Capitolo undicesimo TECNICHE DI STAMPA

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1 Capitolo undicesimo TECNICHE DI STAMPA Introduzione Ci si deve chiedere se è veramente utile per il redattore editoriale sapere come si stampa un libro. La mia risposta è sicuramente affermativa. Ho sempre detto nelle mie lezioni che il lavoro editoriale comincia e finisce in tipografia e ribadisco ancora questo concetto. Tra casa editrice e tipografia si stabilisce spesso un rapporto molto stretto. Il tipografo conosce del cliente la produzione e i gusti e l editore deve avere fiducia nel tipografo in merito professionalità. Aggiungo subito che così come le case editrici non sono tutte uguali (rispetto alla tipologia e dimensione) così accade anche per le tipografie. Ci sono, infatti, stabilimenti a ciclo continuo con macchinari all avanguardia e stabilimenti più piccoli, stabilimenti specializzati nella stampa di particolari prodotti (poster, etichette, ecc.) e stabilimenti specializzati nella produzione libraria. La casa editrice nello scegliere lo stabilimento tipografico per la propria produzione deve tener conto di questi fattori. Per esempio, per una casa editrice che ha una produzione annua di una decina di titoli con una tiratura media di copie andrà meglio uno stabilimento di medie dimensioni, mentre non sarà più sufficiente per una casa editrice con una produzione di una cinquantina di titoli all anno e con tirature più alte. In questo secondo caso sarà bene rivolgersi a uno stabilimento a ciclo continuo o servirsi di più stabilimenti tipografici. Ma questi sono dettagli tecnici. La verità è che il tipografo diventa con il tempo consulente della casa editrice e del redattore editoriale in particolare, mettendo a disposizione tutta la sua competenza. Da questo serbatoio il redattore ha molto da apprendere. Questo capitolo si compone di due parti. Nella prima tratterò i vari tipi di stampa (stampa diretta o tipografica e stampa indiretta o offset) e nella seconda affronterò nella specifico ciò che il redattore editoriale deve sapere per risolvere ed affrontare diversi problemi. Stampa diretta o tipografica La stampa diretta affonda le sue radici in un lontano passato. Per comprenderne il funzionamento, possiamo ricorrere all esempio del timbro. Il timbro ha una parte in rilievo. Per contassegnare un foglio di carta, abbiamo bisogno di un tampone d inchiostro su cui inchiostrare la parte in rilievo del timbro e di esercitare una certa pressione sul foglio di carta. In questo esempio ho esposto i principi generali della stampa diretta e della stampa in generale. Per stampare abbiamo bisogno di una matrice, di inchiostro, di pressione esercitata da una macchina o da un torchio e di carta. Altro elemento da cui deriva la stampa diretta è la tecnica chiamata xilografia o incisione sul legno. Si tratta di una stampa artistica. L incisore intagliava su un pezzo di legno un immagine che poi inchiostrava. L immagine veniva riprodotta su un foglio di carta per pressione. Nelle pagina seguente riproduco alcune immagini riguardanti la xilografia. 1

2 Aggiungo che attraverso la tecnica xilografica sono state realizzate opere di grande suggestione. Il maggior uso di questa tecnica si ebbe nel XV e XVI secolo. Successivamente fu abbandonata per incisioni sui metalli. Nel XIX secolo fu ripresa dagli espressionisti. Questa xilografia è la rappresentazione più antica di una stamperia. I caratteri mobili. Johann Gutenberg L invenzione dei caratteri mobili si deve al tedesco Johann Gutenberg. Nato a Magonza alla fine del XIX, orefice e incisore, fu il primo a realizzare caratteri latini destinati alla stampa. I caratteri, inventati da Gutenberg, sono detti mobili perché intercambiabili e riproducibili in più esemplari. Detto in termini più semplici una pagina veniva realizzata usando i caratteri mobili. Sappiamo che anche attraverso le incisioni xilografiche una pagina po- 2

