecht 1980; tr. it. Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Marsiglio, Venezia 1985; tr. di Alessandra Stragapede, pp. 205 Recensione di Gianpaolo Pegoretti 2 agosto 2008 Abstract Maturana and Varela introduced in this book the biological theory of autopoiesis. Autopoiesis is based on the way living systems relate to the domains in which they operate, it defines life as the ability to selfproduce rather than, as conventionally thought, the ability to reproduce and to evolve. Autopoiesis is a system perspective, like complexity theory, and is applicable to brains and societies as well as to biology and artificial life. In the original form here outlined it was mainly applied to cognition, with the aim of replacing an external realistic view of knowledge with a phenomenological perspective. Maturana e Varela introdussero in questo libro la teoria biologica dell'autopoiesi. L'autopoiesi è basata sul modo in cui i sistemi viventi si relazionano con i domini con i quali interagiscono, definisce la vita come la capacità di auto-prodursi piuttosto che, come di solito ritenuto, la capacità di riprodursi ed evolvere. L'autopoiesi è una prospettiva sistemica, come la teoria della complessità, ed è applicabile sia al cervello e alla società sia alla biologia e alla vita artificiale. Nella sua forma originale qui illustrata era applicata fondamentalmente alla cognizione, con l'intento di rimpiazzare una concezione della conoscenza basata sul realismo esterno con una prospettiva fenomenologica. Recensione Autopoiesis and Cognition è tanto un testo di biologia quanto un'opera di filosofia. È il libro manifesto del concetto di autopoiesi. L'importanza di quest'opera è grande per la sua portata innovativa: non potendo sfuggire al fatto di essere immersi in una tradizione culturale, i due autori inventano un nuovo linguaggio nella prospettiva di dare vita ad una nuova tradizione. Il libro è composto di due saggi, il primo scritto nel da Maturana e il secondo nel da Maturana e Varela. Mentre scriveva il primo saggio Maturana non aveva ancora inventato il termine autopoiesi, quindi usa spesso perifrasi che costituiscono gli antenati concettuali dell'autopoesi. In particolare usa il termine causazione, parola del tutto evitata nel secondo saggio. Il pensiero di Maturana e di Varela è solidamente basato su di una epistemologia fenomenologica, come dimostrato da una delle frasi più celebri contenute nel testo: Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore (p.53). La ragione di questa posizione va rintracciata negli studi sulla percezione nei piccioni, di cui Maturana si occupò negli anni sessanta. Egli si rese conto che non era possibile studiare la neurofisiologia della percezione semplicemente in relazione al mondo esterno, perché non vi è corrispondenza perfetta tra attività cerebrale correlata alla percezione e realtà esterna; bisognava invece confrontare l'esperienza percettiva con l'attività cerebrale ad essa correlata. In questo secondo caso vi è esatta corrispondenza. Di qui l'adozione di una visione fenomenologica della ricerca. Il problema di fondo che si pongono Maturana e Varela è cosa sia la cognizione. La loro risposta è che sia un fenomeno indissolubile dalla vita: vivente e cognitivo sono due predicati implicantisi. Maturana afferma che i sistemi viventi sono caratterizzati da metabolismo, dalla crescita e dalla replicazione, il tutto organizzato in un processo circolare causale chiuso, che permette evoluzione nel modo in cui la circolarità è mantenuta, ma non la perdita della circolarità stessa. È la circolarità della sua 1