3 teva essere realizzata e stampata. Ma la differenza fondamentale era che la matrice poteva essere usata solo per quella pagina, mancando la possibilità di usare combinazioni di lettere sempre diverse. Il procedimento di creazione dei caratteri mobili consisteva nell incidere ogni lettera dell alfabeto e ogni segno tipografico in rilievo su un punzone di metallo molto duro. Il punzone veniva poi battuto su una matrice di metallo più morbido, dove il segno veniva impresso in un incavo. Si colava nello stampo del materiale fusibile a bassa temperatura (una lega di stagno, piombo, antimonio) e si otteneva il carattere allorché la lega si solidificava. In questo modo si potevano produrre più lettere contemporaneamente. Di seguito riporto gli strumenti che Gutenberg usò per il proprio lavoro. Da sinistra a destra abbiamo il punzone, la battuta del punzone, la battitura del punzone, la matrice, la forma di fusione. Il metodo inventato da Gutenberg restò inalterato sino alla fine dell ottocento. I caratteri venivano posizionati a mano dal compositore su una riga. Più righe formavano una pagina. La pagina veniva inchiostrata e la carta veniva pressata con un torchio a mano. Di seguito riporto l immagine di una stamperia in cui sono evidenziate le varie fasi del lavoro. Nella pagina seguente riporto la struttura di un carattere di piombo. 3

4 Lo schema può così essere riassunto: 1) Immagine della lettera (occhio); 2) zoccolo o fusto; 3) altezza; 4) tacca; 5) corpo; 6) spalla; 7) avvicinamento. Vanno notate alcune cose. Il carattere viene fuso su uno zoccolo di piombo ed è in rialzo. La tacca non è uguale per tutti i caratteri. La sua diversa disposizione indica la forza del carattere (neretto, maiuscolo, corsivo, tondo, ecc). I diversi caratteri venivano sistemati in un compositoio. Il compositoio era un contenitore a scomparti atto a dividere i caratteri. Nella parte alta si tenevano i caratteri 4

5 maiuscoli e nella parte bassa i minuscoli. Ancora oggi per dire che una parola deve avere l'iniziale in maiuscolo, si usa l espressione alto e basso. Dal compositoio il tipografo prelevava i caratteri che gli occorrevano. Spesso, però, nel rimetterli a posto, sbagliava lo scomparto e, quando li riutilizzava, spesso prendeva una lettera al posto di un altra. Da qui l espressione refuso. Comunque dal compositoio si prelevavano i caratteri per formare la riga tipografica. Nelle immagini sopra riportate è illustrato l intero processo di composizione. Il tipografo preleva il carattere dal compositoio e forma la riga di stampa. Questo procedimento restò in uso sino all invenzione della composizione meccanica, vale a dire sino all introduzione della linotype. La Linotype La Linotype fu la prima macchina meccanica per la composizione tipografica. Fu inventata nel 1881 dal tedesco Ottmar Mergenthaler. Nel 1886 la macchina fu istallata al New York Tribune. La Linotype era in grado di comporre una serie di lettere, fuse una accanto all altro, su uno zoccolo di piombo, con la giustezza precedentemente stabilita. Come in una normale macchina da scrivere, era dotata di una tastiera. La pressione su un tasto determinava la caduta di una matrice da un magazzino. La matrice non è altro che la forma della lettera in negativo. Questa, una volta terminata la riga, veniva portata da un elevatore alla forma di fusione, per pressare successivamente il metallo fluido (piombo) nelle forme negative delle matrici. Dopo la riproduzione della lettera, la matrice veniva riportata meccanicamente al proprio magazzino. Poiché le lettere erano fuse su un unico zoccolo (giustezza) un errore di battitura comportava la ricomposizione dell intera riga. Ogni magazzino conteneva l intera famiglia di un corpo di un carattere (per esempio, il maiuscolo, il maiuscoletto, il tondo con il rispettivo corsivo o grassetto). Per ogni corpo occorreva un magazzino diverso. Di seguito riporto alcune immagini inerenti alla linotype. Nelle due immagini riprodotte la prima è una matrice di linotype e la seconda lo schema di più magazzini di matrici. Nella pagina seguente riproduco due modelli di linotype. 5

6 Forma di stampa e stampa tipografica Per forma di stampa s intende l insieme della pagine che rientrano in un telaio tipografico. Le pagine in questione sono in piombo e i caratteri o i segni stampabili sono in rilievo rispetto alla forma. Questo è la ragione per cui questo tipo di stampa è anche detta stampa in rilievo e diretta (più avanti in questo stesso paragrafo saranno meglio chiarite le ragioni di questa definizione). Va aggiunto che ogni forma di stampa poteva contenere 4 o 8 pagine. Il numero di pagine dipendeva dal formato del volume, dal formato macchina e dal formato della carta. Nell immagine ho riportato la struttura di un telaio tipografico che racchiude quattro pagine. In questa seconda foto ho riportato un telaio tipografico montato su una macchina da stampa. Nelle immagini seguenti saranno visibili alcune macchine tipografiche. Evidenzierò in particolare la modalità di inchiostrazione della forma tipografica e la pressione esercitata dalla macchina sul foglio di carta a contatto con la forma di stampa. 6

7 Nella figura è riportata una platina, la più semplice delle macchine tipografiche. Serviva in particolar modo per stampare biglietti da visita o carta intestata. Come si può vedere, sono evidenziati la forma di stampa (1). il rullo inchiostratore (2), il piano di appoggio della carta (3) e la pressa o piano di stampa. Ma la vera rivoluzione nell ambito della stampa tipografica si ebbe con l invenzione della macchina piano-cilindrica. A idearla fu il tipografo tedesco Friedrich Koening (Eisleben Oberzell 1833). Egli rivolse la sua attenzione alla stampa mediante un cilindro costante, sotto il quale si doveva muovere la forma di stampa tramite un binario. I fogli di carta venivano aspirati da un congegno e guidati da pinze sul cilindro. Tale cilindro pressa la carta sulla forma in posizione orizzontale, precedentemente inchiostrata da altri rulli, trasmettendo l inchiostro dalla forma alla carta. Quindi il foglio stampato lascia la macchina. Per comprendere la portata di questa invenzione, basti pensare che questa macchina arrivava alle 5000 copie all ora rispetto alle copie delle macchine precedenti. Nelle due riproduzioni precedenti una macchina piano-cilindrica e il percorso della carta attraverso i cilindri di pressione. Forse è più chiaro adesso perché questo sistema è definito come stampa in rilievo e diretta. È in rilievo perché la forma di stampa è rialzata rispetto al telaio ed è diretta perché la stampa avviene per contatto diretto tra forma e foglio di stampa. Oggi questo tipo di stampa non si usa più e i macchinari illustrati sono al più conservati in qualche museo della 7

8 stampa. I procedimenti in parte sono mutati. Alle 5000 copie ora di una macchina piano-cilindrica sono subentrate le copie e più di una macchina offset e al piombo è subentrata la pellicola. Resta il fatto, tuttavia, che per la stampa è ancora necessaria una pressione tra foglio di carta e forma di stampa. L'abilità dello stampatore risiede ancora in questa operazione. La litografia Come la stampa tipografica trae la sua origine dalla xilografia, quella offset deriva direttamente dalla litografia. Verso la fine del 700 il tedesco Alois Senefelder scoprì una pietra calcarea nel fiume Isar che aveva la prerogativa di assorbire l acqua respingendo il grasso e viceversa. Sfruttando questo principio, se si disegna sulla pietra con inchiostro, matita o gesso grasso, le linee o le macchie disegnate accetteranno soltanto grasso (inchiostro da stampa) e respingeranno l acqua, mentre le altre parti, opportunamente bagnate, respingeranno l inchiostro ovvero il grasso. La pietra va trattata secondo il tipo di disegno. Se si vuole lavorare con inchiostro liquido, essa deve essere preparata con sabbia di quarzo finissima per ottenere una superficie perfettamente levigata. Il disegno con matita grassa richiede invece l uso di sabbia di quarzo più grossolana perché la superficie della pietra deve rimanere porosa. Dopo la levigatura la pietra deve essere perfettamente asciutta e solo allora si può procedere al disegno. Una volta completato il disegno, la pietra dovrà essere preparata per la stampa. Il disegno verrà protetto con una spolverata di talco e si copre la pietra con gomma arabica e acido nitrico. Una leggera forma di bolle permette la evaporazione dell acido carbonico. I pori della pietra si chiudono e non assorbono più grasso. Durante la stampa la pietra deve essere sempre umida per il principio accennato prima. L inchiostro si fisserà solo sul disegno, sempre che le altri parti rimangano umide (altrimenti l inchiostro si fisserà anche dove dovrebbe essere respinto). Dopo che il disegno è stato bene inchiostrato, viene posato un foglio di carta sulla pietra che è nella pressa litografica, e un cartone ingrassato lo copre finché il foglio passa sotto la pressa. È da notare che nella xilografia la parte da stampare è in rilievo, mentre nella litografia è in piano. Nella figura ho riportato i vari procedimenti attraverso i quali deve passare il disegno litografico prima e durante la stampa. Nella figura seguente (a pagina 9) riporterò l immagine di una pressa litografica e alcuni esempi di litografie. In questa forma d arte si sono cimentati molti artisti (da Toulouse-Leutrec a Pablo Picasso). 8