2 organizzazione che rende un sistema vivente un'entità di interazioni, ed è la circolarità che il sistema ha bisogno di mantenere per rimanere vivente e per conservare la sua identità attraverso differenti interazioni. La sua condizione di essere una unità di interazioni è mantenuta perché la sua organizzazione ha significato funzionale solo in relazione al mantenimento della sua circolarità. Per rimanere vivente un sistema necessita di intrattenere relazioni di interazione tali che dopo l'interazione il sistema conservi la propria circolarità, per far questo il sistema si adatta all'ambiente, ovvero apprende ad evitare le interazioni lesive della circolarità. In tal modo è in grado di prevedere, inserendo ogni singola interazione in una classe di interazioni, pertanto i sistemi viventi sono sistemi inferenziali, e il loro dominio di interazioni è un dominio cognitivo. Il cambiamento evolutivo dei sistemi viventi è il risultato della loro organizzazione circolare che assicura il mantenimento della loro circolarità, permettendo ad ogni passo riproduttivo cambiamenti nel modo in cui la circolarità è mantenuta. Dunque riproduzione ed evoluzione non sono essenziali per l'organizzazione del vivente, ma lo sono per la trasformazione storica dei domini cognitivi dei sistemi viventi sulla terra. I sistemi viventi sono sistemi cognitivi, il vivere è un processo di cognizione, perché un sistema cognitivo è un sistema la cui organizzazione determina un dominio di interazioni nel quale esso può agire in modo pertinente al mantenimento di se stesso. Questa dichiarazione è valida anche per gli organismi privi di un sistema nervoso. Il sistema nervoso non crea cognizione, espande il dominio cognitivo del sistema vivente rendendo possibili interazioni con relazioni pure, e non solo con eventi fisici. In altre parole il sistema nervoso permette al vivente di essere un osservatore. Un organismo diventa osservatore attraverso la generazione ricorsiva di rappresentazioni delle sue interazioni; diventa auto-cosciente mediante l'auto-osservazione. La rappresentazione è un comportamento orientante, che orienta le relazioni che un organismo intrattiene con la propria nicchia. La rilevanza di un comportamento è determinata dal significato che ha per il mantenimento dell'organizzazione vivente. Un sistema vivente è un sistema induttivo e funziona in maniera predittiva: ciò che è accaduto una volta accadrà di nuovo. L'organizzazione vivente è conservativa e ripete solo ciò che mantiene la circolarità. Pertanto i sistemi viventi sono storici. In questa prospettiva il pensiero è definito da Maturana come un processo che consiste nell'interazione di un sistema vivente con alcuni suoi stati interni come se questi fossero entità indipendenti. L'apprendimento è concepito come la trasformazione attraverso l'esperienza del comportamento di un organismo in modo che sia funzionale al mantenimento della sua circolarità. Questa trasformazione è un processo storico, l'organismo è in un continuo processo di divenire. Dunque l'apprendimento non è un processo di accumulazione di rappresentazioni dell'ambiente, è un processo di trasformazione del comportamento. Maturana e Varela ritengono che i sistemi viventi siano macchine, assumono un punto di vista non animistico, danno quindi enfasi al fatto che un sistema vivente è definito dalla sua organizzazione e che può essere spiegato in termini di relazioni degli elementi che lo compongono. Attraverso la nozione di autopoiesi gli autori intendono rispondere ad una questione fondamentale: che cosa è l'organizzazione dei viventi e come la loro fenomenologia, comprese riproduzione ed evoluzione, è determinata dalla loro organizzazione. Le relazioni che determinano la dinamica di interazioni e trasformazioni che una macchina può supportare in quanto unità costituiscono l'organizzazione della macchina. La struttura di una macchina è costituita dalle effettive relazioni che hanno luogo tra gli elementi che compongono la macchina concreta in un dato spazio fisico. L'organizzazione di una macchina non specifica i suoi componenti, ma solo le relazioni che questi devono generare per formare la macchina stessa. Pertanto l'organizzazione 2

3 è indipendente dalla struttura, è possibile costruire una data macchina in modi diversi. Le macchine fatte dall'uomo hanno sempre qualche scopo, questo non implica che lo scopo sia una proprietà della macchina, al contrario il fine è intrinseco al dominio dell'osservatore. I sistemi viventi sono macchine, e sono viventi in virtù della loro organizzazione autopoietica. Le macchine omeostatiche mantengono costante, entro una gamma limitata di valori, qualche loro variabile, e tutto il feedback è interno ad esse. Le macchine autopoietiche sono macchine omeostatiche organizzate come una rete di processi di produzione di componenti che attraverso le loro interazioni e trasformazioni rigenerano e realizzano continuamente la rete di processi che li producono. La macchina autopoietica genera la propria organizzazione mediante il suo operare come sistema di produzione dei suoi stessi componenti. L'organizzazione autopoietica significa: processi intrecciati nella specifica forma di una rete di produzione dei componenti che, realizzando la rete che li produce, la costituiscono come unità. Le macchine autopoietiche sono autonome, ovvero subordinano tutti i cambiamenti al mantenimento della loro propria organizzazione; le altre macchine hanno come prodotto del loro funzionamento qualcosa di diverso da loro stesse. Secondo Maturana e Varela un sistema fisico autopoietico è sempre anche un sistema vivente: la nozione di autopoiesi è necessaria e sufficiente per caratterizzare l'organizzazione dei sistemi viventi. Gli autori prendono le distanze da posizioni teleologiche affermando che scopo o fine non sono aspetti dell'organizzazione delle macchine, appartengono al dominio delle descrizioni: la teleonomia è solo un epifenomeno, non rivela alcun aspetto dell'organizzazione dei viventi. Partendo dal concetto di autopoiesi Maturana e Varela si propongono di spiegare la riproduzione e l'evoluzione. Anzitutto la riproduzione richiede l'esistenza di una unità da riprodurre, l'evoluzione necessita della riproduzione. La nozione di unità dunque non può essere un epifenomeno, ma deve essere una proprietà del vivente. Mentre le macchine che vengono costruite dall'uomo sono individuate dagli osservatori in base allo scopo che essi attribuiscono alle macchine stesse, i sistemi autopoietici si individuano intrinsecamente generando se stessi. Sono quindi delle unità, e l'autoproduzione è necessaria per la riproduzione. Quest'ultima deve necessariamente aver avuto origine come una complicazione dell'autopoiesi durante l'autopoiesi. Nei sistemi viventi attualmente conosciuti sulla terra l'autopoiesi e la riproduzione sono direttamente accoppiate, e quindi i sistemi viventi sono auto-riproducenti, sono caratterizzati da una autopoiesi sovrabbondante. L'evoluzione è la storia del cambiamento nella realizzazione dell'organizzazione mantenuta da strutture generate sequenzialmente mediante passi riproduttivi. La riproduzione sequenziale con possibilità di modificazioni ad ogni passo riproduttivo conduce necessariamente all'evoluzione. Nei sistemi autopoietici l'evoluzione è conseguenza dell'auto-riproduzione. Tutti gli organismi viventi presenti sul nostro pianeta sono autopoietici, indipendentemente dalla complessità. Maturana e Varela distinguono sistemi autopoietici di ordine superiore: un sistema la cui autopoiesi comporta l'autopoiesi delle unità che lo realizzano è un sistema autopoietico di ordine superiore. Più in dettaglio: se gli elementi autopoietici che compongono un sistema autopoietico rivestono un ruolo allopoietico nei confronti di quel sistema, ovvero se subordinano i loro processi al mantenimento dell'organizzazione del sistema autopoietico di cui sono parte piuttosto che al proprio mantenimento, si è in presenza di un sistema autopoietico di secondo ordine. Questo è realmente quanto accaduto sulla terra con l'evoluzione degli organismi pluricellulari. Attraverso questo ultimo passaggio, di cui 3