9 Nelle due immagini sopra, litografie di Toulouse-Lautrec e Picasso. La fotocomposizione Prima di passare all illustrazione della stampa offset, è bene soffermarsi sui nuovi sistemi di composizione e impaginazione del testo che nel frattempo stavano imponendosi sul mercato. Va, però, aggiunto che il sistema di 9

10 composizione tradizionale a piombo convisse per lungo tempo con i sistemi di composizione elettronica. I nuovi sistemi sostituirono le pellicole fotografiche al piombo. S iniziò anche a ragionare in termini diversi. Il carattere per la stampa non era più un blocco di piombo, ma un insieme di punti. Più un carattere era denso di punti, maggiore sarebbe stata la resa in fase di stampa. Ma procediamo per ordine. Nei sistemi di fotocomposizione il prodotto finale, lo abbiamo già detto, era costituito da una pellicola o carta fotografica. I sistemi erano due: fotocomposizione ottico-meccanica e fotocomposizione CRT o a raggio laser. Nel primo caso il carattere prende forma attraverso il passaggio di un fascio luminoso da una matrice costituita da una pellicola con il disegno del carattere inciso in negativo. Nel secondo caso è la fonte luminosa che, opportunamente programmata, disegna il carattere, attraverso una fitta serie di linee e punti sulla pellicola. La sigla CRT significa cathode ray tube (tubo a raggi catodici). Nei due sistemi, gli elementi sono costituiti dalla parte in cui avviene l elaborazione dei comandi (comprendente la tastiera) e l unità fotografica in cui viene concretizzato il prodotto finale, cioè il testo riprodotto su pellicola. È ovvio che il secondo sistema (CRT) è più moderno del primo per il fatto che la lettera si forma direttamente sulla pellicola senza passaggi intermedi. La fotocomposizione subentrò alla composizione a piombo per la velocità di produzione e per la capacità di fornire sistemi integrati. Comporre e impaginare testi, integrarli con immagini in scala di grigio o a colori fu sicuramente un passo avanti nella produzione editoriale. Nelle pagine seguenti riporto immagini delle macchine più usate in un sistema integrato di fotocomposizione. Molte sono cadute in disuso. Altre sono ancora attuali. Segnalerò alla fine come funziona un sistema di composizione attuale. Per il momento aggiungo che i laboratori di fotocomposizione si sono trasformati in centri di prestampa. 10

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12 I macchinari riprodotti nelle 11 foto della pagina precedente compongono un centro integrato di fotocomposizione. Li descrivo secondo il numero che gli ho attribuito. Il numero 1 rappresenta un unità fotografica. È l elemento fondamentale del sistema. In esso vengono svolte tutte le funzioni (elaborate dai terminali) atte a produrre la composizione su pellicola. Nella figura 2 è riportata un unità centrale. Funziona da archivio dati per grandi quantità di composizione. Ad essa fanno capo tutti gli elementi del sistema e i dati, attraverso la stessa, sono accessibili dai vari terminali. Nella figura 3 è riprodotto un terminale. In questa macchina, attraverso la tastiera, vengono introdotte le istruzioni relative al testo e all impaginazione. Sul video appaiono i testi, in un unica dimensione, e le istruzione per l impaginazione sotto forma di codici. Nella figura 4 si mostra un visualizzatore. Collegato a diversi terminali, consente di visualizzare i caratteri e di controllare la disposizione dell impaginazione. Nella figura 5 è riprodotto un video impaginatore. È composto da una serie di elementi collegati all unità fotografica, che consentono di eseguire diverse impaginazioni. La macchina è fornita da una tavoletta sulla quale vengono tratteggiati gli ingombri (spazio per le foto) che si desidera non vengono coperti dalla composizione, da un video con relativa tastiera e da un codificatore. Nella figura 6 è riprodotto un riproduttore di immagini a mezzatinta (quelle per intenderci a colori o in scala di grigio) È composta da una serie di elementi collegabili all unità fotografica, che consentono la riproduzione digitalizzata e la relativa retinatura di immagini (vedi capitolo 10 sul colore), nelle dimensioni desiderate. La serie è composta da una tavoletta grafica collegata al video. I dati di elaborazione possono essere elaborati e consentire correzioni anche sostanziali rispetto all originale. Il posizionamento nella pagina di testo avviene attraverso il terminale. Nella figura 7 è illustrato un riproduttore per immagini al tratto (bianco o nero). È composto di una serie di elementi collegati all unità fotografica, che consentono la riproduzione digitalizzata di immagini al tratto. La serie è composta da uno scanner e da un personal computer. Nella figura 8 è riprodotta una stampante laser. Collegata ai vari terminali, consente la stampa di testo e grafica su carta comune per bozze da correggere. Nella figura 9 un RIP (Raster Image Processor). Collegato alle varie periferiche trasferisce i file di testo e i immagini secondo le necessità del processo produttivo. Nella figura 10 un personal computer che lavora con programmi dedicati e con il RIP. Di tutti questi macchinari un centro di prestampa oggi è dotato di computer, scanner, unità fotografica, RIP, e stampanti di diverse risoluzioni. Ma sulla prestampa dovremmo tornarci più avanti in questo stesso capitolo. Forma di stampa. Le lastre Ogni pellicola prodotta da una unità fotografica corrisponde a una pagina di un volume. C è quindi una prima differenza tra la stampa tipografica e quella offset. Nel primo caso la pagina era formata da segni grafici fusi in piombo e in rialzo. Nella stampa offset parliamo di unità fotografica e di pellicole. Il segno, infatti, è riprodotto come un immagine in trasparenza. Le diverse pellicole vengono montate su un foglio trasparente. Questo primo passo è detto montaggio. Il secondo passaggio è l impressione delle pellicole su una lastra di metallo. La lastra ha la stessa proprietà della pietra litografica. Cio vuol dire che l inchiostro si fisserà solo sulle parte incise che respingeranno l acqua e viceversa. Di seguito riportiamo alcune immagini in modo da chiarire l idea. 12

13 Nella pagina precedente abbiamo la prime due foto che ritraggono un operatore mentre monta le pellicole sul foglio di cara trasparente e poi lo depone nel forno su una lastra vergine. Questa viene investita successivamente da un fascio di luce intensa e le varie pagine (o pellicole) vengono incise sulla lastra. A questo punto è bene ricordare che per il colore si devono fare quattro pellicole e quattro lastre (se il file è in CMYK. Si rimanda alla lezione sul colore.). In secondo luogo sarebbe logico attenderci che le varie pagine venissero montate sulla lastra nel loro ordine logico (pag. 1, 2. 3 ecc.) Invece non è così. Di seguito un immagine in cui viene riportato l ordine di disposizione di un sedicesimo (sedici pagine). Abbiamo due lastre con 8 pagine ciascuna. L ordine della prima riporta in successione le seguenti pagine: 1, 4, 5, 8, 9, 12, 13, 16. La seconda riporta la seguente sequenza 2, 3, 6, 7, 10, 11, 14, 16. La sequenza delle pagine è motivata da successivi processi di allestimento quando il foglio di stampa viene piegato (e di ciò parleremo più avanti in questo stesso capitolo). Per il momento dobbiamo approfondire la sequenza del processo. La prima lastra è la forma di stampa che serve a stampare la prima facciata di un foglio. La seconda lastra serve a stampare il retro del foglio. Il foglio di stampa su cui viene riprodotto il numero di pagina più basso (in questo caso la pag. 1) è detto Bianca. Il retro del foglio viene chiamato Volta. Anticipo che ogni foglio di carta stampato in bianca e volta forma una segnatura. Quindi un libro di 160 pagine sarà formato da 10 sedicesimi o dieci segnature (i due termini sono in qualche modo sinonimi). Per il momento vale la pena fermarsi qui e passare a illustrare il processo di stampa offset. La stampa offset Nella stampa offset la lastra (forma di stampa) viene montata sul cilindro portalastre. Dopo essere stata bagnata e inchiostrata, viene a contatto con un cilindro di caucciù su cui trasferisce in negativo la parte da stampare. Sarà questo secondo cilindro a trasferire a restituire per pressione alla carta le varie pagine di cui è costituita la lastra. Va ripetuto che i passaggi di macchina sono in relazione al numero di colori di cui si compone la pagina. Prima 13