4 sottolineo l'importanza, Maturana e Varela hanno concluso la loro descrizione della vita; descrizione che era iniziata con l'autopoiesi come organizzazione che produce se stessa, fondamentalmente la cellula, per concludersi con gli organismi complessi. Si noti che l'ultimo passaggio è applicabile anche alle società, non solo ai singoli individui. In un sistema vivente la perdita di autopoiesi è disintegrazione in quanto perdita di identità, è morte. Indice Autopoiesi e cognizione Biologia della cognizione il problema La funzione cognitiva in generale La funzione cognitiva in particolare Problemi di neurofisiologia della cognizione Conclusioni Autopoiesi. L'organizzazione del vivente Prefazione Sulle macchine, viventi e no Non necessità della teleonomia Materializzazioni dell'autopoiesi Diversità dell'autopoiesi Presenza dell'autopoiesi Appendice. Il sistema nervoso Glossario Autore Humberto Maturana, nato a Santiago del Cile nel 1928, è biologo di formazione e filosofo di fatto. Ha studiato medicina e biologia all'università del Cile, nel 1954 ha vinto una borsa di studio per studiare anatomia e neurofisiologia presso University College London. Ottenne il PhD in biologia dall'università di Harvard nel 1958; ha collaborato con McCulloch e Pitts nelle ricerche sui meccanismi della visione delle rane e dei piccioni. Dal 1960 insegna all'università del Cile, conducendo ricerche in neuroscienze presso il suo laboratorio di biologia della conoscenza. Nel 2000 ha fondato il proprio centro di ricerca e riflessione, l'instituto de Formaciòn Matriztica. Francisco Varela (Santiago del Cile 1946-Parigi 2001) è stato allievo di Maturana, ha ottenuto il PhD in biologia all'università di Harvard nel 1970 con una tesi supervisionata dal premio Nobel Torsten Wiesel. Nel 1973, in seguito al colpo di stato di Pinochet, abbandonò il Cile per trasferirsi negli Stati Uniti; dal 1986 in poi ha vissuto in Francia, insegnò scienze cognitive ed epistemologia all'ecole Polytechnique e neuroscienze all'università di Parigi, a partire dal 1988 ha condotto un gruppo di ricerca del Centro Nazionale di Ricerca Scientifica. Bibliografia essenziale 4

5 Humberto Maturana, Francisco Varela (1980), Autopoiesis and Cognition: The Realization of the Living, Dordrecht: Reidel. Francisco Varela (1979), Principles of Biological Autonomy, Amsterdam: North- Holland. Humberto Maturana, Francisco Varela (1987), The Tree of Knowledge: The Biological Roots of Human Understanding, Boston: Shambhala Press. Francisco Varela, Evan Thompson, Eleanor Rosch (1991), The Embodied Mind: Cognitive Science and Human Experience, Cambridge: MIT Press. Francisco Varela (1999), Ethical Know-How: Action, Wisdom and Cognition, Stanford: University Press. Links FRANCISCO J. VARELA: [pagina dedicata a Varela, comprende una vasta bibliografia] Humberto Maturana [home page dell'instituto de Formacion Matriztica fondato da Maturana, in spagnolo] 5

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