14 di illustrare in concreto attraverso le immagini il processo di stampa offset, va detto che questo tipo di stampa si chiama in piano o anche indiretta. In piano perché la forma di stampa aderisce al supporto e indiretta perché il trasferimento delle parti da stampare sul foglio di carta avviene tramite il cilindro di caucciù. Nella stampa tipografica, al contrario, la forma di stampa era in rialzo rispetto al telaio e la stampa avveniva per contatto diretto tra forma di stampa e foglio (da qui la dicitura di stampa in rilievo e diretta). 14

15 Nella pagina precedente varie immagini che si riferiscono alla stampa Offset. Le più interessanti sono la prima e la seconda. Nella prima è visibile il cilindro porta lastra, i due rulli dell acqua e dell inchiostro (ricordo che una forma di stampa offset ha la necessità di essere inchiostrata e inumidita di continuo), il cilindro di caucciu e il passaggio della carta tra questo e la carta pressata a sua volta da altro cilindro. Nella seconda immagine è illustrato chiaramente il passaggio della carta all interno di una macchina offset. Oggi, quando si parla di metodo di stampa per edizioni librarie, ci si riferisce quasi esclusivamente all offset. I vantaggi dell offset rispetto alla stampa tipografica sono notevoli. Proviamo ad elencarne alcuni: maggior velocità di stampa (10.000/ copie ora); maggior versatilità delle macchine. Le macchine offset vanno dal piccolo formato (35X50) al grande formato (100X140). Inoltre possono stampare in bianco/volta (ovvero un foglio completo), a due colori, a quattro colori (ovvero una quadricromia completa); possibilità di stampare con un unica forma di stampa alte tirature (dalle copie alle ). Nella stampa tipografica, invece, la forma di stampa era soggetta a usura. Allestimento del volume Ultima, ma non meno importante, è la fase di allestimento o rilegatura del libro. L'allestimento comprende le seguenti fasi: piegatura del foglio; raccolta dei fogli; cucitura dei vari fogli per formare il volume; rifilo dei volumi; messa in coperta del volume. Per essere più chiari, i vari fogli di stampa lasciano la tipografia distesi su pedane. Per esempio per un volume di 160 pagine con una tiratura di 1000 copie, avremo 10 pedane con sopra 1000 fogli cadauna. Sulla prima ci sarà il foglio da pag. 1 a pag. 16, sulla seconda il foglio da pag. 17 a pag. 32 e così via. Il primo foglio è la prima segnatura, il secondo la seconda e così via. Ogni segnatura è un codice convenzionale in base al quale il legotore riconosce la successione consecutiva dei fogli. La piegatura, infatti, riguarda l insieme dei fogli stampati, ma la raccolta dei vari fogli riguarda la raccolta delle varie segnature. In altri termini il legatore raccoglie il volume in successione dalla prima alla decima segnatura. Se così non fosse, il volume sarebbe formato dagli stessi fogli. La terza fase è la cucitura dei fogli piegati e raccolti. La quarta fase è il rifilo dei tre lati del volume (lato di testa, lato esterno, lato esterno). Ultima fase è l aggiunta della copertina al volume. Questa può essere di cartoncino morbido (in brossura) o cartone rivestito (e si parla di volume cartonato). La piegatura del foglio può essere a quartino, a ottavo, a sedicesimo, a trentaduesimo. A quartino significa che il foglio di stampa ha stampate due pagine su una facciate e due pagine sull altra e così via per gli altri tipi di piega. Abbiamo già visto che la successione della numerazione delle pagine è determinata dalle esigenze della piegatrice. È bene ricordare che il numero di pagine per foglio è determinato dal formato del volume, dal formato macchina e dal formato della carta usata. Se, per esempio, su un foglio stampiamo 32 pagine (16 da un lato e 16 dall altro) ciò può essere dovuto sia al fatto che il formato finito del volume è particolarmente piccolo sia al formato macchina (una macchina del formato 100X140 utilizza un formato carta maggiore di una macchina dal formato 70X100, e quindi con la possibilità di stampare più pagine su ogni lato del foglio). 15

16 Nelle immagini precedenti è riprodotta la piega di un sedicesimo e altre tipi di pieghe Dopo la piegatura dei fogli è necessario raccoglierli secondo l ordine delle segnature. 16

17 Dopo la raccolta delle varie segnature, il volume va cucito. Di seguito riporto alcune immagini di macchine da legatoria. 17

18 In sequenza nella pagina precedente abbiamo una piegatrice, una raccoglitrice, una cucitrice, una macchina per inserire una copertina e un trilaterale (macchina che rifila il libro su tre lati). In base a quanto detto, di seguito cerco di illustrare i vari tipi di copertina. In base all immagine su riportata la prima immagine è un volume rilegato con brossura semplice. Per brossura s intende un volume con copertina di cartoncino. Il secondo esempio riporta un volume con brossura con unghia. Ciò avviene quando il formato della copertina è leggermente superiore al formato del volume tanto da formare un unghia. Il terzo caso è una brossura con bandelle. Altro sistema di allestimento della copertina è quello detto all Americana o fresato. Il volume vine rifilato su quattro lati e la copertina viene incollata su fogli non cuciti. Infine l ultimo allestimento possibile è quello attinente al libro cartonato Nelle due immagini precedenti lo schema di un volume cartonato. Il procedimento seguito è quello di costruire la copertina con un foglio di cartone rivestito internamente da un foglio di carta ed esternamente da tela o altro materiale. Vale la pena di aggiungere che sono svariati i modi di allestire un libro cartonato. Il dorso può essere tondo, come 18

19 in questo caso, o quadrato. Il rivestimento esterno può essere la copertina stessa. La copertina, poi, può essere lucida o opaca. La copertina, e questo vale sia nella brossura che nel cartonato come nell allestimento fresato, può essere plastificata. È plastificata quando si protegge con un leggerissimo strato di plastica che serve a far risaltare i colori. La plastificazione a sua volta può essere lucida o matta. In altri casi si può usare un cartoncino poroso. L allestimento è l ultima fase nel processo di stampa. Il lavoro redazionale e la stampa Nei paragrafi precedenti ho illustrato le varie tecniche di stampa. Da quanto detto, dovrebbe risultare che ogni fase è in relazione a quella seguente. Per esempio, la disposizione della pagine sulla lastra e successivamente sul foglio di stampa è direttamente collegata alla fase di piegatura del foglio di stampa. C è un filo che collega ogni passaggio del lavoro editoriale e di questo filo il redattore editoriale deve appropriarsi per essere all altezza delle responsabilità che si assume. Insomma abbiamo visto quali sono le principali tecniche di stampa. Ora è il caso di guardare le cose da un altra prospettiva. Prestampa, stampa e allestimento Pur schematizzando, il lavoro di produzione di un volume si può dividere in prestampa, stampa e allestimento. Per prestampa s intende tutto il lavoro che si fa su un volume sino alla forma di stampa, per stampa s intende la stampa dei fogli di stampa che compongono il volume e per allestimento l assemblaggio dei fogli di stampa e il confezionamento del volume. Il concetto di prestampa può essere allargato sino a comprendervi anche il lavoro redazionale che si fa su un testo (editing, correzione di bozze, ecc.) o le scelte grafiche fondamentali (scelta del font, interlinea, giustezza, gabbia di impaginazione, impaginazione, operazione sulle immagini, e così via). In altri termini il lavoro si divide tra casa editrice, sempre che sia dotata di attrezzature idonee, e centri esterni in grado di produrre la forma di stampa. Quindi il redattore deve sapere come organizzare i file che poi il centro di prestampa trasformerà in fome di stampa. Dopo questa fase si passa alla stampa. Ma il redattore deve porsi il problema del colore se il volume è a colori. Ripeto quello che ho già detto nel capitolo dedicato al colore e alle immagini. Un immagine per essere stampata deve essere ad alta risoluzione e in CMYK. La risoluzione e il CMYK la si definisce in fase di scansione. Ma c è un problema di costi e di stampa. Un volume a colori costa molto di più di un volume a un sol colore. Il redattore ha due modi per far risparmiare soldi alla casa editrice. Il primo consiste di stampare il colore solo su un lato del foglio (in bianca o in volta) e l altro è di stampare il colore in tavole fuori testo (vedremo in seguito di cosa si tratta). Tutto questo è vero ed è possibile se le immagini non hanno una funzione didascalica ovvero se non vengono usate per illustrare un determinato argomento, come accade in libri scolastici. Ma ora dobbiamo entrare nel dettaglio. La casa editrice e la prestampa La casa editrice può fornirsi di un attrezzatura che in parte sostituisce e integra il lavoro specifico di un centro di prestampa. È bene, però, dire che per la casa editrice si deve parlare ancora di desktop publishing, ovvero 19

20 di un sistema digitale che consente certe funzioni, mentre quelle di trasformazione dei file in pellicole e lastre restano ancora appannaggio dei centri di prestampa. Il sistema di cui una casa editrice può disporre è formato da personal computer, scanner, stampante laser con linguaggio postscript. I software sono un programma di videoscrittura, un sistema OCR, un programma di trattamento dell immagine (Photoshop), un programma d impaginazione (QuarkXpress o Indesign) e un programma per la produzione di file in PDF. Per il personal computer suggerisco il Mac, perché, nonostante le trasformazioni subite, è più adatto di un PC per la grafica e perché la maggior parte dei centri di prestampa lo adotta, e, come abbiamo visto, il centro di prestampa sarà il primo referente della casa editrice. Ovviamente il sistema illustrato è per una casa editrice dalle piccole dimensioni e dalla produzione modesta. Per una casa editrice, che produce oltre i dieci titoli annui, un sistema del genere comincia a essere inadeguato. Probabilmente i computer dovrebbero essere due o anche tre. Le stampanti dovrebbero essere due (una in bianco e nero e l altra a colori), etc. Una casa editrice nello scegliere la propria strumentazione deve tener presente anche altri fattori. Intanto i computer devono essere considerati macchine di produzione. In quanto tali, devono avere un serbatoio di memoria sufficiente. Gli schermi devono essere dai 19 pollici in su. Questo consente di avere due pagine affiancate in un programma di impaginazione. È fondamentale, poi, per una casa editrice avere uno strumento di archiviazione esterno in cui copiare almeno una volta alla settimana tutti i lavori. Va, sempre, considerata la possibilità che un computer possa andare in tilt con perdita di programmi, dati, lavori, etc. Ma, se i programmi possono essere rimontati, i dati relativi ai lavori andranno irrimediabilmente persi, e i lavori (volumi pubblicati o in via di lavoro) sono il patrimonio di una casa editrice. In ultimo i vari computer devono essere messi in rete per consentire il passaggio dei file da una macchina all altra e per permettere a più persone di lavorare allo stesso file o a file diversi. In altri termini una casa editrice deve ottimizzare al massimo il flusso di lavoro. AUTORE CD-ROM MANOSCRITTO DATTILOSCRITTO WORD EDITING CORREZIONE IMPAGINAZIONE OCR DISEGNI ALTRE IMMAGINI FOTOGRAFIE IN BIANCO E NERO O COLORI SCANNER FOTOCAMERA DIGITALE IMMAGINI IMMAGINI Lo schema riprodotto indica il cammino di un testo. L autore fornisce il materiale su CD-ROM o in forma cartacea. Lo stesso può accadere per le immagini. Presumo che il materiale venga consegnato al redattore editoriale 20

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